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Foto: Pagina Facebook SSC Bari. |
E' terminato senza reti l'attesissimo big-match della ventinovesima giornata di serie B tra Bari e Frosinone, una partita che ha un po' tradito le attese visto che entrambe le squadre avrebbero potuto cercare di prendere qualche rischio in più per portare a casa il risultato pieno. Non è andata così, ed allora proviamo ad analizzare gli spunti tattici che la partita del San Nicola ci ha dato sulla formazione di Mignani e quella di Grosso, cercando di capire cosa poteva essere e che, invece, non è stato.
LE FORMAZIONI INIZIALI
Qualche piccola sorpresa nelle formazioni iniziali con sia Mignani che Grosso che hanno dovuto fronteggiare qualche assenza e qualche acciacco in settimana puntando sulla gestione dei giocatori più in forma in organico anziché forzare alcuni elementi per rendere ortodossi gli schieramenti in campo.
L'allenatore del Bari ha dovuto fare a meno (come accade da diverse partite) di Folorunsho e nelle ultime settimane ha dovuto fronteggiare diversi acciacchi per i vari Maiello, Di Cesare, Esposito e Botta, per cui alla fine sceglie di dare ancora una maglia da titolare ad uno dei giocatori più in forma della squadra come Salvatore Molina, ma allo stesso tempo decide di non privarsi di Maiello, Maita e Benedetti costruendo un rombo un po' atipico con Benedetti vertice alto. In difesa confermata la coppia centrale Di Cesare-Vicari, mentre i due terzini scelti sono Pucino a destra e Giacomo Ricci (pienamente recuperato anche lui dagli infortuni) a sinistra, a scapito rispettivamente di Dorval e Mazzotta.
Nel Frosinone, invece, i due terzini sinistri in rosa Cotali e Frabotta (assistman nella partita d'andata) vengono entrambi panchinati per lasciare spazio al 2001 Oyono, così come viene confermato l'ex Albinoleffe Gelli in mezzo al campo assieme a Rohden e Boloca in un triangolo di centrocampo tanto atipico quanto il rombo di centrocampo della formazione biancorossa. In attacco è Mulattieri il centravanti titolare mentre ai suoi fianchi agiscono Caso e Baez.
IL BARI CI HA PROVATO A SINISTRA
Lo schieramento della formazione biancorossa con Benedetti a fungere da trequartista del rombo di centrocampo si è modificato in fase di possesso per venire incontro alle caratteristiche dei suoi interpreti: il numero 80 del Bari ha quindi svolto il proprio compito di giocatore tra le linee assecondando il suo istinto di muoversi prevalentemente nel mezzo spazio di sinistra per associarsi con i suoi compagni in quella zona di campo.
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La suddivisione degli attacchi posizionali (pochi) del Bari mostrano quanto abbia prevalso il lato sinistro del campo. (Fonte: Wyscout). |
I primi minuti di partita promettevano bene per il Bari che aveva creato diverse situazioni di pericolo (o potenziale pericolo) per la porta di Turati sfruttando la catena di sinistra formata da Ricci, Maita e lo stesso Benedetti che si apriva in quella zona di campo. Queste triangolazioni permettevano al terzino ex Parma di lanciarsi in profondità senza palla per poi cercare di creare pericoli con i cross, oppure portavano lo stesso Ricci a tagliare in area alle spalle della difesa frusinate come nell'occasione dell'unica parata importante di Turati nel corso della partita, un'azione a suggello dell'ottimo impatto alla partita della formazione di Mignani ma che poi non ha trovato continuità nel corso della partita.
L'attivazione di questa catena nasce, inoltre, come risposta al modo in cui il Frosinone si schierava in fase di costruzione del Bari, ossia abbassare il baricentro dietro la linea di metà campo e chiudere gli spazi centrali costringendo la circolazione palla biancorossa a muoversi esternamente verso i terzini, una soluzione spesso utilizzata dagli avversari del Bari in questa stagione a cui Mignani ha ovviato dando maggiori responsabilità ai terzini quando si tratta di far progredire il gioco.
