All'Etihad Stadium di Manchester la squadra di Guardiola ospita il Wolverhampton in una sfida che nell'anno precedente fu molto amara per i Citizens sconfitti in entrambi i confronti. Quest'anno per il City, invece, è tutta un'altra storia, per cui quale migliore occasione per dimostrarlo contro la squadra di Nuno Espirito Santo in una sfida che vede contrapposti due sistemi di gioco completamente agli antipodi tra di loro.
Da una parte il sistema del City basato sui princìpi del gioco di posizione di cui Pep Guardiola è maestro, con tante rotazioni posizionali tra i giocatori e ricerca della giocata migliore per arrivare alla soluzione di tiro più comoda e dal più alto tasso di realizzazione possibile. Dall'altra parte abbiamo il sistema attendista dei Wolves di Nuno Espirito Santo, con una linea difensiva a 5 che protegge l'area di rigore ed una linea di centrocampo che chiude le opzioni centrali contribuendo allo schieramento basso della squadra; la fase offensiva, invece, si avvale principalmente delle transizioni condotte dai propri elementi offensivi dotati di grande rapidità palla al piede come, per esempio, Pedro Neto e Adama Traorè.
La partita termina con una netta vittoria per 4-1 della squadra di Guardiola, che ha mostrato al mondo come si aggira un blocco basso e corto come quello predisposto da Nuno, così come quest'ultimo è stato in grado di mostrare che con un giusto approccio mentale si possono togliere certezze al City e portarli a commettere errori nella gestione della partita.
LE FORMAZIONI
Guardiola schiera il City con quella che può benissimo essere definita come la formazione-tipo, con la coppia centrale Ruben Dias-Laporte in difesa, unica novità è l'assenza di Gundogan, lasciato in panchina a vantaggio di un centrocampo con Rodri affiancato da De Bruyne e Bernardo Silva: il tecnico catalano, insomma, tira fuori tutta l'artiglieria prevedendo una sfida con molti pochi spazi a disposizione.
Il Wolverhampton si schiera con il solito 3-4-2-1 ma con diverse variazioni sul tema, la principale è la presenza simultanea di Hoever e Semedo, due terzini destri sulla carta, le cui funzioni all'interno della partita sono tutte da scoprire; sicuramente di valore più offensivo il lato sinistro con Saiss, Jonny Otto e Pedro Neto. Singolare anche la scelta della punta, ossia Adama Traorè che difficilmente, nei fatti, occuperà quella posizione in campo.
IL CITY CHE AGGIRA IL BLOCCO BASSO DEL WOLVERHAMPTON
Passano pochi secondi dal fischio d'inizio e subito si capisce che lo scenario tattico previsto alla vigilia del match non verrà disatteso: il Wolverhampton si schiera con un 5-4-1 compatto che cerca di togliere accesso al City della parte centrale del campo mentre la squadra di Guardiola cerca di manipolare lo schieramento per arrivare in area di rigore.
Per permettersi di manipolare lo schieramento della squadra di Nuno, il Manchester City in fase di possesso si schiera con quello che si puà definire un 3-1-4-2 con Rodri vertice basso del rombo di costruzione completato dai due centrali Ruben Dias e Laporte e con Walker che stringe dalla posizione di terzino destro; nelle zone più avanzate del campo, invece, Cancelo e Mahrez danno l'ampiezza mentre De Bruyne e Bernardo Silva si pongono nei corridoi intermedi per ricevere il pallone, mentre Gabriel Jesus e Sterling impegnano i tre centrali difensivi.
I primi 15' di partita sono un monologo della squadra di Guardiola che stringe al collo i Wolves con meccanismi che aggirano le linee corte predisposte da Nuno proprio grazie alla posizione di Cancelo che associandosi con Laporte e De Bruyne sovraccaricavano quella zona di campo liberando spazio per le ricezioni di Rodri che, quindi, ha potuto gestire il pallone in una situazione di grande comfort per lui, ossia senza un giocatore in costante pressione su di lui: grande lancio per Mahrez sul lato debole, l'algerino vincerà l'uno contro uno e arrivare in area dove il suo cross teso costringerà Dendoncker a depositarsi la palla nella propria porta.
