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Monday, 23 October 2023

Is PSG moving to a positional 4-2-4?

 

Photo Credit: PSG website

The appointment of Luis Enrique at PSG was one of the most interesting move of last summer: Parisian club lost two of the most important star of the team such as Messi and Neymar and the new coach also asked the club to lay-off Marco Verratti, the hearth of PSG midfield during the Qatar ownership reign.

By appointing Luis Enrique, Paris Saint-Germain is trying to change the model of football, no longer focused on star player but finding a solution to create an organic environment in order to transform this collection of great player into a football team.

For this purpose, it seems that the Spanish coach is looking to put apart his preferred 4-3-3 in order to move towards a 4-2-4 where the positional play principles are still implemented.

Monday, 20 February 2023

Il Lille di Fonseca è un bel progetto

 


Dopo l'esperienza di Roma e dopo le difficili settimane trascorse all'inizio dello scorso anno in concomitanza con l'inizio della guerra iniziata dalla Russia in Ucraina, Paulo Fonseca ha scelto di ripartire da Lille, una piazza che due stagioni fa fu in grado di festeggiare un clamoroso titolo in Ligue 1 ma che, a causa di problemi societari, ha dovuto ricostruirsi e, dopo una stagione interlocutoria (eufemismo), si è affidata al tecnico portoghese per dare il via ad un nuovo progetto tecnico.

Fonseca ha scelto questo progetto per poter tornare a proporre il calcio che preferisce, basato sul possesso palla e riempire la squadra di giocatori tecnici per moltiplicare le soluzioni offensive. Il biennio romano lo ha costretto a venire a patti con necessità tecniche diverse che lo hanno messo molto a disagio, un disagio che non è mai stato nascosto.

Per spiegare il percorso che Fonseca sta cercando di seguire nel nord della Francia, lo facciamo analizzando una sconfitta, quella subita ieri nel lunch match contro il PSG, in cui solo un goal di Messi su punizione a tempo scaduto ha regalato ai parigini tre punti che, in realtà, avrebbero meritato gli uomini di Fonseca. 

Il commento più immediato lo ha fornito proprio il tecnico portoghese al termine della partita.



Wednesday, 14 April 2021

Il calcio di Paris Saint-Germain e Bayern Monaco

Immagine Twitter Champions League

Dopo la finale dello scorso anno PSG e Bayern Monaco si ritrovano in Champions League per l'accesso alla semifinale: con la partita di stasera si è chiuso un doppio confronto ricco di goal, emozioni e tante bellissime giocate che hanno esaltato alcune caratteristiche delle due squadre, hanno mascherato alcuni difetti ma soprattutto hanno messo a nudo i difetti dell'avversario.

Il calcio degli anni '20 è comandato dalle squadre che passano da una fase all'altra del gioco in maniera rapida fino al punto da non accorgersi di una fase di costruzione che già ci troviamo a mettere a referto un tiro, una parata o un goal: chi cerca di giocare un calcio in cui le singole fasi sono stagne ed analizzate quasi separatamente si trova e si troverà molto indietro nelle gerarchie del calcio europeo.

Nel corso degli anni il calcio si è evoluto tanto quanto si è evoluto, quanto meno fisicamente, l'essere umano: fino a 30 anni fa un campo da calcio di 105 metri X 68 metri era riempito da 20 giocatori di movimento la cui altezza media era intorno ai 170 cm, oggi un campo da calcio è riempito da calciatori la cui altezza media eccede i 180 cm. Questo porta come conseguenza che il campo da calcio, che nel frattempo non ha modificato le proprie misure, diventa più facile da coprire per una squadra, per questo la giusta occupazione e comprensione degli spazi diventa basilare nella costruzione di una strategia.


COME COMPRIMERE ED ATTACCARE GRANDI SPAZI


Photo Credit Eric Laurie
Il calcio del Bayern Monaco è archetipico del modo di giocare a calcio in Germania nell'ultimo decennio: lo spazio per l'avversario in possesso del pallone deve essere il minore possibile, e avvalendosi della regola del fuorigioco, utilizza lo strapotere fisico dei propri difensori per chiudere l'avversario nella propria metà campo come un pugile mette alle corde il proprio avversario a cui non resta che alzare la guardia e incassare al meglio i propri colpi. Come si evince dall'esempio nel fermo immagine a lato, la strategia difensiva del Bayern rappresenta una rivisitazione dei concetti che abbiamo conosciuto con Arrigo Sacchi a cavallo tra gli anni '80 e gli anni '90: il focus è sulla compressione degli spazi per l'avversario, la linea difensiva si muove esattamente sulla linea di centrocampo mangiando 60 metri di campo. Il Milan di Sacchi sfruttava a proprio vantaggio la regola del fuorigioco molto più estensiva rispetto a quella di oggi, per cui il Bayern ovvia le ridotte possibilità di usare il fuorigioco puntando sulla fisicità e sulla velocità di recupero in progressione dei propri difensori.

Il calcio del PSG, invece, ha bisogno di spazio da attaccare: come in un concetto darwiniano, l'attaccante per sopravvivere alle difese alte e fisicamente dirompenti deve saper coprire lo spazio che li divide dalla porta avversaria quanto più rapidamente possibile. 
L'attaccante degli anni '20 del XXI Secolo non è più quello che si vede poco e che fornisce il proprio contributo solo nel momento in cui un pallone vaga all'interno dell'area di rigore, ma è quello che con tre falcate è in grado di lanciarsi verso la porta con il pallone seminando il difensore avversario che lo insegue: Questo è ciò che definisce lo strapotere in questi contesti di Neymar e Mbappè, più lontani possono partire dall'area di rigore tanto più possono diventare letali, mentre soffrono tanto avversari che di spazio tra sé e la porta ne lasciano poco. In un contesto come quello del calcio attuale in cui gli spazi si comprimono i due elementi più rappresentativi di questo PSG riassumono ciò di cui è necessario per dilatare nuovamente quei spazi: la tecnica individuale che si riassume nel gesto tecnico che, a mio parere, resta basilare per distinguere un buon giocatore da un giocatore con un qualcosa in più, ossia il dribbling. La mappa dei dribbling di Paris Saint Germain-Bayern Monaco ci mostra il motivo per il quale abbiamo visto tanto spettacolo in questi 180 minuti: i 13 dribbling tentanti dal numero 10 brasiliano hanno generato la gran parte dei pericoli costruiti dalla squadra francese tra le due partite, poi il fato ha voluto che all'andata dove i parigini hanno creato di meno sono andati a segno 3 volte su 4 conclusioni, mentre al Parco dei Principi non è bastato creare una decina di occasioni da rete per violare la porta di Neuer.


DUE MODI DIVERSI DI FINALIZZARE DALL'ESTERNO




 

Come si evince dalla grafica relativa agli xG del doppio confronto, entrambe le squadre hanno prodotto tantissimo e i risultati delle due partite sono stati inversamente proporzionali alla qualità di quanto prodotto nelle rispettive partite. Indipendentemente da come le due squadre siano state in grado di concretizzare quanto prodotto, è stato molto chiaro vedere come le due squadre creavano le conclusioni a rete.

La strategia del PSG è stata sempre abbastanza chiara in questo doppio confronto: con una squadra come il Bayern che inonda di uomini la trequarti avversaria, non è possibile pensare di invadere a propria volta la trequarti con tanti uomini come, invece, è costretto a fare il più delle volte in Ligue 1. Per questo motivo gli attacchi sono sempre stati orchestrati dai soliti tre li davanti: Angel Di Maria, Neymar e Mbappè: la tecnica sullo stretto dei due sudamericani, unita alla rapidità del francese portano i parigini a strutturare la fase offensiva su rapide verticalizzazioni.

Fonte passmap Calcio Datato
Nei dati elaborati qui a fianco è molto importante notare non tanto le posizioni medie dei calciatori (era abbastanza comprensibile anche ad occhio nudo che la supremazia territoriale e del possesso era appannaggio dei bavaresi) quanto il dato sulla combinazione dei passaggi: il Bayern ha palleggiato molto da dietro e non è un caso che i due difensori centrali siano quelli che hanno toccato il maggior numero di palloni, il PSG invece ha immediatamente lasciato che a giocare la palla fossero i suoi tre elementi offensivi. Di rado capita vedere in una statistica di questo tipo che le maggiori combinazioni di passaggi arrivino dai tre uomini più avanzati anziché quelli arretrati.

Le differenze di approccio del PSG tra Champions e Ligue 1 sono ben identificabili da questi esempi: un tipico attacco del PSG della partita di ieri sera vede l'area di rigore occupata dal tre giocatori (Mbappè, Neymar, Di Maria) con un quarto giocatore a supporto (Draxler), per cui utilizzando un linguaggio molto tecnico si può affermare che il PSG avesse 4 invasori a cui delegare la fase di rifinitura e finalizzazione. Questa strategia in Champions del PSG è un retaggio della gestione Tuchel che, in questa fase ad eliminazione diretta. anche Pochettino ha fatto propria. E' opportuno, dunque, affermare che molto merito di ciò che abbiamo visto in questo doppio confronto è farina del sacco dell'attuale allenatore del Chelsea, il quale con questa strategia ha permesso al PSG di superare quella che sembrava una sindrome europea di una squadra ricca di soldi e talento ma incapace di confrontarsi con le grandi d'Europa. 

