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Friday, 12 March 2021

Consigli per il weekend calcistico, stagione 20/21, ep. 21



Superata un'altra settimana in cui sono state protagoniste le coppe europee si ritorna immediatamente nell'atmosfera dei campionati che, a questo punto, iniziano ad entrare nella fase finale: dopo aver lavorato negli ultimi mesi alla ricerca di un'identità di gioco, questo è il periodo dove si capisce quali strategie si sono rivelati vincenti e quali no. E' il momento di focalizzarsi sugli obiettivi ed ogni partita comincia ad assumere un ruolo decisivo per la classifica.

Per questo weekend ho scelto tre partite ognuna avente un significato diverso: abbiamo due squadre che hanno deciso di cambiare volto nel corso della stagione in attesa di capire cosa fare nella prossima stagione ma che non possono abbassare la guardia nella stagione attuale; abbiamo due squadre che, invece, hanno costruito una stagione in cui hanno consolidato le proprie idee di gioco e che si affrontano per capire se nel breve o nel lungo periodo possono pensare di diventare grandi; infine abbiamo due squadre che rappresentano una delle più grandi rivalità stracittadine d'Europa le cui tracce in questa stagione sono sempre andate in direzioni opposte.


BORUSSIA DORTMUND - HERTHA BERLINO (SABATO ORE 18,30)

Con il passaggio del turno in Champions League il Borussia Dortmund ha trovato un senso ad una stagione che, dopo l'esonero di Favre, è sembrata scappare di mano: ad Edin Terzic, traghettatore in attesa di affidare la panchina a Marco Rose nella prossima stagione, sta riuscendo il compito di trovare in questa situazione un minimo di quadratura del cerchio all'interno di un contesto molto confuso, soprattutto a causa degli infortuni che stanno falcidiando la squadra in questo periodo della sua gestione.

Il tecnico del Dortmund ha dovuto lottare con una serie di infortuni in questi mesi che lo hanno costretto a rivedere più volte i suoi piani fino ad arrivare al punto di mettere da parte ogni tipo di proposta di gioco specifica ma di adattarla in base agli uomini a disposizione: e così dopo l'infortunio di Witsel ha dovuto trasformare il 4-2-3-1 in un 3-4-3 per mantenere un certo equilibrio difensivo, poi con l'infortunio di Sancho e Guerreiro ha dovuto virare sul 4-3-3 come nella sfida infrasettimanale di Champions contro il Siviglia.

Fonte dati FbRef / StatsBomb
Lavorando più sugli uomini che su uno specifico sistema di gioco Terzic sta riuscendo quanto meno ad esaltare le caratteristiche di diversi elementi che sembravano finiti in ombra: uno di questi è senza dubbio Mahmoud Dahoud autore di prestazioni eccezionali sia nel doppio confronto contro il Siviglia in Champions che nel Klassiker perso nei minuti finali contro il Bayern lo scorso weeekend, partite in cui ha mostrato le sue qualità tecniche nel far avanzare il gioco anche sotto pressione avversaria, ed anche insospettabili capacità nell'andare ad aggredire palloni vacanti o seconde palle; l'altro è Marco Reus che sta trovando una importante continuità di rendimento e di minutaggio sperando che gli infortuni non tornino a tormentarlo. Ma ovviamente non è possibile parlare di Borussia Dortmund senza parlare della centralità di Haaland: il suo coinvolgimento o meno nel gioco, la sua presenza o assenza in campo hanno un impatto pari a quello dell'inclinazione di un tavolo per una biglia, ed il suo rendimento è perfettamente sintetizzato dai numeri, per cui alla fine il discorso tecnico per Terzic si riduce a far toccare quanti più palloni possibili al norvegese consapevole che più e coinvolto più alte sono le possibilità di trovare la via della rete.

L'avversario di turno per il Dortmund è l'Hertha Berlino, una delle grandi delusioni di questa Bundesliga: il club della capitale ha fatto grossi investimenti quest'anno che sembravano potessero portare la squadra ad avere un ruolo di rilievo nel corso del campionato, ed invece si trovano a dover lottare per la salvezza.

L'escalation negativa della situazione ha portato a fine gennaio all'esonero di Labbadia, allenatore che aveva preso in consegna la squadra durante il lockdown nella scorsa stagione, anch'essa ricca di delusioni e difficoltà nei rapporti tra campo e club. La sua versione dell'Hertha Berlino era tatticamente ambiziosa, con una squadra che cercava di fare possesso e di aggredire maggiormente l'avversario: un'idea di calcio che sembrava calzante per la rosa a disposizione di Labbadia, ma invece le cose non sono andate come sperato, con una squadra che raramente ha mostrato di tenere un certo equilibrio che, difatti, si è riverberato sulle prestazioni difensive della squadra.

