venerdì 29 gennaio 2021

Consigli per il weekend calcistico, stagione 20/21, ep. 15



Questo weekend chiuderà il mese di gennaio, un mese che, come spesso accade ad ogni stagione, ci fornisce indicazioni molto forti su come sarà il proseguimento della stagione. Difatti, non è un caso che in Bundesliga il Bayern Monaco abbia iniziato l'allungo che potrebbe rivelarsi decisivo per il successo finale, mentre in Spagna la classifica comincia progressivamente a sgranarsi. E' stato, inoltre, un mese in cui le coppe nazionali hanno regalato molte emozioni, con Real ed Atletico eliminate in Copa del Rey, il Bayern Monaco eliminato dal Kiel in Coppa di Germania, la FA Cup che ha visto Arsenal e Liverpool uscire negli scontri contro Southampton e Manchester United. In Italia, invece, la nostra Coppa Italia paga una formula che non permette questo tipo di situazioni ma, quanto meno, ci ha regalato spettacolo nella sfida degli ottavi tra Roma e Spezia e nei due quarti di finale tra Inter e Milan ed Atalanta e Lazio.

Fatta questa premessa sul mese di gennaio che fa a chiudersi, come da mia abitudine vi fornisco i miei consigli sulle partite del weekend che meritano, a mio parere, la vostra attenzione.


ARSENAL - MANCHESTER UNITED (SABATO ORE 18,30)

La sfida tra Arsenal e Manchester United fa venire in mente molto di più le liti nei sottopassi tra Roy Keane e Vieira, oppure "The Battle of Old Trafford" della stagione in cui i Gunners portarono a casa l'ultima Premier della sua storia nella stagione degli Invicibles. Oggi siamo lontani da quegli standard, le due squadre di maggior tradizione in Premier vengono da stagioni interlocutorie e stanno cercando, con percorsi diversi, di tornare grandi.

Il percorso che Arteta ha iniziato all'Arsenal ha avuto delle premesse che sembravano alquanto promettenti: la vittoria della FA Cup e la seguente vittoria nel Charity Shield parevano rilanciare le quotazioni dei Gunners che, invece, si sono nuovamente involuti in corso d'opera come accaduto nella prima parte della scorsa stagione fino ad arrivare all'esonero di Emery.

Arteta sta avendo grosse difficoltà a mettere in piedi una squadra in grado di avanzare rapidamente in campo, chi si aspettava di vedere riproposti i princìpi di gioco di Guardiola nell'Arsenal si è dovuto ricredere. Non ostante vari tentativi di riproporre un tipo di calcio più complesso, con rotazioni posizionali e schieramento fluido tra le due fasi, il tecnico spagnolo è dovuto tornare sui propri passi e mettere via determinati esperimenti (vedi la difesa a 3) a causa delle difficoltà di molti interpreti ad eseguire determinati movimenti.

Fonte dati WhoScored
Come si evince dalle statistiche, l'Arsenal fa una grande fatica a sviluppare il gioco per vie centrali, solo tre squadre in Premier hanno un rapporto percentuale peggiore dei Gunners, a dimostrazione di come il gioco passi prevalentemente mediante conduzioni esterne (addirittura il 41% del gioco transita dal lato sinistro del campo) e triangolazioni laterali rapide supportate dalla corsa di Tierney e gli spunti di Bukayo Saka, la vera nota lieta di questa stagione della squadra di Arteta.
Segnali di miglioramento sono arrivati dall'innesto tra i titolari di Emile Smith-Rowe, giocatore che schierato sulla trequarti sta permettendo ai Gunners di trovare quella fluidità nel possesso palla che mancava anche a causa della scelta del club di tenere fuori dai giochi Mesut Ozil, da pochi giorni trasferitosi al Fenerbache. Alle ottime prestazioni del classe 2000 inglese si aggiungerà a breve l'innesto di Odegaard (magari lo vedremo esordire proprio in questa occasione?) che potrebbe davvero aiutare Arteta in quel processo di crescita della squadra che sembra davvero molto complesso.

Il Manchester United, invece, si presenta a questa sfida da momentanea capolista della Premier nonché reduce dalla qualificazione al quinto turno di FA Cup grazie alla vittoria contro il Liverpool. Per buona parte della stagione la squadra di Solskjaer sembrava ancora vittima dei suoi limiti: le sconfitte pesanti nella prime giornate di campionato (vedi il 6-1 subito dal Tottenham), l'inopinata eliminazione dalla Champions League (con la sconfitta contro il Basaksehir che brucia ancora per gli errori commessi dalla squadra) sembravano cancellare quanto di buono la squadra aveva prodotto nella fase finale della scorsa stagione.
Invece, con il ritorno ai suoi livelli di Paul Pogba, proporzionalmente è salito il livello della squadra che ha iniziato ad inanellare una lunga serie positiva (durata 13 partite) interrotta clamorosamente nel turno infrasettimanale contro lo Sheffield United. Una struttura di squadra basata su aggiustamenti fatti alla squadra di partita in partita giustifica il continuo cambio di disposizione della squadra a seconda della partita da affrontare.

Fonte Heatmap - SofaScore
Ma sono soprattutto le individualità a fare la differenza, in particolare Bruno Fernandes, il grimaldello che permette al sistema di Solskjaer di funzionare: nelle formazioni pre-partita lo trovate generalmente indicato come trequartista del 4-2-3-1 o vertice avanzato di un rombo di centrocampo, tuttavia la trequarti in tutta l'ampiezza è la sua zona, mostrando una grande capacità di riconoscere ed utilizzare gli spazi creati dai movimenti dei suoi compagni di squadra che gli permette di associarsi con essi e creare, quindi i maggiori pericoli per la porta avversaria. La heatmap riprodotta qui a fianco mostra anche visivamente quanto indicato sopra, a questo si aggiunge un piede educatissimo sui calci da fermo (decisiva la sua punizione in FA Cup contro il Liverpool) tanto da essere il tiratore prescelto dalla squadra per le situazioni di palla inattiva (basta vedere il colore all'altezza della bandierina del calcio d'angolo e sul dischetto dell'area di rigore.

La sfida dell'Emirates, dunque, si prevede molto bloccata tatticamente, con pochi spazi al centro e con le due squadre che dovranno cercare di creare catene laterali per poter risalire il campo e generare pericoli: la partita dell'andata fu molto bloccata e fu l'Arsenal in grado di portarsela a casa, ma, seppur parlando di una partita di poco meno di 3 mesi fa, le due squadre sono oggi molto diverse ma, allo stesso tempo, i due allenatori sembrano conoscerne meglio vizi e virtù, per cui mi aspetto tecnicamente di vedere qualcosa in più.


PALMEIRAS - SANTOS (SABATO ORE 21)

La settimana scorsa ho presentato la finale di Coppa Sudamericana che ha visto vincente il Defensa y Justicia allenato da Hernan Crespo. In questo weekend, invece. tocca alla Coppa Libertadores prendersi il centro della scena calcistica e, come da nuova tradizione (iniziata nello scorso anno) la finale si gioca in gara secca. Lo scenario è uno dei più iconici, se non il più iconico, del calcio sudamericano, ossia il Maracanà di Rio de Janeiro, il tempio del calcio carioca che, suo malgrado, ospiterà una finale di Coppa Libertadores tutta paulista.

Ad affrontarsi in questa finale, infatti, saranno il Palmeiras di Abel Ferreira ed il Santos di Cuca, che hanno ottenuto l'accesso a questa finale facendo fuori in semifinale niente meno che le finaliste dell'edizione 2018, ossia le due big d'Argentina River Plate e Boca Juniors.