A dimostrazione di quanto sopra arriviamo al modo in cui il PSG arrivi alla finalizzazione ed alla rifinitura in Ligue 1: nel campionato francese il contesto tattico che la squadra parigina si trova ad affrontare è completamente diverso, con squadra che mantengono un baricentro decisamente basso e che, di conseguenza, lasciano pochi uomini in zone avanzate del campo. Lo scenario dunque è completamente ribaltato e per Mbappé e, soprattutto, Neymar gli spazi per muoversi sono molto ristretti, una situazione che spesso e volentieri mostra i limiti del brasiliano, poco incline ad accettare duelli "sporchi" con l'avversario di turno (non è causale che termini anzitempo la partita causa cartellino rosso come accaduto contro il Lione). Per questo motivo il PSG in Ligue 1 è chiamato ad attaccare con più uomini, tuttavia si può notare anche come l'accesso all'area di rigore avvenga quasi sempre per vie laterali, dove i vari Mbappé e Di Maria cercano di defilarsi per poter ricevere palla e mettersi in moto con una giocata individuale che resta, dunque, il punto di forza principale della squadra quando deve attaccare una linea difensiva, che sia essa alta o bassa.

Per quel che riguarda il Bayern Monaco, invece, la fase offensiva è legata alle caratteristiche dei propri elementi offensivi principali, ossia Thomas Muller e Robert Lewandovski: la loro capacità di muoversi in area di rigore è l'architrave dell'attacco alle difese da parte del Bayern. Non è un caso che, in contemporanea all'assenza del centravanti polacco nel doppio confronto la squadra bavarese non sia stata in grado di finalizzare nella stessa maniera in cui è in grado di fare abitudinariamente.

Fonte grafiche WhoScored
Tra andata e ritorno della doppia sfida il Bayern è andato al cross quasi 70 volte: una statistica che, letta superficialmente, potrebbe far pensare ad una squadra che fa fatica a sfondare centralmente e che, quindi, si affida ai cross per creare pericoli. In realtà il Bayern Monaco è una della squadra che arriva maggiormente al cross in Europa (25 a partita in Bundesliga, 23 in Champions, sempre fonte WhoScored) e riesce a fare la differenza con la scelta del tipo di cross da effettuare, ma soprattutto con la capacità e l'intelligenza dei suoi elementi offensivi sul come coprire l'area di rigore e rendersi indifendibili anche in situazioni in cui generalmente la gran parte delle squadre non sono in grado di creare una situazione di pericolo. Se andiamo a vedere i 3 goal realizzati dal Bayern tra andata e ritorno possiamo notare quasi sempre le stesse dinamiche.



Come si nota negli esempi delle due reti realizzate da Choupo-Mouting tra andata e ritorno, si può notare come in entrambi i casi l'area di rigore sia riempita in modo tale da avere diverse soluzioni per rendere incisivo il cross. Nei due casi abbiamo due tipologie di cross diverso: nel caso della partita di ieri abbiamo un cross di Coman dall'altezza del lato corto dell'area di rigore in cui Thomas Muller si stacca dalla marcatura per giocare di sponda sull'inserimento di Alaba (che ha sostituito i compiti di Goretzka in questo tipo di situazione) il cui tiro genererà il tip-in vincente del centravanti nato in Germania ma di passaporto camerunense.
Nel goal realizzato all'andata, invece, il cross arriva dal mezzo spazio destro della trequarti, una situazione spesso e volentieri sconsigliata contro difese schierate: ma anche in questo caso il riempimento dell'area di rigore segue le stesse dinamiche dell'azione vista ieri sera mandando in confusione i 4 della linea difensiva del PSG con Danilo Pereira che si perde Choupo-Mouting, tuttavia, come si vede. anche l'inserimento di Coman da sinistra avrebbe potuto generare una situazione di grave pericolo per la difesa della squadra di Pochettino.

La citazione dell'inserimento di Coman alle spalle del terzino non è casuale, perché il Bayern di Flick ha costruito molte fortune offensive grazie a questo tipo di routine: negli esempi qui di fianco si può notare in maniera nitida come la modalità di riempimento dell'area con 4 uomini e del cross dalla trequarti non sia una casualità bensì una tipologia di giocata presente in maniera continua nel playbook della squadra di Flick. Il primo esempio arriva dalla finale con il PSG dello scorso anno, dove il goal di Coman arriva proprio da un cross di Kimmich alle spalle della linea difensiva con Muller e Lewandovski a fornire al numero 6 tedesco due diverse opzioni di rifinitura e Goretzka una terza inserendosi da dietro proprio come Alaba nell'azione di ieri sera. Identica dinamica l'abbiamo ammirata in occasione del goal contro il Werder Brema dello scorso novembre con Goretzka questa volta in veste di rifinitore.




CONCLUSIONI


In questo doppio confronto Bayern Monaco e Paris Saint Germain ci hanno regalato tanto spettacolo e tante emozioni, ma oltre a questo ci hanno fornito tante utili informazioni su quanto il valore dei calciatori e della strategia di squadra si equivalgano come rapporti di forza.

In Bayern Monaco e PSG notiamo la presenza di tanti giocatori esaltati dalla strategia di gara dei loro allenatori, ma anche il contrario, ossia giocatori il cui valore tecnico esaltano la strategia stessa mediante la loro capacità di esecuzione.

In queste ore sui vari social ho notato diversi punti di vista su cosa questa partita ha significato, in particolare ho visto tanta gente che ha sfruttato il match per perorare una specifica causa: la verità è che queste due partite ci hanno permesso di vedere un compendio di tanti stili di gioco e tanta capacità dei singoli interpreti di rispondere rapidamente agli stimoli ed alle problematiche che la partita richiedeva in ogni specifico momento.

Per questo motivo abbiamo visto i momenti di difesa bassa e posizionale del PSG, il crossing game del Bayern, le transizioni ed il gioco verticale dei francesi alternato a fasi di costruzione dal basso (a proposito, che partita di spessore quella di Paredes in costruzione davanti alla difesa) per chiudere con la pressione ed il baricentro alto del Bayern Monaco: ogni fase della partita richiedeva un certo comportamento ed i giocatori in campo lo hanno eseguito mostrando non solo le loro capacità tecniche, ma soprattutto la loro capacità di sapere in pochi secondi quale era la scelta giusta da fare, che fosse un colpo di tacco o un lancio di 50 metri.

Per ottenere tutto questo è necessaria capacità individuale dei giocatori e strategia degli allenatori, una non può fare a meno dell'altra.

Friday, 19 February 2021

Consigli per il weekend calcistico, stagione 20/21, ep. 18


Dopo esserci goduti il ritorno delle coppe europee, il weekend torna per metterci di fronte ad un altro turno di campionato che, considerata la concomitanza con gli impegni europei di molte squadre, potrebbe vivere una fase decisiva che può spostare alcuni equilibri o ampliarne altri. Non scopro certo l'acqua calda nell'affermare che in questo periodo della stagione la gestione delle forze diventa fondamentale per definire l'esito della stagione.

Il calendario del weekend ci regalerà sfide importanti se non decisive come il derby di Milano che potrebbe indirizzare la lotta scudetto in serie A, la trasferta del Bayern a Francoforte che potrebbe diventare decisiva per la vittoria della Bundesliga ma anche per la lotta Champions. Per questo motivo ho scelto quattro partite che assumono per varie ragioni un peso fondamentale per giudicare le stagioni di alcune squadre o per indirizzare gli esiti di un campionato.


LIVERPOOL - EVERTON (SABATO ORE 18.30)

La giornata di Premier in programma questo weekend è clamorosamente piena di sfide di cartello e di tradizione: una di queste è il confronto tra Manchester City ed Arsenal che mette contro Pep Guardiola con quello che dovrebbe essere un suo discepolo, ossia Mikel Arteta. Tuttavia il match che merita maggiore attenzione è il derby della Merseyside tra Liverpool ed Everton: una sfida che rappresenta una grande rivalità storica ma che questa volta potrebbe avere risvolti anche decisivi per la lotta alla Champions League.

La squadra di Klopp è entrata nelle ultime settimane in un momento negativo frutto dei guai fisici che hanno colpito i Reds nel corso di questa stagione: proprio la partita d'andata fu l'evento che ha cambiato in negativo la stagione, con l'entrata di Pickford che mise ko il ginocchio di Van Dijk. Saltato il ginocchio del centrale olandese, è saltata anche l'architrave su cui poggia il sistema di gioco di Klopp, costringendolo a trovare soluzioni per non farsi trovare scoperta sulle incursioni dei due terzini Alexander-Arnold e Robertson.

Passmap Between The Posts
La vittoria in Champions contro il Lipsia ha visto una squadra ritrovare i propri punti di forza, ossia le connessioni tra il terzino e l'esterno d'attacco di parte e la ricerca del cambio di gioco da un terzino all'altro per scoprire l'avversario e disordinarne la pressione. Come si desume dalla passmap della partita, si nota anche il lavoro svolto dai due centrali difensivi Kabak e Henderson nel sostenere questa strategia di gioco e con le due mezzali Jones e Thiago Alcantara a tenere impegnati i centrocampisti centrali avversari. Le difficoltà del Lipsia a trovare la profondità ha reso sostenibile la strategia anche a livello difensivo, con la squadra di Nagelsmann brava a risalire il campo ma meno brava ad accedere all'area di rigore, cosa che, invece, ha saputo fare il Leicester di Rodgers sabato scorso.

L'Everton arriva a questo impegno con la consapevolezza di potersi giocare qualcosa di importante in questa stagione: Ancelotti in estate è riuscito ad ottenere sul mercato una serie di giocatori che gli hanno permesso di modificare l'identità di questa squadra che adesso può giocare un calcio fluido e tecnico, al contrario della scorsa stagione quando la squadra doveva sostanzialmente appoggiarsi su attacchi diretti verso Calvert-Lewin ed aggredire sulle seconde palle.

In fase di possesso lo schieramento della squadra di Ancelotti è un 4-1/2-3 con le mezzali e gli esterni offensivi che occupano le zone avanzate del campo ruotando tra di loro, a volte le rotazioni avvengono anche tra terzino e mezzala di lato. In fase di non possesso la squadra si schiera con un 4-1-4-1 dove gli esterni offensivi si affiancano alle mezzali a creare una linea a 4; la linea difensiva, invece, è protetta dal vertice basso.

