giovedì 27 maggio 2021

Villarreal e Manchester United si sono bloccate a vicenda

Foto Twitter @EuropaLeague


Il Villarreal, dopo un'agonica serie di calci di rigore, porta a casa l'Europa League, permettendo alla Spagna l'ottava vittoria della competizione nelle ultime 12 edizioni e scrivendo un altro capitolo del rapporto speciale tra Unai Emery e l'Europa League.

I calci di rigore probabilmente sono state le emozioni più grandi di una partita molto tattica in cui nessuna delle due squadre è riuscita a rompere le strategie del proprio avversario: da una parte lo United alle prese con un quasi inedito blocco basso proposto da Emery, dall'altra il Villarreal alle prese con la difficoltà a risalire il campo contro la grande pressione della squadra di Solskjaer.

In questo post andrò ad analizzare alcune tematiche relative al match di Danzica e mostrare come le fasi di non possesso abbiano di gran lunga surclassato le fasi di possesso.


LE FORMAZIONI



Già alla lettura delle formazioni la prima domanda è stata quella di capire cosa avesse in mente l'allenatore norvegese che si è privato di Fred, uno degli equilibratori della squadra assieme a McTominay, per inserire Pogba nella casella accanto allo scozzese: il francese non è certo il giocatore adatto a dare la copertura che il giocatore ex Shakhtar garantisce.

Nessuna sorpresa nell'undici iniziale del Villarreal che sostanzialmente ricalca quello entrato in campo a Madrid nell'atto finale della Liga, con Raul Albiol e Pau Torres al centro della difesa, Parejo e Capoue in mezzo al campo e Pina confermato esterno a destra a supporto di Gerard Moreno e Carlos Bacca.


L'AGGRESSIVITA' DELLO UNITED

I primi 15 minuti della partita sono stati dettati dall'atteggiamento molto aggressivo della squadra di Solskjaer che non ha permesso al sottomarino giallo di uscire con costrutto dalla propria trequarti: il meccanismo di pressione era misto tra orientamento sulla palla (effettuato dai 4 elementi più avanzati) ed uscite sull'uomo (in particolare quella di Wan Bissaka su Pedraza).

Ecco la situazione tipica di pressing proposta ieri sera da Solskjaer: il Villarreal cerca in costruzione di sfondare dal lato sinistro, anche perché Pedraza garantisce maggiore spinta rispetto a Foyth. Per questo motivo la scelta di alzare Wan Bissaka sul canterano dei sottomarini gialli è funzionale alla scelta di aggredire adattandosi allo schieramento asimmetrico della linea difensiva di Emery. Inoltre si può notare (escluso Rashford che è fuori inquadratura) come i quattro elementi offensivi vadano a stringere in zona palla per supportare l'azione di pressione, costringendo gli avversari a lanciare in avanti sperando nella grande qualità di Bacca e Gerard Moreno.

I due centrocampisti ed i due difensori centrali, invece, andavano a comporre un rombo di costruzione: tuttavia la finalità primaria, oltra a quella di far staccare i terzini, era quella di avere sufficiente margine per le coperture preventive in caso di perdita del possesso. Da questo fermo immagine si evince chiaramente lo scopo di questa scelta da parte di Solskjaer, con i due centrali difensivi che si occupano in transizione addirittura degli spazi lasciati dai terzini alle loro spalle.

Scopo delle coperture preventive era quello di togliere ossigeno alle ricezioni di Gerard Moreno e Bacca che, infatti, poche volte sono riusciti a giocare il pallone ma le poche volte che lo hanno fatto hanno saputo mostrare la debolezza dello schieramento voluto da Solskjaer, con i due attaccanti abili a trovare lo spazio per dettare la linea di passaggio alle spalle delle linee di pressione. In questo esempio vediamo come Bacca abbia avuto molto tempo per muoversi senza palla prima che Bailly decidesse di andarlo a prendere. Da questo tipo di situazioni sono nate le opportunità su cui il Villarreal ha costruito la sua partita a livello offensivo, ossia i calci piazzati da cui è nata la prima occasione intorno al 15' ed il goal del vantaggio al 30' di Gerard Moreno: piccola nota statistica, nel corso dei tempi regolamentari le uniche conclusioni all'interno dell'area di rigore effettuate dalla squadra di Emery sono state proprio sullo sviluppo di palle inattive.

Fonte dato Wyscout
Sempre le statistiche ci dicono, alla fine, che il pressing dello United è testimoniato dal dato del PPDA, ossia i passaggi concessi per azione difensiva: un valore rimasto su livelli molto alti (la proporzionalità dell'indice è inversa rispetto all'intensità del pressing) e costante nel corso dei 90' regolamentari. Paradossalmente il dato è rimasto immutato non ostante la scelta singolare del tecnico norvegese di non effettuare cambi fino ai tempi supplementari, quando la scelta delle sostituzioni è stata effettuata solamente al fine di inserire giocatori adatti ad affrontare i tiri dagli undici metri. 





La scelta di non effettuare le sostituzioni è molto singolare ma non è un inedito dell'allenatore dello United, le cui strategie sui cambi e delle letture in corso di partita non sempre sono di facile comprensione.


LA COMPATTEZZA DEL VILLARREAL

Emery da canto suo ha risposto togliendo ogni possibilità di accesso centrale: la principale preoccupazione dell'ex tecnico del Siviglia è stata quella di togliere la ricezione tra le linee a Bruno Fernandes che, infatti, poco è riuscito a rendersi pericoloso e, anzi, per buona parte del primo tempo, non è riuscito a ricevere palla quasi a farci pensare che si stesse nascondendo.

Come si evince dall'esempio proposto, Emery in fase di non possesso ha schierato un 4-4-2 davvero molto compatto, sia in termini di lunghezza che di larghezza, con le due linee cortissime e molto strette al fine di fermare ogni tipo di combinazione nel breve tra i giocatori dello United per poi cercare, una volta conquistata palla, di appoggiare le transizioni sulla coppia Gerard Moreno-Bacca, come già desumibile da quanto indicato precedentemente riguardo le coperture preventive dello United.

Per questo motivo l'unico modo che aveva il Manchester United per rendersi pericoloso era quella di cercare di sfondare lateralmente, per questo motivo l'ampiezza era data dai due terzini che cercavano di arrivare sul fondo mediante triangolazione con l'esterno offensivo di parte o con Bruno Fernandes: nell'esempio Wan Bissaka è appoggiato da McTominay, che però è li principalmente a garantire la ri-aggressione in caso di palla persa, e da Greenwood, con cui l'ex terzino del Crystal Palace andrà a triangolare per arrivare sul fondo.

