martedì 21 giugno 2022

Luis Enrique sta migliorando la Spagna


Questa coda di stagione che ha visto protagoniste le nazionali tramite la fase a gironi della Nations League ha rappresentato il momento migliore per i commissari tecnici per testare al meglio le rispettive squadre in vista dell'anomalo mondiale del prossimo novembre.

Anomalo perché oltre a giocarsi a ridosso di Natale, le nazionali si raduneranno praticamente una settimana prima dell'inizio delle ostilità, il che spiega in maniera ancora più chiara quanto questo slot fosse fondamentale per gli allenatori per creare qualcosa da portare poi in Qatar a novembre.

Chi, a mio parere, ha potuto trarre le migliori indicazioni per la competizione qatariota è Luis Enrique che, rispetto a molti suoi colleghi, sta riuscendo a dare continuità al progetto che ha iniziato tre anni fa e che lo ha visto ad un passo dalla finale di Euro 2020 (sconfitto ai rigori dall'Italia in semifinale) e sconfitto nella finale dell'ultima Nations League ad ottobre dello scorso anno a San Siro. 

Qui non si parla solo di continuità ma anche di progressivi miglioramenti rispetto a quanto visto nell'Europeo itinerante della scorsa estate. Come vedremo nell'analisi ci sono diverse aree di miglioramento da esplorare, ma sono decisamente maggiori gli aspetti positivi in questa squadra, per questo motivo ritengo che sussistano le condizioni ideali affinché la Spagna arrivi in fondo alla competizione.

CENNI STORICI

In Spagna la nazionale è ormai da decenni costruita sui princìpi del gioco di posizione, ma soprattutto sin da bambini si lavora tanto sulla tecnica individuale dei calciatori, indipendentemente da quale posizione occupino in campo. 

Non è sempre stato così, anzi: il termine Furie Rosse nasce dal fatto che nella Spagna franchista il gioco di matrice inglese esportato dai britannici in quel di Bilbao fosse basato sulla ricerca della lotta, del contrasto, della ricerca costante del duello con l'avversario, un retaggio che tuttora resta nell'identità di gioco dell'Athletic e che non viene disdegnato da molti allenatori nella Liga (un nome su tutti, Jose Bordalas). 

E' stato con il ciclo Aragones che la nazionale iberica ha iniziato a trasformarsi in una squadra più catalana come stile di gioco, il lavoro è stato portato avanti da Del Bosque usando come riferimento il blocco del Barça per portare a casa il Mondiale del 2010 e l'Europeo 2012 (la cui finale con l'Italia rappresentò il picco di quel ciclo). 

Dopo l'addio di Del Bosque, Lopetegui aveva dato inizio ad un graduale ricambio generazionale sfruttando il lavoro svolto negli anni precedenti alla guida dell'Under 21, il tutto sulla base degli stessi princìpi di gioco; quel lavoro si interruppe bruscamente alla vigilia del Mondiale di Russia con l'annuncio del Real di metterlo sotto contratto per il post-Zidane (e tutti sappiamo com'è andata).

E arriviamo ad oggi con l'estremizzazione del calcio posizionale con il lavoro di Luis Enrique, iniziato dopo il mondiale del 2018, interrottosi per alcuni mesi a causa delle dolorose faccende personali dell'ex tecnico della Roma, ma senza che ciò avesse tolto continuità al progetto proseguito in quel periodo dal suo allora vice Roberto Moreno, che portò la squadra a qualificarsi agevolmente per l'Europeo del 2020. 

SI PARTE CON LA COSTRUZIONE DAL BASSO

Sappiamo bene quanto sia polarizzante la questione relativa alla costruzione dal basso, soprattutto in un ottica di confronto tra critica calcistica progressista (nel senso letterale del termine, ossia il progresso del gioco) e conservatrice (il ridurre il rischio cercando di mandare il pallone più lontano possibile dalla propria trequarti).

Come abbiamo visto sopra, la nazionale iberica non si pone questo problema da alcuni anni, per cui Luis Enrique sta portando avanti il suo lavoro prevedendo l'inizio azione palla a terra dai difensori e dal portiere in maniera insistita.

