giovedì 26 novembre 2020

Consigli per il weekend calcistico Stagione 20/21, ep. 8


 


Sarà un weekend calcistico abbastanza particolare, non è possibile a pochi giorni di distanza scindere il campo con il pensiero della morte del più grande artista calcistico della storia, sarà il primo weekend che il calcio giocherà senza che ad osservarlo (almeno con gli occhi mortali) ci sia il punto di riferimento per chi questo sport lo pratica sin da bambino. 

La mia scelta è caduta su 4 partite che mettono di fronte tanti spunti tecnici e tattici e dove le squadre impegnate andranno alla ricerca di risposte in termini di continuità rispetto a quanto fatto vedere nelle ultime settimane.


WOLFSBURG- WERDER BREMA (VENERDI' ORE 20,30)


Il weekend parte venerdì sera con l'anticipo della nona giornata di Bundesliga che vede di fronte due formazioni in grande crescita e reduci da una serie di risultati e prestazioni a dir poco incoraggianti che stanno riscattando dei periodi difficili vissuti negli ultimi mesi: da una parte, infatti, il Wolfsburg ha mancato l'accesso ai gironi di Europa League, eliminato dall'AEK Atene, dall'altra parte il Werder è reduce da una stagione pessima in cui è riuscita ad evitare la retrocessione all'ultima giornata per poi vincere lo spareggio contro l'Heidenheim in maniera molto faticosa.

Le due squadre si affrontano con una differenza di 3 punti tra di loro, frutto della sconfitta subita dagli uomini di Kohfeldt alla prima giornata, unica sconfitta subita dal Werder finora, mentre il Wolfsburg è al momento imbattuto con 3 vittorie e 5 pareggi al proprio attivo e reduce da 10 punti nelle ultime 4 partite.

La squadra di Glasner continua a mantenere l'identità che il tecnico austriaco ha portato a partire dalla scorsa stagione, rendendo i Die Wölfe una squadra riconoscibile per il suo atteggiamento aggressivo e molto verticale (8,92 l'indice di PPDA, il terzo alle spalle di Bayern e Lipsia e 10,35 di OPPDA, ossia il dato opposto, quello dei passaggi effettuati prima del cambio di possesso o di termine dell'azione, valore più alto di appena 6 squadre).




In questo video si può vedere notare l'approccio della squadra di Glasner sia in fase di possesso che non possesso: nella prima parte del video si nota la tensione verticale dello sviluppo del gioco da parte del Wolfsburg, con i due centrocampisti centrali Arnold e Schlager (una delle coppie di centrocampo a mio parere meglio assortite in tutta Europa) che si sistemano in verticale proprio allo scopo di creare situazioni di risalita disordinando le linee di pressione avversarie per arrivare con pochi passaggi ad affrontare la linea difensiva avversaria; nella seconda parte del video, invece, si nota l'aggressività della squadra nell'andare a contendere il pallone in tutte le zone del campo cercando di chiudere linee di passaggio ed allo stesso tempo di portare quanti più uomini possibile in zona palla.

Il Werder, invece, ha un approccio al gioco molto più coperto in fase di non possesso, con Kohfeldt che in questa stagione ha deciso di transitare verso una difesa a 3 abbandonando il 4-3-3 delle scorse stagioni: dal momento del passaggio di modulo il Werder ha subito 5 reti in 6 partite (quarta difesa del campionato), un risultato importante per quella che è stata la seconda peggior difesa della scorsa Bundesliga.

Ma sicuramente la prova di consapevolezza per i bianco-verdi è arrivata dalla grande prestazione in casa del Bayern nello scorso week-end, una prestazione in cui le modifiche tattiche in fase di non possesso di Kohfeldt hanno mostrato la loro bontà chiudendo ogni spazio centrale alla squadra campione d'Europa ed allo stesso tempo mostrando grandi qualità in fase di possesso, che ho voluto riassumere nel seguente video:





In fase di costruzione è molto interessante il movimento del difensore centrale della difesa a 3 (in questo caso Toprak) che fa un passo in avanti creando una seconda linea che può permettere di bypassare la prima linea di pressione del Bayern in zona centrale, mentre sull'esterno il braccetto di parte, il quinto ed il centrocampista centrale di parte creano una catena che disordina anche la seconda linea di pressione del Bayern mandando a vuoto il pressing bavarese per poi spostare il gioco sull'altro lato dove può agire Milot Rashica, coadiuvato da Augustinsson che, in fase di possesso, giocava ad un'altezza maggiore rispetto al suo omologo sull'altro lato Gebreselassie; queste situazioni hanno permesso al Werder di creare tanti problemi alla linea del Bayern anche in fase di transizione, vista anche la grande qualità negli smarcamenti preventivi ed in conduzione dell'esterno offensivo kosovaro, per il quale, a 24 anni, deve essere giunta la stagione in cui può (e deve) far esplodere il suo talento sul quale molti addetti ai lavori contano ciecamente.

Per le due squadre, quindi, l'avversario di turno rappresenta un ulteriore sfida per confermare i progressi delle ultime settimane, per il Werder la possibilità di vedere ulteriormente testata la propria fase di possesso da un'altra squadra super-aggressiva ma soprattutto testare la propria compattezza in fase di non possesso contro la verticalità degli uomini di Glasner che, invece, dovranno ulteriormente dimostrare la bontà dell'approccio aggressivo contro un avversario in grado di saper manipolare i meccanismi di pressione alta.


VALENCIA-ATLETICO MADRID (SABATO ORE 16,15)


E' arrivato il momento della stagione in cui dobbiamo andare a vedere come è messo l'Atletico Madrid, una squadra che da almeno 3 anni è in attesa di una trasformazione che fatica a completarsi, e dopo 10 partite ufficiali disputate forse quel momento sembra realmente arrivato. La vittoria sul Barcellona ed i contemporanei rallentamenti del Real Madrid stanno rendendo concreta l'opportunità per i colchoneros di potersi giocare fino in fondo il ritorno al successo nella Liga dopo quel magico 2014.

Il grafico che ho elaborato qui a fianco mostra che la fase difensiva dell'Atletico resta sempre caratterizzata da una totale copertura degli spazi ed un baricentro basso: in colonna troviamo il dato della percentuale dei passaggi concessi nella propria trequarti, mentre in riga si trovano la percentuale dei passaggi concessi in area rispetto a quelli concessi nella trequarti: messi da parte i dati della Real Sociedad la cui fase di non possesso aggressiva sta generando importanti dividendi (tra cui la momentanea vetta della classifica), l'Atletico Madrid è situata nel quadrante a sinistra, ossia quello dove troviamo squadre che giocano con un baricentro medio-basso dove si concede l'ingresso nell'ultimo terzo di campo ma la grande compattezza della squadra di Simeone rende molto complicato l'accesso all'area di rigore (valore molto sopra la media del campionato): questo atteggiamento ha portato a dei dati difensivi clamorosi come i 2 goal subiti in 8 partite ed un valore di 0,08 xG subiti per tiro, a questo si aggiungono le solite grandi prestazioni di Oblak a difesa della porta (93% di parate e +3,4 come saldo positivo dei psxG, ossia il dato degli xG basato solo sui tiri diretti verso lo specchio della porta, in cui il portiere sloveno è, manco a dirlo, il migliore del campionato). 

Ma ovviamente l'Atletico di quest'anno non è solo questo, Simeone ha abbandonato nelle ultime partite il 4-4-2, un modulo che da queste parti sembrava scolpito nella pietra, per orientarsi su un 3-5-2 dove si possa sfruttare al meglio in fase di possesso la corsa di Carrasco (schierato come quinto di sinistra come in nazionale) e la capacità di Marcos Llorente di leggere gli spazi generati dal movimento delle due punte, mostrando una rinnovata volontà del Cholo di voler adattare lo schieramento in campo alle caratteristiche dei suoi uomini di maggior talento.

La trasferta di Valencia sarà un'importante banco di prova contro una squadra che, seppur tra le mille difficoltà generate dalla gestione quanto meno discutibile del patron Lim, sta mostrando dei valori importanti, soprattutto nel mettere in mostra diversi elementi che possano continuare a generare fantasie positive per i tifosi valenciani.

La rivoluzione voluta dalla proprietà per ridurre i buchi di bilancio hanno portato a delle scelte sul mercato molto forti: come si evince dal riepilogo fornito da Transfermarkt il club valenciano ha svenduto sostanzialmente i pezzi pregiati della sua rosa, con addirittura il capitano Parejo, simbolo della squadra, ceduto a titolo gratuito ai rivali del Villarreal al pari di Coquelin, così come i giocatori di maggior valore come Rodrigo e Ferran Torres ceduti rispettivamente per 30 e 23 milioni di Euro; lo stesso riepilogo di Transfermarkt indica che gli incassi dalle cessioni, pari a 74,5 milioni di Euro, rappresentano un valore addirittura inferiore alla metà del valore di mercato dei giocatori, così come calcolato dal sito stesso, dunque una vera e propria svendita.


