Wednesday, 26 August 2020

Bayern-PSG, l'analisi della finale di Champions

La finale di questa edizione della Champions League, sicuramente la più anomala della storia, sia per il format della fase finale, forzato dalle vicende relative al COVID, sia per il fatto che la stessa fase finale è coincisa con l'inizio delle fasi preliminari dell'edizione successiva, mette di fronte due squadre giunte a questo atto finale con i requisiti per poterne fare parte, a differenza degli ultimi anni, dove una delle due finaliste è giunta fino in fondo senza che avesse i favori del pronostico ad inizio stagione, per questa ragione la finale tra Bayern Monaco e PSG ha rappresentato sicuramente l'evento calcistico più importante quanto interessante di questo particolarissimo (per usare un termine edulcorante) 2020.

LE FORMAZIONI INIZIALI

I due allenatori non regalano sorprese in relazioni all'undici iniziale che ricalca fedelmente le squadre messe in campo nelle semifinali vincenti contro Lipsia e Lione, unica novità è quella proposta da Flick, che mette in campo dal primo minuto Kingsley Coman mettendo in panchina Ivan Perisic, che era stato, invece, il titolare nelle sfide contro Barcellona e Lione; dall'altra parte Tuchel conferma in blocco la formazione che ha battuto il Lipsia, con Paredes confermato dal primo minuto al pari di Herrera vincendo i ballottaggi con Verratti e Gueye.


COME E' ANDATA LA PARTITA

Come molti speravano, la partita è stata molto bella e, specie nella fase centrale del primo tempo, molto spettacolare: da una parte la grande aggressività del Bayern Monaco che cercava di schiacciare il PSG nella propria metà campo, dall'altra il PSG che cercava di uscirne alternando una coraggiosa costruzione bassa, che però raramente ha insidiato il pressing bavarese, ad un'uscita più diretta utilizzando le combinazioni in velocità tra Neymar e Mbappe, supportati da Di Maria ed Herrera, allo scopo di prendere alle spalle la sempre altissima linea difensiva del Bayern.


La partita è cambiata nel secondo tempo quando la scelta di Tuchel di invertire di posizione Di Maria e Mbappe ha permesso al Bayern di sfondare a destra e costringere la squadra parigina ad abbassarsi fino a giungere al goal decisivo di Coman, reso possibile dalla discesa indisturbata di Kimmich a destra che ha permesso al Bayern di riempire l'area di rigore con 4 uomini pescando Coman smarcato alle spalle di Kehrer, il resto lo fa la qualità del cross del terzino (anche se è riduttivo definirlo così) tedesco ed il colpo di testa preciso del francese.

Leggendo il match report elaborato da SICS emergono chiaramente i dati che hanno caratterizzato la partita, infatti possiamo notare la grande quantità di dribbling effettuati e riusciti da ambo le parti, a dimostrazione della grande qualità presente in campo; il dato dei duelli vinti (50%) che ha mostrato il grande equilibrio in termini di valore dei singoli in campo, infine il dato relativo ai recuperi palla nella metà campo avversaria; il dato in cui il Bayern rivela la propria essenza, con 22 palloni recuperati nella metà campo del PSG ed un'altezza media dei recuperi del pallone pari a 44 metri (contro i 27 del PSG); infine il dato relativo all'indice di pericolosità ci suggerisce che ai punti sarebbe stato il PSG la squadra che avrebbe meritato di vincere per via delle grandi occasioni che ha avuto e non ha sfruttato, tuttavia vedremo come anche il dato stesso va ben valutato sulla base dell'andamento della partita che andremo ad analizzare.

GLI ELEMENTI DI SPUNTO A LIVELLO TATTICO

IL FOCUS DEL PSG SU LO SPAURACCHIO DAVIES


Alphonso Davies è senza dubbio la grande novità del Bayern Monaco di quest'anno e le sue prestazioni hanno permesso alla squadra bavarese di alzare il proprio livello una volta che il canadese ha avuto la maglia da titolare, le sue discese e la sua prepotenza in velocità negli uno contro uno hanno rappresentato nella preparazione della partita da parte di Tuchel la maggior fonte di pericolo che andava limitata in qualche modo.

