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Wednesday, 26 April 2023

Chiacchere da Bar(i) #31 - Pisa-Bari

 

Foto: Pagina Facebook SSC Bari

Il Bari torna dalla trasferta di Pisa con la decima vittoria esterna in questo campionato; nel momento in cui scriviamo il risultato non è stato omologato dal giudice sportivo per il ricorso che il Pisa ha presentato paventando un errore tecnico sul mancato fischio dell'arbitro sul suo tocco di palla propedeutico al controllo di palla di Maita da cui nasce il tiro di Morachioli respinto dalla mano di Caracciolo che porterà alla concessione del rigore decisivo trasformato da Antenucci.

Quella dell'Arena Garibaldi è stata una partita ricca di temi e di eventi, come al solito io e Giovanni Fasano cerchiamo di restare sul campo, che di spunti di discussione ne ha lasciati.

Pisa-Bari ha molte cose da raccontare. Da dove volete iniziare?

Nicola L. - Pisa-Bari è stata una partita stranissima con due squadre che hanno dovuto sbugiardare i loro schieramenti tattici per venire incontro a due situazioni diverse: da una parte l'infortunio di Folorunsho e dall'altra l'espulsione di Nagy. Così abbiamo visto Pisa e Bari non sfidarsi con i rispettivi centrocampi a rombo ma con due versioni del 4-4-2 che nel caso dei toscani era un 4-3-1-1 vista l'inferiorità numerica.

Nonostante la superiorità numerica, il Bari ha sofferto molto il gioco lungo del Pisa a cercare il gioco di sponda di Torregrossa, e non è un caso che l'azione del rigore con cui i padroni di casa hanno sbloccato la partita sia nata e sia stata conclusa da un duello dell'ex attaccante del Brescia vinto contro Mazzotta. Anche il Bari cercava di ovviare alla mancanza di spazi centrali cercando di sfruttare le iniziative di Morachioli a sinistra, oppure usando l'ampiezza per creare linee di passaggio in verticale palla a terra alle spalle della linea difensiva del Pisa, non proprio rapidissima e con un Antonio Caracciolo che appare ormai decisamente poco competitivo a questi livelli.

Così il primo tempo si è giocato in questo contesto in cui il Bari non ha mostrato di saper sfruttare la superiorità numerica a proprio vantaggio, complice anche lo schieramento del Pisa che anche in inferiorità numerica ha cercato di compensare tenendo vicine le due punte e chiedendo un grande sforzo ai centrocampisti per mantenere corte le distanze ed accorciare sul lato palla.


Diverse sono state le cose nel secondo tempo, con il Pisa che ha cambiato schieramento spostando Moreo in linea con i centrocampisti isolando Torregrossa, mentre Mignani creando una coppia di mediani davanti alla difesa formata da Maita e Benedetti ha liberato spazio per le discese di Pucino e Mazzotta, una soluzione che ha permesso alla formazione biancorossa di prendere il controllo delle operazioni e muovere la palla da un lato all'altro del campo in maniera a mio parere convincente. Questo è stato reso possibile dalla libertà data a Bellomo e Morachioli di muoversi tra gli spazi a venire a giocare palloni liberando spazio o per le sovrapposizioni esterne o per favorire combinazioni con le due punte. 

Successivamente i cambi hanno consolidato questa situazione tattica, a cui si è aggiunto un Bari che ha tratto vantaggio dalla superiorità numerica mostrando maggior brillantezza a livello fisico ben visibile nella totale incapacità della formazione di D'Angelo nel riuscire a ripartire nei momenti in cui recuperava palla. Fino ad arrivare all'episodio del rigore che ha fatto cantare i tifosi baresi presenti all'Arena Garibaldi (non che ce ne fosse bisogno, hanno cantato sempre).

Giovanni F. - Pisa-Bari è stata l’ennesima gara stagionale che ha messo a repentaglio le coronarie dei tifosi biancorossi. All’Arena Garibaldi è andato in scena un match dall’andamento schizofrenico, all’interno del quale il Bari si è ben disimpegnato soprattutto dal punto di vista mentale.

