giovedì 24 giugno 2021

Come stanno giocando le nazionali di Euro 2020?

Terminata la prima fase di questi campionati europei siamo quasi pronti ad affrontare la fase ad eliminazione diretta che inizierà sabato pomeriggio con Danimarca-Galles. Avendo ciascuna delle 24 squadre terminato il proprio ciclo di 3 partite, mi è sembrato opportuno rivisitare le prestazioni di alcune di esse e capire quali sono stati i principali spunti a livello tattico e quali squadre hanno mostrato di essere state allenate meglio e quali meno bene.

Allenare una nazionale è un percorso estremamente complicato visto che i commissari tecnici sono costretti a lavorare in slot molto ristretti di circa due settimane per 4 volte all'anno, il problema si è acuito con l'emergenza pandemica che ha ulteriormente ridotto i margini di manovra per costruire squadre con un'identità tattica precisa: per questo motivo esiste la solita suddivisione tra chi ritiene il CT un mero selezionatore dei migliori talenti aventi quella nazionalità, oppure chi ritiene che una nazionale per funzionare al meglio debba funzionare come un club e, quindi, costruire una propria identità nel corso degli anni. In questa fase a gironi abbiamo visto chi sta lavorando usando come base la prima chiave di lettura e chi invece la seconda ed anche chi una commistione delle due.

Ho tenuto fuori da questa analisi l'Italia, della quale ormai non ci sono più segreti e che si è rivelata al momento la squadra che ha espresso il calcio migliore dell'intera competizione in entrambe le fasi di gioco.


L'OLANDA DI FRANK DE BOER 

La nazionale dei Paesi Bassi partiva circondata da un discreto pessimismo la cui principale motivazione stava proprio nella figura del suo allenatore: Frank De Boer. L'ex centrale difensivo dell'Ajax e del Barcellona di Van Gaal (da cui sta mostrando di aver attinto a piene mani) era proveniente da una serie di clamorosi fallimenti in panchina tra Inter, Crystal Palace e Atlanta United in cui i suoi metodi di gioco e di allenamento non hanno per nulla attecchito: per questo motivo la scelta delle federazione olandese di assegnargli la panchina dopo l'addio di Koeman sembrava presagio di sventura per gli oranjes.

La scelta di disporre la squadra con un 3-4-1-2 è stata parecchio criticata in patria, dove si reclamava a gran voce il 4-3-3 considerato come identitario da quelle parti: eppure anche il suo predecessore schierava la squadra con moduli diversi a seconda di partite ed interpreti, tra cui il 3-4-1-2 adesso utilizzato dall'attuale CT. Con questa disposizione in campo l'Olanda fu in grado di blindare la qualificazione a questo Europeo andando a vincere per 4-2 in Germania a settembre 2019, e già da quella partita si riscontravano alcune costanti che stiamo vedendo in questo Europeo.

In questo esempio, appunto, relativo alla partita vinta contro la Germania due anni fa, si vedono i meccanismi che De Boer ha deciso di riproporre dopo aver ereditato la panchina da Ronald Koeman. Ciò che ho evidenziato è, oltre allo schieramento con un 5-2-3 in fase di non possesso, la posizione di Gini Wijnaldum, chiamato a giocare sempre un passo avanti rispetto ai suoi due compagni di reparto che, invece, si occupano di coprire gli eventuali appoggi avversari.

Nella gara d'esordio contro l'Ucraina abbiamo iniziato ad apprezzare il posizionamento del futuro centrocampista del Liverpool proprio in quella posizione: in questo caso si occupa di tenere sotto controllo il vertice basso della squadra di Schevchenko, ossia Serhiy Sydorchuk. il regista della Dynamo Kiev di Mircea Lucescu, un posizionamento molto utile sia in queste fasi di difesa posizionale che nelle fasi di transizione, dove il suo senso della posizione gli permette di andare ad aggredire le seconde palle da par suo. 

Non è un caso, infatti, che la squadra olandese sia tra le migliori sia dal punto di vista del PPDA (seconda dietro la Spagna secondo i dati di The Analyst), , sia in relazione alla quantità di palloni recuperati nella trequarti avversaria, in cui la formazione olandese ha il miglior dato dell'intera competizione, con ben 44 palloni recuperati in zone alte del campo, mostrando un'organizzazione in pressione decisamente efficace.




In fase di possesso si nota, invece, lo scaglionamento della squadra di De Boer ed i compiti specifici richiesti ai tre centrocampisti: l'atalantino De Roon è chiamato a coprire le conduzioni del centrale di parte (in questo caso De Vrij, una sorpresa vederlo con questi panni), mentre De Jong e Wijnaldum si collocano a diverse ampiezze per manipolare le linee di pressione e la linea difensiva avversaria. Mentre i due "quinti" mantengono l'ampiezza, la copertura su lato opposto è garantita dalla presenza di Blind sul centro-sinistra.

Sullo sviluppo dell'azione si nota ancora meglio lo scaglionamento e le rotazioni posizionali della squadra con la ricerca della copertura dei cinque corridoi in ampiezza e profondità: qui vediamo Wijnaldum venire incontro per portarsi via Schlager e permettere a De Jong di inserisi in quello spazio lasciato incustodito dai movimenti del giocatore che veste la maglia numero 10 degli Oranje.