La prima pressione del PSG aveva lo scopo di isolare le linee di passaggio verso Davies, questo avveniva in primis con il posizionamento di Di Maria in una posizione intermedia tra il canadese ed Alaba, l'uomo che in genere innesca con i suoi laser-pass le sue sgroppate, inoltre la scelta di avere sempre un uomo su Thiago quando non si posizionava tra i due centrali, permetteva di togliere ad Alaba anche l'opzione di passare dall'ex Barcellona per innescarlo, per questa ragione l'unico modo per arrivare a Davies era quello di tornare su Neuer e sperare nelle sue qualità con i piedi, ma la soluzione non ha avuto buoni esiti e per la difficoltà di esecuzione parecchio elevata anche per i piedi super-educati del portiere tedesco e perché nel corso della traiettoria della palla era facile per uno tra Kehrer e Herrera andare ad aggredire subito il canadese.

Possiamo vedere molto bene un esempio in questa circostanza, dal lancio di Neuer, Kehrer esce immediatamente per aggredire Davies, questo porterà il canadese a gestire un pallone molto difficile, infatti il suo colpo di testa innescherà una transizione del PSG che porterà al fallo dello stesso Davies su Kehrer e relativa ammonizione per il canadese. Questo sistema, oltre a costringere il Bayern a cercare vie alternative per raggiungere la fascia sinistra, permetteva a Di Maria di non spendersi eccessivamente in fase di non possesso ed a Kehrer stesso di difendere in avanti ed evitare di affrontare in 1 vs. 1 uno tra Davies e Coman, situazione che lo ha messo in crisi nel secondo tempo.

LA PRESSIONE ALTA DEL BAYERN

Uno dei marchi di fabbrica del Bayern Monaco di Flick è l'incredibile capacità di tenere sotto pressione l'avversario grazie alla pressione continua in zone alte di campo, un sistema che rende sostanzialmente impossibile per qualsiasi squadra la possibilità di far partire l'azione da dietro, un sistema reso possibile dalla grande fisicità di gente come Muller e Goretzka nonché dalla capacità della squadra di mantenersi sempre cortissima grazie sopratutto alla linea difensiva sempre altissima a sostegno di questa pressione rimpicciolendo la lunghezza del campo ai propri avversari.

Uno dei tanti esempi nella partita contro il PSG è questo qui, siamo in una fase in cui la squadra francese ha appena recuperato palla, e qui scatta immediatamente il pressing per riconquistare quanto più rapidamente possibile il possesso: i due centrocampisti centrali ed i 4 uomini più avanzati creano una gabbia in cui chiudere qualsiasi possibilità di ricezione comoda per i giocatori del PSG, questo sistema, come indicato dalle statistiche menzionate in precedenza, ha permesso alla squadra bavarese di recuperare ben 22 palloni nella metà campo avversaria.

Come indicato in precedenza la pressione alta del Bayern è accompagnata da una linea difensiva molto alta, quasi spregiudicata e che si fida della capacità dei suoi uomini di recuperare in progressione qualora l'avversario sia in grado di aggirarla; nell'esempio qui di fianco notiamo che la linea è tenuta addirittura dentro la metà campo avversaria, con questo atteggiamento la squadra di Flick si assicura un recupero rapido del pallone completando l'idea di base di ingabbiare l'avversario nella propria trequarti senza darne possibilità di uscire; dall'analisi delle palle recuperate così come riprodotte dal match-studio di SICS.



LE OCCASIONI DEL PARIS SAINT GERMAIN

La strategia del PSG per affrontare la pressione del Bayern Monaco è stata quella che ci si aspettava alla vigilia, ossia sfruttare la qualità e la velocità del suo tridente offensivo per colpire alle spalle la difesa del Bayern; la squadra di Tuchel, che è abituata a giocare la partita tenendo il possesso del pallone ed il dominio territoriale ha dovuto dunque riadattarsi a quanto la forza dell'avversario consentiva di fare, in particolare il pressing alto del Bayern non permetteva in alcun modo di poter costruire dal basso, un dato abbastanza significativo è quello relativo a Paredes che, nella semifinale contro il Lipsia aveva completato 70 passaggi (meno solo dei due centrali difensivi), mentre in finale ne ha completati appena 21, a dimostrazione di quanto fosse difficile, se non impossibile, coinvolgerlo in fase di impostazione.