Il gol di Torregrossa successivo all’espulsione di Nagy poteva complicare un match che si era incanalato nei binari giusti per il Bari, ma la squadra di Mignani ha incassato l’episodio sfavorevole ricominciando a macinare gioco senza cedere alla fretta. Come detto da Nicola, il piano di gioco era ben diverso da quello a cui eravamo abituati: il Bari sviluppava l’azione con il fine ultimo di liberare Morachioli sulla sinistra, e per farlo si è servito dei movimenti del duo di centrocampo composto da Maita e Benedetti e dal lavoro delle due punte. Un altro pattern di gioco era quello che coinvolgeva Bellomo e Cheddira: al centrocampista originario di Bari Vecchia, impiegato nel ruolo di mezzala destra, era richiesto di allargarsi sulla fascia e ricercare i tagli in profondità di Cheddira. L’idea ha sortito gli effetti sperati, in quanto in un paio di occasioni Bellomo è riuscito a mettere Cheddira nelle condizioni di battere a rete. Il marocchino ha palesato una condizione atletica in crescita rispetto alle ultime uscite, ma paga ancora una scarsa brillantezza negli ultimi metri. 

Le trame di gioco costruite dal Bari nei primi 45 minuti mi hanno soddisfatto. La squadra ha gestito con maturità ed equilibrio il vantaggio numerico, riuscendo ripetutamente ad aggirare il blocco difensivo di un Pisa tenace ma, a mio modo di vedere, sfavorito dalla scelta  di D’Angelo di mantenere l’assetto con due punte e due trequartisti nonostante l’espulsione di Nagy. Il 432 costruito dal tecnico pescarese aveva come lato debole il versante destro, dove Morutan, pur rappresentando un costante pericolo per la retroguardia biancorossa, sbagliava sempre i tempi di pressione su Maita o Benedetti consentendo a Morachioli o allo stesso Benedetti di ricevere nel mezzo spazio sinistro. Il gol di Esposito è stata la logica conseguenza di una pressione moderata ma costante del Bari, che ha poi intensificato le operazioni con i cambi effettuati da Mignani.

Nonostante il Pisa, fino al 70', non abbia rinunciato alla fase offensiva, ho apprezzato i cambi coraggiosi di Mignani. Nello specifico l’ingresso di Botta ha garantito un’ulteriore fonte di gioco ad un Bari che nel primo quarto d’ora della ripresa attaccava in modo sempre più prevedibile solo dal lato sinistro. Con l’argentino la pressione per il Pisa si è fatta soffocante, tanto che il Bari aveva vita facile nel recuperare palloni nella metà campo avversaria. Nel finale Morachioli, coadiuvato da un inesauribile Benedetti, ha nuovamente sollecitato il lato destro della difesa pisana cogliendo in fallo un Caracciolo annebbiato dalla fatica.

La vittoria è senza dubbio meritata, anche se sofferta per l’andamento della gara. Il Bari mostra nuovamente grande equilibrio mentale nella capacità di assorbire senza conseguenze negative gli eventi che si susseguono in ogni partita, una dote non banale e che potrebbe risultare decisiva in un’eventuale post season.


Siamo alla decima vittoria esterna del Bari in questo campionato. Vedendo la partita di Pisa cosa rende il rapporto con le trasferte così privilegiato?

Nicola L. - La questione mentale a mio parere conta tantissimo, il Bari sembra essere a proprio agio quando l’avversario è spinto dal pubblico di casa ed alza il livello di aggressività fino al punto da perdere un certo equilibrio sul terreno di gioco.

Le ultime tre vittorie esterne del Bari (Ascoli, Sudtirol, Pisa) nascono da situazioni in cui l’avversario si trova ad un certo punto della partita con un uomo in meno causa espulsione; si tratta di tre espulsioni di differente natura ma che mostrano quanto queste squadre alzino tanto il livello di aggressività per assecondare la voglia di imporre il fattore campo. Non è un caso, infatti, che la sconfitta di Terni sia arrivata contro una squadra che ha gestito il match in maniera più lucida. 

Il Pisa nella partita di domenica più che poco lucido è apparso parecchio nervoso, complice la mancanza di continuità di risultati delle precedenti partite che hanno reso questa partita molto importante per loro. 

