venerdì 19 marzo 2021

Consigli per il weekend calcistico, stagione 20/21, ep. 22


Dopo aver vissuto questi mesi tutti d'un fiato, per il calcio questo weekend rappresenta per i club l'ultimo prima di una breve pausa che ci proietterà, poi, nella fase finale della stagione, quella che determinerà i verdetti. Per molte squadre questa pausa arriverà come una benedizione per ritrovare qualche giocatore infortunato o per permettere a giocatori troppo utilizzati di poter rifiatare; per altre squadre, invece, questa pausa arriva in un momento in cui l'andamento delle cose è ottimale e, con alcuni giocatori che lasceranno la squadre per le nazionali, c'è anche il rischio di ritrovarsi alcuni di loro non proprio al meglio.

Per questo weekend in arrivo, dunque, ho scelto tre partite (una al giorno) in cui racconterò di squadre il cui percorso si sta facendo interessanti per ragioni diverse.


FULHAM - LEEDS (VENERDI' ORE 21)

La Premier League arriva a questo turno prima della pausa con ogni partita che può rappresentare tanto in termini di classifica: difatti, messo da parte il dominio indiscutibile del Manchester City, la classifica alle loro spalle è molto corta, con tante squadre che proveranno a giocarsi le proprie possibilità per chiudere la stagione strappando un posto nelle prossime competizioni europee. Ma anche la zona salvezza vede una bagarre interessantissima: WBA e Sheffield United possono senz'altro considerarsi fuori dai giochi, mentre la lotta per evitare l'ultima casella che porta in Championship è molto aperta e questo per merito del Fulham che, questa sera si gioca molte chances di salvezza nella sfida contro il Leeds di Marcelo Bielsa.

La squadra allenata da Scott Parker si sta mostrando in grande crescita, mostrando pienamente la qualità della propria guida tecnica: l'ex centrocampista di Charlton e Chelsea ha mostrato una piena fiducia nello stile di gioco che ha voluto imprimere alla propria squadra, seguito anche dagli stessi giocatori. Purtroppo per lui il poco tempo tra la finale dei playoff di Championship vinta ad agosto e l'inizio della stagione di Premier non gli ha consentito di avere sin dall'inizio una squadra competitiva, cosa che è avvenuta in corso d'opera con il mercato di ottobre e con gli aggiustamenti di gennaio. Questa situazione ha ovviamente rallentato il processo di costruzione di una squadra che fosse competitiva per la Premier, ma non appena la rosa si è consolidata, le prestazioni sono andate di pari passo, così adesso il Fulham è ancora in corsa per giocarsi una salvezza che appariva utopistica fino a qualche settimana fa.

Anche nella partita persa nell'ultimo weekend contro il Manchester City, la squadra di Parker ha mostrato tutta la qualità della propria organizzazione: in particolare in fase di prima pressione e di prima costruzione si è vista una squadra poco incline ad atteggiamenti conservativi. Nel caso della prima pressione si nota l'esempio di mischiare concetti di copertura di linee di passaggio a marcature a uomo prestabilite sui centrocampisti: nell'esempio che vi porto potete notare come Anguissa, giocatore che si era ben disimpegnato già lo scorso anno a Villarreal e che si sta confermando su alti livelli anche in questa stagione in Premier. segua a uomo per tutto il campo Rodri al fine di non fargli ricevere palla; stesso tipo di attenzione ce l'aveva l'ex juventino Mario Lemina su Bernardo Silva.

Dall'altra parte abbiamo un Leeds la cui classifica è decisamente più tranquilla, tuttavia il Fulham non può fare affidamento a considerazioni di questo tipo quando ti tocca affrontare una squadra allenata da Marcelo Bielsa che dal punto di vista dell'intensità di gioco difficilmente molla qualcosa al proprio avversario di turno.

Del modo di giocare della squadra di Bielsa ne ho già disquisito nei miei post precedenti: il 4-1-4-1 dei Whites sta portando la squadra al raggiungimento di una salvezza molto tranquilla unitamente ad un'espressione di gioco di altissimo livello, soprattutto alla luce delle difficoltà che molte squadre in Premier stanno trovando nell'esprimersi su ritmi di gioco elevati come da tradizione del principale campionato inglese. Ed invece la metodologia di lavoro del maestro di Rosario ha permesso a questa squadra di continuare a mostrare quanto di buono già visto negli anni precedenti in Champions.

Come per il Fulham, sono i meccanismi di pressione il fiore all'occhiello del Leeds: l'approccio di Bielsa è ancora più portato al duello individuale ed all'orientamento sull'avversario diretto, un approccio parecchio dispendioso ma che spesso e volentieri raccoglie dividendi così come può portare a far saltare la fase difensiva della squadra (basti ricordare i 6 goal presi dal Manchester United nella sfida di Old Trafford), tuttavia la classifica mostra la bontà del lavoro di Bielsa, così come gli indicatori statistici relativi al PPDA (6,85, per distacco il migliore del campionato) ed alla percentuale di passaggi riusciti degli avversari (pari al 73,3%, peggio solo di Eibar e Bayer Leverkusen in tutta Europa). Gli esempi nei fermo immagine a fianco sono presi rispettivamente dall'ultima vittoria in campionato, quella contro il Southampton, e l'ultima partita disputata, ossia quella contro il Chelsea, dove la squadra di Bielsa ha soffocato ogni tipo di manovra della squadra di Tuchel. Come si nota dagli esempi è forte l'orientamento sull'avversario in fase di possesso così come è alto il livello di aggressività ogni volta che il pallone viene giocato all'indietro da parte dell'avversario: la postura del corpo die giocatori è proiettata in avanti, un elemento su cui Bielsa lavora in maniera incessante durante i suoi allenamenti.

Come abbiamo visto, dunque, si affrontano due squadre molto ben preparate dai rispettivi allenatori: all'andata il Fulham era decisamente indietro come idea di squadra ma riuscì comunque a giocarsi la partita che termino con un 4-3 che ben rappresenta il modo di intendere il calcio da parte dei due allenatori e ben assorbito dalle relative squadre.


NIZZA -MARSIGLIA (SABATO ORE 17)

Nizza e Marsiglia tornano ad affrontarsi poco meno di un mese dopo il recupero della sfida non disputata ad ottobre per i focolai di COVID di cui le squadre stavano soffrendo: rispetto a come avrebbero dovuto affrontarsi ad ottobre queste due squadre sono molto cambiate a causa di diverse vicissitudini che hanno dovuto affrontare nel corso di questa particolare stagione e che cercano in questo finale di stagione di ritrovare un filo del discorso perso nei mesi precedenti.

La formazione nizzarda, non ostante le importanti ambizioni della proprietà, non sta disputando una stagione all'altezza delle aspettative: la motivazione sta nella difficoltà che la squadra ha mostrato nel digerire le scelte tattiche di Patrick Vieira, sollevato dall'incarico dopo la pesante eliminazione nei gironi di Europa League. Il Nizza ha mostrato parecchie difficoltà a far progredire il gioco e neanche il cambio in panchina, con la promozione di Ursea a capo allenatore, ha favorito un reale cambiamento per la formazione rossonera.

Sul mercato di gennaio il club ha provato a rinforzare il reparto difensivo con l'acquisto di Saliba, ottimo difensore messo ai margini da Arteta all'Arsenal, tuttavia le difficoltà quando l'avversario è in possesso palla restano molto evidenti e numericamente evidenziato dalle statistiche difensive. La squadra di Ursea è quella che, assieme al Montpellier, subisce il maggior numero di tiri a partita in campionato. 

Fonte dati Fbref / StatsBomb
Le difficoltà della squadra sono proprio frutto del sistema di gioco che prevede un prolungato possesso palla che molto spesso ristagna nella propria metà campo e fatica a progredire in avanti e che, spesso e volentieri, espone la squadra una volta perso il possesso: questa situazione si acuisce maggiormente nelle partite interne, dove giocoforza gli spazi per far progredire il gioco sono inferiori e la squadra nizzarda è comunque costretta a fare la partita ed esporsi alle transizioni avversarie. Come si evince dal grafico sopra, il possesso palla del Nizza ristagna troppo in zone basse del campo ed è troppo orizzontale: la percentuale di avanzamento del campo e quella di passaggi sulla trequarti mostra chiaramente quanto già visibile osservando la squadra giocare. 

Le potenzialità della squadra, tuttavia, restano molto elevate vista la grande quantità di prospetti presenti in rosa, su tutti l'esterno d'attacco Amine Gouri, capocannoniere della squadra con 11 reti e sicuramente notizia migliore di questa stagione per la squadra nizzarda.

Anche il Marsiglia ha subito tante peripezie in questa stagione: una situazione societaria complessa, unita ad un ambiente facilmente infiammabile e con un allenatore poco propenso a compromessi ha portato la situazione ad esplodere nel giro di poche settimane in concomitanza con il periodo del mercato invernale. Alla fine di questo periodo turbolento (per usare un eufemismo) Villas-Boas ha rassegnato le dimissioni, il board del club è totalmente cambiato mentre la tifoseria a fine gennaio ha pensato bene di assaltare il centro sportivo della squadra. In questo contesto la squadra ha iniziato una pesante striscia negativa culminata poche settimane fa con la sconfitta in Coppa di Francia contro il Perpignan, squadra di quarta serie.

