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Thursday, 16 September 2021

Cosa è mancato all'Inter contro il Real Madrid?


L'esordio dell'Inter di Simone Inzaghi in questa edizione della Champions League ha visto la visita del Real Madrid di Carlo Ancelotti a San Siro in una partita che la squadra nerazzurra ha a tratti dominato salvo poi sgonfiarsi nel corso della partita fino a subire nei minuti finali il goal di Rodrygo che è valsa un'amara sconfitta.

La formazione nerazzurra a livello statistico avrebbe meritato decisamente un risultato diverso, per cui diversi sono stati i fattori che hanno inciso sul risultato rispetto all'andamento della partita, e questo è un elemento su cui la mia analisi su Inter-Real Madrid proverà a fornire i maggiori approfondimenti.

A differenza delle mie solite analisi, questa verterà su un materiale diverso rispetto alle precedenti: dopo la pandemia sono tornato ad osservare una partita direttamente dagli spalti, e da buon match analyst ho pensato bene di farlo da un osservatorio privilegiato, il terzo anello dello stadio Meazza in San Siro.


LE FORMAZIONI INIZIALI

Le scelte di Inzaghi ed Ancelotti sono state sostanzialmente quelle previste alla vigilia e sono state imperniate in primo luogo su una ricerca di uno schieramento molto equilibrato.



L'ex tecnico della Lazio ha confermato il 3-5-2 delle prime uscite stagionali ritrovando Bastoni nella linea difensiva a tre, per il resto stessi uomini visti nella trasferta di campionato a Marassi. Per Ancelotti, invece, qualche rimescolamento rispetto alla gara vinta in campionato contro il Celta Vigo con un passaggio ad una sorta di 4-3-3 in cui Alaba ha preso posto al centro della difesa spostando Nacho sulla sinistra, a centrocampo confermato il trio Casemiro-Valverde-Modric, in attacco Lucas Vazquez ha preso il posto di Eden Hazard.


IL PRIMO TEMPO DOMINANTE DI MARCELO BROZOVIC

Se guardiamo all'andamento della partita, l'Inter avrebbe meritato molto di più, soprattutto nel primo tempo dove ha messo totalmente a soqquadro lo schieramento del Real Madrid; fulcro del dominio della squadra di Inzaghi nei primi 45' è stato senza dubbio Marcelo Brozovic, centro di gravità totale di ogni possesso della squadra campione d'Italia.

L'analisi statistica della sua partita e la sua heatmap ci mostrano abbastanza esplicitamente dove il croato, forse ispirato dalla presenza in campo del suo più titolato connazionale con l'altra maglia, ha preso possesso di quello spazio tra la prima e la seconda linea di pressione madrilena gestendo il pallone con una maestria ed una sapienza da vero leader tecnico.
E' mancato un solo passaggio a raggiungere la quota di 100 passaggi riusciti: di questi passaggi davvero pochi sono stati banali, gli altri hanno sempre permesso alla propria squadra di aprire le maglie dello schieramento dei galacticos e creare, dunque potenziali situazioni di pericolo non opportunamente sfruttate dai suoi compagni per alcune ragioni che andremo ad analizzare di seguito. Non vi è ombra di dubbio che la prima chiave di lettura della partita di ieri stia non solo nella prestazione del numero 77 nerazzurro ma anche di come il Real si sia mosso per cercare di limitarlo, cosa che nel primo tempo non era per nulla riuscita agli uomini di Ancelotti.

Una cosa importante che Brozovic riusciva a garantire era un ottimo scaglionamento della squadra in fase di prima costruzione: il suo posizionamento con e senza palla ha sempre garantito la creazione di situazioni in cui gli spazi tra le linee di pressione del Real (a dire il vero poco organizzate nel primo tempo) venissero dilatati a dismisura generando grandi spazi per una facile risalita del pallone.

Ecco un esempio che ben spiega quanto teorizzato sopra: qui Brozovic si abbassa per andare a ricevere il pallone tra Skriniar a De Vrij creando superiorità numerica contro Vinicius e Benzema; il resto dei giocatori di Ancelotti si ritrae creando tanto spazio per il croato per risalire con la palla al piede e poter quindi scegliere comodamente la giocata da fare una volta attirato verso di se uno dei centrocampisti del Real. Sotto questo aspetto è stato molto importante anche il movimento di Barella, Calhanoglu e Dzeko sempre molto bravi a scaglionarsi per disordinare ulteriormente le linee di pressione madridiste.

Estendendo il discorso all'intera fase di costruzione del gioco da parte dell'Inter, si può notare anche come il movimento a venire incontro di Brozovic crei una linea di costruzione formata da 4 uomini con Skriniar e Bastoni che scivolano verso l'esterno permettendo a Darmian da un lato e Perisic dall'altro di alzarsi fino all'altezza della linea difensiva avversaria: sostanzialmente erano loro due a fornire la profondità alla formazione nerazzurra, per questo motivo sarebbe stato interessante esperire qualche volta la soluzione del pallone alle spalle della difesa per il taglio dei due esterni, movimento che spesso hanno fatto senza palla nel primo tempo senza essere premiati. Se vogliamo trovare un limite strategico nella partita dell'Inter di ieri sta proprio in questo: andava sfruttata meglio la profondità in questo tipo di situazioni.

Qui un altro esempio in cui il lavoro di Brozovic crea una voragine tra prima e seconda linea di pressione del Real: ad approfittarne è De Vrij che parte in conduzione costringendo Modric (cerchiato in rosso) a scalare su di lui liberando, però, Barella, che innescherà un attacco pericoloso in combinazione con Dzeko e Darmian. Seppur con dei movimenti diversi rispetto a quelli della scorsa stagione per via del cambio di caratteristiche del numero 9 (da Lukaku a Dzeko), ieri sera la formazione nerazzurra ha mostrato di prediligere la zona destra per sviluppare e rifinire l'azione per poi sfruttare i tagli da sinistra di Perisic per riempire l'area di rigore assieme a Lautaro e Dzeko.


SAREBBE STATO NECESSARIO UN CALHANOGLU PIU' LUCIDO


Il centrocampista turco arrivato quest'estate dal Milan in luogo di Eriksen è stato chiamato a svolgere diversi compiti nel corso della partita, in alcuni di essi si è destreggiato molto bene, in altri decisamente meno. In particolare in fase di rifinitura spesso e volentieri ha mancato la giusta tempistica per la giocata facendo perdere tempi di gioco alla manovra nerazzurra che sarebbero stati sufficienti per fare ancora più male al Real Madrid nel primo tempo, considerando che, alla fine, le migliori occasioni per la formazione nerazzurra sono arrivate da cross.