Da parte sua il Bari ci ha messo, invece, quella lucidità mancata nel primo tempo della partita contro il Como: la formazione biancorossa mai come in questa partita ha mostrato di avere diverse soluzioni per creare pericoli agli avversari. Nella fase iniziale della stagione Mignani insisteva molto sul voler costruire in ampiezza per cercare di rifinire centralmente usando l’attacco alla profondità di Cheddira e le combinazioni rapide tra Antenucci ed i centrocampisti tra le linee, questo percorso sembra essersi adesso ribaltato con una costruzione che si avvale di un quadrato centrale per poi sfruttare l’ampiezza, sfruttando al meglio l’esplosione di Gregorio Morachioli.

Anche questo 4-3-3 in fase di prima pressione è una soluzione che Mignani ha iniziato ad utilizzare con maggiore frequenza.

Proprio a commento di Bari-Como ci eravamo chiesti se l’ex giocatore del Renate avrebbe trovato posto da titolare, Mignani ci ha risposto ed ha anche modificato la squadra per assecondare la sua voglia di decidere le partite.

Giovanni F. - Io ci vedo soprattutto dei motivi tattici nella tendenza del Bari a performare meglio lontano dal San Nicola. L’azione che porta all’espulsione di Nagy è l’epitome di questo singolare rendimento: il Bari punisce l’eccessiva sfrontatezza del Pisa nel portare tanti uomini in area o a ridosso di essa sull’angolo a favore e sfrutta le doti atletiche e tecniche dei propri giocatori per ribaltare il campo con quattro passaggi. La capacità di attaccare con efficacia e qualità in campo aperto è nel DNA di questa squadra da ormai diverso tempo, e nonostante le squadre conoscano bene le caratteristiche dei biancorossi ci sono ancora singole situazioni di gioco in cui la squadra di Mignani può esprimersi nella sua zona di comfort.

Non poteva mancare il solito quesito: chi secondo voi è stato il migliore del Bari e chi il peggiore?

Nicola L. - Per quanti sforzi di fantasia vogliamo cercare di fare per non nominarlo, ma sarebbe davvero come nascondere l’evidenza, Gregorio Morachioli anche schierato dal primo minuto (per scelta o per l’infortunio di Folorunsho?) ha totalmente dominato la partita ed è ancora una volta il migliore in campo della formazione biancorossa. È il giocatore che ha toccato più palloni, ha vinto e tentato il maggior numero di duelli e dribbling, ha fornito l’assist per il goal di Esposito ed il suo tiro ha generato il fallo di mano di Caracciolo che ha portato al rigore realizzato da Antenucci. Che altro doveva fare?

Le statistiche della partita di Morachioli raccolte da Sofascore

Riguardo il peggiore, alla fine nessuno ritengo sia da mettere sotto la sufficienza, per cui devo entrare nei dettagli per fare un nome ed è quello di Antonio Mazzotta, autore di un’altra prova generosa, soprattutto con il pallone tra i piedi, ma difensivamente ha sofferto tantissimo fino a causare il rigore con cui il Pisa ha sbloccato la partita. Nella prima parte di partita D’Angelo aveva usato la sua zona come target per gli attacchi della sua squadra e forse anche per questo aveva spostato Moreo largo in quella zona nella ripresa, segno che anche gli avversari avevano colto in lui un punto debole della formazione biancorossa.

Giovanni F. - Ovviamente anche per me la palma di migliore in campo va a Gregorio Morachioli, ma dato che su di lui si è già espresso Nicola io voglio menzionare, in toto, il centrocampo biancorosso. Il primo tempo di Nicola Bellomo è stato quasi perfetto: il trequartista barese ha gestito con lucidità ogni pallone transitato nella sua zona, fornendo per distacco la miglior prestazione da quando è tornato a vestire la maglia biancorossa. Oltre al lato prettamente tecnico, vedere il suo coinvolgimento emotivo è sempre appagante per un tifoso del Bari. 

Una menzione anche per Maita e Benedetti, eccezionali per motivi diversi: il primo per la prontezza nel catturare seconde palle e l’efficacia nel vincere duelli fisici in mezzo al campo (7 dei 10 ingaggiati); il secondo per l’intraprendenza mostrata nell’ultima mezz’ora, quando con la sua fisicità ha partecipato all’assalto al fortino del Pisa. L’impressione è che in un centrocampo a due sia più a suo agio rispetto ad un reparto a tre.