IL PRESSING DELL'AUSTRIA  E DELLA DANIMARCA


Sabato sera l'Italia si troverà ad affrontare una squadra che, certamente, non è imbattibile ma che ha dimostrato, in un antipasto di gara da dentro o fuori contro l'Ucraina, di poter dare fastidio alla nazionale di Mancini. 

La squadra austriaca è figlia, a livello di organico, del progetto RedBull, per cui gran parte della rosa a disposizione di Franco Foda è cresciuta in quel laboratorio tecnico creato da Ralf Rangnick fatto di gioco e verticale e grande aggressività. Frutto di questo lavoro è stata la creazione di una generazione di calciatori in grado di coprire ampie porzioni di campo con grande facilità e, soprattutto, portare i ritmi della partita su livelli non facilmente sostenibili.

La squadra nazionale non aveva ancora mostrato in questi anni di saper mettere in atto questi progressi: il principale responsabile di ciò è sembrato essere il ct Franco Foda, sempre molto indeciso sul giusto schieramento da dare alla squadra e che infatti ha comportato due prestazioni deludenti nelle gare contro Macedonia del Nord ed Olanda. Contro la squadra di De Boer, il 3-4-1-2 schierato in campo con Alaba in una strana posizione da centrale di una difesa a 3 ed il trentaquatrenne Ulmer a scarrozzare sulla fascia sinistra non ha fatto altro che ingigantire alcuni limiti della squadra che, invece, una volta schierata con il 4-2-3-1 ha visto tanti tasselli incastrarsi nel modo giusto.

Sostanzialmente grazie al 4-2-3-1 la squadra può attuare un pressing molto più aggressivo, una situazione che raramente vediamo in una nazionale se non in situazione di transizione. Qui invece vediamo l'Austria applicare una pressione alta sulla costruzione avversaria, con ciascun giocatore che prende in consegna individualmente un avversario: la presenza in campo, come detto precedentemente, di giocatori come Sabitzer, Laimer e Schlager, già abituati a svolgere questo tipo di lavoro nei rispettivi club, rende questo vestito molto più consono alla formazione austriaca, rendendola una squadra da cui ci dobbiamo ben guardare.

Come si vede dall'esempio qui a lato il meccanismo prevede per primo la parità numerica con i due centrali difensivi, questo per costringere quest'ultimi a non avere opzioni comode per far progredire il pallone: le uniche soluzioni sono quella di tornare al portiere o cercare un appoggio sull'esterno oppure un lancio lungo. Arnautovic è già pronto ad orientare la corsa sul portiere dell'Ucraina per chiudere anche a quest'ultimo comode opzioni di passaggio.

Infatti il portiere della squadra allenata da Schevchenko, non avendo soluzioni centrali, deve cercare il terzino destro Karavaev: il passaggio è fuori misura e regala, quindi, una rimessa laterale alla formazione austriaca. In ogni caso, anche qualora il passaggio verso il terzino destro fosse stato preciso, il meccanismo di pressione aggressiva dei nostri prossimi avversari era già partito e pronto ad ingabbiare l'uscita da dietro degli avversari.



La Danimarca, invece, ha vissuto una prima parte di Europeo di certo non tra le più comode: la vicenda Eriksen ha influenzato parecchio la prestazione nella partita contro la Finlandia, dove la sconfitta ha complicato parecchio il cammino della squadra di Hjulmand ma che non ha rovinato il lieto fine sia con riguardo allo stato di salute del giocatore dell'Inter, sia riguardo il passaggio del turno grazie alla vittoria per 4-1 sulla Russia.

Ma soprattutto, a non essere mancata è stata l'identità di gioco della squadra danese che pur passando dal 4-2-3-1 al 3-4-3 non ha cambiato il proprio modo di giocare, anzi ha accentuato una vena verticale ed aggressiva che ha prima messo in seria difficoltà il Belgio dominatore del girone B e poi hanno permesso di fare un solo boccone della Russia.

L'atteggiamento della squadra di Hjulmand è ben riassunto da questo schieramento in campo, con i due esterni Maehle e Wass che occupano l'ampiezza e le zone centrali del campo occupate da più giocatori al fine di avere una superiorità numerica da poter sfruttare sia nel cercare la giocata migliore per arrivare alla conclusione ma soprattutto per poter immediatamente sfruttare la stessa superiorità numerica in zona palla in caso di recupero del pallone da parte dell'avversario.

Il riempimento degli spazi si rende utile anche quando il pallone raggiunge le zone esterne del campo: nell'esempio della partita contro la Russia si vede chiaramente con quanti uomini la squadra danese occupi l'area di rigore e con quanti giocatori è già pronta a raccogliere il pallone in caso di respinta della difesa avversaria. Un atteggiamento decisamente aggressivo che ha permesso a Kjaer e compagni di allontanare gli spettri di quel pomeriggio del 12 giugno e permettere alla squadra di mantenere a livello qualitativo le premesse con cui si era presentata a questa competizione.


Fonte Dati FbRef
Il dato relativo alle conclusioni effettuate mostra chiaramente come, grazie a questo atteggiamento, la Danimarca si sia rivelata una delle squadre più offensive di questa fase a gironi, generando un volume di conclusioni a partita inferiore solamente a quello della nostra nazionale, un dato che non sembra drogato dalla distanza media dalla porta delle conclusioni effettuate, difatti all'interno dello stesso quadrante (ma con volumi di tiro inferiori) solo Germania, Spagna e Scozia hanno un dato migliore rispetto a quello dei danesi.


