martedì 30 novembre 2021

Rubin Kazan - Dinamo Mosca: tanto talento male utilizzato


In questo weekend ho voluto seguire una partita valida per la sedicesima giornata del campionato russo tra Rubin Kazan e Dinamo Mosca, due squadre che seguo personalmente con molto interesse per la quantità di talenti che coltivano. Entrambe le compagini si schierano in campo con un'età media tra le più basse del campionato (24,8 per il Rubin, 25,3 per la Dinamo) il che ci induce a pensare che siano due squadre che cercano di puntare molto sui giovani in un contesto come quello del campionato russo che sembra alquanto stantio.

Il risultato finale di 2-3 a favore della Dinamo Mosca è servito alla squadra ospite per riproporsi in solitaria al secondo posto in classifica alle spalle dello Zenit che ha 4 punti di vantaggio, ci ha permesso di vedere all'opera alcuni talenti interessanti ma che allo stesso tempo ci ha mostrato come l'ecosistema tattico in cui giocano non è affatto ideale per uno sviluppo completo delle loro qualità; i 5 goal visti in questa partita non sono stati per nulla sintomo di una partita bella da vedere.


LE FORMAZIONI


Rubin e Dinamo si presentano a questa partita con due schieramenti sulla carta molto interessanti, con la squadra di casa schierata con un 4-1-4-1 che mette insieme una batteria composta da Bakaev, Dreyer, Haksabanovic e Kvaratskhelia ricca di importante talento individuale.

Dall'altra parte anche il 4-3-3 della Dinamo è molto interessante con un centrocampo composto dal croato Moro affiancato da Szymanski e Fomin ed un attacco con il centravanti classe 1999 Grulev affiancato dalle grandi speranze del calcio russo Zakharyan e Makarov.


POCA RICERCA DELLA MANOVRA

Nonostante la presenza di tanto talento individuale in campo, le due squadre non sono organizzate per costruire un sistema di gioco organico che possa connettere in maniera qualitativa i giocatori. Entrambe le squadre preferiscono giocare con lanci lunghi e poi cercare di sviluppare l'azione puntando sul vincere le seconde palle.

E' sufficiente osservare come nei primi 15 minuti di partita nessuna delle due squadre è riuscita a giocare palloni nella trequarti avversaria, questo a rappresentare quanto detto sopra sulle ricerca di lanci lunghi alla ricerca di duelli aerei contro i centrali avversari ed una scarsa tendenza a cercare la verticalizzazione centrale preferendo appoggiarsi sugli esterni contando sugli uno contro uno per scardinare le difese avversarie.

Ecco una situazione tipica in fase di costruzione della squadra allenata da Slutskiy: il portiere Dyupin potrebbe anche servire il vertice basso del centrocampo Hwang sul quale c'è poca pressione ed una linea di passaggio non impossibile, ma il dettame è ben definito: la soluzione è l'immediata palla lunga a scavalcare il centrocampo. Quindi non si tratta di una scelta che nasce da una pressione aggressiva della Dinamo, si tratta di una chiara scelta strategica dell'allenatore.

Il rinvio ha come target il centravanti Onugkha: la batteria dei trequartisti del Rubin scommette sulla "spizzata" del centravanti e cercano di sfruttare l'uscita dalla linea difensiva del centrale Balbuena per inserirsi alle spalle, tuttavia manca supporto sulla seconda palla qualora questa venga giocata di sponda o, come è accaduto più spesso, non sia l'attaccante a vincere il duello aereo, questo rende molto complicato attivare la grande qualità a disposizione oltre la metà campo per la squadra di Kazan.

Il dato sui passaggi progressivi da parte del Rubin è abbastanza esemplificativo della tendenza della squadra di Slutskiy: la linea di passaggio più frequente per avanzare in campo era la giocata diretta tra il portiere ed il centravanti. L'effetto creato è anche questo visibile dalle statistiche: i passaggi negli ultimi 20 metri di campo esclusi i cross in tutta la partita sono stati appena 5 ed i tocchi in area di rigore appena 8 (!), davvero una spreco con tutti quei giocatori di talento in campo.

Con riguardo alla Dinamo, la costruzione avveniva in maniera diversa ma comunque non particolarmente ricercata. Anzitutto il Rubin si limitava a coprire il centro del campo concedendo anche metri alla formazione moscovita che per questo cercava di usare le conduzioni dei centrali per rompere le linee avversarie, ma come si vede da questo esempio il Rubin mantiene un blocco basso e cerca di negare le ricezioni nelle zone centrali del campo, con le due mezzali Szymański e Fomin che cercano di proporsi nei mezzi spazi ma senza grande successo visto che vengono controllati dallo schieramento compatto degli avversari.

Per questo motivo anche la Dinamo ha cercato soluzioni dirette ma poco ben elaborate, ma è stata in grado di cercare soluzioni alternative sfruttando lo schieramento basso del Rubin per liberare il vertice basso Moro e permettergli di avere spazio per orchestrare qualche apertura sugli esterni, in particolare sull'esterno destro Makarov, uno dei talenti a disposizione di Sandro Schwarz e freschissimo ex di questa partita. L'obiettivo era quello di cercare la superiorità numerica sull'esterno con il terzino Varela, ma il Rubin rispondeva facendo tornare indietro Kvaratskhelia a negare la superiorità numerica, questo ha permesso alla squadra di casa di non essere ferita su azione manovrata ma tra calci d'angolo e falli concessi in quella zona del campo la Dinamo ha poi costruito la propria prestazione offensiva.

Il dato relativo alle fasce d'attacco mostra chiaramente come la squadra seconda in classifica nel campionato russo abbia cercato di costruire la propria gara cercando di attaccare prevalentemente sul lato destro dove il suo numero 25 poteva utilizzare il sostegno di Varela. 











LA RIFINITURA AFFIDATA ALLE GIOCATE INDIVIDUALI


In un contesto senza particolari strategie corali da parte delle due squadre spetta dunque alle giocate individuali il compito di trovare il modo di mettere in difficoltà le difese avversarie. Ed in Rubin-Dinamo di individualità ce n'erano ed ognuna ha cercato di mettere la propria firma sulla partita.