In termini di posizionamento in campo, invece, l'ex giocatore di Milan e Bayer Leverkusen è stato spesso bravo a muoversi senza palla ed aiutare Brozovic a disordinare lo schieramento del Real Madrid in fase di sviluppo dell'azione: qui lo vediamo posizionarsi alle spalle di Benzema per ricevere il pallone dal croato con una postura del corpo adatta a muoversi in modo da attirare Valverde verso di se e scaricare a sua volta il pallone verso Dzeko aprendo la difesa del Real. Tuttavia, al momento dell'esecuzione della giocata diverse volte le cose sono andate nel modo sbagliato togliendo all'Inter la possibilità di esporre la difesa avversaria ai propri limiti. Va anche detto che gli errori di esecuzione non sono stati un'esclusiva del turco ieri sera e, molto probabilmente, sono sintomo di una condizione psico-fisica lungi dall'essere ottimale, e questo deve essere, a mio parere, un motivo di grattacapo per Inzaghi considerando che la sconfitta di ieri rende la prossima trasferta in Ucraina contro lo Shakthar di De Zerbi una partita quasi pivotale per le sorti del girone.


LE FASI DI TRANSIZIONE


Per introdurre la parte relativa alle transizioni è opportuno fare una premessa: Inter-Real Madrid non è stata una partita giocata a ritmi insostenibili e sto usando un eufemismo: leggendo le statistiche di Wyscout emerge che il PPDA della formazione nerazzurra è stato pari a 16, quello del Real 13,29. Per chi è digiuno sul tema, il PPDA è un indicatore della pressione delle squadre calcolato sul numero di passaggi concessi all'avversario prima di interromperne l'azione: la correlazione è inversamente proporzionale, minore è il valore dell'indice, più alta è stata la pressione esercitata sull'avversario, e sia Inter che Real sono andati oltre i 10, limite sotto il quale si può convenire che una squadra abbia cercato di dare pressione all'avversario. Inoltre entrambe le squadre hanno superato la soglia di 500 passaggi tentati, a dimostrazione ulteriore che si siano divise ma non contese il possesso del pallone.

Una cosa che l'Inter ha fatto decisamente molto bene ieri è stata quella di bloccare le transizioni del Real su cui ritengo Ancelotti contasse molto sapendo di poter disporre di un giocatore come Vinicius Junior che, se innescato su spazi larghi, può mettere a ferro e fuoco ogni tipo di difesa. Ed invece Inzaghi ha ben intrappolato il brasiliano per buona parte della partita come si evince da questo esempio: Skriniar resta sempre vicino al giocatore brasiliano per contenderne la ricezione, qualora questi decida di proporsi abbassandosi c'è la prima linea di copertura data da Brozovic che è posizionato in modo tale anche da sostenere il tentativo di immediata riconquista da parte di Calhanoglu su Modric. Inoltre si può notare come lo schieramento sia ottimale anche qualora il pallone venga giocato in altre zone del campo con giocatori pronti a scalare sull'avversario che riceve palla per poter ritardare l'azione.

D'altra parte, invece, l'atteggiamento voluto da Inzaghi in fase di non possesso con un 5-3-2 in situazione di difesa posizionale ha reso sostanzialmente impossibile l'utilizzo delle transizioni offensive: qui ritengo ci siano delle responsabilità dell'ex tecnico della Lazio così come è emersa la mancanza di un giocatore come Lukaku (non che questa sia la scoperta del millennio) sopita dal cambio di alcuni meccanismi in fase di possesso ma che esplode in situazioni di questo genere. Per questo motivo ritengo che la scelta di Inzaghi di abbassare in questo modo la squadra in fase difensiva sia stata sbagliata: nel primo tempo il Real mostrava serie difficoltà a costruire e portava pochi giocatori in avanti, si poteva rinunciare a tenere uno tra Perisic e Darmian nella linea difensiva per magari tentare qualche transizione sfruttando la loro corsa che, invece, non poteva essere innescata dovendo essi partire dal limite della propria area di rigore. 

In questo caso mi sento di poter dire che qui Inzaghi è chiamato a metterci qualcosa di suo, in quanto questa fase di gioco non può più fondarsi sugli stessi paradigmi implementati da Conte nelle scorse due stagioni in quanto si poggiavano sulle caratteristiche devastanti in progressione di Lukaku.


LA FATICA CONTRO UN REAL PIU' AGGRESSIVO NEL SECONDO TEMPO


Il dominio dell'Inter nel primo tempo è stato giustificato, quindi, dall'ottimo scaglionamento della squadra in fase di costruzione ed un'ottima gestione delle fasi di transizione nonché una fase difensiva molto attenta (forse troppo, come abbiamo visto). Lo stesso dominio non lo abbiamo visto nel secondo tempo perché alla fine Ancelotti qualche cambiamento nell'intervallo lo ha fatto permettendogli di spostare la supremazia territoriale dalla propria parte.

Nel primo tempo la costruzione della squadra madridista era atta ad invitare la pressione dell'Inter che ha avuto gioco facile preoccupandosi di coprire essenzialmente le linee di passaggio verso i tre centrocampisti del Real e spostando la circolazione dei difensori sull'esterno. L'unico elemento che tentava di arieggiare il palleggio della squadra era Luka Modric con i suoi continui movimenti senza palla atti a farsi consegnare il pallone per poi cercare di inventare qualcosa con la sua tecnica. Con i quattro dietro che sostanzialmente restavano bloccati era fin troppo facile per l'Inter bloccare ogni tipo di risalita del campo da parte del Real, costretto il più delle volte a dei lanci lunghi inghiottiti dai centrali nerazzurri.

Nel secondo tempo con l'ingresso di Rodrygo al posto di Lucas Vazquez è scattato il segnale che era il momento di cambiare atteggiamento: così vediamo che l'impostazione è passata da 4 a 3 uomini, con Carvajal chiamato a giocare più alto con Rodrygo che occupava il mezzo spazio fungendo da seconda punta al fianco di Benzema. In questo modo Di Marco era costretto ad abbassarsi lasciando superiorità numerica in costruzione; l'Inter ha continuato a negare il centro ma il Real anche quando non poteva risalire il campo poteva palleggiare più comodamente facendo anche correre a vuoto gli attaccanti ed i centrocampisti, un elemento che ha avuto un incidenza di lungo periodo sulla partita, visto che il goal arrivato al 90' è stato frutto di una supremazia territoriale nel quarto d'ora finale di partita generato dal calo fisico dei nerazzurri.