Per cercare di ricostruire un discorso tecnico, la prima scelta della nuova dirigenza è stata quella di consegnare la squadra nelle mani di un tecnico come Jorge Sampaoli, profilo senza dubbio perfetto per riaccendere l'entusiasmo in una piazza come quella di Marsiglia.

Nelle prime partite seduto sulla panchina del Marsiglia, il tecnico argentino ha mostrato subito quali sono le sue intenzioni tattiche: lo schieramento in campo dovrebbe portare alla ricostituzione del 3-3-3-1 di matrice bielsista. Ovviamente, però, il bielsismo di cui si nutre il gioco di Sampaoli non è esclusivamente riconducibile al modulo utilizzato ma deve portare avanti anche dei principi di gioco che al momento sono lontani dall'essere realizzati sul campo.

Fonte mappa Between The Posts
Il 3-3-3-1 di Sampaoli sulla carta è esemplificato dalla passmap qui a fianco: i tre centrali difensivi rappresentano la prima linea, e la prima novità voluta da Sampaoli è l'inserimento di Balerdi in pianta stabile nella linea difensiva a 3; la secondo linea è creata dal vertice basso di centrocampo, ossia Kamara, sul quale Sampaoli ha accettato la trasformazione in quella posizione voluta da Villas-Boas, ed i due esterni; le terza linea, invece, è composta dai tre trequartisti Payet, Thauvin e Khaoui che devono inventare per la punta che è Arkadius Milik. Proprio il centravanti arrivato a gennaio dal Napoli ha mostrato di essere molto a proprio agio al centro dell'attacco in questo progetto voluto da Sampaoli e chissà che non trovi finalmente quella continuità di rendimento che gli possa consentire di presentarsi da protagonistra al prossimo Europeo con la maglia della Polonia.

Dato lo schieramento tattico, i principi di gioco del tecnico argentino, tuttavia, non sono ancora stati messi in pratica: il Marsiglia in entrambe le fasi mostra un ritmo non in linea con quello che si addice ad una squadra di stampo bielsista. Le caratteristiche di giocatori come Payet e Thauvin difficilmente si sposano con la ricerca di ritmi alti, per cui sarà importante capire quali saranno le soluzioni che Sampaoli utilizzerà nel proseguimento della sua avventura. Nelle prime due partite sulla panchina del Marsiglia gli ingressi a gara in corso di Luis Enrique sulla sinistra e di Cuisance nella batteria dei tre uomini alle spalle della punta si sono dimostrati essere decisivi nelle vittorie finali delle due partite: chissà che a partire dalla prossima partita Sampaoli non inizi a prendere decisioni forti in termini di gerarchie in campo.

La partita dell'Allianz Riviera, dunque, si presenta come un match tra due formazioni che stanno cercando di trovare un nuovo indirizzo dopo un'annata piena di difficoltà: le due squadre rappresentano le città più rappresentative delle diverse anime del Sud della Francia ma rappresentano anche due club le cui proprietà intendono portare la Ligue 1 verso direzioni molto più ambiziose, per questo ci aspettiamo che anche la proposta di calcio che porterà questa partita vada verso questo tipo di direzione.


REGGINA - CHIEVO VERONA (DOMENICA ORE 15)

La serie B sta entrando ormai nella sua fase cruciale, dopo il turno infrasettimanale dello scorso martedì sono 9 le partite restanti da qui alla fine della regular season. Non ostante il calendario compresso e non ostante le grosse difficoltà economiche che molti club sono costretti ad affrontare in questa situazione, diverse squadre stanno mostrando il desiderio di proporre sistemi di gioco propositivi e con una propensione maggiore al rischio rispetto agli anni precedenti. Reggina e Chievo rientrano in questa categoria con proposte di gioco non sempre efficaci in termini di risultati ma molto riconoscibili dal punto di vista tecnico.

La squadra calabrese è tornata in B dopo diversi anni di assenza e dopo essere stata, nel primo decennio di questo secolo, presenza fissa in serie A: per l'anno del suo ritorno nella cadetteria il club ha deciso di costruire una squadra che unisse giocatori dalla prospettiva interessante e giocatori esperti dal nobile passato. Da una parte troviamo gente come Crisetig e Del Prato, dall'altra gente come German Denis e Jeremy Menez: ad accomunare questi profili c'è, indubbiamente, un'interessante cifra tecnica che, accompagnata dal dinamismo di gente come Folorunsho, Rivas ed anche Nicola Bellomo, ha reso questa squadra molto interessante da seguire.

A far rendere questa squadra al meglio delle proprie possibilità, però, è stato Marco Baroni: il tecnico ex Novara e Benevento ha trasformato la squadra che con il suo predecessore Toscano si schierava con un 3-4-1-2 che era valso la promozione in serie B ma che non sembrava essere altrettanto valido per il campionato di B. Dopo il cambio di allenatore ed il passaggio al 4-2-3-1 la squadra amaranto ha iniziato a girare con una media di 1,56 punti a partita che può essere senza dubbio definibile come una media da play-off.

Fonte Passmap @11tegen11_plots
Come si evince dalla passmap qui di fianco, lo schieramento creato da Baroni segue dettami moderni: sono riconoscibili i 5 uomini in fase di costruzione, composti dai 4 elementi della linea difensiva più uno dei centrocampisti centrali (in genere Crisetig, in questo esempio abbiamo Crimi); il secondo centrocampista centrale, invece, si associa al trequartista centrale in zona di sviluppo e rifinitura dove agiscono anche i trequartisti esterni che forniscono appoggio ai terzini in fase di sviluppo e si accentrano a creare densità in zona rifinitura. Altra particolarità della gestione Baroni è quella di ruotare diversi uomini nell'undici titolare sia a causa dei tanti impegni ravvicinati dovuti al calendario molto stretto della serie B, sia perché il tecnico di origini toscane può attingere da una rosa davvero ben assortita in termini qualitatitvi.


Fonte Passmaps @11tegen11_plots
Il Chievo, preso in consegna da Aglietti poco prima del lockdown nella scorsa stagione, è passato dal 4-3-1-2 con centrocampo a rombo ad un 4-4-2 maggiormente lineare ma con meccanismi molto particolari: i due esterni di centrocampo sono schierati, in gergo tecnico, a piede invertito, con il mancino Ciciretti che parte da destra ed il destrorso Garritano che parte da sinistra. Con uno schieramento di questo tipo ci si aspetterebbe in fase di possesso un 4-2-2-2 con i due esterni offensivi che si accentrano in zona di rifinitura, invece come emerge dalle passmap restano comunque schierati in ampiezza finché non ricevono palla: solo in quel momento conducono il pallone verso le zone centrali dove poi cercano di servire la giocata decisiva.

I fermo immagine qui rappresentano esemplificazioni di come il gioco del Chievo si sviluppi su catene esterne e tramite sovrapposizioni sugli esterni: nel primo caso abbiamo l'esterno che propone la sovrapposizione e l'altro esterno che attacca il secondo palo mentre le due punte tengono impegnati i centrali difensivi; nel secondo caso l'esterno si accentra per favore la sovrapposizione del terzino di parte: la maggior parte delle occasioni del Chievo sono create proprio utilizzando queste situazioni con cross verso l'area di rigore occupata dai due attaccanti ed il terzino opposto, oppure con un cut-back, ossia il passaggio all'indietro per il centrocampista centrale che arriva a rimorchio da dietro prendendo in controtempo le linee difensive avversarie.

Questa situazione e questa strategia aveva portato la formazione clivense ad essere in piena corsa per la promozione diretta fino al mese di gennaio; nel momento in cui, tuttavia, gli avversari hanno iniziato a bloccare queste combinazioni esterne, la squadra di Aglietti non si è mostrata in grado di trovare soluzioni di gioco alternative che l'hanno portata ad una serie negativa con 1 sola vittoria ed 1 pareggio nelle ultime 7 partite.

La classifica vede le due squadre distanti 7 punti: la sconfitta della Reggina a Brescia nel corso del turno infrasettimanale ha tolto agli uomini di Barone parte delle chances di riaccodarsi alla zona play-off che è distante 6 punti, tuttavia l'ottima media punti degli amaranto, unitamente alla serie negativa del Chievo rende questo match un crocevia importante per definire le gerarchie della zona play-off e se possa essere aperta ad un maggior numero di contendenti.

lunedì 15 marzo 2021

Manchester United - West Ham, il disagio del dover attaccare


Il programma della domenica della Premier League prevede un epilogo di grandissimo interesse dato che ad affrontarsi sono il Manchester United ed il West Ham, due squadre di grandissima tradizione nella patria che ha inventato il calcio e che oggi rappresenta un incrocio di storie molto interessante.