La costruzione del gioco della Spagna è generalmente composta da 5 giocatori, la cui composizione può cambiare in base agli interpreti scelti da Luis Enrique. Il sistema di costruzione più utilizzato dal tecnico asturiano è quello composto dal 4+1 formato da i quattro difensori ed il vertice basso del centrocampo. Gli altri cinque giocatori (quelli che in Italia definiamo invasori) sono perfettamente disposti nei cinque corridoi verticali del campo.

In base a ciò che la partita richiede ed in base alle caratteristiche dei giocatori, questo schieramento può subire delle modifiche mediante delle rotazioni posizionali. In questo caso la rotazione prevede che Gavi si abbassi in costruzione, Sarabia si accentri nel mezzo spazio di sinistra e Jordi Alba si alzi a fornire l'ampiezza. Scopo della costruzione della squadra iberica è sempre quella di raggiungere la zona rifinitura, ossia quell'area evidenziata in rosso e delineata dalle linee di centrocampo e di difesa avversarie. La ricerca è molto insistita e porta la Spagna a lunghissime fasi di possesso. La media di possesso palla della squadra spagnola è pari al 70% con una media passaggi di 7,59 per possesso. Insomma l'obiettivo è quello di stanare l'avversario e se la cosa non riesce la Spagna sequestra il pallone e lo tiene fino a quando non trova una falla nello schieramento avversario.

Un'altra soluzione, vista nell'ultima partita contro la Repubblica Ceca, è stata quella di scollegare i terzini dalla fase di costruzione in modo da lasciare a loro l'occupazione dell'ampiezza in avanti, con i due esterni d'attacco che si spostano nei mezzi spazi e le due mezzali che invece arretrano in zona di sviluppo dell'azione a fianco del vertice basso Rodri. Tutto questo allo scopo di mischiare le carte ed attrarre la pressione dell'avversario per poi cercare di colpirlo alle spalle delle linee di pressione.

Da questo video si possono notare meglio i movimenti e la struttura della squadra di Luis Enrique e quanto sia lunga e paziente (e per alcuni seccante) la fase di costruzione del gioco da dietro.


LE OPZIONI DI SVILUPPO DEL GIOCO


Come indicato in precedenza, l'obiettivo del possesso prolungato della Spagna è quello di raggiungere la zona di rifinitura avversaria dove poter poi costringere l'avversario a fare delle scelte complicate se accorciare con la difesa in quella zona lasciando spazio in profondità o proteggere lo spazio alle proprie spalle esponendosi alle giocate individuale dei centrocampisti ed attaccanti iberici.

L'opzione preferita e preferibile è quella di accedere centralmente alla zona rifinitura, e sotto questo aspetto è molto importante il movimento svolto dai centrocampisti nel creare spazio per permettere alle linee di pressione avversarie di aprirsi e trovare un passaggio in quella zona tra le linee. In questo esempio il movimento verso l'esterno di Soler libera la linea di passaggio verso Morata che può giocare di sponda verso lo stesso giocatore del Valencia oppure aprire per Ferran Torres largo a destra. In teoria avrebbe la possibilità di aprire il gioco anche sull'altro fronte grazie all'ottima occupazione dei corridoi verticali visti precedentemente, ma la postura del corpo del giocatore della Juventus limita le opzioni. 

Stessa situazione è visibile da questo esempio, cambiano solo gli attori: qui la punta centrale è Raul de Tomas, che riceve in una situazione resa complicata dalla capacità della Repubblica Ceca di restringere tantissimo la zona di rifinitura scegliendo di non contestare la costruzione della Spagna e compattandosi per comprimere le ricezioni nei mezzi spazi e facendo uscire uno dei tre difensori centrali sull'attaccante dell'Espanyol che, infatti, faticherà a trovare lo spazio della giocata. Questo esempio è anche utile per mostrare l'importanza nel sistema di Luis Enrique di Gavi che all'occorrenza può essere costruttore quanto invasore all'interno delle rotazioni posizionali previste dal 4-3-3, lo abbiamo visto prima abbassarsi in costruzione mentre qui si propone in zona di rifinitura per raccogliere il pallone da De Tomas.