Il cambio di approccio del Real nel secondo tempo è visibile anche mediante gli aggiustamenti in fase di prima pressione: l'asse Skriniar-De Vrij-Brozovic è stata neutralizzata grazie ad una serie di scalate dei centrocampisti con gli attaccanti che andavano a pareggiare i due centrali dell'Inter con Casemiro e Valverde che si alzavano in appoggio di Modric. Ovviamente questo significava dover affrontare Lautaro e Dzeko in 2 contro 2 ma Ancelotti non ha rifiutato di prendersi questo rischio anche perché, come si vede nell'esempio, erano pronte delle coperture anche da parte di Carvajal. Ma soprattutto nelle poche volte in cui Militao e Alaba non sono riusciti a contenere i due attaccanti avversari non si sono fatti scrupoli nell'usare le maniere forti spendendo un fallo e, nel caso di Alaba, anche un cartellino. 

Questa strategia del Real, unita alla maggiore qualità dei cambi a disposizione del tecnico reggiano, hanno permesso ai galacticos di prendere il centro del ring per buona parte della fase finale di partita: non è un caso che il goal della vittoria sia arrivato per mano di due subentrati, Rodrygo e Camavinga.

CONCLUSIONI


Perdere una partita al 90' non è di certo la più piacevole delle sensazioni per un tifoso, stesso discorso può essere traslato alla squadra che sperava di vedere premiato da un risultato positivo un primo tempo giocato su ottimi livelli.

Per cui ciò che Simone Inzaghi porta a casa al termine di questa partita è che esiste una squadra con dei meccanismi ben rodati in grado di poter disporre per almeno 45' di una squadra come il Real Madrid, così come allo stesso tempo ci sono delle potenzialità inesplorate all'interno di questi meccanismi, come l'attacco alla profondità ed una necessità di accelerare il processo decisionale nell'eseguire alcune giocate in rifinitura.

Ma l'ex tecnico della Lazio deve anche portare a casa una scorta di errori commessi nel corso della partita: sarebbe stato opportuno in alcuni momenti della partita sfruttare al meglio la miglior disposizione in campo magari mantenendo un baricentro più alto, così come nei momenti di difficoltà del secondo tempo avrebbe potuto gestire meglio qualche cambio: per esempio Dumfries andava sfruttato maggiormente nelle situazioni di transizione così come Correa sarebbe stato più opportuno vederlo al posto di Dzeko anziché al posto di Lautaro. 
A favore del tecnico va però detto che probabilmente alcuni cambi che ha dovuto effettuare sono stati "forzati" dal calo fisico dei suoi giocatori che ha anche causato l'ulteriore abbassamento della squadra nella parte finale di partita ma, come detto in premessa, l'Inter deve risolvere questo problema abbastanza in fretta.  

Tuesday, 14 September 2021

Ma allora perché Di Francesco è stato esonerato?

 


Eusebio Di Francesco, dopo tre giornate, è il primo allenatore della serie A a saltare dopo aver raccolto 0 punti in 3 partite: il suo arrivo a Verona dopo le fallimentari esperienze di Genova sponda blucerchiata e Cagliari era stato visto come una scelta quanto meno azzardata da parte della dirigenza scaligera, tuttavia decidere di esonerare un allenatore dopo tre giornate suona come un ripensamento rispetto ad una decisione iniziale anziché determinata da motivi oggettivi viste le prestazioni della squadra (classifica a parte). Per questo motivo ho deciso di analizzare le tre partite di campionato fin qui disputate dall'Hellas per mostrare come il lavoro di Di Francesco non fosse così male come la classifica può lasciar pensare.


GLI INDICATORI STATISTICI

Le statistiche che inchiodano il Verona in queste prime tre giornate di campionato sono, ahi loro, quelle che poi determinano il risultato, ossia i zero punti raccolti e le difficoltà a trovare conclusioni di buona qualità che personalmente ritengo collegate alla qualità non eccelsa di chi dovrebbe occupare l'area di rigore. 

Come si evince dai dati, la produzione offensiva della squadra in queste prime tre giornate è sotto la media del campionato sia come quantità che come qualità di conclusioni, ma non è neanche così pessima se confrontata ad altre realtà del nostro campionato. Inoltre è molto interessante notare tramite questo grafico come i valori dei quadranti rispecchino abbastanza fedelmente la classifica, con il quadrante in alto a destra che giustifica il punteggio pieno di Milan e Roma ed i 7 punti raccolti dall'Udinese di Gotti, inoltre è confermata l'impressione visiva data dal Napoli di Spalletti che, seppur a punteggio pieno, tira tanto ma con poca qualità delle occasioni create; infine giusto osservare la preoccupante posizione della Juventus nello stesso quadrante occupato dalle squadre in lotta nella zona retrocessione.

Come avremo modo di vedere più nel dettaglio, la fase di non possesso ha mantenuto prevalentemente gli stessi connotati ereditati da Juric, ossia pressione molto aggressiva e marcature individuali a tutto campo: è una tipologia di strategia molto remunerativa se ben eseguita ma che espone anche a rischi. I due esempi sotto l'uno e l'altro aspetto sono esemplificati dal goal subito da Raspadori nella prima giornata tanto quanto dal goal realizzato da Ilic contro l'Inter.


I dati sulla pressione effettuata dalla squadra di Di Francesco in queste tre giornate, come si evince dai numeri, non sono proprio gli stessi che sono in grado di ottenere coloro che detengono il brevetto di questa strategia, ossia il Torino di Juric e l'Atalanta di Gasperini, tuttavia il dato sulla percentuale di passaggi correttamente eseguiti dall'avversario è molto positivo, così quanto quello relativo all'imporre i lanci lunghi da parte dell'avversario. Sono numeri che mostrano come comunque questo Verona fosse in una fase di transizione da un sistema iper-aggressivo ad uno che portasse a gestire determinate situazioni sui 90 minuti, tuttavia non sapremo mai se Di Francesco avesse deciso di far transitare la squadra verso un sistema misto di pressione o se avrebbe continuato a mantenere gli input già immagazzinati dalla squadra mediante il suo predecessore.

LA PRESSIONE UOMO CONTRO UOMO

Una delle cose su cui Di Francesco ha fatto, a mio parere, un buon lavoro è stato quello di mantenere intatta la struttura di pressione e di marcature a uomo ereditata da Ivan Juric, a dimostrazione che quanto meno il tecnico abruzzese ha abbandonato un certo integralismo ben riassunto dai suoi famosi "il mio calcio" proferiti nelle interviste rilasciate ai tempi dei suoi 18 mesi trascorsi sulla panchina della Roma.

