martedì 31 maggio 2022

La ricerca dell'equilibrio del Borussia Dortmund


Come da (bella) abitudine il calcio tedesco sviluppa i propri movimenti di mercato, nonché quelli della scelta della guida tecnica con abbondante anticipo rispetto agli altri campionati europei, ed una delle notizie più importanti delle ultime settimane è stata senza dubbio la scelta del Borussia Dortmund di chiudere il rapporto con Marco Rose dopo appena una stagione e rimettere in panchina Edin Terzic, l'allenatore che fece da traghettatore la scorsa stagione dopo l'esonero di Lucien Favre.

Per questo motivo ho deciso di analizzare come si sia evoluta tatticamente la squadra dell'ex allenatore di Salisburgo e Borussia Moenchengladbach nel corso della stagione, il tutto per cercare di risolvere una questione molto importante: la ricerca dell'equilibrio.


LE FORMAZIONI UTILIZZATE


Andando a rivedere le varie formazioni utilizzate da Rose nel corso della stagione, possiamo riscontrare diversi rimescolamenti nelle scelte, dal 4-2-3-1 che doveva essere il modulo di riferimento del tecnico di Lipsia, si è passati al 4-3-1-2 o al 4-3-3 che in termini percentuali è la soluzione più utilizzata ma probabilmente la meno adatta alle caratteristiche della rosa. Le soluzioni con la difesa a 3 sono quelle meno utilizzate ma, con ogni probabilità, hanno garantito un minimo di stabilità in più alla squadra.

Ovviamente il modulo è sempre una rappresentazione statica della realtà, per cui non sempre la definizione del sistema di gioco si riverbera nello schieramento della squadra nelle varie fasi di gioco, fattispecie abbastanza frequente nel calcio contemporaneo fatto di fluidità delle posizioni in campo e degli schieramenti.

LO SCARSO EQUILIBRIO IN NUMERI

Analizzando più specificatamente i valori relativi alle prestazioni del Dortmund in Bundesliga e vivisezionandole per moduli utilizzati, emergono chiaramente delle differenze di rendimento della squadra in base a come si schiera in campo. 

In base ai dati raccolti tramite il sito Understat, il 4-2-3-1 risulta essere il modulo utilizzato più frequentemente da Rose; quando, per i motivi che andremo ad analizzare, questo modulo ha mostrato grosse lacune, il 4-3-3 prima ed il passaggio al 3-4-2-1 poi sono stati il rimedio cercato dal tecnico ex Salisburgo, mentre il sistema a rombo è stato spesso utilizzato a partita in corso.


Andando ad analizzare l'andamento della squadra in base al modulo utilizzato, si nota chiaramente che sono due i moduli a fornire il miglior delta tra expected goal a favore e contro, ossia il 4-rombo-2 ed il 3-4-1-2. I sistemi di gioco preferiti da Marco Rose, invece, portano un differenziale sensibilmente minore e questo spiega grosso modo le difficoltà della squadra di Dortmund nel trovare il giusto assetto in campo per mancanza di equilibrio.

Anche andando a vedere la differenza di qualità tra tiri effettuati e tiri concessi è evidente come il 3-4-2-1 abbia permesso alla squadra di passare a dei valori ottimali, il sistema con il rombo ha concesso conclusioni molto più pericolose, ma soprattutto si può notare come il 4-2-3-1 di base del tecnico austriaco creasse conclusioni di buona qualità tanto quanto la qualità delle conclusioni subite, a dimostrazione di un atteggiamento in campo poco equilibrato. 

Dando un'occhiata al volume delle conclusioni, invece, si può notare come con il 4-2-3-1 e con il sistema a rombo, il numero delle conclusioni effettuate è decisamente superiore rispetto a quello subito con gli schieramenti che prevedevano l'utilizzo della difesa a tre. Il valore delle conclusioni subite, invece, si attesta su valori pressoché simili. Unendo dunque il dato quantitativo a quello qualitativo è emersa la migliore efficienza dei sistemi in cui non era prevista la difesa a 4. 