L'ORGANIZZAZIONE DEL GALLES E DELLA SVEZIA

Una squadra che non certo balza all'occhio in termini di qualità è il Galles, da molti indicata come la squadra più debole del girone dell'Italia che, invece, è stata in grado di chiudere il girone al secondo posto con un piano-gara figlio della relativa povertà di soluzioni a disposizione di Page ma che si è rivelato ben eseguito e quindi anche ammirevole da osservare.

Nella partita contro l'Italia disputata domenica scorsa abbiamo avuto modo di ammirare una buona flessibilità degli schieramenti in fase di possesso, con interessanti movimenti a scalare di Ampadu che si alternava tra centrale della difesa a 5 e vertice basso in costruzione, così come la mobilità di Ramsey che agisce tanto da falso nove tanto quanto da trequartista.




Ma soprattutto il Galles ci ha ricordato che non è il modello di gioco a vincere le partite e le competizioni, ma lo è l'esecuzione di quel modello: la presenza in avanti di giocatori come Bale e James hanno ingolosito Page sull'opportunità di utilizzare uno schieramento difensivo molto compatto e che copra l'ampiezza per poi innescare i contropiedi utilizzando le qualità del giocatore del Real Madrid per aprire il gioco con il suo sinistro (purtroppo le doti in corsa non sono più quelle di qualche anno fa) e quelle dell'esterno del Manchester United per lanciarsi in velocità contro le difese avversarie.

Fonte Squawka
Come si evince dalle statistiche dei due elementi su cui si poggiano le transizioni offensive dei gallesi si notano abbastanza chiaramente i numeri importanti di Bale in azioni di rifinitura, così come si nota altrettanto l'accuratezza delle giocate di James quando viene chiamato in causa (molto meno rispetto al suo capitano visto che ha il compito di restare sempre molto alto e largo con lo scopo di allargare le maglie delle difese avversarie).

In particolare si evidenzia anche numericamente la maggiore capacità del giocatore del Manchester United di vincere i duelli con il marcatore diretto così come la capacità di generare occasioni ogni qual volta viene chiamato in causa. Dall'altra parte si nota come le capacità in uno contro uno del giocatore in prestito al Tottenham si siano ormai ridimensionato mentre è chiaramente aumentato il suo coinvolgimento nelle fasi di possesso della sua squadra. Come si nota dall'esempio mostrato nel mio tweet sopra menzionato, Bale ha la libertà di svariare su tutto il fronte d'attacco prediligendo il mezzo spazio di destra dove può creare spazio per le discese di Roberts da quel lato e, soprattutto, poter armare il proprio sinistro da posizioni di campo utili a generare importanti pericoli per l'avversario. Perfetta esemplificazione è la giocata con cui ha mandato in rete Ramsey nella partita vinta dominando contro la Turchia e che le è valsa la qualificazione all'ottavo di finale contro la Danimarca.


Anche la Svezia merita attenzione sotto questo aspetto: l'atteggiamento della squadra di Janne Andersson è ovviamente quanto di più simile al catenaccio visto in questo Europeo, tuttavia tanto è bastato per non far segnare la Spagna e per portare a casa la qualificazione con la vittoria risicata contro la Slovacchia che ha messo in evidenza sia la bontà del 4-4-2 in termini di compattezza e che ha messo in mostra le qualità di Alexander Isak anche in un contesto antitetico rispetto a quello in cui si trova ad operare nella Real Sociedad.

Fonte Dati FbRef
A sostegno della tesi che vede la Svezia come la squadra più difensiva tra quelle rimaste in corsa nella competizione ci sono le statistiche inerenti i disimpegni dall'interno dell'area di rigore, in cui la formazione svedese ha il primato, a dimostrazione di una squadra che difende prevalentemente in area di rigore e che lo fa con successo; l'altro dato che certifica questo approccio è quello relativo al possesso palla: solo l'Ungheria (impegnata in un girone di ferro) ha tenuto il pallone per meno tempo rispetto agli scandinavi.

LA GERMANIA SI AVVICINA ALLA BUNDESLIGA

Il percorso della Germania dal trionfo del Maracanà nel 2014 alla vigilia di questo Europeo è stato lastricato di grossi fallimenti per la formazione allenata da Joachim Low che ha avuto, a mio parere, il demerito di non aver letto immediatamente il contesto tattico e tecnico su cui si stava muovendo la Bundesliga e la scuola tattica tedesca che sta dominando il calcio europeo; anche in questa competizione i tedeschi hanno rischiato di portare a casa un'altra figuraccia, ma il goal di Goretzka nei minuti finali della partita con l'Ungheria tiene in piedi permetterà a Low di chiudere la sua lunga avventura sulla panchina della Mánnschaft.

Con la virata alla vigilia di questo Europeo al 3-4-3 l'ex tecnico dello Stoccarda ha deciso di preparare la strada al suo successore Hans Flick proponendo un calcio che unisce alcuni punti delle squadre di club tedesche ad altri che riprendono il lavoro svolto da Thomas Tuchel al Chelsea nella seconda parte di questa stagione.