Per il compito richiesto alla punta centrale dal sistema di Luis Enrique, Morata sembra essere il profilo perfetto, visto che non viene propriamente richiesto un falso nueve quanto un giocatore in grado di muoversi e muovere la difesa avversaria e facilitare l'avanzamento del pallone. Nel progetto di clustering creato da Soccerment recentemente, il centravanti della Juventus viene considerato un "All-Round Finisher", ossia quel tipo di punta che non solo finalizza le occasioni create dai compagni, come evidenziato dal loro maggior numero di passaggi filtranti ricevuti, tocchi in area avversaria e tiri da dentro l’area, ma partecipano anche in modo significativo alla fase di rifinitura, con un volume non trascurabile di passaggi, dribbling e palle a rimorchio. Anche Raul de Tomas appartiene allo stesso cluster di Morata, tuttavia i suoi numeri sono maggiormente orientati alla finalizzazione che alla rifinitura, per questo le sue prestazioni al momento non sono sembrate all'altezza del contesto creato dall'ex allenatore del Barcellona.

In questo esempio viene incontro per attirare la pressione avversaria creando una linea di passaggio per il portiere Unai Simon che può appoggiarsi a lui non potendo servire i tre centrocampisti, in questo modo Morata fa da terzo uomo per far arrivare la palla a Koke ed allo stesso tempo dilata la zona rifinitura alle spalle del centrocampo delle Repubblica Ceca, ossia lo spazio vitale della fase offensiva della Spagna.


Inoltre l'attaccante della Juventus non limita il proprio lavoro a quello di supporto alla manovra, ma non appena scarica il pallone sfrutta lui stesso lo spazio che ha creato con il suo movimento. Qui si possono notare anche i movimenti ad aprirsi di Soler e Asensio, rispettivamente mezzala ed attaccante esterno di destra nel 4-3-3 schierato contro i cechi, che aprono la linea di passaggio da Carvajal all'attaccante con la maglia numero 7 delle Furie Rosse. Queste rotazioni posizionali a cui deve partecipare anche la punta centrale rappresentano il marchio di fabbrica di questa squadra e giustificano il ruolo pivotale dell'attaccante ventinovenne nello spartito di Luis Enrique.

Se invece l'avversario è abile a chiudere ogni tipo di opzione di progressione centrale, la Spagna cerca di muovere il gioco per vie esterne creando dei triangoli di sviluppo tipici delle squadre che giocano con il 4-3-3. Ma mentre per altre squadre questa rappresenta l'opzione principale per sviluppare il gioco, per la Spagna questa è una soluzione alternativa alla progressione centrale.

In questo esempio si nota chiaramente il triangolo che si forma sul lato destro del campo, formato dal terzino destro, la mezzala di parte e l'esterno d'attacco del tridente. In questa partita contro la Svizzera Luis Enrique aveva proposto anche una soluzione interessante con i due esterni offensivi Ferran Torres e Sarabia chiamati a dare l'ampiezza ma giocando non a piede invertito, permettendo quindi una resa più rapida di queste combinazioni laterali utilizzando le grandi qualità di inserimento di Marco Llorente nel mezzo spazio.

In questo esempio, invece, la combinazione laterale veniva forzata dallo schieramento compatto della Repubblica Ceca visto precedentemente, per cui la soluzione di Luis Enrique qui è stata di usare il triangolo di sviluppo per allargare le maglie della linea difensiva avversaria. Come si evince dall'immagine la scelta si rivela corretta, in quanto si crea uno spazio tra il centrale di sinistra della linea a cinque ceca ed il centrale, uno spazio che può essere sfruttato da un movimento in profondità della punta.

In questo video si possono trovare i riferimenti in azione di gioco agli strumenti utilizzati dalla Spagna per cercare di risalire il campo.

PRESSING E CONTROPRESSING ARMA DIFENSIVA ED OFFENSIVA


Uno degli aspetti su cui si fonda il calcio posizionale è quello di avere il dominio del gioco e la supremazia territoriale oltre a quella del possesso palla. Per rendere possibile questo. è necessario ridurre al minimo le fasi di possesso palla dell'avversario in modo da mantenere una costante pressione, per cui uno degli aspetti più riconoscibili della Spagna di Luis Enrique è la fase di riconquista della palla, un'arma utilizzata per non esporre i limiti della linea difensiva (che vedremo) e per creare pericoli alla difesa avversaria in contesti in cui si fatica a sfondarne gli schieramenti.