Ma questa inefficienza nasce da problemi della linea difensiva o sono più legati alla struttura generale della squadra? E' quello che andremo a vedere nel resto della nostra analisi.

IL PROBLEMA DELLE TRANSIZIONI


Non è certamente uno schema specifico a stabilire se una squadra sia equilibrata o meno, ma l'interpretazione dello stesso da parte dei calciatori, e soprattutto la capacità dei giocatori di saper essere parte di quel sistema di gioco.

Con la partenza quest'estate del centrocampista danese Delaney direzione Siviglia, il Dortmund è rimasto con un grosso buco nel cuore del proprio centrocampo che Marco Rose ha cercato di coprire con diversi tipi di giocatore ma senza grande successo, questo perché le caratteristiche di questi elementi poco si confacevano a questo tipo di schieramento.

Il 4-2-3-1 del Dortmund si compone di una linea difensiva i cui due terzini hanno grande propensione alla spinta in avanti e lasciare, quindi, diverso spazio alle proprie spalle che, con questo tipo di schieramento, deve essere coperto dai due centrali di centrocampo a supporto dei due centrali difensivi: ed invece con la cessione di Delaney è toccato a turno ai vari Dahoud e Bellingham a svolgere questo compito che si è prevedibilmente rivelato non essere nelle corde dei due giocatori. in questo esempio vediamo come Rose organizzava la costruzione del gioco: la coppia di centrocampisti a supporto dei due centrali difensivi era formata da Dahoud e da Reyna che si abbassava per permettere a Schulz di alzarsi a sinistra. Oltre a questo aspetto si sono aggiunte una serie di infortuni e condizioni fisiche precarie dei vari Can, Witsel e Hummels, ed ecco come questa situazione ha creato terreno fertile per una serie di disastri nella fase di non possesso che hanno compromesso, in maniera particolare, il cammino europeo. 

Ecco l'esempio di come il Dortmund andava ad aprirsi in fase di transizione: in questo caso tutto nasce da una palla persa da Dahoud che, a differenza di ciò che è tenuto a fare un centrocampista posizionale, ha cercato istintivamente di supportare l'attacco dei suoi compagni; una volta persa la palla, il Friburgo ha tanto spazio centrale per avanzare in contropiede. Per tappare il buco centrale si è resa necessaria una corsa disperata all'indietro dei terzini che, però, a loro volta, dovevano mollare la marcatura sugli esterni d'attacco avversari, per cui erano costretti a scegliere quale zona di campo lasciare incustodita. 

Mentre l'esempio precedente è tratto da una partita di inizio stagione, dove magari mancava al numero 8 del Dortmund una coscienza dei compiti da svolgere in quella posizione di campo per uno abituato a giocare (come dice il suo stesso numero di maglia) da 8 e non da 4, questo esempio arriva, invece, dalla partita di febbraio contro il Leverkusen, dove gli errori di posizionamento restano gli stessi. Qui vediamo come la squadra di Rose si consegni ad un contropiede della squadra di Seoane con ancora una volta il terzino destro che cerca di accorciare mentre Dahoud si dimentica dell'uomo tra le linee.

Insomma, i problemi difensivi del Dortmund nascono principalmente dal tentativo dell'ex allenatore del Salisburgo di non rinunciare al suo dogma di accettare gli uno contro uno, una situazione non ideale per i giocatori di cui disponeva da metà campo in giù.

Per questo motivo ad un certo punto, anche grazie al ritorno della disponibilità di Emre Can e Witsel, il tecnico tedesco ha inteso l'importanza di giocare con una difesa a 3 che lo ha portato a costruire, come si vede da questo esempio, con un 3+2 che ha mostrato di generare maggiore equilibrio sul terreno di gioco. Qui la soluzione era data da un ibrido formato dalla posizione di Akanji da terzino bloccato che si accentra in fase di impostazione, questo libera Dahoud che può svolgere sia compiti da costruttore che da invasore. 