Fonte dati FbRef StatsBomb
Al suo posto il club ha assegnato il posto a Paul Dardai, cavallo di ritorno sulla panchina dell'Hertha, nonché bandiera da calciatore. L'ungherese sta cercando di cambiare il corso degli eventi della squadra modificandone l'approccio: la fase di non possesso è meno aggressiva (il PPDA è aumentato sotto la sua gestione comparato alla gestione Labbadia), mentre la fase di possesso è più diretta (il numero di passaggi a partita è abbondantemente diminuito, come si evince dal grafico, suddiviso tra gestione Labbadia, in verde, e gestione Dardai, in rosso). Al momento il cambio di approccio ha portato appena 4 punti in 6 partite (che includono, però, le sfide contro le attuali prime 4 in classifica) e che ha portato la prima vittoria nell'ultimo weekend contro l'Augsburg.

La sfida dell'andata terminò con un pirotecnico 5-2 a favore del Dortmund in cui i pregi ed i difetti delle due squadre erano stati alquanto visibili, nel corso della stagione i difetti hanno portato all'esonero di entrambi gli allenatori, per cui sarà una sfida interessante quella tra Terzic e Dardai, due traghettatori ma con la responsabilità di restituire un senso al materiale importante che hanno a disposizione.


MANCHESTER UNITED - WEST HAM (DOMENICA, ORE 20,15)

Sfida di grande fascino quella dell'Old Trafford ed i motivi non sono pochi: si tratta di due squadre dalla grande tradizione e che hanno fatto la storia del calcio inglese, tornando ai giorni nostri è la partita che vede il ritorno di Moyes nello stadio dove sembrava essere iniziato il declino della sua carriera, ma soprattutto è una sfida che dopo tanti anni torna a profumare di alta classifica, con gli Hammers che sembrano aver trovato, dopo anni di sofferenze, una competitività ad alti livelli.

Lo United si presenta a questa sfida reduce dalla vittoria del derby contro il City, dove ancora una volta abbiamo avuto la dimostrazione di quale direzione Solskjaer ha voluto dare alla propria guida tecnica con questo gruppo di giocatori. L'allenatore norvegese ha sostanzialmente creato una squadra prevalentemente reattiva, con una preparazione alla partita basata sull'avversario e sul come limitarne i punti di forza: questo approccio presenta, come altro lato della medaglia, una sensazione di squadra che, invece, in possesso si affidi prevalentemente alle giocate individuali dei suoi elementi offensivi o alla velocità degli stessi in situazioni di transizione.

Queste sensazioni sono maggiormente visibili nelle gare disputate negli scontri diretti in campionato, dove lo United stava iniziando a raccogliere una serie di 0-0 che ben rappresentavano il tipo di partita messo in piedi dalla squadra di Solskjaer. Questo atteggiamento è stato più volte contestato da buona parte della critica vicina al mondo dei Red Devils, critiche che al momento sono state smorzate dalla vittoria ottenuta in casa del City.

Questo è un esempio di come Solskjaer adatti il proprio schieramento a quello dell'avversario in fase di non possesso: contro il City nello scorso weekend lo United è stato molto bravo nel limitare l'impostazione della squadra di Guardiola creando una gabbia per le ricezioni di De Bruyne e Gundogan. I due mediano Fred e McTominay li seguivano a uomo mentre la prima linea di pressione si occupava di chiudere le linee di passaggio verso di loro. Questa strategia mista tra copertura della prima linea e marcatura dei due mediani ha tolto ossigeno alla manovra del City che ha fatto una gran fatica a raggiungere l'area di rigore avversaria. Da una situazione di questo genere è nata la palla rubata da cui è scaturita l'azione del rigore che ha sbloccato il derby dello scorso weekend.

Il campionato del West Ham, come indicato in premessa, ha superato di gran lunga le aspettative, sia per quel che si è visto dalle parti del London Stadium nelle ultime stagioni, sia per la fiducia nella capacità di David Moyes di far risalire le quotazioni proprie e della squadra. Ed invece ecco che il manager scozzese, che dopo l'avventura nel 2013 ad Old Trafford sembrava essere caduto in un buco nero, è riuscito a ricostruire un'identità a questa squadra rendendola molto solida e, allo stesso tempo, molto piacevole da vedere.

A differenza delle scorse stagioni, sotto la guida di Moyes il primo passo in avanti è stato fatto sulle scelte operate in sede di mercato a partire dalla sessione invernale dello scorso anno: anziché andare ad investire somme su giocatori di grido ma poco funzionali, il club ha iniziato a scandagliare mercati meno affascinanti sulla carta ma decisamente più funzionali: così dallo Slavia Praga sono arrivati Coufal e Soucek, mentre dalla Championship sono arrivati Bowen, Dawson e Benrahma, giocatori che si sono rivelati subito utili alla causa.

