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Friday, 8 April 2022

West Ham e Lione non sono riuscite a superarsi


Il sorteggio dei quarti di finale dell'Europa League ha messo di fronte West Ham e Lione, un incrocio molto complicato per due formazioni con differenti stili di gioco e che vengono da un approdo a questo punto della competizione frutto di due ottavi di finale parecchio tirati contro Siviglia e Porto, due squadre che non necessitano ulteriori presentazioni sul palcoscenico europeo.

Da una parte la corazzata costruita da David Moyes che unisce giocatori di grande tecnica ad un'ossatura formata da giocatori sottratti al mezzofondo, dall'altra parte i francesi che puntano sulla fisicità nella metà campo difensiva e su un gran numero di giocolieri nella metà campo offensiva.

E' stata una partita prima molto tattica, con entrambe le squadre che hanno cercato di imporre il proprio contesto senza riuscirci e poi una sfida di mosse e contromosse tra i due allenatori dettata dalla prematura espulsione di Cresswell alla fine del primo tempo. Una situazione che giustifica, alla fine, i numeri finali relativi al volume di gioco creato.



LE FORMAZIONI INIZIALI

Le differenti strutture delle due squadre sono già ben riconoscibili dagli undici di partenza: sia Moyes che Bosz schierano le rispettive formazioni con un 4-2-3-1 di partenza, ma con diverse caratteristiche, soprattutto in relazione alle scelte dei giocatori di attacco.


L'allenatore scozzese parte con Antonio riferimento avanzato supportato da un giocatore di gamba come Bowen che parte da destra, mentre Fornals e Benrahma rappresentano il supporto in termini di inventiva. Confermatissima la coppia Rice-Soucek a metà campo, in difesa sono Zouma e Dawson a proteggere la porta di Areola.

Per il Lione, invece, tanta sostanza e tanta fisicità in mezzo al campo con la coppia Thiago Mendes-Ndombele, mentre alle spalle di Dembèlè agiscono tre numeri 10 per caratteristiche come Faivre, Paqueta e Aouar. Tanti muscoli anche in difesa con Boateng e Lukeba coppia centrale e Malo Gusto terzino destro con Emerson Palmieri a sinistra.


DUE MODI DIVERSI DI RISALIRE IL CAMPO

Il West Ham ed il Lione per tutto il primo tempo hanno tentato di giocare la partita basandosi sui propri punti di forza; gli inglesi hanno cercato una risalita del campo più diretta, sfruttando il lavoro di Michail Antonio, la squadra di Bosz, invece, ha cercato di avanzare centralmente cercando di portare più giocatori tra le linee per poi tentare rapide combinazioni.

Il piano A di Moyes era quello di cercare di sfondare sul lato sinistro usando l'asse Cresswell-Benrahma: per creare questo tipo di situazione abbassava in costruzione Rice sul lato di Zouma permettendo al terzino sinistro di salire. In questo esempio sale a destra anche l'altro terzino Fredericks, tuttavia questa opzione è stata messa nel cassetto visto che grazie ai raddoppi di Faivre o Thiago Mendes, ne Benrahma ne Cresswell sono stati in grado di vincere duelli contro Malo Gusto, un classe 2003 che sta mostrando di essere un difensore di altissimo livello al pari del centrale Lukeba, classe 2002. ad ulteriore dimostrazione di cosa è capace di sfornare continuamente il settore giovanile del Lione. 

Ma ovviamente il West Ham ha un piano B di altissimo livello, ossia quello di giocare su Michail Antonio: il centravanti che da questa stagione ha deciso di vestire la maglia della nazionale jamaicana è spesso e volentieri usato come punto di riferimento per una strategia di attacco più diretta. Ovviamente giocare in maniera diretta non significa necessariamente buttare la palla a casaccio in avanti, cosa che nelle discussioni manichee di oggi si sente spesso dire, bensì saltare le linee di pressione avversarie per poi sistemare la squadra in modo tale da essere messa meglio in campo nel terzo di campo avversario. Qui vediamo Soucek che si abbassa per attirare verso di se Ndombele (i due si sono seguiti ed inseguiti a vicenda nel corso della partita in un duello molto appassionante) permettendo a Dawson di avere una traccia diretta in avanti.

Una volta che la palla raggiunge il numero 9 degli Hammers, la struttura della squadra è già pronta a fornire soluzioni: in questo esempio Fornals è pronto a ricevere il passaggio di sponda con una discreta quantità di spazio avanti a se. Tuttavia, nonostante si creassero le giuste condizioni per costruire qualcosa di buono, la forza fisica di Thiago Mendes e dei difensori del Lione ha sempre negato che queste potenziali opportunità si tramutassero in reali situazioni di pericolo. Il dato generale dei duelli difensivi della squadra di Bosz parla chiaro, con quasi tutti i duelli difensivi avvenuti nella fascia centrale del campo vinti.

Il sistema di costruzione del Lione, invece, è abbastanza identitario dello stile di gioco imposto da Peter Bosz: l'azione parte sempre da dietro con la linea difensiva che si dispone in ampiezza ed i due centrocampisti centrali che cercano di disporsi in modo da attirare la pressione avversaria e disordinare lo schieramento avversario. Spesso e volentieri questo modo di impostare il gioco da parte dell'allenatore olandese lo ha portato a rendere le proprie squadre poco verticali rendendo riconoscibili le passmaps delle sue squadre per la marcata propensione della circolazione ad U del pallone tra i quattro difensori. Con l'arrivo di Ndombele a gennaio, tuttavia, il Lione possiede una carta in più per avanzare il campo mediante le conduzioni palla al piede del giocatore cavallo di ritorno nella città dei due fiumi dopo la deludente parentesi al Tottenham (che tuttora ne detiene il cartellino).

L'obbiettivo dei possessi prolungati della squadra francese stava nel cercare, appunto, un varco in cui trovare modo di giocare la palla alle spalle delle linea di centrocampo del West Ham e sfruttare i movimenti in profondità di Dembelè per tenere bloccata la linea difensiva avversaria. Così in fase di sviluppo dell'azione, la zona rifinitura (ossia lo spazio tra difesa e centrocampo avversario) veniva occupata da Faivre e Aouar che si accentravano per poter combinare con Paquetà ed arrivare in porta mediante combinazioni veloci. Il West Ham rispondeva stringendo le due linee per ostacolare queste combinazioni, inoltre la linea difensiva si comportava bene nel tenere Dembèlè lontano dall'area di rigore mediante il lavoro dei due centrali o accompagnando i suoi scatti in profondità per poi lasciarlo andare in fuorigioco; i terzini, invece, stringendo, facevano in modo di aiutare i centrocampisti a contrastare le giocate dei trequartisti del Lione.

LA POSIZIONE DI PAQUETA IL PRINCIPALE ENIGMA PER IL WEST HAM

In una partita in cui le due squadre hanno cercato di affrontarsi a viso aperto ma in cui la fisicità e l''organizzazione difensiva fanno da padrona, è molto probabile che siano le transizioni a decidere l'andamento, ed alla fine un dettaglio in questa fase di gioco ha permesso al Lione di trovare il modo di inclinare la partita dalla propria parte. Questa mossa è stata la posizione di Paqueta tra le linee.