Sulla costruzione avversaria la Spagna cerca di togliere immediatamente la possibilità di una risalita comoda del campo. Il pressing viene attivato nel momento in cui la squadra avversaria decide di giocare il pallone all'indietro verso il portiere, sul quale si fionda la punta centrale (ed anche qui Morata svolge un gran lavoro in tal senso). Assieme al movimento ad attaccare il portiere il resto della squadra scala in avanti togliendo tutti gli appoggi all'avversario. 

Ancora più accentuato è l'atteggiamento nel momento in cui la squadra perde il pallone: in questa situazione la Spagna perde palla nel tentativo di combinare il gioco mediante un triangolo di sviluppo esterno. Il triangolo stesso rende possibile la creazione di una trappola per l'avversario che ha appena riconquistato la palla. Questo permetterà alla Spagna di riprendere immediatamente il pallone togliendo all'avversario la possibilità di prendere fiato. 

In questo caso la Spagna ha perso un pallone in zona rifinitura; quando la squadra iberica cerca di sfondare centralmente, il sovraccarico numerico in quella zona di campo è ancora più accentuato e qui è possibile notare con quanti giocatori e quanta ferocia la squadra di Luis Enrique vada a caccia del pallone. Infine sia in questo esempio che in quello precedente si può notare il posizionamento in marcatura preventiva del vertice basso di centrocampo (nel primo esempio Busquets, in questo esempio Rodri).

Tutti i dati difensivi, ossia tiri subiti, xG subiti, PPDA ed intensità duello vedono la Spagna in cima alla lista tra le squadre che hanno affrontato questa prima fase di Nations League, e migliorati ulteriormente rispetto a quanto mostrato nelle kermesse itinerante della scorsa estate. A dimostrazione che l'identità di gioco proposta da Luis Enrique continua a migliorare questa squadra e darle sempre maggiori sicurezze.

Già nelle clip precedenti c'è stata la possibilità di vedere come la Spagna riconquisti facilmente il pallone una volta perso, in questa clip è possibile notare la capacità della squadra iberica di attaccare la costruzione avversaria e di usare il contro pressing come arma offensiva, tanto da diventare arma per il goal che le ha consentito di andare a vincere in Svizzera.

LINEA DIFENSIVA PUNTO DEBOLE?


Per quanto gli indicatori difensivi a livello statistico siano ottimali, la fase di non possesso ultra-aggressiva della Spagna serve a coprire alcuni difetti insiti nella linea difensiva: i problemi sono da una parte un effetto collaterale di questo baricentro altissimo della squadra che può esporre la linea difensiva, dall'altra i difensori centrali faticano a volte a leggere le situazioni di palla scoperta.

In questo esempio tratto dalla partita con il Portogallo si nota come la linea difensiva (rimpolpata nell'occasione dall'abbassamento di Busquets) legga in ritardo la situazione di palla scoperta e si lasci scavalcare dal lancio di Pepe vista la postura di tutta la linea che è ancora a metà strada tra il salire per mettere in fuorigioco i giocatori avversari o scappare all'indietro. Inoltre un movimento sbagliato della linea diventa un grosso problema nel momento in cui la squadra spagnola non ha a disposizione un giocatore in grado di correre all'indietro in maniera tale da coprire quel gap.

Ancora peggio in questo esempio, tratto dal goal subito dalla Repubblica Ceca, qui c'è anche una scusante derivante dal fatto che la linea difensiva composta da Carvajal, Eric Garcia, Inigo Martinez e Marcos Alonso non è abituata a giocare insieme soprattutto con la coppia centrale. In questa situazione la linea non si muove in maniera uniforme con la palla scoperta: Carvajal scappa indietro mentre il resto della linea vuole mettere in fuorigioco l'attaccante ceco Kuchta.
In questa clip si può vedere in movimento le difficoltà della linea difensiva a muoversi in maniera organica in situazione di palla scoperta, per cui questa è un'arma che gli avversari cercheranno di usare a proprio vantaggio se Luis Enrique non troverà un equilibrio in tal senso.

QUALI PROSPETTIVE PER LA SPAGNA?


Il lavoro di Luis Enrique sulla panchina della Spagna sta producendo, quindi, buoni frutti; con le poche settimane di lavoro di cui dispone ad ogni slot, l'ex tecnico della Roma sta continuando a smussare gli angoli per rendere questa squadra in grado di essere competitiva per la vittoria del prossimo Mondiale.