La squadra, dunque, ringiovanita ed indebolita rispetta allo scorso anno, è stata affidata a Javi Gracia, costretto a fare le proverbiali nozze con i fichi secchi, ma che, non potendo, di fatto, contare su arrivi dal mercato, ha deciso di non tradire il 4-4-2 appartenente alla tradizione di questa squadra e puntare sui diversi giocatori provenienti dalla cantera valenciana, in modo tale da utilizzare il fattore identitario per creare una leva per far partire questa stagione con il piede giusto. 
I risultati, effettivamente, stanno dando ragione al tecnico navarro, con il 4-4-2 molto compatto che funziona specialmente contro formazioni di alta classifica, visto che sia la Real Sociedad attuale capolista che il Real Madrid sono usciti sconfitti dallo scontro con il Valencia, e specie quest'ultimo match è stato il capolavoro della squadra di Javi Gracia, partita in cui abbiamo visto splendere il talento di Soler, nuovo simbolo tecnico della squadra, ma anche quello di Musah e, soprattutto, Hugo Guillamon, centrale difensivo classe 2000 che mostra una qualità molto rara nei difensori centrali contemporanei, l'attenzione posta all'uomo una volta che la linea difensiva è forzata ad abbassarsi in area di rigore, un livello di attenzione che gli ha permesso di tenere a bada un certo Karim Benzema, costretto a girare al largo dell'area di rigore per trovare il tiro (poi oh, un campione è un campione e così il francese è stato capace di trovare il goal con un gran tiro da fuori area).

Dati i precedenti con le grandi del campionato la trasferta valenciana rappresenta, dunque, una trappola pericolosissima per l'Atletico Madrid, sarà una sfida tra due squadre molto compatte in cui, con ogni probabilità, saranno i duelli individuali a fare la differenza a parità di intensità e strategia tattica.



CHELSEA-TOTTENHAM (DOMENICA ORE 17,30)



La sfida di Stamford Bridge merita di essere vista perché non può mai passare in secondo piano una sfida tra Jose Mourinho e Frank Lampard, il giocatore che tanto ha contribuito ai successi di Mou in Inghilterra e che oggi sulla panchina del Chelsea sta provando a costruire un nuovo progetto vincente, mentre, dall'altra parte, Mourinho, con il suo calcio compatto e di transizioni ha riportato, finalmente, il Tottenham ad essere una contendente per la Premier.

I precedenti della scorsa stagione hanno visto Lampard prevalere in entrambi i precedenti, certo erano partite molto particolari in quanto il Tottenham nel primo confronto si trovò presto in 10 per l'espulsione di Son mentre nella gara di ritorno, disputata meno di due mesi dopo, sia Son che Kane erano ai box per infortunio: proprio questi ultimi due sono gli elementi su cui Mourinho ha costruito il suo Tottenham versione 2020/2021, mentre l'utilizzo della difesa a 3 da parte di Lampard nei due precedenti della scorsa stagione è stato messo in soffitta (utilizzato solo nella transferta ad Old Trafford) e vedremo quanta voglia avrà Lampard di riesumarlo per questo match.

Con il passaggio al 4-3-3 Lampard ha potuto dare a diversi uomini la possibilità di muoversi in maniera più organica ed in modo da esaltare al meglio le caratteristiche di ciascun singolo: nell'esempio preso dall'ultima partita di Premier contro il Newcastle si notano i principi posizionali della squadra ed anche le rotazioni tra i giocatori: dallo screenshot si nota Ziyech che scambia la posizione con Kovacic, mentre Mount (a cui Lampard ha dato piena libertà di movimento) si posizione in zona di rifinitura permettendo a Werner di attaccare con i suoi tagli da sinistra lo spazio che si crea tra centrale e terzino avversario, un marchio di fabbrica del tedesco, stessa cosa fa in questa circostanza Kovacic che sfrutta l'attenzione che i centrali devono riversare su Abraham e lo stesso Mount, per tenatare anche lui un movimento davanti o alle spalle del terzino avversario. Questa serie di opzioni è resa possibile, a mio parere, dalla presenza in campo di una punta centrale dalle caratteristiche di Abraham (stesso discorso vale per Giroud) che rende possibili queste rotazioni sia in verticale tra zona sviluppo e rifinitura che in ampiezza, dove i terzini possono a loro volta attaccare la linea con le sovrapposizioni; questo sistema permette a Lampard di sfruttare al meglio tutto il materiale a propria disposizione, visto che anche gente Havertz o Hudson-Odoi possono inserirsi al meglio in questo contesto, permettendo a Lampard di poter ruotare gli uomini a propria disposizione, un elemento indispensabile in un calendario così congestionato.

Dall'altra parte il Chelsea troverà una squadra che ha imparato molto bene dal proprio allenatore ad attrarre gli avversari nella propria metà campo per poi attaccare in transizione, per farlo Mourinho si è affidato ai due elementi offensivi principali della sua squadra (ossia Kane e Son) ricostruendo intorno a loro una nuova struttura di squadra puntellata sul mercato con acquisti mirati a tal scopo, mi riferisco principalmente a Hojbjerg in mezzo al campo, Sergio Reguilon sulla fascia sinistra e Tanguy Ndombele tra centrocampo ed attacco, quest'ultimo è stato un colpo di teatro positivo da parte di Mourinho, in genere poco propenso a riabilitare giocatori con cui non riesce a costruire rapporti empatici, invece con il francese (complice forse il peso che ha il suo costo sui conti del club) il tecnico portoghese è tornato sui suoi passi riconsegnandoli una centralità nel suo progetto tecnico; ciò che hanno portato questi tre elementi è la capacità di avanzare il campo in conduzione, rendendo possibili le transizioni degli Spurs.

Fonte Squawka
Come accennato prima, la trasformazione della squadra da parte di Mourinho è completata dall'apporto dato alla fase di rifinitura e realizzazione da parte di Kane e Son: il centravanti inglese, dopo una stagione di appannamento influenzata dai diversi infortuni subiti, quest'anno sembra aver trovato una nuova vita agendo spesso e volentieri con le funzioni di uomo di raccordo tra centrocampo ed attacco mettendo in difficoltà le scelte delle linee difensive sempre indecise se seguirlo o consegnarlo alla linea di centrocampo, una situazione che genera quel disordine nello schieramento offensivo avversario sufficiente a permettere a Son di sfruttare gli spazi generati dal suo movimento. Dai numeri indicati sopra, si evince quanto il coreano abbia raggiunto dei livelli clamorosi in finalizzazione, così come si può facilmente notare l'aumento di tocchi e passaggi a partita da parte di Kane (nonché di passaggi che portano al tiro, i cosiddetti Key Passes) a dimostrazione di un maggiore coinvolgimento del centravanti alla fase di possesso degli Spurs.

Con queste premesse sarà sicuramente una gara in cui possiamo prevedere le strategie dei due allenatori, con Lampard a cercare spazi e Mourinho a negarli, per cui la partita ci dirà quanto il Chelsea sia cresciuto al punto da sapere manipolare un blocco come quello del Tottenham (cosa non riuscita a Guardiola la scorsa settimana) ma anche quanto abbia trovato un equilibrio in base a come sarà in grado di contrastare le transizioni del Tottenham, per gli Spurs, invece, un risultato ed una prestazione positiva a Stamford Bridge può essere un ulteriore step per consolidare nello spogliatoio la strategia di Mourinho, e sappiamo tutti la storia cosa ci ha insegnato nei momenti in cui spogliatoio e l'allenatore portoghese entrano in simbiosi tra di loro.

 

COSENZA-SALERNITANA (DOMENICA ORE 21)


La serie B è arrivata alla nona giornata di un campionato in cui tante squadre reclamano un ruolo da protagonista, le otto giornate fin qui disputate sono già un campione sufficiente per stabilire l'identità che ciascuna squadra sta raggiungendo: le protagoniste della partita che ho scelto per questo weekend sono due squadre come Cosenza e Salernitana particolarmente identitarie e con visioni di calcio molto differenti tra di loro, elemento che rende questa partita molto interessante da seguire.

La Salernitana si presenta a questa trasferta da capolista del campionato in coabitazione con l'Empoli, una posizione influenzata anche dalla vittoria a tavolino decretata la scorsa settimana della sfida contro la Reggiana non disputata a causa del focolaio COVID che aveva colpito la squadra emiliana.

La guida tecnica della squadra granata, dopo l'anno tutto sommato positivo di Ventura, è stata affidata a Fabrizio Castori, allenatore che fa della compattezza e della copertura degli spazi la base della propria visione tattica che, in questa stagione si traduce in campo con un 4-4-2 classico in entrambe le fasi, con la fase di non possesso che si preoccupa di chiudere gli spazi come si evince dal fermo immagine, con le due linee orientate in zona palla; in fase di possesso invece, la presenza di Djuric in attacco viene utilizzata per costruire attacchi diretti verso la torre bosniaca, mentre la seconda punta Tutino diventa il target di giocate verticali immediate dalla difesa o da centrocampo; scopo di questa strategia è quello di sfruttare questa verticalità che i due attaccanti danno alla squadra per portare il gioco immediatamente nella trequarti avversaria per poi andare a giocare sulle seconde palle, una strategia in cui è ben riconoscibile la firma dell'allenatore marchigiano.