Quando il Lione si abbassava in fase di non possesso, il suo schieramento era un 4-4-1-1 in cui il brasiliano ex Milan si posizionava tra i centrocampisti e Dembèlè, una situzione che, in caso di palla recuperata, lo rendeva il primo riferimento in caso di transizione sfruttando quella posizione come smarcamento preventivo tra centrocampo e difesa del West Ham.

Questa situazione si è più volte proposta nel corso del primo tempo ed è stata l'origine delle situazioni potenzialmente più pericolose a favore della squadra di Bosz. Qui troviamo un esempio, con Soucek che essendo avanzato lascia uno spazio in cui il brasiliano va a posizionarsi preventivamente, così su una palla recuperata dai suoi compagni può ricevere un pallone con tanto spazio davanti per poter servire in verticale Dembèlé, l'azione sarà sventata da un'uscita tempestiva di Areola. E proprio il posizionamento alle spalle dei centrocampisti di un trequartista porterà alla situazione che ha delineato il contesto nel secondo tempo, ossia l'espulsione di Cresswell: una ricezione questa volta di Aouar in zona rifinitura permette al Lione di mandare in profondità il proprio centravanti che viene fermato dal terzino sinistro del West Ham con un fallo degno di cartellino rosso diretto secondo il direttore di gara. Che si sia d'accordo o meno con la scelta dell'arbitro, nel secondo tempo Moyes deve trovare delle soluzioni alternative.

LE MOSSE DEL SECONDO TEMPO

Con il West Ham in dieci uomini la scelta di Moyes è stata quella di abbassarsi fino al limite della propria area di rigore, compattare le linee di difesa e centrocampo per non permettere ricezioni ai trequartisti e costringere il Lione ad andare esternamente a cercare cross fagocitati dai centrali difensivi.

Ecco la situazione standard della prima fase del primo tempo: Moyes fa entrare Johnson al posto di Benrahma per coprire il buco lasciato dall'uscita di Cresswell ed in questa maniera isola Antonio davanti non potendo più connettersi con Fornals dirottato sull'ala sinistra. Il West Ham si abbassa fino al limite della propria area stringendosi e compattandosi ulteriormente rispetto al primo tempo. Volutamente la squadra di casa concede al Lione esclusivamente le vie esterne, costringendo i francesi a cercare la via del cross come unica soluzione per rifinire l'azione, senza successo viste le abilità sui palloni alti della squadra di Moyes.

La contromossa di Bosz è arrivata dopo il goal del West Ham (giunto su due errori individuali in impostazione da parte del Lione), con l'ingresso di Tetè e Toko-Ekambi in modo da avere giocatori adatti a sfruttare al meglio quell'ampiezza concessa dalle scelte di Moyes. Ed è stata proprio una giocata dell'ex giocatore dello Shakhtar a creare il panico nella difesa degli Hammers con un cross teso che Fredericks non è risucito a gestire permettendo a Ndombele di trovare una facile conclusione a rete. Nell'azione del goal del pareggio è evidente l'importanza del dribbling di Tetè che gli permette di giocare il pallone alle spalle della linea difensiva del West Ham che, quindi, ha difficoltà ad assorbire l'inserimento di Ndombele che sfrutta la situazione per depositare in rete. 

CONCLUSIONI

West Ham e Lione sono entrate in campo con l'obiettivo di giocarsi le proprie possibilità di vittoria usando i rispettivi punti di forza, tuttavia per buona parte del match, seppur riconoscibili, queste trame non sono state in grado di superare le disposizioni difensive avversarie. Per questo motivo lo 0-0 dell'intervallo è stato specchio di quanto sopra.

Per cui in situazioni così equilibrate serve una situazione specifica per sbloccare l'empasse e sicuramente l'espulsione di Cresswell ha cambiato i piani delle due squadre, soprattutto quelli del West Ham che a quel punto si è affidata in toto alla propria solidità difensiva per rinviare il discorso qualificazione riuscendoci.

Per il Lione, invece, restano le buone impressioni destate dal piano gara voluto da Bosz e la mossa di lasciare Paqueta alle spalle dei centrocampisti in fase di non possesso si è rivelata la mossa tattica migliore della partita. Inoltre il tecnico olandese è stato anche bravo a sfruttare le risorse presenti in panchina per risolvere il quesito tattico impostogli da Moyes nel secondo tempo. 

Al ritorno vedremo sicuramente un'altra gara molto equilibrata in cui vedremo nuovamente scontrarsi gli stili di questi due allenatori, ed ancora una volta servirà un dribbling riuscito o un errore individuale a decidere la partita. 

Tuesday, 4 May 2021

Monaco - Lione, racconto di una delle partite più belle dell'anno

Foto - Twitter Olympique Lyon

L'epilogo di questa edizione della Ligue 1 è davvero un racconto ricco di effetti speciali e di colpi di scena: da ieri sera, con ogni probabilità la lotta a 4 per il titolo si è suddivisa in una lotta a due tra Lille e PSG, mentre Monaco e Lione si giocheranno il posto sul gradino più basso del podio che varrà, però, l'accesso alla prossima Champions League.

La sfida del Louis II non poteva terminare con un pareggio che sarebbe stato inutile per entrambe le contendenti, per questo motivo le due squadre hanno giocato sempre a viso aperto senza mai cercare giocate conservative: l'approccio delle due squadre è stato sempre quello di cercare la porta utilizzando al meglio i propri punti di forza, rendendo la sfida un appassionante duello tecnico-tattico.

Dopo una lunga battaglia riesce ad avere la meglio il Lione che vince 3-2 grazie ad una rete a pochi minuti dalla fine del classe 2003 Rayan Cherki, una rete ed una prestazione in inferiorità numerica della squadra di Rudi Garcia che vendica la squadra lyonnaise della rimonta subita sette giorni prima dal Lille nel match che li ha buttati fuori dalla lotta per il titolo, da cui, dopo questa sconfitta, sono fuori anche i monegaschi.


LE FORMAZIONI

Le due squadre entrano in campo senza particolari novità: il Monaco, con qualche assenza di troppo nel reparto avanzato, conferma Aguilar esterno alto a destra, la coppia Fofana-Tchouameni è confermatissima a centrocampo, mentre in attacco ritrova la titolarità Ben Yedder che affianca Volland: la novità è la presenza di Cesc Fabregas dal primo minuto alle spalle delle punte in un 4-2-3-1 asimmetrico.


Dall'altra parte il Lione conferma la difesa a 3 con De Sciglio braccetto, rispetto alla gara con il Lille torna Denayer nel trio difensivo e Cornet riprende la titolarità a sinistra; in attacco, invece, confermata la coppia Depay-Toko Ekambi.


IL LIONE PARTE MEGLIO

La prima parte di partita vede sicuramente il Lione approcciare meglio all'incontro, inoltre le scelte strategiche di Rudi Garcia sembrano funzionare bene meglio rispetto a quelle previste da Kovac. Due sono state le scelte che hanno garantito all'ex tecnico della Roma di prendere il centro del ring in questa fase del match: la prima pressione e, soprattutto, l'utilizzo della larghezza in fase di possesso.

In fase di prima pressione Paqueta veniva alzato al fianco delle due punte allo scopo di andare a prendere individualmente i tre difensori del Monaco chiamati a far partire l'azione: la costruzione della squadra monegasca si basa su un 3+2 che Kovac ha implementato ormai da diversi mesi. Sostanzialmente Garcia si è giocato la carta di andare a seguire a uomo i costruttori avversari, una mossa molto aggressiva e rischiosa ma ben supportata dall'atteggiamento della linea difensiva a 3.