Nella partita di ieri sera a Bologna si nota il sistema di marcature a uomo con Simeone che prende in consegna Nico Dominguez, forse anche la grande mole di lavoro richiesta al Cholito per tenere a bada il mediano argentino può aver avuto un impatto sulle prestazioni offensive dell'attaccante che, di fatto, non si è mai reso pericoloso dalle parti di Skorupski; ad ogni modo con i due trequartisti del 3-4-2-1 sui due centrali del Bologna e i due esterni pronti ad aggredire sui terzini avversari una volta trasmesso il pallone hanno costretto la squadra felsinea ad appoggiarsi prevalentemente agli attacchi diretti su Arnautovic per risalire il campo, come anche confermato da Mihajlovic ieri sera nelle interviste post-partita.
Stessa struttura nella partita d'esordio contro il Sassuolo dove in prima pressione è possibile notare un 4 contro 4 dove Hongla, uno dei due centrocampisti centrali segue Maxime Lopez fino al limite dell'area di rigore: per buonissima parte della partita la squadra di Dionisi ha sofferto questa strategia della squadra veronese fino a quando il gran goal di Raspadori ha sbloccato la partita grazie a Djuricic e Caputo che hanno bucato la pressione e poco dopo Miguel Veloso ha terminato la partita anzitempo per doppia ammonizione. Non ostante l'inferiorità numerica per quasi un'ora di partita, la squadra di Di Francesco era sembrata sempre presente in partita, un elemento di discontinuità rispetto alle ultime squadre allenate dall'ex tecnico della Roma che tendevano a crollare non appena gli eventi della partita volgevano negativamente.

Addirittura contro l'Inter la strategia di pressione aveva portato anche al goal di Ilic: ancora un volta si nota la parità numerica sulla costruzione nerazzurra che, per cercare di ottenere la superiorità numerica si è dovuta affidare tanto ai piedi di Handanovic. Qui vediamo il posizionamento di Zaccagni che è orientato inizialmente ad impedire la ricezione di Brozovic ma allo stesso tempo è pronto a scalare su Skriniar nel momento in cui il portiere sloveno avesse deciso di appoggiarsi sull'ex centrale della Sampdoria. 

Questa strategia, inoltre, oltre ai dati menzionati precedentemente, ha portato la squadra gialloblù a prendersi, o quanto meno non concedere, la supremazia territoriale in campo: dai dati elaborati da WhoScored si evince come l'Hellas sia una delle squadre che ha occupato per più tempo il terzo di campo avversario. E' inoltre possibile notare in questa classifica come davanti alla squadra scaligera ci siano altre squadre che stanno mostrando parecchio coraggio nella fase di prima pressione avversaria: oltre alle già citate Atalanta e Torino troviamo al secondo posto di questa graduatoria la Sampdoria di D'Aversa che sta mostrando, a differenza di considerazioni superficiali dettati dalla sua esperienza parmense, di essere un allenatore che cerca di trasmettere uno stile di gioco aggressivo e coraggioso alla propria squadra.


I QUADRILATERI ESTERNI DI SVILUPPO


Un altro elemento che Di Francesco ha ereditato dalla gestione Juric e che ha deciso di mantenere è quello di cercare uno sviluppo laterale dell'azione di gioco mediante la creazione di quadrilateri che permettano una circolazione rapida e verticale del pallone, una routine che non cambia anche a fronte di interpreti diversi nelle tre partite sin qui disputate.

La catena preferita dalla squadra veronese per risalire il campo è prevalentemente quella sinistra: nella partita contro il Sassuolo l'abbiamo vista molto poco all'opera visto che la gran parte della produzione offensiva è giunta mediante transizioni derivanti da palla riconquistata a seguito della prima pressione sopra descritta. In questo caso la catena è composta da Ceccherini (braccetto sinistro della difesa a 3), Miguel Veloso, Lazovic e Zaccagni. Date le caratteristiche del capitano del Verona, poi espulso nel corso della partita, la catena ha reso possibile una verticalizzazione diretta del portoghese verso Zaccagni, che ha ben figurato nelle prime due apparizioni prima di essere ceduto alla Lazio (altro elemento che deve far riflettere sulla scelta del club di esonerare il tecnico).

Nonostante l'uscita di scena del proprio numero 10, Di Francesco nella partita di ieri a Bologna ha mostrato di poter inserire bene nei meccanismi anche Gianluca Caprari che bene si è inserito nella catena di sinistra, composta nella fattispecie con Casale (il "braccetto" di sinistra), Ilic e Lazovic. La squadra in diverse situazioni ha mostrato di essere anche ben disposta in fase di sviluppo creando i presupposti per un tipo di soluzione spesso utilizzata nella versione Juric delle due ultime stagioni: costringere l'avversario a stringersi su un lato per poi servire Faraoni sul lato debole al termine delle triangolazioni sull'esterno; questa soluzioni non è stata mai cercata e trovata dalla formazione scaligera e questo non le ha permesso di sfruttare a dovere le diverse situazioni promettenti create dalle combinazioni tra l'ex sampdoriano e Lazovic sul lato sinistro.

Anche contro l'Inter si nota in maniera ancora più evidente la ricerca del sovraccarico su quel lato di campo e ancora una volta si vede come anche la difesa della squadra di Inzaghi debba necessariamente lasciare spazio a Faraoni sull'altro lato. Tuttavia, altro punto in comune tra la prestazione contro l'Inter e quella con il Bologna di ieri è l'assenza di uomini che vadano a riempire l'area di rigore e/o riempirla nella maniera corretta, questo spiega perché l'ottima mole di gioco prodotta dalla squadra nel corso delle tre partite disputate abbia poi prodotto molto poco sia a livello di finalizzazione che a livello realizzativo.

MA QUINDI E' GIUSTO L'ESONERO?


In base a questa analisi mi sembra evidente che la decisioni di allontanare Eusebio Di Francesco dalla panchina dell'Hellas sia una scelta poco condivisibile: da una parte c'è a dire che il sottoscritto ha storto più volte il naso di fronte alla scelta del presidente Setti e dei suoi dirigenti di assegnare al tecnico abruzzese l'eredità di Juric, tuttavia il lavoro svolto finora ha mostrato che l'ex tecnico del Sassuolo era in grado di poter portare avanti quel progetto nonostante le tre sconfitte consecutive.

Se proprio vogliamo trovare un motivo che giustifica, ma solo in parte, la scelta del club scaligero, è relativa alla prossemica del tecnico vista nella partita di ieri sera e, parzialmente, nelle partite precedenti: Di Francesco non ha nascosto le sue preoccupazioni per gli scarsi risultati degli ultimi anni ed ha mostrato un atteggiamento molto nervoso in panchina, atteggiamento che ha probabilmente trasmesso alla squadra assieme ad un pizzico di paura. Per questo motivo forse la dirigenza gialloblù ha temuto un'escalation negativa ulteriore dopo il risultato di ieri sera, tuttavia era una situazione che avrebbero dovuto valutare a monte della scelta del tecnico.