Qui si vede la fase di non possesso della Germania che, con il cambio di modulo si trasforma in un 5-2-3 con le prime due linee di pressione che si occupano di chiudere ogni chance di progressione centrale agli avversari, un atteggiamento che abbiamo visto molto spesso nel Chelsea di Tuchel da cui Low ha tratto ispirazione per fissare questa fase di gioco. Dove però il commissario tecnico tedesco non è riuscito a trasporre gli stessi meccanismi dell'allenatore campione d'Europa per club è nella fase di transizione, dove la Germania nelle tre partite disputate ha concesso davvero tanto agli avversari: perfetta esemplificazione è il goal preso contro il Portogallo nella seconda partita del girone, ma anche il goal dell'1-2 subito dall'Ungheria grida vendetta.

In fase offensiva, invece, la scelta di disporsi con il 3-4-3 permette ai due terzini di poter fissare tanto l'ampiezza e sfruttarla al meglio, come avvenuto nella partita contro il Portogallo. Come visto, però, nell'analizzare il gioco di Thomas Tuchel, anche la Germania di Low cerca di sovraccaricare quanto più possibile la zona di rifinitura e la nazionale tedesca dispone di giocatori maestri nel coprire lo spazio tra le linee come Kai Havertz e Thomas Muller. 
Fonte grafico Total Football Analysis
Come si nota dalle tipologie di passaggi relative alla partita contro l'Ungheria si nota chiaramente la strategia predisposta dalla squadra tedesca di utilizzare i lati del campo in maniera predefinita: sul lato destro con le discese di Ginter si crea un lato forte a turno con Sanè, Gnabry o Havertz che si associano a Kimmich per poi cercare di ribaltare il gioco verso Gosens dall'altra parte grazie alle capacità balistiche di Toni Kroos. Questa strategia ha raccolto parecchi dividendi contro il Portogallo disposto a 4 in difesa e mai in grado di coprire l'ampiezza, mentre contro l'Ungheria, complice anche l'assenza di Thomas Muller, il giocatore atalantino ha ricevuto meno palloni giocabili e soprattutto non è mai stato in grado di arrivare sul fondo per andare al cross (appena 2 cross effettuati in tutta la partita contro i 6 di Ginter e di Kimmich dall'altra parte), cosa che invece era perfettamente riuscita contro il Portogallo (4 cross).

Pur avendo raccolto 4 punti ed aver rischiato seriamente l'eliminazione i 4 volte campioni del Mondo si presentano a questa fase finale come una squadra che può fare male a tutti così come farsi tanto male anche con le proprie mani, non certo un tratto distintivo della tradizione teutonica ma che ben rappresenta il modo in cui il calcio sta cambiando rivoluzionando scuole calcistiche già consolidate da anni.

LA PRUDENZA PAGHERA' ALLA DISTANZA?

Ultimo capitolo di questa digressione nella fase a gironi la dedichiamo a quelle squadre che nella fase a gironi non hanno mostrato una particolare identità di gioco e che, anzi, hanno molto deluso le aspettative, soprattutto se confrontate con squadre che hanno mostrato di muoversi come una squadra con delle idee. Tuttavia queste squadre sono proprio tre delle grandi favorite per la vittoria finale della competizione: il Portogallo campione in carica, la Francia campione del mondo e l'Inghilterra, squadra che nella fase ad eliminazione diretta vestirà i panni della padrona di casa.

L'INGHILTERRA SI STA NASCONDENDO?

La squadra di Southgate ha espresso un calcio poco convincente dal punto di vista estetico: non è un caso che la nazionale dei Tre Leoni abbia chiuso il girone con 2 reti segnate e 0 subite, a dimostrazione che le partite non siano state propriamente un manifesto per il calcio.

Il problema sembra riguardare prevalentemente lo schieramento in campo molto prudente della formazione inglese, in cui l'unico uomo che si è mostrato in grado di rompere la rigidità della squadra è stato Kalvin Phillips, centrocampista del Leeds di Bielsa ed unico giocatore che ha mostrato la volontà di rompere le linee difensive avversarie.

Fonte heatmap Sofascore
Dalla heatmap del giocatore in forza alla squadra di Bielsa si nota quante volte, partendo da una posizione di mediano nel 4-2-3-1 di Southgate, abbia cercato di sganciarsi per riempire la zona di rifinitura (come in occasione del goal contro la Croazia) o per sfruttare i movimenti a venire incontro di Kane mostrandosi come l'unico giocatore in grado di smuovere, come detto in premessa, la rigidità della manovra inglese.





Fonte heatmap Sofascore
Al fianco di Phillips, Declan Rice aveva il compito di fare da guardiano della propria linea difensiva: il centrocampista del West Ham è uno dei migliori interpreti del ruolo in Premier League ed è stato voluto dal commissario tecnico proprio per dare la giusta protezione alla retroguardia, tuttavia la sua posizione resta sempre molto bloccata e, soprattutto, non è il giocatore a cui si possono delegare molti compiti in fase di impostazione, per questo motivo è necessario che i 4 difensori si assumessero maggiori rischi in costruzione, cosa che abbiamo visto molto di rado se non nelle fasi iniziali dell'ultima partita del girone contro la Repubblica Ceca.

La formazione inglese ha diverse potenzialità che nella fase a gironi non sono state esplorate, come se Southgate abbia voluto tenersi qualcosa nel taschino per la fase ad eliminazione diretta, l'ottavo di finale contro la Germania (uno scontro che può diventare l'instant classic di questo Europeo) ci dirà se siamo di fronte ad un bluff oppure no.

LA FRANCIA E' TROPPO SICURA DELLA PROPRIA FORZA?