Non potendo, quindi contare sulla propria rete di passaggi alla squadra parigina non è rimasto altro che affrontare in maniera diretta la linea difensiva del Bayern cercando di servire quanto il più rapidamente possibile i tre davanti.

L'analisi elaborata da SICS in relazione ai passaggi-chiave mostra chiaramente quanto la squadra di Tuchel abbia adottato questa strategia, il cui target era in primis Neymar da cui poi ci si aspettava la giocata per lanciare Mbappe alle spalle della difesa del Bayern, una strategia più volte adottata dal PSG e che, specie nel primo tempo, ha rischiato di pagare dividendo, ma prima un grande intervento di Neuer su conclusione ravvicinata di Neymar, poi un pallone da posizione favorevolissima ma capitato sul piede sbagliato di Di Maria non ha permesso al PSG di capitalizzare al meglio la propria strategia.


Su Youtube ho provato a simulare proprio quest'ultima azione: l'azione parte da una costruzione bassa del PSG immediatamente aggredita dal pressing alto del Bayern con i due esterni Gnabry e Coman che vanno a prendere i due centrali difensivi mentre Lewandovski e Muller fanno un passo indietro a vanno a prendere Paredes e Marquinhos mentre Herrera si alza sulla stessa linea di Neymar sui quali invece restano in copertura Thiago e Goretzka; non potendo palleggiare con Paredes, Kimpembe aggira il pressing servendo direttamente Neymar, il brasiliano pur non riuscendo a superare la marcatura di Thiago riesce a tornare indietro e disordinare il pressing del Bayern quanto basta per permettere ancora a Kimpembe di innescare Herrera che a sua volta innesca Mbappe e Neymar mandando a vuoto la pressione di Goretzka e dei centrali difensivi.




IL MOMENTO DECISIVO DELLA FINALE

In una situazione di grande equilibrio come quella del primo tempo in cui entrambe le squadre hanno cercato di focalizzarsi sui proprio punti di forza lavorando contemporaneamente sul disinnescare quelli dell'avversario, ad essere decisiva poteva essere una giocata fuori dallo spartito o un errore tecnico o tattico di una delle due squadre, ciò che è successo rientra in quest'ultima categoria e si riassume nella scelta di Thomas Tuchel di invertire le posizioni di Mbappe e Di Maria.

Come ben si desume da questa immagine l'inversione tra Mbappe e Di Maria senza riassegnazione dei compiti per i due giocatori ha portato alla creazione di una prima linea di pressione abbastanza piatta che non chiude più le linee di passaggio verso i due terzini lasciando loro ampia possibilità di avanzare il campo in conduzione costringendo, al contempo, le mezzali a ripiegamenti molto più faticosi che comportano, a catena, la creazione di maggiori spazi per i quattro uomini più avanzati del Bayern ed un sovraccarico per la linea difensiva costretta a fare delle scelte su quali movimenti seguire.

Quanto sopra è stata la base per la creazione della situazione che ha poi portato al goal del Bayern Monaco, come si evince dall'immagine Di Maria non segue l'inserimento di Kimmich (cosa che Neymar e Mbappe in maniera alternata facevano nel corso del primo tempo) che viene pescato da una verticalizzazione pazzesca di Thiago (che chiuderà la partita con 10 passaggi-chiave, ossia i passaggi che superano almeno una linea di pressione avversaria); è bastato un movimento di Kimmich non seguito ed un passaggio di grande qualità da parte di Thiago a permettere alla squadra bavarese di lasciarsi dietro 5 giocatori del PSG esponendo la linea difensiva contro i quattro uomini offensivi del Bayern, inoltre avere i due esterni così alti ha permesso sia a Gnabry e Coman di andare a riempire l'area sullo sviluppo dell'azione costringendo la linea difensiva a delle scelte che hanno portato Kehrer a mollare la marcatura di Coman, pescato libero dal cross di Kimmich.