Il girone con Germania, Giappone e Costa Rica non è certo dei più agevoli, ma sicuramente il lavoro del tecnico asturiano è in uno stato più avanzato, per esempio, rispetto a quello di Hans Flick con la nazionale tedesca, per cui con una vittoria del girone davanti alla Germania la squadra potrebbe continuare quel processo di innalzamento dell'autostima e nella fiducia nel proprio sistema di gioco.

Questa Spagna ha mostrato di saper trovare diverse soluzioni per aggirare gli schieramenti avversari chiusi e possiede una rosa in grado di trovare il goal in diversi modi: gli inserimenti di Llorente, il tiro da fuori di Dani Olmo, i pase de la muerte di Jordi Alba ed anche, come abbiamo potuto vedere nell'analisi, mediante il recupero alto del pallone.

La formazione iberica non è certamente la favorita per la vittoria del Mondiale, ma chi vorrà vincerlo dovrà fare i conti con la squadra di Luis Enrique.





lunedì 13 giugno 2022

La promozione del Palermo è un capolavoro di Silvio Baldini

 


L'ultimo atto ufficiale del calcio professionistico italiano si è concretizzato ieri sera alla stadio "Renzo Barbera" di Palermo, dove la squadra della città siciliana ha festeggiato il ritorno in serie B a soli tre anni dal fallimento dell'estate 2019. A fare le spese dell'impresa della squadra rosanero è stato il Padova di Massimo Oddo, subentrato in corso di stagione a Massimo Pavanel ma senza riuscire, per il secondo anno di fila, ad evitare una delusione per il club patavino dopo la finale persa ai rigori lo scorso anno contro l'Alessandria.

Rispetto allo scorso anno la finale ha avuto un vincitore netto, ed il merito è tutto del divario tra i due allenatori in panchina che si è rivelato superiore al divario tecnico che sulla carta era presente tra le due squadre alla vigilia di questo doppio confronto. 

Silvio Baldini ha compiuto un capolavoro ed in questa analisi vedremo alcuni princìpi del suo 4-2-3-1 che hanno permesso al Palermo di dominare la partita del "Barbera" ma soprattutto di mettere a proprio agio i tanti talenti a disposizione in attacco.


LA MIGLIORE STRATEGIA DI PRESSING DEL PALERMO

L'idea che in campo ci fosse una squadra meglio organizzata dell'altra lo si è notato dal modo in cui le squadre pressavano l'avversario sulle relative costruzioni. Il Palermo mostrava decisamente una prima pressione aggressiva e ben supportata dall'intera squadra che le ha permesso di recuperare spesso il pallone o costringere il Padova a liberarsene rapidamente; dall'altra parte, invece, la squadra di Oddo ha mostrato di avere seri problemi nel creare pressione alla squadra rosanero, concedendo tanti spazi quando cercava di portare avanti il proprio baricentro.

Il dato relativo ai palloni recuperati mostra chiaramente la differenza non solo di strategia, ma soprattutto di esecuzione della stessa: la squadra di Oddo non ha praticamente mai recuperato palloni nel terzo di campo avversario (da questa grafica appena due) a riprova delle serie difficoltà nell'organizzare un pressing degno di questo nome al proprio avversario. Una mancanza, a mio parere, dovuta alla disabitudine della squadra a giocare in pressing e, soprattutto, con questo schieramento inedito, visto che Oddo ha sempre schierato il suo Padova con un 3-4-3 dal baricentro molto basso e poco propenso al rischio; dovendo giocare una partita partendo da un goal di svantaggio, l'ex tecnico del Pescara ha cercato di rimescolare le carte creando però solo confusione nei meccanismi.

Osservando, invece, il numero e le zone di campo relative ai palloni recuperati della squadra siciliana, emerge chiaramente la bontà della strategia di pressione e della maggiore capacità della squadra a giocare con un baricentro più alto. Anche nelle sue conferenze stampa di questi playoff Baldini ha più volte posto l'accento sulla necessità di muovere la squadra sul focus della prestazione anziché della ricerca speculativa del risultato, ed indubbiamente oltre alla vittoria e la promozione, ciò che renderà particolarmente felice il tecnico toscano. è proprio questo dato sui palloni recuperati, espressione della voglia dei suoi giocatori di giocare come squadra e muoversi da squadra, nonostante il risultato dell'andata avrebbe lasciato presupporre ad una gara giocata sul contenimento dell'avversario.