Ovviamente il primo della lista non può che essere Kvicha Kvaratskhelia, classe 2001 georgiano già sul taccuino di molti club dei principali campionati europei e con il Rubin che vuole scatenare un'asta su di lui (già si parla di richieste superiori ai 20 milioni di Euro). La sua partita è stata una dimostrazione di quanto il suo talento è in grado di creare: il marchio di fabbrica è ovviamente il dribbling, un fondamentale che emerge in maniera ancora più marcata in un contesto tattico così arido e bloccato come quello della sua squadra. L'azione personale con cui quasi dal nulla crea il goal del momentaneo 1-1 è abbastanza archetipica delle sue qualità tecniche: prima si accentra scambiando con Haksabanovic, poi con un dribbling manda a terra Varela per poi inventare un cross con il sinistro (teorico piede debole) sul secondo palo per Bakaev che completa l'opera con una bella conclusione di sinistro. Un'azione che ha mostrato tutta la qualità e la capacità di riempire l'area della squadra rosso-verde, una qualità poco sfruttata dal suo allenatore e che sarei curioso di vedere all'opera in un contesto maggiormente associativo.

Nell'azione del goal sopra menzionata si notano anche le qualità di riconoscimento ed occupazione degli spazi da parte di Anders Dreyer, classe 1998 che ha scelto Kazan per continuare la carriera dopo l'esplosione con la maglia del Midtjylland e della nazionale under 21 danese. Con il Rubin lo vediamo schierato come interno del 4-1-4-1 mentre lo abbiamo conosciuto come esterno offensivo del 4-3-3 nelle sue precedenti esperienze ed anche nelle breve apparizioni con la maglia della nazionale maggiore danese in questa stagione. Il suo marchio di fabbrica erano i tagli dall'esterno alle spalle della difesa premiati da un filtrante, adesso svolge compiti più conservativi in fase di sviluppo dell'azione e sfrutta le sue capacità di inserimento in questa maniera, dove è cruciale il suo movimento per stringere il quartetto difensivo della Dinamo e lasciare spazio a Bakaev per preparare la conclusione a rete.

Sul lato Dinamo Mosca il giocatore più interessanti è sicuramente Arsen Zakharyan, classe 2003, altro giocatore in grado di far saltare gli equilibri e, per questo, è già nel giro della nazionale maggiore. Il suo punto di forza sta nella capacità di condurre il pallone e superare di forza gli avversari, per cui siamo di fronte ad un giocatore meno tecnico ma decisamente più potente grazie alle lunghe leve delle sue gambe (pur essendo alto 180 cm, quindi non un colosso rispetto alla media dei calciatori contemporanei). Come emerge dalla heatmap e dai dati statistici si tratta di un giocatore che può giocare a tutto campo (con la Dinamo sotto nel punteggio si è addirittura posizionato come mediano a centrocampo) ed avanzare con la palla al piede; spesso lui e Fomin (la mezzala sinistra altro elemento di grande interesse) si scambiano di posizione per creare ed attaccare meglio gli spazi, tuttavia lo schieramento compatto del Rubin in questa partita non ha permesso loro di emergere al meglio.

L'altro elemento di grande livello tecnico a disposizione di Sandro Schwartz è Denis Makarov, autore del goal che ha sbloccato la partita nonché il giocatore sul quale la squadra si poggiava per creare combinazioni per accedere in area di rigore. A differenza di Zakharyan non ben supportato da Fomin, Makarov ha trovato nelle coperture di Szymanski e nelle sovrapposizioni di Varela il modo migliore per creare pericoli, tanto che è stato il giocatore della Dinamo che ha propiziato il maggior numero di ingressi in area della propria squadra (6) su azione manovrata.


CONCLUSIONI


Rubin Kazan e Dinamo Mosca dispongono entrambe di una rosa di grande prospettiva ma la sfida disputata a Kazan ha mostrato come siano due squadre che si affidano tantissimo alle qualità individuali dei propri giocatori per rifinire e finalizzare il gioco scollegando totalmente questa fase rispetto alle altre di gioco.

Entrambe le squadre non hanno mostrato alcuna voglia di prendersi rischi in impostazione, hanno attaccato con più uomini solo se costretti dal risultato; a livello tattico hanno pensato principalmente a non prendere contropiedi (le statistiche di Wyscout ne hanno conteggiato uno solo in tutta la partita). Alla fine la Dinamo ha vinta per la sua grande pericolosità sui calci piazzati (alimentati dal sinistro chirurgico su palla da fermo di Szymanski) ed anche perché pur avendo un possesso palla minore rispetto all'avversario hanno avuto un netto controllo territoriale della partita (36% del tempo speso nel terzo avversario).

Anche da questa partita, quindi, è emersa la povertà tattica del campionato russo, dove il gioco corale è poco ricercato e si lascia alla qualità individuale il compito di decidere le partite: in termini assoluti non è certamente una scelta sbagliata in principio ma al di fuori della Russia l'assenza di una strategia di gioco si paga caramente, e questo rappresenta un grosso spreco vista la qualità di molti degli interpreti a disposizione di questi club.

giovedì 25 novembre 2021

Xavi sta ricostruendo il Barcellona


La storia del Barcellona è una storia di identità, non solo calcistica, ma anche di appartenenza territoriale e di visione politica di cui il club si fa veicolo (Mes que un club), per questo quanto accaduto negli ultimi anni sotto la gestione Bartomeu è stata una clamorosa rottura con questa identità che ha portato il club blaugrana al tracollo economico ed una serie di gestioni tecniche che hanno provocato smarrimento nella tifoseria. 

Ovviamente il picco di questa situazione si è raggiunto quest'estate con il club impossibilitato a depositare il nuovo contratto di Leo Messi dando il via in maniera forzata ad un processo di ricostruzione dell'identità originaria del club, con la Masia che torna al centro del progetto calcistico. Questo progetto è stato affidato a Ronald Koeman che, nonostante importanti sforzi, non è riuscito a trovare una quadra a questa squadra, per cui il presidente Laporta non ha perso tempo a richiamare nella terra promessa il figliol prodigo Xavi che, dopo il ritiro dal calcio giocato, ha esercitato le sue idee tattiche sotto il sole ed i milioni degli sceicchi qatarioti.

Ho provato ad analizzare le prime due partite della gestione Xavi al fine di individuare le principali costanti del tecnico catalano che, manco a dirlo, si basano sui principi ingeriti negli anni trascorsi da calciatore nella cantera prima e in prima squadra poi al Camp Nou, ossia gioco di posizione e creazione di triangoli per lo sviluppo dell'azione, senza dimenticare i meccanismi di riconquista immediata del pallone una volta perso.