Osservando le prestazioni della formazione transalpina sono molti i punti di domanda che ci si pongono: in particolare Didier Deschamps sta sfruttando al meglio il potenziale di cui dispone? A vedere questa squadra nel corso di questi ultimi mesi la risposta sembra essere di no. 
L'impressione che si ha è quella di una squadra che gioca con il freno a mano tirato e si affidi esclusivamente al talento individuale per andare avanti: certo con il materiale di cui l'ex allenatore e giocatore della Juventus dispone è di primissimo livello e di gran lunga superiore rispetto al resto delle nazionali, e già questo potrebbe bastare per risolvere le partite da qui alla fine della competizione.

Quando si parla di talento, osservando le partite della Francia non possono certo ricadere in secondo piano le giocate di Paul Pogba e Kylian Mbappe: da una parte le verticalizzazione del centrocampista del Manchester United che ci ha deliziato con dei passaggi filtranti di clamorosa bellezza, dall'altra parte la grande velocità del centravanti del PSG e la sua propensione a cercare l'uno contro uno contro l'avversario diretto forte della sua tecnica e delle sue esplosività.





Il tweet sopra menzionato di Calcio Datato bene riassume le prestazioni di Pogba nell'economia del gioco francese, tuttavia sono proprio le pause tipiche che l'ex giocatore della Juventus si prende il grande pericolo: una volta che abbassa la guardia il gioco della Francia non progredisce proprio per l'assenza di un piano di gioco prestabilito a cui si aggiunge la discutibile scelta di Deschamps di schierare due centrali difensivi come terzini, togliendo alla squadra ogni possibilità di attaccare in ampiezza. 

Per questo è giusto porsi il quesito se il solo talento individuale potrà essere sufficiente alla formazione di Deschamps per portare a casa un'altra doppietta Mondiale-Europeo come avvenuto tra il 1998 ed il 2000.


IL PORTOGALLO TROVERA' LA QUADRATURA DEL CERCHIO?


I campioni d'Europa uscenti si sono qualificati agli ottavi mediante il meccanismo delle migliori terzi, proprio come avvenuto 5 anni fa in Francia: quella di allora era una squadra di cui non si conoscevano le potenzialità e che è andata avanti grazie ad una squadra molto solida e, a tratti, lontana dal suo paradigma di calcio tecnico al limite della trasposizione del futsal  in un campo ad undici, come accadeva con le generazioni precedenti.

Cinque anni dopo questa squadra ha ritrovato talenti in grado di giocare a pallone con grandissima confidenza, tuttavia Santos non è stato in grado di intercettare al meglio il valore della squadra a propria disposizione continuando a proporre un calcio non nelle corde di questa squadra esponendola a grosse figuracce come quella contro la Germania e portandola a pochi passi dall'eliminazione.

Come si evince dal fermo immagine, il grosso problema delle scelte di Fernando Santos stava nel tenere contemporaneamente in campo due giocatori adatti alla sola interdizione come William Carvalho e Danilo Pereira: contro squadre che non concedono spazi centrali e che, anzi, cercano di aggredire, avere due giocatori con queste caratteristiche rende impossibile avere una fase di costruzione degna di questo nome costringendo quindi i terzini o uno degli elementi più avanzati ad abbassarsi per dare seguito al possesso palla, togliendo ovviamente un giocatore alla fase offensiva della squadra isolando gli attaccanti. Abbiamo visto questo nelle partite contro l'Ungheria e contro la Germania, mentre contro la Francia il commissario tecnico lusitano sembra abbia rinsavito scegliendo di inserire Joao Moutinho e Renato Sanches per scaglionare meglio lo schieramento del centrocampo, questo ha garantito una maggiore fluidità di manovra ma non sembra aver risolto tutti i problemi, visto che questo cambio di modulo ha portato all'esclusione di Bruno Fernandes dall'undici titolare.
Cosa ne sarà dunque per Cristiano Ronaldo e compagni contro il Belgio? A quali equilibrismi il tecnico portoghese starà pensando per fare esplodere tutto il potenziale a propria disposizione?

CONCLUSIONI

Questa prima fase dell'Europeo ci ha fornito, come si è visto, tanti spunti d'interesse ed allo stesso tempo ci ha mostrato un diverso tipo di gestire la competizione da parte di ciascuna squadra: abbiamo visto le partenze lanciate e l'identità tattica molto marcata di Italia ed Olanda, squadre intense come Danimarca ed Austria così come squadre abili a sfruttare un calcio più difensivo come Svezia e Galles. Poi ci sono le grandi favorite della competizione che, da un punto di vista del gioco hanno deluso, ma che hanno dato l'impressione di avere ancora molte carte da giocarsi in vista di una fase ad eliminazione diretta che si preannuncia molto appassionante.

martedì 1 giugno 2021

La fluidità dello Stoccarda di Matarazzo

Una delle squadre più piacevoli da osservare in questa stagione segnata dalla pandemia e da un livello calcistico che, per forza di cose, è stato meno entusiasmante. è stato lo Stoccarda di Pellegrino Matarazzo, allenatore nativo del New Jersey con chiare origini italiane e che si è trasferito in Germania per dare seguito ad una carriera da calciatore non eccelsa per poi iniziare una carriera da allenatore con le giovanili del Norimberga.