La partita di oggi, infatti, come già anticipato nella mia preview pubblicata venerdì, vede il ritorno di Moyes ad Old Trafford: non che sia la prima volta per il primo successore di Sir Alex Ferguson di tornare nel luogo del suo grande fallimento da allenatore, ma oggi rappresenta sicuramente la prima volta da quando la sua carriera è tornata ad essere brillante: il suo West Ham è la grande sorpresa di questo campionato e viene a Manchester a mostrare tutto il proprio valore per capire se può davvero presentare una candidatura per la prossima Champions League.

Come previsto, è stata una partita molto fisica e con pochi spazi per vedere giocate offensive di un certo livello: Moyes ha cercato di impostare una partita difensiva per cercare di scoprirsi alla distanza e sfruttare la stanchezza degli avversari: il piano non ha sortito gli effetti sperati, non ostante la squadra di Solskjaer fosse esausta sul finale di partita, gli Hammers non sono stati in grado di scalfire la tenuta difensiva dello United che ha portato a casa i 3 punti grazie ad un autogoal di Dawson sugli sviluppi di un calcio d'angolo.


LE FORMAZIONI


Molte assenze formate da ambo i lati: Solskjaer deve fare a meno di buona parte del suo attacco con Martial che si aggiunge a Cavani nella lista degli assenti, anche a centrocampo le cose non vanno meglio con Pogba e Van de Beek infortunati; dall'altra parte Moyes deve rinunciare al suo uomo più in forma, ossia Jessie Lingard, inutilizzabile a causa dell'accordo di prestito con il Manchester United.

Il tecnico norvegese sostanzialmente schiera la stessa formazione che giovedì scorso ha pareggiato contro il Milan in Europa League e che, con ogni probabilità, sarà la stessa che si presenterà a San Siro giovedì prossimo. Lo schieramento è un 4-2-3-1 con Fred che riprende il posto in mediana accanto a McTominay, davanti ritorna anche Rashford rinviando dunque l'esordio da titolare di Amad Diallo.




Dall'altra parte Moyes ritorna alla difesa a 3 con il classe 2000 Ben Johnson riproposto esterno a sinistra coperto da Cresswell, a centrocampo il tecnico scozzese inserisce un centrocampista in più, ossia il capitano Mark Noble, in attacco Michail Antonio viene affiancato da Jarrod Bowen. 


CHI HA FATTO LA PARTITA

Manchester United e West Ham sono due squadre che sono a loro maggiore agio quando è l'avversario ad avere la palla: non è un segreto che la maggior parte delle vittorie del Manchester United quest'anno siano arrivate quando hanno avuto meno del 50% del possesso, così come si sa bene quanto Moyes abbia lavorato principalmente nel tenere una squadra dal baricentro basso e che copra al meglio la propria area di rigore, un grosso punto debole della squadra sotto la gestione Pellegrini.

Fonte heatmap WhoScored
Uno dei temi più attesi della vigilia era capire chi si sarebbe trovato costretto a dover avere il controllo del possesso ed anche la supremazia territoriale, sono bastati pochi minuti per capirlo: il 5-3-2 del West Ham non lasciava adito ad equivoci, sono i Red Devils a dover fare la partita e questo è stato il leit motif di tutto il primo tempo, terminato con un possesso palla del 65% a favore della squadra di Solskjaer ed una supremazia territoriale ben visibile dalle heatmap qui a fianco.

Tuttavia questa è la tipica situazione in cui lo United fatica a fare gioco e, soprattutto, ad attivare le frecce nel proprio arco: Rashford, James e Greenwood danno il proprio meglio se lanciati in velocità, giocando da fermo perdono molto del loro potenziale.

Per cercare di ovviare a questa situazione Soskjaer ha cercato delle modifiche nell'assetto della squadra in fase di possesso, proprio in modo tale da trovare il modo per stanare il West Ham: questo avveniva mediante uno schieramento definibile come un 3-1-6 con Wan Bissaka affiancato ai due centrali difensivi, Fred che fa da vertice di questo rombo di costruzione, mentre McTominay si alza assieme agli attaccanti e Bruno Fernandes cercando di occupare gli spazi centrali mentre l'ampiezza veniva data da James a destra e Shaw a sinistra.

Il West Ham da canto suo rispondeva con uno schieramento decisamente molto guardingo, come si intuiva dallo schieramento iniziale: in fase di non possesso la squadra di Moyes si abbassava fino al limite della propria area di rigore con due linee rispettivamente da 5 e da 3 chiudendo ogni linea di passaggio e chiudendo ogni opzione in profondità ed in ampiezza.




L'UTILIZZO DELLA FASCIA SINISTRA DEL MANCHESTER UNITED


E' proprio il lato sinistro quello maggiormente utilizzato dallo United per cercare di creare pericoli: la motivazione stava nel fatto che l'esterno inglese faceva molto più movimento senza palla e, per questo, riusciva sempre a trovare lo spazio dove ricevere il pallone sfruttando i cambi di gioco di Fred aiutandosi anche dell'approccio timido di Coufal non appena riceveva palla, con il terzino ceco che restava in copertura permettendogli di avanzare più volte palla al piede. Nel fermo immagine di fianco si nota lo spazio che ha Shaw per affrontare in 1 contro 1 il terzino ceco, ovviamente questa situazione è stata attivata da un cambio di gioco da parte di Bruno Fernandes.

L'altro motivo di questa scelta è dato dal solito atteggiamento degli elementi offensivi dello United, ossia quello di aspettare il pallone tra i piedi ed iniziare a muovere le gambe solo dopo la ricezione del pallone: questo atteggiamento fa perdere diversi tempi di gioco alla squadra che si trovava, come diverse volte accade in questi ultimi anni, a circondare l'area avversaria ma senza mai trovare la giocata migliore. Per ovviare a questa situazione l'unico giocatore in grado di creare qualcosa è ovviamente Bruno Fernandes che, venendo incontro in zona di sviluppo dell'azione cerca di dare maggiore qualità alla circolazione del pallone. In questo fermo immagine si nota come il portoghese si abbassi fino a diventare il vertice del rombo di costruzione dello United nel 3-1-6 con cui i Red Devils si schieravano in fase di possesso, tuttavia anche in questa situazione si può notare come ci sia occupazione della zona di rifinitura ma senza movimenti da parte di chi occupa gli spazi: i giocatori sono fermi spalle alla porta senza cambiare la postura affinché la ricezione del pallone possa portare a qualcosa di buono.

IL RECUPERO ALTO DEL PALLONE


Il vantaggio del 3-1-6 (o 2-2-6 in base all'altezza di Wan Bissaka) era quello di avere molti giocatori sulla trequarti del West Ham, questo ha reso possibile una strategia di recupero alto del pallone favorito, appunto dalla grande presenza di giocatori dei Red Devils in quella zona di campo: per il West Ham l'unico modo di uscire era spazzare via il pallone oppure cercare Michail Antonio che, pur dandosi un gran da fare, ha avuto una serata complicatissima contro Lindelof e Maguire che lo hanno sovrastato nei duelli fisici. Nel fermo immagine si può notare come lo United andava a cercare di bloccare sul nascere ogni transizione del West Ham sfruttando la densità creata dal posizionamento dei giocatori in fase di possesso, in particolare la quantità di giocatori presenti nella trequarti avversaria.

Fonte dati SofaScore
In questo modo gli Hammers non sono mai riusciti a risalire il campo, inoltre i loro punti di forza, ossia le qualità fisiche di Soucek e della stesso Antonio non potevano essere facilmente attivati visto che il Manchester United non ha nulla da invidiare a nessuno dal punto di vista fisico dalla metà campo in giù. Anche le statistiche confermano come il West Ham non sia stato in grado di rigiocare il pallone su Antonio: i dati relativi ai duelli del centravanti sono stati poco positivi, a dimostrazione che impostare una partita di duelli fisici contro Lindelof o Maguire non sia un piano foriero di successi.










IL PASSAGGIO DEL WEST HAM ALLA DIFESA A 4


Durante l'intervallo Moyes ha inteso la necessità di dover fare qualcosa in più che una gara di mero contenimento: l'impossibilità a risalire il campo con la palla nel corso della partita avrebbe portato la squadra a spendere eccessive energie nel rincorrere l'avversario, in quel caso il timore era quello che la stanchezza avrebbe presentato il conto ad un certo punto. 

Per ovviare a questa situazione ha deciso di modificare lo schieramento schierandosi con un 4-2-3-1 dove Ben Johnson viene spostato da esterno di sinistra a centrocampista destro: lo scopo era sostanzialmente quello di costringere Shaw ad arretrare di qualche metro il proprio raggio di azione, inoltre lo stesso Johnson seguiva costantemente il terzino ex Southampton in modo da non costringere Coufal a fare lunghe rincorse per coprire le sue folate come abbiamo visto nel primo tempo. 