Da questo esempio si può notare in maniera ancora più netta l'atteggiamento del Frosinone in fase di non possesso: baricentro medio-basso con i tre attaccanti dietro la linea di metà campo e linee compatte centralmente allo scopo di invitare il Bari ad andare per vie esterne dove si può vedere come sia Pucino che Ricci godano di spazio sia per avanzare che per verticalizzare il gioco con passaggi in diagonale verso il centro del campo o poter tentare un passaggio in verticale alle spalle della linea di difesa avversaria, nel tentativo di usare la velocità di Cheddira in profondità, un piano che ha avuto successo solo in occasione del tiro del centravanti del Bari al 3' (propedeutico all'occasione di Ricci sopra menzionata) e che invece non ha raccolto i dividendi grazie anche alle ottime letture della coppia centrale Lucioni-Ravanelli, abili nel dare pratica alla teoria che vuole che la linea difensiva deve scappare all'indietro in caso di palla scoperta come in questi esempi.
IL FROSINONE CHE PRENDE IN MANO LA PARTITA
Dopo i primi 15 minuti molto promettenti della squadra di casa, due eventi occorsi nel giro di 60 secondi cambiano totalmente l'atteggiamento del Bari e fanno salire in cattedra la capolista del campionato: gli eventi in questione sono le due ammonizioni subite da Maiello e Pucino; mentre l'ammonizione del mediano biancorosso ha senso sia per entità del fallo che per dinamica dell'azione (il Frosinone stava sostanzialmente montando un'interessante transizione) quella di Pucino è apparsa decisamente una lettura errata da parte del direttore di gara e che ha influito molto sulla prestazione del terzino del Bari.
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L'evoluzione del possesso palla del Frosinone nel corso della partita mostra il cambio di inerzia dopo le ammonizioni di Maiello e Pucino, avvenute poco dopo i 15' di gioco (Fonte: Wyscout).
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Sostanzialmente da quel momento il Bari ha copiato l'atteggiamento del Frosinone in fase di non possesso scegliendo di stare compatta nella propria metà campo negando l'accesso alle zone centrali del campo distendendosi in un 4-3-3 che andava a contrapporsi "a specchio" contro il 4-3-3 della squadra di Fabio Grosso. In questo esempio è opportuno anche notare la grande attenzione di Raffaele Maiello che si occupa non solo di chiudere la linea di passaggio verso Mulattieri ma, leggendo al meglio lo sviluppo del gioco avversario, intuisce il possibile pericolo che si può generare dall'uscita di Ricci sul gioco laterale del Frosinone. In questo caso Ricci mollando la linea difensiva crea uno spazio tra se ed il centrale più vicino (Vicari) che Mulattieri è già pronto ad attaccare: poiché in queste situazioni la linea difensiva di Mignani non accorcia la diagonale (ossia la linea difensiva non accompagna il movimento di Ricci), spetta al centrocampista dover assorbire l'inserimento in quello spazio, ed in questo Maiello è davvero un maestro (4 palloni intercettati, di cui 2 proprio all'interno dell'area di rigore).
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Fonte: Soccerment. |
Come ha cercato allora il Frosinone di superare questa resistenza da parte del Bari? Il piano è stato abbastanza chiaro e ben visibile partendo dalle posizioni medie della squadra di Fabio Grosso e la relativa mappa dei passaggi. Da qui emerge come la capolista della serie B abbia cercato di creare pericoli sfruttando la zona di campo lasciata dal Bari, ossia le zone laterali (dove le macchie verdi sono più intense quelle sono le aree dove il Frosinone ha generato situazioni potenzialmente pericolose) il tutto dopo aver consolidato la costruzione con i due difensori centrali e due centrocampisti mentre gli esterni d'attacco diventavano gli
hub per creare pericoli sull'esterno con l'aiuto dei terzini ed i movimenti di Mulattieri. Andiamo a vedere questa soluzione nel dettaglio.