Gli unici pericoli sono arrivati, quindi, tramite i cross, soluzione sulla carta non sempre ottimale per essere pericolosi, ma la presenza di 6 uomini a coprire l'ampiezza rendeva possibile un riempimento dell'area di rigore sufficiente ad allarmare la difesa degli spagnoli. In questo caso si nota come tutti i 4 uomini offensivi del 4-2-3-1 dei Red Devils occupino diversi punti dell'area di rigore pronti a sfruttare al meglio il cross dei terzini.

Inoltre, la presenza del terzino opposto sull'altro lato garantiva anche l'opzione di tenere vivo l'attacco qualora la difesa del Villarreal fosse in grado di fronteggiare ai cross dal fondo: nel proseguimento della stessa azione, infatti, il terzino opposto, ossia Luke Shaw si è trovato in una situazione speculare a quella precedente. In questa circostanza opterà per un tiro che però non centrerà la porta difesa da Rulli.

Fonte WhoScored

A rendere poco efficace questa strategia per il Manchester United è stata, oltre ai propri limiti nel muovere rapidamente il pallone, la grande prestazione al centro della difesa di Raul Albiol: l'ex centrale del Napoli ha letteralmente dominato al centro dell'area di rigore, chiudendo il match addirittura con 10 palloni liberati dalla propria area di rigore (le cosiddette clearances in linguaggio anglosassone).




CONCLUSIONI

La finale di Europa League è stata una sfida tra due strategie di pressione, quella più aggressiva dello United e quella decisamente più attendista del Villarreal: sono state queste scelte a dettare il contesto tattico della partita, con la squadra di Emery alla ricerca di una via di fuga dal pressing alto avversario e quella di Solskjaer alla ricerca di spazi per superare il blocco centrale del sottomarino giallo. Ne è venuta fuori una bella lotta tattica in cui però nessuno ha prevalso fino ad arrivare al punto di rinunciare a prendere rischi e giocarsi tutto ai rigori.

La gloria va al Villarreal al culmine di un processo di crescita della squadra portato avanti, tra alti e bassi, da Unai Emery nel corso della stagione: il tecnico di origine basca ha lavorato mano a mano i meccanismi della squadra, specie in fase di possesso, al fine di mantenere il giusto equilibrio. I sottomarini gialli visti per buona parte della stagione regalavano molto spazio tra le linee di difesa e centrocampo, rendendoli parecchio vulnerabili: la prestazione di ieri sera, invece, ha mostrato una squadra con una maschera diversa rispetto al solito, ed è stata sufficiente a rendere inoffensivo un Manchester United dalle intenzioni bellicose ma che non ha avuto supporto dalla vena individuale di alcuni suoi elementi.

martedì 18 maggio 2021

Come Italiano ha salvato lo Spezia

Lo Spezia di Vincenzo Italiano è, sin dalla scorsa stagione, una delle squadre più interessanti da seguire nel nostro campionato: il 4-3-3 del tecnico nativo di Karlsruhe ha permesso alla squadra ligure di raggiungere prima la promozione in serie A mediante i playoff per poi ottenere, contro ogni pronostico della vigilia, una brillante salvezza festeggiata nella partita di sabato scorso contro il Torino.

La vittoria contro la squadra granata è arrivata mettendo in mostra tutte le qualità del gioco proposto dalla squadra spezzina nel corso di questo biennio e su cui si concentrerà la mia analisi.


LA COSTRUZIONE E LO SVILUPPO PER CATENE ESTERNE

Uno degli elementi che rende il gioco dei bianchi spezzini particolarmente riconoscibile è l'utilizzo delle catene laterali per sviluppare l'azione in modo da creare un lato forte che poi permetta la conclusione sull'altro lato di gioco (il cosiddetto lato debole).

Questa a sinistra è una tipica situazione dello Spezia: il pallone in fase di costruzione viene portato fuori dal terzino (in questo caso Marchizza) che si associa con l'esterno offensivo (Saponara) e la mezzala (Pobega) di parte creando un triangolo in cui i tre elementi ruotano facendo avanzare il pallone e costringendo l'avversario a portare più uomini in quella zona di campo liberano il lato opposto, dove è pronto a comporsi lo stesso tipo di terzetto. Ho evidenziato in questo fermo immagine sia Ricci che Nzola, in quanto il vertice basso del centrocampo e la punta centrale hanno il compito di servire di prima intenzione il cambio di lato.

Questo fermo immagine, tratto dalla partita vinta contro il Milan, mostra chiaramente il momento di passaggio da un lato all'altro del campo: in questo caso la giocata avviene tramite Agudelo, schierato quella sera in posizione di punta centrale, interpretando il compito in base alle proprie caratteristiche di giocatore abile a condurre il pallone grazie al suo baricentro basso, differentemente da Nzola, cercato dai compagni per le sue capacità di vincere i duelli sulle palle alte e nel lavoro spalle alla porta. Dimostrazione come pur cambiando gli interpreti e le relative caratteristiche non cambiano le costanti di gioco.


IL PRESSING ALTO


Altro elemento caratteristico della squadra ligure è la ricerca continua di conquistare il possesso in zone alte del campo supportata da una disposizione in campo estremamente audace: tutto parte dall'atteggiamento della squadra in prima pressione decisamente orientato sull'uomo.

Nella partita vinta sabato scorso contro il Torino si nota abbastanza chiaramente l'atteggiamento e la strategia delle Aquile finalizzato a disturbare l'uscita da dietro degli avversari con i tre attaccanti che si accoppiano con i tre difensori centrali del Torino. In questo esempio si nota anche l'uscita della mezzala destra Maggiore su Mandragora, il vertice basso del centrocampo granata: questa strategia rimane sempre la stessa pur cambiando a seconda della partita i compiti assegnati a ciascun giocatore.

Sempre prendendo come esempio la partita contro il Milan, che io prendo a riferimento come un perfetto riassunto del modo di giocare dello Spezia, vediamo come i compiti vengono modificati, con i due esterni offensivi Gyasi e Saponara mandati sui due terzini, mentre Ricci ed Estevez prendono i due medianti del Milan Bennacer e Kessie: un atteggiamento tremendamente aggressivo che ammutolì totalmente il Milan al punto di non permetterle di uscire dalla propria metà campo se non tramite palle lunghe che, non ostante la presenza di Ibrahimovic, non portarono ad alcun dividendo.