Moyes schiera la squadra sostanzialmente con due moduli: il 4-2-3-1 oppure un 3-4-2-1 in cui però la strategia di gara non cambia: accettazione del possesso avversario e ricerca delle transizioni dove poter utilizzare la rapidità di Lingard, Bowen o Pablo Fornals. Tuttavia il vero punto di forza del lavoro di Moyes sta nell'esaltare le qualità dei propri uomini in termini di compiti e funzioni ancor prima del loro posizionamento in campo: infatti guardando le statistiche individuali dei giocatori del West Ham, molti di essi risultano eccellenti in uno specifico fondamentale, ed è su questo che Moyes costruisce la forza della sua squadra. Guardando agli esempi a fianco si evince chiaramente che il principale punto di forza della squadra sta nelle capacità dei due centrali di centrocampo Rice e Soucek che hanno formato un'accoppiata che perfettamente si integra: il talento della sempre florida Academy degli Hammers ha una grande capacità di raccattare palloni davanti alla difesa mediante intercetto, il ceco, invece, sfrutta la sua prepotenza fisica per dominare nel gioco aereo, le 8 reti realizzate in campionato sono il biglietto da visita di questa stagione del West Ham. 

SIVIGLIA - BETIS (DOMENICA ORE 21)

Ad una settimana di distanza dal derby di Madrid, un altro sentitissimo derby impreziosisce il calendario della Liga spagnola: il derby di Siviglia mette contro le due identità della città andalusa in uno degli scontro di maggior fascino e vissuti con maggior calore in tutta la Spagna.

Questa partita arriva, inoltre, in un periodo particolare per le due squadre, e per opposte ragioni: nel giro di poche settimane la squadra di Lopetegui ha visto sciogliersi in mano buona parte degli obiettivi di questa stagione, con la pesante uscita di scena dalla Copa del Rey, vittima di una grande prestazione del Barça, ed anche quella dalla Champions League, con il Dortmund che è stato in grado di cambiare di invertire la rotta proprio in coincidenza con la doppia sfida contro gli uomini di Lopetegui; dall'altra parte, invece, il Betis di Pellegrini ha iniziato a trovare un'interessante continuità di risultati, oltre che un miglioramento delle prestazioni, che l'ha portata ad entrare in pianta stabile in lotta per un posto in Europa.

Analizzando le ultime prestazioni del Siviglia è abbastanza percettibile il calo di rendimento della squadra che fatica a muovere il pallone in fase di possesso così come fatica a mantenere il giusto posizionamento in campo in fase di riconquista della palla, ossia l'elemento che sembrava quasi un marchio di fabbrica per la squadra allenata da Lopetegui.

Come si evince dai fermo immagine relativi alle reti subite nelle sfide contro Dortmund e Barcellona, entrambe le situazioni nascono in fase di transizione: Messi nel primo caso, Haaland nel secondo riescono a ricevere il pallone ed eseguire la giocata successiva in piena libertà a causa di una mancanza di attenzione nelle marcature preventive. Questo aspetto è stato a lunghi tratti il punto di forza della squadra di Lopetegui nel corso della stagione permettendole di giocarsi le partite con un baricentro alto ed una forte supremazia territoriale, errori come quelli evidenziati qui di fianco rischiano di far cadere tutto come un castello di carte. Per questo motivo al Siviglia è necessario risintonizzarsi al meglio dal punto di vista della tenuta mentale ancora prima che fisica prima che la Real Sociedad non riesca a colmare tutto il vantaggio che la squadra di Lopetegui si era costruita nel corso della stagione.


Dall'altra parte il Betis di Pellegrini è in un ottimo stato di forma, soprattutto a livello mentale: la squadra betica si presenta a questo derby con una striscia di 10 partite in cui ha raccolto 7 vittorie, 2 pareggi ed 1 sconfitta nella sfida contro il Barcellona che vi avevo presentato qualche settimana fa. Grazie a questa seria positiva i biancoverdi sono riusciti a sfruttare anche il crollo del Villarreal per issarsi al sesto posto in classifica che, ad oggi, sarebbe valido per l'accesso alla Conference League del prossimo anno. La crescita della squadra di Pellegrini nasce grazie al miglioramento di alcuni meccanismi che hanno permesso alla squadra di avere una maggiore supremazia territoriale e, soprattutto, la gestione degli uomini da parte del tecnico cileno gli ha permesso di trovare sempre soluzioni in corso d'opera anche in situazioni molto difficili come l'ultima partita di campionato vinta di rimonta contro l'Alaves. 

