Monday, 27 July 2020

Leicester-Manchester United, ossia come lo United ha conquistato la Champions

Leicester e United si sono affrontate in una sfida che rappresentava uno spareggio per stabilire chi delle due avrebbe strappato il quarto posto disponibile per la prossima Champions League, alle Foxes serviva solo la vittoria a meno di una sconfitta contestuale del Chelsea contro il Wolverhampton, mentre lo United poteva giocare con due risultati su tre a disposizione.

E' finita con una vittoria dello United per 2-0 che ha permesso alla squadra di Solskjaer di chiudere la Premier al terzo posto in classifica, un risultato che può essere un discreto punto di partenza in attesa di capire se questo progetto possa portare ad insidiare il dualismo tra il Liverpool di Klopp ed il City di Guardiola, al Leicester resta in mano la qualificazione alla prossima Europa League ed il rammarico di aver dilapidato un grande vantaggio in classifica sullo United, ma Rodgers ha buona ragione ad imprecare contro gli infortuni che hanno falcidiato la rosa a disposizione. specie nel reparto difensivo.

LE FORMAZIONI




Come indicato in premessa, a complicare i piani di Rodgers alla ripresa della stagione sono stati gli infortuni che hanno fatto fuori i due esterni difensivi titolari Pereira e Chillwell, a cui si aggiunge la squalifica di Soyuncu al centro della difesa, per questa ragione l'ex tecnico del Liverpool è passato al 3-4-2-1 che, nell'occasione viene trasformato in un 3-5-2 che, in fase di possesso si trasforma in un 3-4-1-2 con Tielemans alle spalle di Vardy ed Inheanacho.

Lo United risponde con la formazione che ha permesso a Solskjaer di risalire la classifica e di dare, finalmente, un'identità di gioco alla propria squadra, grazie soprattutto all'inserimento di Bruno Fernandes nel 4-2-3-1.


LEICESTER

LA FASE DI NON POSSESSO

Il Leicester è la squadra con il PPDA più basso di tutta la Premier League (7,89), merito di una prima pressione molto aggressiva sia in fase di prima costruzione avversaria che in fase di transizione difensiva.

PRIMA PRESSIONE

Sulla prima costruzione dello United il Leicester chiude gli accessi su Pogba e Matic (che per questo motivo si abbassa dentro la linea dei centrali) per forzare lo United ad andare sull'esterno difensivo su cui esce la mezzala di lato, gli altri due centrocampisti escono su Pogba e Fernandes, mentre la linea difensiva a 5 fornisce sufficiente copertura contro i 3 di attacco dello United (4 quando Bruno si alza in zona rifinitura).

In questo fermo immagine vediamo la pressione del Leicester sull'uscita difensiva dello United, con i due attaccanti che chiudono il centro, su Williams esce Tielemans, in questa maniera il Leicester si assicura la superiorità numerica alle spalle della linea di pressione.






TRANSIZIONE DIFENSIVA

Decisamente più coraggioso l'approccio in fase di transizione, in questo caso sono gli esterni del 3-5-2 ad uscire sui terzini dello United, con i tre centrali che escono alti sulle ali dello United che vengono in contro, in ogni caso i difensori di Rodgers hanno sempre il compito di andare in chiusura aggressiva sui giocatori dello United non appena il pallone raggiungeva i mezzi spazi in zona di rifinitura, grazie a questo tipo di pressione è arrivata l'occasione che al 14' poteva portare in vantaggio le Foxes.

Ecco un esempio di aggressione in fase di transizione difensiva del Leicester: rispetto alla prima pressione in fase di uscita del pallone Tielemans va su Matic mentre Albrighton va ad aggredire Williams in un approccio uomo su uomo che costringe lo United a giocare il pallone sui giocatori offensivi isolati a duello contro i centrali del Leicester e Ndidi, ovviamente un atteggiamento di questo tipo comporta dei rischi, con un recupero palla subordinato alla vittoria nei duelli individuali contro gente come Rashford e Martial.


LINEA DIFENSIVA

In fase difensiva il Leicester si schierava con i 5 in linea in modo da avere superiorità contro i tre attaccanti del Manchester, molto spesso si è visto nel corso della partita i tre centrali giocare davvero molto vicini tra loro supportati da Ndidi e Choudoury che ostruivano ogni spazio di manovra nella fascia centrale del campo.

Ecco un esempio di come è schierata la linea delle Foxes, in questa circostanza Albroghton esce su Williams e tutta la linea difensiva scivola su quel lato mantenendo lo scaglionamento, inoltre i due centrocampisti sono pronti a loro volta a ricomporre la linea qualora uno dei centrali debba uscire per prendere Bruno Fernandes che, come anche in questo esempio, tende a defilarsi per sfuggire alla morsa dei due centrocampisti del Leicester e dialogare sul corto con Martial o Rashford, tuttavia non sempre questi meccanismi hanno funzionato al meglio (basta vedere la posizione del corpo di Morgan e di Evans, il primo rivolto in avanti, il secondo in copertura) complice la poca intesa tra i singoli componenti.


FASE DI POSSESSO


LA COSTRUZIONE E LO SVILUPPO DEL GIOCO


Avendo l'onere di fare la partita il Leicester ha cercato diversi modi per trovare spazi contro l'atteggiamento attendista della squadra di Soskjaer. Dopo il lockdown, con il passaggio alla difesa a 3, Rodgers ha creato un sistema di uscita del pallone basato su un 3+2 composto dai tre centrali di difesa ed i due centrocampisti Ndidi e Choudary, questo permette ai due esterni di centrocampo di scollegarsi dalla fase di impostazione e poter avanzare nella metà campo avversaria creando di fatto un 3-2/4-1 con Tielemans che si muove in zona rifinitura ed assieme a Iheanacho ed all'esterno sovraccaricano la relativa zona di campo.

In questa immagine si nota in maniera evidente il 3+2 in costruzione del Leicester, qui si nota anche la posizione di Tielemans che, invece, cerca di raccogliere il pallone alle spalle dei centrocampisti dello United. Lo scopo del Leicester era quello di sovraccaricare il lato destro con il supporto anche di Albrighton e Iheanacho, infatti le statistiche di WhoScored ci dicono che la squadra di Rogers ha imbastito il 45% dei propri attacchi da quella parte di campo.

In questo fermo immagine si nota chiaramente il sovraccarico creato su lato destro, con Tielemans e Iheanacho  che attirano Pogba e Matic, il Leicester svilupperà l'azione con un cambio di gioco che libera Thomas a sinistra ma quest'ultimo sbaglia la verticalizzazione su Vardy



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L'ATTACCO DELLA LINEA

Quando si parla di attacco alla linea, in casa Leicester si parla di Jamie Vardy, il capocannoniere della Premier ha provato con i suoi smarcamenti a bucare la linea difensiva dello United nonché a creare spazi sulla fascia sinistra visto che i suoi tagli hanno spesso portato Wan Bissaka a restare molto vicino a Lindelof visto che la zona che il centravanti del Leicester aveva battezzato era proprio quella tra il centrale svedese ed il terzino ex Crystal Palace.

Come ben si evince da questo fermo immagine ecco una tipica giocata sviluppata dal Leicester con Vardy che stazione tra Lindelof e Wan Bissaka pronto a ricevere una verticalizzazione alle spalle della linea difensiva dello United. La mancanza di lucidità e di precisione dei suoi compagni, tuttavia, ha reso questa soluzione non vincente, tanto che l'unica volta in cui si è reso pericoloso è stata sugli sviluppi di un calcio da fermo dove con una sua spizzata ha colpito la traversa.



MANCHESTER UNITED


LA FASE DI POSSESSO


LA COSTRUZIONE 


La costruzione dell'azione dello United avviene prevalentemente con Matic che si abbassa tra i centrali (a volte ponendosi fuori linea alla sinistra di Maguire) in modo da avere superiorità numerica contro i due attaccanti del Leicester, rispetto al Leicester, tuttavia, i terzini mantenevano posizioni più conservative ed avevano funzioni diverse: Wan Bissaka restava largo a destra a fornire ampiezza, mentre Williams aveva il compito di favorire l'abbassamento di uno tra Bruno Fernandes e Rashford, questa era possibile o accentrandosi in posizione di falso terzino al fianco di Pogba dietro la prima linea di pressione, oppure sganciandosi in avanti creando uno spazio in quella zona di campo.

