E' durata tre anni l'avventura dello Spezia in serie A: lo spareggio perso contro il Verona ha condannato la squadra ligure al ritorno in serie B in una stagione in cui sembrava che la salvezza potesse essere raggiunta con sufficiente agilità dalla formazione spezzina, soprattutto per come si erano messe le cose dopo il girone di andata.
Invece il girone di ritorno è culminato con un crollo di risultati unito ad una grande rimonta del Verona fino ad arrivare all'ultimo atto del Mapei Stadium. In mezzo c'è stato l'esonero di Luca Gotti in favore di Leonardo Semplici, una mossa che cercheremo di capire da cosa sia stata dettata e di come non abbia ottenuto i risultati sperati.
ALCUNI NUMERI SULLO SPEZIA
L'analisi sul campionato della formazione spezzina partirà dall'analisi dei numeri per poi cercare delle risposte nel comportamento della squadra sul terreno di gioco nel corso delle gestioni Gotti prima e Semplici poi.
Partiamo dai dati relativi al dominio territoriale e la capacità di produrre maggior volume di gioco rispetto all'avversario:
In questo grafico troviamo rappresentate il field tilt e la differenza in termini di xG: di cosa stiamo parlando? Con field tilt parliamo di palloni giocati nella trequarti avversaria, sostanzialmente si contano quanti palloni sono stati giocati nelle due trequarti, si sommano e poi si crea la percentuale tra i due valori; se il valore supera il 50% siamo di fronte ad una squadra che ha supremazia territoriale; con la differenza di xG parliamo di differenza tra expected goals realizzati ed expected goal subiti, ossia vado a misurare se ho avuto occasioni da rete qualitativamente migliori dei miei avversari.
Entrambi i valori mostrano una progressiva crescita da parte della formazione spezzina, un valore ancora più visibile se andiamo ad analizzare i dati tra la gestione Gotti e la gestione Semplici. Sostanzialmente si evince un passaggio da una strategia di gioco più attendista ad una più propositiva: per carità non stiamo parlando di rivoluzione nel modo di giocare della squadra, ma se la scelta del club spezzino era rivolta a dare un'idea di gioco diversa alla squadra, questa scelta si è mostrata corretta, ma vi ricordo che parliamo di una squadra che alla fine è retrocessa, per cui il discorso diventa particolarmente complesso, ma ci arriveremo.
A conferma di quanto sopra espresso, anche il dato relativo al possesso palla mostra una squadra con un approccio diverso alla partita tra le due gestioni quando in possesso del pallone. E sicuramente questo rappresenta una differenza tra Gotti e Semplici che merita di essere analizzata in maniera approfondita, ed è questo che andremo a fare.
LA PRIMA PRESSIONE COME INDICE DEL CAMBIO DI ATTEGGIAMENTO
Uno degli aspetti che servono a capire rapidamente quali sono le intenzioni in termini di strategia da parte di un allenatore è sicuramente il modo in cui organizza la pressione sulla costruzione avversaria: si può scegliere di contestare in maniera aggressiva per recuperare subito il pallone, lo si può indirizzare in zone di campo dove poi effettuare la pressione oppure si può scegliere di lasciar costruire l'avversario per poi contestare il pallone in fasi successive di gioco.
Dal modo in cui si cerca di rientrare in possesso del pallone si può, successivamente, capire come questa strategia sia poi funzionale a gestire la fase offensiva, e sotto questo aspetto lo Spezia nella versione di Luca Gotti è stato totalmente diverso rispetto a quello di Leonardo Semplici.
