mercoledì 4 novembre 2020

Salisburgo-Bayern Monaco, benvenuti negli anni '20

Photo Credit - Uefa.com


Salisburgo e Bayern si presentavano a questa sfida come capolista dei rispettivi campionati di Bundesliga e con 4,5 goal di media a partita in Champions per le due squadre a partire dalla scorsa stagione, una media che le due squadre hanno rispettato in maniera più che coerente, con una partita spettacolare terminata con 8 reti, 39 tiri effettuati e tanto spettacolo, il risultato dice 6-2 per il Bayern, ma la partita è stata molto più interessante ed equilibrata di quanto dica il risultato.


LE FORMAZIONI INIZIALI



Il Salisburgo viene schierato da Marsch con un 4-3-1-2 (almeno a livello nominale) in cui il riferimento offensivo è il maliano Koita supportato da Berisha e dalla stella ungherese Szoboszlai, a centrocampo un altro maliano, Mohamed Camara, si posizione a protezione dei quattro difensori con ai fianchi Mwepu e Junuzovic, chiamati ad un grande lavoro per coprire il campo anche in ampiezza, come spesso accade con chi gioca con un rombo a centrocampo; in difesa la linea dei 4 è composta da Kristensen, Ramalho, Wober ed il capitano Ulmer.

Il Bayern risponde con il suo ormai collaudatissimo 4-2-3-1 in cui Tolisso si affianca a Kimmich in mezzo al campo, Lucas Hernandez schierato a sinistra nella linea a 4 in difesa in sostituzione di Davies, per il resto nessuna novità con Gnabry e Coman ad affiancare Lewandovski e Muller in attacco.


COME IL SALISBURGO HA MESSO ALLE CORDE IL BAYERN


Come già accennato nel mio post in occasione dell'analisi della finale di Champions League, la difesa alta del Bayern concede molto spazio alle proprie spalle che, se bypassato, genera situazioni di gigantesco pericolo per la porta difesa da Neuer. La partita di Salisburgo non ha fatto eccezione, la squadra di Marsch aveva le idee molto chiare su come attaccare la linea del Bayern.




Come ben si desume dall'azione del goal del vantaggio, gli austriaci applicano, come da tradizione conclamata del sistema Red Bull, un gioco verticale e diretto in cui viene attirata la pressione in avanti dell'avversario (ed il Bayern non si fa certo pregare se c'è da aggredire in avanti) per poi cercare un attacco diretto oltre la linea difensiva avversaria o appoggiandosi sul centravanti per poi andare a prendere la seconda palla; in questa occasione il Salisburgo sfrutta lo spazio lasciato tra linea di difesa e di centrocampo da parte del Bayern per innescare un rapido attacco diretto che porterà al goal di Berisha.

Le difficoltà del Bayern sono andate avanti per lungo tempo nel corso del primo tempo: la verticalizzazione poteva avvenire anche allargando il gioco sui terzini, che con passaggi in diagonale alle spalle della linea difensiva la costringeva a scappare all'indietro attaccata da Koita, Berisha e Szoboszlai con i centrocampisti che facevano fatica ad accorciare le distanze con la linea difensiva, in questa maniera la squadra di Marsch si ritrovava dopo 20 minuti con uno score di 7 tiri ad 1, seppur quell'unico tiro in porta dei bavaresi è stato il tiro di Gnabry salvato a porta vuota da un gran recupero di Ramalho.

Dopo l'intervallo la squadra di Marsch, ha avuto un atteggiamento ancora più aggressivo ed ha portato al Bayern a diversi errori di esecuzione ed a soluzioni di passaggio forzate.

Un esempio perfettamente calzante dell'atteggiamento del Salisburgo è dato da questa azione poco dopo il fischio d'inizio del secondo tempo, dove vediamo 7 giocatori in proiezione offensiva, di cui almeno 4 pronti ad attaccare la linea difensiva del Bayern; l'azione terminerà con il pallone che arriva sui piedi di Mwepu che non troverà però il goal solo grazie ad un grande intervento di Neuer; a questo si aggiunge la miglior propensione della squadra austriaca a giocare a ritmi più elevati mostrandosi molto meglio preparata del Bayern nella gestione delle transizioni, sia positive che negative, insomma il messaggio che è passato è che il Bayern se contropressato va in grossa difficoltà, tuttavia l'altro messaggio è che questo tipo di pressione fa spendere molte energie, una situazione che si paga nel momento in cui è necessaria la lucidità per l'ultimo passaggio o per la finalizzazione; non è un caso che il goal del momentaneo 2-2 sia arrivato da Okugawa, elemento entrato in campo praticamente un minuto prima al posto di Koita.