Dall'altra parte il Cosenza, grazie alla clamorosa salvezza ottenuta nella scorsa stagione, ha confermato in panchina Roberto Occhiuzzi che ha mantenuto intatta la mentalità mostrata dalla squadra nella fase finale della scorsa stagione: la squadra silana sta mostrando, pur all'interno di limiti individuali evidenti, un sistema di gioco molto coraggioso ed aggressivo ma allo stesso tempo in grado di mantenere una certa compattezza in fase di non possesso e soprattutto una linea difensiva a 3 sempre ben affiatata e che ha chiari i compiti assegnati.

In questo esempio, tratto dall'ultima partita di campionato, vinta sul campo del Frosinone, si nota chiaramente la propensione offensiva del 3-4-1-2 di Occhiuzzi, una squadra che ama invadere l'area avversaria con tanti uomini, specie quando l'ingresso in area arriva da zone esterne, per cui spesso troviamo questa situazione in cui l'esterno di parte va al cross, i 3 elementi offensivi cercano di coprire al meglio l'area di rigore coadiuvati dall'esterno opposto e da uno dei centrocampisti centrali (in genere Daniele Sciaudone, il motore dei Lupi) che arriva a rimorchio; un sistema molto diretto ed aggressivo di giocare che ha permesso al Cosenza di giocarsela anche nel corso della settimana contro il Parma in Coppa Italia mostrando un calcio davvero molto interessante e che potrà permettere alla squadra di togliersi delle soddisfazioni nel corso di questa stagione ed ottenere una salvezza meno sofferta rispetto a quella della scorsa stagione e, perché no, magari alzare le quotazioni in ottica di carriera futura, dello stesso Occhiuzzi, ma anche di alcuni elementi della rosa come il centrale difensivo Andrea Tiritiello ed il trequartista Bahlouli, classe 2000 in prestito dalla Sampdoria, che sta mostrando doti tecniche interessanti, ma forse ancora un po' troppo barocco e poco funzionale in alcune situazioni, tuttavia ha mostrato una certa crescita rispetto alla scorsa stagione.

Questa contrapposizione di stili, tra la solidità e l'essenzialità del pensiero calcistico di Castori, contro il coraggio e l'aggressività del Cosenza di Occhiuzzi potrebbero rendere questa partita molto più intensa e godibile rispetto ad una normale partita di serie B.

mercoledì 25 novembre 2020

PSG-Lipsia, la vittoria "all'italiana" di Thomas Tuchel



La sfida del Parco dei Principi rappresentava per la finalista e la semifinalista della scorsa Champions League un match decisivo per stabilire le sorti delle due squadre in questa edizione della massima competizione continentale.

La gara d'andata fu giocata su ritmi importanti con il PSG che sembrava in grado di poter disporre degli uomini di Nagelsmann in qualsiasi momento, ma il Lipsia fu in grado di ribaltare lo svantaggio iniziale e portarsi a casa 3 punti che la mettono in condizione di affrontare questa sfida potendo anche accontentarsi di un pareggio; a livello tattico gli ultimi due precedenti tra le due squadre sono vertiti sul confronto tra l'uscita da dietro del Lipsia e la prima pressione del PSG, ragion per la quale anche questa sfida avrebbe vissuto molto di queste situazioni e così è stato.

Il PSG ha portato a casa la vittoria sfruttando al meglio la pressione sulla costruzione del Lipsia, trovando il goal su rigore in una situazione di questo genere; rispetto all'andata, invece, la squadra di Tuchel ha giocato solamente per difendere il goal del vantaggio puntando sulla velocità di Mbappe in transizione, rendendo la partita un assedio del Lipsia contro la difesa ad oltranza dei parigini.


LE FORMAZIONI INIZIALI 


Tuchel schiera la squadra mettendo nuovamente da parte il 4-2-4 utilizzato in Ligue 1 e si schiera con un 4-3-3 con Herrera e Danilo Pereira a dare equilibrio e permettere a Di Maria e Neymar di affiancare Mbappe senza occuparsi eccessivamente della fase di non possesso. Nagelsmann, come all'andata, rinuncia a Kevin Kampl in mezzo al campo dove dovrebbero agire, invece, Sabitzer e Haidara, in attacco Nkunku, Dani Olmo e Forsberg supportano la punta centrale Poulsen.





LO SCHIERAMENTO IN COSTRUZIONE 


Il PSG in costruzione esegue una classica salida lavolpiana, con Danilo Pereira che si abbassa tra i centrali mentre Herrera e Paredes si alzano alle spalle della prima linea di pressione con Florenzi e Bakker che danno ampiezza, l'obiettivo è quello di attrarre la prima linea di pressione del Lipsia per innescare le due mezzali nei mezzi spazi, ma la squadra di Nagelsmann non si lascia attrarre, per cui l'unico modo per risalire il campo per il PSG è andare verso l'esterno.



Ancora più complicata la situazione per il Lipsia che, in costruzione, modifica il suo schieramento in un 3-2/4-1 dove la linea a 3 è formata da Mukiele-Upamecano-Konate con Sabitzer-Haidara in mezzo al campo, uno schieramento che viene letto dal pressing del PSG con i tre attaccanti orientati sui tre centrali e le due mezzali sugli appoggi, una situazione che, alla fine dei conti, deciderà la partita come successo nella semifinale dello scorso anno: il Lipsia sbaglia l'uscita, Florenzi, che seguiva Angelino recupera la palla su Sabitzer che per rimediare alla palla persa commette fallo da rigore su Di Maria.





Preso il goal Nagelsmann si rende conto che serve uno schieramento diverso che possa aprire gli spazi, per questo motivo Haidara viene spostato sull'esterno mentre i due terzini Mukiele ed Angelino si riallineano, questo consente alla linea difensiva di riprendersi la superiorità numerica in uscita, la risposta di Tuchel è di abbassare il baricentro con le mezzali che si preoccupano solamente di coprire le zone centrali del campo dove i vari Forsberg, Dani Olmo e Nkunku cercano di creare linee di passaggio senza successo.


I DUELLI IN TRANSIZIONE


Con il PSG in vantaggio dopo appena 10' la situazione diventa quella ottimale in termini di piano-gara per la squadra di Tuchel, questo perché con lo schieramento messo in campo era possibile sfruttare la velocità di Mbappe e la tecnica di Neymar per le transizioni offensive, una mossa con cui il PSG ha costruito molte sue vittorie nelle ultime stagioni, specie in Ligue 1, ed invece a rendere possibile il dominio territoriale esercitato per tutto il match dagli uomini di Nagelsmann sono state le marcature individuali di Upamecano e Konate sul centravanti francese, così come i duelli molto intensi tra Neymar con Sabitzer che si occupava il più delle volte della sua marcatura preventiva, questo ha portato al dato finale di 8 tiri effettuati (incluso il rigore) dal PSG per un totale di 0,5 xG su azione, sostanzialmente il PSG è stato inoffensivo. 





I TENTATIVI DI FINALIZZAZIONE DEL LIPSIA


I dati ci hanno mostrato come la squadra di Nagelsmann abbia sostanzialmente avuto il dominio della partita, 62% di possesso palla, 32% del gioco disputato nel terzo di campo del PSG, dati frutto di una strategia scientemente voluta da Tuchel che voleva chiudere spazi allo schieramento del Lipsia dopo aver trovato il goal del vantaggio in una partita così decisiva per il passaggio del turno, questo ha portato il Lipsia a dover trovare il sistema più efficiente possibile per arrivare al tiro, la risposta è arrivata in termini strategici meno in termini di esecuzione.

La risposta era sfruttare la densità centrale del PSG per liberare i terzini o per andare al cross dove cercare un colpo vincente di Poulsen sulle palle alte, oppure cercare traversoni alle spalle della linea difensiva sfruttando gli smarcamenti di Forsberg, ma entrambi non sono stati in grado di trovare la porta, soprattutto lo svedese che ha avuto due occasioni importanti tra la fine del primo tempo e l'inizio del secondo; l'altra soluzione era far abbassare sensibilmente le linee del PSG per armare le conclusioni da fuori area di Sabitzer, uno a cui le capacità balistiche dalla distanza non mancano, ma anche l'austriaco oggi non è stato in grado di trovare la porta. La mappa dei tiri e degli xG creata da Michael Caley mostra la quantità di tiri da fuori così come le conclusioni tentate in area di rigore arrivate mediante cross, mostrando come entrambe le squadre alla fine hanno prodotto molto poco in fase conclusiva.