La mossa, però, ha rivelato dopo pochi minuti, il lato negativo della medaglia: la linea difensiva a 4 si era esposta sul lato debole, ma i centrali non erano ben settati su questa modifica, così su un cross innocuo di Greenwood Dawson è convinto ci sia la copertura sul secondo palo convinto di avere due compagni alle spalle, lascia scorrere il pallone costringendo Coufal a fare un miracolo per togliere la battuta a rete a botta sicura di Rashford. Dall'angolo successivo arriva il goal del Manchester United che decide la partita: è lo stesso Dawson a sbagliare il disimpegno e depositare la palla nella propria porta.

LE SCELTE SUI CAMBI


La Premier League è l'unico campionato a non ammettere i cinque cambi in tutta Europa, una scelta francamente poco comprensibile in questo momento storico, così per gli allenatori le possibilità di ridare tono fisico alla squadra sono ridotte nel corso del match, da qui anche il motivo per il quale le partite di Premier sono decisamente meno intense e giocate ad un ritmo più basso rispetto a come era prima del lockdown.

Gli unici cambi della partita sono 2 e li effettua entrambi Moyes al 62': fuori Johnson e Noble, dentro Lanzini e Benrahma, cambi con un chiaro messaggio offensivo del tecnico scozzese che aggiunge qualità a centrocampo con l'argentino e cerca imprevedibilità con i tagli da sinistra dell'ex giocatore del Brentford. I cambi sono stati il segnale che Moyes voleva dare alla squadra di cambiare strategia e cominciare a prendere campo: ovviamente questo ha comportato l'esporsi ai contropiede del Manchester United, come nell'esempio qui a fianco, dove Coufal alzandosi a sostegno della manovra del West Ham abbia lasciato ovviamente spazi per gli smarcamenti di Rashford.

Dall'altra parte Solskjaer decide di non effettuare nessun cambio, le spiegazioni possono essere solo due: l'undici come schierato in campo lo soddisfaceva al punto dal non rendere necessaria alcuna modifica oppure le scelte a disposizione in panchina erano così poche dal convincerlo che non era il caso di utilizzarle.

Alla fine i cambi del West Ham non cambiano il corso della partita al punto da modificarne il risultato finale: lo United non potendo portare tanti giocatori nella metà campo avversaria non andava più a pressare il West Ham e andava progressivamente ad abbassare il baricentro. Alla fine gli Hammers non sono riusciti ad arrivare al tiro ad eccezione di un'occasione giunta sul piede di Soucek proprio su un'azione costruita da una giocata individuale di Benrahma rifinita da Lanzini, ma il muro messo davanti ad Henderson ha funzionato; anche Bowen su un cross dalla sinistra ha avuto una buona chance ma ha mancato la porta, occasioni importanti ma troppo poco per meritare il goal del pareggio. 


CONCLUSIONI


La vittoria finale del Manchester United si può ritenere senz'altro giusta: la squadra di Solskjaer non ama fare la partita e non ama fare possesso, tuttavia il West Ham non ha dato alternative sul piano partita da adottare dai Red Devils. I limiti della squadra e soprattutto di alcuni elementi a livello individuale sono ancora presenti, tuttavia il tecnico norvegese sta mettendo in piedi alcuni meccanismi che permettono alla squadra, a sua volta, di far giocare male l'avversario di turno costringendolo all'errore che poi si rivela decisivo per le sorti del match: è successo domenica scorsa contro il City ed è successo anche ieri sera contro il West Ham.

Nel vedere la solidità che ha mostrato lo United nelle ultime settimane aumenta di valore la prestazione del Milan giovedì scorso ad Old Trafford: la partita che vedremo a San Siro giovedì prossimo si presenta come una magnifica battaglia che avrebbe meritato un'importante cornice di pubblico. Sia Milan che Manchester United ieri sera hanno mostrato, con problematiche diverse, di aver sofferto lo sforzo della gara d'andata, per questo sono convinto che vedremo due squadre giocarsi tutto.

Riguardo il West Ham, il piano partita di Moyes non ha dato gli effetti sperati, la squadra è mancata nelle ripartenze nel primo tempo ed ha finito per schiacciarsi e per perdere a causa di un errore individuale dettato da una condizione di grande pressione per il reparto difensivo. Gli Hammers hanno mostrato anche stasera una buona dose di forza mentale per cercare di restare in partita e, soprattutto grande presenza ed applicazione, ma quando l'avversario riesce a disinnescare a livello fisico elementi centrali come Soucek ed Antonio, la squadra perde buona parte della propria forza.

venerdì 12 marzo 2021

Consigli per il weekend calcistico, stagione 20/21, ep. 21



Superata un'altra settimana in cui sono state protagoniste le coppe europee si ritorna immediatamente nell'atmosfera dei campionati che, a questo punto, iniziano ad entrare nella fase finale: dopo aver lavorato negli ultimi mesi alla ricerca di un'identità di gioco, questo è il periodo dove si capisce quali strategie si sono rivelati vincenti e quali no. E' il momento di focalizzarsi sugli obiettivi ed ogni partita comincia ad assumere un ruolo decisivo per la classifica.

Per questo weekend ho scelto tre partite ognuna avente un significato diverso: abbiamo due squadre che hanno deciso di cambiare volto nel corso della stagione in attesa di capire cosa fare nella prossima stagione ma che non possono abbassare la guardia nella stagione attuale; abbiamo due squadre che, invece, hanno costruito una stagione in cui hanno consolidato le proprie idee di gioco e che si affrontano per capire se nel breve o nel lungo periodo possono pensare di diventare grandi; infine abbiamo due squadre che rappresentano una delle più grandi rivalità stracittadine d'Europa le cui tracce in questa stagione sono sempre andate in direzioni opposte.


BORUSSIA DORTMUND - HERTHA BERLINO (SABATO ORE 18,30)

Con il passaggio del turno in Champions League il Borussia Dortmund ha trovato un senso ad una stagione che, dopo l'esonero di Favre, è sembrata scappare di mano: ad Edin Terzic, traghettatore in attesa di affidare la panchina a Marco Rose nella prossima stagione, sta riuscendo il compito di trovare in questa situazione un minimo di quadratura del cerchio all'interno di un contesto molto confuso, soprattutto a causa degli infortuni che stanno falcidiando la squadra in questo periodo della sua gestione.

Il tecnico del Dortmund ha dovuto lottare con una serie di infortuni in questi mesi che lo hanno costretto a rivedere più volte i suoi piani fino ad arrivare al punto di mettere da parte ogni tipo di proposta di gioco specifica ma di adattarla in base agli uomini a disposizione: e così dopo l'infortunio di Witsel ha dovuto trasformare il 4-2-3-1 in un 3-4-3 per mantenere un certo equilibrio difensivo, poi con l'infortunio di Sancho e Guerreiro ha dovuto virare sul 4-3-3 come nella sfida infrasettimanale di Champions contro il Siviglia.

Fonte dati FbRef / StatsBomb
Lavorando più sugli uomini che su uno specifico sistema di gioco Terzic sta riuscendo quanto meno ad esaltare le caratteristiche di diversi elementi che sembravano finiti in ombra: uno di questi è senza dubbio Mahmoud Dahoud autore di prestazioni eccezionali sia nel doppio confronto contro il Siviglia in Champions che nel Klassiker perso nei minuti finali contro il Bayern lo scorso weeekend, partite in cui ha mostrato le sue qualità tecniche nel far avanzare il gioco anche sotto pressione avversaria, ed anche insospettabili capacità nell'andare ad aggredire palloni vacanti o seconde palle; l'altro è Marco Reus che sta trovando una importante continuità di rendimento e di minutaggio sperando che gli infortuni non tornino a tormentarlo. Ma ovviamente non è possibile parlare di Borussia Dortmund senza parlare della centralità di Haaland: il suo coinvolgimento o meno nel gioco, la sua presenza o assenza in campo hanno un impatto pari a quello dell'inclinazione di un tavolo per una biglia, ed il suo rendimento è perfettamente sintetizzato dai numeri, per cui alla fine il discorso tecnico per Terzic si riduce a far toccare quanti più palloni possibili al norvegese consapevole che più e coinvolto più alte sono le possibilità di trovare la via della rete.

L'avversario di turno per il Dortmund è l'Hertha Berlino, una delle grandi delusioni di questa Bundesliga: il club della capitale ha fatto grossi investimenti quest'anno che sembravano potessero portare la squadra ad avere un ruolo di rilievo nel corso del campionato, ed invece si trovano a dover lottare per la salvezza.

L'escalation negativa della situazione ha portato a fine gennaio all'esonero di Labbadia, allenatore che aveva preso in consegna la squadra durante il lockdown nella scorsa stagione, anch'essa ricca di delusioni e difficoltà nei rapporti tra campo e club. La sua versione dell'Hertha Berlino era tatticamente ambiziosa, con una squadra che cercava di fare possesso e di aggredire maggiormente l'avversario: un'idea di calcio che sembrava calzante per la rosa a disposizione di Labbadia, ma invece le cose non sono andate come sperato, con una squadra che raramente ha mostrato di tenere un certo equilibrio che, difatti, si è riverberato sulle prestazioni difensive della squadra.

