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Thursday, 17 October 2024

How Manchester City stopped Barcelona

 


UWCL group phase started last week and the focus of this edition is to understand if there is some team able to stop Barcelona's dominance in the competition. We just needed one game to see that there is a way to stop them, thanks to Manchester City which stopped the Catalan team through a really dominant match, especially in the first half. The final result (2-0) probably did not provide the real value of City's performance but it was enough to secure a statement win.

In this article I will try to explain how the 4-1-4-1 issued by Gareth Taylor was able to cope against Barça positional play with some final notes on the consistency of their approach throughout the season.

Friday, 11 August 2023

How Japan and Sweden approached their Quarter-Final clash

Source: @svenskfotboll

Fifa Women World Cup reached the quarter-final stage and one of the more interesting clash was between the Japanese team, who dominated its group also thanks to a 4-0 win over Spain, and the Swedish team who eliminated from the competition the US team after a dramatic sequence of penalties.

Both team are recognized as having a clear identity on the pitch while also able to be very pragmatic during each match by accepting both scenario in which they are deemed to play the ball or leave the control of the play to the opponents.

The clash ended with Sweden winning 2-1 thanks to a better interpretation of the match for about 70 minutes, the last third of the match was quite dominated by Japanese team helped by a physical (and mental?) drop of Sweden team. However it was not enough to change the outcome, with yellow-black girls reaching the semifinals.

This article wants to describe the main pattern of both teams.

Tuesday, 25 July 2023

Come è stato l'esordio mondiale della Nazionale femminile?

 

Foto: Account Twitter Fifa Women's World Cup

Dopo la delusione dell'Europeo dell'anno scorso che aveva sopito l'entusiasmo generato dal Mondiale del 2019, la Nazionale femminile azzurra ha esordito al Mondiale di Australia e Nuova Zelanda partendo con un livello di aspettative non particolarmente elevato e decisamente con meno hype rispetto a quello che precedeva la competizione in Francia di quattro anni fa. 

A tenere a battesimo le azzurre nel Mondiale è stata l'Argentina, in una partita che si preventivava come parecchio complessa e spigolosa, una previsione che è stata confermata dalla partita dell'Eden Park ma che ha visto la formazione di Milena Bertolini uscire vincitrice con un goal a pochi minuti dalla fine di Cristiana Girelli, riserva di lusso di questa squadra.

Ma com'è stata questa partita di esordio e quali indicazioni abbiamo potuto raccogliere? Proviamo a farlo con questa analisi del match.

Sunday, 24 July 2022

L'analisi tattica dei quarti di finale dell'Europeo femminile


La fase ad eliminazione diretta ha fatto entrare nel vivo l'Europeo femminile, lasciando in corsa le formazioni più forti ma anche quelle che hanno trovato la formula tattica giusta per regalare sorprese, come l'Austria ed il Belgio che hanno eliminato dai gironi rispettivamente Norvegia ed Italia.

I quattro quarti di finale hanno mostrato tanti spunti di riflessione a livello tattico, dove l'attenzione a questo aspetto ha alzato il livello del gioco proposto dalle nazionali, rendendo le partite molto godibili ed equilibrate, quanto meno dal punto di vista del risultato finale, con solo la Germania in grado di portare a casa il successo con più di un goal di vantaggio. 

Osservare in chiave tattica le partite dei quarti di finale di questo europeo femminile è molto utile per capire in che modo i vari movimenti nazionali hanno trovato - o stanno trovando - la strada da seguire per alzare il livello del calcio femminile e che possa essere usato come riferimento dalle nazioni ancora lontane dal livello visto in queste partite (sì, mi riferisco all'Italia prima di tutti).


LA FORZA DELLE INGLESI, MA IL FUTURO E' DELLA SPAGNA

Il primo quarto di finale ha messo di fronte Inghilterra e Spagna, una partita che, sulla carta, doveva essere un monologo della squadra inglese, sia per quanto visto nella fase a gironi (girone A vinto dalle Lionesses a punteggio pieno e con 14 goal realizzati e nessuno subito) sia per il fatto che le spagnole hanno perso pezzi importanti sulla strada che le ha portate a questo europeo: l'attaccante Jennifer Hermoso e il pallone d'oro in carica Alexia Putellas.

Fonte: The Athletic
Ed invece, come ben mostrano le statistiche, la partita di Brighton è stata per lunghi tratti un dominio della formazione iberica, dominio corroborato anche dai numeri relativi alla partita. Non sorprende il dato sul possesso palla favorevole a Bonmati e compagni, ma soprattutto è la pericolosità (data dagli xG) e la supremazia territoriale (data dal field tilt) a mostrare la bontà della prestazione della Spagna che ha dovuto capitolare solo dopo i supplementari che le inglesi hanno raggiunto con un goal di Ella Toone a pochi minuti dallo scadere.