Questo atteggiamento porta con se alcuni rischi, soprattutto quello di lasciare incustodita la zona tra le linee di centrocampo e difesa: non sono mancate le occasioni in cui questo atteggiamento è stato punito dagli avversari (vedi, per esempio il goal di Caputo nella sfida con il Sassuolo, comunque vinta),

Come emerge chiaramente dall'esempio qui a fianco, la zona rifinitura spesso viene lasciata incustodita, proprio per la tendenza dei centrocampisti (in particolare il centrale, Matteo Ricci) a scalare in avanti per sostenere il pressing. In molto squadre questo vuoto genera situazioni di indecisione tra chi deve occuparsi di coprire quella zona nel momento in cui il pallone viene giocato dal giocatore posizionato tra le linee: nello Spezia nel bene o nel male esiste una scelta codificata che è perfettamente in linea con la strategia del proprio allenatore.

La scelta di Italiano è quella di richiedere ad uno dei centrali difensivi di spezzare la linea ed uscire in aggressione sul giocatore in possesso in quella zona: in questo esempio si vede Ismajli uscire dalla linea a 4 togliendo la possibilità all'avversario di giocare il pallone in maniera comoda. Esistono tanti numeri che giustificano la bontà di questo approccio, anche quelli che all'apparenza possono risultare negativi, come i falli commessi: solo il Verona di Juric commette più falli a partita dello Spezia, ma non sempre commettere molti falli rappresentano una debolezza, molto spesso i falli permettono di bloccare un'azione molto pericolosa.

Fonte Dati FbRef / StatsBomb
Se andiamo a vedere altre statistiche che vanno a misurare l'atteggiamento delle squadre di serie A in fase di non possesso, si nota chiaramente come lo Spezia sia tranquillamente riconoscibile come una squadra in grado di togliere supremazia territoriale agli avversari (vedi dato dei passaggi concessi nella propria trequarti) sia di rendere difficile agli stessi di mantenere il possesso del pallone, visto che al pari di Verona, Bologna, Atalanta e Sassuolo, concedono una percentuale di passaggi riusciti all'avversario inferiore all'80%. Il rischio di questo approccio resta intrinseco: la grandezza degli indicatori mostra comunque come la squadra ligure conceda rifiniture dall'elevato grado di pericolosità potenziale (utilizzando il dato degli expected assist).

CONCLUSIONI

Nel calcio non esiste un metodo di gioco o una strategia che possa permetterti di vincere in maniera automatica, per cui avere un approccio più propositivo o più passivo non rappresenta la risposta alle vittorie ed alle sconfitte. 

Lo Spezia di Vincenzo Italiano ha scelto una strada basata su un calcio molto tecnico e corale in fase di possesso ed un calcio molto aggressivo in fase di non possesso: questo approccio gli ha permesso di rendere la squadra molto riconoscibile non solo a chi la osserva, ma anche per i suoi giocatori. 

Dove, a mio parere, l'allenatore nato in Germania ha fatto il proprio capolavoro, è stato il momento in cui è stato in grado di trovare compiti e funzioni a ciascuno dei 34 (!) giocatori utilizzati in questa stagione senza che la squadra si smuovesse di un solo passo dalla propria identità di gioco.

Tornando al discorso di partenza, che sia un approccio offensivo o difensivo, la bontà del lavoro è data dal risultato finale, e lo Spezia ha portato a casa una salvezza poco pronosticabile ad inizio stagione e che ha permesso ad Italiano di portare a casa un altro grande risultato dopo le tre promozioni consecutive ottenute negli anni precedenti. Insomma il tecnico nativo di Karlsruhe unisce estetica ed efficacia, un valore che pochi hanno e che si può costruire solo dopo anni di lavoro sul campo e di tanto studio.

mercoledì 12 maggio 2021

Edin Terzic merita una panchina importante?

Dopo l'esonero di Favre avvenuto a dicembre a seguito della pesante sconfitta interna contro lo Stoccarda, il Borussia Dortmund ha deciso di affidare temporaneamente la panchina a Edin Terzic, giovane allenatore proveniente dal settore giovanile del Dortmund, appartenente anche lui a quella categoria di "laptop trainer" che in Italia non potrebbero neanche iscriversi ai corsi di Coverciano.

Il tecnico di origine bosniache lascerà la panchina dei gialloneri al termine della stagione in quanto il club ha scelto come successore Marco Rose dal Borussia Dortmund: tuttavia Terzic non sta svolgendo affatto un pessimo lavoro dalle parti del Signal Iduna Park e per questo motivo sarebbe opportuno che trovasse modo nella prossima stagione di trovare spazio in un'altra squadra, che sia di Bundesliga o di un altro campionato.

Dopo aver ereditato da Favre una squadra che aveva perso il proprio equilibrio, anche Terzic ha avuto momenti difficili: due sconfitte consecutive a gennaio hanno allontanato la squadra dalla zona Champions, ma con l'arrivo della massima competizione europea il tecnico è stato in grado di rimodellare la squadra con un 4-2-3-1 che è riuscito ad ottenere due obiettivi. Il primo obiettivo è stato quello di trovare un sistema che non facesse sentire la mancanza di Alex Witsel, il regista della squadra attorno al quale giravano tutti i meccanismi della squadra, il secondo quello di permettere a Marco Reus di poter fornire quel contributo che non sembrava in grado di dare al fianco di Haaland.


IL 4-2-3-1 E LA CENTRALITA' DI MARCO REUS

Con il 4-2-3-1 e senza un regista in mezzo al campo, Terzic ha deciso di spostare lo sviluppo della manovra sugli esterni in modo da arrivare mediante triangolazioni a raggiungere la zona di rifinitura, dove Reus ed Haaland potessero dialogare e trovare la via della rete.

In Champions League le reti realizzate a Siviglia negli ottavi ed a Manchester nei quarti di finale si sviluppano mediante questo asse che con Lucien Favre faceva fatica a svilupparsi. Una volta che la squadra riusciva a recapitare un pallone in zona rifinitura (mediante sviluppo o mediante transizione), la tecnica in velocità del tedesco e del norvegese hanno spaccato due linee difensive ben preparate come quelle della squadra di Lopetegui e Guardiola.