IL CONTROLLO DELLA PARTITA TRAMITE IL POSSESSO E LA PRESSIONE ALTA
La disposizione in campo della squadra di Guardiola, una volta ottenuta la rete del vantaggio, è stata quella di gestire il possesso del pallone e sfruttare il blocco basso dei Wolves per mantenere un baricentro altro ed avere un controllo territoriale della partita: gli stessi meccanismi utilizzati nei primi 15' per sbloccare la partita sono stati poi utilizzati per gestire il possesso e far correre a vuoto il centrocampo avversario. Secondo scopo, molto più pragmatico del primo, è quello che tale schieramento ha permesso alla squadra di Guardiola di annullare ogni possibilità di ripartenza al Wolverhampton mediante una forte pressione sulla palla persa e mediante una cura sulle marcature preventive, specie su Adama Traorè.
Conferma a livello statistico del dominio espresso dalla squadra di Guardiola nel corso del primo tempo è data dai possessi: le macchie arancioni sono relative ai tocchi effettuati dai giocatori del City, quelle blu quelli effettuati dai giocatori del Wolverhampton. Si può facilmente osservare come l'approccio del City abbia sostanzialmente annullato ogni tentativo della squadra di Nuno di accedere alla metà campo del City, nessun giocatore dei Wolves è riuscito a toccare palla in area di rigore ma anche nella cosiddetta zona 14, ossia la zona centrale della trequarti offensiva: un dato davvero impressionante.
Ecco un esempio di come il City andava a recuperare il pallone appena perso: è lo schieramento in fase di possesso la base per il recupero palla in transizione, in questa fase è fondamentale l'apporto di Rodri che si alza affiancando Walker il quale aggredendo immediatamente Pedro Neto ne ritarda l'uscita permettendo di creare una gabbia (che ho evidenziato) da cui l'ex laziale non può uscire.
LA RISPOSTA DEI WOLVES NEL SECONDO TEMPO
L'unico errore nella gestione della gara da parte del City è stato quello di aver giocato troppo sul proprio possesso nel corso del primo tempo rinunciando quasi scientemente alla ricerca della profondità e degli uno contro uno sugli esterni come avvenuto nelle battute iniziali della partita fino all'autogoal di Dendoncker.
Come si evince dall'evoluzione degli xG nel corso della partita, nel primo tempo il City è arrivato al tiro con poca frequenza e con un livello qualitativo delle conclusioni effettuate non troppo elevato. E' anche opportuno rammentare che l'autogoal di Dendoncker non viene annoverato nelle statistiche degli xG in quanto la conclusione a rete non è stata effettuata da un giocatore del City, tuttavia la rete del vantaggio è stato l'evento su cui la squadra di Guardiola ha giocato al fine di costringere Nuno a cambiare in corsa la strategia della sua gara e concedergli maggiori spazi negli ultimi metri. Questo non è avvenuto, i Wolves hanno sostanzialmente rinunciato ad attaccare rimandando al secondo tempo le decisioni su come cercare di cambiare contesto tattico alla partita.
Questo atteggiamento, nel secondo tempo, si è poi trasformato in rilassatezza, fino ad arrivare al goal del pareggio del Wolverhampton con Coady sugli sviluppi di un calcio piazzato: in quel momento la partita ha rischiato di svoltare in quanto il goal subito ha fatto perdere al City le certezze che si era costruita fino a quel momento.
A questa situazione ha contribuito il cambio di atteggiamento studiato da Nuno: il momento del richiamo alle armi è arrivato con il cambio di Otto con Fabio Silva, così oltre all'ingresso di una punta di ruolo il tecnico portoghese ha potuto schierare le proprie pedine in campo in maniera più propositiva e con compiti e posizioni in campo più aderenti alle rispettive caratteristiche.