FORMAZIONI DIVERSE MA DISPOSIZIONI SIMILI

Nelle idee di gioco di Xavi ci sono dei princìpi che vanno oltre ai moduli di gioco, per questo motivo nelle due partite disputate finora sotto la sua gestione si sono visti due schieramenti sulla carta diversi ma che poi si strutturavano sul campo in maniera pressoché simile, questo allo scopo di inserire i calciatori in base alle proprie caratteristiche ma anche per aggiustare lo schieramento della squadra in base allo schieramento avversario.

Per questo motivo abbiamo visto il Barcellona schierarsi in campo con due moduli nominalmente diversi: nella partita di martedì contro il Benfica abbiamo visto un 3-4-2-1 che rappresenta l'abito ideale del calcio di Xavi in piena continuità con quello che era il 3-4-3 del Barcellona di Cruyff o dell'ultimo Barça di Guardiola, schierati con un centrocampo a rombo. Nella partita contro l'Espayol, invece, abbiamo visto come schieramento di base un 4-3-3 che rappresenta la continuità con un modulo su cui la squadra catalana ha basato la propria identità negli ultimi 20 anni. 

Ma sappiamo tutti molto bene come i moduli valgano il giusto nell'analizzare il modo di giocare di una squadra, ed è così che analizzando le passmaps relative alle due partite notiamo che una volta disposta in campo la squadra assume lo stesso schieramento soprattutto in fase di possesso, con quello che può essere definito un 3-2-5 con il primo quintetto che costruisce ed il secondo che invade occupando i 5 corridoi verticali del campo come da manuale del gioco di posizione.



SUPERIORITA' NUMERICA IN PRIMA COSTRUZIONE

Uno degli elementi fondanti del credo calcistico di Xavi è quello di avere sempre un giocatore in più in costruzione rispetto alla pressione avversaria, un elemento a cui non si deroga e che per questo può cambiare in base alla struttura della pressione avversaria. Attenzione: la superiorità deve essere ne minore ne maggiore di un'unità, altrimenti questo significherebbe perdere uomini in zone più avanzate del campo.

Da questo esempio si evince cosa questo stia a significare: l'Espanyol spende due uomini sulla prima linea di pressione, questo comporta che il Barcellona costruisce con Mingueza, Pique e Eric Garcia mentre Busquets non si abbassa a supporto dei centrali proprio perché la sua presenza sarebbe considerata ridondante mentre restando alle spalle della prima linea di pressione può sfruttare gli spazi creati dai movimenti dei suoi compagni più avanzati. Nel corso della stessa partita l'Espanyol lascerà solo un uomo in prima pressione ripiegando su un 5-4-1, questo porterà Mingueza a slegarsi dalla prima linea di costruzione delegandola ai soli centrali difensivi.

Nella partita contro il Benfica si è vista in maniera più marcata la struttura 3+2 in costruzione, questo perché la formazione portoghese ha cercato di contestare la costruzione di Pique e compagni in parità numerica (5 vs. 5 come si evince dall'esempio). Questo spiega anche la scelta di una difesa a 3 più rigida con Araujo in luogo di Mingueza con l'uruguayano più abile del canterano spagnolo nei duelli difensivi; per mantenere la superiorità numerica, invece, ecco che torna utile l'utilizzo di Ter Stegen e del suo educatissimo piede.

Ciò che accomuna le due situazioni sta nel fatto che il Barça utilizza lo schieramento in prima costruzione per capire quale sia l'atteggiamento dell'avversario ed in base a questo stabilire come scaglionarsi sul terreno di gioco. Nel primo esempio notiamo ampio spazio a disposizione di Busquets tra prima linea di pressione e linea dei centrocampisti dell'Espanyol; nel secondo esempio vediamo un Benfica più aggressivo ma che concede spazio tra linea di centrocampo e di difesa, questo ci fa capire come Xavi faccia in modo di manipolare lo schieramento avversario.


STRUTTURA DELLA SQUADRA IN SVILUPPO 


La manipolazione degli spazi è ovviamente centrale nel sistema di sviluppo del gioco di Xavi: l'avversario viene sollecitato a fare delle scelte su quali zone di campo coprire e quali lasciare libere, mediante il possesso palla il Barcellona dovrebbe riconoscere quelle zone libere dove destinare il passaggio progressivo.

Da questo esempio tratto dalla partita contro l'Espanyol si nota cosa comporti questo aspetto: l'elemento di base è la struttura posizionale con cinque giocatori che occupano i cinque corridoi verticali. Qui l'avversario sceglie di chiudere le vie di accesso alla zona di rifinitura (ossia lo spazio tra difensori e centrocampisti) mantenendo le due linee corte, per cui il Barça sfruttando il sistema posizionale in ampiezza costringe il terzino sinistro dell'Espanyol ad uscire creando uno spazio tra di esso ed il centrale di sinistra: in questo spazio si inserisce Nico Gonzalez. 

Quello spazio dove si inserisce il classe 2002 spagnolo è il cosiddetto mezzospazio, in inglese halfspace, uno spazio considerato cruciale nel calcio posizionale e con ancora maggiore accezione nel calcio di Xavi.


Anche a livello statistico si nota chiaramente quanto il Barça in queste due partite abbia cercato quei spazi intermedi per generare situazioni di pericolo. Nella partita contro l'Espanyol è stato molto marcato l'utilizzo di questo meccanismo sul lato sinistro, quello dove si trovano ad operare Gavi e Jordi Alba a cui si aggiungeva De Jong, chiamato più volte ad abbandonare la posizione di prima copertura preventiva al fianco di Busquets per sovraccaricare quel lato di campo.

Questo esempio riassume quanto appena detto: il Barcellona qui porta 5 giocatori più Depay (che non conto in quanto non dovrebbe stare in quella posizione) per sovraccaricare un lato di campo, l'Espanyol chiude la porta stringendosi su quel lato ma aprendolo su quello opposto, così la squadra di Xavi va ad esplorare il lato debole per Akhomach, classe 2004 buttato nella mischia dall'ex capitano del Barça nella sua gara d'esordio in panchina.