Fonte, canale Telegram PlayerankBot
Come è possibile notare dai grafici qui a fianco, il Betis ha uno stile di gioco in fase di non possesso che è abbastanza codificato: il recupero palla avviene cercando di portare l'avversario sull'esterno per poi aggredirlo. Sotto questo aspetto il 4-2-3-1 creato da Pellegrini nasce proprio con questa strategia: se l'avversario non concede il centro del campo si cerca di portare il gioco nella trequarti avversaria mediante catene esterne; se l'avversario, a sua volta, è molto aggressivo, come nel caso del Barcellona, si cerca anche la palla lunga verso la punta centrale (e sotto questo aspetto sia Borja Iglesias che Loren Moron sono dei discreti target man) per poi cercare di andare sulla seconda palla portando diversi uomini a contrastare la risalita dell'avversario. A livello numerico, anche l'indice PPDA del Betis conferma questo approccio, visto che, stando ai dati Understat, la squadra betica si trova al quinto posto con un indice pari a 8,52.


Friday, 29 November 2019

Cosa vedere nel weekend #12


Superata la settimana di coppe europee da stasera i club tornano in campo per i rispettivi campionati: il pezzo forte del weekend è, con ogni probabilità, la sfida di domenica sera tra l'Atletico Madrid di Simeone ed il Barcellona al Wanda Metropolitano, una sfida che rievoca prima di tutto le sfide del 2014 con l'Atletico capace di andarsi a prendere la Liga al Camp Nou e di fare fuori i blaugrana nei quarti di Champions, impresa ripetuta due anni dopo generando la mistica dell'Atletico di Simeone, una mistica che nelle ultime stagioni sta lentamente scemando e che domenica sera deve riemergere per reinserirsi nella lotta per il titolo. 

Data la premessa ora ci focalizziamo sulle partite che generano i maggiori temi di interesse nel weekend.

SERIE A

Il nostro massimo campionato può festeggiare un improvviso ritorno alla competitività dopo le 3 vittorie ed 1 pareggio (quello del Napoli ad Anfield Road, non proprio un risultato negativo) della due giorni di Champions; ora ci si rituffa nel duello a distanza tra Juventus ed Inter (impegnate in casa contro Sassuolo e Spal), e su quello che accade alle loro spalle e capire se la prestazione ed il risultato di Liverpool permetteranno al Napoli (impegnato in casa contro il Bologna) di ritrovare la strada della vittoria; la partita di maggior interesse, invece, è quella di domenica sera al Bentegodi, dove la Roma di Fonseca, reduce dalla trasferta turca in Europa League, affronterà il bellissimo Verona di Juric.

HELLAS VERONA-ROMA (DOMENICA ORE 20.45)

Sarà un posticipo tutt'altro che banale quello del Bentegodi, si affrontano due squadre che stanno regalando bel calcio ai propri tifosi con stili di gioco molto differenti ma accomunati dalla grande presa che i rispettivi tecnici (Juric e Fonseca) hanno avuto sui rispettivi gruppi.

Il Verona ha trovato in Juric l'uomo in grado di valorizzare una rosa che alla vigilia sembrava destinata ad un ritorno immediato in serie B, ed invece ecco che il 3-4-1-2 del tecnico ex Crotone e Genoa unito alle scelte di mercato condivise tra allenatore e società (vedi l'arrivo di Veloso e Salcedo, due pupilli del tecnico e giovani elementi come Kumbulla e Rrahmani, tra i migliori difensori per rendimento della serie A, pescati dalla società) ha creato una squadra che ha sorpreso tutti per le sue prestazioni, merito anche di un lavoro a livello atletico comparabile solamente con quello che Gasperini ha messo in piedi all'Atalanta (non a caso Juric è un discepolo dell'allenatore dell'Atalanta) ed i numeri lo dimostrano: in fase di aggressione la squadra scaligera è in testa alla classifica dei palloni recuperati (99, dato Lega Serie A) ed è nella prima metà della classifica secondo l'indice PPDA (Passaggi concessi per azione difensiva) i quali dimostrano l'approccio aggressivo della squadra in fase di non possesso. In fase di possesso la squadra ha come pattern preferito lo spostamento del pallone sugli esterni, con Lazovic a sinistra che opera quasi sulla stessa linea degli attaccanti e Faraoni che, invece, dall'altra parte mantiene una posizione mediamente più bassa; tuttavia i veri motori del gioco gialloblu sono i due interni di centrocampo Amrabat e Veloso (ora sostituito da Pessina in quanto infortunato) che si sobbarcano il compito di portare la manovra nella trequarti avversaria associandosi con gli esterni e creando spazi con i loro tagli verso l'esterno. Il goal della vittoria nel match contro la Fiorentina è l'esemplificazione del livello elevato di intesa raggiunta dai meccanismi di squadra del Verona.