La strategia costruita da Ancelotti è quella di occupare con quanti più uomini possibile i corridoi centrali del campo sfruttando i movimenti e le rotazioni tra le mezzali ed i trequartisti; l'ampiezza viene utilizzata solamente per liberare i terzini (in particolare Digne) in modo che con i loro cross possano generare occasioni grazie alle qualità aeree di Calvert-Lewin e grazie alla capacità della squadra di riempire con più uomini l'area di rigore.


Le principali difficoltà, invece, l'Everton le trova nella tenuta della linea difensiva che, spesso non viene sufficientemente assistita dai centrocampisti. Spesso e volentieri gli avversari possono pascolare negli spazi che si creano tra centrale difensivo e terzino, a questo si aggiunge la non grande predisposizione alle marcature in area di rigore dei centrali difensivi.

Sarà dunque un derby quello che si giocherà ad Anfield Road con due squadre ben riconoscibili nei loro pregi e nei loro difetti, all'andata ne venne fuori una grande lotta che terminò con un 2-2 ricco di emozioni, sono abbastanza sicuro che la stessa cosa la vedremo sabato nel tardo pomeriggio.


SALISBURGO - RAPID VIENNA (DOMENICA ORE 17)

Il campionato austriaco, dal momento in cui il gruppo Red Bull ha investito a Salisburgo, è un dominio della squadra della città di Mozart che detiene il titolo da 7 stagioni consecutive. Dalla scorsa stagione, tuttavia, diverse squadre hanno mostrato di avere progetti tecnici in grado di infastidire il dominio della squadra oggi allenata da Jesse Marsch. 

Lo scorso anno questo ruolo sembrava appannaggio del LASK di Lienz che, però, depauperò quanto buono di fatto prima del lockdown prendendosi una penalizzazione per non aver rispettato il protocollo COVID al rientro agli allenamenti; quest'anno, invece, la squadra che sta tenendo testa al Salisburgo è il Rapid Vienna di Didi Kuhbauer.

La squadra di Jesse Marsch ha ormai pochi segreti e, come ogni stagione, si trova a gennaio a dover riportare con una squadra completamente diversa rispetto a quella di inizio stagione. In questa stagione, tuttavia, l'unica partenza del mercato invernale è stata Dominik Szoboszlai, ceduto al Lipsia, ma sappiamo bene quanto fosse determinante l'ungherese per le fortune del Salisburgo.

I suoi sostituti, sul piano tecnico, dovrebbero essere Aaronson e Sucic, di cui ho parlato nel mio post di presentazione della sfida di Europa League contro il Villarreal, persa per 2-0, dove i due talenti del Salisburgo non sono riusciti a mettersi in luce restando avulsi dal gioco senza riuscire a giocare palloni nella zona centrale del campo, dove evidentemente il Villarreal è stato bravo a coprire quelle zone.

Fonte statistiche SofaScore

In campionato, invece, la ricerca e l'occupazione della zona di rifinitura avviene in maniera più frequente fino a trasformare il 4-4-2 in un 4-2-2-2. Tuttavia nella partita contro il Villarreal in Europa League, si trattava della prima volta in coabitazione tra i due giocatori ed il risultato non è stato dei migliori visto che il loro coinvolgimento è rimasto ai margini della squadra. Nella partita contro il Rapid Vienna alla squadra di Marsch servirà tornare alla sua versione migliore, quella cioè capace di sovraccaricare il centro del campo per cercare di aumentare il margine in testa alla classifica e, chissà, trovare idee utili a cercare di contendere la qualificazione agli ottavi di Europa League al Villarreal non ostante lo 0-2 di partenza.

Il Rapid si schiera sul campo con un 4-2-3-1 di base che, però, non è mai rigido in campo, tanto che si tratta di uno schieramento che è più facile vedere in fase di non possesso che in fase di possesso. Il 4-2-3-1 in fase di possesso cambia immediatamente in quanto i due centrocampisti centrali tendono a scaglionarsi a due altezze diverse anziché restare appaiati; stesso discorso vale per i due terzini, con il destro (Stojkovic) che partecipa molto più alla costruzione rispetto al terzino sinistro Ullmann che, invece, attacca maggiormente la profondità.

In fase di non possesso, invece, il Rapid è perfettamente allineato a quella che è la tendenza del calcio in Austria negli ultimi anni e che sta portando diversi allenatori cresciuti aldilà del Brennero a diventare dei riferimenti per il calcio europeo. La squadra di Kuhbauer aggredisce l'avversario con un baricentro molto alto ed orienta diversi giocatori sulla palla e sull'uomo, in perfetto stile gegenpressing. Come si evince dal fermo immagine il Rapid cerca la parità numerica in tutte le zone di campo tenendo permanentemente sotto pressione l'avversario. Non è un caso che il PPDA del Rapid sia addirittura superiore a quello del Salisburgo seppur per poco (7,6 contro 7,8 della squadra di Jesse Marsch).

ATLETICO BILBAO - VILLARREAL (DOMENICA ORE 21)

La sfida di San Mames mette di fronte una sfida che potrebbe avere un impatto di non poco conto per la lotta per i posti europei nella Liga. L'Atletico Bilbao è in grandissima risalita da quando Marcelino ha preso le redini della squadra dopo l'esonero di Garitano.

La squadra basca, con l'arrivo dell'ex tecnico del Valencia (che è anche ex allenatore del prossimo avversario) ha ritrovato un approccio in grado di valorizzare gli elementi offensivi a propria disposizione. Sono bastati pochi accorgimenti al tecnico asturiano per far viaggiare al livello che il club ed i tifosi si aspettano, in particolare sotto la sua gestione si sono innalzate le prestazioni di Iker Munain, giocatore di elevato spessore tecnico che faticava a trovare una collocazione in campo con Garitano e che, invece, con Marcelino sembra aver ritrovato la centralità tecnica in questa squadra.

Fonte dati FbRef/StatsBomb
Come si evince dal grafico a fianco, il n.10 del Bilbao ha notevolmente alzato il proprio livello nella creazione di occasioni da rete. L'arrivo di Marcelino sulla panchina ha modificato l'atteggiamento della squadra in fase offensiva, Munain agisce con maggiore libertà nella trequarti avversaria ed il suo apporto in rifinitura è tangibile sia osservando la partita che osservando, come in questo caso, i soli numeri.




Il Villarreal arriva a questa sfida reduce dalla pesante vittoria in Europa League a Salisburgo, mentre il cammino in campionato sembra essersi arenato nella ultime settimane. 

Scouting report FbRef/StatsBomb

La squadra di Emery spesso fatica a trovare la giocata giusta in fase di rifinitura che, con l'infortunio di Samu Chukwueze, sembra essere delegata esclusivamente al grande lavoro di Gerard Moreno, autore di una prestazione clamorosa a Salisburgo e protagonista di una stagione strepitosa, ben riassunta dai numeri che lo rendono un attaccante quanto un esterno offensivo di prima fascia.

Il sistema voluto dall'ex tecnico di Siviglia, PSG ed Arsenal si basa sul possesso palla ed un tentativo di recupero del pallone che possa essere aggressivo. Proprio su quest'ultimo aspetto le cose non stanno andando come previsto (il PPDA è superiore a 10) soprattutto a causa del fatto che la linea difensiva fatica a sostenere un sistema di pressing alto e spesso tende a concedere spazi in situazioni di transizione o in situazione in cui l'avversario verticalizza rapidamente l'azione con una giocata individuale. Il Bilbao è una squadra che sa innescare rapidamente i giocatori tra le linee, per cui per la squadra di Emery, dopo l'ottima prestazione di Salisburgo, una prestazione ed un risultato positivi anche al San Mames possono dare nuove certezze al gruppo di Emery e far ripartire la stagione del Villarreal.


PSG - MONACO (DOMENICA ORE 21)

Il campionato francese, a differenza delle stagioni precedenti, si sta rivelando uno dei campionati più equilibrati e ricchi di spunti di tutta Europa e nel weekend si celebra la sfida tra il PSG ed il Monaco in un incrocio che ha rappresentato per diversi anni una rivalità tra due proprietà facoltose desiderose di giocarsi la supremazia nazionale.

Negli ultimi anni, tuttavia, questa rivalità è scemata a causa delle ultime pessime stagioni della squadra monegasca che invece, quest'anno sembra aver ritrovato quella competitività che sembrava perduta: dopo un periodo di assestamento, Niko Kovac ha trovato il sistema in grado di far rendere al meglio questa squadra che va a Parigi per giocarsi la sua chance di entrare addirittura in corsa per il titolo.

Il PSG, tuttavia, si presenta a questa grande sfida reduce dal capolavoro del Camp Nou in Champions League: pur con le assenze di Neymar e Di Maria, Pochettino ha saputo pescare le giuste risorse dalla sua rosa e soprattutto ha trovato una grande serata di Marco Verratti, giocatore diventato centrale nelle idee di Pochettino, tanto che in sua assenza abbiamo visto le peggiori prestazioni della squadra parigina nella giovane gestione del tecnico argentino (leggi trasferta di Lorient in campionato).

Fonte statistiche SofaScore
I numeri della prestazione di Verratti a Barcellona non rendono sufficientemente l'idea della sua prestazione a tutto campo, la sua resistenza al pressing e la capacità di ripulire palloni creando situazioni potenzialmente pericolose da momenti in cui l'azione sembra non avere inerzia. A mio parere la prestazione di Verratti e del PSG sono frutto del lavoro messo in piedi nelle ultime due stagioni da Thomas Tuchel che ha dato una personalità ed un'identità a questa squadra, tutti elementi di base su cui oggi Pochettino sta aggiungendo i propri accorgimenti. A questo si aggiunge l'aumento di competitività del campionato francese che costringe i parigini a dover tenere alta la soglia di attenzione anche in campionato, difatti questa partita contro il Monaco è molto importante per evitare di aggiungere alla lotta per il titolo anche la squadra di Kovac.