Nelle varie fasi di gioco le costanti visibili nel gioco del Frosinone erano date dalla creazione di quadrilateri in zona palla: partendo dalla fase di costruzione era ben riconoscibile la presenza di questo
box che aveva una duplice funzione, ossia quella di avere quattro giocatori in costruzione contro i tre del Bari (quindi avere superiorità numerica) e poter avere connessioni strette tra i giocatori per facilitare il palleggio in caso il Bari andasse in pressione in maniera aggressiva sul portatore di palla o sul ricevente. Il quadrilatero dell'esempio, formato dai due centrali difensivi più la coppia Boloca-Gelli è perfetta rappresentazione di quanto indicato nella mappa delle posizioni medie di cui sopra.
Con il Bari che non andava a pressare ma che indirizzava il gioco verso l'esterno, l'idea di mantenere questi
box valeva anche per la fase di sviluppo del gioco. Seppur forzati a sviluppare il gioco lateralmente, l'idea rimaneva quella di mantenere il possesso mediante connessioni strette. Per cui in questa fase di gioco il quadrilatero è composto dai due centrocampisti coinvolti nella fase di costruzione (in questo esempio Boloca e Gelli) e l'asse terzino-esterno offensivo (in questo esempio Oyono-Caso). In queste situazioni il Frosinone poteva, quindi avanzare sfruttando la situazione di due contro due laterale puntando sulla copertura di cui dispongono alle spalle con il quadrato di costruzione pronto a recuperare il pallone in caso di duello perso, oppure riutilizzarli per riciclare il possesso del pallone e muovere nuovamente lo schieramento del Bari.
Nel momento in cui queste combinazioni portavano il Frosinone ad avanzare sul terreno di gioco, cambia fase di gioco (dallo sviluppo laterale si passa alla fase di rifinitura), ed anche in questa situazione la squadra di Grosso andava a creare un quadrilatero in zona palla. Qui entrano in gioco anche una serie di rotazioni posizionali dei giocatori necessarie a creare e mantenere attiva la rete di connessioni che il quadrilatero genera, per cui in questo esempio abbiamo Caso che riceve palla per poter puntare l'avversario diretto, Oyono si muove internamente mentre il quadrilatero è completato dal movimento a venire incontro di Mulattieri ed il supporto di Boloca. Inoltre va notato il posizionamento di Gelli in copertura preventiva, pronto ad intervenire qualora il Bari avesse recuperato il pallone.
Stessa situazione la vediamo sul lato opposto del campo, dove si crea un quadrilatero mentre le rotazioni portano Boloca e Rohden a sostenere l'asse Sampirisi-Baez. Questa soluzione, oltre a creare connessioni per eventuali triangolazioni o uno-due, permette all'esterno offensivo di parte di tentare la giocata individuale contro il terzino avversario. Non è un caso che la squadra di Grosso abbia tentato 20 dribbling contro gli 11 del Bari, a dimostrazione di come questa strategia permetta ai giocatori più di talento di esprimersi al meglio.
Come si evince dagli esempi, la risposta del Bari a questo tentativo del Frosinone di muovere il pallone e prendere campo, è stata quella di ritrarsi puntando sulle copertura degli spazi e dell'area di rigore, tanto più che il metro arbitrale non sembrava consentire un approccio più aggressivo. Per cui la linea difensiva è rimasta sempre molto compatta costringendo i tre davanti a ripiegamenti difensivi che li rendeva, per forza di cose, nulli in fase offensiva, dovendo partire da 60 metri dalla porta avversaria e contro una struttura avversaria pronta a gestire le situazioni di transizione.
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I falli commessi dal Bari (Fonte: Wyscout). |
Per fermare le avanzate della squadra di Grosso, il Bari si è sostanzialmente oberato di falli, ragione per la quale è riuscita ad evitare minacce alla propria area di rigore ed alla porta di Caprile, ma si è esposta potenzialmente a diversi pericoli su situazioni di calcio piazzato, dove però, a differenza di quanto accade di solito, questa volta la difesa biancorossa ha reso al meglio. Chi ha sofferto particolarmente la capacità del Frosinone di generare azioni da sviluppo laterale è stato Pucino che, penalizzato dall'ammonizione subita nella prima parte del primo tempo, ha avuto difficoltà a contenere le conduzioni di Caso e gli inserimenti di Oyono. Per questo motivo i maggiori pericoli per il Bari sono arrivati da quella parte, con l'occasione fallita da Rohden prima ed il fallo su Oyono allo scadere del primo tempo che aveva indotto l'arbitro a fischiare rigore per il Frosinone, poi convertito in calcio di punizione dal VAR.