Thursday, 9 September 2021

Il Clermont è allenato davvero molto bene



In un campionato come quello della Ligue 1 fagocitato dal mercato super-espansivo della proprietà qatariota del PSG, esistono tante storie di squadre che con meno mezzi ma con tanta competenza riescono a costruire dei percorsi (termine tanto utilizzato dai dileggiatori di una certa idea di calcio, specie sui social) in grado di mettere piccole realtà al centro del villaggio calcistico e, nella fattispecie, al vertice della classifica.

Dopo la vittoria del campionato da parte del Lille nella scorsa stagione al termine di un importante lavoro triennale di Galtier, in queste prime giornate di campionato gli onori della cronaca vanno al Clermont, squadra di una città sportivamente votata al rugby e che ha ottenuto la promozione nella massima serie nella scorsa stagione e che adesso si trova ad essere una delle inseguitrici della squadra allenata da Pochettino.


LA ROSA E LO SCHIERAMENTO DEL CLERMONT

In Francia generalmente siamo abituati a vedere compagini dall'età media molto bassa il cui scopo è far crescere dei ragazzi per poi rivenderli sul mercato internazionale generando plusvalenze e tenere, quindi, in piedi i conti della società. Nel caso della formazione della regione del Rodano questo discorso non vale: l'età media della squadra nelle partite finora disputate in campionato è la più alta della competizione. Dei giocatori titolari, l'attaccante Bayo ed il mediano Samed sono gli unici under 23 della squadra, mentre il regista Gastien ed il centrale difensivo e capitano Ogier hanno rispettivamente 33 e 32 anni e rappresentano, dunque, la leadership dello spogliatoio della squadra. 


Lo schieramento della formazione allenata da Gastien è un 4-2-3-1 e nella formazione base la coppia di difesa ha finora giocato tutte le partite di campionato, stesso discorso da centrocampo in su ma solo per le prime tre partite; nell'ultima apparizione prima della pausa ci sono stati alcuni rimescolamenti, con Iglesias al posto di Samed nella coppia di centrocampo e l'esterno Rashani al posto di Allevinah. 

Il giocatore più prezioso della squadra è Mohamed Bayo, nonché principale finalizzatore della squadra: l'attaccante guineano è il capocannoniere della squadra con 3 reti realizzate (più l'autogoal procurato contro il Metz nell'ultima partita) a cui aggiungere 2 assist, tutto ciò in continuità con i 22 goal ed i 7 assist con cui nella scorsa stagione ha trascinato i rossoblù alla storica promozione in Ligue 1


LA FASE DI COSTRUZIONE

Il meccanismo della squadra di Pascal Gastien ad inizio possesso è abbastanza riconoscibile: il regista della squadra è Johan Gastien, figlio di Pascal ed emissione in campo delle richieste di suo padre. Il trentatreenne regista si abbassa tra i due centrali difensivi e cerca di distribuire il pallone: lo scopo della costruzione bassa del Clermont è quello di cercare un rapido avanzamento in campo senza tenere troppo la palla. Questo è possibile mediante due soluzioni: coinvolgere i centrali che cercano di servire in verticale nei mezzi spazi dove si posizionano a turno gli esterni d'attacco o il trequartista Berthomier, oppure sfruttando le sue capacità di calcio serve i due esterni che si slegano dalla fase di costruzione per raccogliere la palla ed avanzare palla al piede.

Da questo fermo immagine si nota chiaramente lo schieramento in costruzione, con Gastien che si abbassa tra i due centrali difensivi mentre il trequartista Berthomier si abbassa in zona sviluppo al fianco del secondo centrale di centrocampo (nella fattispecie il capitano Iglesias). Quello che si crea, dunque è un 3+2 in costruzione che permette ai terzini di avanzare e fornire l'ampiezza mentre gli esterni offensivi vanno ad occupare i mezzi spazi al fianco della punta Mohammed Bayo. Come si evince dall'esempio, questo schieramento costringe l'avversario a fare una scelta su quale lato coprire, e spesso il compito di Gastien è quello di usare il suo piede per pescare il giocatore sul lato lasciato libero dalla pressione avversaria, in questo caso il lato sinistro. In questo modo il Clermont crea i presupposti per passare rapidamente alla fase di sviluppo dell'azione evitando possessi prolungati.

Anche i numeri confermano l'importanza del centrocampista del Clermont nel fare avanzare il gioco della propria squadra grazie al suo ruolo di regista che imposta in mezzo ai due centrali difensivi: secondo le statistiche il figlio dell'allenatore del Clermont è il giocatore ad aver operato il maggior numero di passaggi progressivi nel campionato francese in queste prime quattro giornate di campionato, sicuramente un importante riconoscimento numerico per le capacità individuali del centrocampista rossoblù ma anche dell'ottima organizzazione della squadra in fase di costruzione.


LA FASE DI SVILUPPO

Una volta uscita dalla fase di costruzione in maniera molto rapida, il Clermont cerca diverse soluzioni per far avanzare il pallone: come già anticipato in relazione alla fase di costruzione, la squadra rossoblù tende a cercare diverse soluzioni puntando su una serie di rotazioni che coinvolgono il trequartista centrale Barthomier, i due esterni offensivi ed i due terzini. Quest'ultimi salgono in avanti a fornire l'opzione in ampiezza, gli esterni occupano i mezzi spazi in zona rifinitura, Barthomier si abbassa accanto all'altro centrale di centrocampo: in questa maniera per i costruttori c'è a disposizione sia la soluzione verticale immediata tra le linee, sia l'uso del lancio per attivare le corse dei terzini.


Come mostrano le statistiche, delle due la soluzione più efficace è quella che attiva le conduzioni sugli esterni: la squadra di Gastien è tra quelle che avanzano meno in campo tramite passaggi (nonostante le meravigliose statistiche individuali in tal senso di Johan Gastien), mentre è tra le squadre che meglio lo sanno fare mediante corse palla al piede. Questo è reso possibile grazie al meccanismo di cui sopra in cui si cerca di favorire le progressioni degli esterni offensivi e dei terzini. Non è un caso che Dossou, Zedadka ed Allevinah siano tra i migliori statisticamente nel condurre i palloni nell'intera Ligue 1 (quanto meno stando a questo ristretto campione di prime partite del campionato francese). 