Fonte dati FbRef StatsBomb
Al suo posto il club ha assegnato il posto a Paul Dardai, cavallo di ritorno sulla panchina dell'Hertha, nonché bandiera da calciatore. L'ungherese sta cercando di cambiare il corso degli eventi della squadra modificandone l'approccio: la fase di non possesso è meno aggressiva (il PPDA è aumentato sotto la sua gestione comparato alla gestione Labbadia), mentre la fase di possesso è più diretta (il numero di passaggi a partita è abbondantemente diminuito, come si evince dal grafico, suddiviso tra gestione Labbadia, in verde, e gestione Dardai, in rosso). Al momento il cambio di approccio ha portato appena 4 punti in 6 partite (che includono, però, le sfide contro le attuali prime 4 in classifica) e che ha portato la prima vittoria nell'ultimo weekend contro l'Augsburg.

La sfida dell'andata terminò con un pirotecnico 5-2 a favore del Dortmund in cui i pregi ed i difetti delle due squadre erano stati alquanto visibili, nel corso della stagione i difetti hanno portato all'esonero di entrambi gli allenatori, per cui sarà una sfida interessante quella tra Terzic e Dardai, due traghettatori ma con la responsabilità di restituire un senso al materiale importante che hanno a disposizione.


MANCHESTER UNITED - WEST HAM (DOMENICA, ORE 20,15)

Sfida di grande fascino quella dell'Old Trafford ed i motivi non sono pochi: si tratta di due squadre dalla grande tradizione e che hanno fatto la storia del calcio inglese, tornando ai giorni nostri è la partita che vede il ritorno di Moyes nello stadio dove sembrava essere iniziato il declino della sua carriera, ma soprattutto è una sfida che dopo tanti anni torna a profumare di alta classifica, con gli Hammers che sembrano aver trovato, dopo anni di sofferenze, una competitività ad alti livelli.

Lo United si presenta a questa sfida reduce dalla vittoria del derby contro il City, dove ancora una volta abbiamo avuto la dimostrazione di quale direzione Solskjaer ha voluto dare alla propria guida tecnica con questo gruppo di giocatori. L'allenatore norvegese ha sostanzialmente creato una squadra prevalentemente reattiva, con una preparazione alla partita basata sull'avversario e sul come limitarne i punti di forza: questo approccio presenta, come altro lato della medaglia, una sensazione di squadra che, invece, in possesso si affidi prevalentemente alle giocate individuali dei suoi elementi offensivi o alla velocità degli stessi in situazioni di transizione.

Queste sensazioni sono maggiormente visibili nelle gare disputate negli scontri diretti in campionato, dove lo United stava iniziando a raccogliere una serie di 0-0 che ben rappresentavano il tipo di partita messo in piedi dalla squadra di Solskjaer. Questo atteggiamento è stato più volte contestato da buona parte della critica vicina al mondo dei Red Devils, critiche che al momento sono state smorzate dalla vittoria ottenuta in casa del City.

Questo è un esempio di come Solskjaer adatti il proprio schieramento a quello dell'avversario in fase di non possesso: contro il City nello scorso weekend lo United è stato molto bravo nel limitare l'impostazione della squadra di Guardiola creando una gabbia per le ricezioni di De Bruyne e Gundogan. I due mediano Fred e McTominay li seguivano a uomo mentre la prima linea di pressione si occupava di chiudere le linee di passaggio verso di loro. Questa strategia mista tra copertura della prima linea e marcatura dei due mediani ha tolto ossigeno alla manovra del City che ha fatto una gran fatica a raggiungere l'area di rigore avversaria. Da una situazione di questo genere è nata la palla rubata da cui è scaturita l'azione del rigore che ha sbloccato il derby dello scorso weekend.

Il campionato del West Ham, come indicato in premessa, ha superato di gran lunga le aspettative, sia per quel che si è visto dalle parti del London Stadium nelle ultime stagioni, sia per la fiducia nella capacità di David Moyes di far risalire le quotazioni proprie e della squadra. Ed invece ecco che il manager scozzese, che dopo l'avventura nel 2013 ad Old Trafford sembrava essere caduto in un buco nero, è riuscito a ricostruire un'identità a questa squadra rendendola molto solida e, allo stesso tempo, molto piacevole da vedere.

A differenza delle scorse stagioni, sotto la guida di Moyes il primo passo in avanti è stato fatto sulle scelte operate in sede di mercato a partire dalla sessione invernale dello scorso anno: anziché andare ad investire somme su giocatori di grido ma poco funzionali, il club ha iniziato a scandagliare mercati meno affascinanti sulla carta ma decisamente più funzionali: così dallo Slavia Praga sono arrivati Coufal e Soucek, mentre dalla Championship sono arrivati Bowen, Dawson e Benrahma, giocatori che si sono rivelati subito utili alla causa.

Moyes schiera la squadra sostanzialmente con due moduli: il 4-2-3-1 oppure un 3-4-2-1 in cui però la strategia di gara non cambia: accettazione del possesso avversario e ricerca delle transizioni dove poter utilizzare la rapidità di Lingard, Bowen o Pablo Fornals. Tuttavia il vero punto di forza del lavoro di Moyes sta nell'esaltare le qualità dei propri uomini in termini di compiti e funzioni ancor prima del loro posizionamento in campo: infatti guardando le statistiche individuali dei giocatori del West Ham, molti di essi risultano eccellenti in uno specifico fondamentale, ed è su questo che Moyes costruisce la forza della sua squadra. Guardando agli esempi a fianco si evince chiaramente che il principale punto di forza della squadra sta nelle capacità dei due centrali di centrocampo Rice e Soucek che hanno formato un'accoppiata che perfettamente si integra: il talento della sempre florida Academy degli Hammers ha una grande capacità di raccattare palloni davanti alla difesa mediante intercetto, il ceco, invece, sfrutta la sua prepotenza fisica per dominare nel gioco aereo, le 8 reti realizzate in campionato sono il biglietto da visita di questa stagione del West Ham. 

SIVIGLIA - BETIS (DOMENICA ORE 21)

Ad una settimana di distanza dal derby di Madrid, un altro sentitissimo derby impreziosisce il calendario della Liga spagnola: il derby di Siviglia mette contro le due identità della città andalusa in uno degli scontro di maggior fascino e vissuti con maggior calore in tutta la Spagna.

Questa partita arriva, inoltre, in un periodo particolare per le due squadre, e per opposte ragioni: nel giro di poche settimane la squadra di Lopetegui ha visto sciogliersi in mano buona parte degli obiettivi di questa stagione, con la pesante uscita di scena dalla Copa del Rey, vittima di una grande prestazione del Barça, ed anche quella dalla Champions League, con il Dortmund che è stato in grado di cambiare di invertire la rotta proprio in coincidenza con la doppia sfida contro gli uomini di Lopetegui; dall'altra parte, invece, il Betis di Pellegrini ha iniziato a trovare un'interessante continuità di risultati, oltre che un miglioramento delle prestazioni, che l'ha portata ad entrare in pianta stabile in lotta per un posto in Europa.

Analizzando le ultime prestazioni del Siviglia è abbastanza percettibile il calo di rendimento della squadra che fatica a muovere il pallone in fase di possesso così come fatica a mantenere il giusto posizionamento in campo in fase di riconquista della palla, ossia l'elemento che sembrava quasi un marchio di fabbrica per la squadra allenata da Lopetegui.

Come si evince dai fermo immagine relativi alle reti subite nelle sfide contro Dortmund e Barcellona, entrambe le situazioni nascono in fase di transizione: Messi nel primo caso, Haaland nel secondo riescono a ricevere il pallone ed eseguire la giocata successiva in piena libertà a causa di una mancanza di attenzione nelle marcature preventive. Questo aspetto è stato a lunghi tratti il punto di forza della squadra di Lopetegui nel corso della stagione permettendole di giocarsi le partite con un baricentro alto ed una forte supremazia territoriale, errori come quelli evidenziati qui di fianco rischiano di far cadere tutto come un castello di carte. Per questo motivo al Siviglia è necessario risintonizzarsi al meglio dal punto di vista della tenuta mentale ancora prima che fisica prima che la Real Sociedad non riesca a colmare tutto il vantaggio che la squadra di Lopetegui si era costruita nel corso della stagione.


Dall'altra parte il Betis di Pellegrini è in un ottimo stato di forma, soprattutto a livello mentale: la squadra betica si presenta a questo derby con una striscia di 10 partite in cui ha raccolto 7 vittorie, 2 pareggi ed 1 sconfitta nella sfida contro il Barcellona che vi avevo presentato qualche settimana fa. Grazie a questa seria positiva i biancoverdi sono riusciti a sfruttare anche il crollo del Villarreal per issarsi al sesto posto in classifica che, ad oggi, sarebbe valido per l'accesso alla Conference League del prossimo anno. La crescita della squadra di Pellegrini nasce grazie al miglioramento di alcuni meccanismi che hanno permesso alla squadra di avere una maggiore supremazia territoriale e, soprattutto, la gestione degli uomini da parte del tecnico cileno gli ha permesso di trovare sempre soluzioni in corso d'opera anche in situazioni molto difficili come l'ultima partita di campionato vinta di rimonta contro l'Alaves. 