Photo Credit Michael Caley



CONCLUSIONI


L'importanza della posta in palio ha reso il match del Parco dei Principi meno aperto ed avvincente di quanto sperato, la situazione nello spogliatoio e nel club parigino non sembra essere delle migliori ed una mancata vittoria in questo match decisivo avrebbe potuto avere effetti detonanti per il progetto Tuchel, per questa ragione il goal del vantaggio arrivato dopo pochi minuti ha indirizzato la partita in un modo tale da consigliare la squadra parigina a mettere i 3 punti al di sopra di tutto.

Per il Lipsia la sconfitta fa male perché era una partita in cui si poteva giocare per due risultati su tre, ma l'errore di cercare l'uscita palla da dietro senza avere la superiorità numerica o posizionale è costato l'accesso alla finale dello scorso anno e potrebbe avere effetti deleteri anche per il proseguimento di questa edizione della Champions, tuttavia i giochi in questo bellissimo girone sono aperti per tutti (in via teorica anche per il Basaksehir).

mercoledì 18 novembre 2020

Piccole note statistiche su questo inizio di stagione

Questa pausa per le nazionali (per quanto discussa) rappresenta un primo spartiacque della stagione, visto che abbiamo un campione sufficiente di partite per iniziare a studiare i comportamenti delle squadre, soprattutto per dare un valore indicativo ad alcuni indicatori statistici.

Per questa ragione ho iniziato ad analizzare alcuni dati raccolti tramite la piattaforma FbRef utilizzando i dati messi a disposizione da StatsBomb allo scopo di capire a livello numerico alcune situazioni nei 5 principali campionati europei.


CHI SI AVVANTAGGIA DELLA PRESSIONE ALTA?


Uno dei principali trend del calcio contemporaneo è quello di cercare di andare a pressare l'avversario sulla propria trequarti al fine di recuperare il pallone in posizioni più avanzate di campo e generare situazioni offensive partendo da questo tipo di approccio al gioco; ovviamente un approccio del genere porta con se dei vantaggi, come indicato sopra, ma comporta, giocoforza, dei rischi dovuti al fatto che, superata questa pressione, l'avversario ha la possibilità di attaccare in un campo più grande. Per questa ragione ho provato a capire chi, tra le squadre aventi questo approccio, sia in grado di trarre i maggiori vantaggi, sia a livello offensivo che difensivo.

Anzitutto, sulla base dei dati statistici, queste sono le squadre che contestano il possesso avversario per più del 25% nella trequarti avversaria, suddivise per campionato, molti nomi non sorprendono affatto, mentre sorprende trovare squadre come Fulham, Crotone, Lens e Stoccarda neopromosse che cercano, non ostante il loro status di Underdog, di proporre un calcio non speculativo.



L'APPORTO A LIVELLO OFFENSIVO


Iniziamo a valutare quale sia stato l'impatto che un approccio così aggressivo ha avuto sulla produzione offensiva di queste squadre, essendo ovviamente un'analisi puramente numerica, le correlazioni non sono immediate, tuttavia per chi ha avuto modo di vedere alcune partite delle squadre in questione, si può intuire quanto i valori che andrò a mostrare siano realmente attribuibili ad un certo approccio e quali, invece, necessitino ulteriori valutazioni.



Il grafico mostra in riga la quantità di tiri effettuati ogni 90' ed in colonna il valore in xG dei tiri effettuati su azione, tracciate le medie abbiamo 4 quadranti da cui emergono i seguenti valori:

  • + Tiri e di maggiore qualità: è la sezione di grafico in cui troviamo le squadre che, tramite un approccio aggressivo nella trequarti avversaria, generano maggiori opportunità ed anche di una certa pericolosità, non è un caso che a spiccare ci siano Paris Saint-Germain e Bayern Monaco, dominatori della Ligue 1 e della Bundesliga, nonché finalisti dell'ultima Champions League; in questo quadrante troviamo, inoltre, l'Inter di Antonio Conte, a testimonianza del fatto che l'allenatore salentino non ha torto nell'affermare che la squadra è in grado di generare occasioni ma senza concretizzare a sufficienza, questo ci suggerisce che la strada tracciata è quella corretta, stesso discorso vale per il Borussia Dortmund che, grazie alla qualità di cui dispone davanti, genera tante conclusioni a rete e tanto dominio, un percorso ed un'idea che, però, non ha raccolto i dividendi sperati nella sfida meravigliosa dell'ultimo weekend contro il Bayern.
  • + Tiri e di minore qualità: in questa sezione di grafico troviamo, invece, le squadre che generano un elevato numero di conclusioni ma meno pericolose, quanto meno in termini medi: la prima cosa che balza all'occhio è il fatto che il Napoli è la squadra che va più volte al tiro in media, la cosa si può spiegare con la propensione di gente come Mertens, Politano e Insigne a cercare tante conclusioni da posizioni difficili (specie da fuori area), basta prendere come esempio il clamoroso primo tempo della partita contro l'Atalanta in cui i partenopei hanno messo al tappeto la squadra di Gasperini con 3 delle 4 reti realizzate da fuori area; non è sorprendente, invece, la presenza di due squadre dominanti come Lipsia e Manchester City, tuttavia sorprende vederle in un quadrante a bassa qualità delle conclusioni: il Lipsia non ostante arrivi al tiro relativamente vicino alla porta (vedi grandezza dell'indicatore) non genera conclusioni ad elevata pericolosità stante gli xG, mentre per il City il dato è ancora più preoccupante visto che sembra che gli uomini di Guardiola arrivino al tiro mediamente molto lontani dalla porta avversaria.
  • - Tiri e di maggiore qualità: qui troviamo le squadre che arrivano meno al tiro ma lo fanno in maniera mediamente più pericolosa: in questo quadrante troviamo le squadre più interessanti del lotto, ossia il Borussia Moenchengladbach, la Real Sociedad ed il Lens: i tedeschi di Marco Rose non ostante il doppio impegno Bundesliga-Champions stanno confermando quanto di bello fatto vedere lo scorso anno e la statistica mostra la capacità della squadra di generare occasioni molto pericolose e prevalentemente in area di rigore, stesso discorso per i baschi di Imanol Alguacil che, pur perdendo Odegaard sono riusciti a mantenere perfettamente oliati i bei meccanismi visti nella scorsa stagione grazie all'inserimento di David Silva che ha aumentato la capacità della squadra di accedere in maniera pericolosa all'area di rigore avversaria, un miglioramento che ha portato i baschi in vetta, seppur momentaneamente, alla Liga spagnola; infine, nota di menzione per il Lens, squadra ricca di giovane talento che ama produrre un calcio di qualità e aggressivo che è ben testimoniato da queste statistiche.
  • - Tiri e di minor qualità: qui troviamo le squadre che, dati alla mano, raccolgono meno dividendi a livello offensivo, questo è dovuto prevalentemente a difficoltà nel convertire la pressione avanzata in un possesso di qualità, e questo può essere dovuto o ai limiti tecnici della squadra (e questo è il caso di Eibar, Fulham e Crotone che faticano ad arrivare alla conclusione ed anche a farlo con una certa pericolosità) o limiti nel trovare fluidità in fase offensiva (e questo spiega la presenza dello United molto a sinistra in questa parte di grafico), riguardo le altre squadre presenti in questo quadrante (per esempio Siviglia, Leverkusen e lo stesso Brighton) i valori sono troppo vicini alla media generale per essere considerati in maniera preoccupante.

L'APPORTO A LIVELLO DIFENSIVO


Come indicato in premessa, la pressione alta comporta dei rischi alle spalle delle linee di pressione, per cui è opportuno capire quanto le squadre che esercitino la maggior pressione, concedano a livello difensivo ai propri avversari.

A tal fine ho preso i valori utilizzati nel grafico relativo ai valori offensivi ma subiti, quindi da una parte vediamo gli xG subiti per tiro e, dall'altra parte, i tiri subiti ogni 90 minuti.

Nel riquadro in alto a destra troviamo le squadre che stanno concedendo meno agli avversari, sia in termini quantitativi che qualitativi, la grandezza dell'indicatore, inoltre, è inversamente proporzionale alla distanza media dalla porta dei tiri subiti: per questo motivo la squadra che maggiormente emerge in questo contesto è il Napoli di Gennaro Gattuso, a dimostrazione di quanto il calcio della squadra partenopea si mostri dominante nel corso delle partite, sicuramente un elemento positivo per il proseguimento della stagione e della strada tracciata dal tecnico calabrese; nello stesso quadrante troviamo Real Sociedad e Dortmund, e non è una sorpresa, mentre è una sorpresa molto gradevole trovare squadre come Brighton e Lens, a dimostrazione che un atteggiamento molto aggressivo possa pagare in termini di rendimento anche se non si è un top team (peccato che poi, soprattutto per il Brighton, i risultati non riescano a dare seguito a questo ottimo rendimento, ma il lavoro di Potter nel sud dell'Inghilterra è uno dei più interessanti del panorama europeo).

