Foto. Pagina Facebook SSC Bari |
Era appena iniziato settembre quando io e Giovanni Fasano abbiamo deciso di creare questa rubrica ed entrambi non avevamo l'aspettativa di arrivare a raccontare una serata come quella della scorsa domenica, sia nel bene (ad inizio stagione chi se l'aspettava di arrivare fino a questo punto?) che nel male (inutile spiegare a cosa si fa riferimento). Ed invece siamo qui a raccontare questo epilogo a cui è difficile dare un aggettivo, per cui preferiamo guardare a cosa è successo prima del goal di Pavoletti e cosa può succedere nei prossimi giorni o nelle prossime settimane.
Con noi anche questa settimana ci fa compagnia Marco Lai che ci racconta la partita del San Nicola dal punto di vista dei vincitori. Cominciamo.
Parliamo per prima cosa della partita, cosa è successo nei 96 minuti del San Nicola?
Premetto subito che ritenevo e ritengo tutt’ora il compito che ha dovuto affrontare Mignani in preparazione della gara tutt’altro che semplice, soprattutto a fronte del doppio risultato che costituiva più una trappola che un reale vantaggio. Al netto di ciò, l’atteggiamento con cui il Bari ha approcciato la gara non è stato dei migliori, specie dopo i primi 5 minuti di assestamento.
La squadra, pur mantenendo lo stesso schieramento della gara d’andata, fatta eccezione per il rientro tra i titolari di capitan Di Cesare, ha dato subito l’impressione di essere contratta, impaurita e timorosa nelle modalità d’attacco. La chiave di volta risiede sempre nell’atteggiamento dei terzini: a Cagliari, complice anche il gol in apertura di Lapadula, Dorval e Mazzotta garantivano ampiezza e supporto sulle fasce, mentre domenica si limitavano ad affiancare Maiello e i due centrali nella circolazione del pallone. Questo, assieme ad un costante allargamento delle mezzali, rendeva difficoltoso il superamento della prima linea di pressione del Cagliari e di fatto bloccava il progredire della manovra.
Di contro il Cagliari ha gradualmente preso metri, alternando fasi di gioco in cui alzava la pressione fino ai portatori di palla biancorossi, ad altre in cui attendeva con un blocco medio-basso molto compatto che fosse il Bari a fare la prima mossa. Nel primo tempo la tattica ha dato i suoi frutti: il Cagliari, sfruttando la libertà in costruzione di uno tra Makoumbou e Deiola, la posizione ibrida di Di Pardo sulla destra e le sgasate di Luvumbo sulla sinistra, ha generato diverse occasioni pericolose, non trovando il vantaggio solo a causa di un Caprile in versione smagliante.
Nella ripresa la musica è cambiata, ma più che per merito del Bari, per l’incapacità del Cagliari di dare seguito all’ottima prova fornita nei primi 45 minuti. La causa va sicuramente ricercata nella fatica accumulata dalla squadra di Ranieri nelle ultime settimane, complicata anche dall’assenza di Nandez e dell’impiego part time di un calciatore fondamentale come Mancosu.
La partita si è trascinata senza sussulti fino alle battute finali, quando il Bari è andato a pochi centimetri dal gol che sarebbe valso la promozione con Folorunsho e il Cagliari ha inserito Pavoletti per catapultare in area cross nell’ultimo disperato tentativo di sbloccare il match. A 3 minuti dalla fine, su esplicita e reiterata richiesta di Ranieri, il Cagliari ha allargato il gioco sulla destra dove Zappa, con abilità e una lucidità non banale al 94esimo di una finale playoff, ha regalato a Pavoletti la palla che ha cambiato i destini della doppia sfida.