Il fermo immagine mostra i movimenti effettuati dai giocatori dello United per uscire dalla pressione del Leicester, potete notare la posizione di Williams che genera spazio per Bruno Fernandes, il Leicester qui ha risposto senza rischiare uscite dalla linea difensiva, infatti è Ndidi ad uscire su Bruno Fernandes, per progredire lo United aveva come soluzioni un cambio di gioco o delle triangolazioni dall'alto coefficiente di difficoltà con Martial o con Rashford. Nel secondo tempo con il risultato favorevole la squadra di Solskjaer ha mantenuto la stessa impostazione ma non ha mai forzato la giocata sapendo di poter gestire il pallone grazie alla superiorità numerica data dall'abbassamento di Matic tra i centrali difensivi.

LO SVILUPPO DEL GIOCO


In fase di sviluppo dell'azione lo United aveva il problema di superare il blocco del Leicester che si schierava con un 5-3-2 molto corto con pochissimo spazio nella zona di rifinitura, zona di campo dove lo United ha prodotto molte delle sue fortune dopo l'arrivo di Bruno Fernandes, per questo il portoghese spesso doveva o allargarsi per combinare con Rashford o con Martial o allinearsi a Pogba per ricevere palloni giocabili, questo spiega perché nei primi 40' lo United non ha di fatto mai tirato verso la porta di Schmeichel, a questo si aggiunge il timore degli smarcamenti preventivi di Vardy che tenevano Wan-Bissaka in una posizione più prudente, mentre Williams partecipava più attivamente alla fase offensiva in quanto c'era Matic a coprire dalla sua parte.

In questo fotogramma ecco una spiegazione di come provava lo United a risalire il campo: Bruno Fernandes viene a prendere il pallone  a centrocampo, i 3 di centrocampo del Leicester non concedono linee di passaggio in zona di rifinitura, l'unica soluzione è il cambio di gioco su Greenwood, solo il cambio di gioco convince Wan Bissaka a lasciare la propria posizione ed attaccare, tuttavia restano troppi pochi uomini contro la linea a 5 del Leicester.

LA FASE DI NON POSSESSO

Avendo 2 risultati su 3 a disposizione, il Manchester United non aveva molti motivi nel prendersi rischi, per questa ragione la squadra di Solskjaer è sempre stata molto attenta a non mandare in avanti troppi giocatori, anche a costo di non dare ritmo all'azione offensiva attaccando in decisa inferiorità numerica contro le linee corte del Leicester.

LA TRANSIZIONE DIFENSIVA


I giocatori chiave nella fase di transizione difensiva sono stati Wan Bissaka e soprattutto Matic: lo spauracchio per lo United erano in fase di transizione gli smarcamenti di Vardy, per questa ragione l'obiettivo era sempre quello di tenere la linea difensiva sempre in superiorità numerica e con i due attaccanti sempre marcati preventivamente.

Ecco un esempio dell'attenzione posta dallo United alle marcature preventive, qui vediamo Matic che resta sulle tracce di Iheanacho e copre l'avanzamento di Wan Bissaka a destra: in altre occasioni nel corso della partita era Matic a sganciarsi a supporto della manovra offensiva, in queste occasioni era Wan Bissaka a restare dietro a dare man forte a Maguire e Lindelof.



LA GIOCATA DECISIVA DELLA PARTITA


L'evento decisivo della partita è arrivato grazie ad un ottima prima pressione degli attaccanti dello United che hanno indotto la prima impostazione del Leicester a perdere un pallone sulla propria trequarti che ha permesso a Martial di lanciarsi verso la porta prima di essere falciato da Evans e Morgan prima di battere a rete inducendo all'assegnazione di un sacrosanto calcio di rigore.

Come si evince dal fermo immagine, Fernandes, Martial e Greenwood hanno chiuso ogni linea di passaggio in fase di uscita del Leicester: questo costringe Evans a forzare un passaggio scomodo per Choudury a causa anche della sua postura, Greenwood è bravo ad intuire le potenzialità di una immediata aggressione e soffia il pallone al centrocampista del Leicester, poi Fernandes manderà in porta Martial costringendo Evans al fallo da rigore.


CONCLUSIONI

La vittoria dello United è stata, a mio parere, meritata: la squadra di Solskjaer ha decisamente interpretato meglio le criticità che la partita portava oltre a saper gestire molto bene anche il vantaggio di avere 2 risultati su 3 permettendole di gestire il ritmo senza la necessità di forzare la giocata.

Il Leicester ha provato a fare una gara aggressiva ma senza lasciare troppi spazi dietro, tuttavia impegnare pochi giocatori in fase di sviluppo dell'azione e fare all in sugli smarcamenti di Vardy non è stata una mossa vincente considerando che lo United è stato in grado di disinnescare con pochi accorgimenti sul posizionamento di Matic e Wan Bissaka i movimenti del centravanti del Leicester.

Alla fine la partita più che una battaglia tattica si è rivelata una sfida di duelli individuali in cui il tasso tecnico degli interpreti dello United ha fatto la differenza, soprattutto alla luce del fatto che gli episodi decisivi o potenzialmente decisivi della partita sono stati innescati da errori individuali dei giocatori del Leicester, sia che fossero le letture sbagliate di Iheanacho su un paio di potenziali occasioni da rete per il Leicester nel primo tempo, sia per il grave errore di Choudhury che ha consegnato partita e qualificazione in Champions allo United,

Monday, 20 July 2020

Roma-Inter, l'analisi delle scelte di Fonseca e Conte

Il posticipo domenicale della 34^ giornata di serie A metteva di fronte due squadre con stili di gioco molto ben definiti, con due allenatori che hanno idee di gioco molto precise e che hanno portato una certa identità alle rispettive squadre: da un lato abbiamo il gioco di Fonseca con molta attenzione alla fase di possesso e che tenta di sfruttare al meglio le qualità tecniche dei suoi trequartisti a supporto del finalizzatore Edin Dzeko, dall'altra parte il gioco estremamente codificato di Antonio Conte che ha permesso all'Inter di esprimersi a tratti su livelli difficili da sostenere per le altre squadre del campionato; ad accomunare le due squadre, invece, c'è la difficoltà a coprire lo spazio alle proprie spalle, da un lato a causa di meccanismi di transizione difensiva non sempre ben eseguiti, dall'altra parte le difficoltà dei nerazzurri a mantenere costanti i ritmi nell'arco dei 90 minuti che portano la squadra ad allungarsi, per questo andrò ad analizzare le squadre nell'arco delle varie fasi della partita.

La partita dell'Olimpico è stata utile per analizzare come i due allenatori stanno ovviando ai punti di debolezza delle loro squadre in vista non solo delle ultime giornate di campionato ma anche della fase finale di Europa League in cui Roma e Inter cercheranno di dire la loro pur senza avere i favori del pronostico.

LE FORMAZIONI INIZIALI

Le due squadre si schierano coerentemente a quanto visto nelle ultime giornate, con Fonseca che è passato definitivamente al 3-4-2-1 con Kolarov come centrale di sinistra, dall'altra parte Conte presenta il suo 3-5-2 con Brozovic vertice alto del triangolo di centrocampo completato da Gagliardini e Barella e con la coppia d'attacco Sanchez-Lautaro Martinez.



LA POSIZIONE DI BROZOVIC

Chi si aspettava il croato come vertice basso del centrocampo dell'Inter è rimasto sorpreso dalla mossa di Conte di schierarlo nella posizione che in questi masi avrebbe ritagliato per Eriksen, una mossa che ha destato alcune critiche, tuttavia ritengo che la scelta abbia avuto un senso, specie nella prima parte di partita, perché Conte ha rivisto il sistema di prima costruzione permettendo al croato di spostarsi qualche metro più avanti ed essere utile in fase di pressione che in fase di sviluppo e rifinitura dell'azione.

IL LAVORO IN FASE DI PRIMA PRESSIONE

Con la Roma che imposta con i suoi tre centrali, Conte risponde con Sanchez e Lautaro in pressione sui braccetti, mentre a Brozovic è richiesto di attaccare Ibanez e (in alcuni casi) anche Pau Lopez, ma anche di chiudere le linee di passaggio verso Diawara; il suo lavoro ha costretto la Roma a muovere il gioco sugli esterni ed a sviluppare il gioco mediante azioni laterali.