Fonte, canale Telegram PlayerankBot
Come è possibile notare dai grafici qui a fianco, il Betis ha uno stile di gioco in fase di non possesso che è abbastanza codificato: il recupero palla avviene cercando di portare l'avversario sull'esterno per poi aggredirlo. Sotto questo aspetto il 4-2-3-1 creato da Pellegrini nasce proprio con questa strategia: se l'avversario non concede il centro del campo si cerca di portare il gioco nella trequarti avversaria mediante catene esterne; se l'avversario, a sua volta, è molto aggressivo, come nel caso del Barcellona, si cerca anche la palla lunga verso la punta centrale (e sotto questo aspetto sia Borja Iglesias che Loren Moron sono dei discreti target man) per poi cercare di andare sulla seconda palla portando diversi uomini a contrastare la risalita dell'avversario. A livello numerico, anche l'indice PPDA del Betis conferma questo approccio, visto che, stando ai dati Understat, la squadra betica si trova al quinto posto con un indice pari a 8,52.


martedì 9 marzo 2021

L' Inter di Conte fa di necessità virtù


La sfida tutta nerazzurra che chiude la 26° giornata della serie A è un crocevia quasi decisivo per quel che riguarda la lotta scudetto e la lotta per la Champions League: le vittorie di Juventus e Milan non permettono alla squadra di Conte di poter lasciare punti in giro, per la squadra di Gasperini c'è da consolidare il quarto posto dagli attacchi di Roma e Napoli.

In una partita molto intensa, ricca di duelli e dal tono agonistico molto elevato c'è stato poco spazio per la tecnica, un contesto che alla fine ha favorito la squadra di Conte che, riuscendo a sfruttare un'occasione generata sugli sviluppi di un calcio d'angolo, è riuscita a trovare il goal che è valso 3 punti pesantissima ai fini della classifica e che mette l'Inter nelle reali condizioni per essere considerata la squadra favorita per vincere il campionato.


LE FORMAZIONI

Rispetto alle ultime uscite Antonio Conte decide di rinunciare ad Eriksen dal primo minuto inserendo nell'undici iniziale Arturo Vidal che non partiva titolare dalla trasferta vittoriosa di Firenze un mese fa; per il resto nessuna novità nelle scelte dell'allenatore salentino che conferma Hakimi e Perisic sugli esterni e la coppia Lautaro-Lukaku in attacco.

Dall'altra parte Gasperini sceglie Sportiello in porta, il trio difensivo è quello migliore a disposizione in rosa con Toloi, Romero e Djimsiti; scelte conservative anche per l'Atalanta da centrocampo in su, con la rinuncia al doppio attaccante inserendo Malinovskiy e Pessina alle spalle di Zapata, con Ilicic e Muriel in panchina.



LA COSTRUZIONE DELL'INTER CONTRO LA PRIMA PRESSIONE DELL'ATALANTA

Uno dei temi di maggior interesse della partita era chiaramente dato dalla contrapposizione tra la costruzione bassa dell'Inter che tanti dividendi ha raccolto nelle ultime settimane e la pressione a uomo a tutto a campo dell'Atalanta che, invece, i dividendi li raccoglie da cinque stagioni.


Come previsto l'Inter cerca di uscire dal suo lato destro dove operano Skriniar, Barella, Hakimi e Lukaku. Come nelle ultime uscite la costruzione della squadra di Conte vede i due "braccetti" allargarsi in posizione da terzini con Brozovic che, invece, si abbassa accanto a De Vrij al centro.

Le marcature scelte da Gasperini prevedevano, invece, l'uscita di Gosens su Hakimi, De Roon su Barella, Pessina su Brozovic e Freuler su Vidal; a Malinovskiy e Zapata resta da scalare sui tre difensori dell'Inter in base al lato palla: essendo il lato preferito dall'Inter per uscire quello di destra, il colombiano si occupava di Skriniar mentre l'ucraino di De Vrij, inoltre se l'Inter andava sul lato sinistro era Maehle ad alzarsi su Bastoni con Toloi che scalava su Perisic.


In questo modo l'Inter non è mai stata in grado di risalire il campo se non cercando di servire direttamente Lukaku che, però, oggi, a duello aveva un osso duro come Djimisiti a tenerlo a bada, inoltre era molto importante il lavoro di Zapata nel togliere a Skriniar l'angolo di passaggio verso Lautaro, soluzione a cui Conte aveva pensato alla vigilia della partita prevedendo che la catena di destra non poteva essere utilizzata con la stessa facilità delle partite precedenti: difatti, come si evince dalla statistica relativa ai palloni toccati, l'argentino è stato di gran lunga il giocatore con meno tocchi della partita.


LA FASE DI POSSESSO DELL'ATALANTA E QUELLA DI NON POSSESSO DELL'INTER

Diversa, invece, è stata la zona di gioco in cui si è giocato nel momento in cui era la squadra orobica ad avere il possesso del pallone: l'Inter in non possesso ha aspettato l'Atalanta quasi invitandola a portare più giocatori nella propria metà campo.

Come da meccanismo ormai consolidato dalla squadra di Gasperini, i due braccetti della linea difensiva a 3 si portavano in avanti mentre spettava ai due centrocampisti centrali posizionarsi in modo da controllare le marcature preventive ed evitare, dunque, problemi in caso di perdita della palla e di transizione offensiva dell'Inter.



L'Inter si opponeva a questo schieramento dell'Atalanta sostanzialmente abbassandosi nella propria metà campo e togliendo le vie d'accesso centrali alla squadra di Gasperini, in particolare togliendo i rifornimenti tra le linee a Pessina e Malinovskiy; non è un caso che gli unici pericoli l'Atalanta sia riusciti a crearli grazie al lavoro di Zapata che si allargava a sinistra cercando di dialogare con Gosens, tuttavia nel momento che il tedesco arrivava al cross, l'uscita di Zapata dall'area di rigore tendeva a svuotarla facendo andare a vuoto i palloni messi in area. 


LA DIFFERENZA LA FANNO I CORNER

La partita ha vissuto sulla superiorità delle difese rispetto agli attacchi: le strategie dei due allenatori in fase di non possesso, seppure antitetiche, si sono rivelate entrambe vincenti: alla fine del primo tempo le uniche conclusioni pericolose sono state dell'Atalanta e sono arrivate su due calci d'angolo in cui Handanovic prima e Brozovic dopo (con un intervento sulla linea) hanno negato la rete dell'Atalanta.

La situazione favorevole da corner, invece, ha favorito l'Inter: sugli sviluppi di un tiro dalla bandierina, Skriniar è riuscito a trovare la zampata vincente al termine di una situazione molto confusa, a dimostrazione di come in alcune situazioni di gioco i centrali nerazzurri abbiano mostrato sempre la massima attenzione e concentrazione che si è rivelata decisiva per portare a casa la vittoria.

Fonte Understat
Come si evince dalla progressione degli xG nella partita, i picchi sono stati raggiunti nel primo tempo dai due calci d'angolo dell'Atalanta, così come il goal di Skriniar sia stata la miglior occasione con tiro creata dall'Inter, in quanto l'azione del primo tempo con mancato passaggio di Lukaku ad Hakimi a porta vuota avrebbe cambiato e non di poco il conto degli expected goals.

Sempre la progressione degli xG ci mostra come dopo il goal di Skriniar l'Inter abbia oggettivamente scelto di chiudersi a riccio a difesa del risultato e come lo ha fatto lo vediamo immediatamente.


IL BLOCCO DIFENSIVO DELL'INTER A DIFESA DEL GOAL


Trovato il goal del vantaggio la scelta di Conte è stata quella di chiudersi e cercare di sfruttare le transizioni: la strategia ha pagato in parte, nel senso che il blocco difensivo ha reso prevedibile e sterile il possesso dell'Atalanta ma in transizione le cose non hanno funzionato visto che Lukaku a differenza di quanto fatto nei precedenti incontri non è riuscito, al cospetto di Djimsiti e Romero, di sfondare con le sue progressioni palle al piede, tuttavia tanto è bastato all'Inter per portare a casa la vittoria.

La fase difensiva dell'Inter dopo il goal segnato è passata dal 5-3-2 del primo tempo ad un 5-4-1 con Lautaro e Barella ai fianchi di Brozovic ed Eriksen (subentrato a Vidal) a centrocampo a chiudere gli spazi tra le linee e aggredire i portatori di palla dell'Atalanta. In questo modo i vari Ilicic, Miranchuk e lo stesso Muriel, tutti subentrati nella ripresa, non sono riusciti ad avere la possibilità di giocare la palla se non spalle alla porta e, quindi, inoffensivi.


CONCLUSIONI


Di certo l'Inter ha portato a casa la vittoria e di certo ha messo da parte 3 punti che hanno un peso specifico di non poco conto per la vittoria finale del campionato, ma non di certo ha vinto il confronto tattico e tecnico con la squadra di Gasperini.