SECONDO TEMPO CON MENO SPUNTI
Dopo le difficoltà della prima frazione, Mignani usa l'intervallo per sistemare la squadra, per cui viste le difficoltà di Pucino, l'ex Ascoli viene sostituito da Dorval che riesce a contenere decisamente meglio Oyono e Caso, ben coadiuvato da Molina. Questo ovviamente costringe il Bari ad isolare sempre più le due punte ed affidarsi ulteriormente alla ricerca delle transizioni per gli scatti di Cheddira ma il Frosinone si è ben visto dallo scoprirsi.
Anche i cambi nel corso del secondo tempo hanno mostrato due strategie diverse da parte dei due allenatori: da una parte Mignani ha tolto Antenucci inserendo Morachioli con la speranza di avere due frecce per continuare nella tattica di creare pericoli in transizione, dall'altra Grosso cambia tutto il tridente d'attacco ma togliendo Rodhen spostando Baez nei tre di centrocampo. In realtà questa mossa risulta offensiva solo sulla carta in quanto porta il Frosinone a schierarsi con un 4-2-3-1 tenendo Boloca e Gelli più bloccati in mezzo al campo rinunciando di fatto ai quadrilateri di sviluppo e lasciando alle catene terzini-esterni offensivi il compito di creare pericoli sfidando in 2 contro 2 la difesa barese, una mossa che non ha successo.
Tutto questo comporta una difficoltà crescente di entrambe le squadre a creare pericoli. In questo esempio si vede come in una situazione di transizione che il Bari ha cercato di creare nella parte centrale del secondo tempo, il Frosinone fosse in chiara superiorità numerica (6 contro 4) rendendo inutile la mossa di Mignani di affidarsi alla sola transizione per cercare di creare solo pericoli; d'altro canto per il Frosinone, la scelta di tenere bloccati i due centrocampisti e mantenere una superiorità numerica in transizione difensiva comporta chiaramente la creazione della stessa situazione dall'altra parte del campo, portando, quindi, le due squadre ad annullarsi a vicenda e, quindi, ad accontentarsi dello 0-0 finale.
CONCLUSIONI
Tra situazione di classifica e cornice di pubblico onestamente Bari e Frosinone avrebbero dovuto produrre qualcosa di meglio rispetto a quanto visto nel corso di questi 90 minuti. Chi ne esce meglio, e non solo per il risultato, è la squadra di Fabio Grosso che mantiene inalterata la distanza con il terzo posto e può, sostanzialmente, iniziare il conto alla rovescia per festeggiare il ritorno in serie A, ma soprattutto ha mostrato di poter dettare il contesto tattico della partita in casa di una diretta concorrente.
Alla fine della partita Michele Mignani ha analizzato in maniera lucida l'andamento della stessa e sostanzialmente spiega il motivo della strategia che il Bari ha avuto nel corso della partita e che è stata oggetto di questo articolo. Quanto meno è importante vedere che l'allenatore ha colto sia gli aspetti positivi che quelli negativi della partita.
Per questo non ritengo assolutamente fuori luogo ritenere che il Bari avrebbe dovuto cercare di fare qualcosa di più in questa partita, se non è riuscita a farlo è perché effettivamente l'avversario si è mostrato decisamente superiore, per cui alla fine ci sta di accettare il punto, ma, ripeto, una cornice di pubblico come quella del San Nicola probabilmente meritava un approccio più offensivo, anche accollandosi il rischio di perdere contro una squadra che oggettivamente è più forte. Una partita così meritava, a mio parere, più emozionalità e meno calcolo.
Chiacchere da Bar(i) ritorna nella sua normale versione settimana prossima dove tornerà Giovanni Fasano e dove commenteremo Ternana-Bari, una partita in cui il Bari parte già con l'handicap di giocare senza Raffaele Maiello e con tanti altri giocatori in odore di diffida, specie nel reparto arretrato.
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