Ecco un esempio della prima pressione nerazzurra, Brozovic è addirittura più avanzato di Sanchez e Lautaro con lo scopo di togliere soluzioni di passaggio a Pau Lopez, all'ex portiere del Betis vengono ostruite tutte le soluzioni centrali, in questo modo le due punte possono orientarsi anche sui due braccetti della Roma, come richiesto da Conte (in basso nell'immagine).

Stessa situazione la troviamo anche in questa circostanza, qui cambia lo scaglionamento dei tre centrali della Roma, ma l'approccio non cambia: Brozovic resta in pressione su Lopez coprendo la linea di passaggio verso Diawara ed allo stesso tempo è pronto ad orientare la propria corsa verso Ibanez, posizionato alla destra del portiere giallo-rosso.

Andando a leggere le statistiche della partita elaborate da SICS questa pressione alta della formazione nerazzurra ha prodotto diversi palloni persi dalla Roma in fase di costruzione (7 palloni persi da Mancini) oltre ad isolare dal gioco Diawara (28 passaggi effettuati, 25 per Veretout, a dimostrazione di come siano stati abili ad isolare i centrocampisti centrali della Roma), tuttavia, come vedremo dopo, la squadra di Fonseca è stata abile a cercare soluzioni alternative per uscire dalla pressione.
 

LA SUA POSIZIONE IN ZONA DI RIFINITURA

In fase di possesso, il croato si è mosso prevalentemente in zona di rifinitura sfruttando le difficoltà della Roma nel gestire la superiorità numerica generata dalla scelta della Roma di aggredire individualmente i tre centrali dell'Inter con Pellegrini, Mkhitaryan e Dzeko lasciando Diawara e Veretout a lottare contro i tre centrocampisti dell'Inter, per cui superata la prima pressione il croato con i suoi movimenti ha disordinato le linee giallo-rosse come nell'azione che ha portato al calcio d'angolo da cui è nato il vantaggio dell'Inter.

Nell'azione che porta al calcio d'angolo del momentaneo vantaggio nerazzurro, la posizione di Brozovic permette di creare una superiorità nella zona di rifinitura, come si evince dall'immagine la Roma con la prima pressione costringe l'Inter ad andare sull'esterno, situazione che non dispiace a Conte che ha codificato nel suo playbook la giocata di prima intenzione di Young alle spalle della linea di centrocampo, dove vi è lo spazio creato dal lavoro dei due attaccanti che tengono impegnata la linea difensiva permettendo a Brozovic di sfruttare quello spazio e disordinare le linee della Roma, l'azione terminerà con Candreva che servirà Sanchez in profondità, la chiusura di Ibanez determinerà il calcio d'angolo da cui nasce il goal di De Vrij.

Anche in questa occasione la libertà concessa da Conte a Brozovic crea difficoltà alla Roma nelle scelte, in questo caso Gagliardini e Barella tengono impegnati Diawara e Veretout, l'uomo cerchiato in rosso è Mancini che pochi secondi prima era uscito dalla linea per contrastare il croato portandolo in quella zona di campo, poi l'ex atalantino decide di andare a ricomporre la linea difensiva senza completare la pressione contando sull'aiuto di Pellegrini che però resta su Bastoni (non inquadrati), in questo modo Brozovic ha completa libertà e Mancini stesso resta nella terra di nessuno lasciando gli altri due centrali difensivi in uno contro uno contro Lautaro e Sanchez, da questa situazione nascerà l'occasione che poteva portare l'Inter sul 2-0 ma sprecata dallo stesso Brozovic a due passi da Pau Lopez.

IL GIOCO LATERALE DELLA ROMA

La pressione alta dell'Inter, come abbiamo visto sopra, ha creato parecchi grattacapi all'uscita difensiva della Roma, ma il 3-4-2-1 costruito da Fonseca ha permesso alla squadra giallo-rossa di poter trovare con pazienza soluzioni diverse rispetto a quelle che aveva preventivato alla vigilia; in particolare non potendo accedere ai due centrali di centrocampo ha deciso di utilizzare a proprio vantaggio il proposito dell'Inter di orientare il gioco della Roma sugli esterni, questo è stato possibile grazie allo sviluppo di un gioco laterale sulla fascia destra che ha permesso di mettere in mezzo Ashley Young.

Fonte, report SICS
Dagli analisi dei passaggi-chiave elaborati da SICS si evince come la Roma abbia deciso di bypassare la pressione dell'Inter mediante la connessione tra i centrali difensivi e i due trequartisti a sostegno di Edin Dzeko, ossia Pellegrini e Mkhitaryan, che hanno ricevuto 8 passaggi-chiave a testa, anche lo stesso Dzeko è stato usato come riferimento per i palloni a scavalcare il centrocampo: in questo fondamentale il bosniaco si è potuto esaltare nei duelli con De Vrij, inoltre il posizionamento dei due trequartisti al suo fianco ha permesso di rendere produttive le sue sponde rendendo possibile la soluzione delle combinazioni laterali, specie sul lato destro, dove l'asse Pellegrini-Bruno Peres, sfruttano le doti in velocità del brasiliano ha creato diverse situazioni di potenziale pericolo per la difesa nerazzurra.

Come si evince dall'immagine, però, non ostante i duelli vinti da Bruno Peres contro Young, il pericolo per l'Inter resta solo potenziale in quanto Pellegrini dopo aver innescato il gioco laterale con il brasiliano non va ad invadere l'area di rigore lasciando l'onere ai soli Dzeko e Mkhitaryan, permettendo dunque all'Inter di chiudere sui cross dell'ex giocatore del Torino, situazione testimoniata dalle statistiche che indicano come i due esterni della Roma siano arrivati al cross solamente 3 volte (2 volte Spinazzola, 1 Bruno Peres).

Passmap fonte Between the Posts
A conferma del fatto che l'asse di destra fosse la principale fonte di gioco della squadra di Fonseca ci viene in soccorso la passmap elaborata da Between the Posts da cui si evincono facilmente le connessioni tra i centrali difensivi della Roma e Lorenzo Pellegrini e la connessione tra quest'ultimo e Bruno Peres, tanto che i 32 passaggi che si sono scambiati rappresentano la combinazione più alta di passaggi tra giocatori giallo-rossi, oltre ad essere i giocatori della Roma con il maggior numero di tocchi (65 a testa) e con li maggior numero di passaggi effettuati (41 Pellegrini, 38 Bruno Peres). 








L'UTILIZZO DI HANDANOVIC IN COSTRUZIONE

Una delle principali novità che stiamo vedendo in questa fase di stagione post-COVID è quella di utilizzare il portiere nella prima costruzione, a livello europeo questo è già un elemento abbastanza diffuso (vedi Neuer, Ter Stegen, Ederson ed Alisson su tutti) ma che progressivamente sta prendendo piede anche in Italia: abbiamo visto Gattuso preferire Ospina a Meret proprio per la necessità di un maggior coinvolgimento del portiere in fase di possesso, lo stesso Fonseca ha voluto Pau Lopez come portiere per poterlo utilizzare in impostazione (ma come abbiamo visto sopra, il lavoro di Brozovic è riuscito a limitarlo), poi abbiamo visto De Zerbi fare lo stesso con Consigli al Sassuolo, questa volta stiamo vedendo lo stesso atteggiamento con Handanovic.

In questa immagine si nota abbastanza chiaramente l'importanza che ha il coinvolgimento del portiere in fase di costruzione, Handanovic conduce il pallone in mezzo a Skriniar e Bastoni mentre de Vrij si stacca pronto a ricevere al lato di Dzeko, la Roma non ha mai risposto andando ad attaccare il portiere nerazzurro ma ha tenuto i tre uomini più avanzati sempre orientati a coprire il centro ed eventualmente aggredire i tre difensori centrali dell'Inter per non permettere alla squadra di Conte di non prendere campo tramite i passaggi-chiave dei centrali difensivi e dello stesso Handanovic.

Fonte Videomatch SICS
La scelta conservativa della Roma si è rivelata nella sfida prima costruzione-prima pressione come quella vincente, infatti dall'analisi dei passaggi-chiave dei centrali difensivi elaborati da SICS si evince chiaramente come la squadra di Fonseca sia stata molto abile nel saper uscire dal proprio terzo difensivo bypassando la linea di pressione aggressiva dell'Inter vista precedentemente; la copertura del centro da parte della Roma non ha permesso, invece, all'Inter di risalire il campo se non quando Brozovic si abbassava riprendendo la sua posizione di vertice basso del triangolo di centrocampo ma sottraendo la sua presenza nella metà campo avversaria, presenza non colmabile da Barella e Gagliardini generando dunque, anche un po' di confusione, situazione che, nel secondo tempo, Conte ha risolto anche a causa della situazione di svantaggio, facendo entrare Eriksen al posto di Gagliardini ed arretrando il croato. 