In questo esempio si nota da una parte l'aggressività del pressing della squadra di Baldini, dall'altra la capacità dell'intera struttura della squadra di muoversi in appoggio a quella pressione. In questa fase si vede lo schieramento del 4-2-3-1 con i tre trequartisti che stringono il campo nel momento in cui il gioco viene portato dal Padova sul terzino destro Germano, così come si vede uno dei due centrocampisti centrali (in questo caso De Rose, giocatore che meriterà un capitolo a parte) che si alza in avanti per togliere o disturbare le ricezione a Dezi permettendo, inoltre, al resto della squadra, di mantenere uno scaglionamento adatto ad evitarne l'allungamento sul terreno di gioco, un elemento che si è rivelato decisivo nell'economia della partita.

Anche in questo esempio si può notare l'aggressività della prima pressione palermitana: qui il Padova fa abbassare uno solo dei suoi due centrocampisti di costruzione (Dezi) tenendo bassi i due terzini, la risposta del Palermo sta nell'alzare Luperini sulla stessa linea di Brunori per andare in parità numerica con i due centrali difensivi biancoscudati. Anche in questo caso la squadra di Oddo verrà intrappolata sull'esterno e costretta a lanciare lungo il pallone, perdendolo. 

Anche il dato del PPDA mostra non solo la bontà delle scelte di Baldini, ma anche la grande capacità della squadra di mantenere lo stesso atteggiamento per tutto il corso della partita (con eccezione della parte iniziale del secondo tempo), mostrando oltre che coraggio una importante condizione fisica, a maggior ragione considerando che si trattava di una partita giocata il 12 giugno a Palermo, non proprio la città più fresca d'Italia. Molto probabilmente anche l'espulsione di Ronaldo nella parte centrale della ripresa ha facilitato il mantenimento della supremazia territoriale della squadra siciliana. 


Per tutto il corso dei playoff il Palermo ha generato tante occasioni e tanti goal mediante recupero del pallone nella trequarti avversaria, lo stesso goal di Floriano all'andata nasce da una palla rubata nell'area patavina, così come le reti all'andata ed al ritorno di Brunori contro la Feralpisalò.

La pressione del Padova, invece, era organizzata decisamente meno bene, con le linee di pressione decisamente poco sincronizzate e che concedevano spazi importanti al Palermo. Qui vediamo un esempio in cui il trequartista Luperini approfitta del movimento dei due centrocampisti centrali De Rose e Dall'Oglio che attirano la linea di centrocampo avversaria lasciando spazio alla sua ricezione. Evidenziata si può notare la distanza tra la linea difensiva, preoccupata dai movimenti in profondità di Brunori e degli esterni offensivi, e la linea di centrocampo. Questo ha permesso al Palermo di avere una perenne superiorità posizionale nei confronti del Padova, mettendo a nudo i limiti del 4-3-3 improvvisato di Massimo Oddo. 

FRANCESCO DE ROSE L'EQUILIBRATORE


Nel 4-2-3-1 di Baldini, i due centrocampisti centrali sono chiamati a svolgere dei compiti che richiedono una gran comprensione del gioco ed un altrettanto importante senso della posizione. Francesco De Rose è un classe 1987 con tante stagioni di serie C alle spalle: ieri sera ha raggiunto con il Palermo la seconda promozione in B della carriera dopo quella ottenuta con la Reggina nel 2020, un'esperienza che gli ha permesso di vestire la fascia da capitano di questa squadra ed il ruolo di equilibratore del sistema di gioco di Silvio Baldini.

A livello statistico, i suoi 12 palloni recuperati perfettamente suddivisi tra le due metà campo restituiscono abbastanza fedelmente il livello della sua prestazione, non solo in questa partita ma nell'intero arco della stagione. Ma non è quella numerica l'analisi che deve essere centrale per misurare l'importanza del centrocampista classe 1987 nell'economia del gioco del Palermo, quanto il suo apporto nelle fasi di non possesso della squadra, in particolare nel suo compito di proteggere la linea difensiva rosanero.


