lunedì 13 luglio 2020

Milan, Rangnick e Pioli possono coesistere?

Photo source, account Twitter del Milan


Uno degli argomenti più di moda in queste ultime settimane è quello relativo alle possibili rivoluzioni in casa Milan con l'amministratore delegato Gazidis intenzionato a consegnare la gestione totale dell'area tecnica a Ralf Rangnick, ossia il demiurgo di due realtà importanti come Hoffenheim prima ed il modello Red Bull poi, entrambi progetti partiti sostanzialmente da zero fino a giungere ai vertici del calcio tedesco (e quello austriaco, se consideriamo il dominio del Salisburgo aldilà del Brennero).

Per il manager tedesco si tratterebbe di una sfida nuova, visto che non si troverebbe a maneggiare un progetto che parte da zero, ma si tratta di dover creare una nuova mentalità in un contesto intriso di storia, una storia di tanti successi che porta con se il rovescio della medaglia di una tifoseria abituata a quei successi e che non sembra accettare il ridimensionamento iniziato con il progressivo disimpegno di Berlusconi a partire dall'estate 2012 fino a giungere ai tribolati cambi di proprietà avvenuti dal 2017 in poi, portando con se altrettante rivoluzioni a livello tecnico che poco di buono hanno prodotto in questi anni.

La nuova rivoluzione all'orizzonte voluta da Gazidis ha aperto un dibattito sulla necessità di un nuovo cambiamento di guida tecnica considerando che nelle ultime 3 stagioni il Milan ha già "bruciato" tre allenatori come Montella, Gattuso e Giampaolo e sembra volersi apprestare a dare il benservito anche a Stefano Pioli, eppure, data la storia di Rangnick negli ultimi anni, provo a perorare una teoria che non ritengo infondata, ossia l'arrivo di Rangnick alla direzione tecnica davvero preclude la prosecuzione del ruolo in panchina di Stefano Pioli? 
Proverò a rispondere a queste domande ed allo stesso tempo capire cosa Rangnick deve cambiare e cosa invece deve mantenere del lavoro svolto da Maldini, Leonardo e Boban negli ultimi anni in modo da evitare un'ennesima ripartenza da zero.

IL METODO DI RANGNICK

Il sistema Rangnick è anzitutto un sistema che è profondamente integrato a livello tattico e di scelta degli uomini, tutti aspetti centralizzati sulla propria figura, ragion per la quale non è indispensabile che sia lui a sedere in panchina, bensì è sufficiente un allenatore che creda fortemente quanto lui alle stesse idee di gioco, ossia un approccio verticale, basato sul giocare il pallone in avanti e sul riaggredire con tanti uomini il pallone una volta perso nella trequarti avversaria; nella sua ultima stagione in panchina  a Lipsia, i numeri mostrano chiaramente l'approccio del tecnico tedesco.

Fonte Dati FbRef/StatsBomb


Il suo modulo di gioco preferito (specie da quando ha preso in mano il progetto Red Bull) è il 4-2-2-2, ossia una variante del 4-4-2 in cui le due ali giocano totalmente dentro al campo in fase di possesso e si allargano solo in fase di non possesso quando la squadra deve riallinearsi in difesa posizionale (cosa che accade solo quando la riaggressione di cui sopra non produce come risultato il recupero immediato del pallone), tuttavia nell'ultima sua stagione in panchina, ossia lo scorso anno a Lipsia, ha più volte variato lo schieramento base pur mantenendo inalterati i principi.

Gli stessi principi di gioco pretesi da Rangnick sono poi diventati riferimento per altri allenatori che hanno incrociato la strada con il progetto Red Bull, creando sostanzialmente dei discepoli il cui stile di gioco è evidentemente attinto dal sistema di gioco del tecnico tedesco, tra questi troviamo Adi Hutter, attuale allenatore dell'Eintracht, Ralph Hasenhüttl, attuale allenatore del Southampton e Roger Schmidt, ex allenatore del Bayer Leverkusen che, dopo una parentesi cinese, tornerà in Europa nella prossima stagione sulla panchina del PSV Eindhoven. Una dimostrazione di quanto le idee di Rangnick abbiano attecchito sui propri discepoli è dato dall'atteggiamento del Southamption di Hassenhuttl, il cui indice PPDA (ossia il numero di passaggi in media concessi all'avversario prima di un intervento difensivo) in Premier League è inferiore solo a quello del Leicester e del Liverpool (addirittura superiore al City di Guardiola).