Nicola L. - Il goal di Antenucci allo scadere della gara d'andata aveva riportato l'onere della prima mossa tattica della partita del San Nicola nelle mani di Claudio Ranieri, un compito reso difficile dalle assenze e dalle condizioni precarie di alcuni suoi uomini. Il tecnico testaccino per questo motivo mette da parte il 4-3-1-2 dell'andata per un più classico 4-4-2, la sua soluzione storicamente preferita.
Le posizioni medie del Cagliari nel primo tempo (Fonte: Sofascore). |
In questo 4-4-2 Lella giocava da esterno sinistro e Di Pardo da esterno sul lato opposto; per prendere in mano le redini del match la mossa del tecnico cagliaritano è stata quella di usare Luvumbo come elemento disordinante che andava ad associarsi sulla fascia sinistra ad Azzi e Lella per costringere il Bari ad aprire il proprio schieramento, ed è proprio da quel lato che sono arrivate le prime occasioni per la squadra isolana.
Il Bari ha mostrato subito forte disagio nel gestire questo schieramento del Cagliari, e la risposta della squadra è stata quella di abbassarsi e lasciare isolate le due punte lasciandosi come unica soluzione per far male quella di cercare Cheddira alle spalle della linea difensiva avversaria senza portare i centrocampisti a supporto dell'azione, una strategia che ci ha fatto tornare alla mente la partita di andata contro il Sudtirol. La poca pericolosità offensiva dei biancorossi ha trovato eccezione proprio nell'unica situazione in cui Benedetti ha accompagnato gli attaccanti andando al tiro nella fase centrale del primo tempo.
Le posizioni medie del Bari nel primo tempo (Fonte: Sofascore). |
Questo isolamento ha avuto effettivi negativi nel momento in cui il Cagliari recuperava il pallone e trovava un Bari allungato, come nell'occasione che porterà al colpo di testa di Di Pardo mandato in angolo da un intervento prodigioso di Caprile.
Dopo l'intervallo Mignani sceglie di togliere Mazzotta (troppo in difficoltà contro Di Pardo) per inserire Ricci, una mossa che viene letta dalla squadra come un messaggio: il Bari come all'andata torna a sovraccaricare il lato sinistro e crea con lo stesso Ricci la migliore occasione di tutta la partita dando il via alla fase più interessante del match in quanto il ritmo si alza e le squadre iniziano a concedere transizioni.
La seconda mossa di Mignani è quello di inserire Ceter al posto di Esposito: l'attaccante colombiano da una grossa mano tenendo diversi palloni e raffreddando gli istinti offensivi del Cagliari. E' questo il momento della partita in cui il Bari sembra avere in mano la situazione, ma l'infortunio dello stesso Ceter dopo pochi minuti dal suo ingresso toglie questa inerzia e fa ricadere il Bari nei suoi timori assieme alla traversa che andrà a colpire Folorunsho.
La paura unita alla stanchezza fa arretrare il Bari in maniera ancora più preoccupante, Ranieri sente l'odore del sangue e fa entrare Pavoletti, è la mossa che decide la partita ed i playoff.
Marco L. - Col senno di poi è fin troppo facile dire che forse il gol allo scadere di Antenucci nella gara d’andata sia stato un fattore positivo per il Cagliari. La squadra di Ranieri ha infatti mostrato diverse lacune nel corso del campionato quando deve gestire il risultato ed è sempre apparsa a più suo agio quando obbligata a vincere. È stata una partita molto particolare, il Cagliari ha giocato meglio (ma credo fosse prevedibile) e ha messo alla prova diverse volte Caprile, ma anche il Bari ha avuto alcune grosse occasioni e avrebbe meritato più fortuna.
Rispetto alla gara d’andata Ranieri, anche per via delle assenze dal primo minuto di Nandez e Mancosu, ha optato per un 4-4-2 puro con Lella e Di Pardo sugli esterni. L’idea credo fosse quella di mantenere un certo grado d’equilibrio consapevole che un eventuale gol del Bari avrebbe chiuso la faccenda e che il Cagliari avrebbe potuto trovare il gol decisivo verso la fine, come poi è successo.