L'Atalanta anche in questa occasione ha mostrato tutta la sua forza e la capacità di saper mettere a disagio squadre che hanno mostrato di essere evolute tatticamente come la squadra di Antonio Conte, tuttavia il merito dell'Inter è stato quello di aver colto che, con ogni probabilità, non l'avrebbe spuntata insistendo sui propri punti di forza per cui ha puntato sul togliere agli avversari i propri punti di forza, specie dopo aver trovato modo di aver sbloccato la partita.

Un altro merito che va dato al lavoro di Antonio Conte è quello di aver migliorato tanto diversi giocatori ed onestamente vedere l'attitudine di gente come Perisic, Eriksen, oltre alla perfezione già menzionata degli interventi difensivi di Skriniar, De Vrij e Bastoni, è dimostrazione che ogni strategia tattica rappresenta sempre un percorso a valle rispetto all'empatia che deve intercorrere tra allenatore ed il gruppo di giocatori.

venerdì 5 marzo 2021

Consigli per il weekend calcistico, stagione 20/21, ep. 20


Quello in partenza stasera è un altro weekend ricco di sfide importanti, si parte dai derby di Manchester e di Madrid al Der Klassiken di Germania, così come al crocevia dei destini di Inter e Juventus in serie A nelle sfide contro Atalanta e Lazio. Tutto questo arricchisce un palinsesto ricco di spunti in giro per l'Europa: le mie scelte sono ricadute su tre match che si disputeranno rispettivamente nelle giornate di sabato, domenica e lunedì giusto per evitare sovrapposizioni e per poterne prendere nota e seguirle nel corso del weekend.


FRIBURGO - LIPSIA (SABATO ORE 15,30)

Questo weekend la Bundesliga merita di avere tutti gli occhi su di se per la grande quantità di scontri interessanti creati dal calendario: infatti questo è il fine settimana del Der Klassiker tra Bayern e Borussia Dortmund, così come quello della sfida pirotecnica tra Borussia Moenchengladbach e Bayer Leverkusen, protagoniste all'andata di un 4-3 quasi epico; pur in presenza di questi big-match, il campionato ha altre due protagoniste che per motivi diversi si stanno ritagliando un ruolo importante in questo campionato e che sabato pomeriggio si sfideranno una contro l'altra, mi riferisco a Friburgo e Lipsia.

La squadra della città della Foresta Nera resta una delle più interessanti della Bundesliga per proposta di gioco e per individualità mostrate in campo: per chi segue il campionato tedesco la cosa non è una sorpresa considerando chi detiene la cabina di comando, ossia Christian Streich, allenatore dalle importanti conoscenze calcistiche unite ad una capacità importante (stando agli addetti ai lavori) nel saper empatizzare con i propri calciatori, facilitando dunque la possibilità di trasmettere il proprio pensiero sul campo.

Una delle costanti del tipo di gioco di Streich sta nella ricerca degli spazi in zona centrale tramite uno stile di gioco che sia quanto più possibile verticale. Nell'esempio che vedete a fianco si può notare l'esecuzione di questo piano: il 4-4-2 di base si trasforma in un 4-2-2-2 con i due esterni offensivi che entrano nel centro del campo mentre le due punte raccolgono i palloni che arrivano direttamente dalla difesa; come si nota, anche i due centrocampisti centrali giocano molto vicini rendendo possibile la conquista della seconda palla. In fase di non possesso, lo schieramento torna ad essere un 4-4-2 ma con un baricentro che cerca di non essere molto basso per evitare di farsi chiudere in area di rigore: questo approccio si è rivelato molto utile e funzionale soprattutto contro le grandi della Bundesliga, tanto che nell'ultimo mese sia Borussia Dortmund che Bayer Leverkusen hanno dovuto lasciare l'intera posta in palio alla formazione di Streich.

Sul Lipsia di Nagelsmann ormai sappiamo tutto: siamo di fronte ad una delle squadre più importanti d'Europa allenata da uno degli allenatori più brillanti ed influenti del continente: il lavoro fin qui svolto dalla squadra di proprietà della Red Bull in questa stagione li ha portati a tenere il passo del Bayern Monaco superando alcuni momenti di appannamento. La partita di Friburgo è un crocevia importante per la formazione di Nagelsmann per restare attaccata ai bavaresi e, chissà, sperarne in un nuovo passo falso per poter addirittura prendere la vetta della classifica.

Nelle ultime settimane, specie in concomitanza con un periodo poco brillante della squadra culminato in un'inopinata sconfitta a Mainz, si è cominciato a parlare di quello che sembra essere il punto debole della squadra che Nagelsmann ha cercato in tutti i modi di mascherare ma spesso senza successo: la fase di finalizzazione. La partenza di Werner ha senza dubbio tolto al Lipsia quello che era l'uomo che dava la profondità alla squadra e finalizzava il lavoro svolto dai compagni: quest'anno, invece, gli attaccanti a disposizione di Nagelsmann faticano ad essere particolarmente incisivi in fase conclusiva, probabilmente anche a causa di una scarsa attitudine a cercare la profondità.

Come si evince dal fermo immagine, per caratteristiche il centravanti di questa stagione, ossia Youssuf Poulsen, tende principalmente a venire incontro alla palla per giocare di sponda e permettere ai centrocampisti alle proprie spalle (Nkunku o Dani Olmo o Sabitzer come in questo caso) di chiudere una triangolazione che li porti davanti al portiere: questa sembra la formula più ricercata dal Lipsia per arrivare alla porta vista, appunto, la poca propensione del danese ad attaccare la profondità anche perché, per caratteristiche fisiche, non è propriamente un fulmine di guerra.

L'altra soluzione cercata per attaccare la linea difensiva è quella di arrivare dall'esterno e cercare di riempire l'area di rigore con quanti più uomini possibile e posizionati in punti diversi dell'area di rigore: questa soluzione è quella che, nell'ultima partita con il Moenchengladbach vinta di rimonta, ha permesso ai Die Roten Bullen di trovare la via della rete. 
I numeri, tuttavia, mostrano come le difficoltà in fase di finalizzazione esistano: l'attacco è il quinto del campionato con 43 reti realizzate ed il sesto per xG per tiro (fonte Wyscout), un dato che mostra come spesso la squadra sia costretta a prendersi tiri da posizione poco favorevole; altro aspetto che nelle precedenti settimane ha contribuito alla perdita di qualche punto per il Lipsia sta nei numeri difensivi: nel corso del 2021 in campionato il numero dei goal subiti (11) in 10 partite è già superiore a quanto fatto segnare nelle giornate di campionato disputate nel 2020, ossia 9 reti in 13 partite.

Su questi numeri hanno influito parecchio alcuni grossi errori individuali commessi dai difensori del Lipsia, errori che sono anche costati la sconfitta nella sfida d'andata contro il Liverpool negli ottavi di Champions, il cui ritorno il Lipsia dovrà affrontare successivamente a questa dura trasferta contro una squadra che sa bene come sfruttare gli errori avversari e ad indurli mediante la loro pressione.

SUPERLIGA DANESE, BRONDBY-COPENAGHEN (DOMENICA ORE 14)

Come indicato e prospettato da molti osservatori attenti del calcio internazionale, l'epicentro della costruzione del talento a livello europeo si sta spostando verso il nord del continente: basti pensare ai tanti talenti norvegesi in giro per l'Europa, la Svezia che ci ha negato l'accesso ai Mondiali nel 2018 per poi raggiungere i quarti di finale in Russia, i miracoli dell'Islanda e, più di recente, della Finlandia. In questo contesto non può certo mancare all'appello la Danimarca che, di talento ne ha sempre messo a disposizione, o tramite i propri talenti o tramite quelli prodotti dal proprio campionato: così abbiamo visto il Midtjylland accedere alla Champions League e mostrare i propri talenti, abbiamo visto in Italia sbocciare il talento di Mikkel Damsgaard cresciuto nel Nordsjoelland.

Anche in questa stagione il campionato danese sta rispettando le aspettative e sta mettendo in mostra altri nuovi talenti pronti ad essere lanciati nel mercato internazionale: la sfida tra Brondby e Copenaghen metterà in mostra alcuni elementi molto interessanti oltre ad essere una partita che ha un valore molto importante per la classifica e non solo, visto che qui si tratta del derby della città di Copenaghen, parecchio sentito dalle due tifoserie non ostante la rivalità abbia origini molto recenti nel tempo.

Il Brondby tra le due contendenti è la squadra con maggiore tradizione e dominatrice in suolo danese fino agli anni '90 (con annesse due sfide contro la Roma in Coppa Uefa nel 1991 e nel 1995 che i tifosi giallorossi ricordando con molto piacere), poi la costituzione dell'FC Kobenhavn ha tolto prima lo strapotere cittadino e, conseguentemente, il dominio nazionale. 

Alla squadra giallo-blu il titolo nazionale manca ormai dal 2005, un periodo davvero lunghissimo per una squadra che dal 1985 al 2005 non ha mai lasciato le prime due posizioni in classifica: a partire da un paio d'anni, tuttavia, le cose sembrano in fase di miglioramento, grazie al miglioramento dello scouting di giovani calciatori da sviluppare all'interno del proprio settore giovanile.