Il Palmeiras arriva a questa finale al culmine di una stagione alquanto travagliata che ha trovato, però, la svolta a fine ottobre con l'esonero di Vanderlei Luxemburgo al termine di un periodo pessimo per i Verdao. Per la sua successione erano emersi nomi di un certo livello come Quique Setien, Matias Almeyda e Juan Antonio Pizzi. Alla fine la scelta è ricaduta su Abel Ferreira, giovane allenatore portoghese che negli ultimi mesi si era messo in evidenza in Grecia sulla panchina del Paok Salonicco con cui ha sfiorato la vittoria del campionato nella scorsa stagione e l'accesso alla fase a gironi della Champions all'inizio della stagione attuale, questo prima di accettare la chiamata del Palmeiras.

Con Luxemburgo il Palmeiras era abituato a giocare un 4-2-3-1 che Ferreira ha mantenuto fino alle due semifinali disputate contro il River quando si è schierato con un 3-4-3/3-4-2-1 molto simile a quello che ha utilizzato nella sua esperienza in Grecia. Il passaggio è stato reso possibile dall'arrivo all' Allianz Parque dell'ex difensore di Verona, Bari e Salernitana Alan Empereur, difensore centrale che offre a Ferreira l'opportunità di avere un giocatore mancino da inserire nella linea difensiva. Tuttavia, quello che sembra essere il vero punto di forza dei Verdao è l'avere a disposizione una rosa composta da elementi molto duttili che possono permettere all'allenatore portoghese di preparare diversi tipi di piano-partita, soprattutto perché l'idea di fondo sembra essere quella che questa squadra sembra molto più a suo agio quando può agire in contropiede anziché quando è in possesso palla.

Fonte dati: SofaScore
A rappresentare al meglio la bontà della rosa a disposizione di Ferreira c'è senza dubbio Patrick De Paula, centrocampista centrale che può fungere sia da vertice basso davanti alla difesa o centrale in uno schieramento con doble pivote, ossia quando si sceglie di avere due giocatori centrali davanti alla difesa. Dunque De Paula rappresenta al meglio il profilo ideale per un 4-2-3-1 o per un 3-4-2-1/3-4-3, ossia gli schieramenti prescelti dai suoi allenatori in questa stagione.
Come si evince dalle statistiche relative alla sua stagione, il centrocampista classe 1999 risulta molto prezioso in fase di non possesso, soprattutto in fase di recupero palla, gli 11 palloni recuperati nella gara d'andata contro il River hanno mostrato le grandi qualità di questo giocatore in fase di pressione. Si tratta di un elemento poco appariscente, ma la sua assenza nella semifinale di ritorno contro la squadra di Gallardo si è fatta sentire e non poco.
Oltre a lui, i Verdao possono completare una linea di centrocampo molto interessante con l'altro mediano Danilo, classe 2001, del quale Ferreira sembra fidarsi molto al punto di togliere la titolarità ad un Ramires in fase calante; ai loro fianchi è molto importante il lavoro svolto dai due esterni Gabriel Menino (classe 2000, può anche giocare da mezzala) e Matias Vina (classe 1997); infine menzione particolare merita Gabriel Veron, esterno offensivo classe 2002 messosi in luce nell'ultimo mondiale U17 che, però, al momento, Ferreira utilizza con parsimonia, principalmente come sostituto nel terzo finale di partita.

Anche il Santos, come il Palmeiras, è una squadra che non si fa molti problemi a cedere il pallone all'avversario se necessario (nel Brasilerao il dato del possesso palla si attiene sul 50%) e che Cuca ha costruito sulle ceneri del lavoro di Sampaoli che, in parte, è stato smantellato a causa di alcune difficoltà finanziarie del club che ha anche dovuto subire un blocco dei trasferimenti a causa di alcune situazioni di insolvenza.

In questo contesto, disponendo di un settore giovanile che di talento storicamente ne ha prodotto in maniera esondante, i Peixe hanno deciso di fondare la squadra lanciando alcuni giovani elementi, in particolare il centrocampista Sandry Roberto, classe 2002, che al momento viene utilizzato come alternativa alla coppia di centrocampo Pituca-Alison. Anche la squadra di Cuca ha mostrato una certa flessibilità a livello tattico, tuttavia la linea a 4 di difesa formata da Parà a destra, Felipe a sinistra e i due centrali Verissimo e Luan Peres rappresenta, assieme alla coppia di centrocampisti, l'architrave su cui si poggia questa squadra. In fase offensiva, invece, sono le giocate di Lucas Braga, del colombiano Soteldo e di Marinho a creare i maggiori pericoli con i loro movimenti a collegare fase di sviluppo e fase di finalizzazione con quest'ultimo che fa la voce del padrone in termini di goal e assist, visto che nel Brasilerao ne ha collezionati 22 (16 goal e 6 assist).

Fonte heatmap SofaScore
Ma in Libertadores il protagonista assoluto diventa Kaio Jorge, che da pochi giorni ha compiuto 19 anni e vorrà farsi un regalo con il suo primo trofeo internazionale. Come il suo avversario Gabriel Veron, l'attaccante è esploso nel corso dell'ultimo mondiale Under 17 e, complice la necessità del Santos di dover ripartire sugli elementi del proprio vivaio, ha preso la piena titolarità in attacco. Vedendo i suoi movimenti e la sua struttura fisica è impossibile non notare le somiglianze con Roberto Firmino, un attaccante che non può certo competere a livello fisico (tanto che il dato dei duelli aerei lo vede vincente solo nel 30% dei casi) ma che fa tanto movimento sulla trequarti avversaria generando quel tipo di situazione in cui la linea difensiva deve scegliere se alzarsi per andare a contrastarlo o coprire gli inserimenti degli elementi offensivi. La sua heatmap stagionale mostra chiaramente questo tipo di movimenti e le zone di campo in cui ama ricevere il pallone. 

Spero che quanto sopra vi abbia portato interesse per seguire la sfida di sabato sera, di certo rispetto al derby argentino visto la settimana scorsa per la finale di Copa Sudamericana manca l'ingrediente del contrasto di stili, il vantaggio, tuttavia, sta nel fatto che sarà molto interessante capire chi detterà il contesto tecnico e tattico della partita: Palmeiras e Santos hanno mostrato di essere due squadre molto solide e, sotto un certo punto di vista, ormai distanti dal tipo di calcio a cui il Brasile ci aveva abituato storicamente. Questa maggiore attenzione all'equilibrio ed alla costruzioni di giocatori abili in fase difensiva è anche ben rappresentata dalla nazionale maggiore, tuttavia proprio in un contesto dei questo tipo toccherà al talento individuale a disposizione delle due squadre il compito di far saltare l'equilibrio.


LORIENT - PARIS SAINT GERMAIN (DOMENICA ORE 15)

Uno degli elementi di maggior interesse di questa prima parte del 2021 è senza dubbio dato dall'approdo di Pochettino sulla panchina del PSG al posto di Tuchel. Il tecnico argentino ha ereditato dal tecnico tedesco una squadra reduce da una finale di Champions League e da un mercato estivo che non aveva accontentato il suo predecessore, adesso a lui spetta il compito di mantenere alti gli standard di rendimento della squadra e trasmetterle quelle idee di gioco che gli hanno permesso di costruire un ciclo esaltante al Tottenham.

In queste prime partite sotto la sua gestione, Poch ha cercato di portare alcuni elementi che hanno contraddistinto la sua avventura al Tottenham, in particolare lo schieramento di gioco flessibile basato su un 4-2-3-1 di base che si trasforma in 4-4-2 in fase di non possesso e 3-1-4-2 in fase di possesso che permette alla squadra di essere ben scaglionata sul terreno di gioco.