A conferma di quanto questa fase della partita abbia impattato profondamente sull'esito della partita abbiamo la progressione dell'indice di pericolosità SICS all'interno della partita: come indicato precedentemente il valore dell'indice di pericolosità indica che il PSG avrebbe meritato di più la vittoria, tuttavia va posto l'accento sulla progressione dell'indice per la squadra di Tuchel nell'arco dei 20 minuti iniziali del secondo tempo, ossia i minuti in cui l'inversione di Mbappe e Di Maria ha permesso ai bavaresi di invadere la trequarti e creare la situazione adatta a sbloccare la partita.

COSA NE SARA' DI BAYERN E PSG?

Quella di domenica scorsa è stata una delle finali più godibili degli ultimi anni visto che ha portato a sfidarsi quelle che nel 2020 è opportuno definire come le migliori squadre d'Europa, la squadra di Flick ha mostrato di sapersi trasformare in una squadra iper-aggressiva nel giro di poche settimane dopo l'esonero di Kovac, mentre Tuchel è riuscito dopo un lungo lavoro a dare un equilibrio ad una squadra piena di tecnica e di fuoriclasse pagati a peso d'oro.

Tra poche settimane inizia una nuova stagione ed è, giustamente, aperto il dibattito per stabilire se queste due squadre potranno essere il riferimento europeo anche per gli anni a venire, un quesito senza dubbio pertinente per quanto offerto in questa stagione da queste due squadre, tuttavia il punto di domanda starà nello stabilire quanto le relative società saranno in grado di fronteggiare i difetti delle due squadre nel corso della prossima sessione di mercato o tramite una revisione della struttura tattica.

Per il Bayern Monaco la scelta di Flick di imporre una strategia così aggressiva nasce in primis dall'emergenza in cui si è trovato in termini di centrali difensivi: Sule è tornato in campo dopo l'infortunio ai legamenti proprio sostituendo Boateng nel corso della finale, lo stesso Boateng era già dato in partenza prima dell'emergenza in difesa e adesso lo stesso Alaba sembra intenzionato a lasciare Monaco; a questa situazione si sono aggiunti gli infortuni di Pavard e Lucas Hernandez che hanno rallentato l'inserimento dei due francesi campioni del mondo nel mondo Bayern.
Insomma Kovac prima e Flick dopo si sono trovati a fronteggiare l'assenza di giocatori in grado di difendere in maniera posizionale, una problematica a cui Kovac non ha saputo porre rimedio mentre Flick l'ha aggirata costruendo la strategia per cui questo Bayern lascerà un forte segno nell'evoluzione tattica del calcio nei prossimi anni, tuttavia abbiamo avuto modo di vedere quanto questa strategia porti con se dei rischi che però il Bayern non ha pagato (vedi le occasioni di Neymar e Di Maria in finale, il palo di Ekambi in semifinali ed altre situazioni simili negli scontri diretti con Lipsia e Dortmund in Bundesliga) in questa stagione, ma si sa che spesso nel calcio e nella vita la ruota può sempre girare, per questo motivo rinforzare il reparto arretrato con uomini abili anche a gestire situazioni di difesa posizionale potrebbe tornare utile per ridurre i rischi.
Va anche detto, tuttavia, che anche qualora il Bayern avesse realmente subito per quanto concesso, ha sempre mostrato grande facilità in questi mesi a trovare la porta avversaria grazie alle grande qualità di cui dispone in attacco ma soprattutto grazie alla grande intesa e la grande intelligenza dei suoi uomini di punta, ossia Thomas Muller e Robert Lewandovski la cui età, però, (i due hanno rispettivamente 31 e 32 anni) deve portare la società a delle riflessioni tempestive su chi dovrà prendere la loro eredità, situazione, questa, che ricorda la difficoltà di trovare sostituti per Robber e Ribery, anime tecniche della squadra che trionfò in Europa nel 2013, una transizione, tra l'altro, che verrà completata solo in questa finestra di mercato con l'arrivo di Sané dal Manchester City.