Da parte sua, invece, il Monaco ha intenzione di mettersi alla prova dopo che nel 2021 è riuscita, finalmente, a trovare un'identità di gioco ed un equilibrio tale da portarla al quarto posto solitario in classifica grazie ad una serie positiva aperta di 9 vittorie e 2 pareggi nelle ultime 11 partite tra campionato e coppa nazionale. Il sistema di gioco, ormai consolidato, vede un 3-2/5 in fase di possesso che si trasforma in 4-4-2 in fase di non possesso che esalta le qualità della coppia d'attacco Ben Yedder-Volland e che sta facendo esplodere il talento di Soufiane Diop oltre a quello della coppia di centrocampo Fofana-Tchouameni che ha margini di crescita devastanti.




Friday, 29 January 2021

Consigli per il weekend calcistico, stagione 20/21, ep. 15



Questo weekend chiuderà il mese di gennaio, un mese che, come spesso accade ad ogni stagione, ci fornisce indicazioni molto forti su come sarà il proseguimento della stagione. Difatti, non è un caso che in Bundesliga il Bayern Monaco abbia iniziato l'allungo che potrebbe rivelarsi decisivo per il successo finale, mentre in Spagna la classifica comincia progressivamente a sgranarsi. E' stato, inoltre, un mese in cui le coppe nazionali hanno regalato molte emozioni, con Real ed Atletico eliminate in Copa del Rey, il Bayern Monaco eliminato dal Kiel in Coppa di Germania, la FA Cup che ha visto Arsenal e Liverpool uscire negli scontri contro Southampton e Manchester United. In Italia, invece, la nostra Coppa Italia paga una formula che non permette questo tipo di situazioni ma, quanto meno, ci ha regalato spettacolo nella sfida degli ottavi tra Roma e Spezia e nei due quarti di finale tra Inter e Milan ed Atalanta e Lazio.

Fatta questa premessa sul mese di gennaio che fa a chiudersi, come da mia abitudine vi fornisco i miei consigli sulle partite del weekend che meritano, a mio parere, la vostra attenzione.


ARSENAL - MANCHESTER UNITED (SABATO ORE 18,30)

La sfida tra Arsenal e Manchester United fa venire in mente molto di più le liti nei sottopassi tra Roy Keane e Vieira, oppure "The Battle of Old Trafford" della stagione in cui i Gunners portarono a casa l'ultima Premier della sua storia nella stagione degli Invicibles. Oggi siamo lontani da quegli standard, le due squadre di maggior tradizione in Premier vengono da stagioni interlocutorie e stanno cercando, con percorsi diversi, di tornare grandi.

Il percorso che Arteta ha iniziato all'Arsenal ha avuto delle premesse che sembravano alquanto promettenti: la vittoria della FA Cup e la seguente vittoria nel Charity Shield parevano rilanciare le quotazioni dei Gunners che, invece, si sono nuovamente involuti in corso d'opera come accaduto nella prima parte della scorsa stagione fino ad arrivare all'esonero di Emery.

Arteta sta avendo grosse difficoltà a mettere in piedi una squadra in grado di avanzare rapidamente in campo, chi si aspettava di vedere riproposti i princìpi di gioco di Guardiola nell'Arsenal si è dovuto ricredere. Non ostante vari tentativi di riproporre un tipo di calcio più complesso, con rotazioni posizionali e schieramento fluido tra le due fasi, il tecnico spagnolo è dovuto tornare sui propri passi e mettere via determinati esperimenti (vedi la difesa a 3) a causa delle difficoltà di molti interpreti ad eseguire determinati movimenti.

Fonte dati WhoScored
Come si evince dalle statistiche, l'Arsenal fa una grande fatica a sviluppare il gioco per vie centrali, solo tre squadre in Premier hanno un rapporto percentuale peggiore dei Gunners, a dimostrazione di come il gioco passi prevalentemente mediante conduzioni esterne (addirittura il 41% del gioco transita dal lato sinistro del campo) e triangolazioni laterali rapide supportate dalla corsa di Tierney e gli spunti di Bukayo Saka, la vera nota lieta di questa stagione della squadra di Arteta.
Segnali di miglioramento sono arrivati dall'innesto tra i titolari di Emile Smith-Rowe, giocatore che schierato sulla trequarti sta permettendo ai Gunners di trovare quella fluidità nel possesso palla che mancava anche a causa della scelta del club di tenere fuori dai giochi Mesut Ozil, da pochi giorni trasferitosi al Fenerbache. Alle ottime prestazioni del classe 2000 inglese si aggiungerà a breve l'innesto di Odegaard (magari lo vedremo esordire proprio in questa occasione?) che potrebbe davvero aiutare Arteta in quel processo di crescita della squadra che sembra davvero molto complesso.

Il Manchester United, invece, si presenta a questa sfida da momentanea capolista della Premier nonché reduce dalla qualificazione al quinto turno di FA Cup grazie alla vittoria contro il Liverpool. Per buona parte della stagione la squadra di Solskjaer sembrava ancora vittima dei suoi limiti: le sconfitte pesanti nella prime giornate di campionato (vedi il 6-1 subito dal Tottenham), l'inopinata eliminazione dalla Champions League (con la sconfitta contro il Basaksehir che brucia ancora per gli errori commessi dalla squadra) sembravano cancellare quanto di buono la squadra aveva prodotto nella fase finale della scorsa stagione.
Invece, con il ritorno ai suoi livelli di Paul Pogba, proporzionalmente è salito il livello della squadra che ha iniziato ad inanellare una lunga serie positiva (durata 13 partite) interrotta clamorosamente nel turno infrasettimanale contro lo Sheffield United. Una struttura di squadra basata su aggiustamenti fatti alla squadra di partita in partita giustifica il continuo cambio di disposizione della squadra a seconda della partita da affrontare.

Fonte Heatmap - SofaScore
Ma sono soprattutto le individualità a fare la differenza, in particolare Bruno Fernandes, il grimaldello che permette al sistema di Solskjaer di funzionare: nelle formazioni pre-partita lo trovate generalmente indicato come trequartista del 4-2-3-1 o vertice avanzato di un rombo di centrocampo, tuttavia la trequarti in tutta l'ampiezza è la sua zona, mostrando una grande capacità di riconoscere ed utilizzare gli spazi creati dai movimenti dei suoi compagni di squadra che gli permette di associarsi con essi e creare, quindi i maggiori pericoli per la porta avversaria. La heatmap riprodotta qui a fianco mostra anche visivamente quanto indicato sopra, a questo si aggiunge un piede educatissimo sui calci da fermo (decisiva la sua punizione in FA Cup contro il Liverpool) tanto da essere il tiratore prescelto dalla squadra per le situazioni di palla inattiva (basta vedere il colore all'altezza della bandierina del calcio d'angolo e sul dischetto dell'area di rigore.

La sfida dell'Emirates, dunque, si prevede molto bloccata tatticamente, con pochi spazi al centro e con le due squadre che dovranno cercare di creare catene laterali per poter risalire il campo e generare pericoli: la partita dell'andata fu molto bloccata e fu l'Arsenal in grado di portarsela a casa, ma, seppur parlando di una partita di poco meno di 3 mesi fa, le due squadre sono oggi molto diverse ma, allo stesso tempo, i due allenatori sembrano conoscerne meglio vizi e virtù, per cui mi aspetto tecnicamente di vedere qualcosa in più.


PALMEIRAS - SANTOS (SABATO ORE 21)

La settimana scorsa ho presentato la finale di Coppa Sudamericana che ha visto vincente il Defensa y Justicia allenato da Hernan Crespo. In questo weekend, invece. tocca alla Coppa Libertadores prendersi il centro della scena calcistica e, come da nuova tradizione (iniziata nello scorso anno) la finale si gioca in gara secca. Lo scenario è uno dei più iconici, se non il più iconico, del calcio sudamericano, ossia il Maracanà di Rio de Janeiro, il tempio del calcio carioca che, suo malgrado, ospiterà una finale di Coppa Libertadores tutta paulista.

Ad affrontarsi in questa finale, infatti, saranno il Palmeiras di Abel Ferreira ed il Santos di Cuca, che hanno ottenuto l'accesso a questa finale facendo fuori in semifinale niente meno che le finaliste dell'edizione 2018, ossia le due big d'Argentina River Plate e Boca Juniors.

Il Palmeiras arriva a questa finale al culmine di una stagione alquanto travagliata che ha trovato, però, la svolta a fine ottobre con l'esonero di Vanderlei Luxemburgo al termine di un periodo pessimo per i Verdao. Per la sua successione erano emersi nomi di un certo livello come Quique Setien, Matias Almeyda e Juan Antonio Pizzi. Alla fine la scelta è ricaduta su Abel Ferreira, giovane allenatore portoghese che negli ultimi mesi si era messo in evidenza in Grecia sulla panchina del Paok Salonicco con cui ha sfiorato la vittoria del campionato nella scorsa stagione e l'accesso alla fase a gironi della Champions all'inizio della stagione attuale, questo prima di accettare la chiamata del Palmeiras.