Con il recupero di Emre Can, Rose ha potuto utilizzare soluzioni più flessibili tra le due fasi, permettendogli anche di riuscire parzialmente a risolvere il problema dell'assenza di un centrocampista posizionale di ruolo davanti alla difesa. Per esempio con l'ex juventino in campo ha potuto restaurare la costruzione 4+1, assunto di partenza del gioco del tecnico austriaco. Qui nella partita contro lo Stoccarda, abbiamo Dahoud che imposta tra i centrali mentre Can a destra e Guerreiro a sinistra forniscono l'ampiezza per aprire le linee di pressione avversarie e permettere la ricezione a Bellingham che si abbassa.

Ovviamente questo aspetto ha migliorato la gestione delle transizioni, ma non ha eliminato i problemi nelle letture in questa fase di gioco: in questo esempio Can stringe per fornire supporto ai centrali difensivi, anche Dahoud è ben posizionato per ritardare il contropiede avversario, tuttavia qui è Akanji a sbagliare poiché il suo compito doveva essere quello di coprire l'avanzata di Guerreiro sulla sinistra prendendo in consegna Marmoush; invece istintivamente sceglie di andare a supportare centralmente Hummels.

Per cui è evidente come la gestione di queste situazioni a campo aperto abbiano creato tanti problemi alla difesa del Borussia Dortmund: un mix tra scelte sbagliate nella gestione dei posizionamenti preventivi sia a livello individuale che di squadra, hanno reso i gialloneri particolarmente vulnerabili, come ben testimoniato dal dato relativo ai 52 goal subiti in Bundesliga.

L'arrivo dal mercato di Sule, Nico Schlotterbeck e Ozcan sicuramente suonano come una presa di coscienza da parte del club dell'importanza di restituire un certo equilibrio alla squadra, a dimostrazione che forse l'esonero di Rose nasce in ogni caso da altre ragioni.

IL GRANDE POTENZIALE OFFENSIVO DEL DORTMUND


Dove, invece, Marco Rose ha saputo fare un buon lavoro è senza dubbio nella fase offensiva, dove abbiamo visto un Dortmund regalare grande spettacolo e mettere in mostra progressivamente le grandi qualità dei giocatori presenti in rosa. Se la difesa è stata la decima del campionato, con 85 goal realizzati la squadra giallonera è stata il secondo miglior attacco, giustificando tramite la propria forza offensiva il secondo posto finale in classifica.

In molti sono indotti a pensare che i grandi numeri offensivi della squadra di Rose siano stati determinati dalle prestazioni al solito fuori scala di Haaland, e di certo anche in questa stagione il norvegese ha mostrato tutte le sue doti, ma non è da sottovalutare il fatto che determinate costanti create dall'ex tecnico del Borussia Moenchengladbach abbiano favorito una migliore qualità del gioco tra le linee che ha reso possibile la creazione di diverse opzioni per arrivare al tiro. 

La principale costante pretesa ed implementata da Rose è stata, senz'altro, quella di sovraccaricare la zona rifinitura avversaria con diversi uomini. Questa è una scelta che il tecnico austriaco si è portato dietro dal playbook con cui il suo calcio aveva incantato in quel di Salisburgo e che a Dortmund aveva diverse funzioni: la prima è quella di promuovere le combinazioni rapide tra i tanti elementi super-tecnici di cui il Borussia dispone tra centrocampo ed attacco; la seconda è quella di usare il sovraccarico come metodo non solo per invitare i giocatori tecnici a combinare stretto ma anche per avere più giocatori in zona palla nel caso essa venga persa e poter attivare, quindi, un contro-pressing.

Infine, c'è anche una terza opzione, ossia quella di usare il sovraccarico su un lato per poi muovere il pallone sul lato opposto, approfittando del fatto che le linee avversarie lo abbiano lasciato incustodito per contrastare il sovraccarico, creando quindi il cosiddetto lato debole. In questa situazione tutti i giocatori dell'Union Berlino sono stretti sul lato destro difensivo del campo, sul lato debole è pronto a ricevere il pallone Meunier con tanto spazio a disposizione di fronte a se (evidenziato in giallo). Da questa situazione arriverà un cross del giocatore belga che Haaland spingerà in rete.

