martedì 30 novembre 2021

Rubin Kazan - Dinamo Mosca: tanto talento male utilizzato


In questo weekend ho voluto seguire una partita valida per la sedicesima giornata del campionato russo tra Rubin Kazan e Dinamo Mosca, due squadre che seguo personalmente con molto interesse per la quantità di talenti che coltivano. Entrambe le compagini si schierano in campo con un'età media tra le più basse del campionato (24,8 per il Rubin, 25,3 per la Dinamo) il che ci induce a pensare che siano due squadre che cercano di puntare molto sui giovani in un contesto come quello del campionato russo che sembra alquanto stantio.

Il risultato finale di 2-3 a favore della Dinamo Mosca è servito alla squadra ospite per riproporsi in solitaria al secondo posto in classifica alle spalle dello Zenit che ha 4 punti di vantaggio, ci ha permesso di vedere all'opera alcuni talenti interessanti ma che allo stesso tempo ci ha mostrato come l'ecosistema tattico in cui giocano non è affatto ideale per uno sviluppo completo delle loro qualità; i 5 goal visti in questa partita non sono stati per nulla sintomo di una partita bella da vedere.


LE FORMAZIONI


Rubin e Dinamo si presentano a questa partita con due schieramenti sulla carta molto interessanti, con la squadra di casa schierata con un 4-1-4-1 che mette insieme una batteria composta da Bakaev, Dreyer, Haksabanovic e Kvaratskhelia ricca di importante talento individuale.

Dall'altra parte anche il 4-3-3 della Dinamo è molto interessante con un centrocampo composto dal croato Moro affiancato da Szymanski e Fomin ed un attacco con il centravanti classe 1999 Grulev affiancato dalle grandi speranze del calcio russo Zakharyan e Makarov.


POCA RICERCA DELLA MANOVRA

Nonostante la presenza di tanto talento individuale in campo, le due squadre non sono organizzate per costruire un sistema di gioco organico che possa connettere in maniera qualitativa i giocatori. Entrambe le squadre preferiscono giocare con lanci lunghi e poi cercare di sviluppare l'azione puntando sul vincere le seconde palle.

E' sufficiente osservare come nei primi 15 minuti di partita nessuna delle due squadre è riuscita a giocare palloni nella trequarti avversaria, questo a rappresentare quanto detto sopra sulle ricerca di lanci lunghi alla ricerca di duelli aerei contro i centrali avversari ed una scarsa tendenza a cercare la verticalizzazione centrale preferendo appoggiarsi sugli esterni contando sugli uno contro uno per scardinare le difese avversarie.

Ecco una situazione tipica in fase di costruzione della squadra allenata da Slutskiy: il portiere Dyupin potrebbe anche servire il vertice basso del centrocampo Hwang sul quale c'è poca pressione ed una linea di passaggio non impossibile, ma il dettame è ben definito: la soluzione è l'immediata palla lunga a scavalcare il centrocampo. Quindi non si tratta di una scelta che nasce da una pressione aggressiva della Dinamo, si tratta di una chiara scelta strategica dell'allenatore.

Il rinvio ha come target il centravanti Onugkha: la batteria dei trequartisti del Rubin scommette sulla "spizzata" del centravanti e cercano di sfruttare l'uscita dalla linea difensiva del centrale Balbuena per inserirsi alle spalle, tuttavia manca supporto sulla seconda palla qualora questa venga giocata di sponda o, come è accaduto più spesso, non sia l'attaccante a vincere il duello aereo, questo rende molto complicato attivare la grande qualità a disposizione oltre la metà campo per la squadra di Kazan.

Il dato sui passaggi progressivi da parte del Rubin è abbastanza esemplificativo della tendenza della squadra di Slutskiy: la linea di passaggio più frequente per avanzare in campo era la giocata diretta tra il portiere ed il centravanti. L'effetto creato è anche questo visibile dalle statistiche: i passaggi negli ultimi 20 metri di campo esclusi i cross in tutta la partita sono stati appena 5 ed i tocchi in area di rigore appena 8 (!), davvero una spreco con tutti quei giocatori di talento in campo.

Con riguardo alla Dinamo, la costruzione avveniva in maniera diversa ma comunque non particolarmente ricercata. Anzitutto il Rubin si limitava a coprire il centro del campo concedendo anche metri alla formazione moscovita che per questo cercava di usare le conduzioni dei centrali per rompere le linee avversarie, ma come si vede da questo esempio il Rubin mantiene un blocco basso e cerca di negare le ricezioni nelle zone centrali del campo, con le due mezzali Szymański e Fomin che cercano di proporsi nei mezzi spazi ma senza grande successo visto che vengono controllati dallo schieramento compatto degli avversari.

Per questo motivo anche la Dinamo ha cercato soluzioni dirette ma poco ben elaborate, ma è stata in grado di cercare soluzioni alternative sfruttando lo schieramento basso del Rubin per liberare il vertice basso Moro e permettergli di avere spazio per orchestrare qualche apertura sugli esterni, in particolare sull'esterno destro Makarov, uno dei talenti a disposizione di Sandro Schwarz e freschissimo ex di questa partita. L'obiettivo era quello di cercare la superiorità numerica sull'esterno con il terzino Varela, ma il Rubin rispondeva facendo tornare indietro Kvaratskhelia a negare la superiorità numerica, questo ha permesso alla squadra di casa di non essere ferita su azione manovrata ma tra calci d'angolo e falli concessi in quella zona del campo la Dinamo ha poi costruito la propria prestazione offensiva.