Con Luxemburgo il Palmeiras era abituato a giocare un 4-2-3-1 che Ferreira ha mantenuto fino alle due semifinali disputate contro il River quando si è schierato con un 3-4-3/3-4-2-1 molto simile a quello che ha utilizzato nella sua esperienza in Grecia. Il passaggio è stato reso possibile dall'arrivo all' Allianz Parque dell'ex difensore di Verona, Bari e Salernitana Alan Empereur, difensore centrale che offre a Ferreira l'opportunità di avere un giocatore mancino da inserire nella linea difensiva. Tuttavia, quello che sembra essere il vero punto di forza dei Verdao è l'avere a disposizione una rosa composta da elementi molto duttili che possono permettere all'allenatore portoghese di preparare diversi tipi di piano-partita, soprattutto perché l'idea di fondo sembra essere quella che questa squadra sembra molto più a suo agio quando può agire in contropiede anziché quando è in possesso palla.

Fonte dati: SofaScore
A rappresentare al meglio la bontà della rosa a disposizione di Ferreira c'è senza dubbio Patrick De Paula, centrocampista centrale che può fungere sia da vertice basso davanti alla difesa o centrale in uno schieramento con doble pivote, ossia quando si sceglie di avere due giocatori centrali davanti alla difesa. Dunque De Paula rappresenta al meglio il profilo ideale per un 4-2-3-1 o per un 3-4-2-1/3-4-3, ossia gli schieramenti prescelti dai suoi allenatori in questa stagione.
Come si evince dalle statistiche relative alla sua stagione, il centrocampista classe 1999 risulta molto prezioso in fase di non possesso, soprattutto in fase di recupero palla, gli 11 palloni recuperati nella gara d'andata contro il River hanno mostrato le grandi qualità di questo giocatore in fase di pressione. Si tratta di un elemento poco appariscente, ma la sua assenza nella semifinale di ritorno contro la squadra di Gallardo si è fatta sentire e non poco.
Oltre a lui, i Verdao possono completare una linea di centrocampo molto interessante con l'altro mediano Danilo, classe 2001, del quale Ferreira sembra fidarsi molto al punto di togliere la titolarità ad un Ramires in fase calante; ai loro fianchi è molto importante il lavoro svolto dai due esterni Gabriel Menino (classe 2000, può anche giocare da mezzala) e Matias Vina (classe 1997); infine menzione particolare merita Gabriel Veron, esterno offensivo classe 2002 messosi in luce nell'ultimo mondiale U17 che, però, al momento, Ferreira utilizza con parsimonia, principalmente come sostituto nel terzo finale di partita.

Anche il Santos, come il Palmeiras, è una squadra che non si fa molti problemi a cedere il pallone all'avversario se necessario (nel Brasilerao il dato del possesso palla si attiene sul 50%) e che Cuca ha costruito sulle ceneri del lavoro di Sampaoli che, in parte, è stato smantellato a causa di alcune difficoltà finanziarie del club che ha anche dovuto subire un blocco dei trasferimenti a causa di alcune situazioni di insolvenza.

In questo contesto, disponendo di un settore giovanile che di talento storicamente ne ha prodotto in maniera esondante, i Peixe hanno deciso di fondare la squadra lanciando alcuni giovani elementi, in particolare il centrocampista Sandry Roberto, classe 2002, che al momento viene utilizzato come alternativa alla coppia di centrocampo Pituca-Alison. Anche la squadra di Cuca ha mostrato una certa flessibilità a livello tattico, tuttavia la linea a 4 di difesa formata da Parà a destra, Felipe a sinistra e i due centrali Verissimo e Luan Peres rappresenta, assieme alla coppia di centrocampisti, l'architrave su cui si poggia questa squadra. In fase offensiva, invece, sono le giocate di Lucas Braga, del colombiano Soteldo e di Marinho a creare i maggiori pericoli con i loro movimenti a collegare fase di sviluppo e fase di finalizzazione con quest'ultimo che fa la voce del padrone in termini di goal e assist, visto che nel Brasilerao ne ha collezionati 22 (16 goal e 6 assist).

Fonte heatmap SofaScore
Ma in Libertadores il protagonista assoluto diventa Kaio Jorge, che da pochi giorni ha compiuto 19 anni e vorrà farsi un regalo con il suo primo trofeo internazionale. Come il suo avversario Gabriel Veron, l'attaccante è esploso nel corso dell'ultimo mondiale Under 17 e, complice la necessità del Santos di dover ripartire sugli elementi del proprio vivaio, ha preso la piena titolarità in attacco. Vedendo i suoi movimenti e la sua struttura fisica è impossibile non notare le somiglianze con Roberto Firmino, un attaccante che non può certo competere a livello fisico (tanto che il dato dei duelli aerei lo vede vincente solo nel 30% dei casi) ma che fa tanto movimento sulla trequarti avversaria generando quel tipo di situazione in cui la linea difensiva deve scegliere se alzarsi per andare a contrastarlo o coprire gli inserimenti degli elementi offensivi. La sua heatmap stagionale mostra chiaramente questo tipo di movimenti e le zone di campo in cui ama ricevere il pallone. 

Spero che quanto sopra vi abbia portato interesse per seguire la sfida di sabato sera, di certo rispetto al derby argentino visto la settimana scorsa per la finale di Copa Sudamericana manca l'ingrediente del contrasto di stili, il vantaggio, tuttavia, sta nel fatto che sarà molto interessante capire chi detterà il contesto tecnico e tattico della partita: Palmeiras e Santos hanno mostrato di essere due squadre molto solide e, sotto un certo punto di vista, ormai distanti dal tipo di calcio a cui il Brasile ci aveva abituato storicamente. Questa maggiore attenzione all'equilibrio ed alla costruzioni di giocatori abili in fase difensiva è anche ben rappresentata dalla nazionale maggiore, tuttavia proprio in un contesto dei questo tipo toccherà al talento individuale a disposizione delle due squadre il compito di far saltare l'equilibrio.


LORIENT - PARIS SAINT GERMAIN (DOMENICA ORE 15)

Uno degli elementi di maggior interesse di questa prima parte del 2021 è senza dubbio dato dall'approdo di Pochettino sulla panchina del PSG al posto di Tuchel. Il tecnico argentino ha ereditato dal tecnico tedesco una squadra reduce da una finale di Champions League e da un mercato estivo che non aveva accontentato il suo predecessore, adesso a lui spetta il compito di mantenere alti gli standard di rendimento della squadra e trasmetterle quelle idee di gioco che gli hanno permesso di costruire un ciclo esaltante al Tottenham.

In queste prime partite sotto la sua gestione, Poch ha cercato di portare alcuni elementi che hanno contraddistinto la sua avventura al Tottenham, in particolare lo schieramento di gioco flessibile basato su un 4-2-3-1 di base che si trasforma in 4-4-2 in fase di non possesso e 3-1-4-2 in fase di possesso che permette alla squadra di essere ben scaglionata sul terreno di gioco.

Una particolarità che si evince osservando le ultime partite del PSG, è la posizione di Neymar che, soprattutto in situazione di blocco basso dell'avversario, entra in zona di sviluppo per venire a giocare il pallone a supporto di Verratti e Paredes. Questa soluzione, cercata, seppur meno frequentemente, anche da Di Maria nell'altro mezzo spazio, somiglia ai movimenti a venire incontro di Eriksen ai tempi del Tottenham, a dimostrazione che questo può essere già considerato come un primo accorgimento voluto dal tecnico che, allo stesso tempo, mette maggiormente a proprio agio il brasiliano che, così può muoversi per il campo molto liberamente. Ovviamente resta da vedere se questa soluzione verrà ricercata anche in contesti diversi, in particolare nel doppio confronto con il Barcellona che è ormai alle porte e che, molto probabilmente rappresenterà il primo vero test per capire a che punto è il lavoro del nuovo allenatore in quel di Parigi.

Dall'altra parte ci sarà il Lorient, formazione neopromossa in Ligue 1 e che, suo malgrado, occupa l'ultimo posto in classifica. A dispetto della classifica, però, la squadra allenata da Christophe Pelissier, mostra un'ottima qualità di gioco ed alcune individualità interessanti come i centravanti Terem Moffi e Yoane Wissa.

Fonte dati FbRef/Statsbomb
Il punto debole, al momento, sembra essere la fase difensiva, non tanto in merito a come la squadra difende, ma in termini puramente numerici subisce più goal rispetto a quanto la squadra effettivamente concede ai propri avversari. I numeri suggeriscono che sono le prestazioni dell'estremo difensore Paul Nardi ad essere il punto debole della squadra, con quasi 10 reti subite finora in eccesso rispetto all'aspettativa dei tiri subiti (i cosiddetti post-shots xG). Ad ogni modo nel recupero disputato mercoledì sera nello scontro diretto contro il Dijon, è arrivata una vittoria importantissima che permette alla squadra bretone di tenersi agganciata al treno delle squadre che vogliono evitare la retrocessione e che, soprattutto, permetterà agli uomini di Pelissier di affrontare questa sfida con uno stato d'animo privo di pressioni.


GRANADA-CELTA VIGO (DOMENICA ORE 18,30)


In una Liga in cui i valori in campo stanno iniziando nuovamente a consolidarsi dopo una fase iniziale ricca di colpi di scena, l'assalto ai posti che possono garantire l'accesso all'Europa League o alla Conference League della prossima stagione è, invece, molto aperta, e domenica pomeriggio prevede uno scontro che potrebbe dare un importante indirizzo anche a questa zona di classifica.

Stiamo parlando della sfida per il settimo posto tra Granada e Celta Vigo, ovviamente è una posizione di classifica che non garantisce l'accesso alle coppe europee (dipende dall'andamento della Copa del Rey che sembra aperta a mille scenari), tuttavia con un consolidamento di valori dato dal quartetto Atletico-Real-Barça-Siviglia per la Champions e Villareal-Real Sociedad in controllo delle posizioni per l'accesso diretto all'Europa, il settimo posto rappresenta un risultato ambito da molte squadre che vogliono proporsi in prospettiva come una forza che vuole lottare in maniera continua per un posto in Europa.