Passmap fonte Between the Posts
A conferma delle difficoltà dell'Inter a prendere campo lo dimostra la passmap con tanti passaggi tra i centrali di difesa e con gli esterni e l'isolamento dei centrocampisti centrali sempre ben schermati dalla prima linea di pressione della Roma; a livello numerico l'Inter chiuderà la partita con il 56% di possesso palla ma il pallone si è giocato per il 31% del tempo nel terzo di campo nerazzurro ed il 27% nel terzo di campo della Roma,












CONCLUSIONE

Il 2-2 finale è un risultato alla fine giusto, la grande battaglia tattica tra i due tecnici ha portato a tanti duelli (specie sugli esterni) ma pochi tiri (7 della Roma e 8 dell'Inter) e poche occasioni da rete, tuttavia quanto prodotto anche a livello di xG rispecchia fedelmente il risultato finale (1,44 vs, 1,53 secondo il modello Understat, 1,27 vs. 1,41 secondo il modello Between the Posts) con il calcio di rigore che, ovviamente, ha un peso importante su questa statistica, usando, invece, come riferimento l'indice di pericolosità elaborato da SICS la Roma chiude davanti con un indice di 42 rispetto a 36 dell'Inter.

A Fonseca resta l'idea che il passaggio al 3-4-2-1 stia dando maggiore compattezza alla squadra, sembrano lontani i tempi delle disastrose transizioni difensive viste in diverse occasioni in questa stagione, la difesa a 3 e l'ottimo lavoro di schermatura della prima linea di pressione permette ai giallo-rossi di limitare molto gli avversari, inoltre gli esterni sono molto più a loro agio quando possono giocare scollegati dalla linea difensiva, vedi la prestazione di Bruno Peres; resta aperta la questione del riempimento dell'area di rigore, Pellegrini più volte non ha dato seguito alle combinazioni con Bruno Peres restando fuori area, se la Roma ha concluso molto poco rispetto a quanto ha prodotto nella metà campo avversaria è anche dovuto al fatto che il peso dell'attacco all'area di rigore al momento sembra limitato ai soli Dzeko e Mkhitaryan.

Riguardo l'Inter, il 3-4-1-2 su cui ha virato Conte nel post-COVID mostra potenzialità interessanti, tuttavia sarebbe ancora più interessante vederlo all'opera con Brozovic a centrocampo ed Eriksen come vertice alto del triangolo, questo consentirebbe un'uscita del pallone dal terzo difensivo molto più fluida e non solamente tramite le solite giocate a memoria con palla all'esterno che scarica poi sulle due punte, una giocata che se viene ben neutralizzata come ha fatto la Roma necessita di un piano B che non può prescindere da un'uscita del pallone anche per vie centrali.

Monday, 13 July 2020

Milan, Rangnick e Pioli possono coesistere?

Photo source, account Twitter del Milan


Uno degli argomenti più di moda in queste ultime settimane è quello relativo alle possibili rivoluzioni in casa Milan con l'amministratore delegato Gazidis intenzionato a consegnare la gestione totale dell'area tecnica a Ralf Rangnick, ossia il demiurgo di due realtà importanti come Hoffenheim prima ed il modello Red Bull poi, entrambi progetti partiti sostanzialmente da zero fino a giungere ai vertici del calcio tedesco (e quello austriaco, se consideriamo il dominio del Salisburgo aldilà del Brennero).

Per il manager tedesco si tratterebbe di una sfida nuova, visto che non si troverebbe a maneggiare un progetto che parte da zero, ma si tratta di dover creare una nuova mentalità in un contesto intriso di storia, una storia di tanti successi che porta con se il rovescio della medaglia di una tifoseria abituata a quei successi e che non sembra accettare il ridimensionamento iniziato con il progressivo disimpegno di Berlusconi a partire dall'estate 2012 fino a giungere ai tribolati cambi di proprietà avvenuti dal 2017 in poi, portando con se altrettante rivoluzioni a livello tecnico che poco di buono hanno prodotto in questi anni.

La nuova rivoluzione all'orizzonte voluta da Gazidis ha aperto un dibattito sulla necessità di un nuovo cambiamento di guida tecnica considerando che nelle ultime 3 stagioni il Milan ha già "bruciato" tre allenatori come Montella, Gattuso e Giampaolo e sembra volersi apprestare a dare il benservito anche a Stefano Pioli, eppure, data la storia di Rangnick negli ultimi anni, provo a perorare una teoria che non ritengo infondata, ossia l'arrivo di Rangnick alla direzione tecnica davvero preclude la prosecuzione del ruolo in panchina di Stefano Pioli? 
Proverò a rispondere a queste domande ed allo stesso tempo capire cosa Rangnick deve cambiare e cosa invece deve mantenere del lavoro svolto da Maldini, Leonardo e Boban negli ultimi anni in modo da evitare un'ennesima ripartenza da zero.

IL METODO DI RANGNICK

Il sistema Rangnick è anzitutto un sistema che è profondamente integrato a livello tattico e di scelta degli uomini, tutti aspetti centralizzati sulla propria figura, ragion per la quale non è indispensabile che sia lui a sedere in panchina, bensì è sufficiente un allenatore che creda fortemente quanto lui alle stesse idee di gioco, ossia un approccio verticale, basato sul giocare il pallone in avanti e sul riaggredire con tanti uomini il pallone una volta perso nella trequarti avversaria; nella sua ultima stagione in panchina  a Lipsia, i numeri mostrano chiaramente l'approccio del tecnico tedesco.

Fonte Dati FbRef/StatsBomb


Il suo modulo di gioco preferito (specie da quando ha preso in mano il progetto Red Bull) è il 4-2-2-2, ossia una variante del 4-4-2 in cui le due ali giocano totalmente dentro al campo in fase di possesso e si allargano solo in fase di non possesso quando la squadra deve riallinearsi in difesa posizionale (cosa che accade solo quando la riaggressione di cui sopra non produce come risultato il recupero immediato del pallone), tuttavia nell'ultima sua stagione in panchina, ossia lo scorso anno a Lipsia, ha più volte variato lo schieramento base pur mantenendo inalterati i principi.

Gli stessi principi di gioco pretesi da Rangnick sono poi diventati riferimento per altri allenatori che hanno incrociato la strada con il progetto Red Bull, creando sostanzialmente dei discepoli il cui stile di gioco è evidentemente attinto dal sistema di gioco del tecnico tedesco, tra questi troviamo Adi Hutter, attuale allenatore dell'Eintracht, Ralph Hasenhüttl, attuale allenatore del Southampton e Roger Schmidt, ex allenatore del Bayer Leverkusen che, dopo una parentesi cinese, tornerà in Europa nella prossima stagione sulla panchina del PSV Eindhoven. Una dimostrazione di quanto le idee di Rangnick abbiano attecchito sui propri discepoli è dato dall'atteggiamento del Southamption di Hassenhuttl, il cui indice PPDA (ossia il numero di passaggi in media concessi all'avversario prima di un intervento difensivo) in Premier League è inferiore solo a quello del Leicester e del Liverpool (addirittura superiore al City di Guardiola).

Fonte tabella Understat


Sempre riprendendo, invece, i dati relativi alla Bundesliga della scorsa stagione, un'altra analisi che si può fare per verificare lo stile di gioco è quella relativa alla percentuali di passaggi effettuati verso la trequarti unito alla quantità di pressioni fatte nella stessa zona di campo: dal seguente grafico ne emerge un'ulteriore dimostrazione dell'approccio verticale voluto da Rangnick al Lipsia a cui è accostabile, a sua volta, lo stesso tipo di atteggiamento da parte dell'Eintracht di Adi Hutter, altro discepolo del tecnico tedesco.