Con l'ex tecnico dell'Udinese, la formazione ligure si schierava con un classico 5-3-2 molto compatto il cui obiettivo era quello di portare l'avversario a giocare il pallone lateralmente per poi andare a stringere sul lato dove veniva giocato il pallone. In questo esempio tratto dalla partita contro l'Atalanta si può notare anzitutto il 5-3-2 con la coppia Nzola-Gyasi che si occupa di chiudere principalmente l'accesso alla zona di sviluppo centrale, mentre il trio di centrocampo alle spalle si muove in base alla posizione della palla sempre con lo scopo di coprire al meglio la zona centrale del campo; inoltre qui vediamo uno dei centrocampisti (Bourabia) andare ad affrontare Scalvini (il giocatore in possesso del pallone) coprendo la linea di passaggio verso Ederson, costringendo il 2003 atalantino a giocare il pallone sull'esterno Ruggeri, sul quale è pronto a scalare Holm,
Con l'esonero dell'allenatore di Adria, lo Spezia cambia atteggiamento ed anche uomini (spesso forzatamente a causa dei frequenti infortuni). In questo esempio tratto dalla partita contro la Juventus, partita in cui Semplici non era ancora in carica, si vede subito una situazione di prima pressione dove i quattro elementi più avanzati della squadra spezzina (che si schierava con un 4-2-3-1 in questa fase di gioco) andavano a pareggiare numericamente i costruttori della Juventus, con un atteggiamento quindi più orientato sull'uomo e, quindi, maggiormente focalizzato ad una contestazione più immediata del possesso.
Questo esempio tratto dalla partita contro l'Atalanta mostra ancora più chiaramente come la fase di prima pressione della formazione di Semplici fosse orientata sull'uomo con ciascun giocatore che aveva un riferimento ben preciso da seguire. Il punto di contatto rispetto alla strategia proposta da Gotti è quella di portare il possesso avversario verso l'esterno per orientare lo schieramento della squadra verso il lato del pallone e, quindi, permettere di avere la giusta copertura contro gli attaccanti avversari con Ampadu (nel cerchio di centrocampo) che può focalizzarsi nel dare superiorità numerica ai difensori centrali contro le punte dell'Atalanta.
Un altro esempio (questa volta non riguardante la fase di prima pressione) del tipo di atteggiamento richiesto in campo da Semplici riguarda la volontà di tenere la squadra sempre con un baricentro mai troppo basso. Per esempio in questa situazione in cui la squadra era schierata al limite dell'area in una situazione di difesa posizionale, nel momento in cui l'Atalanta gioca la palla all'indietro si vede chiaramente come l'allenatore toscano chieda alla squadra di alzarsi immediatamente proprio per evitare di assumere un atteggiamento passivo.
A dimostrazione di questo cambio di atteggiamento si può notare come la squadra adatti il proprio schieramento in prima pressione in base a quello dell'avversario in costruzione: in questo esempio tratto dalla partita contro la Salernitana si può notare come la squadra di Paulo Sousa imposti con un 3+2 che viene pareggiato uomo su uomo dagli uomini di Semplici. In aggiunta a questo si può anche notare come Shomurodov vada anche ad aggredire sul passaggio all'indietro verso il portiere avversario, una situazione che probabilmente è stata identificata come pressing trigger, ossia quelle situazioni in cui la squadra è chiamata ad alzare l'intensità della pressione sull'avversario.
Fonte Dati: FbRef
Andando a vedere il dato della percentuale di passaggi concessi agli avversari, possiamo notare come nel corso della stagione il cambio di strategia in pressione abbia portato ad una diminuzione di passaggi concessi in percentuale. La strategia di Semplici, dunque, si è basata sul portare la fase difensiva in zone più alte del campo togliendo agli avversari la possibilità di accedere con frequenza e con pericolosità nella propria metà campo.
Fonte Dati: FbRef.
Anche il dato sulla quantità e qualità dei tiri concessi è alquanto interessante: con la progressione della stagione si nota una diminuzione del volume di tiri subiti restando sostanzialmente invariata la pericolosità degli stessi misurata con il dato degli expected goals subiti per tiro. Questo dato va a confermare quanto espresso con il grafico precedente: il cambio di strategia senza palla ha avuto il merito di mettere sotto minore pressione la difesa dello Spezia.