Questa scelta secondo me si può notare dall’approccio piuttosto conservativo in prima pressione che ha visto i rossoblù lasciare totalmente il palleggio ai quattro difensori del Bari con l’obiettivo di mantenere una squadra molto compatta e stretta che non lasciasse spazio tra le linee ma che fosse anche pronta a scalare sull’esterno per fare densità.
Dopo aver sofferto nei primi 15-20 minuti i continui attacchi alla profondità di Cheddira (a causa anche del tanto spazio lasciato ai costruttori del Bari), il Cagliari è riuscito tutto sommato a prendere controllo della gara sviluppando gioco specialmente sulle fasce laterali: a sinistra con Azzi, Lella e Luvumbo; a destra con Zappa, Makoumbou e Di Pardo. La prima pressione è stata caratterizzata da un approccio piuttosto conservativo, sì, ma la squadra di Ranieri ha corso tantissimo ed è stata molto abile nella riaggressione e nella lotta per le seconde palle.
Gli ultimi 20 minuti credo abbiano ben poco di tattico. Da una parte il Cagliari che provava a fare all-in, dall’altra il Bari sempre più chiuso nella sua metà campo. Il calcio è un gioco strano, senza il gol all’ultimo di Pavoletti probabilmente ora staremmo facendo i complimenti alla squadra di Mignani per una partita di grande sofferenza e avremmo criticato Ranieri per le sue scelte troppo conservative a inizio partita.
Ed ora passiamo alla parte emozionale, come avete vissuto i 96 e passa minuti della partita? Che cosa ne pensate della partita di Bari e Cagliari in questo ultimo atto?
Nicola L. - Vi avevo fatto intuire qualcosa nei miei commenti a margine della gara d'andata, ma avevo un'intima convinzione alla vigilia di questa partita: il goal di Antenucci allo scadere della partita della Sardegna Arena poteva fare più danni della sconfitta stessa. Il motivo è presto detto: la tendenza di questa squadra a non osare quando è in una situazione di vantaggio.
E' una tendenza della squadra biancorossa che si è progressivamente consolidata nel corso della stagione, più arrivavano vittorie e più la squadra si convinceva che non osare fosse effettivamente la strategia migliore per arrivare in fondo alla corsa. Partita dopo partita ho sempre continuato a mostrare la mia preoccupazione per questo approccio, anche a costo di fare il guastafeste, ma ecco quello che è successo: giocare così equivale a lanciare una monetina, e sia a Bolzano nella semifinale d'andata che domenica sera al San Nicola la moneta è caduta verso il lato sbagliato.
Questa è la mia principale critica che posso fare al Bari: la squadra di Mignani ha dato il meglio quando era sotto nel punteggio, quando l'acqua era arrivata alla gola per poi paradossalmente intimorirsi quando si trattava di trovarsi in una situazione di punteggio da gestire. Per il resto la stagione è solo da lodare, così come il lavoro di Mignani, del club e dei giocatori, però volevo fare questa puntualizzazione per dire che io al destino, agli eventi e alle mani divine e altri discorsi simili non ci credo, è sempre il campo a dare delle risposte, e quanto successo domenica ha ragioni solo ed esclusivamente di campo. Ricordo che è il campo che decide chi vince le partite, discorsi come la mentalità, il DNA, la grinta, la cattiveria et similia servono solo a vendere i giornali o fare interazioni sui social, mai a vincere le partite.
Il Cagliari da canto suo avrebbe anche potuto non vincere la partita, ma è venuto a Bari con delle idee molto chiare, spesso ha commesso errori, ma ha sempre avuto fiducia nel proprio piano: Ranieri aveva letto molte cose con anticipo ed aveva chiaro come inserire di volta in volta i giocatori nel corso della partita. La partita di domenica è stata un'esemplificazione del modo di lavorare del tecnico romano, che mette sempre un mattone alla volta senza affrettare le cose e poi tira fuori dalla panchina Pavoletti quando ormai il Bari non aveva altre armi da opporre al tecnico della formazione isolana. Bari-Cagliari è stato il trionfo della sua capacità strategica.