Fonte Dati FbRef/StatsBomb


I DATI DI PIOLI AL MILAN

Come abbiamo visto, l'arrivo di Rangnick al Milan rappresenta una scelta della dirigenza non solo all'interno di una strategia di ristrutturazione dei costi (come vedremo dopo il sistema di Rangnick richiede profili dall'età media non molto avanzata con conseguente possibilità di pescare tra giocatori che possano alleggerire il monte ingaggi) ma anche sotto il punto di vista di un'identità tecnica, per questa ragione ci si interroga se possa fare bene al Milan una nuova rivoluzione tecnica, dunque è opportuno chiedersi se la strategia di Rangnick possa integrarsi con il sistema di gioco e con i giocatori a disposizione di Stefano Pioli.

Cominciando l'analisi dell'approccio di Pioli sulla panchina rossonera, ho preso come primo riferimento quello dell'indice PPDA come già spiegato precedentemente; analizzando i dati di questa stagione il Milan ha un atteggiamento molto aggressivo, tanto da essere al quarto posto nell'indice alle spalle di Bologna, Atalanta e Juventus, questo ci lascia intendere che il tecnico emiliano ha già instradato la squadra rossonera verso questa tipologia di approccio.


Fonte tabella Understat



Anche come atteggiamento generale si intravede con Pioli un approccio maggiormente verticale, seppur con livelli decisamente meno estremi rispetto al sistema ultra-aggressivo di Rangnick, tuttavia la squadra rossonera a livello statistico mostra di essere sopra la media in relazione alla percentuale di passaggi effettuati nella trequarti offensiva rispetto al totale, sia in termini di percentuali di pressioni effettuate nella trequarti avversaria rispetto al totale, inoltre la grandezza dell'indicatore conferma l'approccio aggressivo della squadra di Pioli.


Fonte Dati FbRef/StatsBomb


Un esempio ben calzante del sistema di ri-aggressione voluto da Pioli è ben visibile nell'azione del goal del 4-2 contro la Juventus, l'azione scaturisce da un duello perso da Leao con Alex Sandro, questa situazione va scattare il meccanismo che vedete nell'immagine sotto: lo stesso Leao va a contendere nuovamente il pallone ad Alex Sandro coprendo anche la linea di passaggio verso Matuidi che quindi viene isolato, Rebic e Bennacer si muovono per togliere le linee di passaggio più immediate, ossia quella verso Bentancur o all'indietro verso Bonucci, fuori dall'inquadratura Calhanoglu e Bonaventura si occupano rispettivamente di Ramsey e Rugani: Alex Sandro, per non buttare il pallone, si trova costretto a cercare un passaggio in orizzontale verso quest'ultimo, Bonaventura lo intercetta e serve a Rebic il pallone del 4-2.




Utilizzando il software Dynamic di SICS ho evidenziati altri movimenti in fase di pressing e contro-pressing che confermano come già con Pioli la prima linea di pressione rossonera applica già alcuni dei concetti di Rangnick che, quindi, avrebbe già terreno fertile per proporre il suo calcio, per cui tenere Pioli in panchina potrebbe facilitare non poche l'approccio del manager tedesco sul gruppo dei giocatori attualmente a disposizione. Dal video sotto ben si evidenzia il numero di giocatori che la squadra rossonera attiva in zona palla per riconquistarla immediatamente dopo averla persa ed in ogni caso in situazioni di transizione in cui è più facile trovare l'avversario schierato in maniera disordinata.




A livello statistico ciò che emerge, tuttavia, è che questo tipo di aggressione avviene solo di fronte a situazioni particolari, per esempio dal video sopra emerge come contro la Spal la strategia di contro-pressing nasce dalla necessità di tenere quanti più uomini possibili in avanti data la situazione di doppio svantaggio e di superiorità numerica, mentre negli esempi visti contro la Lazio la pressione è esercitata in quanto attivata da difficoltà da parte della squadra bianco-celeste nel gestire il pallone, a questo si aggiunge che, quando è schierato Ibra, non può essere richiesto uno sforzo eccessivo in fase di prima pressione.


LA ROSA DEL MILAN

Al fine di attuare i principi di gioco di Rangnick, dunque, è necessario avere a disposizione giocatori disposti a giocare a ritmi alti con grandi doti dal punto di vista della corsa, profilo più facilmente ritrovabile in giocatori più giovani e con determinate caratteristiche che devono essere sviluppate a partire dai settori giovanili, un'evenienza che è difficile da trovare in Italia. Come si evince dal grafico sotto il Milan si presenterà alla fine di questa stagione con una rosa che verrà svecchiata visto che i giocatori dall'età più avanzata sono in scadenza di contratto (vedi Ibra, Kjaer, Biglia e Bonaventura), per cui sotto questo aspetto il processo di ringiovanimento della rosa e la riduzione dell'impatto degli ingaggi sui conti è già a buon punto. Ora la domanda da porsi è quanti in questa rosa possono essere adatti al progetto Rangnick.






Se osserviamo il grafico, tutti i giocatori che si trovano nella parte destra (quindi quelli meno giovani) sono tutti destinati a lasciare la società rossonera sia perché si tratta di giocatori non aderenti al profilo tecnico richiesto da Rangnick sia perché il mantra per la dirigenza del Milan è quello di ridurre il monte ingaggi e l'addio, per esempio, di Biglia, toglierà dal bilancio il giocatore più costoso della rosa (vedi tabella sotto), l'altro giocatore che pesa particolarmente sul bilancio senza che abbia reali prospettive nel progetto è Musacchio, il cui contratto scade nel 2021 ma già sul piede di partenza, tanto da essere stato escluso dalle rotazioni di Pioli anche prima del suo infortunio.



Tra i giocatori più giovani, ce ne sono diversi che pesano sul bilancio del Milan ma che possono tornare ancora utili al progetto Rangnick, in particolare Calhanoglu che già conosce molto bene il modello di gioco del tecnico tedesco visto che è stato lanciato da Roger Schmidt a Leverkusen, ossia un discepolo del tecnico tedesco; gli altri due profili che sembrano essere già adatti al progetto sono Rebic e Saelemaekers, per i quali infatti il club si è già mosso per riscattare i relativi prestiti.

Il centravanti serbo ha già mostrato di essere utile sia in fase di finalizzazione (1 rete di media a partita nel corso del 2020, vedi dato elaborato da SICS) e ben si integra come caratteristiche con Leao, inoltre abbiamo potuto vedere precedentemente anche la sua predisposizione a collaborare al pressing alto, merito non solo del lavoro di Pioli ma anche di quello pregresso di Hutter a Francoforte, per questo il manager tedesco sicuramente può puntare sulla coppia Rebic-Leao per l'attacco, tanto che le notizie di questi giorni lasciano intendere che il Milan sia alla ricerca di un accordo per l'acquisto a titolo definitivo del croato, per cui la scelta potrà e dovrà concentrarsi nel trovare un giovane profilo che possa alternarsi e che risponda alle richieste.

Team studio del Milan elaborato da SICS


Per il centrocampo abbiamo già visto quanto pesa a bilancio Hakan Calhanoglu e quanto, allo stesso tempo, sia il profilo ideale per il sistema di Rangnick, per questa ragione credo che il turco sarà il primo elemento di continuità, il secondo sarà invece Saelemaekers, le cui caratteristiche rispondono totalmente al tipo di giocatore richiesto per esercitare la pressione in avanti richiesta dal tecnico tedesco e non escludo che, vista la sua tendenza a restare molto largo, possa essere utilizzato prevalentemente da terzino destro, portando la società alla scelta di trovare un'altra collocazione ad uno tra Conti e Calabria (personalmente vedo come più probabile quest'ultimo come "sacrificato" alla causa).

Al centro del centrocampo Rangnick avrà bisogno di due giocatori in grado di andare a caccia di ogni pallone e verticalizzare immediatamente, ad oggi Pioli assegna questo compito alla coppia Bennacer-Kessie, e mentre l'algerino mostra di essere perfetto per questa tipologia di ruolo, lo stesso non sembra applicarsi per Kessie, il quale, secondo le statistiche, è al di sotto degli standard previsti sia a livello di palloni recuperati che di passaggi in verticale effettuati: certo, questo è anche dovuto a dei compiti diversi che Pioli gli assegna (in fase di impostazione resta in copertura delle discese dei terzini) ma, anche secondo le voci di mercato, l'ivoriano ex Atalanta potrebbe partire in caso arrivasse un'offerta ritenuta congrua. Per questo motivo il Milan ha necessità di occupare quella casella con un giocatore con le caratteristiche sopra menzionate, per cui ho provato a verificare quali giocatori possano fare al caso dei rossoneri.