Come si evince dall'esempio, muovendo il pallone in fase di costruzione da una parte all'altra del campo, il terzino Zedadka può essere servito da un passaggio in verticale del centrale difensivo Hountondjii che fa immediatamente progredire l'azione: la spinta del terzino che si associa con l'esterno offensivo di parte Dossou, rende possibile una rapida triangolazione oppure permette l'accesso dall'esterno alla zona di rifinitura che nel proseguimento dell'azione viene occupata dal centravanti Bayo e dall'altro esterno offensivo Allevinah. In ogni caso lo scopo di manipolare lo schieramento avversario riesce sempre ad andare a buon fine per la squadra neopromossa in Ligue 1 e le permette di essere sempre potenzialmente molto pericolosa in fase di possesso. 

AGGRESSIVITA' IN FASE DI NON POSSESSO

La fase difensiva del Clermont è molto aggressiva e non esente da rischi: la squadra di Gastien non ha paura di andare a cercare di disturbare la costruzione avversaria spendendo diversi uomini nella fase di prima pressione per evitare che il pallone avanzi per vie centrali. Per questo motivo gli avversari sono spesso e volentieri indirizzati sull'esterno o costretti a lanciare lungo, ma allo stesso tempo questo atteggiamento espone la linea difensiva a duelli contro avversari spesso meglio dotati tecnicamente e fisicamente, determinando situazioni di grosso pericolo.

Scopo principale della fase di prima pressione del Clermont è quello di negare le ricezioni centrali all'avversario, questo avviene stringendo i due esterni offensivi nei mezzi spazi: l'approccio è quello di una zona dove però l'uomo viene seguito, in questo caso con il Bordeaux che si schiera con il doppio mediano i due centrali di centrocampo stanno addosso ad essi nel momento in cui sono disposti in maniera piatta nella zona di sviluppo, qualora uno dei due cerchi di defilarsi allora viene preso in consegna dall'esterno offensivo di parte, mostrando come lo scopo principale di questa fase di gioco sia quello di tagliarli fuori dalla manovra.

Da questo esempio si evince ancora più chiaramente come i 4 elementi offensivi più i due centrali di centrocampo costringono l'avversario a svuotare la zona centrale del campo: qui i due mediani del Bordeaux si aprono ma sono presi in consegna dai due esterni offensivi mentre i due terzini vengono lasciati volutamente liberi per essere poi ripresi mediante scivolamento della linea nel momento in cui il pallone viaggia verso di loro. Questa ottima organizzazione della pressione permette alla squadra di Gastien di essere aggressiva ma senza dover fare affidamento sui contrasti o su un gioco duro, ma soprattutto le permette di tenere l'avversario quanto più possibile lontano dalla propria metà campo.

A testimonianza della bontà di questa strategia abbiamo la statistica relativa all'occupazione dei terzi di campo elaborata da WhoScored: il Clermont è la quarta squadra della Ligue 1 per presenza nel terzo offensivo alle spalle dei soli PSG, Monaco e Strasburgo. L'altra neopromossa nella massima divisione francese, ossia il Troyes, è la squadra che, invece, spende meno tempo nel terzo di campo avversario, avvalorando la tesi che la squadra di Gastien ha raccolto la sfida della prima apparizione tra i grandi di Francia con uno spirito molto coraggioso che è ben visibile dall'atteggiamento della squadra sul campo di gioco.





Ovviamente ogni approccio ha i suoi pro ed i suoi contro, per cui dove il Clermont deve migliorare, oppure, vedendola dal lato avversario, il punto debole della squadra, sta negli spazi che si vengono a creare tra la linea difensiva e le linee di pressione: molto spesso i 4 difensori tendono a non compattare le linee della squadra probabilmente temendo di concedere troppa profondità ai propri avversari. Come si evince dall'esempio, molto spesso l'avversario trova il modo di posizionarsi nello spazio alle spalle di Gastien che, in fase di pressione tende a scalare in avanti: in quello spazio il Lione nella fattispecie ha posizionato un uomo che, se servito, costringe il terzino a dover scegliere se andare a prenderlo o restare in copertura, in questo modo lascerebbe un altro uomo libero alle proprie spalle esponendo la propria difesa.


ORGANIZZAZIONE IN TRANSIZIONE


Altro elemento strategico della formazione di Gastien che le permette di ottenere abbastanza facilmente la supremazia territoriale è dato dalle transizioni: lo scaglionamento della squadra in campo è sempre funzionale a garantire una corretta gestione delle fasi di cambio del possesso.

In fase di transizione difensiva, il rombo che vediamo in fase di costruzione è quello su cui poi si basano le coperture preventive: è ancora centrale il ruolo svolto dai due centrali di centrocampo, con Gastien che resta in copertura dei due centrali difensivi e l'altro centrale (in questo caso Iglesias) che si alza per andare sul portatore di palla, questo forma una prima linea di copertura che protegge i due centrali difensivi che mantengono la superiorità numerica sulla punta avversaria ritardando l'avanzamento dell'azione avversaria consentendo anche il rientro dei terzini ed il ripiegamento della squadra.

In fase di transizione offensiva, invece, i protagonisti sono la punta centrale Bayo ed i due esterni d'attacco: il centravanti si stacca dai centrali avversari per fornire immediato appoggio alla risalita del campo raccogliendo il pallone spalle alla porta allo scopo di consolidare il possesso oppure favorire lo scatto alle due spalle delle due frecce disposte ai suoi fianchi. Questo rappresenta un pattern frequente nella squadra rossoblù per risalire il campo e portarsi pericolosamente verso la porta avversaria. Questa situazione, inoltre, dimostra che attaccante completo sia Mohamed Bayo, un giocatore che non possiamo considerare solo un finalizzatore o, come si definisce in Inghilterra, un poacher. 

Come si può evincere dal suo profilo su Wyscout il centravanti del Clermont, oltre ad essere il capocannoniere uscente della Ligue 2 nonché quello provvisorio della corrente Ligue 1 ha numeri importanti anche come rifinitore, visto che con il suo gioco spalle alla porta ed alla sua capacità di allungare le difese avversarie con i suoi movimenti senza palla, crea anche spazi per i suoi compagni di reparto. A 23 anni per lui è arrivato il momento di mostrare di essere meritevole di un posto in un contesto di primo livello, e queste prime giornate del campionato francese sembrano essere decisamente un buon viatico.


CONCLUSIONI


Abbiamo avuto modo di vedere come le strategie messe in piedi dal Clermont hanno permesso ad una squadra neopromossa di raccogliere 8 punti nelle prime 4 partite di campionato e soprattutto mostrare un livello di produzione offensiva molto promettente per quel che riguarda il proseguimento della stagione.

Al ritorno delle squadre in campionato la squadra di Gastien si troverà di fronte quel grande colosso che è il PSG: una sfida senza dubbio stimolante ma che allo stesso tempo deve essere ben gestita durante e soprattutto dopo, specie nel caso in cui i difetti mostrati nell'analisi sopra siano sfruttati al meglio dalla batteria di attaccanti a disposizione della formazione parigina che, però, a sua volta, dovrà stare attenta a non concedere spazio alla fase offensiva di grandissima qualità degli uomini in rossoblù. 