Per il PSG l'accesso alla finale di Champions è da considerarsi il punto più alto a livello sportivo per la proprietà qatariota che, negli anni precedenti, aveva subito l'onta di premature quanto clamorose eliminazioni come quella del 6-1 al Camp Nou nel 2017 o quella del 2019 contro lo United capace di ribaltare al Parco dei Principi lo 0-2 di Old Trafford.
Dopo le campagne acquisti faraoniche degli anni precedenti, l'ultima campagna acquisti ha portato a Parigi giocatori molto utili alla squadra parigina, in particolare in finale abbiamo avuto modo di ammirare Ander Herrera, arrivato dal Manchester United e capace di dare al centrocampo quell'equilibrio mancante nelle stagioni precedenti, stesso discorso per l'ex giocatore dell'Everton Gana Gueye, giocatore che ricorda per caratteristiche un certo Ngolo Kante e che, soprattutto in Ligue 1, ha dato un grande apporto per l'equilibrio della squadra specie quando Tuchel è passato al 4-2-4 lasciando a lui e Verratti il compito di cantare e portare la croce a centrocampo; grande merito per la crescita del PSG va dato anche al lavoro di Tuchel, che ha mostrato le sue capacità a livello tattico nonché quella di mostrare una certa duttilità a livello strategico (per esempio il 4-2-4 visto in campionato non si è quasi mai visto in Champions) comprendendo come una strategia con più giocatori offensivi avrebbe raccolto maggiori dividendi in campionato, dove le avversarie tendono quasi tutte a chiudersi a ridosso dell'area di rigore, mentre una strategia più accorta gli avrebbe permesso di giocarsela a livello europeo, e così è stato.
Ora al PSG resta da capire quale sarà il futuro, in particolare capire se la società qatariota intende continuare a lasciare il timone nelle mani di Tuchel o se vuole tentare altre strade (si parla tanto di Allegri), a questo si aggiunge l'addio di Thiago Silva che da lunedì è ufficialmente svincolato così come Cavani e Mounier (già accasato a Dortmund); sostituire questi elementi sarà difficile per il club parigino, in particolare il vuoto di leadership che il difensore brasiliano lascia non è per nulla facilmente colmabile, anche il ritorno di Marquinhos in posizione di centrale difensivo potrebbe non colmare questo vuoto, stesso discorso per Cavani, certamente l'acquisizione di Icardi a titolo definitivo riempie la casella, ma ben sappiamo quante e quali siano le differenze tra i due giocatori, infine a livello tecnico anche la casella lasciata vuota da Meunier va riempita, Kehrer ha mostrato i limiti derivanti dal non essere un terzino destro di ruolo, per cui Leonardo dovrà davvero darsi tanto da fare per non disperdere i progressi visti nelle ultime stagioni, il tutto, inoltre, mentre la Ligue 1 è già partita ed il PSG si dovrò rimettere immediatamente all'opera.

Sunday, 2 August 2020

Come il Crotone di Stroppa ha ritrovato la serie A?

Foto, profilo Twitter Crotone


Il campionato di serie B, a differenza di quanto avvenuto molte volte in passato, ha lasciato poco spazio all'incertezza in merito a chi avrebbe ottenuto la serie A diretta: la stagione del Benevento e del Crotone è stata decisamente dominante lasciando pochi dubbi agli osservatori più attenti su chi avrebbe ottenuto l'accesso diretto alla massima serie, tanto che la squadra di Inzaghi aveva ipotecato la promozione già prima della sosta invernale per poi vederla ratificata pochi giorni dopo la ripresa post-lockdown, per la squadra di Stroppa il percorso è stato meno netto, ma la progressione è stata continua e l'ha portata a festeggiare il ritorno in A con tre giornate di anticipo.

Ho scelto di analizzare la squadra di Stroppa per via della qualità di gioco espressa in continuità con un'idea di calcio propositivo che, oltre a cambiare la mappatura tattica della serie A, sta progressivamente piantando le tende anche in serie B, con esempi anche riscontrabili nello Spezia di Italiano e nel Venezia di Dionisi, un sistema che privilegia la costruzione dell'azione da dietro (anche insistita se necessario) e le rotazioni tra centrocampisti tra zona di sviluppo e rifinitura al fine di creare spazi in cui far progredire il pallone.