Fonte tabella Understat


Sempre riprendendo, invece, i dati relativi alla Bundesliga della scorsa stagione, un'altra analisi che si può fare per verificare lo stile di gioco è quella relativa alla percentuali di passaggi effettuati verso la trequarti unito alla quantità di pressioni fatte nella stessa zona di campo: dal seguente grafico ne emerge un'ulteriore dimostrazione dell'approccio verticale voluto da Rangnick al Lipsia a cui è accostabile, a sua volta, lo stesso tipo di atteggiamento da parte dell'Eintracht di Adi Hutter, altro discepolo del tecnico tedesco.

Fonte Dati FbRef/StatsBomb


I DATI DI PIOLI AL MILAN

Come abbiamo visto, l'arrivo di Rangnick al Milan rappresenta una scelta della dirigenza non solo all'interno di una strategia di ristrutturazione dei costi (come vedremo dopo il sistema di Rangnick richiede profili dall'età media non molto avanzata con conseguente possibilità di pescare tra giocatori che possano alleggerire il monte ingaggi) ma anche sotto il punto di vista di un'identità tecnica, per questa ragione ci si interroga se possa fare bene al Milan una nuova rivoluzione tecnica, dunque è opportuno chiedersi se la strategia di Rangnick possa integrarsi con il sistema di gioco e con i giocatori a disposizione di Stefano Pioli.

Cominciando l'analisi dell'approccio di Pioli sulla panchina rossonera, ho preso come primo riferimento quello dell'indice PPDA come già spiegato precedentemente; analizzando i dati di questa stagione il Milan ha un atteggiamento molto aggressivo, tanto da essere al quarto posto nell'indice alle spalle di Bologna, Atalanta e Juventus, questo ci lascia intendere che il tecnico emiliano ha già instradato la squadra rossonera verso questa tipologia di approccio.


Fonte tabella Understat



Anche come atteggiamento generale si intravede con Pioli un approccio maggiormente verticale, seppur con livelli decisamente meno estremi rispetto al sistema ultra-aggressivo di Rangnick, tuttavia la squadra rossonera a livello statistico mostra di essere sopra la media in relazione alla percentuale di passaggi effettuati nella trequarti offensiva rispetto al totale, sia in termini di percentuali di pressioni effettuate nella trequarti avversaria rispetto al totale, inoltre la grandezza dell'indicatore conferma l'approccio aggressivo della squadra di Pioli.


Fonte Dati FbRef/StatsBomb


Un esempio ben calzante del sistema di ri-aggressione voluto da Pioli è ben visibile nell'azione del goal del 4-2 contro la Juventus, l'azione scaturisce da un duello perso da Leao con Alex Sandro, questa situazione va scattare il meccanismo che vedete nell'immagine sotto: lo stesso Leao va a contendere nuovamente il pallone ad Alex Sandro coprendo anche la linea di passaggio verso Matuidi che quindi viene isolato, Rebic e Bennacer si muovono per togliere le linee di passaggio più immediate, ossia quella verso Bentancur o all'indietro verso Bonucci, fuori dall'inquadratura Calhanoglu e Bonaventura si occupano rispettivamente di Ramsey e Rugani: Alex Sandro, per non buttare il pallone, si trova costretto a cercare un passaggio in orizzontale verso quest'ultimo, Bonaventura lo intercetta e serve a Rebic il pallone del 4-2.




Utilizzando il software Dynamic di SICS ho evidenziati altri movimenti in fase di pressing e contro-pressing che confermano come già con Pioli la prima linea di pressione rossonera applica già alcuni dei concetti di Rangnick che, quindi, avrebbe già terreno fertile per proporre il suo calcio, per cui tenere Pioli in panchina potrebbe facilitare non poche l'approccio del manager tedesco sul gruppo dei giocatori attualmente a disposizione. Dal video sotto ben si evidenzia il numero di giocatori che la squadra rossonera attiva in zona palla per riconquistarla immediatamente dopo averla persa ed in ogni caso in situazioni di transizione in cui è più facile trovare l'avversario schierato in maniera disordinata.