Questo esempio riassume perfettamente quanto sopra esposto: il Dortmund si muove con 4 giocatori in zona palla, la difesa del Friburgo stringe le proprie linee in quella zona e si crea tanto spazio sulla sinistra per l'inserimento di Schulz. In questa fattispecie il Dortmund non utilizzerà il lato debole ma entrerà in area mediante le triangolazioni strette tra i giocatori sul lato forte, mostrando come le soluzioni in fase di finalizzazione sono molto varie e possono passare tranquillamente dal cross, dalla triangolazione o da un passaggio filtrante, rendendo, quindi, tremendamente imprevedibile il gioco offensivo della squadra.

Fonte grafico: Soccerment.
In tutto questo una menzione la merita il lavoro fatto per alzare definitivamente di livello le prestazioni di Jude Bellingham: il classe 2003 inglese ha completato la sua trasformazione in centrocampista box to box di primo livello. Come anche viene mostrato dalle statistiche avanzate predisposte da Soccerment, il suo contributo ad entrambe le fasi è stato evidente; inoltre ha mostrato di essere migliorato tanto nella fase di non possesso diminuendo l'irruenza e favorendo le letture, mentre con la sua capacità di condurre palla si è rivelato un'arma importantissima per la creazione di quei triangoli e combinazioni tra le linee che hanno permesso al Dortmund di generare tanti pericoli per la porta avversaria. 

Questa è sicuramente la più importante eredità che Marco Rose lascerà ad Edin Terzic. 

IL FUTURO E' EDIN TERZIC


In questa analisi abbiamo visto cosa Marco Rose abbia portato di buono al Westfalenstadion e cosa no. Il tecnico austriaco ha commesso degli errori faticando a trovare equilibrio in campo con la squadra che gli era stata messa a disposizione, ma sicuramente il club di Dortmund poco ha fatto per sostenere al meglio la scelta che aveva fatto poche settimane dopo l'esonero di Lucien Favre a fine 2020.

In questo, molto impatto ha avuto il periodo in cui Edin Terzic aveva preso il controllo della panchina ad interim nella seconda parte della scorsa stagione: l'aver ottenuto il piazzamento Champions in rimonta, i quarti di finale di Champions e la vittoria della Pokal hanno portato il club a designarlo come direttore tecnico, un ruolo che forse lo stesso Rose ha visto come una specie di commissariamento del suo lavoro e che, a mio parere, potrebbe aver creato quelle frizioni con la dirigenza che hanno portato al suo licenziamento ed al ritorno in panchina di Terzic.

Rose ha costruito comunque qualcosa in questa stagione, forgiando un materiale importante su cui di certo Terzic potrà godere al meglio: un Reus ed un Julian Brandt restituiti in buona condizione, un Malen che dopo un inizio difficile ha trovato la sua dimensione e che senza Haaland vedrà moltiplicate le proprie responsabilità ed opzioni offensive per terminare con un pacchetto difensivo rinnovato su cui il tecnico di origini bosniache poggerà le proprie strategie in non possesso.

Se sarà un successo, anche a Marco Rose dovranno essere dati dei meriti.

martedì 3 maggio 2022

Con o senza scudetto, il Milan ha un suo stile di gioco


La lotta per lo scudetto terrà banco sulle bacheche dei nostri social e sulle prime pagine dei giornali fino a quando non scopriremo il vincitore che, con ogni probabilità, verrà decretato solo all'ultima giornata. A 270 minuti dalla fine delle ostilità il Milan ha un vantaggio di due punti rispetto ai cugini dell'Inter che non sappiamo se saranno sufficienti per poter festeggiare lo scudetto il 22 maggio ma il percorso della squadra di Pioli in queste ultime due stagioni è senza dubbio quello che ha permesso un miglioramento progressivo della squadra in entrambe le fasi e, che, a giudizio di chi vi scrive, rende la formazione rossonera la squadra con maggiori possibilità di aprire un ciclo vincente in Italia nei prossimi anni.