Nel quadrante in alto a sinistra troviamo, invece, quattro grandi calibri del calcio europeo come Manchester City, Barcellona, Inter e Liverpool, cosa le accomuna? Queste 4 squadre dominano i rispettivi match e concedono pochi tiri, ma quando lo fanno il livello medio di pericolosità è molto alto, questo può essere dovuto alle difficoltà nel gestire le transizioni difensive (vedi Liverpool e City) o difficoltà nel mantenere un equilibrio per tutti i 90' (vedi i crolli nelle parti finale di match da parte dell'Inter); sicuramente essere presenti in questo quadrante dovrebbe richiamare l'attenzione dei rispettivi allenatori e capire che la strategia finora adottata comporta dei rischi che necessitano di essere ridotti.

Il riquadro in basso a destra è quello contenente le squadre che subiscono tiri meno pericolosi ma con maggiore frequenza, qui troviamo diverse squadre della Ligue 1: la possibile spiegazione è data dal fatto che il livello tecnico delle avversarie sia inferiore rispetto a quello degli altri campionati, oppure che le principali squadre del campionato francese vengano attaccate dagli avversari con un minor numero di uomini.

Il quadrante in basso a sinistra, invece, include le squadre che concedono di più: non è sorprendente trovare in questo quadrante il Levante, l'Eibar o il Crotone, squadre che giocoforza concedono qualcosa in più visto che il loro livello tecnico non è eccelso a livello individuale e quindi la possibilità di esporsi maggiormente agli attacchi avversari è messa in preventivo; ciò che sorprende è la presenza della squadra, ad oggi, più forte d'Europa: il Bayern Monaco concede una media di 10,5 tiri a partita dalla pericolosità media di 0,14 xG per tiro subito, questo è dovuto al sistema molto offensivo della squadra di Flick ed alla sua linea difensiva altissima, non è un mistero che il modo migliore per frenare la forza dei bavaresi sia quella di colpire alle spalle la loro linea, qualcosa che la scorsa stagione sembrava più semplice a dirsi che a farsi mentre in questa stagione tante squadre hanno già mostrato di poter far male al Bayern in questo modo, vedi la partita di Champions a Salisburgo che ho documentato con un post specifico.


CHI ESERCITA MEGLIO IL POSSESSO PALLA?


Uno degli elementi di maggior discussione nell'ambito calcistico è sicuramente quello riguardante il possesso palla: molto spesso sentiamo allenatori e commentatori parlare del dato del possesso palla come un dato a se stante come indicatore di un determinato tipo di gioco; è ovvio che, invece, il solo possesso palla non può fornire alcuna indicazione sulla qualità della prestazione di una squadra, per questo è necessario stabilire come il possesso del pallone viene esercitato da una squadra.


L'ACCESSO ALL'AREA DI RIGORE AVVERSARIA



Per capire quanto il possesso palla sia stato effettuato in maniera produttiva l'ho voluto correlare con la capacità della squadra di entrare in area di rigore avversaria ogni volta che ha avuto accesso alla trequarti avversaria.


Sul lato destro del grafico troviamo le squadre che tengono per più tempo il pallone in media, nella parte superiore vi sono le squadre che accedono con frequenza all'area di rigore una volta raggiunta la trequarti avversaria; il motivo per il quale ho voluto correlare questi dati è dovuto al fatto che il possesso palla spesso ristagna in mezzo al campo o ancora peggio è ancorato ad una circolazione continua ad U della palla senza mai avanzare in campo.

Leggendo il grafico le squadre che meglio sanno far fruttare il possesso palla in termini di pericolosità (quanto meno potenziale) a livello offensivo sono Atalanta e Real Sociedad che, pur avendo percentuali molto elevate di possesso palla si sono mostrate in grado di trovare l'accesso all'area di rigore con maggiore frequenza, i principi di gioco di Alguacil e Gasperini sicuramente hanno un ruolo centrale in questi dati ma non può essere messo in secondo piano l'impatto che hanno due giocatori come Papu Gomez e David Silva, la cui capacità di verticalizzare il gioco è decisiva nel trasformare un possesso da sterile ad estremamente pericoloso; nello stesso quadrante è degna di menzione la presenza di due squadre come il Brighton ed il Levante, a dimostrazione della bontà delle idee di Potter e Paco Jemez in fase di possesso (questo induce a pensare che i club non dovrebbero farsi influenzare dalla classifica non in linea con quanto espresso a livello di qualità di gioco, mi auguro che a Brighton ed a Valencia le dirigenze siano in grado di sostenere il lavoro dei loro allenatori); non sorprende, invece, la presenza di squadre come Lipsia e Leeds con Nagelsmann e Bielsa che fanno del dominio territoriale e della verticalità un elemento di identità culturale del loro sistema di gioco.

Se guardiamo, invece, il quadrante in basso a destra si vedono le squadre che fanno muovere il pallone in maniera apparentemente meno verticale, qui troviamo il Napoli, il Sassuolo e la Juventus di Pirlo, così come il Liverpool ed il Bayer Leverkusen: per ognuna di queste squadre le sensazioni visive nel vederle giocare sono diversi, non posso non essere sorpreso dalla presenza del Sassuolo che, sul campo, da l'impressione di arrivare molto facilmente di fronte alla porta avversaria, ma evidentemente le ultime due partite contro Napoli ed Udinese con la batteria offensiva a mezzo servizio o assente ha costretto gli uomini di De Zerbi a "sporcare" il proprio posizionamento in questo grafico, tuttavia i nero-verdi sono in ottima compagnia, visto che si trovano; non mi sorprende la presenza, invece, delle altre squadre, in particolare la Juventus di Pirlo, squadra che è ancora molto lontana dalle idee che il tecnico bresciano ha indicato nella sua tesi di Coverciano, ossia il possesso atto a trovare la profondità (vista in pochi casi) e la ri-aggressione una volta perso il pallone (sostanzialmente non attuato vista l'assenza dei bianconeri nella lista delle squadre analizzate nel paragrafo precedente); ultima nota sta nel fatto che molte squadre di vertice si trovano in questo quadrante: Liverpool e City stanno facendo i conti con delle trasformazioni nel loro sistema di gioco da una parte (gioco meno verticale per la squadra di Klopp) ed una difficoltà nell'attaccare l'area di rigore dall'altra parte, con i Citizens che sembrano più vivere sulle intuizioni di De Bruyne che sull'attacco alla linea dei suoi attaccanti, tuttavia per entrambe ritengo che i valori cresceranno non appena Klopp e Guardiola potranno avere maggiori certezze in merito agli uomini da schierare, considerando che la qualificazione nel girone di Champions è ormai una pratica quasi completata.

Ultima nota per questo grafico è data dal quadrante in alto a sinistra, ossia le squadre con minore possesso palla ma con maggiore capacità di ingresso in area di rigore, qui una nota la merita l'Aston Villa, la cui asse Grealish-Barkley in fase di possesso ma anche di transizione offensiva permette alla squadra di Smith di creare tante situazioni pericolose e raggiungere l'area avversaria con grande facilità e rappresenta sicuramente una delle squadre più interessanti a livello europeo in questa prima fase di stagione.


POSSESSO E CAPACITA' DI ANDARE AL TIRO


Un altro modo per misurare la capacità di convertire il possesso in qualcosa di pericoloso ho provato a farlo mediante l'incrocio del dato relativo al possesso palla con il dato relativo al numero di passaggi effettuati prima di andare al tiro.



Il grafico, come detto sopra, indica quanti passaggi in media una squadra effettua per ogni tiro effettuato, la correlazione sta ad indicare l'efficacia del possesso della squadra stessa: per cui leggendo i quadranti del grafico, in alto a destra troviamo le squadre che arrivano con meno passaggi al tiro pur mantenendo un elevato possesso palla, dunque le squadre che tendono ad avere un predominio sulla partita, ed infatti qui non ci sono sorprese: squadre come il Bayern Monaco, il Napoli, l'Atalanta ed il Lipsia ma anche il Milan di Pioli mostrano non solo di saper tenere la palla, ma anche di sapere arrivare al tiro in maniera relativamente rapida.

Guardando il quadrante in alto a destra, invece, come già mostrato dal grafico precedente relativo all'accesso in area di rigore, squadre come Juventus e Manchester City, che hanno il dominio del gioco nei manifesti dei loro allenatori, ancora non riescono ad arrivare al tiro con facilità, un problema che è molto acuito, per squadre come Arsenal e Nizza, non è un caso che sia Arteta che Patrick Vieira siano sul banco degli imputati in relazione al rendimento sotto le aspettative di qualità del gioco espresso: l'ex assistente di Guardiola al City sembrava essere il salvatore della patria per i Gunners ma invece il progetto sembra ancora abbastanza in alto mare, molto peggio, invece, la situazione per il capitano dell'Arsenal degli invincibles che si trova al terzo anno in Costa Azzurra ma ancora non riesce a dare alla squadra un gioco convincente, come già spiegato in alcuni miei post precedenti sul blog.