PSG-Clermont sarà sicuramente una sfida piena di goal, ma superato questo scoglio sarà davvero molto interessante scoprire dove questa squadra possa arrivare da qui al termine della stagione ed infine cosa ne sarà del proprio gioiello che veste la maglia numero 27.

Thursday, 2 September 2021

L'impronta di Van Bommel sul Wolfsburg


Il prologo della Bundesliga prima di tuffarci nel vivo della stagione vede in testa alla classifica il Wolfsburg, che in estate ha visto partire Oliver Glasner, ossia l'allenatore che l'ha riportata in Champions League per affidarsi all'ex centrocampista del Milan Mark Van Bommel, reduce da un'esperienza sulla panchina del PSV Eindhoven.

Il tecnico olandese ha portato delle lievi modifiche al modo di giocare della squadra smussando il calcio iper-verticale del suo predecessore ma senza rivoluzionare la struttura della squadra. Il Wolfsburg sembra una squadra in grado di capire quando è il momento di aggredire e quando compattarsi, quando verticalizzare e quando mantenere il pallone, tutto questo si è trasformato in 3 vittorie su 3 partite di campionato, il che rende la squadra di proprietà della Volkswagen una papabile terza incomoda nella lotta al titolo tra Bayern Monaco e Borussia Dortmund.


 COME SI SCHIERA IL WOLFSBURG


Una delle cose che certamente Van Bommel non ha modificato rispetto a Glasner è il 4-2-3-1 di partenza che conferma la squadra in grado nella scorsa stagione di ottenere la qualificazione alla Champions League: il punto di forza sta nelle coppie centrali di difesa e centrocampo, con quest'ultima che dovrà fare a meno nel corso della stagione del grande dinamismo di Xaver Schlager, che si è rotto il crociato nel corso dell'ultima partita vinta contro il Lipsia, il che potrebbe portare il tecnico olandese ad apportare delle modifiche allo schieramento visto che negli ultimi giorni di mercato l'unico rinforzo giunto è quello di Dodi Lukebakio che andrà a fornire passo alla fascia sinistra.


L'IMPORTANZA DELLA COPPIA ARNOLD-SCHLAGER

Perché senza Schlager vedremo un altro Wolfsburg? La risposta è semplice: il centrocampista austriaco è davvero un giocatore unico nel suo genere per stamina e per capacità di coprire ampie porzioni di campo senza perdere lucidità nei contrasti. Le sue capacità bene si sposavano con quelle di Maximilian Arnold, l'uomo da cui passano i palloni prima di decidere cosa farne: i movimenti e i compiti di questa coppia di centrocampisti sono quelli su cui si basava l'identità del Wolfsburg di Glasner ed altrettanto vale per quella di Van Bommel.

Partiamo dalla fase di costruzione dove Arnold tende ad abbassarsi assieme ai due centrali difensivi per fare partire l'azione: come spesso accade nelle scuole calcistiche mitteleuropee, al centrocampista centrale viene spesso richiesto di non posizionarsi tra i centrali come accade nella salida lavolpiana bensì a lato di essi in modo da poter avere più soluzioni di passaggio diagonali; Arnold si sposta sul lato sinistro per poter sfruttare al meglio il suo piede mancino da cui fare partire l'azione. Da contraltare fa, invece, Schlager che si scagliona alle spalle della prima linea di pressione avversaria, una posizione da cui fa partire le proprie corse per andare a sostenere le successive fasi di gioco.

L'importanza del centrocampista austriaco nella fasi successive del gioco la si nota nel momento in cui il Wolfsburg, come da propria abitudine, cerca di sviluppare esternamente l'azione: in questo caso, partendo dalla propria posizione avanzata rispetto a quella di Arnold, è pronto a sostenere la risalita del pallone sul lato destro, dove agiscono due giocatori di grande corsa come Mbabu e Baku e dal cui lato i bianco-verdi generano diverse occasioni. Da questa posizione Schlager può sia completare un triangolo con i due esterni, sia andare alla riconquista della seconda palla qualora il compagno perda il duello individuale con il proprio avversario sulla fascia.

La spartizione delle funzioni tra i due centrocampisti è, inoltre, visibile, nelle fasi di transizioni difensiva, dove l'austriaco va a sostegno della fase di immediata riconquista del pallone mentre Arnold resta un passo indietro a fornire copertura preventiva davanti ai centrali difensivi e sostenuto da uno o entrambi i terzini. In questa occasione il Wolfsburg stava tentando di penetrare centralmente per cui i terzini non erano avanzati a dare sostegno; qualora, invece, il tentativo di attacco venga portato sugli esterni, quello sul lato opposto al lato pallo resta in marcatura preventiva garantendo due linee di copertura in caso di transizione avversaria.


SVILUPPO SUGLI ESTERNI ED OCCUPAZIONE ZONA RIFINITURA


Il Wolfsburg pur non possedendo una rosa intrisa di campioni ha giocatori in grado di permettere alla squadra diverse soluzioni di gioco per potersi rendere pericolosa: le principali sono lo sviluppo dell'azione sull'esterno e l'occupazione della zona rifinitura che viene cercata sia per vie centrali che sfondando appunto esternamente.

Nel proseguimento dell'azione analizzata prima che partiva sulla fascia destra, una volta superata la metà campo il trequartista centrale Philipp partecipa alla catena con Baku e Schlager. In questa occasione manca all'appello Mbabu, rimasto in copertura visto l'atteggiamento aggressivo del Lipsia, ma come si nota, la palla in verticale del terzino svizzero costringe il terzino avversario ad uscire sull'esterno creando uno spazio alle spalle potenzialmente esplorabile da un inserimento di Philipp o dello stesso Schlager, tutto questo in ossequio alla verticalità necessaria per sopravvivere all'ecosistema della Bundesliga.

Un esempio che vede la collaborazione del terzino lo vediamo in questo esempio, dove l'azione si sviluppa a sinistra. L'avversario di turno, l'Hertha Berlino è meno aggressivo in pressione, per cui i due terzini possono più facilmente slegarsi dalla fase di costruzione: in questo caso Roussilon triangola con l'esterno di parte Steffen e cerca di chiudere il triangolo con una sovrapposizione interna per poter arrivare ad un cross per Weghorst che prende posizione a centro area, questo fa collassare la difesa avversaria sul lato dove si sviluppa l'azione e sul centravanti generando spazio per l'inserimento da dietro di Philipp o per un taglio di Baku dal lato debole. In questa situazione, quindi, il Wolfsburg crea diverse opzioni per rendersi pericolosa sfruttando al meglio le specificità dei propri singoli. A completamento di quanto descritto nel paragrafo precedente , si può notare anche la presenza di Schlager (cerchiato) pronto ad intervenire in caso si rendesse necessaria la ri-aggressione della palla.