Una particolarità che si evince osservando le ultime partite del PSG, è la posizione di Neymar che, soprattutto in situazione di blocco basso dell'avversario, entra in zona di sviluppo per venire a giocare il pallone a supporto di Verratti e Paredes. Questa soluzione, cercata, seppur meno frequentemente, anche da Di Maria nell'altro mezzo spazio, somiglia ai movimenti a venire incontro di Eriksen ai tempi del Tottenham, a dimostrazione che questo può essere già considerato come un primo accorgimento voluto dal tecnico che, allo stesso tempo, mette maggiormente a proprio agio il brasiliano che, così può muoversi per il campo molto liberamente. Ovviamente resta da vedere se questa soluzione verrà ricercata anche in contesti diversi, in particolare nel doppio confronto con il Barcellona che è ormai alle porte e che, molto probabilmente rappresenterà il primo vero test per capire a che punto è il lavoro del nuovo allenatore in quel di Parigi.

Dall'altra parte ci sarà il Lorient, formazione neopromossa in Ligue 1 e che, suo malgrado, occupa l'ultimo posto in classifica. A dispetto della classifica, però, la squadra allenata da Christophe Pelissier, mostra un'ottima qualità di gioco ed alcune individualità interessanti come i centravanti Terem Moffi e Yoane Wissa.

Fonte dati FbRef/Statsbomb
Il punto debole, al momento, sembra essere la fase difensiva, non tanto in merito a come la squadra difende, ma in termini puramente numerici subisce più goal rispetto a quanto la squadra effettivamente concede ai propri avversari. I numeri suggeriscono che sono le prestazioni dell'estremo difensore Paul Nardi ad essere il punto debole della squadra, con quasi 10 reti subite finora in eccesso rispetto all'aspettativa dei tiri subiti (i cosiddetti post-shots xG). Ad ogni modo nel recupero disputato mercoledì sera nello scontro diretto contro il Dijon, è arrivata una vittoria importantissima che permette alla squadra bretone di tenersi agganciata al treno delle squadre che vogliono evitare la retrocessione e che, soprattutto, permetterà agli uomini di Pelissier di affrontare questa sfida con uno stato d'animo privo di pressioni.


GRANADA-CELTA VIGO (DOMENICA ORE 18,30)


In una Liga in cui i valori in campo stanno iniziando nuovamente a consolidarsi dopo una fase iniziale ricca di colpi di scena, l'assalto ai posti che possono garantire l'accesso all'Europa League o alla Conference League della prossima stagione è, invece, molto aperta, e domenica pomeriggio prevede uno scontro che potrebbe dare un importante indirizzo anche a questa zona di classifica.

Stiamo parlando della sfida per il settimo posto tra Granada e Celta Vigo, ovviamente è una posizione di classifica che non garantisce l'accesso alle coppe europee (dipende dall'andamento della Copa del Rey che sembra aperta a mille scenari), tuttavia con un consolidamento di valori dato dal quartetto Atletico-Real-Barça-Siviglia per la Champions e Villareal-Real Sociedad in controllo delle posizioni per l'accesso diretto all'Europa, il settimo posto rappresenta un risultato ambito da molte squadre che vogliono proporsi in prospettiva come una forza che vuole lottare in maniera continua per un posto in Europa.

A rendere ulteriormente interessante la sfida tra le due squadre è la diversa strategia di gioco portata avanti dai due allenatori decisamente molto differente, soprattutto in fase di possesso.

Fonte dati FbRef/Statsbomb
Andando a leggere le statistiche relative alla frequenza dei passaggi lunghi, si evince chiaramente la differenza delle due formazioni nel modo di approcciare alla fase di possesso palla. Il Granada preferisce di gran lunga cercare il lancio lungo per poi andare a cercare l'assalto alle seconde palle oppure cerca di innescare gli esterni offensivi (in particolare Darwin Machis) con palloni lunghi alle spalle della difesa avversaria; a livello statistico i dati Wyscout mostrano come mediamente i possessi della squadra allenata da Diego Martinez si attestano attorno ai 3 passaggi per possesso, una situazione che banalizzando può essere riassunta in due pattern ricercati. Il primo è centralmente un lancio per la punta centrale che fa da sponda per l'inserimento di uno dei centrocampisti (Yangel Herrera è letale in questo tipo di inserimenti), magari anche dopo che un altro centrocampista ha ripulito un'eventuale seconda palla rimettendola in area; la seconda opzione è appunto un pallone che il terzino lancia in direzione dell'attaccante esterno di parte che scatta alle spalle della difesa e crossa in mezzo all'area dove una punta, un centrocampista a rimorchio o l'altro esterno sul secondo palo possono concludere in rete.

Sempre leggendo lo stesso grafico visto sopra, il Celta ha chiaramente uno stile di gioco molto diverso, il centrocampo della squadra allenata da Coudet è composto da tanti giocatori di qualità, per questo motivo non passare dal centro del campo per sviluppare la manovra sarebbe delittuoso. Su questo punto di forza ha lavorato Eduardo Coudet che, dopo l'ottimo lavoro in SudAmerica, si sta confermando un ottimo allenatore anche in Europa.

Fonte dati FbRef/Statsbomb
Come si evince dal grafico elaborato qui a fianco, il lavoro del tecnico argentino è ben visibile anche a livello statistico: dal momento del suo arrivo sulla panchina la squadra ha diminuito la distanza media dalla porta delle sue conclusioni e proporzionalmente si è innalzata la pericolosità media delle conclusioni stesse. Come si nota ci sono due partite in cui la tendenza non è stata rispettata e sono le due partite contro Getafe e Villarreal in cui la squadra di Coudet non è riuscita ad esprimersi al meglio, nel primo caso soffrendo oltremodo la grande aggressività della squadra avversaria, nel secondo caso nel secondo caso, invece, la sconfitta è arrivata al culmine di un periodo molto negativo che è coinciso con l'assenza del leader tecnico ed emotivo della squadra, ossia Iago Aspas.

Date le premesse di cui sopra, la sfida tra Granada e Celta Vigo presenta molti spunti di interesse, non ultimo sarà un match che guarderanno con moltissima attenzione i tifosi del Napoli, visto che mancano pochi giorni alla doppia sfida di Europa League che metterà di fronte la formazione di Martinez a quella di Gattuso.

mercoledì 27 gennaio 2021

Atalanta-Lazio non delude mai le aspettative


Per i quarti di finale di Coppa Italia, al Gewiss Stadium di Bergamo si affrontano Atalanta e Lazio in una sfida che è remake della finale del 2019 e, soprattutto dell'esaltante doppia sfida delle scorsa stagione in campionato, con 11 reti in 2 partite frutto di due rimonte clamorose (la Lazio all'andata da 0-3 a 3-3, l'Atalanta al ritorno da 0-2 a 3-2).

La partita anche questa volta non ha tradito le premesse, 5 reti, 23 tiri, 27 falli a dimostrazione dell'intensità di una partita in cui le due squadre si sono affrontate a colpi di duelli individuali e mosse e contromosse tattiche.

Vince l'Atalanta per 3-2 grazie alla capacità di saper sfruttare al meglio le qualità dei suoi migliori interpreti, in particolare la capacità dei suoi attaccanti (prima Muriel, poi Zapata) di sfruttare al meglio gli spazi lasciati dall'atteggiamento aggressivo in fase di non possesso della Lazio che pure aveva portato la squadra di Inzaghi ad avere in mano il controllo della partita in diverse fasi.


LE FORMAZIONI 

L'Atalanta schiera Pessina tra i due di centrocampo del suo 3-4-2-1, con il duo russo-ucraino formato da Miranchuk e Malinovskyi alle spalle di Muriel. Le rotazioni portano, inoltre, Maehle a prendere il posto di Hateboer sulla fascia destra.