La pressione che sa imporre il Verona e la sua capacità di muovere il pallone da un lato all'altro del campo sarà un grande banco di prova per la Roma di Fonseca, squadra che sta progredendo a vista d'occhio nell'assimilazione dei concetti tattici del tecnico portoghese, basati su un possesso palla che parte da dietro per poi lasciare spazio alle scelte degli interpreti nel terzo finale di campo, un sistema che ha funzionato molto bene contro avversari che non hanno messo troppo sotto pressione l'impostazione da dietro dei giallorossi.
L'impostazione è finalizzata a portare la palla sulla trequarti avversaria nel modo più sicuro possibile, per questo i due centrali difensivi ed i due centrali di centrocampo sono soliti creare un quadrilatero da cui far partire l'azione in superiorità numerica per vie centrali (in caso di squadre che difendono più basse il quadrilatero può essere completato anche dal portiere Pau Lopez), i due terzini danno ampiezza qualora necessario per poi imbeccare immediatamente gli attaccanti esterni (Zaniolo e Kluivert) che poi hanno il compito di creare superiorità numerica con i dribbling verso il centro del campo (2,3 dribbling a partita per l'olandese e 2 dribbling a partita per l'azzurro) per poi creare spazi necessari a servire Dzeko tramite le sovrapposizioni di Pellegrini (o Pastore in sua assenza) e Veretout o tramite i cross dei terzini (in particolare Kolarov, 2 assist a cui si aggiungono i 2,3 cross riusciti a partita).

La pressione sull'impostazione da dietro di squadre come l'Atalanta ha fatto saltare i meccanismi della Roma, c'è da aspettarsi lo stesso atteggiamento dal Verona, a due mesi di distanza dalla partita contro la squadra di Gasperini capiremo come Fonseca abbia aggiustato i meccanismi di uscita della palla per portare il pallone sulla trequarti avversaria; una soluzione potrebbe essere quella di permettere l'uscita del pallone scavalcando la trequarti e giocando di sponda con Dzeko, il cui duello con Rrahmani e Kumbulla sarà un altro grande elemento di interesse della partita. Oppure chiedere a Lorenzo Pellegrini di fare quanto visto ieri sera ad Istanbul.







PREMIER LEAGUE

Con il ritorno di Mourinho la Premier ha ritrovato il personaggio mancante per aumentare (se mai fosse necessario) l'interesse sul campionato inglese, tuttavia gli servirà un successo contro il Bournemouth per continuare a mantenere intatto il suo impatto sugli Spurs. Ma è un gran malato del calcio inglese al centro della nostra attenzione in questo weekend, ossia l'Arsenal di Unai Emery, con la panchina del tecnico spagnolo che è saltata dopo la sconfitta di Europa League contro l'Eintracht e la serie di 7 partite senza vittorie (l'ultimo successo in Premier addirittura risale al 4 ottobre).

NORWICH-ARSENAL (DOMENICA ORE 15)

In Inghilterra la crisi dell'Arsenal è oggetto di continuo dibattito, in tanti si chiedono come sia possibile che Unai Emery ad ormai 18 mesi dal suo insediamento dopo l'addio di Arsene Wenger non sia stato in grado di trovare un assetto tattico in grado di mettere insieme i pezzi della rosa a sua disposizione. I numeri relativi a questa stagione sono abbastanza esplicativi per capire le difficoltà dei Gunners, in particolare fa specie la classifica relativa al saldo tra tiri effettuati e tiri concessi, un saldo negativo molto preoccupante che pone la squadra di Emery addirittura in zona retrocessione.

Il dato è determinato dalla poca predisposizione della squadra alla fase difensiva, difetto sempre presente dalle parti dell'Emirates Stadium, ma generalmente dovuto ad un approccio offensivo della squadra durante l'era Wenger che lasciava spesso la propria metà campo scoperta; con Emery il problema sembra essere molto più grave, il tecnico spagnolo ha visto erodere le certezze sulla propria squadra (in particolare la fase difensiva) e, per questo, ha progressivamente abbassato il baricentro impostando partite meramente speculative, come testimoniato dalle continue modifiche di modulo, con il recente passaggio alla difesa a 3. L'accorgimento, tuttavia, non ha raccolto dividendi, anzi, la situazione è peggiorata visibilmente visti i limiti congeniti alla squadra in fase di recupero palla, anche con una difesa più bassa, e sicuramente i 21 tiri concessi al Southampton nell'ultima sfida di Premier sono stati la goccia che ha fatto traboccare il vaso fino a giungere all'inopinata sconfitta interna in Europa League contro l'Eintracht nel deserto dell'Emirates, che ha portato questa mattina la società alla scelta di rimuovere dall'incarico l'ex allenatore di Siviglia e PSG.

In attesa di capire chi sarà a prendere il posto di Emery, domenica pomeriggio i Gunners faranno visita al Norwich sotto la guida di Freddie Ljungberg, indicato dalla società come manager ad interim, una mossa di stile nostalgico come quella di Solskjaer a Manchester (con la differenza che Ljungberg era già parte dello staff tecnico di Emery) che chissà non diventi definitiva qualora lo svedese non trovi la quadra, magari con l'aiuto di un rinforzo difensivo a gennaio.