UNA RICERCA DELLA COSTRUZIONE PIU' ARTICOLATA
Oltre al cambio di atteggiamento senza palla, il cambio in panchina per lo Spezia è coinciso anche con un cambio di atteggiamento con la palla, con una squadra che ha cercato meno la soluzione lunga per avanzare sul terreno di gioco per cercare trame più articolate che permettessero alla squadra di far arrivare il pallone in maniera più pulita nella trequarti avversaria.
In questo esempio tratto dalla partita di andata contro l'Atalanta vediamo un esempio di come con Gotti lo Spezia utilizzava il lancio lungo dal suo portiere verso Nzola come principale arma offensiva. Come si evince dal fermo immagine, la squadra si alzava per non sfidare le marcature a uomo in fase di prima pressione dell'Atalanta di Gasperini e cercare di usare Nzola come riferimento per poi cercare di vincere la seconda palla, un modo sostanzialmente rapido per portare il gioco nell'altra metà campo per, nella peggiore delle ipotesi, andare a contendere il pallone agli avversari lontani dalla propria porta. Un'idea, quindi, avente un proposito difensivo: l'obiettivo non è necessariamente quello di creare un pericolo (ipotesi possibile a fronte della vittoria nel duello aereo contro l'avversario diretto) bensì di spostare il gioco in zone di campo meno pericolose.
Prendendo come riferimento lo stesso avversario, affrontato invece sotto la gestione Semplici nella gara di ritorno, possiamo notare come lo Spezia cercasse di risalire il campo sfidando la pressione uomo su uomo dell'Atalanta di Gasperini con anche dei movimenti interessanti. Nell'esempio, infatti, vediamo il centrale difensivo Wisniewski alzarsi dalla prima linea di costruzione mentre i due terzini Amian e Reca restano bassi per attirare su di loro la pressione degli esterni dell'Atalanta e sfruttare lo spazio alle loro spalle. Qui si vede come in questo spazio cerca di muoversi Agudelo (maglia numero 33) con Scalvini (numero 42) che deve scegliere se seguirlo o favorire una copertura dello spazio.
Anche in questo esempio si può notare come il movimento di Nikolaou (schierato in questa partita da terzino sinistro) che taglia verso il centro senza palla sia atto a creare una linea di passaggio alle spalle della prima linea di pressione della Salernitana generando superiorità posizionale (ossia una situazione in cui l'avversario deve scegliere se scalare in avanti per chiudere la ricezione verso il giocatore greco ma liberando ulteriore spazio alle spalle o lasciarlo libero di ricevere palla preferendo la copertura dello spazio alle spalle) e creare situazioni interessanti in fase di sviluppo dell'azione.
LA RICERCA DIVERSA DELLA PORTA
Anche il modo in cui lo Spezia sotto Gotti e quello sotto Semplici hanno cercato di arrivare al tiro è stato molto differente: nella prima parte di stagione si cercava un calcio più diretto e verticale con anche l'indicazione di cercare di attaccare in maniera più istintiva la linea difensiva avversaria, sfruttando la velocità in progressione di Nzola e Gyasi in particolare; con l'esonero del tecnico ex Udinese, invece, si è cercato un uso maggiore del dialogo tra i giocatori offensivi.
In questa occasione tratta dalla partita di andata contro l'Atalanta terminata 2-2, qui vediamo la formazione spezzina sfruttare l'attacco alla profondità di Nzola e Gyasi con una giocata di prima intenzione di Bourabia in verticale, una situazione che nasce a livello tattico dalla volontà dello Spezia di Gotti di costruire le proprie fortune offensive utilizzando il baricentro basso come esca per costringere l'avversario a lasciare molto campo alle spalle e colpirlo rapidamente non appena riconquistata la palla. Gotti in questa maniera aveva creato un contesto tattico che esaltava totalmente le qualità in situazioni di transizione di Nzola.
Con il cambio di allenatore abbiamo visto uno Spezia più desideroso di giocare a pallone ma a scapito di una certa concretezza in alcune situazioni: in particolare molte volte la formazione spezzina ha pagato scelte sbagliate da parte dei suoi giocatori. In questo esempio vediamo Agudelo al limite dell'area che ha tanto spazio al limite dell'area di rigore per tentare una conclusione da posizione relativamente favorevole, ma preferirà andare a cercare un passaggio filtrante sull'attaccante che però è in mezzo a tre giocatori della Juventus che avranno, quindi, gioco facile a controllarlo.