Infine, guardando il quadrante in basso a destra è molto interessante notare il posizionamento della Roma di Fonseca, un posizionamento che dimostra la trasformazione che il tecnico portoghese ha portato tra la scorsa stagione e questa, sostanzialmente ha dismesso una tipologia di gioco basata sul possesso per passare ad un gioco più verticale che comporta dunque un passaggio ad un possesso palla addirittura sotto al 50% ed arrivare al tiro mediamente ogni 26 passaggi effettuati.

Ultima nota è dedicata all'anomalia statistica dell'Elche, la squadra neopromossa in Liga sta facendo saltare ogni dato statistico visto che va al tiro in media ogni 80 passaggi, questo perché ha una media di conclusioni a partita di poco inferiore a 5 tiri (!) eppure riesce ad avere una media realizzativa di 1 goal a partita che le ha permesso di raccogliere 11 punti (doppio !), insomma una versione contemporanea dell'economic football di Chapman (l'inventore del Sistema negli anni '30).


CONCLUSIONI


Come detto in premessa i 5 principali campionati europei hanno portato a termine un numero di partite da cui possiamo abbozzare una prima analisi a livello di numeri che, non ostante un campione non ancora del tutto rappresentativo, mi sembra rispecchiare in pieno l'andamento della stagione fino ad adesso. Le difficoltà di molte squadre, data dalle specificità di questo periodo storico, stanno rendendo i campionati molto più equilibrati e ricchi di sorprese rispetto alle scorse stagioni, ed i numeri mostrano le difficoltà di assestamento di squadre come Liverpool, City e Juventus che hanno dominato le ultime stagioni, così come si intuiscono, anche a livello numerico, le difficoltà in fase di non possesso del Bayern Monaco di Flick. 

Partendo da questi dati sarà un esercizio molto importante seguire l'andamento della stagione alla sua ripresa dopo la pausa nazionali, con i gironi di Champions che possono drenare energie alle squadre che devono giocarsi la qualificazione così come può essere importante per le squadre messe bene nei propri gironi (vedi Bayern, Barça, Liverpool, City e la stessa Juventus) mettere subito in ghiaccio il passaggio del turno per poter dare un primo strappo ai rispettivi campionati.

venerdì 6 novembre 2020

Consigli per il weekend calcistico Stagione 20/21, ep. 7

Photo Credit - Instagram @AcMilan

Photo Credit - Instagram @HellasVerona


Questo weekend vedrà il termine della seconda fase di questa stagione prima di una nuova pausa per le nazionali che aggiungerà problematiche nella gestione dei casi di COVID tra calciatori, intanto prima di cedere il passo alle nazionali, il weekend a venire presenta un calendario davvero di primo livello con scontri di alta classifica in Premier League con la sfida tra Manchester City e Liverpool (o tra Guardiola e Klopp se preferite), il Der Klassiken in Germania con l'incrocio tra Bayern Monaco e Borussia Dortmund, appaiate in vetta alla classifica, fino alla sfida Juventus-Lazio in serie A che negli ultimi anni ha rappresentato molto per le fortune delle due squadre; per queste partite farò delle analisi nella prossima settimana, mentre in questo post, come da mia scelta in questa stagione, proverò ad orientarmi su una proposta "alternativa".


PREMIER LEAGUE RUSSA, DYNAMO MOSCA - LOKOMOTIV MOSCA (DOMENICA ORE 17)


La Lokomotiv Mosca è una delle compagini russe che meglio si stanno disimpegnando in Champions League, dopo il pareggio di Salisburgo e dopo essere stata ad un passo dal fare risultato anche contro il Bayern, è riuscita anche a fermare l'Atletico Madrid, mantenendo aperte, quanto meno a livello teorico, delle speranze di qualificazione agli ottavi o, quanto meno, continuare il proprio cammino europeo in Europa League.

L'andamento in campionato, invece, della formazione allenata da Nikolic, sembra essere meno brillante, come se l'impegno in Champions stia sottraendo energie nervose alla squadra, questo ha portato a due sconfitte consecutive che hanno allontanato i ferrovieri dalle zone alte della classifica (settimo posto con 21 punti, -7 dalla capolista CSKA Mosca) ma soprattutto un'involuzione in termini di proposta di gioco.

Il contesto del campionato russo è senza dubbio differente e richiede piani partita praticamente opposti rispetto a quelli in Champions, è sufficiente vederlo mediante il dato del possesso palla (vedi grafico a fianco, basato sui dati presenti sul database FbRef, fonte dati StatsBomb), nel campionato russo la Lokomotiv è chiamata a "fare" la partita mentre in Champions sono gli avversari ad avere l'iniziativa, questo costringe Nikolic a variare l'assetto di partita in partita.
Nella partite contro squadre che giocano chiudendo il centro del campo e tengono il baricentro basso la squadra mostra grossi limiti nel risalire il campo, nessuno dei due centrali difensivi si prende la responsabilità di condurre il pallone al fine di attrarre la prima linea di pressione e liberare il regista Kulikov (uno degli elementi autoctoni più interessanti della squadra) dalla gabbia in cui gli avversari lo chiudono (o, come accaduto nell'ultima partita contro il Sochi, dalla marcatura a uomo).

La trasferta sul campo della Dynamo Mosca arriva contro una squadra meno passiva in fase di non possesso (PPDA pari a 9,84) ma tendenzialmente molto verticale in fase di possesso (non ama particolarmente mantenere il pallone, possesso palla medio pari a 49,7%).

A mio parere l'uomo chiave è il centrocampista Daniil Fomin, classe 1997, che rappresenta l'equilibratore del 4-2-3-1 della squadra, i suoi movimenti in fase di possesso trasformano lo schieramento in un 4-1-4-1 andando ad occupare la zona di rifinitura (vedi immagine a fianco).






In fase di prima pressione, che è basata su marcature a uomo, Fomin si alza (come nell'immagine a fianco) qualora l'avversario si disponga con il doble pivote, oppure si abbassa accanto all'altro centrale del 4-2-3-1 Kabore qualora l'avversario mandi più giocatori in zona rifinitura.






La sfida dell'avveniristica VTB Arena rappresenta una sfida che può determinare il proseguimento della stagione per le due squadre, per la Lokomotiv un'altra sconfitta comporterebbe un ulteriore allontanamento dalle zone alte della classifica, per la Dynamo, dopo un inizio di stagione segnato dall'eliminazione dai preliminari di Europa League per mano della Lokomotiv Tbilisi, proseguire la serie positiva vincendo il derby contro i ferrovieri, potrebbe aprire prospettive interessanti per una squadra che, data la relativamente giovane età della rosa, può essere molto utile seguire.


MAJOR LEAGUE SOCCER, LOS ANGELES FC - PORTLAND TIMBERS (LUNEDI', ORE 00,30)


Altro elemento di interesse per questo weekend calcistico è il termine della regular season nella MLS (il Decision Day): anche il campionato americano la cui stagione, ricordiamolo, si gioca sull'anno solare (da marzo a dicembre) è stata influenzata dalla pandemia globale, ragione per la quale la stagione regolare è stata dimezzata (23 partite anziché le canoniche 34) e, in parte, disputata all'interno della bolla di Orlando, al pari dei più quotati omologhi della NBA. dove è stato disputato un torneo le cui partite dei gironi eliminatori assegnavano punti anche per la classifica del campionato: a vincere questo torneo, ribattezzato MLS is back, sono stati i Portland Timbers, 

Nella notte tra domenica e lunedì le due Conferences determineranno la classifica finale della competizione che genererà le griglie per i playoff: le posizioni più ambite al momento sono le prime 6, nel momento che le squadre tra la settima e la decima posizione si dovranno scontrare in un ulteriore turno di play-in  per determinare chi affronterà le prime due classificate (sulla base del seeding delle vincitrici dei play-in, per esempio se vincono la settima e l'ottava, quest'ultima affronterà la prima, l'altra affronterà la seconda e così via).

La lotta per il primo posto generale (il Supporter's Shield) è una lotta a due tra Philadephia ed i vice-campioni in carica di Toronto che si giocheranno, tra l'altro, le prime due posizioni anche nella Eastern Conference; nella Western Conference, invece, la lotta per i primi posti è circoscritta a 3 squadre, ossia i campioni in carica di Seattle, i sorprendenti Sporting Kansas City e gli stessi Portland Timbers; la conference ad Ovest della MLS è stata dominata, negli ultimi anni, dei Los Angeles FC, ambiziosa franchigia nata nel 2018 che quest'anno, però, ha faticato oltremodo a causa dell'assenza per quasi tutta la stagione del suo elemento più rappresentativo, ossia il messicano Carlos Vela.

Per questa ragione lo scontro tra Los Angeles FC e Portland rappresenta un interessante finestra su ciò che potrebbe accadere nei prossimi playoff e capire quanto realmente Portland possa essere una  reale contender nei prossimi play-off.