Ad ospitare l'Arsenal ci sarà, come annunciato, il Norwich di Daniel Farke, che ha lasciato l'ultimo posto in classifica la scorsa settimana dopo la vittoria sul campo dell'Everton mettendosi alle spalle una serie negativa di 1 punto in 7 partite dopo la clamorosa vittoria sul City. Abbiamo più volte parlato bene dell'atteggiamento della squadra di Farke in approccio alla Premier League con una squadra priva di esperienza nella categoria, un approccio molto aggressivo confermato dai numeri (il dato PPDA vede il Norwich veleggiare poco sotto metà classifica) che, però, comporta molti rischi che molto spesso non hanno pagato (il Norwich è penultimo per goal subiti e ultimo per xG subiti).

Preso atto delle difficoltà di esecuzione della strategia i Canaries hanno progressivamente abbassato il proprio baricentro rinunciando in parte all'aggressione alta con conseguenti difficoltà nel portare l'azione nella trequarti avversaria (solo il Newcastle ha giocato meno tempo del Norwich nella trequarti avversaria) comportando anche difficoltà a generare azioni pericolose, come esemplificato dal grafico elaborato in base agli xG a favore e gli xG subiti.
Per entrambe le squadre, dunque, la partita sarà un test molto importante, da una parte per capire quali aggiustamenti vorrà portare Ljungberg alla squadra, dall'altra parte per capire se la vittoria sul campo dell'Everton possa essere una nuova partenza per la squadra di Farke.

BUNDESLIGA

Il campionato tedesco sembra prossimo a diventare una lotta a tre tra la capolista Borussia Moenchengladbach, il Bayern Monaco rivitalizzato dall'addio di Kovac ed il Lipsia di Nagelsmann che in settimana ha festeggiato l'accesso alla fase ad eliminazione diretta della Champions League. Delle tre ad avere la partita sulla carta meno complicata sembra essere il Lipsia, impegnato sul campo del Paderborn ultimo in classifica ma reduce dal pareggio ottenuto a Dortmund, per il Moenchengladbach gara interna molto ostica contro la grande sorpresa Friburgo, mentre per il Bayern Monaco test interno contro il mai decifrabile Bayer Leverkusen, reduce dalla vittoria in Champions in terra russa ed ancora in corsa per la qualificazione. Tuttavia in settimana la Bundesliga ha visto un'altra panchina saltare, ossia quella di Covic all'Hertha Berlino, notizia non così sorprendente vista la striscia negativa dei berlinese, a fare notizia è il fatto che il suo posto in panchina è stato preso da Jurgen Klinsmann; per l'ex tecnico della nazionale tedesca e del Bayern Monaco il battesimo arriverà dal Dortmund di Favre, anche lui, probabilmente, all'ultima spiaggia.

HERTHA BERLINO-BORUSSIA DORTMUND (SABATO ORE 15.30)

La pesante sconfitta subita ad Augsburg lo scorso sabato ha decretato il capolinea dell'avventura di Covic sulla panchina dell'Hertha, una scelta determinata dalle quattro sconfitte consecutive della formazione berlinese e dall'idea che il tecnico croato non avesse realmente capito come far rendere al meglio il materiale a propria disposizione. I numeri non hanno dato tecnico all'erede di Dardai sulla panchina berlinese, a livello difensivo l'Hertha subisce 2 reti a partita e con un solo clean sheet all'attivo; numeri che farebbero pensare ad un approccio di una squadra che concede perché sbilanciata in avanti, ed invece vediamo che si tratta di una squadra che difende bassa e che concede poco su azione, tuttavia sono i calci piazzati il grande problema dell'Hertha che è la squadra di Bundesliga che concede le migliori occasioni su calcio piazzato nell'intera Bundesliga.


Come si evince dalle statistiche elaborate da Between the Posts, l'indice di qualità dei tiri concessi da calcio piazzato (nella tabella indicato come SQsp) un tiro medio concesso su calcio piazzato dall'Hertha ha una probabilità di conversione del 17,5%, un numero troppo alto, considerata una media di 3,6 tiri concessi a partita su situazione di palla inattiva, emerge che in ogni partita l'Hertha in ogni partita ha circa il 63% di possibilità di subire goal da calcio piazzato. nei fatti ciò si è tramutato in 12 goal subiti da calcio piazzato subiti sui 25 totali. A questi pessimi numeri si aggiungono numeri alquanto pessimi in fase offensiva: l'Hertha Berlino è la squadra che tira meno di tutte nell'intera Bundesliga (meno di 10 tiri a partita) e che accede con meno frequenza alla trequarti avversaria, insomma l'atteggiamento conservativo voluto da Covic costringe la squadra a risalire molto campo e non bastano le qualità di Lukebakio e Dilrosun in transizione a generare sufficienti pericoli una volta rientrati in possesso palla; a Klinsmann, dunque, il compito di riprendere in mano la situazione magari con un atteggiamento più offensivo.