A livello statistico ciò che emerge, tuttavia, è che questo tipo di aggressione avviene solo di fronte a situazioni particolari, per esempio dal video sopra emerge come contro la Spal la strategia di contro-pressing nasce dalla necessità di tenere quanti più uomini possibili in avanti data la situazione di doppio svantaggio e di superiorità numerica, mentre negli esempi visti contro la Lazio la pressione è esercitata in quanto attivata da difficoltà da parte della squadra bianco-celeste nel gestire il pallone, a questo si aggiunge che, quando è schierato Ibra, non può essere richiesto uno sforzo eccessivo in fase di prima pressione.


LA ROSA DEL MILAN

Al fine di attuare i principi di gioco di Rangnick, dunque, è necessario avere a disposizione giocatori disposti a giocare a ritmi alti con grandi doti dal punto di vista della corsa, profilo più facilmente ritrovabile in giocatori più giovani e con determinate caratteristiche che devono essere sviluppate a partire dai settori giovanili, un'evenienza che è difficile da trovare in Italia. Come si evince dal grafico sotto il Milan si presenterà alla fine di questa stagione con una rosa che verrà svecchiata visto che i giocatori dall'età più avanzata sono in scadenza di contratto (vedi Ibra, Kjaer, Biglia e Bonaventura), per cui sotto questo aspetto il processo di ringiovanimento della rosa e la riduzione dell'impatto degli ingaggi sui conti è già a buon punto. Ora la domanda da porsi è quanti in questa rosa possono essere adatti al progetto Rangnick.






Se osserviamo il grafico, tutti i giocatori che si trovano nella parte destra (quindi quelli meno giovani) sono tutti destinati a lasciare la società rossonera sia perché si tratta di giocatori non aderenti al profilo tecnico richiesto da Rangnick sia perché il mantra per la dirigenza del Milan è quello di ridurre il monte ingaggi e l'addio, per esempio, di Biglia, toglierà dal bilancio il giocatore più costoso della rosa (vedi tabella sotto), l'altro giocatore che pesa particolarmente sul bilancio senza che abbia reali prospettive nel progetto è Musacchio, il cui contratto scade nel 2021 ma già sul piede di partenza, tanto da essere stato escluso dalle rotazioni di Pioli anche prima del suo infortunio.



Tra i giocatori più giovani, ce ne sono diversi che pesano sul bilancio del Milan ma che possono tornare ancora utili al progetto Rangnick, in particolare Calhanoglu che già conosce molto bene il modello di gioco del tecnico tedesco visto che è stato lanciato da Roger Schmidt a Leverkusen, ossia un discepolo del tecnico tedesco; gli altri due profili che sembrano essere già adatti al progetto sono Rebic e Saelemaekers, per i quali infatti il club si è già mosso per riscattare i relativi prestiti.

Il centravanti serbo ha già mostrato di essere utile sia in fase di finalizzazione (1 rete di media a partita nel corso del 2020, vedi dato elaborato da SICS) e ben si integra come caratteristiche con Leao, inoltre abbiamo potuto vedere precedentemente anche la sua predisposizione a collaborare al pressing alto, merito non solo del lavoro di Pioli ma anche di quello pregresso di Hutter a Francoforte, per questo il manager tedesco sicuramente può puntare sulla coppia Rebic-Leao per l'attacco, tanto che le notizie di questi giorni lasciano intendere che il Milan sia alla ricerca di un accordo per l'acquisto a titolo definitivo del croato, per cui la scelta potrà e dovrà concentrarsi nel trovare un giovane profilo che possa alternarsi e che risponda alle richieste.

Team studio del Milan elaborato da SICS


Per il centrocampo abbiamo già visto quanto pesa a bilancio Hakan Calhanoglu e quanto, allo stesso tempo, sia il profilo ideale per il sistema di Rangnick, per questa ragione credo che il turco sarà il primo elemento di continuità, il secondo sarà invece Saelemaekers, le cui caratteristiche rispondono totalmente al tipo di giocatore richiesto per esercitare la pressione in avanti richiesta dal tecnico tedesco e non escludo che, vista la sua tendenza a restare molto largo, possa essere utilizzato prevalentemente da terzino destro, portando la società alla scelta di trovare un'altra collocazione ad uno tra Conti e Calabria (personalmente vedo come più probabile quest'ultimo come "sacrificato" alla causa).