LA RICERCA DEL PASE DE LA MUERTE


Uno dei marchi di fabbrica del Barcellona degli ultimi anni è stato il "pase de la muerte", ossia la tipologia di passaggio decisivo con cui Jordi Alba permetteva a Messi di rimpinguare le sue statistiche di realizzazione. Questo tipo di passaggio viene creato giocando il pallone sull'esterno alle spalle della linea difensiva avversaria che è costretta a rinculare mentre più giocatori riempiono l'area, uno di questi si stacca facendo un passo all'indietro e viene servito da un passaggio all'indietro dell'esterno permettendogli di concludere con lo specchio della porta davanti a se. 


Ecco qui un esempio di questo tipo di rifinitura cercata dal Barça: lo scatto di Jordi Alba costringe la linea difensiva ad abbassarsi, i giocatori blaugrana si dispongono in area di rigore riempendola staccandosi dalla linea difensiva, questo genera occasioni ad alto grado di conversione in rete (nella fattispecie Nico Gonzalez non riuscirà a trovare la via della rete).




In questo esempio si nota come questa soluzione sia conseguenza della struttura posizionale della squadra: qui il Benfica sceglie di giocare corto e stretto togliendo spazio tra le linee ma questo da una parte permette a Busquets di essere libero di trovare linee di passaggio in maniera indisturbata, dall'altra la scelta porta a concedere spazio sull'esterno dove Jordi Alba può essere addirittura servito sulla corsa.



Come si desume dal dato statistico relativo agli ingressi in area, anzitutto è aumentata la frequenza degli ingressi rispetto alla media stagionale (34 in Liga, 30 in Champions), ma soprattutto si può notare come la via esterna sia ampiamente ricercata mediante il meccanismo sopra esposto.


DIFESA IMBATTUTA GRAZIE ALLA RIAGGRESSIONE


Un dato emerso dalle due partite finora disputate dal Barça sotto la gestione Xavi sta nel dato relativo ai goal subiti: due partite due clean sheets per Ter Stegen. Certo sia l'Espanyol con Dimata e soprattutto il Benfica con Seferovic hanno avuto chances clamorose per battere il portiere tedesco nelle fasi finali delle due partite disputate ma restano due episodi quasi isolati soprattutto se confrontati con le difficoltà della squadra ogni qualvolta perdeva il possesso del pallone sotto la gestione Koeman.

Qui vediamo il meccanismo di prima pressione che inizia uomo contro uomo per poi diventare uomo-palla non appena l'avversario porta il pallone verso l'esterno, dove si vede che Depay prende Otamendi (il centrale dei tre difensori del Benfica) mentre Gavi stringe su Weigl abbandonando Almeida che non può essere servito visto che le linee di passaggio verso di lui sono coperte. Il Benfica è costretto al lancio lungo costringendo gli attaccanti a duelli aerei persi contro Pique ed Araujo (ecco spiegata la scelta dell'uruguaiano come indicato precedentemente).

Ancora più marcato è l'atteggiamento della squadra appena perso il pallone: il meccanismo alla base ci permette di chiudere il cerchio partito con la fase di costruzione, ossia quello di avere sempre un uomo in più rispetto a chi viene lasciato in smarcamento preventivo dall'avversario quando difende e lasciare gli altri a supporto della manovra offensiva e soprattutto riaggredire non appena viene perso il pallone. In questo esempio si nota chiaramente come Mingueza, Busquets e De Jong siano già pronti ad andare ad aggredire l'uscita avversaria con De Jong già in marcatura preventiva sull'unico uomo dell'Espanyol fuori dall'area di rigore.

Il dato del PPDA conferma la bontà della strategia di Xavi, con entrambe le partite terminate con un PPDA inferiore a 7 secondo i dati Wyscout.


CONCLUSIONI

Il lavoro da fare per Xavi è decisamente enorme ma le prime due partite ci hanno fatto intendere che la strada sembra tracciata e che la semina è in pieno corso. Il lato negativo di queste due partite sta nel fatto che la squadra finalizza poco e male (l'unico goal è arrivato su un calcio di rigore anche piuttosto generoso).

Da un lato sembra che Depay, l'uomo più vicino all'idea di finalizzatore in questa squadra, dopo un inizio di stagione travolgente sembra essere un tantino appannato e compie spesso scelte sbagliate con il pallone tra i piedi; dall'altro lato i vari ragazzini che agiscono alle sue spalle o al suo fianco sembrano ancora leggermente restii ad andare alla conclusione se non hanno la porta spalancata davanti ai loro occhi.

Ma la grande quantità di talento che il tecnico catalano dovrà innaffiare in questi mesi rende tutti molto ottimisti sulla crescita di questa squadra e, nei minuti in cui si è visto in campo contro il Benfica, un esempio quasi allegorico delle aspettative riposte in questo progetto è Ousmane Dembele, entrato in campo a mezzora dalla fine costruendo diverse opportunità potenziali con i suoi allunghi sulla destra.

lunedì 22 novembre 2021

New York City - Atlanta e l'interpretazione del 4-2-3-1

Foto sito web NYCFC

Tra le varie cosa accadute in questo weekend che ha segnato il ritorno dei campionati dopo la pausa nazionali c'è stato l'inizio dei playoff nella MLS ossia nella principale lega calcistica statunitense, una lega che sta crescendo e che sta iniziando a raccogliere i frutti della politica di sviluppo dei giovani americani che vogliono approcciarsi al soccer.

Già la nostra serie A, grazie al Venezia, ha avuto modo di mettere in evidenza talenti provenienti dalla MLS come Gianluca Busio e Tanner Tessmann e presto vedremo all'opera a Lipsia Caden Clarke, gioiellino della scuola Red Bull in quel di New York; certo i tifosi della Roma non hanno potuto ancora apprezzare le doti di un altro elemento come Reynolds, per il quale probabilmente ci sarà ancora da pazientare.

Dal primo turno di playoff disputato nel weekend erano esentate le vincitrici delle due conference, ossia i New England Revolutions da una parte ed i Colorado Rapids dall'altra, per cui uno dei match più interessanti di questo primo turno era rappresentato dalla sfida tra il New York City Football Club, il club della Grande Mela affiliato al City Football Group, ed Atlanta United, formazione entrata nella MLS nel 2017 per diventarne campione l'anno successivo e che ha iniziato la stagione con l'ex difensore di Manchester United e Roma Gabriel Heinze in panchina salvo essere sostituito a metà regular season da Gonzalo Pineda.