Questa crescita nasce dal momento in cui la dirigenza del Milan ha scelto quale strada intraprendere: con la richiesta da parte della proprietà di creare valore, Maldini e Massara si sono messi all'opera per iniziare un percorso di forte identità tecnica e tattica atta a modernizzare il modo di fare calcio dalle parti di Milanello; a tal scopo il club aveva anche scelto di delegare tutto ciò a Ralf Rangnick, salvo scegliere di tornare sui propri passi nel momento in cui la strada tracciata dall'ex capitano del Milan con Pioli in panchina stava seguendo tracce soddisfacenti.

Ma andiamo a scoprire come il Milan di quest'anno sia cresciuto e come la sua identità sia ben visibile, usando come riferimento la partita di domenica pomeriggio contro la Fiorentina.


IL DILATAMENTO DEGLI SPAZI COME ARMA OFFENSIVA

Il Milan di questa stagione è decisamente meno cinetico e verticale rispetto allo scorso anno, questo perché il centro di gravità della squadra non è più Calhanoglu, bensì Brahim Diaz; i due giocatori hanno caratteristiche decisamente diverse, per cui Pioli ha dovuto colmare l'assenza del turco con un sistema di gioco in possesso strutturato in modo tale da liberare spazio per l'ex giocatore del Manchester City ed anche per fornire maggiore centralità alle volate di Rafael Leao.

La prima novità proposta dal Milan in questa stagione è stata "forzata" dall'addio di Donnarumma in direzione PSG; la scelta del club rossonero è stata quella di virare su Mike Maignan, fresco vincitore del titolo francese a Lille e solidissimo portiere tra i pali, ma soprattutto educatissimo con i piedi. I suoi lanci sono stati spesso una chiave utilizzata da Pioli per bypassare la prima pressione avversaria andando a pescare millimetricamente un giocatore tra le linee o addirittura gli scatti di Leao alle spalle della difesa, come spesso avvenuto in questa stagione, come ben esemplificato dal goal realizzato contro la Sampdoria a metà febbraio.
In questa circostanza la disposizione del Milan in costruzione attira i tre centrocampisti della Fiorentina di Vincenzo Italiano, questo già da se lascia immaginare quanto spazio il Milan potesse avere alle spalle dei tre giocatori indicati con i pallini viola, un invito a nozze per un portiere dal piede come quello di Maignan.

Anche nella partita di domenica la soluzione è stata cercata tra i due ex Lille, con l'obiettivo neanche troppo velato di mettere il portoghese in condizione di affrontare in uno contro uno Venuti, indubbiamente l'anello debole della linea difensiva della Fiorentina; non a caso, infatti, dopo essere stato ammonito, l'ex giocatore del Benevento è stato sostituito da Italiano inserire Martinez Quarta. Da questo esempio, inoltre, si può notare come mediante l'attacco diretto ed il movimento di Giroud e Leao si crea spazio tra le linee che può essere attaccato da Brahim Diaz, ma anche da un potenziale inserimento per vie centrali di Theo Hernandez magari usando il gioco di sponda di Giroud, soluzione quest'ultima che si è rivelata poco proficua visto che dei 9 palloni indirizzati al francese, solo 4 sono stati raccolti e tutti molto lontani dalla porta, insomma l'ex attaccante di Arsenal e Chelsea è stato utile principalmente a tenere le attenzioni dei centrali viola su di lui.

Questa situazione è visibile in questo esempio, con ancora una volta l'attacco diretto verso Giroud che allunga le distanze tra difesa e centrocampo della squadra viola in cui provano ad inserirsi Leao che taglia da sinistra e Messias a rimorchio. Soprattutto nel primo tempo quella zona di campo evidenziata è stata spesso cercata dai rossoneri per creare pericolo, basti pensare alle occasioni capitate sui piedi di Brahim Diaz che però l'ex City ha sprecato con scelte ed esecuzioni sbagliate.