Già a partire dalla fase di costruzioni si nota subito un atteggiamento diverso: i due centrocampisti Ruben Neves e Joao Moutinho operano con un posizionamento scaglionato atto a creare spazio tra le linee di pressione del City, inoltre si può notare come i due esterni Semedo (fuori inquadratura) e Hoever agiscano in zone di campo più avanzate.
Una volta che il pallone giunge sulla trequarti del City, non ci sono più i poveri Traorè e Pedro Neto a dover lottare contro i centrali del City, bensì abbiamo Fabio Silva che li tiene occupati mentre i due trequartisti esterni occupano l'ampiezza costringendo la linea difensiva del City a muoversi di conseguenza generando spazi che Semedo con i propri tagli e Moutinho con i propri inserimenti potevano sfruttare: da una situazione di questo genere è nata la punizione per fallo sullo stesso Moutinho che generato il momentaneo pareggio di Coady.
La modifica nello schieramento, inoltre, ha avuto impatti anche sulla fase di prima pressione: infatti l'avanzamento di Moutinho ha portato il centrocampista ex Monaco a seguire le tracce di Rodri in questa fase di gioco, con Fabio Silva e Pedro Neto orientati sui centrali difensivi del City e Traoré in copertura su Walker. Questo atteggiamento nelle fasi successive al goal del pareggio ha messo in seria difficoltà l'impostazione del Manchester City che ha anche rischiato, su un paio di palle perse da Rodri, di vedersi infilata nuovamente dai Wolves.
Tutto questo ha reso il secondo tempo molto più vivace del primo con diversi capovolgimenti di fronte: in questo contesto le qualità individuali dei giocatori del City hanno ripreso il controllo del match e, complice anche un calo fisico dei Wolves, costretti a rincorrere la palla per tutto il match, sono riusciti a chiudere nuovamente la squadra di Nuno nella propria area di rigore e trovare a 10' dalla fine il goal di Gabriel Jesus dopo aver sciupato diverse opportunità da rete create con i soliti tagli dall'esterno dei terzini o di Mahrez.
CONCLUSIONI
Il risultato finale di 4-1 è stato determinato dalle reti realizzate dal City ormai a tempo scaduto, tuttavia rende l'idea della grande forza e del valore della squadra di Guardiola giunta ormai alla ventunesima vittoria consecutiva in stagione.
A rendere questa squadra, a mio parere, ancora più forte di quella che nel 2018 e nel 2019 vinse la Premier è il fatto che Guardiola può disporre di un'infinità di alternative in rosa che gli permettono di gestire fisicamente alcuni calciatori che in passato hanno mostrato un'eccessiva propensione agli infortuni. Questo è un aspetto di non poco conto e che, negli anni precedenti, può aver influito sul modo in cui Guardiola e la squadra hanno affrontato la fase finale della Champions League, per questo motivo il City di oggi non può essere certamente messo alle spalle del Bayern Monaco in un'ipotetica graduatoria di favoriti per la vittoria finale della massima competizione continentale, dando per assodato che la vittoria di ieri sera abbia ormai chiuso ogni discorso riguardante la vittoria finale della Premier (semmai ce ne fosse stato bisogno).
Il Wolverhampton, invece, ha cercato di superare questo ostacolo mediante un piano-gara che è stato immediatamente manipolato da Guardiola nelle fasi iniziali del match: Nuno, tuttavia, non ha voluto cambiare immediatamente la strategia di gara giocandosi le proprie carte solo nel secondo tempo e poco ci è mancato che la strategia non facesse saltare il banco nella parte centrale del secondo tempo. L'infortunio di Raul Jimenez sembra aver indebolito fortemente i Wolves e Nuno sembra ancora alla ricerca del sistema giusto per tornare ad essere competitivi in assenza del messicano, l'operazione si sta rivelando più complessa del previsto.
No comments:
Post a Comment