Entrambe le squadre cercano di fare del calcio di possesso il proprio riferimento strategico ed entrambe si schierano in campo con il 4-2-3-1 che cerca di valorizzare quanto maggiormente possibile gli elementi tecnici presenti in rosa: da una parte l'ex atalantino Maxi Moralez, conosciuto dai più come El Frasquito, reso celebre dal famoso aneddoto di Federico Buffa raccontato diversi anni fa, dall'altra parte Ezequiel Barco, una delle promesse più attese del calcio argentino, scuola Indipendiente che ha dovuto usare questa stagione per rimettersi al meglio della forma dopo un infortunio al crociato.


LE FORMAZIONI INIZIALI


Come indicato in premessa le due squadre si schierano con il 4-2-3-1, ad occupare lo slot del numero 10 sono da una parte Ezequiel Barco, dall'altra Maxi Moralez, le punte centrali sono da una parte Valentis Castellanos, capocannoniere della stagione regolare, dall'altra l'ex centravanti del Torino Josef Martinez, anche lui come Barco ha dovuto sfruttare questa stagione per tornare al 100% dopo un infortunio al crociato. 


A far comprendere le differenze di strategia tra le due squadre ci sono le due coppie di centrocampo, con Atlanta che schiera la coppia formata da Santiago Sosa e Matheus Rossetto, rispettivamente vivaio River Plate e Athletico Paranaense, quindi giocatori di grande tecnica e visione di gioco; dall'altra parte New York si presenta con la coppia formata da Alfredo Morales e James Sands, giocatori di struttura decisamente differente, chiamati a non far rimpiangere le assenze di Parks ed Acevedo in mezzo al campo. 


ISOLARE SANTIAGO SOSA PER FERMARE ATLANTA


Atlanta è una squadra che predilige avere il pallone tra i piedi anche come soluzione per evitare di difendersi viste le difficoltà in fase di non possesso della squadra. La squadra di Pineda ha chiuso la regular season con una media di possesso palla del 58% e la partita di domenica sera con quasi il 60% speso con il pallone tra i piedi. Ovviamente questo dato preso da solo non significa assolutamente nulla, a maggior ragione come vedremo quando per l'avversario diventa molto semplice fermare l'avanzamento in campo della squadra.

Per ostacolare l'uscita da dietro, il City ha applicato una trappola ben riconoscibile allo scopo di rendere difficile se non impossibile la ricezione del pallone da parte del centrocampista argentino classe 1999. Come si vede dall'esempio, l'intera batteria avanzata del 4-2-3-1 della squadra newyorchese si muove per andare ad ostacolare l'uscita degli avversari con ben due giocatori pronti ad aggredire il numero 5 di Atlanta chiudendo allo stesso tempo ogni linea di passaggio al portatore di palla avversario. Escludere dal gioco Sosa (27 passaggi ricevuti contro i 45 di media in questa stagione) è stata la mossa che ha permesso alla formazione di casa di soffocare ogni tipo di avanzamento centrale da parte della formazione allenata da Pineda, costretta a risalire il campo per zone esterne.

Una volta consolidato il possesso in zone più avanzate del campo è emerso un altro limite della formazione ospite, ossia quello di non scaglionarsi nel modo giusto in campo, probabilmente a causa della presenza di troppi elementi che amano ricevere palla e meno muoversi senza per aprire le maglie avversarie. Qui si vede abbastanza bene come le due linee strette del City in fase di difesa posizionale trasformano il 4-2-3-1 in un 4-4-1-1 con Maxi Moralez già perfettamente posizionato per uno smarcamento preventivo. Le due linee della squadra allenata da Deila, inoltre, sono già pronte a far partire la trappola non appena il pallone verrà trasferito sull'esterno a Moreno, e chiudere la sovrapposizione del terzino Bello (classe 2002, uno degli elementi positivo di questa stagione per Atlanta).

Anche a livello di analisi statistica emerge chiaramente come Atlanta non sia riuscita a raggiungere gli ultimi 20 metri di campo per vie centrali, facendolo solamente aggirando il blocco centrale del City, soprattutto dal lato sinistro mediante la combinazione che abbiamo visto sopra. Questo dimostra come nel calcio contemporanea una certa rigidità nel posizionamento in campo rende una squadra molto prevedibile, tanto più in uno schieramento come il 4-2-3-1 dove proprio la mancanza di interscambi e di movimenti senza palla porta l'attaccante ad essere fagocitato dalla linea difensiva avversaria, proprio come è successo a Martinez che ha toccato 22 palloni in tutta la partita.


UNO SCHIERAMENTO IN CAMPO MIGLIORE PER IL NEW YORK CITY


Decisamente tutt'altra musica lo schieramento in campo della squadra allenata da Ronny Deila: abbiamo già avuto modo di vedere come il 4-2-3-1 dell'ex allenatore del Celtic si trasforma in fase di non possesso sia in prima pressione che in fase di difesa posizionale, mostrando i pregi delle due linee da 4 compatte a protezione della propria metà campo. 

In fase di possesso abbiamo potuto ammirare dei movimenti decisamente più coordinati rispetto a quelli dell'avversario: da questo fermo immagine si può ben vedere come la squadra fosse ben scaglionata in campo portando le linee difensive di Atlanta ad essere parecchio disordinate. In questa situazione il centrale difensivo di sinistra Callens si trova con la possibilità di bucare le linee di pressione avversarie potendo servire i due mediani che si muovono tra le linee avversarie scaglionandosi uno avanti all'altro con Sands che si muove portandosi via Barco liberando potenziale spazio per Morales; stringendo da sinistra verso il centro anche Rodriguez crea una linea di passaggio che può tagliare due linee di pressione avversarie, idem Moralez. A completare il quadro ci sono la punta Castellanos e l'esterno Medina che possono attaccare la profondità con una linea difensiva apertissima di Atlanta, infine come soluzione meno rischiosa ci sono anche i terzini che possono garantire l'ampiezza.

Non è un caso, quindi, che lo stesso dato dei passaggi in profondità visto precedentemente per Atlanta, mostri numeri diversi a favore della formazione di proprietà del City group, con i tre trequartisti del 4-2-3-1 che hanno giocato tanti palloni al limite dell'area di rigore, a dimostrazione di come questo schieramento possa funzionare tantissimo se l'obiettivo è sovraccaricare la zona centrale della trequarti avversaria.