Dall'analisi degli ingressi in area delle formazione rossonera si nota chiaramente come la strategia di Pioli di manipolare lo schieramento della Fiorentina abbia creato davvero tante situazioni favorevoli in zona rifinitura, tanto da permettere di accedere per vie centrali nell'area di Terracciano. E questo è stato dovuto nel primo tempo principalmente mediante questa strategia diretta, nel secondo tempo, invece, grazie a delle incursioni centrali che hanno aperto le linee di pressione della Fiorentina come un panzerotto nell'olio quando l'impasto viene bagnato dall'acqua delle mozzarelle. Ma questo lo andremo a vedere nel capitolo riservato al giocatore, che, a parere di chi vi scrive, è stato il migliore in campo: Sandro Tonali.


UN MODO DI DIFENDERE MODERNO QUANTO REDDITIZIO

Il Milan ad oggi è la seconda difesa del campionato (un solo goal in più subito rispetto all'Inter) e scavando più a fondo nei dati, in questo girone di ritorno ha subito appena 8 reti a fronte di poco meno di 11 expected goals subiti (in base al modello Understat), un dato decisamente migliore per distacco al resto della concorrenza.


In che modo il Milan ha ottenuto questi valori difensivi? Il discorso non si slega dal modo in cui questa squadra è stata pensata dal proprio allenatore e dalla dirigenza, ossia aggredire e giocare in avanti, anche a costo di accettare il rischio di lasciare spazi in profondità, ed è per ovviare a questo che il Milan ha scelto di affidare la propria difesa a due giocatori che sono a proprio agio a difendere in spazi ampi come Tomori e Kalulu.

Questo è un esempio di come il Milan decide di difendere, un atteggiamento esasperato anche dai movimenti senza palla e dalle rotazioni dei giocatori della Fiorentina: qui vediamo come i due centrali Kalulu e Tomori seguano praticamente a tutto campo i propri uomini nel momento in cui la Fiorentina sta iniziando lo sviluppo della propria azione. Oltre al posizionamento dei giocatori che, come si evince, non hanno come riferimento la propria linea bensì il proprio uomo, si può notare quanto accetti di lasciare tanto spazio alle proprie spalle ben consapevoli che le diagonali dei terzini (in questo caso Calabria) saranno sufficienti a rallentare l'avversario che prova il taglio e permettere ad uno tra Kalulu e Tomori di tornare con tre falcate a riordinare la linea e recuperare sull'avversario. Sotto quest'aspetto il Milan ha portato in Italia un modo di difendere molto europeo, in cui non ci si preoccupa nell'accettare il duello con il proprio avversario. ed il fatto che i due centrali rossoneri abbiano una media superiore al 70% di duelli vinti in questa stagione mostrano come la scommessa di Pioli sia ben riposta.

Ma ovviamente ogni fase difensiva che si rispetti parte da come si comporta la squadra dal momento in cui l'avversario inizia a giocare il pallone. E così anche l'atteggiamento della squadra in prima pressione è molto importante per togliere all'avversario la possibilità di avanzare in campo e, soprattutto, impedire di mettere in pratica il proprio piano di gioco. Nel piano-gara della Fiorentina lo scopo era quello di giocare la palla esternamente dove creare i triangoli tipici del 4-3-3 di Italiano con cui consolidare e sviluppare il possesso per poi cercare di giocare il pallone sul lato opposto da dove poi cercare la rifinitura esterna con un cross di Biraghi o una conduzione in area di Maleh o Saponara. Il Milan ha colto questo piano ed ha provato tanto a disturbare il gioco al piede del portiere Terracciano utilizzato proprio per muovere il pallone verso Venuti da cui far partire il triangolo, concedendogli poca libertà di far partire l'azione grazie alle corse di Giroud orientate verso di lui e quelle di Leao sullo scarico comodo verso Milenkovic, questo rendeva molto più complicato muovere il pallone in maniera pulita verso il terzino destro, permettendo quindi al Milan di scalare con Kessie e stringere il campo alla formazione viola. Non è un caso, infatti, che il goal che deciderà la partita arriverà su un passaggio errato del portiere della Fiorentina che, nel tentativo di trovare una complicata linea di passaggio sulla destra, ha regalato il pallone a Leao a sua volta bravo a trasformare in rete la situazione favorevole.