Dopo aver riportato la squadra sveva in Bundesliga da cui era retrocessa l'anno precedente, c'era molta curiosità nel capire come le idee di gioco del tecnico italo-americano avrebbero attecchito con la massima divisione tedesca, già ricca di idee tattiche molto interessanti e propositive. Ciò che ne è emerso è una squadra la cui fluidità in campo l'ha resa quasi un unicum, con la capacità di adeguarsi ad ogni tipo di contesto tattico mantenendo inalterate le proprie prerogative strategiche.


LO SCHIERAMENTO DI BASE 

Lo Stoccarda si schiera di base con un 3-4-2-1 che, tuttavia, resta così solo sulla carta o solo in limitate fasi della partita, questo perché la fluidità estrema del sistema di gioco di Matarazzo rende solamente un gioco di stile stabilire il modulo di questa squadra. Ad ogni modo siamo in grado di stabilire quale sia la formazione di base della squadra biancorossa.

La formazione prevede in porta Gregor Kobel, portiere di nazionalità svizzera che è già stato ceduto al Borussia Dortmund per 15 milioni di Euro. La difesa a 3 è composta dall'ex Arsenal Mavropanos, il centrale Waldemar Anton e Kempf sul centro-sinistra: l'importanza che ha questa linea difensiva la vedremo nel corso dell'analisi. A centrocampo la coppia di centrali è composta dal giapponese Endo, metronomo della squadra, e dal belga Orel Mangala; sugli esterni, invece, agiscono Silas Wawangituka a destra (la stella della squadra) ed il croato Borna Sosa a sinistra. In attacco, invece, inamovibile al centro Sasa Kalajdzic che può essere affiancato dalla coppia di trequartisti formata da Gonzalo Castro e Philip Forster, ma in quella posizione possono agire anche Nico Gonzalez e Tanguy Coulibaly.


LA FASE DI POSSESSO

I numeri dello Stoccarda a livello offensivo ed in termini di possesso palla sono da considerarsi nell'élite del campionato tedesco, questo perché la squadra di Matarazzo si trova nelle prime sette posizioni di tutti gli indicatori statistici offensivi: possesso palla (51,5% di media), tiri a partita (13,4 di media) e, soprattutto, reti realizzate (56). Considerando che i primi sette posti sono quelli che danno l'accesso alle coppe europee, possiamo affermare che le prestazioni offensive della squadra sveva siano appartenenti a quel livello.


COSTRUZIONE E SVILUPPO  

Lo Stoccarda, come si evince dal dato relativo al possesso palla, è una squadra che non ama improvvisare le fase di costruzione e di sviluppo dell'azione: la costruzione parte da dietro ma non è mai insistita, i centrali sono chiamati a portare il pallone per attirare la pressione avversaria per poi cercare di far avanzare il gioco. Il lato preferito dalla squadra di Matarazzo per sviluppare l'azione è quello destro, dove lo schieramento subisce delle rotazioni posizionali molto interessanti, quasi a dare un senso di unicità al sistema e che, allo stesso tempo, esalta le caratteristiche di alcune individualità, su tutti Silas Wawangituka.

Sin a partire da questa fase si iniziano a notare i compiti richiesti ai giocatori: i tre centrali difensivi formano un rombo di costruzione assieme al giapponese Endo che si abbassa in zona di costruzione mentre il suo compagno di reparto Mangala si stacca in posizione più avanzata, inoltre si può intuire già da questo esempio la volontà di sviluppare poi l'azione su lato destro con Mavropanos più defilato rispetto agli altri due centrali difensivi, pronto ad associarsi con Castro che si allarga dal mezzo spazio di destra per dare profondità a Wawangituka fuori inquadratura.

Spesso è anche l'avversario ad indirizzare la costruzione dello Stoccarda sui piedi di Mavropanos: nell'esempio il 4 vs 3 in fase di inizio dell'azione vede l'avversario scegliere di lasciare libero il difensore ex Arsenal che, quindi, è libero di avanzare palla al piede e sviluppare l'azione sul lato destro del campo, in altri casi è la squadra di Matarazzo stessa abile a muovere il pallone da un lato all'altro del campo per sfuggire alla prima pressione avversaria.

Superata la fase di costruzione, ecco le rotazioni posizionali sul lato destro: nell'esempio Forster da trequartista destro si allarga lateralmente mentre Wawangituka si accentra attirando su di se il terzino sinistro avversario, questo crea uno spazio che viene attaccato dal trequartista opposto, ossia Coulibaly. Queste rotazioni vengono effettuate anche con movimenti diversi, come per esempio la palla giocata sull'esterno con Silas che viene servito in profondità, una situazione da cui sono arrivate tante occasioni e tanti goal per la squadra sveva, quanto meno fino all'infortunio del giocatore congolese.


L'UTILIZZO DI KALAJDZIC


Sasa Kalajdzic è il centravanti di questa squadra nonché, specie dopo l'infortunio di Wawangituka, il principale realizzatore della squadra, chiudendo la stagione con 16 reti realizzate, inoltre lo vedremo tra pochi giorni vestire la maglia dell'Austria ad Euro 2020. La particolarità del centravanti austriaco sta nel suo ampio bagaglio di giocate non ostante la sua altezza (è altro 2 metri) potrebbe indurre l'osservatore distratto a considerarlo il solito pivot cestistico a cui indirizzare i palloni alti.