Fonte Dati FbRef/StatsBomb



Utilizzando i dati disponibili su FbRef (fonte StatsBomb) in relazione ai centrocampisti che hanno disputato i 5 principali campionati in Europa il grafico che ho creato considera da una parte quello che ho definito come Vertical Index ossia il rapporto tra passaggi in avanti sul totale dei passaggi effettuati ed il numero di palloni recuperati a partita, come ulteriore filtro ho aggiunto che i giocatori in questione non devono superare i 25 anni e lo scenario che ne emerge è il seguente:
  • In primis Bennacer (lo trovate indicato con la prima delle tre linee rosse) è destinato ad essere il leader del centrocampo rossonero, in questa stagione l'algerino si è preso un ruolo da leader della zona nevralgica del campo sia con la sua capacità di gestire la palla che quella di contenderla agli avversari; utilizzando i dati di SICS l'ex centrocampista dell'Empoli ha al suo attivo 5,2 passaggi-chiave a partita (ossia i passaggi che bypassano una linea di pressione avversaria) unito a 7,2 palloni recuperati a partita, per questo motivo nel grafico sopra lo trovate nel quadrante alto a destra.
  • Il profilo top, date le premesse di cui sopra, a mio parere è quello di Pierre-Emile Højbjerg del Southampton (lo trovate indicato con la freccia nera nel quadrante alto a sinistra del grafico), un giocatore che a Southampton sotto la guida di Hassenhuttl ha assimilato al meglio i concetti della pressione alta e della verticalità richiesti da Rangnick, per questo motivo sarebbe il profilo perfetto e ben integrabile con Bennacer, tuttavia ritengo che difficilmente i Saints si proveranno di lui e se lo faranno sarà per cifre che il Milan non può al momento permettersi.
  • Tornando nel quadrante in alto a destra, ossia quello dei giocatori aventi numeri che si sposano con le richieste di Rangnick, ho segnalato tre giocatori: uno è Erick Pulgar della Fiorentina, giocatore che in questi anni alla Fiorentina ed al Bologna ha giocato sia davanti alla difesa che come mezzala e per questa ragione potrebbe ben associarsi a Bennacer molto meglio di quanto oggi lo faccia Kessie; l'altro profilo è quello di Sandro Tonali, il giocatore del Brescia pare sia già un obiettivo reale di mercato della formazione rossonera e, per caratteristiche, può ben integrarsi con Bennacer al centro del campo e svolgere al meglio i compiti richiesti in fase di pressione e con la giusta propensione alla verticalità (infatti sul grafico lo trovate molto a destra proprio per questa ragione), tuttavia avendo alle spalle solo un anno di serie A potrebbe peccare di inesperienza, ma d'altronde il progetto Rangnick nasce principalmente per sfidare queste difficoltà con il metodo di lavoro.
  • Un'ultima scelta la considero come opportunità che può arrivare dal mercato, ossia Marc Roca, leader tecnico dell'Espanyol che, proprio in questi giorni, è clamorosamente retrocesso dalla Liga spagnola, i suoi numeri sono in linea con i requisiti e, data la retrocessione della squadra catalana, il prezzo di acquisto potrebbe essere accessibile, tuttavia ritengo molto difficile che il trasferimento dell'under 21 spagnolo possa avvenire al di fuori della Liga.

Riguardo la difesa, anche qui il profilo necessario è quello di giocatori in grado di sapere giocare in anticipo a sostegno del pressing ed allo stesso tempo saper affrontare in 1 contro 1 l'avversario diretto, situazione in cui è possibile trovarsi nel sistema di Rangnick qualora l'avversario sia in grado di bypassare le linee di pressione e trovarsi ad attaccare in campo aperto; al momento le scelte a disposizione nella rosa del Milan non rispondono propriamente a questo schema, lo stesso Alessio Romagnoli non sembra, per caratteristiche, adatto ad una difesa alta con tanto spazio da coprire alle spalle.

Come esemplificazione ho voluto prendere come livello di comparazione quello che, a mio parere, è il difensore ideale nel modello di Rangnick, ossia Dajot Upamecano del Lipsia, giocatore che fa del gioco in anticipo e dei duelli individuali il proprio punto di forza, anche perché così è stato plasmato all'interno del modello Red Bull, ed è la stesso lavoro che Rangnick intende fare a Milano.

Fonte grafico Football Slices


Ciò che emerge dal grafico sono le caratteristiche diverse che i due giocatori hanno sviluppato negli ultimi anni, per cui vediamo Upamecano che aggredisce molto di più in avanti mentre Romagnoli preferisce agire in copertura, a conferma di ciò c'è il dato relativo ai palloni respinti dall'area di rigore (indicato come clearances) a sostegno della teoria che Romagnoli tende ad intervenire in situazioni di difesa bassa, per questo motivo le soluzioni per il centrale romano saranno o quella di adeguare il suo stile di gioco secondo le esigenze di Rangnick (e non sarà facile perché la scuola difensiva di Romagnoli segue dettami completamente differenti) oppure essere escluso dal nuovo progetto tecnico con il Milan che cercherà di fare cassa (con annessa plusvalenza) per rifondare l'interno reparto dei centrali difensivi. 

La vera rivoluzione, quindi, a mio parere, potrebbe partire proprio da questo reparto ma i tempi ristretti e la difficoltà nel trovare i giusti profili a prezzi accessibili per la società rossonera, complica non poco i piani del manager tedesco per mettere la sua mano sia in chiave mercato che nella gestione tecnica; questo ulteriore elemento rende consigliabile rallentare la rivoluzione e smussare, almeno per il primo anno, alcuni principi della fase di non possesso in modo tale da evitare le fisiologiche difficoltà che un cambiamento di questo genere può comportare, per questa ragione una transizione dei principi difensivi mediata dal lavoro di Stefano Pioli potrebbe essere utile al manager tedesco per lavorare con più calma nella ricerca dei giusti profili dal mercato e, cosa che sarebbe maggiormente intrigante dal mio punto di vista, concentrare l'implementazione dei suoi principi anche e soprattutto nel settore giovanile rossonero, in modo tale da creare in casa i giocatori adatti a rappresentare in campo le sue idee nel lungo periodo.

CONCLUSIONI

L'arrivo di Rangnick sulla panchina del Milan rappresenta una nuova rivoluzione collegata, a sua volta, alla terza rivoluzione dirigenziale dopo la cessione della società da parte di Berlusconi, di sicuro una situazione che non aiuta la squadra rossonera a riprendere un posto al vertice del calcio italiano, a questo si aggiunge una situazione finanziaria non florida che non permette particolari voli pindarici in termini di spesa anche per via dei paletti dei Financial Fair-Play.
Per questa ragione una nuova rivoluzione copernicana in casa rossonera rischia di bruciare i progressi visti negli ultimi due anni, in cui è vero che è mancata la continuità dovuta ad un gruppo di giocatori poco abili a gestire i momenti di difficoltà, tuttavia Pioli in questa stagione è riuscito ad avvicinare molto il Milan all'idea di un'identità tecnica che non si allontana più di tanto dai principi di Rangnick, per questo motivo, a cui si aggiungono i tempi ristretti tra la fine di questa stagione e l'inizio della prossima, una coabitazione tra il tecnico emiliano ed il manager tedesco potrebbe essere una soluzione ideale sia per creare una fase di transizione che dia continuità a quanto di buono sta raccogliendo Pioli in questa fase di stagione sia per permettere allo stesso Rangnick di verificare l'opportunità di collaborare con lui anche in un ottica di lungo periodo come è accaduto a Lipsia e Salisburgo negli ultimi anni con Hassenhuttl, Hutter, Marco Rose ed altri.  


 

Wednesday, 8 July 2020

Milan-Juventus, l'analisi e le pagelle

Milan e Juventus tornano ad affrontarsi a poche settimane dalla sfida che ha riaperto il calcio italiano dopo il lockdown, allora a Torino, nella semifinale di ritorno di Coppa Italia, la partita terminò con uno 0-0 non esaltante, mentre oggi le due squadre si affrontano con il miglior ruolino di marcia post COVID.

La classifica di serie A dalla data della ripresa


Stefano Pioli a partire da gennaio è riuscito a dare una identità migliore alla formazione rossonera, che continua, tuttavia, a soffrire alcuni blackout (vedi sconfitta interna con il Genoa prima dell'interruzione, vedi pareggio strappato contro la Spal la scorsa settimana) che non le permettono di avere quella continuità di rendimento necessaria per puntare in alto: la partita contro la Juventus rappresenta un importante esame dopo la vittoria a casa della Lazio lo scorso sabato.