In fase di possesso, invece, era molto chiaro quanto efficace il sistema di uscita dalla propria metà campo: la prima pressione del Monaco veniva manipolata allargando il centrale di destra Denayer che giocando il pallone lungo-linea verso l'esterno di parte Dubois, costringeva il terzino del Monaco Caio Enrique ad uscire su di lui generando spazio alle sue spalle che veniva attaccato da un taglio esterno di Toko-Ekambi, il cui movimento allargava le maglie della difesa monegasca: in queste maglie si inserivano Paqueta e Caqueret, una mossa abbastanza costante nel playbook di Rudi Garcia in questa stagione. In questo esempio ci troviamo già a difesa schierata, ma il concetto non cambia, con Caio Henrique che esce su Dubois e Paqueta che taglia nello spazio tra terzino e centrale del Monaco.

GLI AGGIUSTAMENTI DEL MONACO

Kovac riesce a capire dopo alcuni minuti che era necessario trovare degli aggiustamenti per riuscire a risalire il campo dalla pressione del Lione e per chiudere gli spazi che l'avversario era in grado di crearsi sulla trequarti.

Per risalire il campo era necessario chiedere maggiore movimento ai 5 invasori designati dalla strategia di Kovac: è bastato chiedere a Fabregas e Volland di muoversi venendo incontro per avere uno schieramento meno piatto che ha, conseguentemente, permesso di aprire le maglie della difesa del Lione e, soprattutto di creare rapide combinazioni tramite triangolazioni. Da una situazione costruita in questa maniera è arrivato il goal con cui i monegaschi hanno trovato il goal del vantaggio nel primo tempo: costruzione con i tre centrali che sfruttano lo spazio creato dai movimenti di Fofana e Tchouameni che portano via le due mezzali avversarie, Volland viene incontro inseguito da Denayer, scarico su Caio Enrique che serve Ben Yedder che, con un passaggio di prima chiude la triangolazione e manda in porta l'attaccante tedesco.

Anche in fase di non possesso, il gioco laterale del Lione viene disinnescato dalla maggiore proattività dei due mediani: in particolare Fofana segue gli inserimenti delle mezzali, come in questo caso, la solita combinazione esterna del Lione aveva nuovamente liberato Caqueret che però viene inseguito dall'ex mediano dello Strasburgo che lo rimonta e gli sradica il pallone con due falcate. Anche Kovac, dunque, accetta i rischi ma sa di poter contare sullo strapotere fisico dei suoi mediani e dei suoi centrali difensivi. Questo lavoro rende inoffensiva la strategia dei Les Gones mostrando ancora una volta la bontà della tenuta difensiva della squadra di Kovac, testimoniata dal fatto che dopo il difficile inizio i monegaschi non hanno concesso praticamente più nulla da li alla fine del primo tempo.

Fonte grafico Understat
La progressione degli xG nel primo tempo conferma l'andamento del primo tempo, con il Lione abile a fare la prima mossa e mettere in difficoltà il Monaco, poi gli aggiustamenti portati dalla squadra di casa hanno portato ad un cambio di inerzia che sembrava portare Ben Yedder e compagni dritti ad un'altra vittoria ed un altro clean sheet.









I CAMBI CAMBIANO LA PARTITA

La bellezza della partita e la forza delle squadre è stata data soprattutto dalla grande quantità di soluzioni e talento a disposizione dei due allenatori in panchina: ogni cambio effettuato a partire dall'intervallo ha sortito delle modifiche nel corso della partita.

Il primo cambio arriva, appunto, durante l'intervallo e lo fa Rudi Garcia che fa entrare Kadewere al posto di Dubois, ma senza cambiare il modulo di gioco, tocca a Toko Ekambi a spostarsi a destra dove dovrà coprire tutta la fascia, seppur protetto alle sue spalle da Diomandé, altro giovane prospetto made in Lione, entrato nel primo tempo al posto di un Denayer ancora non al meglio della condizione fisica.

Ma oltre al cambio di interpreti cambia anche la strategia di Garcia nel cercare di risalire il campo: bloccata la mossa delle combinazioni esterne, si torna a tentare l'assalto per vie centrali, questo avviene abbassando Caqueret in costruzione al fianco di Thiago Mendes e Paqueta che avanza in zona rifinitura dove si associa con Kadewere e Depay. Con questa soluzione il Lione sembra maggiormente in grado di risalire il campo e di coprire al meglio i corridoi in ampiezza, anche perché Fabregas non ha sufficiente autonomia per restare in campo 90 minuti e per questo il centrocampo del Monaco fa fatica a tenere a bada il dinamismo del Lione.

Lo stesso dinamismo è quello che porterà al goal del pareggio di Depay, il quale nasce da una transizione della squadra ospite, generata da una grande occasione sprecata a sua volta in contropiede: il pallone arriva al centravanti olandese in tre passaggi, complice l'assenza dei due terzini che si erano lanciati entrambi in avanti, poi è lui stesso a trovare il goal con un'azione personale che perfettamente riassume ciò che è Monaco-Lione nel secondo tempo.

Le dinamiche da cui nasce il goal dell'olandese rappresentano un aperitivo di ciò che le due squadre regaleranno nella parte finale di partita.


RIEQUILIBRARE IL CENTROCAMPO

Preso il goal del momentaneo pareggio, Kovac si rende conto che serve nuova linfa per il centrocampo: così Fabregas lascia il posto a Matazo, altro interessante prospetto messo in vetrina ieri sera. Con il suo ingresso in campo la squadra monegasca ritrova la parità numerica a centrocampo necessaria per riprendere in mano il controllo delle operazioni, a cui si aggiunge l'ingresso di Badiashile al posto di Disasi, un cambio tra difensori che toglie al Lione il vantaggio di un uomo fresco come Kadewere contro la linea difensiva. 

Questa situazione mette, invece, in difficoltà dal punto di vista atletico il centrocampo del Lione, con Caqueret e Paqueta non più in grado di tenere testa al trio di centrocampisti della squadra di casa che, infatti, resta in controllo della partita ma senza riuscire ad affondare, questo grazie a delle letture individuali da parte dei difensori, abili a chiudere la linea di passaggio finale agli attaccanti avversari; questa situazione di sofferenza a centrocampo porta all'evento che sembrava poter cambiare il match, ossia l'espulsione di Caqueret, punito con un secondo giallo per l'intervento in ritardo su Tchouameni a centrocampo. Come si evince dall'immagine, l'ingresso del 2002 belga, fornisce nuove soluzioni in fase di rifinitura alla formazione di Kovac, difatti questa azione terminerà con un suo inserimento dopo una sponda di Ben Yedder, neutralizzato da un'uscita bassa di Lopes.

IL GRAN FINALE

Tuttavia, non ostante l'inferiorità numerica, il goal di Marcelo sugli sviluppi di un calcio di punizione apre le danze per il finale con i botti mostrando come non ostante l'inferiorità numerica il Lione sia ancora in grado di giocarsi le sue carte, anche sfruttando il fatto di non avere, a questo punto della stagione ed a quel punto della partita, più nulla da perdere. La mossa di Garcia per ovviare all'inferiorità numerica è stata quella di schierare la squadra con un 4-4-1 in possesso ed un 4-1-4 in non possesso.