In realtà Kalajdzic ha tante qualità palla al piede e, spesso e volentieri, non ha problemi ad abbassarsi per giocare il pallone e aiutare a muoverlo da un lato all'altro del campo: ma questo non vuol dire che Matarazzo non sfrutti la sua altezza per superare il pressing avversario mediante attacchi diretti. Spesso consideriamo l'attacco diretto come una giocata casuale, fatta quando i difensori o i centrocampisti non sanno cosa farsene del pallone: lo Stoccarda, invece, sapendo di avere l'austriaco riesce sempre a disegnare un sistema atto a sfruttare al meglio questo tipo di situazioni.

In questo esempio il pallone rilanciato da Kobel verso Kalajdzic vede i due trequartisti Castro e Forster pronti a raccogliere la seconda palla ed attaccare la profondità, inoltre largo a destra c'è il solito Wawangituka pronto a sfruttare una combinazione qualora l'attaccante austriaco non giochi di sponda ma riesca addirittura a stoppare la palla (cosa che non accade di rado viste le sue lunghe leve). Questa situazione non è utilizzata solamente in caso di una fase di costruzione resa complicata dalla pressione avversaria ma anche come arma per innescare le transizioni offensive nel momento in cui la squadra recuperi il pallone in fase di difesa posizionale.

In questa situazione Matarazzo sfrutta la presenza in campo di un trequartista dal passo più veloce come Coulibaly per dare anche una soluzione a Kaljdzic in caso di spizzata dell'attaccante austriaco: l'altra opzione è l'appoggio a Forster già pronto ad appoggiare la manovra offensiva verticalizzando per uno dei tagli proverbiali da destra di Wawangituka. L'opzione dell'attacco diretto, dunque, resta sempre una delle opzioni utilizzabili ma viene utilizzata davvero solo se necessario o se è necessario rimescolare il contesto tattico della partita: Kalajdzic è chiamato ad affrontare poco più di 5 duelli aerei a partita, vincendo poco meno di 3 di media, a dimostrazione di una soluzione efficace ma utilizzata con parsimonia.


LA FASE DI NON POSSESSO

Quando la palla passa all'avversario vedere muoversi lo Stoccarda ci ricorda un liquido che si estende e si restringe sulla base del proprio contenitore: in questo caso il recipiente è il lato di campo in cui l'avversario possiede il pallone, e lo Stoccarda è il liquido che adegua il proprio posizionamento sul campo in base al possesso avversario.


LA PRIMA PRESSIONE


La strategia di Matarazzo in fase di prima pressione è quella di contestare da subito la costruzione dell'avversario mediante un forte orientamento sull'uomo che poi, una volta indirizzato il possesso verso l'esterno si trasforma in un riferimento palla-uomo. 

Ecco un esempio della strategia di prima pressione dello Stoccarda che, sostanzialmente cerca la parità numerica con i costruttori avversari con ciascun giocatore che segue un uomo prestabilito: in questo caso poiché l'Eintracht abbozza una salida lavolpiana abbassando un centrocampista tra i difensori centrali, questi è seguito ad uomo da Mangala a fino al limite dell'area di rigore mentre uno dei trequartisti e la punta seguono i due difensori centrali.

Nel momento in cui il pallone viene indirizzato sull'esterno ogni giocatore resta vicino all'uomo di proprio riferimento mentre il giocatore sull'altro lato (in questo caso Kalajdzic) stringe ulteriormente il campo sul lato palla ponendosi a metà strada tra il portiere avversario ed il centrale difensivo suo riferimento, togliendo, quindi, all'avversario un'importante opzione per uscire da quella situazione di pressione.

Le pressione viene, a sua volta, accompagnata da una linea difensiva molto aggressiva che, come si può ben intuire, non ha problemi nell'alzarsi sin oltre la linea di centrocampo per sostenere l'azione di prima pressione della squadra. inoltre lo fa mantenendo sempre corta la propria diagonale, a dimostrazione del forte orientamento della linea difensiva sulla palla.


Questo atteggiamento permette spesso e volentieri alla squadra di Matarazzo di recuperare rapidamente il possesso del pallone accettando i rischi di esporsi qualora questo tipo di giocate estremamente aggressive non vada a segno. Per questo motivo la squadra sceglie quando è il momento di aggredire alto o quando è il momento semplicemente di mantenere un assetto più conservativo. Il dato del PPDA conferma questo approccio "misto" della squadra sveva, in quanto (secondo Understat) è pari a 10,72, quindi sopra la "soglia psicologica" di 10. Questo si spiega con un atteggiamento che spesso cambia in base al risultato: in caso di risultato positivo lo Stoccarda non necessita di andare a prendere l'avversario in alto ma aspetta con un baricentro leggermente più basso.


LA DIFESA POSIZIONALE


Quando la partita richiede momenti in cui è più saggio abbassare l'intensità della pressione, lo Stoccarda modifica il proprio schieramento in quello che si può definire un 5-2-3 con gli esterni che si allineano ai tre centrali difensivi che restano sempre molto stretti, mentre Mangala, che in fase di possesso vediamo occupare una posizione più alta in campo rispetto ad Endo, si affianca al giapponese a coprire la zona di rifinitura.