 




Questi meccanismi hanno favorito non solo le realizzazioni del centravanti classe 2000 ma innalzato le prestazioni del numero 11 tedesco che è riuscito a tornare sui livelli che lo hanno reso quel giocatore eccitante sempre ostacolato dagli infortuni. Nell'ultima partita di campionato contro il Lipsia lo abbiamo visto eseguire gli stessi movimenti in zona rifinitura dove si è accoppiato con Thorgan Hazard e con le loro combinazioni hanno fatto molto male alla squadra di Nagelsmann. Nell'esempio qui riportato vediamo come il tedesco galleggi tra le linee ed è pronto a ricevere il pallone che, dopo una scambio stretto di altissimo livello con Hazard, porterà al goal che sblocca la partita.

Come accennato in precedenza, il Dortmund cerca di raggiungere questa zona mediante no sviluppo laterale dell'azione: nel calcio attuale la pressione avversaria è sempre più orientata a non concedere le zone centrali del campo forzando il gioco verso le zone esterne. Questa situazione ha messo in difficoltà Lucien Favre, non in grado di modificare i meccanismi del suo 3-4-3: Terzic, invece, ha accettato di giocare il pallone in zone esterne mediante le combinazioni tra gli esterni o le conduzioni dei terzini. Nell'esempio qui riportato, notiamo una situazione molto simile alla precedente, con la palla portata da Pisczek sulla fascia destra che può scegliere di triangolare con Sancho o imbeccare la zona di rifinitura, questa volta occupata da Hazard.

In fase difensiva, invece, il ruolo di Marco Reus è altrettanto importante, in quanto Terzic gli assegna il compito di seguire a uomo il vertice basso avversario in costruzione: nella partita contro il Lipsia, il trequartista tedesco si è messo sulle tracce di Kevin Kampl, uno dei giocatori più importanti nello scacchiere di Julian Nagelsmann, costringendo gli avversari a girare al largo e andare a sbattere contro il compatto 4-4-2 in fase di non possesso messo in piedi dal tecnico del Dortmund.

In questo esempio, invece, si nota chiaramente la compattezza del 4-4-2 una volta che l'avversario passa dalla fase di costruzione a quella di sviluppo: il Dortmund nega al Lipsia ogni opzione centrale chiudendo tutte le linee di passaggio, inoltre l'approccio, come già visto nelle prime partite alla guida della squadra, permette ai difensori centrali di uscire immediatamente in aggressione spezzando la linea difensiva nel momento in cui il pallone riesce a filtrare in zona di rifinitura. Una situazione, questa, che Terzic ha codificato ed ha permesso ai quattro difensori di non avere esitazioni sulla scelta da fare.

I RISULTATI 

I risultati, come indicato in premessa, non sempre hanno premiato le scelte di Terzic: oltre alla serie negativa di fine gennaio, la sconfitta interna contro l'Eintracht Francoforte il 2 aprile, aveva allontanato il Dortmund dalla zona Champions di ben 7 punti. Un distacco che sembrava impossibile da colmare, ed invece i gialloneri sono riusciti, grazie alla fiducia del gruppo nelle scelte dell'allenatore e, perché no, grazie al recupero di elementi fondamentali come Jadon Sancho e Raphael Guerreiro, a trovare una serie di 5 vittorie consecutive che, unite al crollo della squadra di Hutter, le hanno permesso di recuperare la quarta posizione in classifica.

Il recupero dell'esterno inglese e del terzino portoghese ha permesso al giovane allenatore tedesco di poter insistere sulla scelta di dare ritmo alla manovra mediante le combinazioni laterali viste sopra, superando il lento e sterile possesso palla implementato da Favre nell'ultima parte della sua gestione.

A Terzic, dunque, restano 180 minuti per portare la barca Dortmund nel porto della Champions League, un risultato che renderebbe merito al suo lavoro: un lavoro che ha portato Haaland e compagni a 30 minuti dall'accesso alle semifinali di Champions League e che, domani sera, potrebbe sublimarsi alzando al cielo la Coppa di Germania nella finale che ripropone la sfida giocata sabato scorso contro il Lipsia. Comunque andrà a finire uno tra lui e Nagelsmann alzerà il primo trofeo della propria carriera da allenatore professionista: personalmente mi auguro uno dei tanti.

venerdì 7 maggio 2021

Consigli per il weekend calcistico, stagione 20/21, ep. 28

Dopo aver celebrato le finaliste delle due coppe europee, torniamo a rituffarci nella fase finale dei campionati che, anche in questo weekend, prevedono partite decisive per l'esito finale della stagione di molto squadre. Il calendario prevede, tra le altre, l'anteprima della finale di Champions League che potrebbe consegnare al Manchester City il titolo di campione d'Inghilterra in maniera matematica, ma anche quella della finale di Coppa di Germania, con Lipsia e Dortmund che si affrontano in campionato prima di potersi affrontare nella finale di Berlino: In Italia la sfida tra Juventus e Milan avrà un grosso impatto per la lotta per la Champions. 

Gli esempi di cui sopra non sono esaustivi in relazione a quanto accadrà in questo weekend, altri temi di grande importanza sono presenti nelle partite che vi consiglio di seguire in questi giorni, partite che il calendario ha voluto incastrare tutte nella giornata di domenica.

SERIE A, BENEVENTO - CAGLIARI (DOMENICA ORE 15)

La nostra serie A ha assegnato lo scudetto la scorsa settimana, così come ha decretato le prime due squadre a retrocedere in B, ossia Crotone e Parma, ma per le altre posizioni in classifica la lotta è apertissima, sia per la Champions, che vede in programma la sfida tra Juventus e Milan che potrebbe essere decisiva , che per la salvezza, con la lotta per evitare l'ultimo posto rimasto per scendere nella serie cadetta. 

Per questo motivo, la sfida di domenica pomeriggio tra il Benevento ed il Cagliari potrebbe indirizzare la corsa in maniera definitiva così come aprire una bagarre tutti contro tutti che potrebbe arrivare a coinvolgere anche Genoa e Fiorentina.

Per la formazione di Inzaghi la partita di domenica rappresenta quasi un'ultima spiaggia per giocarsi una salvezza che solo qualche settimana fa sembrava una cosa fatta. Le streghe hanno subito un grave crollo nel girone di ritorno, con appena 9 punti raccolti finora (ed una sola vittoria, quella ottenuta in casa della Juventus), un pessimo bottino frutto di una perdita di equilibrio da parte della squadra sotto diversi punti di vista.