Qualche rotazione in più, invece, per Simone Inzaghi, che schiera in attacco la coppia Muriqi-Pereira, riposo anche per Lazzari (gioca Marusic a destra con Fares a sinistra) e per Lucas Leiva (Escalante al suo posto).


LE SCELTE DELL'ATALANTA IN MARCATURA


Come consolidata prassi del suo sistema di gioco, Gasperini assegna marcature individuali a tutto campo, dato lo schieramento della Lazio la scelta delle marcature non è sorprendente: i tre uomini più avanzati prendono in consegna i tre centrali difensivi della Lazio, Pessina e Freuler prendono rispettivamente Escalante e Akpa-Akpro, i due esterni si appaiono sugli omologhi avversari, infine Djimsiti prende in consegna Milinkovic-Savic, Romero va su Muriqi e Palomino su Pereira.

Fonte dati: SofaScore
Con questo sistema, la possibilità di avanzare il campo per la squadra di Inzaghi era delegata ai lanci lunghi verso Muriqi o, più di rado, verso Milinkovic-Savic, alla fine del primo tempo Reina è stato il giocatore con più passaggi effettuati nella Lazio (di cui metà lanci lunghi) visto che nel sistema di marcature a uomo dell'Atalanta, il portiere spagnolo era, per una questione puramente numerica, l'unico giocatore libero di poter giocare la palla. Alla fine della partita i passaggi saranno 53, anche perché con la superiorità numerica del secondo tempo e l'ingresso di Parolo, il portiere è stato meno coinvolto in fase di possesso.


I MOVIMENTI IN COSTRUZIONE DELLA LAZIO


Per ovviare alle marcature a uomo dell'Atalanta, Inzaghi ha trovato come soluzione quella di manipolarla a proprio vantaggio mediante l'abbassamento dei due centrocampisti Escalante e Akpa-Akpro in fase di impostazione, in modo da attrarre fuori posizione Freuler e Pessina, questo per permettere a Reina di giocare palloni più precisi sulla trequarti dell'Atalanta e poter creare situazioni di vantaggio posizionale sulle seconde palle.

Questa scelta da parte della Lazio ha costretto l'Atalanta ad allentare la pressione dei due centrocampisti, in questa maniera Inzaghi ha disinnescato per buona parte del primo tempo la pressione dell'Atalanta, permettendo alla squadra biancazzurra di chiudere il primo tempo in vantaggio nel possesso palla (54%) ed a creare situazioni che hanno permesso di creare la basi per la vittoria di alcuni duelli individuali (Muriqi a fine partita vincerà 14 duelli su 21).

I DUELLI INDIVIDUALI SPOSTANO GLI EQUILIBRI DELLA PARTITA


In questo contesto tattico che la Lazio ha mostrato di saper spostare dalla propria parte, anche i duelli individuali mettono a proprio agio gli uomini di Inzaghi che, quindi, decidono a loro volta di iniziare a contestare in zone più alte di campo la formazione atalantina che si è, dunque, trovata nella stessa situazione in cui si è trovata la Lazio nelle fasi iniziali della partita. E' proprio da una palla recuperata da Acerbi in una fase di pressione è arrivato il goal del vantaggio momentaneo della squadra di Inzaghi. Come si evince dai fermo immagine qui a fianco, nel corso dell'azione del momentaneo 2-1 per la Lazio, sia Patric che Acerbi sono saliti fin sulla trequarti dell'Atalanta per andare ad aggredire il giocatore in appoggio all'uscita del pallone.

La risposta dell'Atalanta è stata quella di utilizzare le uscite dei "braccetti" della Lazio sui due trequartisti per lanciare Muriel alle spalle: i tagli esterni del colombiano hanno messo in difficoltà Hoedt che, oggettivamente, non poteva reggere il passo dell'ex attaccante della Samp. In questa maniera, con i centrali che uscivano sui trequartisti e Muriel che portava via Hoedt si è creato spazio per gli inserimenti centrali, in uno di questi Malinovskyi ha trovato il goal del 2-2 con cui le due squadre sono andate all'intervallo.

SECONDO TEMPO: NUOVI INGRESSI E NUOVI DUELLI

La prima mossa all'intervallo la fa Simone Inzaghi che toglie Patric e Fares e mette dentro Parolo (riprogrammato in questa stagione come centrale difensivo di destra) e Lazzari (con passaggio di Marusic a sinistra). E' proprio l'ex esterno della Spal a sfruttare un duello vinto da Muriqi contro Romero per lanciarsi verso la porta di Gollini costringendo Palomino ad un intervento giudicato dall'arbitro come intervento da ultimo uomo.




Se un duello perso da Romero ha generato l'azione che ha portato l'Atalanta a giocare il secondo tempo in 10, una palla recuperata dallo stesso difensore argentino sulla trequarti della Lazio permette a Miranchuk di trovare il goal che ribalta nuovamente la partita. Insomma in due azioni abbiamo potuto spiegare cosa significhi, nel bene e nel male, avere un approccio tecnico basato sui duelli individuali come quello voluto da Gasperini.

Con la superiorità numerica ed un goal da rimontare la Lazio deve giocarsi il tutto per tutto, per cui lo schieramento vede Acerbi e Lazzari a dare ampiezza, Akpa-Akpro e Parolo davanti ad Hoedt e gli altri 5 che cercano di congestionare l'area di rigore e la zona di rifinitura. La soluzione, tuttavia, non genera sufficienti pericoli alla porta di Gollini.

La carta che Gasperini si gioca, invece, è quella di Duvan Zupata: sostanzialmente il tecnico atalantino lo lascia in zona attacco pronto a sfidare Hoedt a duello in transizione, un duello che ovviamente è un mismatch favorevole al colombiano che, infatti, troverà su una transizione un fallo da rigore del difensore olandese che, comunque, appoggia tra le braccia di Reina tenendo aperta la sfida fino al termine. 
Inzaghi a questo punto coglie il messaggio e toglie dal campo Hoedt passando alla difesa a 4 in modo tale da avere superiorità numerica con Parolo e Acerbi contro Zapata, tuttavia questo vuol dire perdere il vantaggio numerico in altre zone del campo inibendo, dunque, gli effetti dell'espulsione di Palomino, permettendo all'Atalanta di portare a casa vittoria e qualificazione alle semifinali di Coppa Italia.

CONCLUSIONI

Ancora una volta l'Atalanta e la Lazio ci regalano una grande sfida piena di reti e di belle giocate, così come il quarto di finale tra Milan ed Inter abbiamo visto tanti duelli a tutto campo, ragion per la quale a dettare i tempi della partita sono state le capacità delle due squadre di vincere i singoli duelli per tutto il campo. 

Domenica pomeriggio rivedremo le due squadre nuovamente affrontarsi in un'altra sfida che promette altrettanto spettacolo, la capacità dei due allenatori di saper utilizzare al meglio le qualità dei loro singoli, la capacità di analizzare in corso d'opera gli aggiustamenti da fare in corso di partita e l'accettazione di affrontare i duelli con i rispettivi avversari rende Atalanta e Lazio due squadre in grado di inserirsi al meglio nel calcio di questi anni, soprattutto a livello europeo, e non è un caso se queste due squadre tra poco più di due settimane cercheranno di sfidare Real Madrid e Bayern Monaco negli ottavi di Champions League.

giovedì 21 gennaio 2021

Consigli per il weekend calcistico, stagione 20/21, ep. 14



Inizia questa sera un altro weekend ricco di sfide molto interessante che potranno dare un indirizzo importante alla stagione di molte squadre (non dimenticate che ciò che accadrà a fine stagione sarà figlio di ciò che state vedendo in questo mese), per questo un incrocio come Milan-Atalanta può avere importanti conseguenze nella lotta per lo scudetto e la Champions in serie A, il duello tra le due Borussia e la sfida tra Leverkusen e Wolfsburg in Bundesliga ci dirà molto su cosa può succedere alle spalle del Bayern Monaco, così come in Francia il Monaco ha la possibilità di affossare i sogni di gloria mal riposti del Marsiglia e rilanciarsi in chiave Champions League dove è previsto un delicatissimo scontro diretto tra Rennes e Lille.