La Juventus si presenta a San Siro con la possibilità di chiudere anzitempo i giochi per lo scudetto, dopo la sconfitta della Lazio a Lecce, la sconfitta in finale di Coppa Italia con il Napoli ha permesso alla formazione bianconera di presentarsi in campionato con motivazioni ancora più forti che le hanno permesso di portare a casa 4 vittorie con con 13 goal realizzati e 2 subiti.


LE FORMAZIONI




Il Milan si presenta sulla carta con il 4-2-3-1 che sta ben funzionando in questa fase della stagione ma che in realtà è un 4-4-2, confermatissimo Saelemakers in posizione di ala destra, conquista un posto dal primo minuto anche Paqueta che, contrariamente alle aspettative gioca da esterno sinistro, dentro dal primo minuto anche Ibrahimovic affiancato da Rebic. 

Nella Juventus è Rugani il giocatore scelto da Sarri per sostituire lo squalificato De Ligt mentre la squalifica di Dybala convince il tecnico toscano a schierare Higuain al centro dell'attacco con Bernardeschi e Cristiano Ronaldo a suo sostegno.

LA PARTITA


E' davvero difficile catalogare questa partita e darle una spiegazione del tutto razionale: nel primo tempo le due squadre si sono affrontate con un atteggiamento in fase di non possesso basato su un 4-4-2 in cui entrambe le formazioni hanno cercato di togliere il centro del campo agli avversari, una strategia che ha penalizzato principalmente il Milan vista la maggior qualità a disposizione della formazione di Sarri nello spezzare i raddoppi in difesa laterale grazie alle giocate di Cuadrado o agli inserimenti di Bentancur, inoltre la qualità dei palleggiatori bianconeri ha permesso alla squadra di Sarri anche di bypassare molto spesso le linee di pressione del Milan che, quindi è stato costretto a tenere basso Theo Hernandez e costringere Paqueta ad un lavoro difensivo sfiancante e non nelle corde del brasiliano che infatti nell'intervallo viene sostituito anche perché ammonito; in attacco Rebic è isolato contro i due centrali bianconeri visto che Ibra era costretto a scendere in mezzo ai centrali di centrocampo per aiutare lo sviluppo dell'azione.

Nel secondo tempo un gran goal di Rabiot ed un grave errore dei due centrali del Milan che mancano un facile disimpegno e lasciano Cristiano Ronaldo solo davanti a Donnarumma portano la Juve in una situazione di doppio vantaggio che però fa rilassare oltremodo la formazione bianconera; Pioli poi fa la mossa decisiva con l'ingresso di Leao al posto di Staelemaekers dando una opzione in più alla squadra in zona di rifinitura e spostando Rebic nella zona tra Cuadrado e Rugani che si mostra il punto debole della Juve ed il Milan ne approfitta esondando con Theo, Calhanoglu ed il croato, così in 5 minuti la partita viene ribaltata da 0-2 a 3-2, da quel momento la Juve esce di scena ed uno scellerato disimpegno di Alex Sandro permette a Rebic di trovare il 4-2 che chiude una partita strana ma decisamente godibile.

LE PAGELLE



MILAN


DONNARUMMA 6,5

Nulla può sui due goal della Juve, nel primo tempo blocca a terra un tiro molto insidioso di Higuain, è decisivo nel secondo tempo sul 3-2 quando respinge con un gran riflesso dei suoi il colpo di testa a colpo sicuro di Rugani. 

CONTI 6

L'ex difensore dell'Atalanta sta trovando continuità e minutaggio dopo sostanzialmente due anni di inattività, fatica ancora nel reggere gli uno contro uno in fase difensiva, ma in fase di possesso non lesina di proporsi per andare al cross o creare i presupposti per una sovrapposizione con Saelemaekers, alla fine una prestazione solida la sua, ovviamente non siamo ai livelli che mostrava di avere all'Atalanta, ma penso che nella sua situazione concedere ulteriore tempo può permettergli di ritrovare una migliore condizione e di essere decisamente un profilo ancora futuribile per i progetti del Milan.

DALL' 82' CALABRIA S.V.


KJAER 5

Non ostante tenga per quasi tutta la gara a bada Cristiano Ronaldo, l'errore sul secondo goal della Juve realizzato dal portoghese è troppo grave per non considerare come negativa la sua prestazione, in ogni caso il centrale danese si è rivelata una presa non malvagia al contrario delle aspettative (tra cui le mie), in ogni caso non credo sia un profilo che avrà un futuro dalle parti di Milanello, specie sotto la gestione di Rangnick.

ROMAGNOLI 5,5

Nel primo tempo svolge un buon lavoro nel limitare Higuain, ma nel secondo tempo si macchia di una chiusura molto tardiva ed anche molle sull'azione solitaria di Rabiot che si chiude con il goal del vantaggio della Juve, sul secondo goal sbaglia il tempo dell'intervento ma la responsabilità del goal di Ronaldo è ascrivibile al suo compagno di linea. 

THEO HERNANDEZ 6,5

La sua prestazione è la cartina di tornasole della partita del Milan, molto timido nel primo tempo anche perché preoccupato dalla catena di destra della Juventus, nel secondo tempo domina la fascia sinistra, da un suo cross per Rebic nasce il rigore che riapre la partita, inoltre chiude la partita con 3 dribbling su 3 effettuati e vincendo 7 duelli su 11. Non dubito sul fatto che anche Rangnick continuerà a puntare su di lui e non vi è dubbio che il suo arrivo sia la miglior presa di mercato del Milan negli ultimi anni.

BENNACER 7

La Juve gli costruisce sostanzialmente una gabbia intorno che non gli consente di giocare la palla fronte alla porta, la sua partita si limita ad appoggi verso i difensori in quanto riceve palla solo spalle alla porta immediatamente aggredito a turno da Bentancur e da Pjanic, ma in ogni caso non perde mai palla. Nel secondo tempo trae vantaggio dal calo della pressione su di lui da parte della Juventus per agire in zone più avanzate di campo e mostrare altri sprazzi delle sue qualità con il pallone tra i piedi, il Milan ha finalmente trovare il giocatore a cui affidare in pianta stabile le chiavi del suo centrocampo.

KESSIE 6,5

Nel primo tempo si prende poche responsabilità in fase di possesso, si muove per creare spazio a Bennacer e per permettere a Theo di alzarsi senza lasciare spazio alle sue spalle, in fase di non possesso cerca di dare una mano ai raddoppi nella zona di Cuadrado ma crea spazi per gli inserimenti di Bentancur mostrando ancora di essere anarchico nella lettura di certe situazioni. Nel secondo tempo cerca di prendersi qualche responsabilità in più palla al piede, ed è proprio una sua azione insistita, seppur casuale, a portare il goal del pareggio per il Milan, una giocata che alza il voto alla sua prestazione.

SAELEMAEKERS 5,5

Gode meno libertà di Paqueta, agisce pestando la linea laterale dove riceve i cambi di gioco quando il Milan non riesce a trovare le vie centrali ma non riesce a vincere i duelli con Danilo da quella parte, si riscatta in fase di pressione dove vince diversi contrasti con lo stesso Danilo e con Rabiot recuperando alcuni palloni importanti come aveva fatto a Roma sabato scorso. In fase offensiva però non produce nulla e Pioli decide di sostituirlo. La sua capacità di andare a recuperare i palloni anche correndo molto all'indietro lo rendono un profilo su cui Rangnick vorrà puntare per la prosecuzione del progetto Milan.

DAL 59' LEAO 7


Il suo ingresso coincide con il cambiamento repentino dell'inclinazione del match, il suo posizionamento meno defilato rispetto a Saelemaekers crea una soluzione in più per gli attacchi rossoneri che, unito allo spostamento di Rebic manda in crisi i meccanismi della linea difensiva della Juventus. A legittimare il suo impatto sulla partita arriva anche il goal del 3-2 che indirizza la partita dalla parte della formazione rossonera.