Le chiavi che hanno permesso alla Spagna di avere il controllo della partita per un'ora di gioco sono state essenzialmente due. La prima riguarda la grande qualità del trio di centrocampo formato da Guijarro-Bonmati-Abelleira: il loro movimento a creare due linee in fase di costruzione permetteva alla Spagna di far avanzare il gioco centralmente con grande qualità, diverse volte la linea di centrocampo delle inglesi è stata superata con facilità dalle spagnole, sempre abili con i movimenti delle tre centrocampiste a creare superiorità posizionale: in questo caso si vede bene come l'Inghilterra venga attratta dalla costruzione spagnola lasciando molto spazio tra le linee che poteva essere sfruttato con un passaggio progressivo corretto. 

La seconda, invece, è stata data dalla capacità delle ragazze allenate da Jorge Vilda di limitare molto bene in fase di non possesso la formazione inglese, in particolare oscurando dalla costruzione dell'azione Keira Walsh e, soprattutto facendo un gran lavoro sul lato sinistro difensivo per tenere sotto controllo le giocate di Lucy Bronze, spesso utilizzata da Wiegman come regista e rifinitrice occulta del gioco delle inglesi. Per larga parte della partita all'Inghilterra è stato tolto accesso centrale e la soluzione delle conduzioni di Lucy Bronze, costringendo le centrali Bright e Williamson a cercare le soluzioni dirette verso le esterne d'attacco o per la testa di White.

Alla fine le inglesi sono riuscite a rimetterla a posto grazie ai cambi, utilizzati per mettere maggiore freschezza alla squadra. Wiegman ha capito che la chiave era quella di cercare la nuova coppia d'attacco formata da Russo e Toone per riprendere campo, a cui si è aggiunta la scelta di formare una linea difensiva a tre con Greenwood al posto di Daly (messa al tappeto da De Castillo) e mandare in attacco Bright a far compagnia alle due punte. 

Con la centrale difensiva mandata in attacco al fianco di Russo e Toone, tenendo Bronze nella linea a tre e tenendo larghe Kelly ed Hemp, l'Inghilterra ha sfruttato anche l'abbassamento delle iberiche passate a cinque dietro creando i presupposti per il goal a 6 minuti dalla fine che ha rimesso in piedi l'europeo delle padrone di casa. Con una intuizione basata sul limitare le ripartenze spagnole e riempire l'area avversaria con più elementi possibili, Wiegman ha sfruttato al meglio la profondità della rosa a sua disposizione, permettendole di venire a capo di una partita molto ma molto complicata.

Ha vinto, quindi, la forza della rosa a disposizione delle inglesi, ma, considerate le assenze importanti e la giovane età della squadra, il modello spagnolo basato sui princìpi del calcio di posizione renderà grande anche il calcio femminile, magari già a partire dai Mondiali del prossimo anno.


LA SOLIDITA' TEDESCA

Come nel calcio maschile, la Germania ha messo da parte un calcio fondato solo sul fisico e sui duelli per far posto ad un calcio più verticale ed aggressivo; ma soprattutto la scuola femminile tedesca propone un calcio giocato a ritmi molto più elevati della concorrenza, e questo si è molto visto nel quarto di finale tra le tedesche e l'Austria, probabilmente la partita più intensa di questo europeo. 

Tuttavia, pur in un contesto tattico moderno e fluido, è la capacità di concedere poco e di oscurare gli spazi alle avversarie il punto di forza della formazione tedesca, che unendo la capacità di ribaltare rapidamente il campo a quella di mantenere un posizionamento compatto in campo, la rende una squadra davvero complicata da battere.

Questa solidità della formazione tedesca, tuttavia, non è dettata da un atteggiamento rinunciatario in campo ma anzi da una strategia molto aggressiva in fase di non possesso. L'unica partita in cui ha scelto ad un certo punto di abbassare il baricentro è stata quella dei gironi contro la Spagna nel secondo tempo, ma solo per evitare un dispendio di energie eccessive contro la qualità delle iberiche e per togliere profondità e spazio tra le linee alla squadra di Vilda. 

Tuttavia anche in quell'occasione le tedesche furono in grado di indirizzare la partita dalla propria parte grazie ad un goal realizzato forzando l'errore di Pano, il portiere della Spagna, grazie ad una prima pressione ben organizzata. Anche il dato del PPDA testimonia questo atteggiamento delle tedesche e, soprattutto, il numero di palloni recuperati in zone alte del campo (68, secondo The Analyst). Questo esempio è preso dall'azione che ha portato al goal con cui le tedesche hanno sbloccato la partita con l'Austria: la centravanti Popp va a pressare il portiere chiudendo l'opzione per il lato sinistro del campo e forzando le austriache ad andare sul lato destro dove le giocatrici sono prese individualmente, questo porterà al recupero palla di Rauch da cui nascerà il goal di Magull.