LA SCELTA DEL MODULO

Il modulo di base scelto da Stroppa per il Crotone è un 3-5-2 di base che, in fase di possesso si trasforma in un 3-1/4-2, mentre in fase di non possesso si trasforma in un 5-3-2, con i tre centrali di difesa che giocano molto stretti mentre i due attaccanti vengono spesso esonerati dai ripiegamenti difensivi a meno che uno dei centrali avversari non salga a sostegno della manovra.

Il 3-5-2 di base del Crotone


Il 3-5-2 non è mai stato abbandonato da Stroppa per tutto il corso della stagione, questo gli ha permesso di dare alla squadra una fisionomia riconoscibile e con sfaccettature molto diverse rispetto a quelle che possiamo immaginare quando si parla di 3-5-2; in particolare è la composizione dei 5 di centrocampo a fare la differenza: i tre centrali sono giocatori di tecnica di gran lunga superiore rispetto alla media del campionato (Barberis, Benali su tutti in zona di costruzioni) e con grandi capacità in fase di conduzione ed inserimento (Zanellato, Crociata) ma non propriamente dei giocatori che rientrano nell'immaginario comune per e capacità di interdizione, a questo si aggiunge la scelta degli esterni, con Molina, Gerbo e Mustacchio che hanno tutti un background da ali anziché terzini, a conferma che ancor prima della tattica e del modulo esiste una strategia da parte di Stroppa di costruire una squadra dall'imprinting marcatamente offensivo finalizzato a dominare il gioco.


LA FASE DI POSSESSO 

Come già indicato in premessa il gioco del Crotone in fase di possesso prevede l'utilizzo dei tre centrali difensivi in fase di costruzione dell'azione supportati da uno dei centrocampisti che si propone come vertice basso del triangolo di centrocampo o vertice alto del rombo di costruzione: questo compito è generalmente affidato a Barberis. Il possesso della squadra pitagorica è composto da lunghe sequenze di passaggi (il possesso palla medio è stato pari al 60,9%) con lo scopo di imbeccare i centrocampisti alle spalle delle linee di pressione avversaria, tuttavia la presenza di due esterni del livello di Molina e Gerbo e le qualità di Simy nel gioco aereo permettono soluzioni alternative in presenza di un pressing avversario particolarmente aggressivo.

Spesso sentiamo affermare come il dato del possesso palla non sia un dato chiaro per definire il valore tecnico e la capacità di una squadra di dominare il gioco ed offrire un calcio godibile, per questo motivo al dato di possesso palla va raffrontato il dato offensivo e qui capiamo il motivo per il quale la ricercatezza nel possesso palla del Crotone si sia mostrata una strategia vincente: la squadra di Stroppa ha chiuso la stagione con il secondo miglior attacco del campionato alle spalle del Benevento, ma soprattutto possiede il maggior indice di pericolosità (fonte SICS) dell'intero campionato cadetto, nonché il capocannoniere Nwankwo Simy (20 goal realizzati, di cui solo 4 su calcio di rigore), di cui apprezzeremo i movimenti nella nostra analisi.

COSTRUZIONE E SVILUPPO DELL'AZIONE

Come indicato in premessa, l'azione parte sempre dai tre centrali di difesa a cui si aggiunge Barberis, i laterali generalmente tendono a scollegarsi per salire in zone più avanzate del campo, come si evince dal fermo immagine, gli avversari cercano di negare le ricezioni centrali alla squadra di Stroppa, per questa ragione molto spesso il palleggio tra i centrali difensivi è prolungato nel tentativo di attrarre la prima linea di pressione e generare uno spazio alle spalle per i centrocampisti.