A rendere ulteriormente interessante la sfida tra le due squadre è la diversa strategia di gioco portata avanti dai due allenatori decisamente molto differente, soprattutto in fase di possesso.

Fonte dati FbRef/Statsbomb
Andando a leggere le statistiche relative alla frequenza dei passaggi lunghi, si evince chiaramente la differenza delle due formazioni nel modo di approcciare alla fase di possesso palla. Il Granada preferisce di gran lunga cercare il lancio lungo per poi andare a cercare l'assalto alle seconde palle oppure cerca di innescare gli esterni offensivi (in particolare Darwin Machis) con palloni lunghi alle spalle della difesa avversaria; a livello statistico i dati Wyscout mostrano come mediamente i possessi della squadra allenata da Diego Martinez si attestano attorno ai 3 passaggi per possesso, una situazione che banalizzando può essere riassunta in due pattern ricercati. Il primo è centralmente un lancio per la punta centrale che fa da sponda per l'inserimento di uno dei centrocampisti (Yangel Herrera è letale in questo tipo di inserimenti), magari anche dopo che un altro centrocampista ha ripulito un'eventuale seconda palla rimettendola in area; la seconda opzione è appunto un pallone che il terzino lancia in direzione dell'attaccante esterno di parte che scatta alle spalle della difesa e crossa in mezzo all'area dove una punta, un centrocampista a rimorchio o l'altro esterno sul secondo palo possono concludere in rete.

Sempre leggendo lo stesso grafico visto sopra, il Celta ha chiaramente uno stile di gioco molto diverso, il centrocampo della squadra allenata da Coudet è composto da tanti giocatori di qualità, per questo motivo non passare dal centro del campo per sviluppare la manovra sarebbe delittuoso. Su questo punto di forza ha lavorato Eduardo Coudet che, dopo l'ottimo lavoro in SudAmerica, si sta confermando un ottimo allenatore anche in Europa.

Fonte dati FbRef/Statsbomb
Come si evince dal grafico elaborato qui a fianco, il lavoro del tecnico argentino è ben visibile anche a livello statistico: dal momento del suo arrivo sulla panchina la squadra ha diminuito la distanza media dalla porta delle sue conclusioni e proporzionalmente si è innalzata la pericolosità media delle conclusioni stesse. Come si nota ci sono due partite in cui la tendenza non è stata rispettata e sono le due partite contro Getafe e Villarreal in cui la squadra di Coudet non è riuscita ad esprimersi al meglio, nel primo caso soffrendo oltremodo la grande aggressività della squadra avversaria, nel secondo caso nel secondo caso, invece, la sconfitta è arrivata al culmine di un periodo molto negativo che è coinciso con l'assenza del leader tecnico ed emotivo della squadra, ossia Iago Aspas.

Date le premesse di cui sopra, la sfida tra Granada e Celta Vigo presenta molti spunti di interesse, non ultimo sarà un match che guarderanno con moltissima attenzione i tifosi del Napoli, visto che mancano pochi giorni alla doppia sfida di Europa League che metterà di fronte la formazione di Martinez a quella di Gattuso.

Wednesday, 25 November 2020

PSG-Lipsia, la vittoria "all'italiana" di Thomas Tuchel



La sfida del Parco dei Principi rappresentava per la finalista e la semifinalista della scorsa Champions League un match decisivo per stabilire le sorti delle due squadre in questa edizione della massima competizione continentale.

La gara d'andata fu giocata su ritmi importanti con il PSG che sembrava in grado di poter disporre degli uomini di Nagelsmann in qualsiasi momento, ma il Lipsia fu in grado di ribaltare lo svantaggio iniziale e portarsi a casa 3 punti che la mettono in condizione di affrontare questa sfida potendo anche accontentarsi di un pareggio; a livello tattico gli ultimi due precedenti tra le due squadre sono vertiti sul confronto tra l'uscita da dietro del Lipsia e la prima pressione del PSG, ragion per la quale anche questa sfida avrebbe vissuto molto di queste situazioni e così è stato.

Il PSG ha portato a casa la vittoria sfruttando al meglio la pressione sulla costruzione del Lipsia, trovando il goal su rigore in una situazione di questo genere; rispetto all'andata, invece, la squadra di Tuchel ha giocato solamente per difendere il goal del vantaggio puntando sulla velocità di Mbappe in transizione, rendendo la partita un assedio del Lipsia contro la difesa ad oltranza dei parigini.


LE FORMAZIONI INIZIALI 


Tuchel schiera la squadra mettendo nuovamente da parte il 4-2-4 utilizzato in Ligue 1 e si schiera con un 4-3-3 con Herrera e Danilo Pereira a dare equilibrio e permettere a Di Maria e Neymar di affiancare Mbappe senza occuparsi eccessivamente della fase di non possesso. Nagelsmann, come all'andata, rinuncia a Kevin Kampl in mezzo al campo dove dovrebbero agire, invece, Sabitzer e Haidara, in attacco Nkunku, Dani Olmo e Forsberg supportano la punta centrale Poulsen.





LO SCHIERAMENTO IN COSTRUZIONE 


Il PSG in costruzione esegue una classica salida lavolpiana, con Danilo Pereira che si abbassa tra i centrali mentre Herrera e Paredes si alzano alle spalle della prima linea di pressione con Florenzi e Bakker che danno ampiezza, l'obiettivo è quello di attrarre la prima linea di pressione del Lipsia per innescare le due mezzali nei mezzi spazi, ma la squadra di Nagelsmann non si lascia attrarre, per cui l'unico modo per risalire il campo per il PSG è andare verso l'esterno.



Ancora più complicata la situazione per il Lipsia che, in costruzione, modifica il suo schieramento in un 3-2/4-1 dove la linea a 3 è formata da Mukiele-Upamecano-Konate con Sabitzer-Haidara in mezzo al campo, uno schieramento che viene letto dal pressing del PSG con i tre attaccanti orientati sui tre centrali e le due mezzali sugli appoggi, una situazione che, alla fine dei conti, deciderà la partita come successo nella semifinale dello scorso anno: il Lipsia sbaglia l'uscita, Florenzi, che seguiva Angelino recupera la palla su Sabitzer che per rimediare alla palla persa commette fallo da rigore su Di Maria.





Preso il goal Nagelsmann si rende conto che serve uno schieramento diverso che possa aprire gli spazi, per questo motivo Haidara viene spostato sull'esterno mentre i due terzini Mukiele ed Angelino si riallineano, questo consente alla linea difensiva di riprendersi la superiorità numerica in uscita, la risposta di Tuchel è di abbassare il baricentro con le mezzali che si preoccupano solamente di coprire le zone centrali del campo dove i vari Forsberg, Dani Olmo e Nkunku cercano di creare linee di passaggio senza successo.


I DUELLI IN TRANSIZIONE


Con il PSG in vantaggio dopo appena 10' la situazione diventa quella ottimale in termini di piano-gara per la squadra di Tuchel, questo perché con lo schieramento messo in campo era possibile sfruttare la velocità di Mbappe e la tecnica di Neymar per le transizioni offensive, una mossa con cui il PSG ha costruito molte sue vittorie nelle ultime stagioni, specie in Ligue 1, ed invece a rendere possibile il dominio territoriale esercitato per tutto il match dagli uomini di Nagelsmann sono state le marcature individuali di Upamecano e Konate sul centravanti francese, così come i duelli molto intensi tra Neymar con Sabitzer che si occupava il più delle volte della sua marcatura preventiva, questo ha portato al dato finale di 8 tiri effettuati (incluso il rigore) dal PSG per un totale di 0,5 xG su azione, sostanzialmente il PSG è stato inoffensivo. 





I TENTATIVI DI FINALIZZAZIONE DEL LIPSIA


I dati ci hanno mostrato come la squadra di Nagelsmann abbia sostanzialmente avuto il dominio della partita, 62% di possesso palla, 32% del gioco disputato nel terzo di campo del PSG, dati frutto di una strategia scientemente voluta da Tuchel che voleva chiudere spazi allo schieramento del Lipsia dopo aver trovato il goal del vantaggio in una partita così decisiva per il passaggio del turno, questo ha portato il Lipsia a dover trovare il sistema più efficiente possibile per arrivare al tiro, la risposta è arrivata in termini strategici meno in termini di esecuzione.

La risposta era sfruttare la densità centrale del PSG per liberare i terzini o per andare al cross dove cercare un colpo vincente di Poulsen sulle palle alte, oppure cercare traversoni alle spalle della linea difensiva sfruttando gli smarcamenti di Forsberg, ma entrambi non sono stati in grado di trovare la porta, soprattutto lo svedese che ha avuto due occasioni importanti tra la fine del primo tempo e l'inizio del secondo; l'altra soluzione era far abbassare sensibilmente le linee del PSG per armare le conclusioni da fuori area di Sabitzer, uno a cui le capacità balistiche dalla distanza non mancano, ma anche l'austriaco oggi non è stato in grado di trovare la porta. La mappa dei tiri e degli xG creata da Michael Caley mostra la quantità di tiri da fuori così come le conclusioni tentate in area di rigore arrivate mediante cross, mostrando come entrambe le squadre alla fine hanno prodotto molto poco in fase conclusiva.

Photo Credit Michael Caley



CONCLUSIONI


L'importanza della posta in palio ha reso il match del Parco dei Principi meno aperto ed avvincente di quanto sperato, la situazione nello spogliatoio e nel club parigino non sembra essere delle migliori ed una mancata vittoria in questo match decisivo avrebbe potuto avere effetti detonanti per il progetto Tuchel, per questa ragione il goal del vantaggio arrivato dopo pochi minuti ha indirizzato la partita in un modo tale da consigliare la squadra parigina a mettere i 3 punti al di sopra di tutto.