CONCLUSIONI


New York City ed Atlanta non hanno regalato un grandissimo spettacolo, nonostante l'elevata cifra tecnica delle due squadre non si è vista una partita particolarmente esaltante dal punto di vista del ritmo, ma quanto meno ci ha permesso di osservare pregi e difetti di uno schieramento tattico come il 4-2-3-1, che ha il vantaggio di potersi trasformare in diversi altri schieramenti nel corso della partita a seconda delle caratteristiche degli interpreti e delle problematiche proposte dall'avversario come fatto vedere dal City, dall'altra parte mostra i suoi limiti quando interpretato in maniera molto rigida e poco corale come fatto da Atlanta.

La squadra newyorchese ha poi trovato la vittoria proprio grazie ad un innalzamento del ritmo nei primi 15' del secondo tempo in cui ha trovato le due reti che hanno deciso la partita entrambi su sviluppi di calcio d'angolo, tra l'altro entrambi eseguiti con un gioco corto dalla bandierina, a dimostrazione che questa soluzione, spesso vituperata dagli osservatori, può portare dei vantaggi.

lunedì 15 novembre 2021

Gerrard all'Aston Villa è una prospettiva eccitante


Per l'Aston Villa questa doveva essere una stagione di rinnovamento, con una squadra costretta a cambiar pelle a causa della cessione di Jack Grealish al City che ha aggiusto risorse economiche ad un club che era già ben saldo sotto questo aspetto. Per questo il club ha investito nel ringiovanimento della rosa e in una strategia di lungo periodo che permettesse al club di poter tornare ad occupare almeno la parte sinistra della classifica.

Questa richiesta di rinnovamento è stata lasciata nelle mani di Dean Smith, l'allenatore che ha riportato il Villa in Premier dopo 3 anni in Championship e che è riuscito a mantenere la categoria per due anni di fila il tutto sotto il segno del capitano con la maglia numero 10 sul quale si appoggiava l'intera fase finale della manovra dei Villans. Con la partenza di Grealish era necessario rimodellare questa squadra ed il manager nativo di West Bromwich ha mostrato difficoltà a trovare uno schieramento coerente, pagando questa poca chiarezza di intenti con l'esonero (seppur ricollocandosi immediatamente in quel di Norwich).

Dalle parti del Villa Park serviva un allenatore in grado di dare un'identità tattica alla squadra, per questo motivo non poteva essere scelta migliore quella di rivolgersi a Steven Gerrard, un nome la cui fama precede qualsiasi cosa e che in questi primi anni da allenatore si sta mostrando un tecnico dalle idee molto chiare e con una gestione della squadra molto moderna ed innovativa.


4-3-3 COME PUNTO DI PARTENZA

In questi anni da allenatore ai Rangers l'ex capitano del Liverpool ha scelto il 4-3-3 come modulo di base per far giocare la sua squadra, ma come è sempre opportuno rimarcare, non è il modulo a definire la strategia di un allenatore quanto i princìpi di gioco ed il modo in cui la squadra si comporta con e senza la palla. Proprio per questo motivo gli interpreti del 4-3-3 di Gerrard determinano alcuni movimenti della squadra in campo.

Per esempio quando vuole consolidare il possesso dal basso, Gerrard inserisce tra i tre di centrocampo un "costruttore" in più da affiancare al vertice basso, in questo caso Lundstram si abbassa fuori linea per aiutare la costruzione dell'azione e permettere al terzino di parte (Barisic) di poter avanzare in campo, l'altro terzino (il capitano dei Rangers Tavernier) resta più basso in quanto spesso l'obiettivo della costruzione da dietro dei Rangers è servirlo per attivare una verticalizzazione da quel lato di campo sfruttando le ottime capacità del terzino inglese (uno dei tanti forti terzini destri prodotti in serie dal calcio inglese negli ultimi anni) di far progredire il gioco grazie al proprio destro molto educato.

Allo stesso tempo se l'avversario rende difficile la costruzione dal basso, ecco che è necessario avere una struttura in grado di andare a risolvere la questione "seconde palle", sotto questo aspetto è indispensabile il grande lavoro della punta centrale Morelos che diventa il target delle costruzioni dirette dei Rangers, coadiuvati dal terzo centrocampista più avanzato e dall'esterno offensivo, pronti a raccogliere la sponda del compagno o andare sulla ribattuta della difesa avversaria.

Spesso il piano gara di Gerrard prevede di bypassare la prima pressione avversaria mediante una costruzione diretta sulla punta, per questo i due centrocampisti che affiancano Davis hanno generalmente meno compiti di costruzione e più di supporto alla struttura della squadra in queste situazioni in cui il possesso è conteso, per questo motivo in questa partita contro il Celtic, partita la cui importanza ritengo superfluo specificare, i due centrocampisti al fianco di Davis sono Aribo e Kamara, con quest'ultimo molto più abile di Lundstram in queste fasi di gioco. Tuttavia, come si vede, la strategia è sempre quella di avere molti giocatori vicino alla palla, tanto meglio se in misura maggiore rispetto all'avversario.

Per questo motivo il 4-3-3 resta alla base del modo di giocare di Gerrard, è un sistema che gli permette di avere sempre un numero di giocatori in zona palla con gli interpreti che cambiano a seconda delle fasi di gioco che l'ex capitano del Liverpool si aspetta di dover affrontare con maggior frequenza nel corso della partita.


LO SVILUPPO LATERALE


Uno degli aspetti più facilmente riconoscibili del sistema di gioco implementato da Gerrard a Glasgow è lo sviluppo laterale del gioco, in particolare sul lato destro del campo, quello in cui viene schierato in campo Tavernier.

Ciò che emerge a livello visivo è anche confermato dai dati statistici: la squadra di Gerrard preferisce il lato destro del campo, ma in un quadro ancora più generale l'avanzamento avviene appunto lateralmente, con la zona centrale del campo utilizzata solamente per ribaltare il lato di gioco dopo aver mosso l'avversario sul lato forte per creare un lato debole. E qui troviamo un altro aspetto precipuo di una squadra che gioca con il 4-3-3, ossia l'utlizzo delle catene formate da terzino, mezzala ed esterno offensivo di parte per rendere possibili questo sviluppo laterale dell'azione di gioco, un elemento che accomuna il 4-3-3 di Gerrard con quello che ho raccontato in miei precedenti post in relazione a quello di Vincenzo Italiano e di Zdenek Zeman.