All'interno del 3-4-3 (o 3-4-1-2) messo in piedi dal tecnico Fredriksen, gli elementi che si stanno maggiormente mettendo in luce e che stanno mostrando la bontà del lavoro svolto a livello giovanile sono il centrale di centrocampo Morten Frendrup, classe 2001, e soprattutto Jesper Lindstrom, classe 2000 che in questa stagione sta esplodendo al punto di esordire in nazionale lo scorso novembre.

Nel sistema scelto da Fredriksen, che prevede una squadra che cerca la giocata in verticale quanto più velocemente possibile, il ruolo di Lindstrom è indispensabile nel trio d'attacco: è difficile dargli una collocazione tattica perché nel foglio formazione lo possiamo trovare come esterno offensivo, come punta centrale ed anche mezzala. Le sue funzioni sono quelle di muoversi e cercare lo spazio per la giocata in rifinitura o in finalizzazione: la sua capacità principale è quella di saper evitare la marcatura dell'avversario e trovarsi, dunque, lo spazio per effettuare la giocata. Come si evince dai fermo immagine qui di fianco, la sua capacità di riconoscere il modo con cui tenersi lontano dall'avversario gli permetta poi di avere il tempo giusto per trovare la giocata decisiva, che sia una giocata di prima intenzione alle spalle della difesa come nel primo esempio, o che sia farsi trovare smarcato al tiro da posizione favorevole creando una linea di passaggio al proprio compagno. Queste capacità lo hanno portato a mettere insieme 9 goal e 4 assist a fronte di 1,73 passaggi per il tiro a partita e 5,98 dribbling tentati a partita (fonte Wyscout), a dimostrazione che si tratta di un giocatore che tenta sempre la giocata per arrivare alla porta senza mai essere conservativo nelle scelte, insomma il corollario perfetto per un sistema di gioco diretto come quello dei giallo-blu.

Dall'altra parte della barricata troviamo il Copenaghen (o Kobenhavn per i puristi della definizione originale) che ha raccolto proprio dal Brondby il dominio interno a partire dal 2000 collezionando 12 titoli in 20 campionati. Nelle ultime stagioni il Midtyjlland, a sua volta, ha iniziato fortemente a contrastare il dominio della squadra bianco-blu che, adesso, si trova ad assumere il ruolo della squadra in rincorsa e, guardando la classifica, non solo nei confronti dei campioni uscenti, ma anche nei confronti dei grandi rivali del Brondby.

Ad oggi, infatti, la squadra allenata da Jess Thorup, che ha preso le redini della squadra dopo la fine dell'era Solbakken, si trova a dover risalire in classifica e ricucire un distacco molto importante su Brondby e Midtjylland: per questo motivo il derby con i rivali giallo-blu rappresenta un crocevia importante per il proseguimento della stagione.

Guardando le prestazioni del Copenaghen ciò che emerge è la difficoltà a trovare un equilibrio nel 4-2-3-1 con cui la squadra si schiera in campo: la principale problematica sta nella gestione delle transizioni, con la squadra che alza diversi giocatori nella metà campo avversaria in fase di possesso, curando molto poco le marcature preventive esponendosi, dunque, alle transizioni avversarie, come ben si evince dal fermo immagine qui a fianco. Ma anche in fase di difesa schierata i limiti difensivi del Copenaghen sono evidenti: nel secondo esempio la linea difensiva viene schiacciata dagli attaccanti mentre i due centrali di centrocampo si lasciano entrambi attirare dalla palla, questo genera spazi per un rimorchio da parte di un centrocampista avversario, sono tante le situazioni in cui la squadra di Thorup subisce queste situazioni vanificano la qualità del gioco offensivo prodotto.

Il gioco offensivo resta, dunque, il principale punto di forza di questa squadra che, infatti, ha il maggior numero di goal segnati in campionato (37) ma è anche la terzultima difesa con 31 reti subite. Con una squadra così sbilanciata in avanti, dunque, è chiaro che ad emergere a livello di singoli siano gli elementi offensivi: Jonas Wind, classe 1999, è il centravanti del Copenaghen e sta trovando una grande stagione a livello realizzativo grazie alle 11 reti realizzate frutto di una percentuale di conversione dei tiri vicina al 30%; al suo fianco occhio anche alla crescita del nativo di Sierra Leone ma naturalizzato danese, Mohammed Daramy, classe 2002 che, quando impiegato largo a destra riesce sempre a creare qualcosa di molto interessante.

Per questo motivo, dunque, questo derby della capitale danese mostra enormi spunti di interesse e metterà in vetrina la prossima interessante generazione di talenti del calcio danese, un movimento la cui crescita deve essere vista con enorme attenzione e che potrebbe, chissà, riportare in futuro un paese del Nord Europa a portare a casa un trofeo internazionale in maniera meno epica ma più programmata dell'Europeo vinto dalla Danimarca nel 1992.


PREMIER LEAGUE RUSSA: RUBIN KAZAN - ZENIT SAN PIETROBURGO (LUNEDI ORE 14,30)

Nello scorso weekend è ripreso, dopo la pausa invernale il campionato russo, un campionato che, a livello internazionale, mostra ancora di essere molto indietro rispetto a molte altre nazioni pur essendoci club in grado di investire grosse somme di denaro da utilizzare sia sul mercato che sulle strutture e gli impianti sportivi.

Non ostante le disponibilità economiche i club russi faticano ad attirare giocatori di talento nel prime della carriera per aumentare il tasso tecnico delle squadre e del torneo, per questo tendono a ripiegare su nomi importanti ma che, evidentemente, non sono più competitivi per contesti di un certo livello.

Uno degli esempi più evidenti di questa situazione è proprio lo Zenit San Pietroburgo, la capolista del campionato che ha infarcito la propria rosa di giocatori come Malcom, Driussi, Lovren e Rakitsky pensando di poter ottenere quel salto di qualità necessario ad essere competitivi in Champions League, cosa che, invece, non è accaduta ma quanto meno le ha permesso di acquisire uno status, nel campionato russo, da prima della classe difficilmente attaccabile.

Fonte passmap account Twitter 11tegen11 plots
Come già accennato in un precedente post, il gioco dello Zenit fa molto affidamento sullo strapotere fisico di Dzyuba al punto dal renderlo il fulcro del gioco della squadra nel momento in cui non si riesce a risalire il campo con qualità: prendendo a riferimento la passmap dell'ultima partita di campionato contro il Rostov (pareggiata per 2-2) si nota come il gioco ristagni sul lato sinistro del campo non potendo avanzare per vie centrali. Inoltre come si nota dai dati indicati a margine della mappa si può notare come il centravanti sia il giocatore su cui vengono diretti i passaggi progressivi e come sia lui stesso il giocatore che riesce a guadagnare più campo con il pallone ai piedi.

Insomma lo Zenit tende ad usare un sistema abbastanza semplice quanto redditizio per poter mantenere la supremazia in patria, quantomeno per il momento. Tuttavia lo stesso sistema che raccoglie dividendi in campionato mostra forti lacune superato il Mar Baltico.

Per questa ragione il campionato russo necessità di realtà in grado di contestare la supremazia dello Zenit cercando di far crescere elementi di talento ed inserirli in un sistema di gioco propositivo in grado di esaltarli: lo abbiamo visto nei post precedenti con la Dinamo Mosca, lo stiamo vedendo anche con il prossimo avversario dello Zenit, ossia il Rubin Kazan.

La squadra di Kazan è allenata dall'ex commissario tecnico della nazionale russa Slutsky che sta schierando la squadra con un 4-1-4-1 ricco di talento e di tecnica, tanto da essere la squadra che ricerca di più i dribbling e le giocate individuali in tutto il campionato. Ad eccellere in queste situazioni ci sono i due esterni offensivi Makarov e soprattutto Kvaratskhelia: nel momento in cui l'avversario non concede il centro del campo il Rubin si allarga sui propri terzini che cercano di servire i due esterni offensivi i quali, con le loro conduzioni conquistano il centro del campo e puntano verso la porta liberando a loro volta spazio per i loro compagni.

Tra i due, tuttavia, è il georgiano, classe 2001, a sublimare la fase offensiva del Rubin Kazan: le sue grandi doti in dribbling (quasi 16 tentati a partita con una percentuale di riuscita di poco inferiore al 50% secondo i dati Wyscout) e la sua eleganza quando conduce il pallone lo rende sia molto bello da vedere dal punto di vista puramente estetico, ma anche funzionale nel momento che attira sempre raddoppi di marcatura che liberano spazio per i compagni: per dare un'esemplificazione delle qualità del georgiano ho estratto le sue giocate nella sfida di campionato disputata nello scorso weekend sul campo dello Spartak Mosca, partita vinta dal Rubin per 2-0 e che ha rimesso in corsa la squadra granata per un posto nell'affollata lotta per un posto in Europa.

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