Per il Lipsia la sconfitta fa male perché era una partita in cui si poteva giocare per due risultati su tre, ma l'errore di cercare l'uscita palla da dietro senza avere la superiorità numerica o posizionale è costato l'accesso alla finale dello scorso anno e potrebbe avere effetti deleteri anche per il proseguimento di questa edizione della Champions, tuttavia i giochi in questo bellissimo girone sono aperti per tutti (in via teorica anche per il Basaksehir).

Wednesday, 26 August 2020

Bayern-PSG, l'analisi della finale di Champions

La finale di questa edizione della Champions League, sicuramente la più anomala della storia, sia per il format della fase finale, forzato dalle vicende relative al COVID, sia per il fatto che la stessa fase finale è coincisa con l'inizio delle fasi preliminari dell'edizione successiva, mette di fronte due squadre giunte a questo atto finale con i requisiti per poterne fare parte, a differenza degli ultimi anni, dove una delle due finaliste è giunta fino in fondo senza che avesse i favori del pronostico ad inizio stagione, per questa ragione la finale tra Bayern Monaco e PSG ha rappresentato sicuramente l'evento calcistico più importante quanto interessante di questo particolarissimo (per usare un termine edulcorante) 2020.

LE FORMAZIONI INIZIALI

I due allenatori non regalano sorprese in relazioni all'undici iniziale che ricalca fedelmente le squadre messe in campo nelle semifinali vincenti contro Lipsia e Lione, unica novità è quella proposta da Flick, che mette in campo dal primo minuto Kingsley Coman mettendo in panchina Ivan Perisic, che era stato, invece, il titolare nelle sfide contro Barcellona e Lione; dall'altra parte Tuchel conferma in blocco la formazione che ha battuto il Lipsia, con Paredes confermato dal primo minuto al pari di Herrera vincendo i ballottaggi con Verratti e Gueye.


COME E' ANDATA LA PARTITA

Come molti speravano, la partita è stata molto bella e, specie nella fase centrale del primo tempo, molto spettacolare: da una parte la grande aggressività del Bayern Monaco che cercava di schiacciare il PSG nella propria metà campo, dall'altra il PSG che cercava di uscirne alternando una coraggiosa costruzione bassa, che però raramente ha insidiato il pressing bavarese, ad un'uscita più diretta utilizzando le combinazioni in velocità tra Neymar e Mbappe, supportati da Di Maria ed Herrera, allo scopo di prendere alle spalle la sempre altissima linea difensiva del Bayern.


La partita è cambiata nel secondo tempo quando la scelta di Tuchel di invertire di posizione Di Maria e Mbappe ha permesso al Bayern di sfondare a destra e costringere la squadra parigina ad abbassarsi fino a giungere al goal decisivo di Coman, reso possibile dalla discesa indisturbata di Kimmich a destra che ha permesso al Bayern di riempire l'area di rigore con 4 uomini pescando Coman smarcato alle spalle di Kehrer, il resto lo fa la qualità del cross del terzino (anche se è riduttivo definirlo così) tedesco ed il colpo di testa preciso del francese.

Leggendo il match report elaborato da SICS emergono chiaramente i dati che hanno caratterizzato la partita, infatti possiamo notare la grande quantità di dribbling effettuati e riusciti da ambo le parti, a dimostrazione della grande qualità presente in campo; il dato dei duelli vinti (50%) che ha mostrato il grande equilibrio in termini di valore dei singoli in campo, infine il dato relativo ai recuperi palla nella metà campo avversaria; il dato in cui il Bayern rivela la propria essenza, con 22 palloni recuperati nella metà campo del PSG ed un'altezza media dei recuperi del pallone pari a 44 metri (contro i 27 del PSG); infine il dato relativo all'indice di pericolosità ci suggerisce che ai punti sarebbe stato il PSG la squadra che avrebbe meritato di vincere per via delle grandi occasioni che ha avuto e non ha sfruttato, tuttavia vedremo come anche il dato stesso va ben valutato sulla base dell'andamento della partita che andremo ad analizzare.

GLI ELEMENTI DI SPUNTO A LIVELLO TATTICO

IL FOCUS DEL PSG SU LO SPAURACCHIO DAVIES


Alphonso Davies è senza dubbio la grande novità del Bayern Monaco di quest'anno e le sue prestazioni hanno permesso alla squadra bavarese di alzare il proprio livello una volta che il canadese ha avuto la maglia da titolare, le sue discese e la sua prepotenza in velocità negli uno contro uno hanno rappresentato nella preparazione della partita da parte di Tuchel la maggior fonte di pericolo che andava limitata in qualche modo.

La prima pressione del PSG aveva lo scopo di isolare le linee di passaggio verso Davies, questo avveniva in primis con il posizionamento di Di Maria in una posizione intermedia tra il canadese ed Alaba, l'uomo che in genere innesca con i suoi laser-pass le sue sgroppate, inoltre la scelta di avere sempre un uomo su Thiago quando non si posizionava tra i due centrali, permetteva di togliere ad Alaba anche l'opzione di passare dall'ex Barcellona per innescarlo, per questa ragione l'unico modo per arrivare a Davies era quello di tornare su Neuer e sperare nelle sue qualità con i piedi, ma la soluzione non ha avuto buoni esiti e per la difficoltà di esecuzione parecchio elevata anche per i piedi super-educati del portiere tedesco e perché nel corso della traiettoria della palla era facile per uno tra Kehrer e Herrera andare ad aggredire subito il canadese.

Possiamo vedere molto bene un esempio in questa circostanza, dal lancio di Neuer, Kehrer esce immediatamente per aggredire Davies, questo porterà il canadese a gestire un pallone molto difficile, infatti il suo colpo di testa innescherà una transizione del PSG che porterà al fallo dello stesso Davies su Kehrer e relativa ammonizione per il canadese. Questo sistema, oltre a costringere il Bayern a cercare vie alternative per raggiungere la fascia sinistra, permetteva a Di Maria di non spendersi eccessivamente in fase di non possesso ed a Kehrer stesso di difendere in avanti ed evitare di affrontare in 1 vs. 1 uno tra Davies e Coman, situazione che lo ha messo in crisi nel secondo tempo.

LA PRESSIONE ALTA DEL BAYERN

Uno dei marchi di fabbrica del Bayern Monaco di Flick è l'incredibile capacità di tenere sotto pressione l'avversario grazie alla pressione continua in zone alte di campo, un sistema che rende sostanzialmente impossibile per qualsiasi squadra la possibilità di far partire l'azione da dietro, un sistema reso possibile dalla grande fisicità di gente come Muller e Goretzka nonché dalla capacità della squadra di mantenersi sempre cortissima grazie sopratutto alla linea difensiva sempre altissima a sostegno di questa pressione rimpicciolendo la lunghezza del campo ai propri avversari.

Uno dei tanti esempi nella partita contro il PSG è questo qui, siamo in una fase in cui la squadra francese ha appena recuperato palla, e qui scatta immediatamente il pressing per riconquistare quanto più rapidamente possibile il possesso: i due centrocampisti centrali ed i 4 uomini più avanzati creano una gabbia in cui chiudere qualsiasi possibilità di ricezione comoda per i giocatori del PSG, questo sistema, come indicato dalle statistiche menzionate in precedenza, ha permesso alla squadra bavarese di recuperare ben 22 palloni nella metà campo avversaria.

Come indicato in precedenza la pressione alta del Bayern è accompagnata da una linea difensiva molto alta, quasi spregiudicata e che si fida della capacità dei suoi uomini di recuperare in progressione qualora l'avversario sia in grado di aggirarla; nell'esempio qui di fianco notiamo che la linea è tenuta addirittura dentro la metà campo avversaria, con questo atteggiamento la squadra di Flick si assicura un recupero rapido del pallone completando l'idea di base di ingabbiare l'avversario nella propria trequarti senza darne possibilità di uscire; dall'analisi delle palle recuperate così come riprodotte dal match-studio di SICS.



LE OCCASIONI DEL PARIS SAINT GERMAIN

La strategia del PSG per affrontare la pressione del Bayern Monaco è stata quella che ci si aspettava alla vigilia, ossia sfruttare la qualità e la velocità del suo tridente offensivo per colpire alle spalle la difesa del Bayern; la squadra di Tuchel, che è abituata a giocare la partita tenendo il possesso del pallone ed il dominio territoriale ha dovuto dunque riadattarsi a quanto la forza dell'avversario consentiva di fare, in particolare il pressing alto del Bayern non permetteva in alcun modo di poter costruire dal basso, un dato abbastanza significativo è quello relativo a Paredes che, nella semifinale contro il Lipsia aveva completato 70 passaggi (meno solo dei due centrali difensivi), mentre in finale ne ha completati appena 21, a dimostrazione di quanto fosse difficile, se non impossibile, coinvolgerlo in fase di impostazione.


Non potendo, quindi contare sulla propria rete di passaggi alla squadra parigina non è rimasto altro che affrontare in maniera diretta la linea difensiva del Bayern cercando di servire quanto il più rapidamente possibile i tre davanti.

L'analisi elaborata da SICS in relazione ai passaggi-chiave mostra chiaramente quanto la squadra di Tuchel abbia adottato questa strategia, il cui target era in primis Neymar da cui poi ci si aspettava la giocata per lanciare Mbappe alle spalle della difesa del Bayern, una strategia più volte adottata dal PSG e che, specie nel primo tempo, ha rischiato di pagare dividendo, ma prima un grande intervento di Neuer su conclusione ravvicinata di Neymar, poi un pallone da posizione favorevolissima ma capitato sul piede sbagliato di Di Maria non ha permesso al PSG di capitalizzare al meglio la propria strategia.