Fonte dati: FbRef
Questo dato sugli expected goal creati e le reti realizzate mostrano anche in chiave numerica come lo Spezia abbia ceduto in termini di concretezza nel momento in cui ha scelto di giocare con un atteggiamento più propositivo sul terreno di gioco. Sotto questo aspetto ha sicuramente influito l'assenza per infortunio di Nzola nel momento del cambio di guida tecnica e le pessime prestazioni a livello realizzativo di Shomurodov, arrivato dalla Roma proprio per fornire maggior peso offensivo ma con scarsissimo successo.
GLI ERRORI HANNO CONDANNATO LO SPEZIA
Dopo aver visto come con Gotti e con Semplici la squadra spezzina abbia avuto un cambio di atteggiamento che, statistiche alla mano, sembravano aver comportato dei miglioramenti nella squadra in termini di supremazia territoriale, valori difensivi e valori offensivi.
Allora tocca al cosiddetto eye test, ossia la verifica sul campo, stabilire cosa sia andato storto nella formazione ligure nel corso della stagione. Abbiamo potuto vedere nel paragrafo precedente come la capacità di finalizzare della squadra sia ampiamente diminuita nel corso della stagione e come questo sia dipeso da alcune scelte sbagliate e da errori con la palla tra i piedi.
In questo video sono mostrati due tipi di errori molto frequenti commessi dalla squadra di Semplici in fase di possesso: nel primo esempio c'è l'autogoal di Wisniewski nella partita contro la Fiorentina, dove dopo una costruzione rischiosa ma ben effettuata da Ekdal, Gyasi potrebbe giocare il pallone da terzo uomo per permettere la risalita sul lato destro ma si fa anticipare generando una situazione di transizione che la difesa dello Spezia non riesce a gestire; nel secondo esempio abbiamo una costruzione ancora ben elaborata ma uno sviluppo non completato ancora da Gyasi che non scarica il pallone restituendolo a Dragowski che, a sua volta, sbaglierà il rinvio. In questo caso non ci sono conseguenze in quanto la Salernitana non ne approfitta, ma tanto basta per far capire come la squadra di Semplici non avesse proprio tutti i mezzi a disposizione per concretizzare quanto di buono elaborato a livello stategico.
Per questo motivo possiamo arrivare alla conclusione che l'idea del club ligure di proporre un calcio maggiormente propositivo fosse decisamente nobile ma incoerente con la scelta effettuata ad inizio stagione. Lo Spezia di Gotti non era certamente una squadra bella da vedere o con idee di gioco particolarmente evolute in fase di possesso, ma aveva deciso di giocarsi la salvezza massimizzando le carte a propria disposizione, e la carta principale era la ricerca immediata di Nzola in profondità.
Il passaggio ad una ricerca più elaborata di gioco ha, probabilmente, messo a disagio alcuni giocatori, per i quali era necessario un periodo di adattamento alle nuove richieste più ampio e, soprattutto, con delle pressioni da affrontare diverse da quelle che si erano create al momento dell'esonero di Gotti, con un Verona che stava risalendo alla grande in classifica. Un disagio che si è trasformato in tanti errori commessi che hanno vanificato gli sforzi in tante partite ben giocate ma terminate con risultati negativi.
Ora desta molta curiosità capire come lo Spezia affronterà la prossima serie B: la rosa della formazione ligure dispone di tanti giovani interessanti che sono di valore decisamente superiore alla serie cadetta, su tutti Amian, Esposito, Wisniewski ed il lettone Krollis di cui si parla tanto bene. Non è ancora chiaro chi sarà l'allenatore della squadra, questo dipende da quale sarà la scelta del club, se continuare a cercare di fare player-trading lanciando giovani interessanti o puntando sulla costruzione di una squadra in grado di lottare per la promozione diretta in massima serie.
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