Come se non bastassero questi importantissimi quanto interessanti scontri, ho voluto inserire nei miei consigli per il weekend quattro sfide che rappresentano eventi altrettanto importanti in cui gli spunti di interesse sono molteplici.

Per cui eccovi qui i miei consigli per il weekend.


FINALE COPA SUDAMERICANA, LANUS - DEFENSA Y JUSTICIA (SABATO ORE 21)

E' una finale tutta argentina quella che sabato sera, nello scenario dello stadio dedicato a Mario Kempes in quel di Cordoba, aggiudicherà la Copa Sudamericana, la seconda competizione per club più importante del Sud America dopo la Copa Libertadores.

Si affrontano due formazioni che esprimono un tipo di calcio molto diverso tra loro: da una parte abbiamo il Lanus che ha costruito il suo cammino su un calcio basato sull'utilizzo della fisicità dei suoi attaccanti per poi andare a lottare sulle seconde palle, dall'altra abbiamo il Defensa y Justicia di Hernan Crespo che cerca, invece, di esprimere un calcio maggiormente tecnico e corale.

Il Lanus allenato da Luis Zubeldìa, proverà a riportare la coppa nella bacheca dei Granate dopo quella vinta da Barros Schelotto nel 2013, lo farà utilizzando un sistema di gioco basato su un 4-4-2 con le due punte, ossia l'eterno Jorge Sand e "El Puma" Orsini, chiamati a lottare a mani nude su ogni pallone rilanciato dalle loro parti. A completare il quadro c'è la coppia di centrocampo formata da Belmonte (classe 1998, giocatore con un ottimo senso della posizione) e Facundo Quignon chiamati a chiudere ogni via d'accesso davanti alla difesa ed a riciclare i palloni in fase di possesso; tuttavia, il fiore all'occhiello della squadra resta l'esterno offensivo Pedro de la Vega, classe 2001, giocatore dallo spunto in velocità e dalla corsa davvero impressionante, il puntello ideale per andare a lottare sulle seconde palle successive ai duelli delle due punte.

Nelle due semifinali disputate contro il Velez la formazione di Zubeldìa è riuscita a trovare il passaggio del turno non ostante sia stata messa sotto in lungo ed il largo dagli avversari, tra le grandi parate di Lautaro Morales e gli errori in fase di conclusione della squadra di Mauricio Pellegrino, i Granate sono riusciti a rendere produttiva la propria strategia di gioco iper-speculativa, funzionerà anche in finale?

Le statistiche relative alla partita di ritorno lasciano pochi dubbi su chi abbia fatto la partita, ma mai come in questo caso si può affermare che queste cose appartengono alla particolarità del gioco del calcio.






Di tutt'altro tenore, invece, il cammino del Defensa y Justicia: la squadra oggi allenata da Hernan Crespo ha costruito un percorso negli anni basato su un calcio di qualità e di possesso, non è un caso che l'ex attaccante del Parma, della Lazio e delle due milanesi sia succeduto ad un allenatore molto in vista in Sud America, ossia Sebastiàn Beccacece, rosarino e, manco a dirlo visto il suo luogo di nascita, discepolo del bielsismo.

Il gioco del Defensa y Justicia si basa su uno schieramento molto fluido (un 3-1-4-2 sulla carta che si trasforma in un 4-1-3-2) dove una continua serie di rotazioni permette alla squadra di occupare in maniera sempre efficiente i corridoi in larghezza ed in profondità.

Una situazioni tipica che la squadra di Crespo riesce a creare è quella di riuscire con continui movimenti incontro e conseguente attacco dello spazio lasciato dal movimento generato; in questo caso l'azione era partita sovraccaricando il lato sinistro di attacco (continua è la ricerca di triangoli in fase di sviluppo laterale del gioco) fino a creare un lato debole nella zona opposta che viene attaccata da una mezzala (la maggior parte delle volte Valentìn Irralde) che dialoga con una delle due punte per attaccare la linea difensiva con una triangolazione, nel frattempo due giocatori mantengono l'ampiezza per creare maggiori spazi tra centrali e terzini avversari. Tutti i 4 goal della semifinale di ritorno contro il Coquimbo Unido che hanno portato l' El Halcon all'ottenere il meritatissimo pass per questa finale.

Quella che si prospetta, dunque, è una finale decisamente aperta a qualsiasi epilogo il cui contesto tattico vedrà sicuramente il Defensa y Justicia cercare di fare la partita e sfruttare le proprie catene e rotazioni al fine di superare il blocco centrale del Lanus che, dalla sua parte, cercherà di far fruttare al meglio le capacità fisiche delle sue due punte e la velocità di De La Vega, dunque una contrapposizione di stili che rende questa finale a mio parere più interessante di quella che si disputerà a distanza di una settimana per l'assegnazione della Copa Libertadores.


SERIE A, JUVENTUS-BOLOGNA (DOMENICA ORE 12,30)

La sconfitta di San Siro contro l'Inter ha aperto enormi interrogativi sullo status dei lavori di ammodernamento della Juve affidati ad Andrea Pirlo: il cambio di mentalità richiesto alla formazione bianconera per diventare una squadra di valore europeo fatica ad insinuarsi in maniera continua, per questa ragione la partita contro una squadra aggressiva contro il Bologna rappresenta una sfida che improvvisamente assume un ruolo decisivo per il proseguimento della stagione della Juventus.

Il principale problema della squadra bianconera al momento sta nella gestione degli spazi tra centrocampo e difesa, situazione di difficoltà che si acuisce nel momento in cui si generano situazioni di transizione difensiva, dove la richiesta di Pirlo di recuperare immediatamente il pallone non collima con le letture delle linee alle spalle degli uomini in pressione.

E' stata già ampiamente discussa in rete la modalità con cui la Juventus ha preso il goal del 2-0 contro l'Inter, una situazione determinata sì da due grandi giocate individuali di Bastoni e Barella, ma in cui si nota chiaramente che la disposizione della squadra mostra delle inefficienze che hanno portato il centrocampista sardo ad inserirsi in uno spazio a metà strada tra Bentancur e Frabotta (ad una settimana di distanza non vi è ancora una risposta univoca su chi dovesse seguirlo). Questo tipo di difficoltà della Juventus nel gestire situazioni di difesa più aggressiva è emerso anche in altre partite: molto facile ricordare l'esempio del goal di Vlahovic nella partita contro la Fiorentina, in quel caso Bentancur non aveva seguito lo smarcamento preventivo di Ribery, una situazione che si è intuito Prandelli aveva già preparato alla lavagna prima della partita, a dimostrazione che queste difficoltà della formazione bianconera rappresentano un punto debole su cui gli avversari impostano la loro partita.

Ed è proprio l'occupazione dello spazio tra le linee il punto di forza del Bologna di Mihajlovic, una squadra che il tecnico serbo ha costruito per aggredire l'avversario e cercare di avere la supremazia territoriale.

Come si evince dal fermo immagine qui a lato, la squadra felsinea occupa con diversi uomini la zona tra le linee tramite rotazioni posizionali tra i vari giocatori, lo scopo è riuscire a trovare una rapida triangolazione, magari passando tramite la zona 14 (ossia quella zona che vedete delimitata dalle due strisce tratteggiate gialle) dove innescare rapide triangolazioni per superare la linea o trovare i tagli dei giocatori che partono dall'esterno. Qualora l'avversario non conceda la linea di passaggio centrale, il Bologna accetta di portare il pallone sull'esterno, in quanto la densità di uomini negli ultimi 20 metri permette di invadere l'area di rigore con più uomini e rendere, quindi, molto pericolose anche le soluzioni tramite cross o traversoni.