I guai sono iniziati quando Inzaghi, un po' per scelta un po' per situazioni contingenti, ha rinunciato al 4-3-2-1 che sembrava essere l'abito tattico migliore di questa squadra, nonché lo schieramento con cui la squadra ha ottenuto la promozione nella scorsa stagione: le assenze in corso d'opera di Roberto Insigne e Caprari, padroni della zona rifinitura, quella di Letizia sulla fascia destra e le presenza a singhiozzo del metronomo Pasquale Schiattarella hanno tolto progressivamente certezze alla squadra ed anche al suo allenatore che ha faticato da quel momento a trovare una quadratura alla squadra.

Fonte dati Wyscout
Ad essere penalizzato è stato prevalentemente l'equilibrio della squadra, con un baricentro che si è progressivamente abbassato rendendo sempre più arida la fase di possesso. Come si evince dal grafico elaborato qui a fianco, nel corso del girone di ritorno la squadra ha progressivamente abbassato la produzione offensiva sia in termini di quantità delle conclusioni che in termini di qualità delle stesse. La situazione di classifica ha costretto Inzaghi nelle ultime settimane ad alzare nuovamente il baricentro della propria squadra che, però, concede molto quando si porta in avanti, una situazione vista in maniera evidente nelle ultime partite contro Lazio, Udinese e Milan.

Il Cagliari, invece, è riuscito grazie al lavoro di Semplici a tirarsi fuori da una situazione di classifica che si era fatta particolarmente critica. Il passaggio al 3-5-2 ha ridato alla squadra un minimo di equilibrio che nella versione della squadra allenata da Di Francesco era assente: un percorso, se vogliamo, contrario a quello del Benevento, con la differenza che l'ex allenatore della Spal ha dovuto quasi improvvisare con una rosa non ben assortita in termini di ruoli, compiti e funzioni. Questo spiega la scelta di schierare Duncan nel ruolo di vertice basso del centrocampo e addirittura Nahitan Nandez da esterno destro a tutta fascia.

Fonte grafico Calcio Datato
Proprio il lato destro è quello dove il Cagliari crea la maggior parte del proprio gioco: nella prima parte di stagione sono state le prestazioni di Zappa a rendere quel lato il più produttivo, con l'infortunio dell'ex terzino del Pescara e con l'arrivo di Semplici quella casella è stata occupata proprio dall'uruguaiano, garantendo in ogni caso il suo apporto. Tuttavia la maggior parte dei pericoli la formazione sarda riesce a crearli su calcio piazzato o su conclusioni dalla distanza, mostrando serie difficoltà a raggiungere l'area di rigore avversaria in maniera organica. 






Presumo che il canovaccio della partita vedrà, giocoforza, il Benevento costretto a fare la partita con il Cagliari che, invece, cercherà, come visto nella partita di domenica scorsa a Napoli di alternare fasi di bunker nella propria area di rigore a fasi di occupazione della metà campo avversaria mediante transizioni ed utilizzo delle fasce per risalire il campo. Sarà una partita in cui ci si gioca tutta una stagione, con molta tattica nella prima parte e tanti mind-games nella mezzora finale da dover gestire per entrambe le squadre, il vantaggio per l'osservatore neutrale è che non può essere una partita da 0-0.


3F SUPERLIGA, BRONDBY - MIDTYJLLAND (DOMENICA ORE 18)

Anche per il campionato danese è arrivato il momento del redde rationem: la formula prevede una fase finale a sei squadre (le prime sei della regular season) che si giocano il titolo affrontandosi in un girone unico in cui si sommano i punti della stagione regolare con quelli di questa fase.

Quando siamo arrivati a 180 minuti dalla fine sono due le squadre che sono in lizza per la vittoria finale, ossia il Midtyjlland ed il Brondby, divise da 4 punti in classifica e che domenica pomeriggio si affrontano nello scontro diretto che potrebbe assegnare il titolo alla squadra della città di Herning per il secondo anno di fila. Al Brondby resta solo un risultato a disposizione in questa sfida per tenere aperti i giochi anche nell'ultima giornata: la vittoria.

Il cammino della storica squadra di Copenaghen in questa stagione è stato esaltante, al punto di chiudere la stagione regolare in testa alla classifica: la fase a gironi, invece, è stata indubbiamente meno soddisfacente in termini di risultati, con 7 punti nelle 6 partite sin qui disputate. Il modo di giocare della squadra allenata da Frederiksen è basato su un 3-5-2 di base in cui i 3 difensori iniziano sempre l'azione da dietro mentre la squadra si distribuisce in quello che può essere definito un 3-3-2-2 con gli esterni che sostengono la fase di sviluppo dell'azione mentre quelle che sulla carta sono le mezzali occupano la zona di rifinitura alle spalle delle due punte. 

Dall'esempio qui a lato si nota chiaramente lo schieramento della squadra in fase di possesso con i tre centrali che si occupano di portar palla e muovere il gioco utilizzando il lavoro degli esterni o cercando la palla filtrante per Frendrup e Lindstrom che completano lo sviluppo o la rifinitura della manovra di gioco. I centrali difensivi della squadra gialloblu sono i giocatori con all'attivo il maggior numero di passaggi effettuati a partita in tutto il campionato, in particolare i due "braccetti" Hermansson e Jung effettuano di media rispettivamente 67 e 65 passaggi per partita.

Una volta riusciti a trovare il passaggio in zona rifinitura ci si affida alle connessioni tra Lindstrom e le due punte Uhre ed Hedlund per trovare la via della rete: sulle prestazioni del giocatore con la maglia numero 18 ne ho già parlato in un post precedente, la sua capacità di cercare la giocata vincente lo rende un giocatore dal pensiero calcistico superiore alla media, tanto da aver messo a referto in campionato 10 goal ed 8 assist. Ha messo il proprio talento a disposizione della propria nazionale Under 21 nella fase a gironi disputata a marzo in cui ha messo a referto due assist nell'ultima partita del girone contro la Russia.

Il Midtyjlland, invece, ha la possibilità, uscendo indenne dalla sfida del Brondby Stadion, di portare a casa il secondo titolo consecutivo al termine di una stagione in cui la squadra allenata da Priske ha potuto assaggiare il teatro della Champions League: un'esperienza che ha consolidato la forza di questa squadra che ha raggiunto un livello di confidenza tecnica fuori scala per questa categoria che le ha permesso, una volta concluso il percorso europeo, di riprendere il controllo di questo campionato e dominarlo nel corso di questo girone finale.