A supporto della costruzione da dietro vi è il lavoro dei centrocampisti, con Barberis che fa da vertice basso di un triangolo completato da Benali e Zanellato (che nel corso della stagione si è alternato con Crociata in quella posizione causa infortuni); questo schieramento permette la creazione di diverse linee di passaggio alle spalle della prima linee di pressione e far dunque progredire l'azione grazie alle loro qualità con il pallone tra i piedi; qualora la pressione avversaria sia parecchio aggressiva, i due esterni si abbassano a supporto o per fornire supporto al possesso palla, fungendo da terzo uomo in un triangolo con braccetto della difesa a 3 e mezzala, o per attirare altri giocatori in pressione al fine di permettere un lancio per Simy che può attaccare direttamente gli spazi lasciati liberi dalla pressione dei terzini o giocare di sponda per gli inserimenti tra centrocampo e difesa avversari.


ATTACCO ALLA LINEA DIFENSIVA

Come indicato in premessa il Crotone ha la miglior produzione offensiva del campionato nonché il capocannoniere Simy, il merito è dato dalla capacità della squadra di Stroppa di creare spazi grazie ai movimenti dei centrocampisti, ma soprattutto grazie ai movimenti che il tecnico richiede ai suoi attaccanti.

Stroppa chiede sempre alle punte di attaccare lo spazio tra centrale e terzino avversario, questo smarcamento richiesto agli attaccanti (nel fermo immagine qui affianco c'è stata una rotazione con Messias in zona rifinitura e Zanellato che attacca lo spazio tra centrale e terzino sinistro) genera tanto disordine nella linea difensiva avversaria a causa dell'indecisione su chi deve chiudere sull'attaccante, in questa maniera è sufficiente un passante o un cross se il pallone viaggia per corsie esterne per permettere all'attaccante di ricevere palloni parecchio invitanti in area di rigore, non è un caso quindi che il Crotone primeggi anche nella statistiche degli assist elaborati da SICS (ossia i passaggi che generano un tiro),


Gli stessi movimenti sono richiesti da Stroppa in fase di transizione offensiva, dove richiede alle punte di restare in smarcamento preventivo in modo da avere una immediata soluzione verticale una volta recuperato il pallone ma anche per costringere la linea difensiva ad abbassarsi immediatamente creando spazio tra le linee dove una delle due punte può venire incontro per dialogare con i centrocampisti che si inseriscono; nel fermo immagine è possibile notare il posizionamento di Simy e lo spazio che si crea e che in questa circostanza viene utilizzato da Messias che aveva ripiegato sul regista del Cittadella e da Benali. 

LA FASE DI NON POSSESSO

Giovanni Stroppa, come molti allenatori e mote persone operanti nel mondo del calcio, si porta addosso l'etichetta di un allenatore che non cura la fare difensiva, forse perché nella sua carriera da calciatore è stato forgiato da due tecnici come Sacchi e Zeman, allenatori che sappiamo bene quanto il loro impatto sui dogmi del calcio italiano è stato non di poco conto. 
Andando a vedere i numeri, invece, notiamo come il suo Crotone iper-offensivo, con 3 palleggiatori in mezzo al campo e due esterni offensivi, abbia chiuso la stagione come terza difesa del campionato dopo Benevento e Frosinone e la quinta squadra per l'indice di rischio elaborato da SICS, dato che era di gran lunga migliore prima dell'ultima sfida di campionato a Trapani giocata con la promozione già ottenuta.
Come la squadra di Stroppa riesce a rendere poco pericolosi gli avversari lo vediamo analizzando le fasi di prima pressione, l'approccio difensivo del centrocampo e la gestione delle transizioni difensive.

PRIMA PRESSIONE

La prima pressione rende molto difficile l'uscita della palla degli avversari dal proprio terzo difensivo, ciò è reso possibile da una pressione individuale sui difensori avversari e sui relativi appoggi, nonché una linea difensiva che, se necessario, affronta in 1 vs 1 gli attaccanti avversari.

Da questo fermo immagine si possono notare le marcature individuali in fase di prima pressione: l'elemento più interessante è notare come gli esterni di centrocampo vadano in pressione sui terzini avversari e come sia a centrocampo che in difesa (fuori inquadratura) si accetti un sistema puro basato sui duelli individuali con ciascuno degli avversari a prescindere dalla scelta delle marcature individuali. Quando poi la partita ha delle richieste diverse, ossia in caso di punteggio favorevole o nella parte finale di partita quando vengono meno le energie, le marcature individuali sono meno accentuate favorendo una copertura della zona centrale del campo con le due punte più uno dei centrocampisti, con gli esterni pronti ad uscire in caso il pallone venga mosso in zone esterne.