I 13 tiri prodotti a partita rappresentano un ottimo indice della qualità del gioco offensivo dalla squadra di Mihajlovic, tuttavia come nella scorsa stagione l'eccessivo sforzo chiesto alla squadra in termini di movimento senza palla viene pagato in fase conclusiva, visto che il saldo tra xG prodotti e goal realizzati è negativo (-1,7 secondo FbRef).
Anche in fase difensiva, il sistema voluto dal tecnico serbo genera diversi rischi che, alla fine dei conti, non stanno pagando: il dato del PPDA (8,93 secondo Understat) denota un approccio molto aggressivo della squadra in fase di non possesso, tuttavia il rovescio della medaglia sta nelle occasioni concesse agli avversari che sono tra le più pericolose dell'intero campionato in media (0,12 xG subiti per tiro).

Analizzando le due squadre, dunque, emergono molti punti in comune che lasciano intuire la possibilità di vedere una partita con molte occasioni da una parte e dall'altra: ciò che può cambiare è lo stato mentale con cui le due squadre affronteranno la partita, di certo il Bologna avrà meno pressione nel fare risultato rispetto alla Juventus e cercherà di togliere ulteriori certezze alla squadra di Pirlo che, invece, dovrà mostrare di essere pronta a tenere in mano partite contro avversarie in grado di saper sfruttato lo spazio tra le linee.


SCHALKE 04 - BAYERN MONACO (DOMENICA ORE 15,30)

Quello in programma alla Gazprom Arena di Gelsenkirchen domenica pomeriggio è il più classico testa-coda che il calendario potesse creare. Da una parte abbiamo la squadra più in crisi d'Europa, ultima in classifica ed alle prese con una grave crisi societaria, dall'altra parte, invece, abbiamo la squadra che molti definiscono la più forte d'Europa, definizione confermata dall'albo d'oro della Champions League.

Lo Schalke 04 è stata la principale vittima della pandemia che ha acuito le problematiche finanziarie del club della Ruhr, costretto a dover seguire una strada di forte ridimensionamento a causa del forte indebitamento della società generato da una gestione negli anni passati decisamente poco oculata. La principale colpa del club è stata quella di non aver saputo monetizzare dalla cessione di giocatori plasmati dal proprio settore giovanile e che hanno lasciato lo Schalke a parametro zero o per cifre davvero irrisorie. Tutta questa situazione ha generato lo status attuale, ossia un club che, non potendo neanche contare sugli incassi derivanti dagli spalti sempre pieni e traboccanti di passione della Gazprom Arena si è trovata a mettere in piedi una squadra che non sembra in grado di reggere il confronto con la categoria, soprattutto a livello mentale.

Se andiamo a vedere la rosa dello Schalke, infatti, alcuni dei giocatori a disposizione dell'allenatore Christian Gross, ritornato ad allenare in Europa per assistere al capezzale della squadra di Gelsenkirchen, troviamo diversi giocatori il cui livello tecnico è decisamente alto ma, finora, non in grado di trovare il modo di risolvere le complessità di base del calcio: difendere contro le squadre più forti, attaccare contro le squadre che non concedono spazi.

Con l'arrivo del tecnico svizzero al termine del turno di campionato post-natalizio le cose sembravano aver trovato la svolta con la vittoria sull'Hoffenheim che aveva dato diverse indicazioni positive: il ritorno di Kolasinac, di ritorno a Gelsenkirchen in prestito dall'Arsenal, sembrava aver risolto il problema della leadership difensiva, Harit sembrava essere tornato su dei livelli importanti, ma soprattutto la squadra sembrava poter prendere vantaggio dallo shock generato dall'impatto sulla squadra e sulla Bundesliga da Matthew Hoppe, centravanti statunitense classe 2001 buttato nella mischia da Gross e che all'esordio da titolare mette a segno una tripletta che lo lancia agli onori delle cronache.

Il centravanti ha continuato a segnare anche nelle due partite successive che, però, lo Schalke ha perso contro l'Eintracht ed il Colonia (quest'ultima all'ultimo minuto dopo aver dominato la partita), di certo i suoi smarcamenti e la sua velocità sono la principale arma che la squadra di Gross cercherà di sfruttare contro la difesa del Bayern Monaco.




Sicuramente la fase difensiva è il punto debole della squadra campione d'Europa che inizia il girone di ritorno di questa Bundesliga con 4 punti di vantaggio sul Lipsia e 7 punti sul Leverkusen, per cui tutto lascia intravedere che anche questa stagione sembra destinata al trionfo in campionato della squadra di Flick.

Il sistema messo in piedi dal tecnico tedesco è ormai chiaramente riconoscibile, così come erano intuibili i "bug" di questo sistema basato su una pressione altissima sostenuta da una linea difensiva che difende sempre in avanti e mantiene il proprio posizionamento al limite della linea di centrocampo: in questo modo l'avversario una volta in possesso del pallone viene compresso in spazi ridottissimi quasi mostrando l'idea di volerlo soffocare. La presenza di attaccanti veloci o giocatori abili in dribbling, tuttavia, permette all'avversario di poter superare questa pressione e generare situazioni ad altissimo coefficiente di pericolosità, questo spiega, quindi, i dati difensivi del Bayern che, ad oggi, è la settima difesa della Bundesliga.


La partita, dunque, si presenta come un probabile monologo del Bayern Monaco, a rafforzare la tesi ci sono le 8 reti realizzate all'andata dalla squadra di Flick, a dimostrazione di un divario non solo tecnico ma anche a livello mentale e psicologico. Il percorso delle due squadre nelle ultime settimane mostra che la confidenza del Bayern nel suo approccio è al momento inattaccabile, mentre le difficoltà dello Schalke sono ancora lì, mostrate da una classifica che adesso è davvero allarmante, tuttavia gli stimoli derivanti dalle prestazioni di Hoppe e l'arrivo di giocatori come Kolasinac e lo stesso Huntelaar possono permettere alla squadra di Gross di trovare quello scatto per rialzare la testa  e tentare di sfidare il Bayern con meno arrendevolezza rispetto alla gara d'andata.


FEYENOORD - AZ ALKMAAR (DOMENICA ORE 16,45)


Il campionato olandese continua a proporre nel calendario match di grandissimo interesse, questo è dovuto anche all'aumento di qualità delle contendenti con almeno 6 squadre in grado di potersi giocare i piazzamenti più importanti in classifica, ognuna mostrando un tipo di gioco diverso e soprattutto mostrando tanti giocatori di grandissima prospettiva da osservare.

La sfida tra Feyenoord ed Az Alkmaar rispetta decisamente i prerequisiti di cui sopra a cui si aggiunge una posizione di classifica che vede le due squadre divise da un solo punto, rispettivamente al quarto e quinto posto in classifica a 6 e 7 punti di distacco dall'Ajax capolista. E giusto per non far mancare ulteriori spunti di interesse, è anche la sfida di Arne Slot, ormai ex allenatore dell'AZ, licenziato dal club alla fine di dicembre proprio perché aveva trovato un accordo per allenare il Feyenoord a partire dalla prossima stagione.