Giovanni F. - Alla prima domanda risponderò in modo chiaro e volutamente riduttivo: male. Sin dai primi minuti ho avuto l’impressione che l’atteggiamento della squadra ci sarebbe costato caro, in quanto ritenevo complessa l’ipotesi di trascinare lo 0-0 fino al triplice fischio, soprattutto dopo aver visto la composizione della panchina del Cagliari.
Insomma, chi durante la partita non ha pensato, anche per un solo secondo, allo scenario che poi si è avverato come ampiamente probabile? In questo momento lo sconforto parla ancora per me, ma era veramente difficile pensare di poter resistere all’assalto del Cagliari capeggiato da Lapadula e Pavoletti privi del nostro leader difensivo.
Su Bari e Cagliari questa partita, e in generale il doppio scontro, ci dice che entrambe si sono dimostrate squadre di valore, ma con un gap di esperienza, specie in panchina, piuttosto notevole. E non lo dico per il mero risultato sportivo, arrivato in modo piuttosto casuale, ma per la capacità avuta da Ranieri di invertire l’andazzo del doppio scontro in soli due giorni. Con questo non voglio né condannare Mignani, né fare del revisionismo sul suo operato nell’arco della stagione, ma semplicemente constatare come l’abitudine ad affrontare partite di un certo peso (oltre ad avere una rosa più competitiva a disposizione) sia un elemento fondamentale.
Marco L. - Con fiducia, stress, felicità, rabbia, e voglia di bestemmiare (per citare Guccini). Sono stati 96 minuti folli e indimenticabili per entrambe le tifoserie, seppur in maniera radicalmente diversa. Sinceramente faccio fatica a descrivere il mio stato d’animo in maniera più dettagliata, è come se la partita non fosse mai esistita; faccio ancora fatica a razionalizzare.
Il palo di Folorunsho credo abbia dato carica alla squadra e ai tifosi, un segnale positivo quasi trascendente, a cui aggiungere la pioggia torrenziale tipica degli eventi che si concludono al cardiopalma.
Personalmente ciò che ricordo con più nitidezza sono i 4 secondi che passano dal dribbling di Zappa alla zampata mancina di Pavoletti. Ricordo quel brivido che ti obbliga ad alzarti dal divano con la sensazione che stia effettivamente succedendo qualcosa. Quando ho visto la palla entrare si è annebbiato tutto. Urla, lacrime, abbracci. Radunovic dopo aver parato qualsiasi cosa all’andata ci ha tenuto a far quasi prendere un infarto a tutti con quell’uscita folle, ma adesso i tifosi del Cagliari potranno ricordare quel battito saltato con un sorriso.
Come da abitudine facciamo un nome per il migliore e peggiore delle due squadre.
Giovanni F. - Nel Bari è tornata a brillare la stella di Elia Caprile, che per lunghi tratti della stagione è stato inoperoso, complice una fase difensiva ermetica. Ieri però, nella giornata potenzialmente più importante della sua giovane carriera, è tornato sui livelli mostrati tra agosto e settembre, quando nelle prime settimane di campionato calava un paio di interventi prodigiosi a partita. Oltre a lui, ci tengo nuovamente a menzionare Mehdi Dorval, meno roccioso della gara di andata nei duelli con Luvumbo (ma non era semplice), ma encomiabile per lo sforzo fisico e atletico profuso anche nel finale di gara.
Il dettaglio statistico sulle parate di Caprile nella partita del San Nicola (Fonte: Wyscout). |
Per il Cagliari faccio invece il nome di Alberto Dossena, dominante nel duello con Cheddira, con il quale paga un gap atletico notevole ma che ha gestito con grande intelligenza. Oltre a questo, si è anche distinto per un paio di lanci verso gli esterni tutt’altro che banali.