Con l'ingresso di Guebbels e Pellegri, Kovac decide di passare a quello che sostanzialmente un 4-2-4 con i due mediani disposti non più in linea allo scopo di creare un rombo di costruzione: il Lione ha risposto abbassandosi creando i presupposti per un lancio in area di Maripan che porterà al fallo da rigore di Lopes su Pellegri trasformato con un cucchiaio da Ben Yedder.


Il pareggio non va bene a nessuno, così le tattiche saltano e Garcia si gioca la carta di Bruno Guimaraes e Cherki che trasforma nuovamente la squadra che passa ad un 4-2-3, una mossa che porterà al goal del 3-2 dello stesso centrocampista classe 2003, innescato da una verticalizzazione del brasiliano: ancora una volta i cambi di Garcia vanno a segno ed il Lione porta a casa la partita. Come si nota dal fermo immagine, Guimaraes attira due giocatori del Monaco su di se liberando Cherki che verrà servito da De Sciglio, imbeccato a sua volta dalla gran giocata in verticale dell'ex Athletic Paranaense.

CONCLUSIONI

La partita è stata una continua montagna russa di emozioni, con due allenatori che hanno dato fondo a tutto ciò che avevano a disposizione per portare a casa la partita: dopo un primo tempo in cui erano chiari e definiti i piani partita delle due squadre e come preferivano attaccare e difendere, nel secondo tempo i cambi e l'alternanza del risultato ha portato a vedere in campo diverse strategie e diverse soluzioni fino ad arrivare al tutti contro tutti finale, frutto di una partita in cui ad una mossa è sempre stata corrisposta una contromossa e per questo le squadre alla fine si sono allungate ed hanno cercato il tutto per tutto, visto che il pareggio non andava bene a nessuno.

In un periodo storico in cui si è parlato tanto di Superlega e di un calcio attraente solo se giocano le solite squadre ed i soliti campioni, Monaco e Lione hanno dimostrato che si può dare spettacolo anche se non si hanno fatturati importanti ma semplicemente puntando su giocatori con fame di successo e grandi mezzi tecnici pronti a giocarsi le loro chances in progetti meno ricchi ma più stimolanti.

Thursday, 29 April 2021

Consigli per il weekend calcistico, stagione 20/21, ep. 27

Foto account Twitter Perugia Calcio

Inizia il mese di maggio, fino a questo punto abbiamo messo in risalto i percorsi tecnici delle varie squadre in giro per l'Europa, abbiamo provato a scoprire qualche talento nascosto in campionati più remoti ed abbiamo approfondito tattiche e numeri per capire chi stava lavorando meglio e chi meno bene. Adesso tutti questi discorsi hanno una validità limitata: in questo mese si entra in campo per portare a casa un obiettivo, che sia la vittoria di un campionato, un piazzamento in una coppa europea o evitare una retrocessione. Il percorso tecnico e tattico di una squadra serve ad arrivare a questo punto della stagione in corsa per un obiettivo, ora si tratta di raccogliere quanto seminato e non sempre il percorso fin qui portato avanti può essere utile in questa fase della stagione.

Per questo motivo ho scelto dal calendario di questo fine settimana tre partite che saranno o potranno essere decisive per la storia di un campionato e per stabilire in novanta minuti se lo sforzo degli ultimi 9 mesi giocati tutti d'un fiato avrà avuto un senso oppure no.


FERALPISALO' - PERUGIA (DOMENICA ORE 15)

Dopo che il girone A ed il girone C della terza serie italiana hanno già decretato il vincitore che disputerà il prossimo campionato di serie B (il Como nel girone A, la Ternana nel girone C), il girone B ha previsto per il suo copione 90 minuti thrilling in cui Perugia e Padova si giocheranno la promozione diretta al termine di un campionato che ha vissuto una serie di colpi di scena che rendono imprevedibile anche l'esito di questi ultimi 90 minuti.

L'imprevedibilità di questo girone è data dalla presenza di diverse squadre molto competitive o per valori intrinseci alla squadra o per la bontà del progetto tecnico alle spalle: per questo motivo abbiamo visto alternarsi in vetta Padova, SudTirol ed infine il Perugia, tutte squadre che nel corso della stagione hanno dovuto lasciare diversi punti per strada contro squadre altrettanto attrezzate (vedi Modena) o con squadre mento attrezzate ma ben organizzate (come la Feralpisalò o la Sambenedettese che, invece, è messa molto male a livello societario).

La squadra umbra parte in questa giornata con il coltello dalla parte del manico, forte della possibilità di festeggiare il ritorno in B dopo la clamorosa retrocessione della scorsa stagione. La squadra oggi allenata da Fabio Caserta è retrocessa dalla serie cadetta non ostante una rosa per la quale si pensava addirittura ad un ruolo da protagonista nella lotta promozione, per cui non ostante qualche elemento che è fuoriuscito causa retrocessione (vedi per esempio il centrale difensivo Gyomber, ceduto alla Salernitana , o il terzino destro Mazzocchi ora al Venezia), la rosa ai nastri di partenza in questa stagione presentava tanti elementi fuori categoria come i centrocampisti Kouan e Falzerano o l'ex romanista Aleandro Rosi ed i difensori centrali Sgarbi ed il capitano Angella. A questi elementi Caserta ha chiesto è ottenuto il suo pupillo Salvatore Elia che ha lavorato con l'allenatore nelle ultime due stagioni alla Juve Stabia, mentre a centrocampo sono arrivati elementi di ordine come l'ex Pordenone Burrai, il greco Sounas e la sorpresa del francese Vanbaeleghem.

La forza della squadra di Caserta sta nella duttilità di molti dei propri elementi, con Rosi che può essere schierato indifferentemente da terzo in una difesa a tre a da quarto di destra in una difesa a quattro, stesso discorso per Elia che può giocare da quinto di centrocampo così come da ala destra o esterno offensivo di un tridente, così come Vanbaeleghem può giocare sia da centrale di una difesa a tre che vertice basso del centrocampo.

Nell'ultima partita di campionato contro il Matelica abbiamo visto questo cambio di modulo in corso d'opera da parte di Caserta, pur restando inalterati i compiti richiesti da chi occupava la specifica zona di campo: con il 4-3-1-2 di partenza, i due terzini erano chiamati a dare ampiezza, mentre Vanbaeleghem da vertice basso di centrocampo si abbassava vicino ai centrali difensivi con Sounas a Kouan che agivano su una linea più avanzata. In fase di non possesso, poi, il francese si abbassava ulteriormente per creare una linea difensiva a 5.

Dopo aver trovato la rete del vantaggio, invece, la squadra di Caserta si dispone con uno schieramento che prevede la scalata di Rosi affianco ai due centrali difensivi, Sounas che affianca Vanbaeleghem in mezzo al campo, con Kouan spostato assieme a Minesso in zona rifinitura mentre ad Elia è richiesta l'ampiezza a destra, così come all'esterno opposto Crialese viene chiesta la stessa ampiezza a sinistra, tuttavia questo è un compito che non è variato tra uno schieramento e l'altro. Grazie a questa duttilità tattica dei suoi elementi e del suo allenatore, la squadra umbra ha sfruttato al meglio il materiale importante a propria disposizione non ostante nel corso di stagione abbia dovuto fronteggiare diverse emergenze per gli infortuni, specie nel reparto difensivo.