DIFESA A CENTROCAMPO

Qualora la prima pressione viene superata dalla costruzione avversaria il Crotone innesca una serie di scalate atte ad aggredire immediatamente il portatore di palla e costringere l'avversario a muovere il pallone molto rapidamente onde evitare di trovarsi uno dei centrocampisti addosso.

Come si nota dal fermo immagine, superata la prima pressione, i centrali di centrocampo marcano ciascuno un uomo e sono pronti a scalare sulla base di come l'avversario muove la palla, in questo esempio il regista del Cittadella sta muovendo il pallone verso sinistra, i tre centrocampisti sono già pronti a scalare sul terzino che andrà a raccogliere il passaggio corto del regista, lo spazio alle loro spalle è coperto dagli esterni pronti a stringere o ad allinearsi ai tre difensori, questo atteggiamento, inoltre, permette ai due attaccanti di restare vicino ai due centrali difensivi ed approfittare di una eventuale transizione offensiva.

TRANSIZIONE DIFENSIVA

Anche la gestione delle transizioni difensive ha dei meccanismi che Stroppa ha collaudato con il suo lavoro e sono basati sugli stessi principi visti sopra, ossia andare immediatamente alla riconquista del pallone e, in ogni caso, avere come focus principale il portatore di palla al fine di contestargli il possesso o, se ciò non fosse possibile, ritardarne la giocata permettendo alla squadra di riallinearsi.

Da questa immagine si evince come una volta persa la palla i due centrocampisti vanno a creare un 2 vs. 2 nella zona che ho evidenziato allo scopo di andare a contestare il pallone o la giocata al giocatore in possesso palla, si può inoltre notare che alle spalle c'è tantissimo spazio per la squadra avversaria, tuttavia (non inquadrata) la presenza della difesa a 3 permette al Crotone di mantenere una superiorità numerica contro i 2 attaccanti avversari e complice il lavoro dei due centrocampisti, quello spazio non è reso accessibile all'avversario lasciando come unica soluzione un lancio verso le punte in inferiorità numerica o una conduzione nello spazio che, in ogni caso, porterebbe ad un rallentamento dell'azione ed alla squadra a riallinearsi.


CONCLUSIONI

Il Crotone ha mostrato una strategia tattica molto riconoscibile che si è rivelata la più adatta ad esaltare le caratteristiche del materiale a disposizione di Giovanni Stroppa: la varietà di soluzioni che la squadra ha mostrato di avere nel corso della stagione le hanno permesso di dominare progressivamente il campionato (Benevento a parte) sia contro avversari che si chiudevano al limite dell'aria di rigore utilizzando gli esterni allo scopo di allargare le maglie difensive avversarie per poi occupare l'area di rigore sui cross di Molina e Mustacchio, sia contro avversari molto aggressivi grazie alla tecnica a disposizione del centrocampo ma anche grazie all'utilizzo di Simy come appoggio qualora il lancio lungo o la verticalizzazione si ritenesse necessaria.

Cosa accadrà a questa squadra in serie A? Sicuramente mantenere un approccio così coraggioso potrebbe rendere il Crotone una delle squadre da seguire anche in serie A, ovviamente il livello sarà più alto, soprattutto quando ci sarà da seguire la fase di non possesso, aumentando il livello degli avversari quanti dividendi porterà l'approccio di marcature individuali in fase di prima pressione? 
La lezione arrivata in questa stagione di serie A è che squadre come Verona e Lecce, partite come spacciate ad inizio stagione, grazie ad un'identità di gioco offensiva, sono riuscite a ribaltare i pronostici, con il Verona che a lungo ha cullato il sogno europeo ed il Lecce che è arrivato a giocarsi la salvezza all'ultima giornata non ostante il pesante passivo di reti subite, per cui il mio augurio è che la società mantenga la struttura di questa squadra e dia continuità al lavoro svolto da Stroppa anche nella massima serie, sarebbe giusto portare questo progetto a confrontarsi anche con la serie maggiore.


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