Passando a coloro che non hanno fornito una buona prestazione, per il Bari non voglio bacchettare ulteriormente Walid Cheddira, sia perché il suo pianto disperato mi ha stretto il cuore, sia perché battagliare contro l’intera difesa della Cagliari, allo stremo delle forze dopo una stagione infinita, era tutt’altro che semplice. Boccio quindi l’autore della leggerezza che ci è costata la promozione, ossia Zan Zuzek. Il centrale slovacco è un profilo interessante e soprattutto futuribile, ma in quell’occasione è stato davvero troppo tenero nella marcatura su un giocatore esperto ed abile in area di rigore come Pavoletti.
Per gli ospiti invece, l’unico giocatore meritevole di una leggera insufficienza è colui che temevo di più alla vigilia, Gianluca Lapadula. Non si sa bene quali fossero le sue condizioni fisiche, ma l’attaccante peruviano è parso più scarico e meno brillante del solito, venendo anticipato costantemente dalla coppia difensiva del Bari, sia fuori che dentro l’area di rigore (6 palloni toccati e un solo passaggio riuscito in 90 minuti).
Nicola L. - Ovviamente la scelta di Caprile come migliore in campo del Bari è fuori discussione, ma non volendo essere ridondante rispetto a Giovanni, questa volta nomino un giocatore che per tante volte avrebbe meritato menzione ma non l’aveva mai ottenuta da parte mia, e mi riferisco a Francesco Vicari, autore di un’altra prestazione giganteggiante al centro della difesa. Mi verrebbe da dire peccato che non sia stato dirottato lui su Pavoletti nei minuti finali anziché Zuzek, ma è inutile andare ancora una volta a rimuginare su quel gol.
Riguardo il peggiore non mi sembra giusto penalizzare Zuzek per un errore, che seppur decisivo, non lo rende meritevole della palma di peggiore in campo. La mia scelta continua a ricadere su Walid Cheddira: questa volta non è una scelta necessariamente dovuta alla sua prestazione, ormai abbiamo capito tutto quali siano i suoi punti di forza e quali quelli di debolezza, quanto alla scelta di Mignani di tenerlo in campo fino alla fine ben sapendo che non era possibile sfruttare le sue qualità in transizione. Non essendo allo stadio ho gridato alla tv come nonno Simpson alle nuvole che doveva essere tirato fuori e messo Botta al suo posto per avere un giocatore in grado di giocare la palla ed anche tenerla per far risalire la squadra e compattarla.
Un dettaglio sui passaggi effettuati da Makoumbou nella partita del San Nicola (Fonte: Wyscout). |
Nel Cagliari, invece, la menzione per Dossena è più che meritata, ma io porto la mia scelta su Makoumbou che ha svolto una partita da centrocampista consumato, quasi che una partita del genere fosse un giorno di ufficio. Non si è mai nascosto quando era il momento di giocare la palla, ed infatti ne ha giocati tanti di palloni, alimentando i giochi laterali che tanto hanno spaventato il Bari, inoltre a volte si muoveva anche senza palla in zona offensiva chiedendo a Deiola di coprirgli le spalle; un centrocampista a dir poco completo che mi aspetto il Cagliari valorizza anche in serie A.
Sul peggiore dei sardi non posso che accodarmi a quanto scritto da Giovanni: Lapadula è stato decisamente un fantasma al San Nicola, sicuramente avranno influito le condizioni fisiche non ottimali e le tante attenzioni che gli hanno rivolto i due centrali di difesa del Bari, ma credo che questo importi poco sia a lui che ai tifosi del Cagliari.
Marco L. - Per il Bari il migliore in campo è stato senza dubbio Caprile, il quale ha dato ancora dimostrazione del suo grande talento che probabilmente gli permetterà di avere un brillante futuro.