L'ultimo ostacolo per ottenere la promozione per la formazione perugina è dato dalla Feralpisalò, squadra di proprietà dell'omonima azienda avente sede proprio in prossimità del Lago di Garda con idee ambiziose ma senza fare follie dal punto di vista economico. Nel corso della stagione, la squadra allenata da Pavanel è stata anche in corsa per giocarsi la promozione diretta fino a poco prima della fine del girone d'andata, salvo poi avere un calo a cavallo tra il vecchio ed il nuovo anno, fino a ritrovarsi fisicamente e mentalmente nelle ultime settimane: nella partita di domenica pomeriggio la squadra gardenese avrà un obiettivo comunque importante da ottenere, ossia mantenere il quinto posto dagli assalti della Triestina, una posizione che garantirebbe un piazzamento più comodo in vista dell'inizio dei playoff.

Fonte grafico Wyscout
Nel 4-3-3 con cui in genere la Feralpisalò si schiera in campo, l'uomo attorno al quale gira tutta la squadra è Federico Carraro: il regista classe 1992 è uno di quei talenti del nostro calcio che promettevano grandi cose quando faceva parte della primavera della Fiorentina ma che una volta entrato nel calcio professionistico non è riuscito a rispettare le aspettative che in tanti riponevano su di lui. Dopo aver girato diverse piazze della serie C, lo scorso anno la Feralpisalò ha deciso di affidargli le chiavi del centrocampo dopo che nella stagione precedente all'Imolese Alessio Dionisi lo ha definitivamente spostato nella posizione di vertice basso davanti alla difesa, ruolo e posizione in cui, a 28 anni, sembra in grado di poter ricostruire la propria carriera da calciatore. L'ex Fiorentina è il giocatore da cui passano tutti i palloni in fase di costruzione e si sta mostrando un giocatore molto valido anche in fase di protezione della linea difensiva, specie da quanto il tecnico Pavanel ha deciso di predisporre una fase di non possesso più attendista rispetto alla prima parte di stagione.

Gli ultimi 90 minuti della stagione regolare del girone B della serie C saranno sicuramente ricchi di patos, il Perugia deve vincere per essere certo di festeggiare la promozione, e l'avversario non sarà certo dei più comodi: insomma la domenica pomeriggio è pronta a regalarci tante emozioni. tra festeggiamenti o psicodrammi.


ZENIT SAN PIETROBURGO - LOKOMOTIV MOSCA (DOMENICA ORE 18)

Anche in Russia la stagione è in dirittura d'arrivo e proprio domenica sera potremmo avere la matematica certezza del vincitore del campionato: a differenza di quanto accaduto in altre parti in giro per l'Europa, qui non vi sono novità, lo Zenit è saldamente al comando ed è pronto a festeggiare il terzo titolo consecutivo davanti al proprio pubblico. Tuttavia l'ostacolo che divide la squadra di Semak dalla matematica certezza del titolo è proprio l'immediata inseguitrice, ossia la Lokomotiv Mosca di Marko Nikolic, lontana 6 punti in classifica e che andrà a San Pietroburgo non solo a rovinare la possibile festa allo Zenit,  ma cercherà anche di portarsi a -3 in classifica e dare tanto pepe alle ultime due giornate di campionato.

Della forza dello Zenit ne avevo scritto anche nei mesi precedenti, mostrando come la grande quantità di talento individuale a disposizione della squadra di San Pietroburgo sopperisse all'assenza di una strategia di gioco particolarmente brillante: in particolare l'utilizzo dello strapotere aereo di Dzyuba è stata una carta molto utilizzata da Semak nel corso della stagione; tuttavia, la povertà di soluzione tattiche si è poi vista in Champions dove lo Zenit è uscito nel girone in cui era testa di serie senza mai mostrare di essere competitivo.

Dopo la pausa invernale, invece, abbiamo visto una squadra che cercava di sfruttare in modo diverso il proprio dominio tecnico, questo grazie ad un 4-4-2 che in fase di possesso si trasforma in un qualcosa di molto simile ad un 4-2-2-2 e con anche delle rotazioni in zona rifinitura molto interessanti: come si vede dall'esempio tratto dall'ultimo match di campionato vinto agevolmente contro il Rotor, si vede come la seconda punta Driussi e l'esterno destro Malcom vadano ad occupare la zona rifinitura mentre l'esterno sinistro Mostovoj alterna movimenti in cui resta largo oppure taglia alle spalle della difesa. L'ampiezza viene, invece, garantita dai due terzini che salgono contemporaneamente protetti dalla coppia di centrocampisti centrali che si dividono i compiti. Grazie a questa migliore occupazione degli spazi e portando un maggior numero di uomini in fase offensiva, lo Zenit ha potuto portare avanti il proprio dominio, riscontrabile non solo nel primo posto in classifica ma anche nel dato delle reti realizzate e delle conclusioni effettuati, tutti dati in cui è ampiamente in vantaggio sulla concorrenza: stesso discorso vale per l'occupazione del terzo avversario, con il 34% la squadra di Semak ha un dato di gran lunga migliore della concorrenza (lo Spartak Mosca, con il 32%, è l'unica ad avvicinarsi).

La Lokomotiv arriva a questa partita reduce da una serie di 8 vittorie consecutive che l'hanno portata a risalire fino al secondo posto dopo che fino alla pausa invernale la squadra veleggiava a metà classifica, forse influenzata dal doppio impegno in campionato ed in Champions, dove, non ostante l'eliminazione, ha mostrato di saper reggere il confronto contro corazzate come Bayern Monaco e Real Madrid.

La squadra allenata da Nikolic è abbastanza riconoscibile nel suo 4-3-1-2 con alcune costanti, sia in fase di possesso e non possesso, che non cambiano anche se modificano gli interpreti in campo: il lavoro svolto nel memorizzare questi concetti di gioco hanno portato la squadra ad essere sempre in grado di sapere cosa fare anche in contesti di gara differenti tra loro.

In fase di costruzione la Lokomotiv chiede ai terzini di tenersi quanto più larghi possibili, mentre l'altezza è basata su quanto sia forte il pressing avversario, nel frattempo il vertice basso di centrocampo ed una delle mezzali restano in zona di sviluppo a supporto dei centrali difensivi: Se l'azione non può progredire centralmente, il pallone viene allargato su uno dei terzini: la mezzala presente su quel lato si muove alle spalle della seconda linea di pressione avversaria e si aggiunge agli "invasori", ossia il trequartista e le due punte. In questo caso il terzino destro ha la possibilità di ritornare al centro dal vertice basso oppure verticalizzare immediatamente sulla mezzala che si inserisce: la Lokomotiv appena può cerca di sfruttare la seconda opzione.

In questa maniera la squadra di Nikolic accede alla trequarti avversaria dove la mezzala dialoga in zona rifinitura con le due punte ed il trequartista che si muovono per occupare al meglio quella zona di campo e, allo stesso tempo attaccare la linea difensiva con un inserimento. In questa occasione vediamo che una delle punte (Smolov) viene incontro mentre l'altra (Kamano) attacca la linea difensiva; in altre occasioni il loro movimento è quello di allargarsi ai lati della linea difensiva in modo da aprirne le maglie.