Al centro del centrocampo Rangnick avrà bisogno di due giocatori in grado di andare a caccia di ogni pallone e verticalizzare immediatamente, ad oggi Pioli assegna questo compito alla coppia Bennacer-Kessie, e mentre l'algerino mostra di essere perfetto per questa tipologia di ruolo, lo stesso non sembra applicarsi per Kessie, il quale, secondo le statistiche, è al di sotto degli standard previsti sia a livello di palloni recuperati che di passaggi in verticale effettuati: certo, questo è anche dovuto a dei compiti diversi che Pioli gli assegna (in fase di impostazione resta in copertura delle discese dei terzini) ma, anche secondo le voci di mercato, l'ivoriano ex Atalanta potrebbe partire in caso arrivasse un'offerta ritenuta congrua. Per questo motivo il Milan ha necessità di occupare quella casella con un giocatore con le caratteristiche sopra menzionate, per cui ho provato a verificare quali giocatori possano fare al caso dei rossoneri.


Fonte Dati FbRef/StatsBomb



Utilizzando i dati disponibili su FbRef (fonte StatsBomb) in relazione ai centrocampisti che hanno disputato i 5 principali campionati in Europa il grafico che ho creato considera da una parte quello che ho definito come Vertical Index ossia il rapporto tra passaggi in avanti sul totale dei passaggi effettuati ed il numero di palloni recuperati a partita, come ulteriore filtro ho aggiunto che i giocatori in questione non devono superare i 25 anni e lo scenario che ne emerge è il seguente:
  • In primis Bennacer (lo trovate indicato con la prima delle tre linee rosse) è destinato ad essere il leader del centrocampo rossonero, in questa stagione l'algerino si è preso un ruolo da leader della zona nevralgica del campo sia con la sua capacità di gestire la palla che quella di contenderla agli avversari; utilizzando i dati di SICS l'ex centrocampista dell'Empoli ha al suo attivo 5,2 passaggi-chiave a partita (ossia i passaggi che bypassano una linea di pressione avversaria) unito a 7,2 palloni recuperati a partita, per questo motivo nel grafico sopra lo trovate nel quadrante alto a destra.
  • Il profilo top, date le premesse di cui sopra, a mio parere è quello di Pierre-Emile Højbjerg del Southampton (lo trovate indicato con la freccia nera nel quadrante alto a sinistra del grafico), un giocatore che a Southampton sotto la guida di Hassenhuttl ha assimilato al meglio i concetti della pressione alta e della verticalità richiesti da Rangnick, per questo motivo sarebbe il profilo perfetto e ben integrabile con Bennacer, tuttavia ritengo che difficilmente i Saints si proveranno di lui e se lo faranno sarà per cifre che il Milan non può al momento permettersi.
  • Tornando nel quadrante in alto a destra, ossia quello dei giocatori aventi numeri che si sposano con le richieste di Rangnick, ho segnalato tre giocatori: uno è Erick Pulgar della Fiorentina, giocatore che in questi anni alla Fiorentina ed al Bologna ha giocato sia davanti alla difesa che come mezzala e per questa ragione potrebbe ben associarsi a Bennacer molto meglio di quanto oggi lo faccia Kessie; l'altro profilo è quello di Sandro Tonali, il giocatore del Brescia pare sia già un obiettivo reale di mercato della formazione rossonera e, per caratteristiche, può ben integrarsi con Bennacer al centro del campo e svolgere al meglio i compiti richiesti in fase di pressione e con la giusta propensione alla verticalità (infatti sul grafico lo trovate molto a destra proprio per questa ragione), tuttavia avendo alle spalle solo un anno di serie A potrebbe peccare di inesperienza, ma d'altronde il progetto Rangnick nasce principalmente per sfidare queste difficoltà con il metodo di lavoro.
  • Un'ultima scelta la considero come opportunità che può arrivare dal mercato, ossia Marc Roca, leader tecnico dell'Espanyol che, proprio in questi giorni, è clamorosamente retrocesso dalla Liga spagnola, i suoi numeri sono in linea con i requisiti e, data la retrocessione della squadra catalana, il prezzo di acquisto potrebbe essere accessibile, tuttavia ritengo molto difficile che il trasferimento dell'under 21 spagnolo possa avvenire al di fuori della Liga.