Poco da dire sul peggiore in campo: Mazzotta ha commesso un errore che poteva costar caro palesando tutti i suoi limiti nella gestione del pallone sotto pressione. Oltre a lui vorrei segnalare un paio di sbavature in uscita di Caprile, una delle quali molto pericolosa.


Sarà un primo maggio con Bari-Cittadella, cosa aspettarsi da questa partita e dal finale di stagione regolare della formazione biancorossa?

Nicola L. - Bari-Cittadella è una sfida che ha sempre qualcosa da raccontare: è la famosa partita del “Ma tu stiv’ a Bari-Cittadella?” con 50 paganti al San Nicola del 2002 ma anche quella dei 40.000 di maggio 2014 che ammirarono la punizione a foglia morta di Richard Lugo. A campi invertiti è stata anche l’ultima partita della FC Bari 1909 nata proprio a seguito di quella “meravigliosa stagione fallimentare”.

La formazione oggi allenata da Gorini sta lottando per non giocarsi la permanenza in serie B ai play-out, per cui verrà a Bari avendo molto da giocarsi. È una squadra che non transige storicamente dal 4-rombo-2 anche se le caratteristiche di alcuni giocatori hanno convinto il tecnico della squadra veneta a variare il tema a volte con un 4-3-2-1 che mettesse a proprio agio i giocatori più talentuosi di questa squadra, ossia Mirko Antonucci e Giovanni Crociata. Per il Cittadella questa è stata una stagione particolarmente segnata dagli infortuni che ne hanno compromesso la continuità di rendimento, e questo spiega la situazione di affanno che stanno vivendo in classifica.

Sarà una partita in cui il Bari, quindi, dovrà chiedere molto al suo centrocampo in termini di presenza tecnica, fisica e mentale: vincendo i duelli in quella zona di campo si potrebbero creare i presupposti per fare male alla formazione avversaria.

Con il terzo posto che sembra essere ormai consolidato, l’obiettivo è quello di cercare di vincere le restanti partite e capire se all’ultima giornata il Bari potrà andare a Marassi a giocarsi addirittura la promozione diretta. Serve almeno un passo falso della squadra di Gilardino, reduce proprio dalla vittoria in casa dei veneti, ma, come si dice in questi casi, per non saper né leggere né scrivere è il caso di giocarsi tutte le proprie carte da qui alla fine del campionato. 

Mantenere alta la tensione emotiva dovrebbe anche permettere al Bari di affrontare i play-off nel modo migliore anche a livello mentale. La partita di Pisa ha mostrato che avere sempre due risultati su tre a disposizione sia di grande aiuto in quanto costringe l’avversario a dover fare la prima mossa per vincere la partita, una situazione che sembra andare a genio alla formazione di Mignani, per cui l’impressione adesso è che la serie A potrebbe diventare un qualcosa di molto concreto.   

Giovanni F. - Quella contro il Cittadella è la classica partita trappola. La squadra di Gorini sta vivendo un periodo negativo, avrà diverse assenze importanti, in primis quella di Crociata, e non vince in trasferta da più di due mesi, ma è in piena lotta per la salvezza e verrà al San Nicola con il coltello tra i denti.

Il pericolo numero uno è sicuramente Mirko Antonucci. Il quasi omonimo dell’attaccante del Bari sta vivendo la stagione migliore della sua carriera: segna tanto, è rapido, abile negli spazi stretti, calcia bene dalla distanza e si muove bene tra le linee. La sua mobilità potrebbe rappresentare un problema per la retroguardia biancorossa, ma la presenza di Maita in cabina di regia dovrebbe limitarne l’impatto.

Guardando all’altra metà campo il Bari ha diverse armi con cui poter far male alla difesa avversaria: la coppia difensiva non è abbastanza veloce e atletica da poter reggere gli allunghi di Cheddira, sulla destra saranno obbligati a raddoppiare Morachioli e quindi a liberare la fascia centrale e a centrocampo pagheranno un mismatch fisico notevole contro i vari Maita, Benedetti e, in caso dovesse giocare, Folorunsho. 

I presupposti per ottenere tre punti ci sono, ma mai come in questa fase del campionato l’approccio mentale alla gara va anteposto a qualsiasi tema tattico potenzialmente favorevole.

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