Su Youtube ho provato a simulare proprio quest'ultima azione: l'azione parte da una costruzione bassa del PSG immediatamente aggredita dal pressing alto del Bayern con i due esterni Gnabry e Coman che vanno a prendere i due centrali difensivi mentre Lewandovski e Muller fanno un passo indietro a vanno a prendere Paredes e Marquinhos mentre Herrera si alza sulla stessa linea di Neymar sui quali invece restano in copertura Thiago e Goretzka; non potendo palleggiare con Paredes, Kimpembe aggira il pressing servendo direttamente Neymar, il brasiliano pur non riuscendo a superare la marcatura di Thiago riesce a tornare indietro e disordinare il pressing del Bayern quanto basta per permettere ancora a Kimpembe di innescare Herrera che a sua volta innesca Mbappe e Neymar mandando a vuoto la pressione di Goretzka e dei centrali difensivi.




IL MOMENTO DECISIVO DELLA FINALE

In una situazione di grande equilibrio come quella del primo tempo in cui entrambe le squadre hanno cercato di focalizzarsi sui proprio punti di forza lavorando contemporaneamente sul disinnescare quelli dell'avversario, ad essere decisiva poteva essere una giocata fuori dallo spartito o un errore tecnico o tattico di una delle due squadre, ciò che è successo rientra in quest'ultima categoria e si riassume nella scelta di Thomas Tuchel di invertire le posizioni di Mbappe e Di Maria.

Come ben si desume da questa immagine l'inversione tra Mbappe e Di Maria senza riassegnazione dei compiti per i due giocatori ha portato alla creazione di una prima linea di pressione abbastanza piatta che non chiude più le linee di passaggio verso i due terzini lasciando loro ampia possibilità di avanzare il campo in conduzione costringendo, al contempo, le mezzali a ripiegamenti molto più faticosi che comportano, a catena, la creazione di maggiori spazi per i quattro uomini più avanzati del Bayern ed un sovraccarico per la linea difensiva costretta a fare delle scelte su quali movimenti seguire.

Quanto sopra è stata la base per la creazione della situazione che ha poi portato al goal del Bayern Monaco, come si evince dall'immagine Di Maria non segue l'inserimento di Kimmich (cosa che Neymar e Mbappe in maniera alternata facevano nel corso del primo tempo) che viene pescato da una verticalizzazione pazzesca di Thiago (che chiuderà la partita con 10 passaggi-chiave, ossia i passaggi che superano almeno una linea di pressione avversaria); è bastato un movimento di Kimmich non seguito ed un passaggio di grande qualità da parte di Thiago a permettere alla squadra bavarese di lasciarsi dietro 5 giocatori del PSG esponendo la linea difensiva contro i quattro uomini offensivi del Bayern, inoltre avere i due esterni così alti ha permesso sia a Gnabry e Coman di andare a riempire l'area sullo sviluppo dell'azione costringendo la linea difensiva a delle scelte che hanno portato Kehrer a mollare la marcatura di Coman, pescato libero dal cross di Kimmich.

A conferma di quanto questa fase della partita abbia impattato profondamente sull'esito della partita abbiamo la progressione dell'indice di pericolosità SICS all'interno della partita: come indicato precedentemente il valore dell'indice di pericolosità indica che il PSG avrebbe meritato di più la vittoria, tuttavia va posto l'accento sulla progressione dell'indice per la squadra di Tuchel nell'arco dei 20 minuti iniziali del secondo tempo, ossia i minuti in cui l'inversione di Mbappe e Di Maria ha permesso ai bavaresi di invadere la trequarti e creare la situazione adatta a sbloccare la partita.

COSA NE SARA' DI BAYERN E PSG?

Quella di domenica scorsa è stata una delle finali più godibili degli ultimi anni visto che ha portato a sfidarsi quelle che nel 2020 è opportuno definire come le migliori squadre d'Europa, la squadra di Flick ha mostrato di sapersi trasformare in una squadra iper-aggressiva nel giro di poche settimane dopo l'esonero di Kovac, mentre Tuchel è riuscito dopo un lungo lavoro a dare un equilibrio ad una squadra piena di tecnica e di fuoriclasse pagati a peso d'oro.

Tra poche settimane inizia una nuova stagione ed è, giustamente, aperto il dibattito per stabilire se queste due squadre potranno essere il riferimento europeo anche per gli anni a venire, un quesito senza dubbio pertinente per quanto offerto in questa stagione da queste due squadre, tuttavia il punto di domanda starà nello stabilire quanto le relative società saranno in grado di fronteggiare i difetti delle due squadre nel corso della prossima sessione di mercato o tramite una revisione della struttura tattica.

Per il Bayern Monaco la scelta di Flick di imporre una strategia così aggressiva nasce in primis dall'emergenza in cui si è trovato in termini di centrali difensivi: Sule è tornato in campo dopo l'infortunio ai legamenti proprio sostituendo Boateng nel corso della finale, lo stesso Boateng era già dato in partenza prima dell'emergenza in difesa e adesso lo stesso Alaba sembra intenzionato a lasciare Monaco; a questa situazione si sono aggiunti gli infortuni di Pavard e Lucas Hernandez che hanno rallentato l'inserimento dei due francesi campioni del mondo nel mondo Bayern.
Insomma Kovac prima e Flick dopo si sono trovati a fronteggiare l'assenza di giocatori in grado di difendere in maniera posizionale, una problematica a cui Kovac non ha saputo porre rimedio mentre Flick l'ha aggirata costruendo la strategia per cui questo Bayern lascerà un forte segno nell'evoluzione tattica del calcio nei prossimi anni, tuttavia abbiamo avuto modo di vedere quanto questa strategia porti con se dei rischi che però il Bayern non ha pagato (vedi le occasioni di Neymar e Di Maria in finale, il palo di Ekambi in semifinali ed altre situazioni simili negli scontri diretti con Lipsia e Dortmund in Bundesliga) in questa stagione, ma si sa che spesso nel calcio e nella vita la ruota può sempre girare, per questo motivo rinforzare il reparto arretrato con uomini abili anche a gestire situazioni di difesa posizionale potrebbe tornare utile per ridurre i rischi.
Va anche detto, tuttavia, che anche qualora il Bayern avesse realmente subito per quanto concesso, ha sempre mostrato grande facilità in questi mesi a trovare la porta avversaria grazie alle grande qualità di cui dispone in attacco ma soprattutto grazie alla grande intesa e la grande intelligenza dei suoi uomini di punta, ossia Thomas Muller e Robert Lewandovski la cui età, però, (i due hanno rispettivamente 31 e 32 anni) deve portare la società a delle riflessioni tempestive su chi dovrà prendere la loro eredità, situazione, questa, che ricorda la difficoltà di trovare sostituti per Robber e Ribery, anime tecniche della squadra che trionfò in Europa nel 2013, una transizione, tra l'altro, che verrà completata solo in questa finestra di mercato con l'arrivo di Sané dal Manchester City.

Per il PSG l'accesso alla finale di Champions è da considerarsi il punto più alto a livello sportivo per la proprietà qatariota che, negli anni precedenti, aveva subito l'onta di premature quanto clamorose eliminazioni come quella del 6-1 al Camp Nou nel 2017 o quella del 2019 contro lo United capace di ribaltare al Parco dei Principi lo 0-2 di Old Trafford.
Dopo le campagne acquisti faraoniche degli anni precedenti, l'ultima campagna acquisti ha portato a Parigi giocatori molto utili alla squadra parigina, in particolare in finale abbiamo avuto modo di ammirare Ander Herrera, arrivato dal Manchester United e capace di dare al centrocampo quell'equilibrio mancante nelle stagioni precedenti, stesso discorso per l'ex giocatore dell'Everton Gana Gueye, giocatore che ricorda per caratteristiche un certo Ngolo Kante e che, soprattutto in Ligue 1, ha dato un grande apporto per l'equilibrio della squadra specie quando Tuchel è passato al 4-2-4 lasciando a lui e Verratti il compito di cantare e portare la croce a centrocampo; grande merito per la crescita del PSG va dato anche al lavoro di Tuchel, che ha mostrato le sue capacità a livello tattico nonché quella di mostrare una certa duttilità a livello strategico (per esempio il 4-2-4 visto in campionato non si è quasi mai visto in Champions) comprendendo come una strategia con più giocatori offensivi avrebbe raccolto maggiori dividendi in campionato, dove le avversarie tendono quasi tutte a chiudersi a ridosso dell'area di rigore, mentre una strategia più accorta gli avrebbe permesso di giocarsela a livello europeo, e così è stato.
Ora al PSG resta da capire quale sarà il futuro, in particolare capire se la società qatariota intende continuare a lasciare il timone nelle mani di Tuchel o se vuole tentare altre strade (si parla tanto di Allegri), a questo si aggiunge l'addio di Thiago Silva che da lunedì è ufficialmente svincolato così come Cavani e Mounier (già accasato a Dortmund); sostituire questi elementi sarà difficile per il club parigino, in particolare il vuoto di leadership che il difensore brasiliano lascia non è per nulla facilmente colmabile, anche il ritorno di Marquinhos in posizione di centrale difensivo potrebbe non colmare questo vuoto, stesso discorso per Cavani, certamente l'acquisizione di Icardi a titolo definitivo riempie la casella, ma ben sappiamo quante e quali siano le differenze tra i due giocatori, infine a livello tecnico anche la casella lasciata vuota da Meunier va riempita, Kehrer ha mostrato i limiti derivanti dal non essere un terzino destro di ruolo, per cui Leonardo dovrà davvero darsi tanto da fare per non disperdere i progressi visti nelle ultime stagioni, il tutto, inoltre, mentre la Ligue 1 è già partita ed il PSG si dovrò rimettere immediatamente all'opera.

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