Capire come Klinsmann disporrà l'Hertha Berlino sarà un pensiero aggiuntivo per Favre, la cui posizione sulla panchina del Dortmund è parecchio in bilico complici le rovinose sconfitte a Monaco prima della pausa e poi quella di Barcellona in Champions che ha messo a repentaglio la qualificazione al prossimo turno. I punti di contatto tra le due partite ed il rendimento stagionale della sqaudra di Dortmund è quella di non essere in grado di proporre una manovra che esalti le qualità della squadra come spesso accadeva lo scorso anno. Diversi sono i fattori che stanno generando le difficoltà per il Dortmund, in primis le precarie condizioni di forma di Paco Alcacer, spesso ai box per infortunio, che toglie profondità alla manovra, e poi i rapporti che non sembrando essere idilliaci tra Sancho e la società che stanno influendo negativamente sulle prestazioni del gioiello inglese, costringendo Favre a preferirgli Hakimi in quella posizione, così come successo a Barcellona ed in altre occasioni in questa stagione. Dato che il duo Sancho-Alcacer è stato l'asse dei principali successi del Dortmund nella scorsa stagione, ecco che la loro assenza/scarsa motivazione incide profondamente sulle dinamiche offensive dei gialloneri.

Le radar chart elaborate da StatsBomb fanno emergere in maniera chiara l'impatto offensivo della squadra con e senza il centravanti spagnolo, un problema a cui Favre non è riuscito a trovare una soluzione in quanto poco incline a muoversi dai propri principi conservativi (per esempio un pressing più alto avrebbe aiutato a colmare alcune lacune), per cui adesso il Dortmund si trova ad essere al nono posto per tiri effettuati e addirittura terzultima se limitiamo l'analisi della stessa casistica alle gare esterne. Dovrebbe essere chiaro a Favre dove intervenire per salvare non solo la sua panchina ma permettere al Dortmund di reinserirsi nella lotta a tre per la vittoria del titolo o quanto meno garantirsi un posto tra le prime quattro; Berlino deve essere la gara della svolta da un punto di vista di approccio alle gare esterne.

LA LIGA

Come indicato in premessa, la Liga vive in questo weekend la sfida tra l'Atletico del Cholo Simeone ed il Barcellona, sicuramente il big-match della quindicesima giornata del campionato spagnolo, una sfida che potrebbe permettere a Real Madrid e Siviglia di approfittarne e mettersi il Barça alle spalle: la squadra di Zidane, in grandissima crescita, affronta una trasferta mai semplice come quella sul campo dell'Alaves; per il Siviglia sfida interna contro il Leganes ultimo in classifica, ma che sta ritrovando la migliore strada sotto la guida di Aguirre. Come match da seguire, invece, ho scelto la sfida del Mestalla con il derby tra Valencia e Villarreal.

VALENCIA-VILLARREAL (SABATO, ORE 21)

La sfida del Mestalla mette in campo due squadre divise geograficamente da 60 km e da due punti in classifica, ma unite dalle vicissitudini degli ultimi mesi, a cui le due squadre stanno cercando di far fronte regalando momenti di grande esaltazione alternati a momenti di grande depressione, il che rende questa partita totalmente impronosticabile ed anche foriera di un grande spettacolo sia tecnico che agonistico.

Il Valencia è stato costretto a settembre a ripartire dopo il tormentato addio di Marcelino alla panchina a causa dei conflitti con la dirigenza, nei due anni di regno dell'allenatore asturiano (ex allenatore anche del Villarreal) ha portato due volte il Valencia in Champions League ereditando un pregresso di un paio di stagioni in cui i pipistrelli hanno anche temuto di lottare per non retrocedere; al posto di Marcelino in panchina si è seduto Albert Celades, ex allenatore dell'under 21 spagnola, che ha deciso di non fare rivoluzioni a livello tattico mantenendo la struttura di base del 4-4-2 di Marcelino con Dani Parejo leader del centrocampo e della squadra; i risultati finora sono stati molto alterni, anche a causa degli infortuni che hanno costretto Celades ad inventarsi soluzioni come Wass terzino destro o centrale di centrocampo, in fase offensiva di fatto non ha mai avuto a disposizione Goncalo Guedes, l'uomo in più della squadra sotto la gestione Marcelino, ma ha potuto mettere in mostra giovani prospetti di grande interesse come Ferran Torres, Carlos Soler ed il coreano Lee Kang-In, sulla cui crescita si appoggia il progetto sul campo della squadra valenciana in questa stagione, nonché la strategia societaria, che aspetta l'esplosione dei suoi giovani della cantera per poter monetizzare sul mercato e consolidare i conti della società. A livello statistico si evidenzia chiaramente un atteggiamento più offensivo di Celades rispetto a quello di Marcelino che prediligeva la solidità della squadra, i dati sui tiri effettuati e subiti fanno emergere come il Valencia crei tanto ma allo stesso tempo subisca tanto; un atteggiamento che spiega i risultati altalenanti.