Il 4-2-3-1 del Midtyjlland è ormai decisamente rodato ed è in grado di generare situazioni di pericolo da qualsiasi zona di campo anche grazie alla perfetta copertura in ampiezza del campo ottenuta mediante le rotazioni tra trequartisti che diventano mezzali, attaccanti che diventano trequartisti ed esterni offensivi che diventano attaccanti grazie ai loro tagli. Le soluzioni di gioco di cui dispone questa squadra sono molteplici ed a questo si aggiunge la capacità di recuperare il pallone in zone alte del campo, permettendo alla squadra di avere sempre la supremazia territoriale nel corso della partita e, soprattutto, di tenere lontano l'avversario dall'area di rigore. Infatti la squadra campione in carica non ha il miglior attacco del campionato ma ha, per distacco, la miglior difesa (25 goal subiti) a cui si unisce il minor numero di tiri subiti ed il miglior dato relativo al PPDA.

Come si evince da questo e dal precedente fermo immagine, la prima pressione o la contro-pressione in fase di transizione difensiva è estremamente aggressiva ed impegna un gran numero di uomini portati in quella zona di campo dai meccanismi della squadra in fase di possesso: in entrambi gli esempi possiamo notare come la squadra di Priske si trovi ad avere in zona palla un numero maggiore di giocatori rispetto all'avversario, determinando il più della volta la riconquista immediata del pallone nella trequarti avversaria o la scelta dell'avversario di buttare via il pallone per evitare rischi.

Il calcio danese ha mostrato in questi anni di essere in grandissima ascesa e sta producendo una grandissima quantità di talenti che si stanno formando al meglio in questo campionato che sta diventando un contesto molto fertile a livello tattico e tecnico per accelerarne la crescita. Ne è la dimostrazione i grandi risultati ottenuti dalla nazionale maggiore e dall'Under 21 nella recente pausa per le nazionali: questa partita oltre a decidere il destino del campionato metterà ulteriormente in mostra interessantissimi talenti che vedremo a giugno nella fase finale delle due competizioni per nazionali.


LA LIGA, REAL MADRID - SIVIGLIA (DOMENICA ORE 21)

La sconfitta subita dal Siviglia lunedì sera per mano dell'Athletic Bilbao ha probabilmente tolto dalla contesa per il titolo la squadra di Lopetegui che, in questo weekend da royal rumble per la Liga, va a far visita al Real Madrid mentre Barcellona e Atletico Madrid si affrontano al Camp Nou. Riducendosi al lumicino le speranze di ambire per il titolo, per il Siviglia la trasferta a Madrid resta comunque importante per cercare di tagliar fuori anche la squadra di Zidane dalla lotta per il titolo e, con magari un pareggio nella sfida di Barcellona, continuare a mantenere in piedi le flebili speranze di una grandiosa rimonta. 

La squadra di Zidane si presenta a questa partita reduce dalla pesante eliminazione in Champions per mano del Chelsea: le diverse assenze patite dalla squadra nel corso della stagione alla fine sono state pagate al cospetto di una squadra solida ed organizzata come quella di Tuchel, che ha mostrato come alla fine la squadra non possiede realmente tutta quella grande quantità di soluzioni offensive in grado di invertire il contesto di una partita come avveniva nel corso del triennio delle tre Champions consecutive.

In campionato Zidane ha più volte cambiato la squadra da mettere in campo, utilizzando la Liga come laboratorio tattico in vista dei match di Champions, come è accaduto per esempio dell'implementazione della difesa a tre in vista dell'ottavo di finale contro l'Atalanta o l'utilizzo di Vazquez da terzino destro. Nelle ultime settimane, per esempio, Zidane non ha mai utilizzato Kroos in campionato per avere a disposizione i suoi lanci e le sue geometrie per le sfide ad eliminazione diretta. Il tutto in nome della gestione di una rosa che ha mammano perso pezzi a causa di una catena clamorosa di infortuni che, per fortuna del Real, non hanno coinvolto Luka Modric, uno dei migliori nella sfida persa a Stamford Bridge mercoledì sera, e Karin Benzema, anime di questa squadra in questa stagione.

Fonte statistiche WhoScored


Se vogliamo trovare una costante nel gioco del Real pur all'interno di questo continuo cambio di sistemi di gioco e di moduli sta nell'utilizzo del lato sinistro del campo per sviluppare il gioco e per arrivare in porta: la presenza di un giocatore come Vinicius su quel lato, così come lo è stata la stagione di Mendy su quella fascia, ha convinto l'allenatore francese a preferire quel lato del campo per sviluppare e rifinire il gioco, come anche dimostrato dalla tendenza di Karin Benzema a prediligere quella zona di campo sul dove andare a giocare il pallone. Nelle ultime settimane Zidane è riuscito anche a riesumare Eden Hazard, oggetto misterioso dal suo arrivo a Madrid, falcidiato da una lunga serie di infortuni che stanno rendendo l'investimento fatto dal club un grandissimo flop.

Fonte dati FbRef / StatsBomb
La squadra di Lopetegui ha costruito la propria stagione basandosi su una continua ricerca del controllo del gioco e del possesso del pallone. Ma, come già evidenziato in miei precedenti post, la specificità del Siviglia sta nel suo atteggiamento senza palla, sempre basato sulla pressione alta e supportato da un gran lavoro dei due centrali difensivi, quando sono in grado di accorciare sui rispettivi attaccanti. Come si evince dalle statistiche, questo approccio funziona molto spesso e rende i valori difensivi della squadra di primo livello. Tuttavia, in corso d'opera, i rischi di questo sistema a cui si espone la linea difensiva di Lopetegui, emergono in maniera crudele e sono stati evidenziati nel periodo tra le due gare degli ottavi di Champions League in cui il Siviglia ha perso l'accesso alla finale di Coppa del Re per mano del Barça e l'eliminazione dalla massima competizione continentale, oltre ad una serie negativa in campionato che sembrava allontanarla definitivamente dalle prime tre posizioni. Con un solo impegno settimanale rimasto in programma, la squadra è tornata a ricompattarsi fino ad iniziare una lunga striscia positiva esauritasi lunedì sera dopo un assalto alla porta di Unai Simon durato per quasi tutti i 90 minuti. 