Da questa immagine meglio si chiarisce il modo in cui il Wolfsburg cerca di schierarsi in campo in fase di possesso: come abbiamo già visto precedentemente Arnold si abbassa in costruzione, i due terzini forniscono ampiezza ma ad altezze diverse, questo perché la preferenza di Van Bommel è quella di sviluppare l'azione sul lato destro con la catena Mbabu-Schlager-Baku-Phillip, tuttavia qualora quella zona di campo non sia accessibile ecco che si sfrutta lo spazio lasciato libero a sinistra dagli avversari per sviluppare l'azione da quel lato usando le discese di Roussillon. Altro elemento che si può notare da questo schieramento è l'occupazione della zona rifinitura da cui si evince anche il compito che hanno i giocatori all'interno di questo schieramento: sfruttando la fisicità e l'abilità sulle palle alte, Weghorst è quello che viene incontro spalle alla porta per giocare di sponda per giocare con gli altri occupanti della zona che attaccano la difesa o aiutano, assieme al solito Schlager, ad andare ad attaccare la seconda palla.

Da questo schieramento si evince come l'allenatore olandese cerca di avere quante più soluzioni possibile per avanzare e mettere in difficoltà la linea difensiva avversaria, quindi anche le soluzioni centrali sono esperite dai costruttori della squadra, anche se le soluzioni più utilizzate sono quelle esterne.

Come testimoniano le statistiche, l'utilizzo delle fasce laterali è decisamente massiccio ed è perfettamente suddiviso tra i due lati, un dato questo basato sul fatto che nell'ultima partita contro il Lipsia il Wolfsburg ha cercato di giocare prevalentemente a destra, sul lato opposto invece ha attaccato nella partita contro l'Hertha Berlino. Questo mostra come la squadra di Van Bommel cerca di attaccare dove l'avversario concede spazio, il fine ultimo dei bianco-verdi è quello di raggiungere la zona di rifinitura per conservare la supremazia territoriale.


LA FASE DI NON POSSESSO E' IL PUNTO DI FORZA


Pur essendo facilmente riconoscibili le intenzioni della fase di possesso dei lupi, questa non porta la squadra facilmente al tiro o alla creazione di occasioni particolarmente pericolose; i 13 tiri a partita registrati finora mettono il Wolfsburg a metà classifica in questa particolare classifica, mentre è la fase difensiva ad essere di ottimo livello con una sola rete subita in tre partite (su calcio di rigore) ed una media di xG per tiro che è la migliore del campionato tedesco.



Due sono le cause che permettono alla squadra di Van Bommel di mantenere questo tipo di valori difensivi: il primo sta proprio nella fase di non possesso, il secondo nella gestione della palla in fase di possesso.

Partendo dalla fase di non possesso, abbiamo già avuto modo di vedere la capacità della squadra di saper organizzare una transizione difensiva di ottimo livello, con sovraccarico della zona palla ed un sistema ben organizzato di marcature preventive. Oltre a questo c'è la compattezza del 4-2-3-1 della squadra in fase difensiva.

Il 4-2-3-1 in fase di non possesso è ben visibile da questo esempio, dove le linee sono ben compatte sia verticalmente che orizzontalmente. La fase di prima pressione porta l'avversario ad andare sull'esterno con una pressione che può essere molto alta (come avvenuto nella partita contro il Lipsia) sia più prudente e basata sulla copertura delle zone centrali (come accaduto contro l'Hertha Berlino). Una volta portata l'azione avversaria sull'esterno si nota altrettanto chiaramente come il Wolfsburg riesca ad avere superiorità numerica in quella zona di campo grazie allo scivolamento del solito Schlager.

Altro elemento distintivo è l'aggressività dei centrali difensivi, i quali hanno il compito di chiudere la zona di rifinitura qualora l'avversario si mostri in grado di averne accesso. I due centrali Brooks e Lacroix vanno sempre alla ricerca dell'anticipo spezzando la linea sempre con ottima scelta di tempo, qualora il tentativo non vada a segno, la profondità può essere coperta dalla grande velocità dei due terzini pronti a scappare indietro e recuperare sugli avversari in velocità. Come si desume anche da questo esempio si può notare la compattezza delle linee per negare il centro del campo e la progressione.

Oltre all'ottima organizzazione in fase di non possesso, altro elemento che permette al Wolfsburg di gestire il controllo della partita sta nella scelta di non accettare le sfide di transizioni con l'avversario. Difatti dopo aver riconquistato il pallone grazie agli ottimi meccanismi di transizione difensiva o grazie alla compattezza in fase di difesa posizionale vista sopra, la squadra di Van Bommel non rilancia a sua volta con una verticalizzazione ma decide di consolidare il possesso del pallone e ricostruire il gioco partendo dalla costruzione da dietro. In questa maniera il ritmo viene controllato e si evita di disordinare eccessivamente la squadra e, quindi, poter dettare il contesto tattico della partita, questo spiega i bassi punteggi delle partite del Wolfsburg in queste prime partite di campionato rispetto alle alte medie della Bundesliga.


CONCLUSIONI


Il Wolfsburg è arrivata alla pausa per le nazionali come capolista solitaria della Bundesliga, un risultato ottenuto grazie ad un approccio voluto da Van Bommel che contamina la ricerca della riconquista aggressiva del pallone con il controllo dei ritmi ed il mantenimento dell'ordine in campo, un concetto frutto delle idee di calcio che il tecnico olandese ha incontrato nella propria carriera di calciatore.

Sostanzialmente il Wolfsburg è davanti a tutti grazie prevalentemente alle proprie prestazioni difensive, sicuramente un cambio di paradigma per la Bundesliga. Terminata la pausa, tuttavia, diverse saranno le sfide che i lupi dovranno affrontare: la prima è capire come il sistema creato finora possa reggere senza un'architrave come Xaver Schlager, la seconda è capire come verrà gestito il doppio impegno, visto che Weghorst e compagni sono attesi dal girone di Champions in cui le probabilità di passare il turno sono alte visto che hanno pescato un girone con Lille, Siviglia e Salisburgo, squadre alla portata dei bianco-verdi.

La scelta di uno stile di gioco atto a controllare i ritmi di gioco può tornare utile a gestire gli impegni ed imporsi anche in Europa, per cui sarà moto utile tenere sotto controllo le prestazioni della squadra di Van Bommel.