Ho ancora negli occhi la parata sul colpo di testa di Di Pardo che mi ha fatto esclamare a voce alta: “sì vabbè, questo è prime Casillas”. Per il peggiore in campo credo di dover menzionare ancora una volta Cheddira nonostante si sia mosso bene nel primo tempo. Credo sia ormai evidente che abbia sofferto prima di tutto mentalmente la fine del suo magic moment, ed è un peccato per la squadra di Mignani aver perso il proprio bomber proprio nel periodo più importante della stagione.
Per il Cagliari Giovanni e Nicola hanno menzionato i due che avrei nominato io. Dossena è stato semplicemente perfetto, e ormai non è più una sorpresa. Fa sorridere pensare al fatto che Liverani non gli desse alcuna considerazione mentre Ranieri gli ha affidato le chiavi della difesa; risultato: è stato uno dei migliori centrali della stagione.
Anch’io però voto Makoumbou. Ragazzi, che giocatore. Personalità, qualità tecnica, fisicità, atletismo. Sembrava letteralmente ovunque. Ha fatto un solo errore che ha dato via al contropiede del Bari che si è poi concluso con il palo su Folorunsho, e me lo ricordo non per la gravità della conseguenza, bensì perché è stato davvero l’unica giocata sbagliata della sua partita. Il congolese è un giocatore che non c’entra niente con la Serie B, ma che a mio avviso non c’entra niente neanche con il Cagliari in Serie A. Livello altissimo.
Per il peggiore capisco le menzioni a Lapadula (che a mio avviso non sarebbe stato neanche convocato se si fosse trattata di una semplice partita di campionato), ma devo dire che le partite di Lapadula sono spesso queste quando non trova il gol. Ciò che è mancato è la forza per lottare con i difensori, motivo per cui è apparso quasi invisibile. Io però voterei Lella, a mio avviso più inutile che dannoso. Come sempre concentrato in fase di non possesso, ma in fase di possesso a meno che non venga sfruttato come incursore non serve a tanto, e mi è parso che abbia toccato fin troppi palloni in ampiezza o addirittura in costruzione quasi da terzino sinistro senza la qualità per farlo a dovere.
La stagione è finita, il Cagliari festeggia ed il Bari si lecca le ferite. Che futuro immaginate per le due squadre?
Nicola L. - Erano tante le facce tristi e disperate al fischio finale dell'arbitro, certo ci mancherebbe altro visto l'esito degno delle principali opere shakespeariane, ma non era una semplice disperazione ma una di quelle che si portano dietro una consapevolezza di un'opportunità di carriera che non si ripresenterà mai più.
Leggo da molte parti che serve una risposta rapida da parte del club per ridare fiducia alla piazza, ma la verità è che anche alla proprietà, alla direzione sportiva, all'allenatore ed ai giocatori servano alcuni giorni necessari a resettare tutte le emozioni negative della notte di domenica per poi parlarsi tutti e stabilire cosa si potrà fare nella prossima stagione. Qualcuno potrà decidere di mollare, qualcuno deciderà di rilanciare la sfida, ma adesso è necessario attendere che tutti facciano un bel respiro e poi tornino a programmare con lucidità.
A mio parere serve un ulteriore ringiovanimento della rosa, e non parlo di mero ringiovanimento anagrafico, ma di dare alla squadra elementi in grado di metterci quel pizzico di incoscienza in più che possa ridare entusiasmo alla piazza ed allo spogliatoio con le prestazioni sul campo e non con i proclami. La serie B necessita di stimoli continui, il Bari dovrà trovare una squadra in grado di averne a sufficienza per ripetere o migliorare questa stagione.