Al momento, invece, la squadra di Rotterdam è allenata da un monumento del calcio olandese, ossia Dick Advocaat, allievo di Rinus Michels ed esportatore del 4-3-3 di matrice olandese anche al di fuori dei confini (in particolare come prosecutore del lavoro di Hiddink prima in Corea del Sud e poi in Russia). Pur aderendo alla scuola olandese e pur utilizzando il 4-3-3 Advocaat usa per le sue squadre un atteggiamento meno aggressivo, e questo è visibile nel modo di giocare del suo Feyenoord, con il 4-3-3 che in fase di non possesso di trasforma in un 4-4-2 con Toornstra (una delle mezzali) che si alza a supporto della punta Jorgensen in pressing, mentre gli esterni offensivi compattano la linea di centrocampo.

Fonte Stats WhoScored
L'uomo-chiave del Feyenoord è senza ombra di dubbio il suo capitano: Steven Berghuis, decisamente il dominatore delle statistiche offensive della squadra di Rotterdam con le sue 10 reti, i 6 assist, i 3,9 tiri a partita, i 2,9 passaggi-chiave (ossia i passaggi che portano un compagno al tiro) ed 1,8 dribbling (unica statistica offensiva in cui è battuto da un suo compagno di squadra, ossia Jens Toornstra)

Come si può evincere guardando le statistiche qui a fianco, il Feyenoord, differentemente da molto squadre della Eredivisie ha una età media molto avanzata; sono pochi i giocatori sotto i 23 anni ma tutti sono di buona prospettiva.

Su tutti probabilmente c'è il centrale difensivo argentino Marcos Senesi, migliore in campo nella sfida persa lo scorso weekend contro l'Ajax, dove ha mostrato la capacità di saper gestire bene i duelli con un attaccante di spessore come Haller, ha un ottimo sinistro in fase di impostazione (difatti è il giocatore con il maggior numero di passaggi effettuati a partita, 62,5), una qualità che in un centrale difensivo nel calcio moderno può fare la differenza ad alti livelli; nei duelli in uno contro uno deve ancora migliorare (la finta subita da Gravenberch domenica scorsa ha causato il goal valso la sconfitta finale), tuttavia resta un giocatore da guardare con occhio molto attento.

L'AZ, invece, si presenta al De Kuip reduce da una serie di risultati che le ha permesso di superare un inizio di stagione complesso (causa il COVID che ha complito diversi elementi della rosa) complicato dalla vicenda dell'esonero di Arne Slot, l'uomo che ha plasmato questa squadra fino a renderla un punto di riferimento di costruzione di una squadra utilizzando i giocatori forgiati dal proprio settore giovanile. La panchina è stata affidata a Pascal Jansen, vice dello stesso Slot e rimasto a dare continuità al progetto della squadra che, infatti, dopo un periodo difficile culminato con l'eliminazione dall'Europa League nella nefasta serata di Rijeka, adesso ha ripreso vigore con una serie di 5 vittorie nelle ultime 7 partite che hanno fatto risalire la squadra in classifica, per questo la partita di Rotterdam potrebbe essere la grande chance per l'AZ per portarsi ai confini della zona Champions.

Come Berghuis per il Feyenoord, l'AZ ha un leader tecnico talmente debordante che questa potrebbe essere la sua ultima stagione in Olanda: Teun Koopmeiners sta vivendo la stagione della sua totale e definitiva esplosione: giocatore in grado di garantire qualità della manovra e copertura in fase difensiva in eguale misura, tanto che viene schierato indifferentemente da centrale difensivo o da vertice basso davanti alla difesa, e grazie al piede sinistro che si ritrova ha già messo a segno 11 goal e 4 assist in questa stagione a cui si aggiungono le qualità in impostazione (71 passaggi completati a partita), tutte qualità che le grandi squadre stanno appuntando perché personalmente non vedo squadra in Europa a cui il capitano dell'AZ non possa fare comodo.

 



Nei miei precedenti post avevo segnalato gli altri grandi elementi di prospettiva a disposizione dell'AZ come Stengs e Boadu, a cui quest'anno si sono aggiunti Jesper Karlsson (5 goal, 6 assist, 1,7 passaggi-chiave a partita) e Zakaria Abouklal, giocatore dalla grande tecnica e che esteticamente ruba l'occhio per la capacità di andar via in dribbling nello stretto, forse esagerando a volte nella ricerca della giocata individuale.

Insomma, anche questa sfida mette di fronte due squadre in grado di esprimere un calcio di ottimo livello e, ancora una volta avremo una partita di Eredivisie con talento traboccante da entrambe le parti: la sfida è tra la maggiore esperienza della squadra di Advocaat e la gioventù pronta a salire al potere.

mercoledì 20 gennaio 2021

Leverkusen-Dortmund o dell'arte di giocare sul filo del rasoio


La sfida della BayArena rappresentava un crocevia molto importante per la lotta alle prime quattro posizioni in Bundesliga, di fronte ci sono due squadre che stanno vivendo o hanno vissuto periodi difficili e che in questo confronto cercano una vittoria per rilanciare le proprie ambizioni in vista di un girone di ritorno dove la lotta per i primi quattro posti in classifica sarà molto serrata.

La partita termina con una vittoria del Bayern Leverkusen dopo 90' giocati su ritmi impensabili visto il calendario così compresso, soprattutto il secondo tempo non ha vissuto soste dal punto di vista delle intensità e delle emozioni: entrambe le squadre hanno portato all'estremo uno stile di gioco basato sui duelli individuali e sulla pressione a tutto campo uomo contro uomo. 

Il risultato è stato un match da 38 tiri effettuati, 39 dribbling riusciti, 36 contrasti e, dati questi numeri, appena tre reti, dato tuttavia confortato dagli xG.


Fonte immagine: Understat


LE FORMAZIONI INIZIALI




Bosz schiera il suo Leverkusen con il 4-3-3 di base con cui ha costruito le proprie fortune in questa stagione: molto importante il recupero di Lars Bender nella linea difensiva e quello di Florian Wirtz a centrocampo; il ruolo di mediano davanti alla difesa lo prende per l'occasione Aranguiz, mentre il centrale del trio d'attacco è Lucas Alario.

Il Dortmund si schiera nuovamente con il 4-2-3-1 scelto da Terzic per il post-Favre: con Witsel fuori fino al termine della stagione, la coppia di centrocampo è composta da Delaney e Jude Bellingham, il classe 2003 inglese che oggi viene preferito ad Emre Can; per il resto confermato Julian Brandt non ostante la poco brillante prestazione di sabato pomeriggio contro il Mainz, mentre nessuna variazione per la linea difensiva a 4 con Meunier e Guerreiro terzini e Hummels ed Akanji centrali.


LA STRATEGIA PER USCIRE DALLA PRIMA PRESSIONE

Come prevedibile, Leverkusen e Borussia cercano di giocare facendo partire l'azione sin dalla propria metà campo facendo uso anche del portiere per giocare la palla (56 passaggi effettuati per Hradecky, 51 per Burki), per cui una delle chiavi della partita stava nella capacità delle due squadre di saper contestare questo tipo di costruzione.

Il Leverkusen, come da sua abitudine, costruisce con i quattro difensori che si scambiano la palla coadiuvati dal vertice basso di centrocampo, la strategia di pressione del Dortmund è quella di chiudere la zona centrale per orientare il gioco sui terzini, in particolare Haaland si occupa di chiudere sul centrale in possesso del pallone mentre Reus si occupa prevalentemente di chiudere la linea di passaggio verso Aranguiz. Una volta che la palla arriva ai terzini, gli esterni del Dortmund provano ad aggredire, questo ha portato il Leverkusen a giocare spesso la palla indietro sul portiere Hradecky per riciclare il possesso anziché buttare la palla come da sua abitudine.

Ancora più basata sui duelli individuali la prima pressione voluta da Bosz: Amiri viene alzato su Akanji, Alario orientato alla chiusura della linea di passaggio tra Burki ed Hummels, i due centrocampisti vengono presi da Aranguiz e Wirtz ed i due terzini dai due esterni offensivi: la soluzione a questo punto per il portiere del Dortmund è tentare il lancio lungo.