Sul proseguimento dell'azione Smolov controlla il pallone spalle alla porta mentre il trequartista Zhemaletdinov cerca l'inserimento alle spalle della linea difensiva: questo movimento genera ulteriore spazio in zona rifinitura che viene preso dall'altra mezzala Krychowiak che serve l'inserimento di Barinov, la mezzala che con il suo inserimento aveva dato il via all'azione. In questo caso il centrocampista polacco è l'uomo che genera l'ultimo passaggio, ma molto più spesso è lui a finalizzare questo tipo di azioni, tanto da essere il giocatore con più conclusioni e più realizzazioni della squadra anche su azione. 

A completare il quadro sul 4-3-2-1 della Lokomotiv vi è la fase difensiva che, come tutte le squadre che si dispongono con il rombo a centrocampo, cerca di orientarsi prevalentemente sul pallone allo scopo di comprimere gli spazi all'avversario. Da questo fermo immagine si nota abbastanza chiaramente quanto sia stretta la linea difensiva e totalmente orientata sul pallone: allo stesso tempo si vede chiaramente quanta densità faccia la formazione di Nikolic in zona palla per ridurre le opzioni al giocatore avversario in possesso palla. Tuttavia questo sistema ha anche dei punti di debolezza che sono facilmente desumibili: qualora l'avversario sia in grado di cambiare fronte di gioco diventa estremamente complicato andare a riaccorciare anche sul lato opposto, esponendo dunque la difesa a situazioni di grande pericolo, soprattutto nel momento in cui il grande sforzo fisico richiesto per coprire il campo in questa maniera non viene a chiedere il conto, cosa che è avvenuta soprattutto nella prima parte di stagione quando la squadra dei ferrovieri era alle prese con la doppia competizione in Russia ed in Europa.

Sarà quindi una sfida molto aperta e spettacolare a mio parere: la Lokomotiv ha sempre vinto in campionato nel 2021 e non ha alcuna intenzione di vedere festeggiare i propri rivali, la capacità di muovere rapidamente il pallone può mettere indubbiamente in difficoltà la squadra di San Pietroburgo. I vari Driussi, Azmoun e Malcom dovranno alzare il livello del proprio rendimento per far male alla Lokomotiv, questo potrebbe essere un'ulteriore garanzia di spettacolo.


MONACO - LIONE (DOMENICA ORE 21)


Credo che ormai si siano spese davvero tante parole per raccontare quanto sia avvincente la lotta che si sta delineando nel campionato francese per tutti gli obiettivi: la vittoria del Lille domenica scorsa a Lione ha aumentato la convinzione della squadra di Galtier di poter davvero fare il colpo grosso in questa stagione, ma alle sue spalle PSG e Monaco sono li pronte ad aspettare un passo falso della capolista per poter operare il sorpasso.

Per i monegaschi le possibilità di restare in corsa per la vittoria finale passano per la sfida di domenica sera proprio contro il Lione di Rudy Garcia, uscito sicuramente distrutto nel morale per la rimonta subita dal Lille domenica scorsa ma allo stesso tempo vuole mantenere vive le speranze di restare in corsa per le prime tre posizioni che varrebbero l'accesso alla Champions League, un traguardo che sarebbe un giusto riconoscimento per l'ottima stagione disputata ma che rischia di essere vanificato dalla presenza di una concorrenza ancora più forte che però l'ex tecnico della Roma crede di poter battere.

La squadra di Kovac si presenta a questa sfida dall'altro di un girone di ritorno letteralmente dominato con 12 vittorie in 15 partite e con una crescita sia individuale di alcuni elementi (straripante lo strapotere a centrocampo della coppia Fofana-Tchouameni) che tattico di squadra. In queste settimane i meccanismi messi in piedi dall'ex allenatore del Bayern Monaco hanno permesso alla squadra di esprimersi a proprio agio anche in assenza del suo giocatore più rappresentativo, ossia Wissem Ben-Yedder: il capocannoniere e capitano della squadra monegasca è stato utilizzato part-time per alcuni problemi fisici ma la squadra non ne ha risentito anche grazie alle ottime prestazioni di un Stefan Jovetic restituito ad alti livelli.

Fonte dati FbRef / StatsBomb
La crescita delle prestazioni del Monaco ha seguito pari-passo il miglioramento delle prestazioni difensive: il talento a disposizione della squadra di Kovac nella metà campo avversario era già conosciuto, tuttavia restava da registrare la fase difensiva. E' qui che l'allenatore croato ha eseguito un lavoro estremamente importante: ha sfruttato la forza fisica dei suoi centrocampisti e dei suoi centrali difensivi per tenere sempre alto il baricentro anche in fase di non possesso e rendere a tratti impossibile all'avversario raggiungere l'area di rigore. Come si evince dal grafico qui esposto, la squadra monegasca è tra quelle che subiscono meno tiri a partita, inoltre solo tre squadre nei principali campionati europei concedono tiri dal livello di pericolosità inferiore; squadre che, allo stesso tempo, subiscono un maggior numero di tiri dagli avversari.

Il Lione indubbiamente sta disputando una bellissima stagione e sarebbe davvero un gran peccato vederli fuori dalla Champions: la squadra di Garcia ha mostrato di essere una contendente valida per il titolo e lo ha anche dimostrato nella partita persa contro il Lille, quanto meno per come la squadra ha interpretato la partita nel corso del primo tempo. Ciò che sta mancando in questo momento alla squadra lyonnaise è una condizione fisica in grado di sostenere l'ambizioso piano partita dell'ex allenatore della Roma: l'assenza di diversi elementi, soprattutto nel reparto difensivo, ed il recupero lento da precedenti infortuni di gente come Aouar, Cherki e Kadewere, si sta rivelando un problema nel momento in cui la squadra necessita di avere forze fresche nella fase finale della partita.

Il principale punto di forza della squadra allenata dall'ex tecnico della Roma sta proprio nella strategia di pressing molto simile a quella che il tecnico francese esercitava quando era allenatore della squadra giallorossa: in fase di non possesso, infatti, il 4-3-3 si trasforma in un qualcosa a metà tra un 4-3-3 ed un 4-1-4-1. Gli esterni offensivi, infatti, si abbassano sulla seconda linea di pressione, mentre le due mezzali si alzano quasi in linea con il centravanti a formare la prima linea di pressione. Lo scopo di questa scelta sta nella maggiore capacità degli interni di andare a prendere i centrali di centrocampo avversari, mentre gli esterni si occupano, appunto, delle zone laterali chiudendo la linea di passaggio verso l'esterno offensivo avversario togliendo l'opzione di passaggio più semplice al terzino avversario. Lo studio della strategia di pressing da parte di Garcia ha consentito al Lione di raccogliere molti dividendi nel primo tempo, tuttavia il gran lavoro richiesto ai due interni Paqueta e Caqueret si è visto nel secondo tempo quando i due hanno perso forza e lucidità, situazione che ha portato al grave errore del brasiliano in occasione del momentaneo pareggio del Lille.

Lo schieramento in fase di costruzione da parte del Monaco rischia di essere meno produttivo il pressing del Lione, vista la capacità del duo di centrocampo di resistere al pressing avversario ed anche considerato il diverso scaglionamento in campo della squadra di Kovac. Nel precedente di Coppa di Francia disputato un paio di settimane fa il Monaco ha vinto per 2-0 soprattutto grazie alla capacità di mandare più volte a vuoto i tentativi di pressing della squadra di Garcia. Sarà sicuramente una grande sfida in cui il Lione si gioca tutto, ma anche il Monaco non può certo guardarsi indietro, speriamo di vedere un bis della bella sfida tra Lione e Lille di domenica scorsa.