Il dato relativo ai tiri effettuati dimostra come il Valencia vada al tiro con molta meno frequenza rispetto al Villarreal e soprattutto rispetto a buona parte della compagnia nella Liga, prevalentemente perché consente all'avversario di tenere per più tempo la palla (48% il possesso palla medio) avendo, dunque, meno tempo per creare opportunità.
Ma, osservando il dato della seconda immagine, si nota come la qualità dei singoli tiri effettuati innalza di gran lunga il rendimento della squadra di Celades che sale al quarto posto in questa classifica, questo dato è prevalentemente dovuto alla pericolosità sulle palle da fermo, e su questo aspetto non è di poca incidenza le qualità in questo fondamentale di Dani Parejo.


Riguardo, invece, il Villarreal i numeri offensivi la vedono allo stesso livello, se non superiore, di Barcellona e Real Madrid, il merito è, oltre all'atteggiamento ultra-offensivo della squadra di Calleja, che si dispone con un 4-3-3 che esalta le caratteristiche di Santi Cazorla, che ha addirittura ritrovato la nazionale spagnola grazie alle sue prestazioni e di Gerard Moreno che, in 14 partite ha raggiunto il bottino di reti raccolto in 35 partite lo scorso anno (8 reti), tuttavia questo grande rendimento offensivo non è accompagnato dallo stesso rendimento in fase difensiva, dove la squadra subisce troppo, soprattutto da calcio piazzato dove, con 6 goal subiti il sottomarino giallo è la squadra ad aver subito più goal su palla inattiva, e pensando alla capacità del Valencia su questo fondamentale, sarà un test davvero importante per la difesa del Villarreal. Gli ingredienti per seguire una partita piena di goal e spettacolo ci sono tutti, l'atmosfera del derby renderà le cose ancora più spettacolari.

LIGUE 1 

Il campionato francese è giunto alla quindicesima giornata ed è già a caccia della seconda forza del campionato visto il dominio del PSG. La caccia al secondo posto sarà appannaggio della squadra che sarà stata in grado di trovare una fisionomia che le dia l'opportunità di raggiungere una certa continuità in termini di risultati, ad oggi vi è una candidata ad assumere questo ruolo, ed è il Marsiglia di Andres Villas-Boas che, con tre vittorie consecutive ha portato la sua squadra al secondo posto e questa sera inaugurerà la giornata ospitando al Velodrome il Brest.

MARSIGLIA-BREST (VENERDI, ORE 20.45)

Il Marsiglia di Andres Villas Boas è reduce da 4 vittorie nelle ultime partite che hanno portato l'Olimpique al secondo posto in classifica e che hanno permesso all'allenatore portoghese di trovare quello che dovrebbe essere finalmente l'assetto definitivo della squadra che può essere sintetizzato con un 4-1-4-1 che vede un uomo davanti alla difesa (Strootman o Kamara), Payet largo a sinistra, Maxime Lopez largo a destra e Rongier e Sanson come incursori e Dario Benedetto il riferimento centrale; indubbiamente ad alzare il livello della squadra ci ha pensato Payet, che con il lavoro di Villas-Boas è diventato l'uomo deputato ad inventare, e lui ha risposto presente: in un campionato dove gioca gente come Di Maria, Golovin e Slimani, è lui il re dei passaggi chiave con 3.6 a partita.
Sono le sue giocate, assieme al lavoro spalle alla porta di Benedetto, ad aprire gli spazi ed a permettere al Marsiglia di trovare la giocata vincente. 

Quella di stasera sicuramente è da considerare come la prova del nove per la squadra marsigliese, visto che affronterà il neopromosso Brest, squadra che, sulla carta, è decisamente alla portata degli uomini di Villas Boas, ma che dovrà stare attenta contro una squadra che ha mostrato una grande resilienza a livello mentale, rimanendo sempre in partita e mostrando anche coraggio, cercando di buttare via la palla quando necessario. I numeri vedono ovviamente la squadra bretone molto indietro in termini di xG, sia realizzati che subiti, per cui sia i goal segnati che subiti sono frutto di overperformance statistiche ma imputabili alle ottime qualità a livello offensivo dei due esterni di attacco Court e Grandsir e della punta Charbonnier che si sobbarcano la fase offensiva della squadra, mentre in difesa è giusto osservare le prestazioni del portiere Larsonneur, capace di parare 31 tiri provenienti dall'area di rigore, nessuno meglio di lui in Ligue 1. Per cui oltre che una prestazione di squadra il Marsiglia avrà bisogno di importanti prestazioni individuali dei suoi elementi chiave per portare avanti la propria striscia positiva.

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