Il Padova ha cercato con i suoi esterni Bifulco (nell'esempio) e Chiricò di allargare le maglie della linea a 4 del Palermo, per poi cercare di attaccare gli spazi che si creavano tra terzino e difensore centrale; in questo contesto, quindi, la capacità di De Rose di andare a coprire quello spazio aperto nella linea difensiva ha sostanzialmente permesso alla sua squadra di essere sempre coperta e di togliere, probabilmente, l'arma principale in fase di finalizzazione alla squadra di Oddo che ha anche pagato la prestazione inconcludente del centravanti Ceravolo, non adatto a giocare in profondità per via delle sue caratteristiche fisiche e poco incisivo nei duelli e nella difesa del pallone spalle alla porta, ben controllato dalla coppia dei centrali difensivi formata da Lancini e Marconi. In questo esempio Bifulco viene cercato da un cambio di gioco di Ronaldo (soluzione spesso cercata dall'ex Salernitana), il terzino Bottaro deve uscire dalla linea, anche Marconi (il centrale difensivo di sinistra) spezza la linea per andare a togliere ricezione in zona rifinitura a Jelenic, l'altro centrale Lancini deve controllare Ceravolo, per cui è De Rose a riconoscere sia lo spazio da coprire che l'uomo da tenere d'occhio per l'inserimento.

In questo esempio si può notare in maniera ancora più chiara sia i movimenti della linea difensiva con Marconi che spezza nuovamente la linea per andare a prendere Jelenic con De Rose ancora una volta attento a chiudere quello spazio aperto dall'uscita dalla linea del suo compagno. Nello specifico questa azione metterà comunque in difficoltà la difesa rosanero in quanto l'arrivo del terzino Curcio da sinistra genera una superiorità numerica contro Bottaro, questi viene servito dal sinistro educato dell'ex Foggia ma sbaglia il controllo che lo avrebbe portato solo davanti a Massolo, permettendo al portiere del Palermo di raccogliere comodamente il pallone. Ma questa è stata l'unica situazione di reale pericolo subita dalla squadra di Baldini in tutto il corso della partita, ed il lavoro di De Rose è stato decisivo nell'aiutare la linea difensiva a disinnescare le giocate degli esterni d'attacco del Padova.

Dall'analisi dei passaggi effettuati da Ronaldo, il metronomo del Padova, si nota in maniera chiara quale fosse la strategia offensiva pensata da Oddo con il suo 4-3-3, ossia cercare con i cambi di gioco del suo numero dieci, di isolare gli esterni offensivi in uno contro uno contro i terzini del Palermo e puntare sugli inserimenti delle mezzali. Una mescolanza tra uscite aggressive dei difensori e coperture dei centrali di centrocampo è stata la risposta di Baldini in fase di difesa posizionale, ed avere un giocatore in grado di comprendere il gioco come De Rose è stato quell'elemento che ha trasposto nella pratica il pensiero difensivo del tecnico toscano.

COME VENGONO ATTIVATI I GIOCATORI TECNICI


Il 4-2-3-1 di Baldini in fase offensiva nasce con lo scopo di far arrivare nel modo migliore possibile il pallone ai propri giocatori offensivi: l'attaccante centrale ed i tre trequartisti sono tutti elementi molto tecnici che mediante combinazioni e giocate individuale cercano di far arrivare rapidamente la palla nell'area di rigore avversaria.

La mappa dei passaggi effettuati dalla squadra rosanero nella partita di ieri mostrano chiaramente i princìpi di gioco di Baldini, basati su un possesso palla rapido con connessioni verticali. Un dato visibile da questa mappa sta nella percentuale di distribuzione delle zone dove avvengono i passaggi: appena il 13% del possesso viene svolto nel primo terzo di campo, a dimostrazione di quanto poco elaborata sia la fase di costruzione da dietro, mentre il 34% di possesso nel terzo di campo avversario mostra la centralità del coinvolgimento dei quattro d'attacco nella rete costruita dal tecnico toscano. Una rete che non si è mai modificata nel corso della partita in base al risultato ed anche le sostituzioni non hanno cambiato mai la faccia della squadra, con i sostituti (freccia azzurra) situati nelle stesse posizioni medie dei sostituiti (freccia rossa).