Un esempio di passmap tipico dei Rangers di Gerrard mostra chiaramente quanto siano accentuate le linee sul lato occupato dal giocatore con la maglia numero 2 dei Gers che puoi move il gioco sfruttando le combinazioni con il triangolo di sviluppo precedentemente menzionato, in questo caso completato dalla mezzala Arfield e da Aribo spostato nel tridente offensivo (anche la composizione dei tre attaccanti del 4-3-3 non è mai simile nelle scelte di Gerrard ma variano a seconda del tipo di partita da fare e dello schieramento difensivo avversario).


 
Nell'esempio si può vedere quali soluzioni cerca la squadra scozzese quando il gioco viene sviluppato lateralmente. In questo specifico esempio manca Tavernier, tuttavia la disposizione non cambia, vediamo il triangolo di sviluppo che non viene tenuto isolato dal resto della squadra. Come si può notare uno dei tre attaccanti ed uno dei centrocampisti creano a loro volta una linea di passaggio dopo che il triangolo ha attirato le linee difensive avversarie su quel lato.

In questo modo si permette un rapido cambio di lato promosso dal fatto che l'intero schieramento avversario è stato attirato dal sovraccarico a destra, così il pallone arriva al terzino opposto che può arrivare al cross mentre gli altri giocatori vanno ad occupare l'area di rigore avversaria. Non è da tralasciare, inoltre, il fatto che la massiccia presenza di uomini in maglia blu permetta la possibilità di riciclare il possesso in caso l'avversario riesca ad intercettare un passaggio o l'ingresso in area di rigore,

Sotto questo aspetto è molto importante l'utilizzo di Morelos nel muoversi negli spazi generati dal triangolo di sviluppo, qui vediamo come lo spazio tra le linee venga utilizzato dal centravanti colombiano per proporsi per un passaggio "a muro", ossia raccogliere un passaggio in avanti e scaricarlo alla mezzala opposta che sta accorrendo. Raramente Gerrard chiede agli attaccanti di affrettare l'assalto alla linea difensiva avversaria, preferisce disordinare lo schieramento avversario con questi movimenti muovendo contestualmente il pallone da un lato all'altro del campo.

Mediante il cambio di lato c'è spazio anche per creare situazioni di uno contro uno o delle sovrapposizioni che consentono ai Rangers di raggiungere l'area di rigore rapidamente e costringendo gli avversari a corse all'indietro molto faticose che spesso portano ad errori ma soprattutto alla concessione di molte palle inattive in cui il piede dei terzini unito alle doti aeree di diversi giocatori genera diverse situazioni di pericolo per gli avversari e, soprattutto tante reti. Non è un caso che la media di assist a partita di Tavernier sia aumentata esponenzialmente di stagione in stagione sotto la guida del neo-allenatore dell'Aston Villa.


LE CURA NELLE TRANSIZIONI DIFENSIVE


Le fasi di transizione sono quelle che spesso e volentieri decidono le partite, ed avere idee chiare su come gestire questa fase di gioco rappresenta un aspetto fondamentale della strategia di gara, e su questo aspetto Gerrard ha mostrato di aver preparato molto bene la sua squadra.

Come già anticipato, tutto parte da una immediata ricerca di recuperare il pallone una volta perduto, cosa resa possibile dalla concentrazione di uomini in zona palla. Qui siamo in una situazione in cui il Celtic ha appena recuperato un pallone: qui si nota come la squadra vada immediatamente a stringere nella zona dove si trova il pallone chiudendo quindi diverse linee di passaggio e accorciando immediatamente sul giocatore più vicino al portatore di palla: il più delle volte questo costringe gli avversari a calciare lungo il pallone che viene, quindi, fagocitato dai centrali difensivi dei Gers.

Nell'eventualità l'avversario riesca a superare la contropressione dei Rangers, la linea difensiva si mostra quasi sempre preparata a gestire la transizione avversaria scappando all'indietro e mantenendo la superiorità numerica in zona centrale: qui sono i due centrali a tenere a bada la punta centrale, mentre i due terzini ripiegano sui due esterni; qualora l'avversario giochi con due punte uno dei tre centrocampisti (generalmente il vertice basso della difesa) resta a protezione dei due centrali per garantire la superiorità numerica.


IDEE CHIARE IN FASE DI NON POSSESSO


Un altro elemento in cui la mano di Gerrard è visibile sta nell'organizzazione della squadra in fase di non possesso, partendo dalla prima pressione per arrivare al comportamento della linea difensiva. Anche qui i princìpi guidano il tutto, poi a seconda della disposizione dell'avversario vengono fatte le scelte degli uomini da utilizzare nelle varie sotto fasi.

In prima pressione si nota chiaramente la volontà di non permettere l'accesso alle zone centrali del campo: per chi gioca con il 4-3-3 spesso questo è un problema nel momento di stabilire chi deve prendere il centrale dei tre costruttori avversari. Gerrard risolve questo problema tenendo interni i tre attaccanti, ognuno assegnato a coprire le linee di passaggio ai tre uomini che formano la prima linea di costruzione avversaria. La strategia è quella di portare l'avversario a giocare la palla esternamente per poi scatenare la trappola con l'ausilio della linea laterale. In questo esempio i tre attaccanti seguono i tre centrali difensivi del Brondby, una volta che il pallone raggiunge la fascia è il terzino di parte a staccarsi per andare a prendere il "quinto" avversario; in caso di schieramento avversario con difesa a 4, i tre attaccanti si occupano dei centrali e del regista basso mentre una volta che il pallone viene portato sui terzini sono le mezzali a scalare su di loro per evitare che i terzini uscendo creino spazio alle loro spalle. 

Inoltre una volta che l'avversario riesce a sviluppare l'azione superando la trappola della prima pressione, la strategia rimane quella di negare la progressione al centro del campo: i tre centrocampisti ed i tre attaccanti sono molto stretti e compatti con i centrali difensivi pronti a spezzare la linea qualora il pallone raggiunga la zona rifinitura (ossia lo spazio tra la linea di centrocampo e quella di difesa). Il dato medio del PPDA è ovviamente molto basso contro le squadre di Premiership scozzese tecnicamente di gran lunga inferiori ai Rangers, mentre molto più indicativo della strategia di Gerrard è il dato nelle competizioni europee e nelle sfide dell'Old Firm: qui il dato si attesta poco sopra il 10 di media che sta a rappresentare un atteggiamento non particolarmente aggressivo ma allo stesso tempo tutt'altro che passivo in fase di non possesso.