Thursday, 3 September 2020

Cosa abbiamo visto nella finale di Champions femminile?

Il calcio femminile sembra finalmente una disciplina in ascesa negli ultimi anni grazie alle federazioni nazionali e internazionali che hanno deciso di iniziare ad investire; culmine di questa crescita è stato il mondiale francese dello scorso anno, dove, anche in Italia, le donne hanno avuto un forte seguito da parte degli appassionati di calcio e scoprire che, non ancora a tutti i livelli, la crescita tecnica e tattica è particolarmente visibile.

Per questa ragione ho deciso di analizzare con particolare interesse la finale della Champions League, anch'essa disputatasi a seguito di una final eight disputata tra Bilbao e San Sebastian; non ostante il cambio forzato di format, a giocarsi la vittoria finale sono state le "solite" grandi protagoniste a livello europeo, ossia il Lione ed il Wolfsburg.


Ad alzare la coppa alla fine è stato ancora una volta il Lione, alla sua quinta vittoria consecutiva nella competizione, a dimostrazione di come la compagine francese sia la grande corazzata del calcio femminile a livello europeo, ma anche a dimostrazione che una crescita completa del calcio femminile sarà completata quando vedremo un maggior ricambio al vertice, sotto questo aspetto gli investimenti dei club inglesi e spagnoli sono incoraggianti in tal senso, mentre l'Italia ha ancora molto da fare, visto che Juventus e Fiorentina, le squadre principali a livello nazionale non possono essere considerate al livello delle omologhe francesi, inglesi e spagnole.

L'ANALISI DELLA FINALE

Come indicato in premessa, Lione e Wolfsburg rappresentano il meglio a livello tecnico nel calcio europeo a livello femminile, e la finale lo ha dimostrato, anche a livello tattico le due squadre hanno mostrato trame e strategie molto ben elaborate e ben riconoscibili; ad essere decisivo è stato l'atteggiamento molto aggressivo e votato al dominio del gioco da parte delle francesi nel primo tempo, una supremazia che si è concretizzata con il doppio vantaggio al termine del primo tempo che poi è stato mantenuto nella ripresa non ostante gli aggiustamenti della squadra tedesca nel secondo tempo che hanno avuto, però, il merito di tenere la partita aperta e godibile fino a pochi minuti dalla fine, quando il goal del 3-1 realizzato da una delle migliori in campo, ossia l'islandese Gunnarsdottir, ha sostanzialmente chiuso le ostilità.


LE FORMAZIONI INIZIALI



Il Lione si schiera, quanto meno in linea teorica, con un 4-2-3-1 in cui la giapponese Kumagai agisce davanti alla linea difensiva mentre al suo fianco Gunnarsdottir agisce come centrocampista box-to-box, come vedremo bene più avanti nell'analisi; in attacco Le Sommer funge da riferimento offensivo alternandosi a Marozsan, mentre Cascarino sulla destra tende a giocare più larga rispetto a Majri che ha compiti di raccordo tra centrocampo ed attacco.

Il Wolfsburg si schiera con un 4-4-2 di partenza che in fase di possesso, come vedremo, si trasforma in qualcosa di diverso, difatti Blasse e Doorsun (poi Janssen) sono indicati come terzini nello schieramento iniziale ma avranno compiti ben diversi, a centrocampo Engen agisce prevalentemente davanti alla difesa mentre Popp ha il compito di inserirsi negli spazi generati dai movimenti di Harder schierata solo nominalmente come punta.

LIONE - LA FASE DI NON POSSESSO

Il Lione ha costruito gran parte della sua vittoria in questa finale grazie al proprio atteggiamento nel primo tempo in fase di non possesso, con la squadra che si schiera con un 4-3-3 dove Marozsan affianca Le Sommer e Cascarino nella prima linea di pressione, mentre Majri arretra in linea con Kumagai e Gunnarsdottir. Andremo ad analizzare i meccanismi in fase di prima pressione e quelli in fase di transizione difensiva, ossia quei meccanismi che nel primo tempo hanno permesso alla formazione francese di tenere alto il baricentro e schiacciare il Wolfsburg nella propria metà campo nonché avere il controllo sulla partita e sul possesso palla (55% alla fine del primo tempo con lunghi tratti al 60%).

LA PRIMA PRESSIONE


Lo scopo della prima pressione sulla costruzione del Wolfsburg è sostanzialmente quello di chiudere la zona centrale del campo indirizzando le tedesche sul lato sinistro dove scatta la pressione su Doorsun che non viene presa da Cascarino che resta, invece, a copertura della zona centrale, bensì da Gunnarsdottir che si stacca dalla linea di centrocampo e costringere, dunque, il Wolfsburg a lanciare il pallone se non proprio a perderlo.





LA TRANSIZIONE DIFENSIVA


Un altro elemento decisivo del dominio delle francesi nel primo tempo è stata la fase di transizione difensiva, dove il Lione andava subito alla caccia del pallone aggredendo immediatamente l'avversario; a sostegno di questo atteggiamento vi era la linea difensiva, sempre capace di stare all'altezza della linea di metà campo ed attenta anche alle marcature preventive isolando dal gioco gli elementi più avanzati del Wolfsburg.

Come indicato sopra vediamo l'atteggiamento della linea difensiva del Lione in fase di transizione difensiva, quindi linea molto alta, gli elementi più avanzati del Wolfsburg sono presi in consegna dalle due centrali difensive con il terzino sinistro Karchaoui pronta anche ad una diagonale in copertura; ho, inoltre, evidenziato il posizionamento della giapponese Kumagai, pronta al raddoppio di marcatura.




LIONE - LA FASE DI POSSESSO

In fase di possesso il Lione aveva la necessità di disordinare le linee del Wolfsburg e generare spazi tra le linee di difesa e centrocampo o dietro la linea difensiva; per raggiungere questo obiettivo la squadra francese ha puntato sul generare superiorità numerica sul lato destro del campo, questo è stato possibile mediante il posizionamento di Gunnarsdottir in fase di impostazione e grazie al sovraccarico della catena laterale di destra, quella da cui sono stati generati i due goal con cui il Lione ha chiuso il primo tempo con il doppio vantaggio.

A dimostrazione dell'importanza del lato destro dell'attacco nella progressione dell'azione del Lione, abbiamo i numeri relativi alla prestazione di Delphine Cascarino che ha messo a ferro e fuoco la difesa del Wolfsburg chiudendo la partita con 8 dribbling riusciti su 11 e 3 passaggi-chiave (intesi come passaggi che portano al tiro).


LA PRIMA COSTRUZIONE


Come si evince dall'immagine qui a fianco, il piano primario del Lione è quello di affidare la prima impostazione a Kumagai, tuttavia il Wolfsburg ha sempre agito in modo tale da isolare la giapponese tenendola avulsa per quanto più possibile dalla manovra; la contromossa del Lione è stata quella di abbassare Gunnarsdottir al fianco delle due centrali permettendo il mantenimento della superiorità numerica nonché permettere al terzino destro, l'inglese Lucy Bronze, di alzarsi oltre la metà campo; l'abbassamento dell'islandese disordina, inoltre, la linea di centrocampo del Wolfsburg creando il dilemma se far uscire una centrocampista in pressione creando spazio alle spalle, oppure lasciare libertà d'azione ad una delle due centrocampiste. 
Questa situazione sarà la base per generare le catene esterne sul lato destro.