IL RIMEDIO DEL BAYERN


Il Salisburgo costringeva il Bayern e saltare il centrocampo e ad affidarsi agli attacchi diretti per superare la prima pressione del Salisburgo che si disponeva con una prima linea di pressione con almeno 3 uomini e linee alte, per cui l'unico sistema che sembrava funzionare era cercare uno tra Lewandovski e Muller per poi lanciare i due esterni offensivi (Gnabry e Coman) alle spalle della difesa che, tuttavia, si è rivelata molto coraggiosa nel non rinculare, in questo modo lo stesso Gnabry si è fatto pescare più volte in fuorigioco in situazioni potenzialmente molto favorevoli.


A questo punto andava cercato un modo diverso per aggirare la pressione del Salisburgo, e la soluzione è stata quella di muovere la palla ad un ritmo più basso e sfruttando i terzini Pavard e Lucas Hernandez per risalire il campo abbassando contestualmente Tolisso in prima costruzione per non avere inferiorità numerica contro i tre davanti del Salisburgo. Come si evince dall'esempio qui accanto, questa situazione ha permesso al Bayern quanto meno di consolidare il possesso e tagliar fuori la prima linea di pressione e lasciare spazio alla spinta dei due terzini che, una volta ricevuta la palla mettevano i centrocampisti del Salisburgo di fronte a delle scelte se continuare la pressione o se coprire il centro; questo ha portato Mwepu e Junuzovic a sobbarcarsi un gran lavoro che ha fatto perdere loro molta lucidità. di questo ne ha approfittato Thomas Muller che allargandosi a destra innescava gli uno-due con Gnabry che mettevano in seria difficoltà Ulmer, più volte sverniciato dal n.7 del Bayern; da un'azione costruita in questa maniera è nato l'autogoal di Kristensen che ha permesso al Bayern di andare all'intervallo con un vantaggio non del tutto meritato.

Nel secondo tempo l'utilizzo di questa strategia ha permesso agli uomini di Flick di avere progressivamente il pallone per maggior tempo costringendo il Salisburgo a correre a vuoto a tratti o a dover rinunciare in alcuni momenti alla pressione a tutto campo: il goal del 3-2 realizzato su corner da Boateng ha permesso ai bavaresi di far crollare mentalmente l'avversario per poi arrivare al 6-2 nei minuti finali.

CONCLUSIONI


La partita di Salisburgo ci ha messo di fronte a quello che è e sarà il calcio degli anni '20 di questo secolo, un calcio in cui si cerca di accorciare il campo all'avversario fino al punto di stritolarlo nella propria metà campo, attaccare la trequarti e l'area di rigore avversaria con il maggior numero di uomini ma allo stesso tempo sfruttare le debolezze che questi sistemi e queste strategie possono generare.

Vedere di fronte l'una contro l'altra due squadre che esprimono questa visione del calcio è stato uno spettacolo di altissimo livello che va oltre le otto reti ed i 31 tiri visti, ma che dimostra quanto il calcio necessiti in questo momento storico di menti di grande livello non solo in panchina ma anche, e soprattutto, in campo: le due squadre si sono equivalse dal punto di vista fisico, atletico e, perché no, anche tecnico, tuttavia l'esperienza e la classe di gente come Thomas Muller e Joshua Kimmich è quella che spezza gli equilibri delle partite ed è resa possibile dalla loro capacità sopra la media di capire la partita e di trovare sempre lo spazio giusto per la giocata decisiva: il calcio di oggi concede poco tempo e poco spazio ai calciatori nel corso della partita, la velocità di pensiero è quella che fa la differenza, ed il Bayern di adesso ha questo nelle proprie caratteristiche e per questo è la squadra più forte d'Europa oggi.

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