Una volta che l'avversario è stato mandato al largo ecco invece il comportamento della linea difensiva che accorcia la diagonale costringendo l'avversario a ricominciare daccapo lo sviluppo dell'azione per assenza di sbocchi e di linee di passaggio che possano permettere delle triangolazioni o degli inserimenti o raggiungere il centro dell'area anche vincendo l'uno contro uno con l'avversario diretto: la strada verso la porta viene completamente sbarrata.

La cosa più logica per l'avversario a quel punto diventa il cambio di lato, ma anche qui la linea difensiva sa cosa fare per non trovarsi impreparata: il terzino sul lato debole scala esternamente mentre il resto della linea difensiva non accorcia la diagonale richiedendo alla mezzala di parte di chiudere lo spazio che si genera tra centrale difensivo e terzino, un meccanismo molto facilmente riconoscibile e che mostra pienamente quanta mano ci sia dell'allenatore nel codificare i movimenti della linea.

Questo atteggiamento può anche cambiare contro squadre che giocano con due punte e con il terzino chiamato ad uscire sul quinto avversario anziché su un esterno offensivo, per cui in questo caso la diagonale resta lunga e con uno dei centrocampisti che copre lo spazio tra centrale difensivo e terzino. Come detto precedentemente possono cambiare le funzioni ed i compiti ma non cambia la strategia: togliere accesso centrale all'avversario.

Anche in questo caso l'avversario deve cambiare lato per cercare di sfondare ed ancora una volta la struttura resta la stessa: qui il terzino si stacca dalla linea difensiva e resta in copertura dell'esterno offensivo che ha ripiegato sull'esterno avversario mentre la mezzala si occupa di chiudere la porta ad inserimenti tra terzino e centrale difensivo. Insomma ci troviamo di fronte a meccanismi difensivi molto consapevoli.



COSA DEVE AGGIUSTARE NELL'ASTON VILLA?


Ciò che è emerso nell'analisi dei Rangers di Steven Gerrard è l'identità e riconoscibilità che ha costruito in questi anni di regno sulla panchina della squadra scozzese: di questo sicuramente ha bisogno la squadra di Birmingham per risalire la china.

Con l'addio di Grealish e con gli investimenti su Buendia, Bailey ed Ings per ricostruire l'attacco, Dean Smith ha avuto difficoltà nel trovare il modo per dare fluidità alla manovra della sua squadra e soprattutto mantenere un certo equilibrio in campo.

Andando a vedere gli schieramenti messi in campo da Dean Smith nelle ultime settimane emerge chiaramente una difficoltà a trovare uno schieramento in campo definitivo e soprattutto soddisfacente ed in grado di mettere a proprio agio tutti gli interpreti a disposizione. Come emerge dalle formazioni disposte in campo nelle ultime giornate si desume chiaramente come Smith per trovare un certo equilibrio di schieramento ha dovuto tenere fuori di volta in volta alcuni singoli importanti come Buendia, Bailey ed Ings, a volte anche in maniera forzata causa infortuni. Insomma, come si desume anche dai numeri difensivi, la squadra ha spesso fatto fatica a trovare il modo per mantenere l'equilibrio in campo, con una coperta che è sembrata sempre molto corta e con poche idee in fase di possesso. Con il 3-5-2 si è visto un maggiore equilibrio ed anche una certa attitudine a prendere il controllo territoriale delle partite, come avvenuto nelle due vittorie consecutive ottenute contro Everton prima e Manchester United dopo, tuttavia la necessità di dover inserire Emiliano Buendìa nello scacchiere ed il ritorno alla difesa a 4 hanno portato ad un peggioramento delle prestazioni della squadra.

Un elemento su cui Gerrard probabilmente dovrà partire sta nell'istruire al meglio i due terzini, la cui centralità in fase di sviluppo dell'azione abbiamo avuto modo di vedere precedentemente ed è testimoniata dai numeri. Per questa ragione il primo intervento me lo aspetto proprio sulla qualità delle giocate di Cash e Targett e soprattutto su come il resto della squadra riuscirà a sostenere la spinta dei due esterni fornendo ad essi le giuste linee di passaggio ed anche le giuste coperture in caso di palla persa, per questo motivo sarà molto importante vedere il lavoro dell'ex numero 8 del Liverpool nel convincere i giocatori avanzati a muoversi in maniera più codificata e non esclusivamente chiamati a duelli individuali come accaduto in questa stagione.







Tra l'altro l'uscita dalla propria metà campo da parte dei Villans nelle ultime partite si basava molto spesso sull'appoggio a Targett sulla sinistra per poi cercare un pallone in verticale verso Watkins, tuttavia come si può vedere dall'esempio a lato, si nota chiaramente un'assenza di strategia di sviluppo con il centravanti ex Brentford che si muove per ricevere palla ma non trova sostegno per far progredire l'azione. Questa assenza di struttura in caso di palla persa si traduce poi in esposizione della squadra alle transizioni avversarie, e per quanto Smith si affidasse molto alle qualità individuali dei suoi centrali difensivi nel recuperare lo spazio di campo alle loro spalle, questo non si è rivelato sufficiente per fermare la forza offensiva avversaria.

Per questo motivo questo sarà l'aspetto da cui mi aspetto immediato impatto da parte di Gerrard, a questo aggiungo un obiettivo di medio periodo, ossia, copiando quanto fatto in questi anni a Glasgow, gestire la rosa al meglio e fare dei piccoli aggiustamenti allo schieramento della squadra in base a quali tipo di giocatori avrà bisogno per una specifica partita, per cui si divertirà ad alternare, specie nel tridente offensivo, un giocatore tecnico come Buendìa, due attaccanti forti come Watkins ed Ings ed un esterno come Bailey, ma senza stravolgere lo schieramento in campo, semplicemente affidando compiti specifici in base alle necessità della partita ed alle corde del singolo. 

Infine, c'è anche un obiettivo di lungo periodo: l'Aston Villa ha a disposizione alle spalle della prima squadra un'interessante settore giovanile, per cui all'ex tecnico dei Rangers verrà chiesto (e lui sarà molto stimolato da questo) di inserire progressivamente nel sistema i fratelli Chukwuemeka classe 2002 e 2003 che stanno emergendo anche nelle nazionali giovanili inglesi, il centravanti Archer che abbiamo visto già segnare in Coppa di Lega contro il Chelsea ed il centrocampista classe 2001 Jacob Ramsey, che ha già collezionato diverse presenze in questa stagione e potrebbe già essere un elemento su cui Gerrard poserà i propri occhi.

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