Il grafico che ho elaborato utilizzando i dati presenti su FbRef ed elaborati da StatsBomb ci mostrano come Portland sia una squadra che sta oggettivamente ottenendo più di quanto prodotto sul campo, in particolare il saldo positivo della differenza reti non è seguito dal dato relativo alla differenza sugli xG, dove la squadra allenata da Savarese ha, addirittura, un saldo negativo; al contrario, invece, la formazione allenata da Bob Bradley è seconda solo a Seattle in termini di differenza negli xG e, pur mantenendo un saldo positivo in termini di differenza reti, quanto raccolto non è in linea con quanto effettivamente prodotto. Sostanzialmente ci possiamo sbilanciare nell'affermare che Los Angeles gioca meglio di Portland e possiede valori tecnici superiori, tuttavia i risultati danno ragione alla franchigia dell'Oregon.

Anche il tipo di calcio espresso dalle due squadre è molto diverso, in particolare Los Angeles ama avere il controllo del pallone e cercare la zona di rifinitura mediante alcuni principi di calcio posizionale e mediante le rotazioni degli elementi più offensivi, sostanzialmente lasciando che i tre davanti del suo 4-3-3 si muovano liberamente supportati dai due terzini che si alzano per dare ampiezza; inoltre la squadra di Bradley cerca di recuperare il pallone quanto più in avanti possibile (infatti è la squadra che esercita il maggior numero di pressioni nella trequarti avversaria).
Dall'altra parte Portland è una squadra dall'atteggiamento molto più attendista basato sul 4-4-2 atto a coprire il centro in fase di non possesso per poi trasformarsi in un 4-2-3-1 in fase di possesso: il leader tecnico della squadra è il trequartista argentino Diego Valeri, scuola Lanus, classe 1986 e sostanzialmente uomo-franchigia con i suoi 84 goal e 87 assist in 8 stagioni, con una media, quindi, di una doppia doppia (usando un termine cestistico) in MLS.

Come ben si intuisce sarà una partita di grande interesse vista la differenza di visione di gioco delle due squadre ed un modo molto utile per capire con quali ambizioni queste due squadre si presenteranno ai prossimi play-off.


LIGUE 1, NIZZA-MONACO (DOMENICA ORE 17)


Il campionato francese nel weekend giungerà alla decima giornata e sarà una giornata che potrebbe avere un grande impatto per la classifica, sia perché avremo lo scontro interessantissimo al vertice tra il PSG ed il Rennes ma anche due sfide molto sentite come il derby del Rodano tra Lione e Saint-Etienne, partita delicatissima per i Verts reduci da cinque sconfitte consecutive, ed anche il derby della Costa Azzurra tra Nizza e Monaco, match che promette molto spettacolo.

Alla due squadre ho già dedicato due post molto recenti da cui si evince che lo stile delle due squadre è molto simile come principi di gioco e con pregi e difetti facilmente riconoscibili a cui i due allenatori stanno cercando di mettere mano.

Da una parte abbiamo il Nizza che, seppur quarto in classifica, non ha mostrato di essere una squadra brillantissima ed in grado di essere particolarmente pericolosa specie se relazioniamo lo sforzo produttivo con il dato del possesso palla (56,6% di media), questo a causa delle difficoltà che la squadra si porta dallo scorso anno nel guadagnare campo.

La pesante sconfitta subita in Europa League due settimane sul campo del Leverkusen (6-2) ha costretto Vieira nelle partite successive a rivedere determinati meccanismi, specie in fase di non possesso, con un atteggiamento molto più conservativo in modo da cercare di attirare qualche giocatore avversario in più in zone più avanzate del campo per poterlo guadagnare più velocemente una volta riconquistato il pallone: sotto questo aspetto un valore molto importante assume il ruolo degli esterni del 3-5-2/3-4-3 con Hassane Kamara a sinistra e Atal o Lotomba a destra serviti in maniera più diretta in zone più avanzate del campo per innescare pericolose catene laterali in fase di possesso, una mossa che contro Lille e Angers ha portato a 4 punti, staremo a vedere quanto funzionerà contro il Monaco.


Da canto suo, invece, la squadra monegasca ha gli stessi problemi in termini di equilibrio, soprattutto nella gestione delle transizioni difensive, ma a livello offensivo mostra un livello qualitativo molto elevato, tanto da essere la terza squadra del campionato per xG prodotti (15,2), per tiri effettuati (15,67 a partita), per possesso palla (60,9%) e per tocchi negli ultimi 30 metri, insomma tutti tratti distintivi di una squadra che cerca di dominare le partite con grande qualità con il 4-3-3 di Kovac che consolida il possesso quanto basta prima di sfruttare la velocità del suo tridente offensivo, in particolare la connection tra Volland e Ben Yedder sta progressivamente migliorando e, coadiuvata da Gelson Martins, è in grado di creare giocate ad alto livello spettacolare come questa.




Nizza e Monaco, dunque, oltre alla loro rivalità, metteranno in campo valori tecnici e tattici di alto livello e, allo stesso tempo, non sempre in grado di saper coprire gli spazi nella propria metà campo, per cui la lotta starà tutta negli aggiustamenti che le due squadre cercheranno di fare per avere il controllo della partita, ossia chi farà di tutto per averlo e chi, invece, scenderà a patti rinunciando al controllo della palla.


SERIE A, MILAN-VERONA (DOMENICA, ORE 20,45)


Il programma del weekend della serie A si chiuderà domenica sera a San Siro con un impegno probante per la capolista del nostro campionato: il Milan di Pioli proverà ad ottenere la sesta vittoria in sette partite ma al Meazza arriva una squadra pronta a mettere alla prova i meccanismi della formazione rossonera, ossia il Verona di Juric.

Ciò che accomuna le due squadre è che nelle aspettative di inizio stagione entrambe erano attese al varco dopo il clamoroso rendimento dei rossoneri dopo il lockdown e dopo la sorprendente stagione dei gialloblu nella scorsa stagione, ed invece la classifica ci dice che le due squadre si affronteranno in uno scontro tra due squadre al vertice, al primo posto del Milan si contrappone il quinto posto della squadra di Juric a 5 punti di distacco dai rossoneri.

La stagione del Milan sta seguendo la scia di quanto visto nella seconda parte della scorsa stagione e che ha portato la dirigenza rossonera a lasciare in un cassetto il progetto Rangnick e lasciare carta bianca al progetto Maldini-Massara con Stefano Pioli in panchina che ha deciso, giustamente, che la strada maestra è il 4-2-3-1 il cui scopo è quello di riempire la zona rifinitura avversaria da dove invadere l'area avversaria con più uomini.

Nell'esempio dell'azione del goal di Kessie domenica scorsa contro l'Udinese, il Milan attacca l'area di rigore con ben 6 uomini, in più va fatta notare la posizione di Ibra, autore dell'assist e quella di Leao a centro area, i due giocatori spesso si scambiano di posizione togliendo punti di riferimento alle difese avversarie, un elemento che potrebbe mettere in seria difficoltà il sistema di marcature a uomo del Verona; portare i due terzini, le due ali ed uno dei centrocampisti centrali ad invadere l'area avversaria è una delle costanti di gioco di questo Milan e che rende, inoltre, possibile una presenza sufficiente di giocatori per effettuate una immediata ri-aggressione qualora l'avversario sia in grado di riprendere possesso del pallone (testimoniato dal 9,06 di indice PPDA).

Il sistema del Verona di Juric sarà un test davvero importante per la formazione rossonera, tanto più dopo la pesante sconfitta in Europa League contro il Lille, dove la squadra francese ha abbozzato alcuni principi di pressione uomo su uomo specie sulla prima costruzione del Milan per poi chiudere gli spazi in zona di rifinitura; i concetti della squadra di Juric, ovviamente, sono molto più estremi con le marcature individuali a tutto campo e poi la solita costruzione delle catene laterali in fase di possesso.

Uno dei meccanismi offensivi che il Verona utilizzerà per far male al Milan è quello di utilizzare il lato debole, situazione che vediamo molto di frequente quando una squadra schierata con il 3-5-2 affronta una squadra schierata con una difesa a 4; il fermo immagine qui a lato è preso dall'azione che ha portato al goal del 3-1 nella partita giocata lunedì scorso contro il Benevento: pallone giocato sulla catena di sinistra, invasione dell'area di rigore con più uomini (in questo caso Barak e Kalinic) ed inserimento dell'esterno opposto sul secondo palo (in questo caso Lazovic), una opzione che abbiamo visto spesso lo scorso anno con Lazovic che crossava da sinistra e Faraoni che finalizzava da destra (proprio in Milan-Verona dello scorso anno abbiamo visto questa tipologia di azione), a dimostrazione che i meccanismi di Juric bypassano anche i singoli interpreti.