Riguardo il Cagliari, anche per loro questa promozione è stato uno stillicidio e per questo sarà molto importante capire come intenderanno affrontare la serie A: ovviamente la prima cosa sarà stabilire se ci sarà ancora Ranieri al timone e soprattutto se la società avrà voglia di mettere alla prova nel massimo campionato i giocatori emersi da questa stagione come Luvumbo, Makoumbou e Dossena e soprattutto se la lezione delle ultime stagioni in serie A sia stata imparata da Giulini che, anziché andare a cercare nomi che fanno i titoli sui giornali, consegni a Ranieri o chi per lui giocatori in grado di rendere competitiva la squadra isolana anche in massima serie.
Giovanni F. - Come detto da Nicola, lato Bari è necessario che tutti i protagonisti di questa splendida ma tragica stagione si prendano qualche giorno per metabolizzare l’enorme delusione e valutare le prospettive future. Stando alle dichiarazioni rilasciate da de De Laurentiis l’anno scorso, il piano per arrivare a puntare con convinzione alla Serie A doveva essere triennale, ma è ovvio che la stagione appena mandata in archivio abbia fatto venire l’acquolina in bocca ad una tifoseria che non ha più voglia di aspettare.
In virtù di ciò, vanno chiariti prima i piani aziendali, poi quelli dirigenziali, in primis la posizione di Ciro Polito, e poi serve capire quale indirizzo tecnico si vuole dare alla squadra. Buona parte dei giocatori del Bari hanno vincoli contrattuali brevi, quindi prima di addentrarsi sul mercato in entrata bisogna capire da chi si vuole ripartire. Insomma, dopo il tracollo di domenica sera, il Bari è atteso da un’estate altrettanto impegnativa.
Per il Cagliari invece si aprono scenari interessanti, che però sono legati alle intenzioni del presidente Giulini, spesso contraddittorio nelle dichiarazioni e rivedibile in alcune scelte. Questa squadra ha un patrimonio invidiabile che risiede in panchina e in alcuni elementi pescati sul mercato e promossi dalla Primavera (penso a Makoumbou, Luvumbo, Obert e Dossena), dai quali sarebbe auspicabile ripartire per rilanciare le ambizioni manifestate negli scorsi anni. Potenzialmente, integrando giocatori di spessore a buona parte di questo gruppo, il Cagliari potrebbe dire la sua anche nella massima categoria, ma è ancora presto per spingersi oltre.
Marco L. - Sinceramente faccio fatica a pensare a un Bari non in lotta per la promozione l’anno prossimo. La squadra ha dimostrato di essere di alto livello per la categoria e può ambire da subito alla Serie A una volta superato il dolore per la partita di domenica.
Per quanto riguarda il Cagliari credo sinceramente che l’ossatura della squadra sia molto buona. Il dramma calcistico del Penzo dell’anno scorso ha avuto come esito positivo l’esplosione di alcuni ragazzi che avevamo visto con costanza solo in primavera come Obert, Luvumbo e Kourfalidis, a cui si sono aggiunti giocatori con margine di miglioramento come Makoumbou e Dossena, giocatori già pronti per la categoria come Azzi e la rivitalizzazione di profili come quello di Gabriele Zappa.
Da tifoso la mia paura è solo una: siamo sicuri di poterci affidare completamente a la verve realizzativa di Gianluca Lapadula anche in Serie A? È normale provare un profondo senso di riconoscenza nei suoi confronti per aver trascinato alla promozione a suon di gol una squadra che non vedeva quasi mai la porta, ma nutro dei dubbi sulla sua efficacia anche nella massima divisione a questo punto della carriera.
Temo che l’eventuale scelta di non puntare sul mercato un attaccante per dare fiducia all’italo-peruviano possa rivelarsi un grosso errore. Al di là dei giocatori, il Cagliari deve ripartire da un uomo: Claudio Ranieri. I tifosi lunedì alla festa svoltasi all’Unipol Domus cantavano “portaci in Europa”. Ovviamente una follia, ma fa capire il totale affidamento del popolo sardo nei confronti di una delle più grandi leggende del club.
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