TONALI ELEMENTO PIVOTALE DEL SISTEMA MILAN


Sandro Tonali è un giocatore italiano classe 2000 che, dopo il primo anno di apprendistato a Milanello, è entrato perfettamente nel meccanismo di gioco di Pioli e, con le modifiche introdotte quest'anno dal tecnico emiliano, non solo ha raggiunto la titolarità nell'undici rossonero ma è probabilmente diventato l'elemento centrale di tutto il sistema.

In fase difensiva la sua capacità di tenere sempre la posizione giusta compensando le uscite in avanti dei difensori centrali è fondamentale per fornire le giuste coperture non solo davanti alla difesa ma anche alle spalle di essa. In questo esempio è perfettamente spiegato il concetto: Kalulu e Tomori escono in avanti, lo spazio alle loro spalle è coperto da Theo Hernandez ma soprattutto dalla corsa all'indietro dell'ex Brescia che ricrea una linea difensiva con l'aiuto della diagonale di Calabria dal lato destro.

Anche in questo esempio, in situazione di difesa rossonera schierata, aveva il compito di seguire gli inserimenti di Maleh tra Calabria e Kalulu. Nel secondo tempo Milan-Fiorentina si è trasformata in una gara di transizioni da una parte all'altra del campo, e con due squadre così allungate, la capacità del numero 8 rossonero di garantire la protezione della propria difesa con le sue letture e le sue corse è stata decisiva ed è quantificabile negli otto palloni intercettati e nei 16 duelli su 24 vinti che, oltre a renderlo il migliore in campo a parere di chi vi scrive, lo è stato anche per gli algoritmi statistici di WhoScored e SofaScore.

Ma non è certo solo il lavoro difensivo ciò che ha permesso a Tonali di emergere nel corso della partita, anche la sua grande capacità di gestire la palla, non scevra da rischi, è stata molto importante nell'economia della partita. 

Così come nel primo tempo il Milan usava il gioco diretto per risalire il campo ed allungare la Fiorentina, nel secondo tempo sono state un paio di giocate del giocatore bresciano a far saltare i meccanismi di pressione della squadra di Italiano. In questo esempio Tonali aggira con una bellissima veronica Amrabat aprendosi il campo ed aprendolo ai propri compagni con un passaggio in avanti verso Krunic che condurrà il pallone nel tanto spazio davanti a se per poi giocare un filtrante verso Theo Hernandez che culminerà con il cross per l'occasione salvata sulla linea da Igor (azione poi invalidata dal fuorigioco del francese).

BASTERA' PER LO SCUDETTO?


Il Milan attende lo scudetto da 10 anni, i propositi del club erano quelli di riportare la squadra gradualmente ad essere competitiva per i titoli e per tornare ad essere un club di valore. La partita contro la Fiorentina ha mostrato in tutto e per tutto come la formazione rossonera sia stata forgiata dal proprio allenatore ed i concetti e princìpi di gioco sono diventati riconoscibili, così come il profilo dei giocatori che Maldini e Massara hanno portato a Milanello.

Altre partite nel corso della stagione hanno mostrato che, per quanto buoni nei propositi, determinati princìpi andavano a cozzare contro la realtà di alcune dinamiche di gioco, come la famosa partita interna con il Bologna dopo la pausa per le nazionali, in cui il blocco basso dei felsinei ha mostrato alcuni limiti individuali davanti. Ma anche la partita di ritorno contro l'Inter in Coppa Italia aveva mostrato difficoltà nelle letture difensive in alcune situazioni di gioco.

Per cui la formazione di Pioli non è perfetta e questo rende difficile sbilanciarsi sul fatto che questa squadra sarà in grado di portare a casa i 7 punti che le servono per festeggiare il diciannovesimo scudetto, ma in ogni caso, da un punto di vista meramente analitico, il Milan è a 3 punti dal superare il punteggio della scorsa stagione (elemento non raggiungibile dalle altre sue concorrenti in campionato), ma soprattutto sta mettendo le basi per un progetto tecnico che la può rendere il riferimento del calcio italiano nel contesto internazionale.

Indipendentemente dalla vittoria dello scudetto e dal possibile cambio di proprietà dato per imminente dalla stampa.

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