Il goal del vantaggio del Leverkusen arriva da una situazione di questo genere: lancio di Burki, Wendell vince il duello aereo, sulla risalita del Dortmund Bailey inventa un lancio perfetto che Diaby lanciandosi alle spalle della linea difensiva raccoglie con un gran controllo permettendogli di arrivare indisturbato davanti a Burki, sbloccando la partita.

LE TRANSIZIONI DEL LEVERKUSEN DETERMINANO IL CONTESTO TATTICO

La velocità di Bailey e Diaby e le capacità di Amiri e Wirtz di smarcarsi alle spalle dei centrocampisti del Dortmund sono state le armi che hanno determinato il contesto tattico nel primo tempo: con Alario che teneva bloccati i due centrali difensivi ed i due centrali di centrocampo spesso chiamati ad uscire lateralmente per ingabbiare gli esterni del Leverkusen, le due mezzali spesso avevano campo per dialogare e creare occasioni in grandi spazi grazie alla superiorità numerica generata dall'aggiramento della pressione laterale.

In questo contesto tattico il Dortmund, sotto di un goal, ha dovuto cercare il modo per portare il gioco nella trequarti avversaria ma cercando di non scoprire eccessivamente la squadra alle transizioni del Leverkusen.
La scelta ricade sul tentare di attrarre la pressione del Leverkusen scaglionando diversamente le posizioni di Delaney e Bellingham che, con i loro movimenti cercano di creare linee di passaggio per Reus o Haaland che vengono incontro a prendere palla per poi giocare il pallone alle spalle della linea difensiva del Leverkusen sempre schierata altissima. La strategia ha creato situazioni potenzialmente interessanti che, però, non ha ottenuto i risultati sperati anche perché la squadra di Bosz ha letteralmente dominato i duelli individuali e, senza i terzini in appoggio allo sviluppo offensivo dell'azione, la linea difensiva del Leverkusen ha avuto buon gioco nel suo atteggiamento orientato sulla palla visto che non c'erano giocatori del Dortmund ad attaccare gli spazi.

Fonte statistiche WhoScored
La dimostrazione numerica dell'approccio migliore alla partita da parte del Leverkusen è dato dalle statistiche: alla fine del primo tempo la squadra di Bosz ha letteralmente dominato sia nel possesso palla che nella creazione di occasioni: il dato sui tiri effettuati nel primo tempo è abbastanza eloquente, con il Dortmund andato al tiro appena 5 volte sommando un totale di 0,23 xG contro i 14 tiri e 1,23 xG del Leverkusen (fonte xG Understats).







UN DORTMUND PIU' AGGRESSIVO NEL SECONDO TEMPO

Sotto di un goal e con il Leverkusen che è andato al tiro per 14 volte in tutto il primo tempo, il Dortmund aveva la necessità di cambiare il corso del match, per cui Terzic ha chiesto alla propria squadra di cambiare atteggiamento e cercare di portare più uomini in avanti in fase di possesso. 

Il cambiamento di atteggiamento viene declinato mediante l'occupazione con più uomini della zona di rifinitura delegando ai terzini il compito di dare ampiezza, una situazione che spesso si è vista in queste prime partite del tecnico di origini croate sulla panchina del Borussia.
Con questo schieramento Terzic cerca di occupare i mezzi spazi con due giocatori e con altri due vanno ad attaccare la linea difensiva del Leverkusen mediante un meccanismo di rotazioni tra Reus, Brandt e Jadon Sancho, se invece uno tra Brandt e Sancho si allarga per aprire la linea difensiva del Leverkusen, spetta a Bellingham il compito di riempire la zona di rifinitura.

Fonte grafico WhoScored
In questo contesto il giocatore che più sembra trarre vantaggio da questo nuovo approccio è Jadon Sancho che, coadiuvato da Guerreiro, riesce a puntare più spesso Lars Bender e generare situazioni da cui scaturiscono le migliori opportunità per la formazione di Terzic, tra cui l'azione del goal del momentaneo pareggio. Difatti come si evince dal dato relativo alle fasce d'attacco, il lato sinistro è stato quello preferito dai gialloneri, proprio la zona dove hanno agito l'esterno offensivo inglese ed il terzino portoghese.





L'altro lato della medaglia di un approccio così aggressivo è quello di concedere spazi alle ripartenze del Leverkusen che, con gente come Diaby e Bailey possono essere letali, tuttavia gli uomini di Bosz in fase di transizione (usando gli stessi meccanismi già raccontanti nel primo tempo, ma con ancora più spazio), hanno mancato sempre la giocata vincente portando troppo la palla e perdendo il giusto tempo per il passaggio decisivo. Come si evince dalla grafica di WhoScored, in questo lasso di tempo che va dall'inizio del secondo tempo al goal del pareggio di Brandt, le percentuali di passaggio di Bailey e Wirtz si abbassa fino al 60%, a dimostrazione della grande difficoltà dovuti ad una minore lucidità nel secondo tempo.

In questo contesto di continui capovolgimenti di fronte la maggiore aggressività del Dortmund ha dunque pagato: la presenza di tanti uomini sulla trequarti del Leverkusen permette un recupero alto del pallone su un disimpegno non riuscito da Diaby, sugli sviluppi della palla recuperata la linea difensiva del Leverkusen concede spazio al limite dell'area a Julian Brandt che trova il pareggio.

I VENTI MINUTI FINALI A VISO APERTO

Nei venti minuti finali, complice la stanchezza ed il risultato di parità che non accontentava nessuna delle contendenti, le squadre si allungano, saltano sostanzialmente gli schemi, ogni possesso diventa una potenziale occasione da una parte e dall'altra, in questo contesto a fare la differenza sono Moussa Diaby e Florian Wirtz che confezionano, complice un duello perso da Meunier contro Schick, l'azione che vale per il Leverkusen il goal della vittoria.

Non ostante il vantaggio la squadra di Bosz non è in grado di cambiare il proprio modo di giocare, lascia in panchina gli altri difensori a disposizione e tiene in campo tutti i suoi giocatori offensivi, ma continua a fare affidamento alla propria linea difensiva che, in effetti, riesce a tenere il Dortmund lontano dalla porta e porta a casa l'intera posta in palio.

CONCLUSIONI


La vittoria permette al Bayer di trovare la prima vittoria in Bundesliga del 2021, una vittoria che rilancia le quotazioni in zona Champions della squadra di Bosz che, quanto meno, ferma la striscia negativa di 1 punto in 4 partite che ha allontanato la squadra dalla vetta della classifica che era stata conquistata nel mese di dicembre. 
Per il Dortmund la sconfitta ferma, invece, una striscia di 7 punti in 3 partite di Terzic, il quale deve ancora lavorare per trovare il giusto equilibrio alla squadra, tuttavia la buona notizia sta nel fatto che la sua gestione sta permettendo di ritrovare progressivamente le versioni migliori di Julian Brandt, Marco Reus e Jadon Sancho, tre giocatori che, per motivi vari, sembravano essersi persi per strada che, chissà, potranno tornare utili per tentare l'assalto al Siviglia negli ottavi di finale di Champions e risalire la classifica della Bundesliga.

Alla fine ciò che emerge da questa partita è che abbiamo assistito ad un grande spettacolo, due squadre che hanno deciso di giocarsi la partita sul filo del rasoio, ben consapevoli del fatto che la figuraccia è dietro l'angolo ma è un'incoscienza che nobilita il calcio e rende la Bundesliga il campionato più divertente d'Europa e, se verranno confermati i risultati della scorsa stagione nelle coppe europee, probabilmente anche il più competitivo.

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