In questa situazione si nota come la squadra di Matarazzo muova le sue due linee di pressione allo scopo di togliere accesso centrale orientando il movimento in base alla posizione del pallone. Qui siamo in una situazione in cui lo Stoccarda è in vantaggio, per cui la squadra può permettersi di lasciar giocare l'avversario ma togliendo loro le opzioni per progredire centralmente. In ogni caso, che si tratti di una prima pressione aggressiva o di un atteggiamento attendista, il mantra della squadra è quello di restare corti tenendo le linee sempre molto vicine.

Qui invece siamo in una situazione in cui i biancorossi di Svevia stanno ripiegando dopo una fase di prima pressione: l'atteggiamento è lo stesso, una linea da 3 davanti ad una linea di 2 uomini chiude le opzioni centrali: qui si nota anche il posizionamento della linea difensiva molto vicino ai due centrocampisti togliendo, di fatto, l'accesso alla zona di rifinitura all'avversario che, in fasi di transizione viene bloccato da un'uscita di uno dei tre centrali, in fase di difesa posizionale mediante la scalata all'indietro di uno tra Endo e Mangala.


LA FASE DI TRANSIZIONE


Nel calcio tedesco le fasi di gioco sono molto più dinamiche rispetto alle nostre e tanti allenatori focalizzano il proprio lavoro sulle transizioni, ossia i momenti in cui il pallone passa di proprietario: nel campionato tedesco sono molteplici i momenti della partita in cui il possesso cambia, d'altronde è proprio questa fase di gioco che ha dato vita al gegenpressing, ossia l'utilizzo della fase di transizione come parte della strategia offensiva.


TRANSIZIONE DIFENSIVA


Il gioco di Matarazzo non è assimilabile al 100% ai principi del Gegenpressing, tuttavia è molta l'attenzione che il tecnico italo-americano dedica a queste fasi di gioco, tanto che è possibile dedurre la presenza di meccanismi studiati a tavolino.

Una volta perso il pallone in zona d'attacco l'input è quello di andare ad aggredire subito per riconquistare il pallone: nell'esempio vediamo come in queste situazioni il primo ad accorciare per andare a riconquistare palla è Endo che, invece, abbiamo visto agire a protezione della linea difensiva nelle altre fasi di gioco. Questo atteggiamento è anche conseguenza della scelta di attaccare sostanzialmente con 6 uomini, cioè i due esterni, i tre davanti e Mangala, questo porta alla necessità di andare a contestare subito il possesso avversario vista la massiccia presenza di uomini in quella zona di campo.

La presenza di 6 uomini in attacco e di 3 difensori più Endo in fase di costruzione garantisce, inoltre, superiorità numerica alla squadra sveva nel momento in cui l'avversario è in grado di rilanciare a sua volta una transizione offensiva. Questa superiorità numerica, inoltre, è rafforzata dall'atteggiamento della linea difensiva stessa che mantiene corta la squadra e, a sua volta, riesce ad essere sempre molto stretta.

Come visto precedentemente con i meccanismi di prima pressione, anche in fase di transizione, la linea difensiva mantiene un atteggiamento aggressivo anche a sostegno della riaggressione della palla persa: anche qui vediamo Mavropanos che esce altissimo e con Anton che accorcia alle sue spalle, mentre il solito Endo resta li a garantire un eventuale raddoppio. 




TRANSIZIONE OFFENSIVA


L'approccio verticale che abbiamo visto in fase di possesso lo si vede anche in fase di transizione offensiva: nel momento in cui la squadra riprende il controllo del pallone, è immediata la ricerca della verticalità su Kaljdzic che poi ha il compito di distribuire nuovamente il gioco come visto precedentemente con gli attacchi diretti.

Ma la vera arma che Matarazzo ha per attivare le transizioni offensive è Silas Wawangituka: il congolese prima dell'infortunio era in grado di saltare con la sua velocità e la sua progressione chiunque gli si parasse davanti, diventando il maggiore incubo per i terzini e gli esterni sinistri della Bundesliga. In realtà il sistema di gioco voluto da Matarazzo per le transizioni è molto esigente sui singoli calciatori, chiamati ad avanzare il campo mediante conduzioni.

Non è un caso, infatti, che lo Stoccarda primeggi a livello statistico nelle conduzioni palla sulla trequarti avversaria ed a livello di dribbling riusciti, a dimostrazione di come il lavoro di Matarazzo abbia permesso a diversi giocatori di poter esprimere il 100% del proprio potenziale alzandone il livello che, vista la loro età, potrebbe ulteriormente esplodere nei prossimi anni.


CONCLUSIONI


Lo Stoccarda si è rivelato una delle novità più interessanti del calcio europeo grazie ad una struttura di gioco molto riconoscibile e ben assimilata dai vari interpreti. In questi giorni abbiamo visto che il portiere Kobel è stato ceduto per 15 milioni di Euro al Borussia Dortmund che aprono un grosso punto interrogativo su cosa sarà della squadra sveva per la prossima stagione.
Le prestazioni della squadra e le idee di Matarazzo hanno messo in luce tante individualità di grande livello e di grande prospettiva, per cui è opportuno chiedersi quali siano le intenzioni del club: puntare un altro anno con questo gruppo sperando di ottenere una qualificazione europea o cercare di monetizzare al meglio l'esplosione di questi talenti? Il fatto che il tecnico italo-americano, nel turbinio dei cambi di panchina della Bundesliga, sia ancora li al proprio posto potrebbe essere un indizio a favore di una ricerca di continuità sotto tutti gli aspetti, in tal caso tenete d'occhio lo Stoccarda per la prossima Bundesliga.

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