Oltre alle situazioni viste in precedenza in cui Luperini veniva cercato dai passaggi progressivi dei difensori centrali, o la ricerca di Brunori in profondità, come vedremo dopo, anche le combinazioni esterne sono state un'arma per il Palermo nella partita di ieri ma soprattutto nella stagione in generale. In questo esempio si può notare come vengano generate questo tipo di situazioni, con Luperini che si allarga in zona palla e si propone per scambiare con Floriano; questa situazione porta il terzino del Padova di parte (Germano) ed uno dei centrocampisti a chiudere, ma questo crea spazio per la sovrapposizione interna del terzino Giron che ha tanto spazio davanti per mettere un pallone in area con il suo sinistro molto educato (in verità ieri sera non lo ha molto dimostrato) con Brunori pronto ad attaccare il primo palo e Valente pronto a tagliare in area dal lato opposto. Diversi goal del Palermo in questi playoff sono nati da questo tipo di combinazione (vedi goal di Floriano nella gara d'andata a Salò in semifinale). Dall' immagine, inoltre, si può ben vedere anche la perfetta disposizione della squadra in campo, con i due centrocampisti uno davanti all'altro pronti uno ad attaccare e l'altro a coprire in caso di palla persa e permettere al centrale di difesa di coprire l'avanzata di Giron.

LA PROFONDITA' DI BRUNORI


Oltre al lavoro di Baldini la promozione del Palermo è anche figlia dell'importante quantità di talento in fase offensiva: in questo contesto si sono esaltate parecchio le qualità realizzative di Matteo Brunori, giocatore classe 1994 improvvisamente esploso nel contesto palermitano. 

I suoi 29 goal stagionali hanno trascinato la fase realizzativa della sua squadra, per cui il degno coronamento di questa stagione non poteva essere che la realizzazione del rigore che ha fatto partire la festa del Barbera.

La grande capacità del giocatore di proprietà della Juventus, emersa da questa stagione e ancora di più quando le partite dei playoff sono diventate sempre più calde, è quella di avere sempre la profondità come stella polare del suo gioco, un senso ben alimentato dalla sua grande velocità in progressione, spesso utilizzata dalla sua squadra per sfruttare i limiti della difesa del Padova in fase di transizione.

Questo esempio è relativo al contropiede terminato con la sua conclusione respinta da un grande intervento di Antonio Donnarumma. Come mostrato precedentemente, lo schieramento in campo del Padova quando si riversava nella metà campo palermitana era tutt'altro che equilibrato e, così come prima abbiamo visto, in fase di costruzione, lo spazio disponibile per Luperini, qui vediamo riproposto, in una situazione di transizione, il posizionamento piatto della coppia Ronaldo-Dezi.

Questa situazione, oltre a lasciare spazio al trequartista rosanero permette al numero 9 del Palermo di lanciarsi in profondità e bullizzare in velocità Valentini che, nel tentativo di rincorrerlo si farà anche male e dovrà terminare anzitempo la partita. L'azione terminerà con lo stesso Brunori che andrà al tiro dopo essersi sistemato con destrezza il pallone in area ed calciando sul primo palo in controtempo esaltando il riflesso di Donnarumma in quella che è stata tecnicamente l'azione più interessante della partita.

QUANDO LE IDEE DI GIOCO ESALTANO LA SQUADRA


Silvio Baldini al termine della partita, così come in altre conferenze stampa. ha voluto subito rimarcare che la principale soddisfazione per lui non è stata quella di vincere un play-off ma quella di creare un sogno in cui credere alla sua squadra e, per proprietà transitiva, alla città ed ai tifosi.

Il 4-2-3-1 che lo ha reso famoso ad Empoli ad inizio anni 2000 e che ha sorpreso tutti a Carrara nelle ultime stagioni sono il mezzo con cui il tecnico toscano decide di stimolare un gruppo di giocatori desiderosi di alzare il livello della propria carriera ed a Palermo questo suo modo di fare calcio ha trovato sponda in un gruppo di giocatori che ha riconosciuto nel calcio proposto da Baldini il modo per togliersi una soddisfazione importante.

Dopo il fallimento di tre stagioni fa, il Palermo ritrova la serie B, ora bisognerà capire con quale squadra, quali ambizioni e quale allenatore, la risposta arriverà solo nelle prossime settimane dopo che la proprietà avrà stabilito se accettare la proposta del City Football Group per l'acquisizione della società rosanero, da quel momento capiremo quale sarà il destino di questa piazza importante per il calcio italiano.

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