Il dato relativo alle fasce d'attacco mostra chiaramente come la squadra seconda in classifica nel campionato russo abbia cercato di costruire la propria gara cercando di attaccare prevalentemente sul lato destro dove il suo numero 25 poteva utilizzare il sostegno di Varela. 











LA RIFINITURA AFFIDATA ALLE GIOCATE INDIVIDUALI


In un contesto senza particolari strategie corali da parte delle due squadre spetta dunque alle giocate individuali il compito di trovare il modo di mettere in difficoltà le difese avversarie. Ed in Rubin-Dinamo di individualità ce n'erano ed ognuna ha cercato di mettere la propria firma sulla partita.

Ovviamente il primo della lista non può che essere Kvicha Kvaratskhelia, classe 2001 georgiano già sul taccuino di molti club dei principali campionati europei e con il Rubin che vuole scatenare un'asta su di lui (già si parla di richieste superiori ai 20 milioni di Euro). La sua partita è stata una dimostrazione di quanto il suo talento è in grado di creare: il marchio di fabbrica è ovviamente il dribbling, un fondamentale che emerge in maniera ancora più marcata in un contesto tattico così arido e bloccato come quello della sua squadra. L'azione personale con cui quasi dal nulla crea il goal del momentaneo 1-1 è abbastanza archetipica delle sue qualità tecniche: prima si accentra scambiando con Haksabanovic, poi con un dribbling manda a terra Varela per poi inventare un cross con il sinistro (teorico piede debole) sul secondo palo per Bakaev che completa l'opera con una bella conclusione di sinistro. Un'azione che ha mostrato tutta la qualità e la capacità di riempire l'area della squadra rosso-verde, una qualità poco sfruttata dal suo allenatore e che sarei curioso di vedere all'opera in un contesto maggiormente associativo.

Nell'azione del goal sopra menzionata si notano anche le qualità di riconoscimento ed occupazione degli spazi da parte di Anders Dreyer, classe 1998 che ha scelto Kazan per continuare la carriera dopo l'esplosione con la maglia del Midtjylland e della nazionale under 21 danese. Con il Rubin lo vediamo schierato come interno del 4-1-4-1 mentre lo abbiamo conosciuto come esterno offensivo del 4-3-3 nelle sue precedenti esperienze ed anche nelle breve apparizioni con la maglia della nazionale maggiore danese in questa stagione. Il suo marchio di fabbrica erano i tagli dall'esterno alle spalle della difesa premiati da un filtrante, adesso svolge compiti più conservativi in fase di sviluppo dell'azione e sfrutta le sue capacità di inserimento in questa maniera, dove è cruciale il suo movimento per stringere il quartetto difensivo della Dinamo e lasciare spazio a Bakaev per preparare la conclusione a rete.

Sul lato Dinamo Mosca il giocatore più interessanti è sicuramente Arsen Zakharyan, classe 2003, altro giocatore in grado di far saltare gli equilibri e, per questo, è già nel giro della nazionale maggiore. Il suo punto di forza sta nella capacità di condurre il pallone e superare di forza gli avversari, per cui siamo di fronte ad un giocatore meno tecnico ma decisamente più potente grazie alle lunghe leve delle sue gambe (pur essendo alto 180 cm, quindi non un colosso rispetto alla media dei calciatori contemporanei). Come emerge dalla heatmap e dai dati statistici si tratta di un giocatore che può giocare a tutto campo (con la Dinamo sotto nel punteggio si è addirittura posizionato come mediano a centrocampo) ed avanzare con la palla al piede; spesso lui e Fomin (la mezzala sinistra altro elemento di grande interesse) si scambiano di posizione per creare ed attaccare meglio gli spazi, tuttavia lo schieramento compatto del Rubin in questa partita non ha permesso loro di emergere al meglio.

L'altro elemento di grande livello tecnico a disposizione di Sandro Schwartz è Denis Makarov, autore del goal che ha sbloccato la partita nonché il giocatore sul quale la squadra si poggiava per creare combinazioni per accedere in area di rigore. A differenza di Zakharyan non ben supportato da Fomin, Makarov ha trovato nelle coperture di Szymanski e nelle sovrapposizioni di Varela il modo migliore per creare pericoli, tanto che è stato il giocatore della Dinamo che ha propiziato il maggior numero di ingressi in area della propria squadra (6) su azione manovrata.


CONCLUSIONI


Rubin Kazan e Dinamo Mosca dispongono entrambe di una rosa di grande prospettiva ma la sfida disputata a Kazan ha mostrato come siano due squadre che si affidano tantissimo alle qualità individuali dei propri giocatori per rifinire e finalizzare il gioco scollegando totalmente questa fase rispetto alle altre di gioco.

Entrambe le squadre non hanno mostrato alcuna voglia di prendersi rischi in impostazione, hanno attaccato con più uomini solo se costretti dal risultato; a livello tattico hanno pensato principalmente a non prendere contropiedi (le statistiche di Wyscout ne hanno conteggiato uno solo in tutta la partita). Alla fine la Dinamo ha vinta per la sua grande pericolosità sui calci piazzati (alimentati dal sinistro chirurgico su palla da fermo di Szymanski) ed anche perché pur avendo un possesso palla minore rispetto all'avversario hanno avuto un netto controllo territoriale della partita (36% del tempo speso nel terzo avversario).

Anche da questa partita, quindi, è emersa la povertà tattica del campionato russo, dove il gioco corale è poco ricercato e si lascia alla qualità individuale il compito di decidere le partite: in termini assoluti non è certamente una scelta sbagliata in principio ma al di fuori della Russia l'assenza di una strategia di gioco si paga caramente, e questo rappresenta un grosso spreco vista la qualità di molti degli interpreti a disposizione di questi club.

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