LO SVILUPPO SULLA CATENA DI DESTRA


Come anticipato sopra, il Wolfsburg, con le sue centrocampiste in particolare, doveva fare delle scelte su come contrastare l'uscita palla del Lione; sulla base della strategia adottata dalle tedesche Bronze e Gunnarsdottir ruotavano le proprie posizioni e le proprie altezze al fine di lasciare le centrocampiste del Wolfsburg a metà strada (come ben si evince dall'immagine) disordinando, quindi, le linee della squadra tedesca generando spazio per le combinazioni con Cascarino: da situazioni di questo genere la squadra francese ha costruito le due reti e la maggior parte delle occasioni create nel primo tempo.


WOLFSBURG - LA FASE DI NON POSSESSO

La partita del Wolfsburg è riassumibile con l'atteggiamento della squadra in fase di non possesso nel primo e nel secondo tempo, con un primo tempo particolarmente conservativo con la ricerca dell'attenzione alla copertura degli spazi alle spalle delle linee di difesa e centrocampo (sistema ben aggirato dal Lione come abbiamo visto sopra), ed un secondo tempo in cui le tedesche dovevano cercare una complicata rimonta in cui l'atteggiamento è stato senza dubbio più aggressivo con la volontà di prendersi il centro della scena grazie ad un sistema di aggressione basato sostanzialmente su duelli individuali in zone alte del campo, un atteggiamento che ha permesso di rimettere la squadra in corsa e tenere l'esito della partita in bilico fino ai minuti finali.


LA PRIMA PRESSIONE NEL PRIMO TEMPO


La strategia del Wolfsburg in fase di prima pressione nel primo tempo era abbastanza riconoscibile, la squadra era sostanzialmente schierata con un 4-4-2 in cui i due elementi più avanzati si alternavano chiudendo rispettivamente il centrale difensivo in possesso palla e l'altra andava in chiusura su Kumagai; alle loro spalle la linea di centrocampo restava a protezione delle linee di passaggio alle loro spalle, un atteggiamento che, come abbiamo visto sopra, non ha pagato nel momento in cui il Lione è stato in grado di trovare la contromossa con l'abbassamento di Gunnarsdottir che generava spazio nella zona alle spalle di Popp e Rolfo, spesso disorientate dai movimenti e dalle rotazioni di Bronze e della stessa Gunnarsdottir.


L'ATTEGGIAMENTO NEL SECONDO TEMPO


Con due reti da recuperare e dopo un primo tempo in cui le tedesche sono state in balia dell'avversario, degli aggiustamenti alla fase di non possesso andavano fatti, così, come testimoniato dall'immagine a fianco, si è passati dalla copertura delle linee di passaggio a marcature individuali permettendo alle centrocampiste di avere un compito preciso da svolgere togliendo al Lione la possibilità di risalire agevolmente il campo se non con complessi lanci o cambi di gioco, non è un caso che nel secondo tempo il dato del possesso palla sia stato favorevole al Wolfsburg (54%) e che il dato della precisione dei passaggi del Lione sia passato da 85% a 78% così come è raddoppiato il numero di conclusioni a rete delle tedesche e si sia al contempo dimezzato quello delle francesi.


WOLFSBURG - LA FASE DI POSSESSO

Anche la fase di possesso del Wolfsburg ha subito delle modifiche nel corso della partita, questo per ovviare alle difficoltà del primo tempo nel far progredire l'azione vista l'impossibilità di trovare spazio in zona di rifinitura, dove il 4-3-3 del Lione in fase di non possesso chiudeva l'accesso ai mezzi spazi; nella mia analisi andrò a mostrare le principali costanti tattiche della squadra tedesca in fase di costruzione e come, invece, si è evoluta la fase di sviluppo tra primo e secondo tempo dove, in entrambe le soluzioni, il perno centrale per la risalita del campo restava la danese Pernille Harder.


LA PRIMA COSTRUZIONE


In fase di costruzione il Wolfsburg fa ruotare le posizione delle quattro di difesa, il terzino destro Blasse si alza e non partecipa alla fase di impostazione mentre a sinistra Doorsoun (poi Janssen) si allinea alle centrali difensive formando una linea a 3 in impostazione; l'ampiezza a sinistra veniva data da Rolfo; lo scopo era quello di avere una superiorità numerica in impostazione da dietro per innescare i movimenti nella zona di rifinitura ed allargare le maglie delle linee del Lione grazie all'ampiezza data dalle posizioni di Blasse e Rolfo (che spesso scambiava la posizione con Huth, come vedremo bene nel secondo tempo).


LO SVILUPPO DELLA MANOVRA (PRIMO TEMPO)


La strategia del Wolfsburg per avanzare il campo era quello di sfruttare tutta l'ampiezza del campo per aprire spazi per la ricezione in zona rifinitura, tuttavia l'ottima strategia di prima pressione del Lione non ha mai permesso alla squadra tedesca di trovare linee di passaggio nei mezzi spazi, per questa ragione Pernille Harder si abbassava fin dentro la propria metà campo per giocare il pallone e cercare la giocata che potesse disordinare lo schieramento delle francesi; nell'esempio qui a fianco Harder (evidenziata dal cono di luce) viene seguita da Kumagai, questo non permette alla danese di girarsi, per questo gli unici modi per lei per creare pericoli erano quelli di cambiare il fronte del gioco oppure cercare la giocata personale (5 dribbling su 7 riusciti, la migliore dei suoi).


LO SVILUPPO DELLA MANOVRA (SECONDO TEMPO)

Nel secondo tempo la strategia è ovviamente cambiata, era necessario a tutti i costi prendere campo e così la squadra tedesca ha rinunciato all'idea di destinare il pallone nella congestionata zona di rifinitura cercando, invece, di creare connessioni nelle zone esterne del campo al fine di trovare, finalmente, degli spazi disponibili per accedere all'area di rigore avversaria; come al solito la chiave è stata il movimento di Pernille Harder che decideva di defilarsi al fine, appunto di creare situazioni di superiorità numerica sul lato sinistro e sollecitare, quindi, le uscite in copertura di Lucy Bronze ed affrontarla in uno contro uno, scopo di queste combinazioni e movimenti era quello di arrivare al cross (da sinistra o, in caso di cambio di gioco, da destra) invadendo l'area di rigore con più elementi tra cui anche l'esterno sul lato opposto: con questa strategia il Wolsfburg ha trovato il goal di Alexandra Popp.


CONCLUSIONI

Anche nella Champions femminile abbiamo potuto constatare che gli atteggiamenti più aggressivi in fase di possesso e non possesso si mostrano vincenti rispetto a quelli più speculativi; sicuramente il livello tecnico a disposizione del Lione è decisamente superiore alla concorrenza (non è un caso che abbiano festeggiato la quinta Champions di fila) ma lo sviluppo della partita ci ha mostrato che un atteggiamento meno conservativo da parte del Wolfsburg nella prima frazione di gara avrebbe permesso alle tedesche di mettere maggiormente in difficoltà le francesi.

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