Riguardo la difesa, anche qui il profilo necessario è quello di giocatori in grado di sapere giocare in anticipo a sostegno del pressing ed allo stesso tempo saper affrontare in 1 contro 1 l'avversario diretto, situazione in cui è possibile trovarsi nel sistema di Rangnick qualora l'avversario sia in grado di bypassare le linee di pressione e trovarsi ad attaccare in campo aperto; al momento le scelte a disposizione nella rosa del Milan non rispondono propriamente a questo schema, lo stesso Alessio Romagnoli non sembra, per caratteristiche, adatto ad una difesa alta con tanto spazio da coprire alle spalle.

Come esemplificazione ho voluto prendere come livello di comparazione quello che, a mio parere, è il difensore ideale nel modello di Rangnick, ossia Dajot Upamecano del Lipsia, giocatore che fa del gioco in anticipo e dei duelli individuali il proprio punto di forza, anche perché così è stato plasmato all'interno del modello Red Bull, ed è la stesso lavoro che Rangnick intende fare a Milano.

Fonte grafico Football Slices


Ciò che emerge dal grafico sono le caratteristiche diverse che i due giocatori hanno sviluppato negli ultimi anni, per cui vediamo Upamecano che aggredisce molto di più in avanti mentre Romagnoli preferisce agire in copertura, a conferma di ciò c'è il dato relativo ai palloni respinti dall'area di rigore (indicato come clearances) a sostegno della teoria che Romagnoli tende ad intervenire in situazioni di difesa bassa, per questo motivo le soluzioni per il centrale romano saranno o quella di adeguare il suo stile di gioco secondo le esigenze di Rangnick (e non sarà facile perché la scuola difensiva di Romagnoli segue dettami completamente differenti) oppure essere escluso dal nuovo progetto tecnico con il Milan che cercherà di fare cassa (con annessa plusvalenza) per rifondare l'interno reparto dei centrali difensivi. 

La vera rivoluzione, quindi, a mio parere, potrebbe partire proprio da questo reparto ma i tempi ristretti e la difficoltà nel trovare i giusti profili a prezzi accessibili per la società rossonera, complica non poco i piani del manager tedesco per mettere la sua mano sia in chiave mercato che nella gestione tecnica; questo ulteriore elemento rende consigliabile rallentare la rivoluzione e smussare, almeno per il primo anno, alcuni principi della fase di non possesso in modo tale da evitare le fisiologiche difficoltà che un cambiamento di questo genere può comportare, per questa ragione una transizione dei principi difensivi mediata dal lavoro di Stefano Pioli potrebbe essere utile al manager tedesco per lavorare con più calma nella ricerca dei giusti profili dal mercato e, cosa che sarebbe maggiormente intrigante dal mio punto di vista, concentrare l'implementazione dei suoi principi anche e soprattutto nel settore giovanile rossonero, in modo tale da creare in casa i giocatori adatti a rappresentare in campo le sue idee nel lungo periodo.

CONCLUSIONI

L'arrivo di Rangnick sulla panchina del Milan rappresenta una nuova rivoluzione collegata, a sua volta, alla terza rivoluzione dirigenziale dopo la cessione della società da parte di Berlusconi, di sicuro una situazione che non aiuta la squadra rossonera a riprendere un posto al vertice del calcio italiano, a questo si aggiunge una situazione finanziaria non florida che non permette particolari voli pindarici in termini di spesa anche per via dei paletti dei Financial Fair-Play.
Per questa ragione una nuova rivoluzione copernicana in casa rossonera rischia di bruciare i progressi visti negli ultimi due anni, in cui è vero che è mancata la continuità dovuta ad un gruppo di giocatori poco abili a gestire i momenti di difficoltà, tuttavia Pioli in questa stagione è riuscito ad avvicinare molto il Milan all'idea di un'identità tecnica che non si allontana più di tanto dai principi di Rangnick, per questo motivo, a cui si aggiungono i tempi ristretti tra la fine di questa stagione e l'inizio della prossima, una coabitazione tra il tecnico emiliano ed il manager tedesco potrebbe essere una soluzione ideale sia per creare una fase di transizione che dia continuità a quanto di buono sta raccogliendo Pioli in questa fase di stagione sia per permettere allo stesso Rangnick di verificare l'opportunità di collaborare con lui anche in un ottica di lungo periodo come è accaduto a Lipsia e Salisburgo negli ultimi anni con Hassenhuttl, Hutter, Marco Rose ed altri.  


 

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