Tra il grande pressing del Siviglia e la capacità di attaccare la linea difensiva avversaria del Real Madrid mediante la tecnica dei suoi centrocampisti abili ad eludere anche i sistemi di pressing meglio organizzati, vedremo sicuramente una grande sfida a livello tattico e tecnico: la prestazione del Real a Londra mercoledì sera ha mostrato sicuramente una squadra in calo, ma la storia di questa stagione e non solo ci insegna che questa è una squadra che non bisogna dare per morta. Ma stesso discorso si può fare sul Siviglia che è stato in grado di risalire da due grossi periodi di crisi in questa stagione, per cui oltre all'importanza per la classifica la sfida di Valdebebas mostrerà chi delle due squadre ha maggior orgoglio da mettere sul campo.

martedì 4 maggio 2021

Monaco - Lione, racconto di una delle partite più belle dell'anno

Foto - Twitter Olympique Lyon

L'epilogo di questa edizione della Ligue 1 è davvero un racconto ricco di effetti speciali e di colpi di scena: da ieri sera, con ogni probabilità la lotta a 4 per il titolo si è suddivisa in una lotta a due tra Lille e PSG, mentre Monaco e Lione si giocheranno il posto sul gradino più basso del podio che varrà, però, l'accesso alla prossima Champions League.

La sfida del Louis II non poteva terminare con un pareggio che sarebbe stato inutile per entrambe le contendenti, per questo motivo le due squadre hanno giocato sempre a viso aperto senza mai cercare giocate conservative: l'approccio delle due squadre è stato sempre quello di cercare la porta utilizzando al meglio i propri punti di forza, rendendo la sfida un appassionante duello tecnico-tattico.

Dopo una lunga battaglia riesce ad avere la meglio il Lione che vince 3-2 grazie ad una rete a pochi minuti dalla fine del classe 2003 Rayan Cherki, una rete ed una prestazione in inferiorità numerica della squadra di Rudi Garcia che vendica la squadra lyonnaise della rimonta subita sette giorni prima dal Lille nel match che li ha buttati fuori dalla lotta per il titolo, da cui, dopo questa sconfitta, sono fuori anche i monegaschi.


LE FORMAZIONI

Le due squadre entrano in campo senza particolari novità: il Monaco, con qualche assenza di troppo nel reparto avanzato, conferma Aguilar esterno alto a destra, la coppia Fofana-Tchouameni è confermatissima a centrocampo, mentre in attacco ritrova la titolarità Ben Yedder che affianca Volland: la novità è la presenza di Cesc Fabregas dal primo minuto alle spalle delle punte in un 4-2-3-1 asimmetrico.


Dall'altra parte il Lione conferma la difesa a 3 con De Sciglio braccetto, rispetto alla gara con il Lille torna Denayer nel trio difensivo e Cornet riprende la titolarità a sinistra; in attacco, invece, confermata la coppia Depay-Toko Ekambi.


IL LIONE PARTE MEGLIO

La prima parte di partita vede sicuramente il Lione approcciare meglio all'incontro, inoltre le scelte strategiche di Rudi Garcia sembrano funzionare bene meglio rispetto a quelle previste da Kovac. Due sono state le scelte che hanno garantito all'ex tecnico della Roma di prendere il centro del ring in questa fase del match: la prima pressione e, soprattutto, l'utilizzo della larghezza in fase di possesso.

In fase di prima pressione Paqueta veniva alzato al fianco delle due punte allo scopo di andare a prendere individualmente i tre difensori del Monaco chiamati a far partire l'azione: la costruzione della squadra monegasca si basa su un 3+2 che Kovac ha implementato ormai da diversi mesi. Sostanzialmente Garcia si è giocato la carta di andare a seguire a uomo i costruttori avversari, una mossa molto aggressiva e rischiosa ma ben supportata dall'atteggiamento della linea difensiva a 3.

In fase di possesso, invece, era molto chiaro quanto efficace il sistema di uscita dalla propria metà campo: la prima pressione del Monaco veniva manipolata allargando il centrale di destra Denayer che giocando il pallone lungo-linea verso l'esterno di parte Dubois, costringeva il terzino del Monaco Caio Enrique ad uscire su di lui generando spazio alle sue spalle che veniva attaccato da un taglio esterno di Toko-Ekambi, il cui movimento allargava le maglie della difesa monegasca: in queste maglie si inserivano Paqueta e Caqueret, una mossa abbastanza costante nel playbook di Rudi Garcia in questa stagione. In questo esempio ci troviamo già a difesa schierata, ma il concetto non cambia, con Caio Henrique che esce su Dubois e Paqueta che taglia nello spazio tra terzino e centrale del Monaco.

GLI AGGIUSTAMENTI DEL MONACO

Kovac riesce a capire dopo alcuni minuti che era necessario trovare degli aggiustamenti per riuscire a risalire il campo dalla pressione del Lione e per chiudere gli spazi che l'avversario era in grado di crearsi sulla trequarti.

Per risalire il campo era necessario chiedere maggiore movimento ai 5 invasori designati dalla strategia di Kovac: è bastato chiedere a Fabregas e Volland di muoversi venendo incontro per avere uno schieramento meno piatto che ha, conseguentemente, permesso di aprire le maglie della difesa del Lione e, soprattutto di creare rapide combinazioni tramite triangolazioni. Da una situazione costruita in questa maniera è arrivato il goal con cui i monegaschi hanno trovato il goal del vantaggio nel primo tempo: costruzione con i tre centrali che sfruttano lo spazio creato dai movimenti di Fofana e Tchouameni che portano via le due mezzali avversarie, Volland viene incontro inseguito da Denayer, scarico su Caio Enrique che serve Ben Yedder che, con un passaggio di prima chiude la triangolazione e manda in porta l'attaccante tedesco.

Anche in fase di non possesso, il gioco laterale del Lione viene disinnescato dalla maggiore proattività dei due mediani: in particolare Fofana segue gli inserimenti delle mezzali, come in questo caso, la solita combinazione esterna del Lione aveva nuovamente liberato Caqueret che però viene inseguito dall'ex mediano dello Strasburgo che lo rimonta e gli sradica il pallone con due falcate. Anche Kovac, dunque, accetta i rischi ma sa di poter contare sullo strapotere fisico dei suoi mediani e dei suoi centrali difensivi. Questo lavoro rende inoffensiva la strategia dei Les Gones mostrando ancora una volta la bontà della tenuta difensiva della squadra di Kovac, testimoniata dal fatto che dopo il difficile inizio i monegaschi non hanno concesso praticamente più nulla da li alla fine del primo tempo.