Se i gialloblu saranno in grado di tenere alta l'intensità contro un Milan apparso leggermente in calo nelle ultime prestazioni ci potremo aspettare una partita con la squadra di Pioli in seria difficoltà dove dovrà mostrare soprattutto a livello mentale quali traguardi la squadra può ottenere in questa stagione; dall'altra parte il sistema di duelli individuali che Juric metterà in piedi potrebbe scontrarsi con il tasso tecnico di cui dispone la formazione rossonera, ed onestamente ci sono due duelli che sono molto ma molto curioso di osservare: uno è quello generazionale e fisico tra Zlatan Ibrahimovic e Mattia Lovato, l'altro a centrocampo tra Ismael Bennacer e Ivan Ilic, due giocatori pronti a svolgere un ruolo da protagonista in questo calcio.

mercoledì 4 novembre 2020

Salisburgo-Bayern Monaco, benvenuti negli anni '20

Photo Credit - Uefa.com


Salisburgo e Bayern si presentavano a questa sfida come capolista dei rispettivi campionati di Bundesliga e con 4,5 goal di media a partita in Champions per le due squadre a partire dalla scorsa stagione, una media che le due squadre hanno rispettato in maniera più che coerente, con una partita spettacolare terminata con 8 reti, 39 tiri effettuati e tanto spettacolo, il risultato dice 6-2 per il Bayern, ma la partita è stata molto più interessante ed equilibrata di quanto dica il risultato.


LE FORMAZIONI INIZIALI



Il Salisburgo viene schierato da Marsch con un 4-3-1-2 (almeno a livello nominale) in cui il riferimento offensivo è il maliano Koita supportato da Berisha e dalla stella ungherese Szoboszlai, a centrocampo un altro maliano, Mohamed Camara, si posizione a protezione dei quattro difensori con ai fianchi Mwepu e Junuzovic, chiamati ad un grande lavoro per coprire il campo anche in ampiezza, come spesso accade con chi gioca con un rombo a centrocampo; in difesa la linea dei 4 è composta da Kristensen, Ramalho, Wober ed il capitano Ulmer.

Il Bayern risponde con il suo ormai collaudatissimo 4-2-3-1 in cui Tolisso si affianca a Kimmich in mezzo al campo, Lucas Hernandez schierato a sinistra nella linea a 4 in difesa in sostituzione di Davies, per il resto nessuna novità con Gnabry e Coman ad affiancare Lewandovski e Muller in attacco.


COME IL SALISBURGO HA MESSO ALLE CORDE IL BAYERN


Come già accennato nel mio post in occasione dell'analisi della finale di Champions League, la difesa alta del Bayern concede molto spazio alle proprie spalle che, se bypassato, genera situazioni di gigantesco pericolo per la porta difesa da Neuer. La partita di Salisburgo non ha fatto eccezione, la squadra di Marsch aveva le idee molto chiare su come attaccare la linea del Bayern.




Come ben si desume dall'azione del goal del vantaggio, gli austriaci applicano, come da tradizione conclamata del sistema Red Bull, un gioco verticale e diretto in cui viene attirata la pressione in avanti dell'avversario (ed il Bayern non si fa certo pregare se c'è da aggredire in avanti) per poi cercare un attacco diretto oltre la linea difensiva avversaria o appoggiandosi sul centravanti per poi andare a prendere la seconda palla; in questa occasione il Salisburgo sfrutta lo spazio lasciato tra linea di difesa e di centrocampo da parte del Bayern per innescare un rapido attacco diretto che porterà al goal di Berisha.

Le difficoltà del Bayern sono andate avanti per lungo tempo nel corso del primo tempo: la verticalizzazione poteva avvenire anche allargando il gioco sui terzini, che con passaggi in diagonale alle spalle della linea difensiva la costringeva a scappare all'indietro attaccata da Koita, Berisha e Szoboszlai con i centrocampisti che facevano fatica ad accorciare le distanze con la linea difensiva, in questa maniera la squadra di Marsch si ritrovava dopo 20 minuti con uno score di 7 tiri ad 1, seppur quell'unico tiro in porta dei bavaresi è stato il tiro di Gnabry salvato a porta vuota da un gran recupero di Ramalho.

Dopo l'intervallo la squadra di Marsch, ha avuto un atteggiamento ancora più aggressivo ed ha portato al Bayern a diversi errori di esecuzione ed a soluzioni di passaggio forzate.

Un esempio perfettamente calzante dell'atteggiamento del Salisburgo è dato da questa azione poco dopo il fischio d'inizio del secondo tempo, dove vediamo 7 giocatori in proiezione offensiva, di cui almeno 4 pronti ad attaccare la linea difensiva del Bayern; l'azione terminerà con il pallone che arriva sui piedi di Mwepu che non troverà però il goal solo grazie ad un grande intervento di Neuer; a questo si aggiunge la miglior propensione della squadra austriaca a giocare a ritmi più elevati mostrandosi molto meglio preparata del Bayern nella gestione delle transizioni, sia positive che negative, insomma il messaggio che è passato è che il Bayern se contropressato va in grossa difficoltà, tuttavia l'altro messaggio è che questo tipo di pressione fa spendere molte energie, una situazione che si paga nel momento in cui è necessaria la lucidità per l'ultimo passaggio o per la finalizzazione; non è un caso che il goal del momentaneo 2-2 sia arrivato da Okugawa, elemento entrato in campo praticamente un minuto prima al posto di Koita.


IL RIMEDIO DEL BAYERN


Il Salisburgo costringeva il Bayern e saltare il centrocampo e ad affidarsi agli attacchi diretti per superare la prima pressione del Salisburgo che si disponeva con una prima linea di pressione con almeno 3 uomini e linee alte, per cui l'unico sistema che sembrava funzionare era cercare uno tra Lewandovski e Muller per poi lanciare i due esterni offensivi (Gnabry e Coman) alle spalle della difesa che, tuttavia, si è rivelata molto coraggiosa nel non rinculare, in questo modo lo stesso Gnabry si è fatto pescare più volte in fuorigioco in situazioni potenzialmente molto favorevoli.


A questo punto andava cercato un modo diverso per aggirare la pressione del Salisburgo, e la soluzione è stata quella di muovere la palla ad un ritmo più basso e sfruttando i terzini Pavard e Lucas Hernandez per risalire il campo abbassando contestualmente Tolisso in prima costruzione per non avere inferiorità numerica contro i tre davanti del Salisburgo. Come si evince dall'esempio qui accanto, questa situazione ha permesso al Bayern quanto meno di consolidare il possesso e tagliar fuori la prima linea di pressione e lasciare spazio alla spinta dei due terzini che, una volta ricevuta la palla mettevano i centrocampisti del Salisburgo di fronte a delle scelte se continuare la pressione o se coprire il centro; questo ha portato Mwepu e Junuzovic a sobbarcarsi un gran lavoro che ha fatto perdere loro molta lucidità. di questo ne ha approfittato Thomas Muller che allargandosi a destra innescava gli uno-due con Gnabry che mettevano in seria difficoltà Ulmer, più volte sverniciato dal n.7 del Bayern; da un'azione costruita in questa maniera è nato l'autogoal di Kristensen che ha permesso al Bayern di andare all'intervallo con un vantaggio non del tutto meritato.

Nel secondo tempo l'utilizzo di questa strategia ha permesso agli uomini di Flick di avere progressivamente il pallone per maggior tempo costringendo il Salisburgo a correre a vuoto a tratti o a dover rinunciare in alcuni momenti alla pressione a tutto campo: il goal del 3-2 realizzato su corner da Boateng ha permesso ai bavaresi di far crollare mentalmente l'avversario per poi arrivare al 6-2 nei minuti finali.

CONCLUSIONI


La partita di Salisburgo ci ha messo di fronte a quello che è e sarà il calcio degli anni '20 di questo secolo, un calcio in cui si cerca di accorciare il campo all'avversario fino al punto di stritolarlo nella propria metà campo, attaccare la trequarti e l'area di rigore avversaria con il maggior numero di uomini ma allo stesso tempo sfruttare le debolezze che questi sistemi e queste strategie possono generare.

Vedere di fronte l'una contro l'altra due squadre che esprimono questa visione del calcio è stato uno spettacolo di altissimo livello che va oltre le otto reti ed i 31 tiri visti, ma che dimostra quanto il calcio necessiti in questo momento storico di menti di grande livello non solo in panchina ma anche, e soprattutto, in campo: le due squadre si sono equivalse dal punto di vista fisico, atletico e, perché no, anche tecnico, tuttavia l'esperienza e la classe di gente come Thomas Muller e Joshua Kimmich è quella che spezza gli equilibri delle partite ed è resa possibile dalla loro capacità sopra la media di capire la partita e di trovare sempre lo spazio giusto per la giocata decisiva: il calcio di oggi concede poco tempo e poco spazio ai calciatori nel corso della partita, la velocità di pensiero è quella che fa la differenza, ed il Bayern di adesso ha questo nelle proprie caratteristiche e per questo è la squadra più forte d'Europa oggi.

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