PAQUETA 5,5

Nella formazione iniziale veniva indicato come trequartista, invece Pioli lo schiera come esterno sinistro dove svolge un ruolo prevalentemente di sacrificio e soffre gli uno contro uno contro Cuadrado, nel corso della partita cerca di sfruttare gli spazi creati dai movimenti di Rebic e Ibra alle spalle delle linee della Juventus. Dopo il primo cooling break Pioli lo dirotta sulle tracce di Pjanic in fase di prima pressione, poi sembra eclissarsi, poi scambia i compiti con Ibra e mostra potenzialmente di essere più utile con compiti di rifinitura.

DAL 46' CALHANOGLU 6,5

Il turco sembra partire molto male complice lo stato di shock della squadra dopo le due reti della Juventus a stretto giro di posta, poi improvvisamente carbura e, complice lo spostamento di Rebic nella sua zona, assieme al croato ed a Theo Hernandez creano la catena a sinistra che ha messo in ginocchio la Juventus nei 5 minuti che hanno ribaltato la partita; le sue attuali prestazioni più l'ormai quasi certo arrivo di Rangnick a Milanello lo rendono un elemento centrale per il futuro del Milan visto che Roger Schmidt, l'allenatore che lo ha lanciato a Leverkusen, è un allievo del prossimo direttore tecnico rossonero e lo si vede dal modo in cui va a riaggredire gli avversari quando lui o i suoi compagni perdono palla.

REBIC 6,5

Si presenta a questa sfida al quinto posto nella classifica marcatori per media-goal (0,8 a partita), ma questa sera non brilla, tocca pochi palloni e si mostra parecchio pigro una volta in possesso palla dove si limita a tocchi corti e non sempre precisi spalle alla porta. Nel secondo tempo si sposta nella zona tra Cuadrado e Rugani dove si mostra più attivo e mette in difficoltà il centrale bianconero, inoltre si procura il rigore che riapre la partita e corona il suo secondo tempo con il goal del 4-2.


DALL'82' KRUNIC S.V.



IBRAHIMOVIC 6

Mostra di sentire particolarmente la partita, si mette a disposizione della squadra andando a giocare tanti palloni abbassandosi fino ad aiutare i centrocampisti centrali in fase di sviluppo della manovra; la sua mobilità crea situazioni di difficoltà di lettura tra i difensori e centrocampisti della Juventus, ma l'imprecisione in rifinitura dei compagni rende il suo lavoro poco produttivo. Esce dal campo dopo aver realizzato il rigore che riapre la partita.

DAL 67' BONAVENTURA 6,5

Entra nel miglior momento del Milan dando il suo contributo al ribaltamento della partita agendo da trequartista centrale nel momento in cui la Juve ha perso le proprie misure tra le linee di difesa e centrocampo, sfrutta l'errore di Alex Sandro in impostazione per consegnare a Rebic il pallone del 4-2, nel finale di partita si sposta a destra mostrando di essere utile con la sua duttilità in zona rifinitura.

JUVENTUS



SZCZESNY 5


Ha responsabilità enormi sul goal del 3-2 di Leao, mentre ha poche colpe sugli altri goal subiti, i 4 goal subiti su 9 tiri in porta sporcano la sua media parate che era la migliore della serie A fino a questo momento.

CUADRADO 7


Basta leggere le statistiche per misurare la sua prestazione, è diventato il vero regista della squadra, perde poche palloni ed ha pochi eguali in uno contro uno, Pioli alterna Paqueta e Kessie contro di lui per limitarlo ma il colombiano se non va via nei duelli sa leggere gli spazi lasciati dai raddoppi effettuati su di lui. Nel secondo tempo si inventa il lancio con cui lancia Ronaldo verso il goal del 2-0, poi l'asse Calhanoglu-Rebic lo mette in difficoltà e Sarri preferisce toglierlo, una mossa che non ha pagato.

DAL 77' ALEX SANDRO 4


Entra in campo e praticamente al primo pallone toccato pensa di fare un cambio di gioco in orizzontale con cui regala palla a Bonaventura che manda a rete Rebic per il goal che chiude la partita, la strada per il recupero dall'infortunio sembra ancora molto lunga, ma Sarri avrà bisogno di recuperarlo a tutti i costi in vista della Champions ad agosto.

RUGANI 4

Il fatto che Sarri, l'allenatore che lo ha lanciato su grandi livelli, abbia deciso di considerarlo nelle sue rotazioni solo se costretto da assenze forzate, la dice lunga sull'involuzione dell'ex Empoli, le sue difficoltà a contenere Rebic e Leao, in particolare quest'ultimo in occasione del goal del 3-2, ci mostrano che siamo di fronte ad un giocatore da ricostruire.

BONUCCI 6

Partita di controllo per lui nel primo tempo dove ha il compito mai facile di duellare con Ibra e lo fa con esperienza, in corso d'opera nella sua zona agisce prevalentemente Rebic che, però, non lo sollecita più di tanto, nel secondo tempo i guai per la difesa della Juve non arrivano dal suo lato ma è lui a commettere il fallo di mano che costa il rigore che cambia la storia della partita.

DANILO 5,5

Gara senza particolari sussulti la sua, tiene sostanzialmente la sua posizione a sinistra, avanza poco e quando lo fa è poco incisivo facendo perdere ampiezza agli attacchi bianconeri nel primo tempo, in fase difensiva tiene isolato Saelemaekers togliendo a sua volta ampiezza all'attacco del Milan, con l'uscita di Cuadrado torna sulla destra dove però fatica a contenere la coppia Hernandez-Calhanoglu molto più fresca di lui nella seconda parte di partita.

BENTANCUR 7

Si mostra sempre più il faro del centrocampo della Juve, che sia con i suoi tocchi di prima intenzione, che sia con le sue conduzioni palle al piede (4 dribbling su 4 completati), riesce sempre a creare opportunità e spazi e far progredire la manovra, in fase di non possesso limita chiunque passi dalle sue parti vincendo 10 duelli sui 13 affrontati nel corso della partita, sulla distanza fatica un po' ma la sua prestazione resta di alto livello.

PJANIC 6

Quando la squadra gira, il bosniaco contribuisce al meglio con tanto movimento con e senza palla giocando tanti palloni sia in fase di costruzione che in zone più avanzate di campo, in fase di non possesso si rende utile in prima pressione su Bennacer e nello schermare la linea difensiva dai rari inserimenti dei centrocampisti del Milan. Nel secondo tempo viene risucchiato dai 5 minuti di follia della sua squadra ed esce dal campo. 


DAL 69' RAMSEY S.V.


RABIOT 7

Impreziosisce una delle sue migliori prestazioni in maglia bianconera con il clamoroso goal con cui sblocca la partita; in fase di non possesso fa l'esterno sinistro nel 4-4-2 ed aiuta Danilo a limitare Saelemaekers (6 duelli vinti su 10), in fase di possesso è molto abile a fraseggiare con i compagni di centrocampo alternando la posizione con Pjanic davanti alla difesa, tocca meno palloni ma lo fa con ottima qualità (3 dribbling su 3 riusciti) ed è anche bravo a creare spazi per i movimenti di Cristiano Ronaldo. Anche lui esce dal campo per scelta di Sarri dopo il 3-2 del Milan.


DAL 69' MATUIDI S.V.


BERNARDESCHI 6

Con Higuain in campo, Sarri lo schiera da esterno destro dove si associa con Cuadrado rendendo la vita difficile a Theo Hernandez da quella parte di campo e limitandolo tantissimo, ma come per i suoi compagni il discorso vale fino all'ultimo terzo di partita dove si sgonfia anche lui che esce di scena anche restando in campo fino alla fine.

HIGUAIN 5

Come al solito gioca tanti palloni in zona di rifinitura ma riesce ad andare solo una volta al tiro, inoltre Romagnoli segue costantemente le sue tracce limitandolo moltissimo, in fase di non possesso è altrettanto generoso nello scalare quando necessario per disturbare Bennacer, Sarri lo toglie dopo il 3-2 del Milan e non la prende benissimo.

DAL 69' DOUGLAS COSTA S.V.


CRISTIANO RONALDO 6

Quando ha l'occasione per andare in rete non se la lascia sfuggire, per il resto la sua prestazione non è trascendentale, dei duelli effettuati ne ha vinti meno della metà (5 su 11) ed è andato pochissime volte al tiro rispetto ai suoi standard (4 conclusioni, di cui 2 respinte dai difensori del Milan), Kjaer lo ha saputo tenere a bada come nella sfida recente in Coppa Italia con la pesante eccezione del goal del momentaneo 2-0.

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