Fonte grafico Understat
La progressione degli xG nel primo tempo conferma l'andamento del primo tempo, con il Lione abile a fare la prima mossa e mettere in difficoltà il Monaco, poi gli aggiustamenti portati dalla squadra di casa hanno portato ad un cambio di inerzia che sembrava portare Ben Yedder e compagni dritti ad un'altra vittoria ed un altro clean sheet.









I CAMBI CAMBIANO LA PARTITA

La bellezza della partita e la forza delle squadre è stata data soprattutto dalla grande quantità di soluzioni e talento a disposizione dei due allenatori in panchina: ogni cambio effettuato a partire dall'intervallo ha sortito delle modifiche nel corso della partita.

Il primo cambio arriva, appunto, durante l'intervallo e lo fa Rudi Garcia che fa entrare Kadewere al posto di Dubois, ma senza cambiare il modulo di gioco, tocca a Toko Ekambi a spostarsi a destra dove dovrà coprire tutta la fascia, seppur protetto alle sue spalle da Diomandé, altro giovane prospetto made in Lione, entrato nel primo tempo al posto di un Denayer ancora non al meglio della condizione fisica.

Ma oltre al cambio di interpreti cambia anche la strategia di Garcia nel cercare di risalire il campo: bloccata la mossa delle combinazioni esterne, si torna a tentare l'assalto per vie centrali, questo avviene abbassando Caqueret in costruzione al fianco di Thiago Mendes e Paqueta che avanza in zona rifinitura dove si associa con Kadewere e Depay. Con questa soluzione il Lione sembra maggiormente in grado di risalire il campo e di coprire al meglio i corridoi in ampiezza, anche perché Fabregas non ha sufficiente autonomia per restare in campo 90 minuti e per questo il centrocampo del Monaco fa fatica a tenere a bada il dinamismo del Lione.

Lo stesso dinamismo è quello che porterà al goal del pareggio di Depay, il quale nasce da una transizione della squadra ospite, generata da una grande occasione sprecata a sua volta in contropiede: il pallone arriva al centravanti olandese in tre passaggi, complice l'assenza dei due terzini che si erano lanciati entrambi in avanti, poi è lui stesso a trovare il goal con un'azione personale che perfettamente riassume ciò che è Monaco-Lione nel secondo tempo.

Le dinamiche da cui nasce il goal dell'olandese rappresentano un aperitivo di ciò che le due squadre regaleranno nella parte finale di partita.


RIEQUILIBRARE IL CENTROCAMPO

Preso il goal del momentaneo pareggio, Kovac si rende conto che serve nuova linfa per il centrocampo: così Fabregas lascia il posto a Matazo, altro interessante prospetto messo in vetrina ieri sera. Con il suo ingresso in campo la squadra monegasca ritrova la parità numerica a centrocampo necessaria per riprendere in mano il controllo delle operazioni, a cui si aggiunge l'ingresso di Badiashile al posto di Disasi, un cambio tra difensori che toglie al Lione il vantaggio di un uomo fresco come Kadewere contro la linea difensiva. 

Questa situazione mette, invece, in difficoltà dal punto di vista atletico il centrocampo del Lione, con Caqueret e Paqueta non più in grado di tenere testa al trio di centrocampisti della squadra di casa che, infatti, resta in controllo della partita ma senza riuscire ad affondare, questo grazie a delle letture individuali da parte dei difensori, abili a chiudere la linea di passaggio finale agli attaccanti avversari; questa situazione di sofferenza a centrocampo porta all'evento che sembrava poter cambiare il match, ossia l'espulsione di Caqueret, punito con un secondo giallo per l'intervento in ritardo su Tchouameni a centrocampo. Come si evince dall'immagine, l'ingresso del 2002 belga, fornisce nuove soluzioni in fase di rifinitura alla formazione di Kovac, difatti questa azione terminerà con un suo inserimento dopo una sponda di Ben Yedder, neutralizzato da un'uscita bassa di Lopes.

IL GRAN FINALE

Tuttavia, non ostante l'inferiorità numerica, il goal di Marcelo sugli sviluppi di un calcio di punizione apre le danze per il finale con i botti mostrando come non ostante l'inferiorità numerica il Lione sia ancora in grado di giocarsi le sue carte, anche sfruttando il fatto di non avere, a questo punto della stagione ed a quel punto della partita, più nulla da perdere. La mossa di Garcia per ovviare all'inferiorità numerica è stata quella di schierare la squadra con un 4-4-1 in possesso ed un 4-1-4 in non possesso.

Con l'ingresso di Guebbels e Pellegri, Kovac decide di passare a quello che sostanzialmente un 4-2-4 con i due mediani disposti non più in linea allo scopo di creare un rombo di costruzione: il Lione ha risposto abbassandosi creando i presupposti per un lancio in area di Maripan che porterà al fallo da rigore di Lopes su Pellegri trasformato con un cucchiaio da Ben Yedder.


Il pareggio non va bene a nessuno, così le tattiche saltano e Garcia si gioca la carta di Bruno Guimaraes e Cherki che trasforma nuovamente la squadra che passa ad un 4-2-3, una mossa che porterà al goal del 3-2 dello stesso centrocampista classe 2003, innescato da una verticalizzazione del brasiliano: ancora una volta i cambi di Garcia vanno a segno ed il Lione porta a casa la partita. Come si nota dal fermo immagine, Guimaraes attira due giocatori del Monaco su di se liberando Cherki che verrà servito da De Sciglio, imbeccato a sua volta dalla gran giocata in verticale dell'ex Athletic Paranaense.

CONCLUSIONI

La partita è stata una continua montagna russa di emozioni, con due allenatori che hanno dato fondo a tutto ciò che avevano a disposizione per portare a casa la partita: dopo un primo tempo in cui erano chiari e definiti i piani partita delle due squadre e come preferivano attaccare e difendere, nel secondo tempo i cambi e l'alternanza del risultato ha portato a vedere in campo diverse strategie e diverse soluzioni fino ad arrivare al tutti contro tutti finale, frutto di una partita in cui ad una mossa è sempre stata corrisposta una contromossa e per questo le squadre alla fine si sono allungate ed hanno cercato il tutto per tutto, visto che il pareggio non andava bene a nessuno.

In un periodo storico in cui si è parlato tanto di Superlega e di un calcio attraente solo se giocano le solite squadre ed i soliti campioni, Monaco e Lione hanno dimostrato che si può dare spettacolo anche se non si hanno fatturati importanti ma semplicemente puntando su giocatori con fame di successo e grandi mezzi tecnici pronti a giocarsi le loro chances in progetti meno ricchi ma più stimolanti.

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