L'altra qualità delle tedesche in fase difensiva sta nella protezione che Oberdorf da alla linea difensiva: uno degli elementi che accomunano le squadre di questo europeo femminile sta nei movimenti a venire incontro delle numero 9 tra le linee. Un elemento che l'Italia, per esempio, ha sofferto maledettamente con Katoto nella partita contro la Francia. Oberdorf nella strategia della Germania ha il compito di porsi davanti alla linea a schermare proprio questo tipo di movimenti con lo scopo di togliere alla linea difensiva il problema di decidere se coprire la profondità o spezzare la linea lasciando spazio alle spalle da attaccare. In questo esempio vediamo come la numero 6 in forza al Wolfsburg (2001 tra l'altro) sia pronta a bloccare Billa, la centravanti austriaca.

Se proprio vogliamo trovare un pelo nell'uovo all'organizzazione difensiva tedesca sta nella copertura non ottimale dello spazio sul centro-sinistra difensivo, una situazione che nella partita con l'Austria ha generato la maggior parte degli ingressi in area della formazione austriaca, tra cui le principali occasioni capitate sui piedi di Hickelsberger-Fuller. Queste situazioni sono state generate da alcune uscite dalla linea difensiva con tempismo non ottimale da parte di Hegering, la centrale di sinistra della linea a quattro della formazione di Voss-Tecklenburg.



AGGRESSIVITA' E FLUIDITA' SVEDESE


La Svezia ha trovato il goal della qualificazione alle semifinali solo a pochi secondi dalla fine dei tempi regolamentari del suo quarto di finale contro il Belgio, pur avendo condotto il contesto tattico della partita. 

Fonte: The Athletic
Anche i numeri mostrano apertamente il dominio imposto dalla squadra svedese, capace di produrre oltre 30 conclusioni verso la porta esaltando le qualità del portiere belga Evrard, una delle rivelazioni di questo europeo. Le sole parate dell'estremo difensore belga, in base alla statistica sugli expected goals on target, ossia i goal attesi calcolati in base a dove il tiro termina la propria corsa (e non da dove viene effettuato, base di calcolo degli expected goals) hanno evitato quattro reti.




Indubbiamente la Svezia ha costruito il proprio dominio mediante la pressione alta esercitata sull'uscita da dietro delle giocatrici belga che sostanzialmente ha reso inoffensive le avversarie. Dall'inizio dell'Europeo la Svezia organizza la propria pressione alta andando a prendere individualmente le calciatrici avversarie, soprattutto dopo aver indirizzato la costruzione avversaria in una zona laterale di campo. In questo esempio si può notare cosa accade nel momento in cui la Svezia dirige il possesso del Belgio sull'esterno: ogni giocatrice è pronta a scalare mantenendo un'equidistanza da due giocatrici avversarie in modo da poter intervenire in base alla giocata eseguita dall'avversaria.

Il Belgio ha provato a trovare delle soluzioni per superare questa pressione svedese con coraggio, sia sfidandola con un palleggio insistito ed a tratti rischioso fino all'interno dell'area di rigore, oppure accettando di andare sull'esterno per poi cercare di giocare il pallone oltre la linea di pressione svedese. Come si può vedere dall'esempio l'obiettivo era quella di usare il gioco di sponda della punta (in questo caso Wullaert) per una giocatrice pronta a ricevere la giocata accorciando (Minnaert) verso la linea delle attaccanti. Ma questo ha funzionato fino ad un certo punto, visto che le svedesi hanno progressivamente vinto tutti i duelli ed hanno coperto al meglio la profondità togliendo ogni velleità offensiva a De Caigny e compagne.

Ovviamente per la Svezia c'era anche il problema di dover aggirare il blocco medio del Belgio quando doveva attaccare, infatti la squadra allenata da Serneels ha deciso, come accaduto contro l'Italia, di non contestare la costruzione della squadra scandinava preferendo bloccare le vie d'accesso centrali, per cui alle svedesi non restava che cercare di aggirare lateralmente il blocco avversario. E sotto questo aspetto è stato molto importante l'apporto dato da Kosovare Asllani a sostegno dello sviluppo laterale. Qui nell'esempio si può notare come il neo acquisto del Milan si apra dalla propria posizione centrale per creare un tre contro due assieme al terzino Ilestedt e l'esterno Kaneryd; sul movimento di Asllani si attivano le rotazioni con, in questo caso, Ilestedt che si sovrappone internamente per attaccare lo spazio centrale tra le linee muovendo così la linea difensiva del Belgio aprendola.

Come per molte altre squadre di questo europeo, avere una giocatrice in grado di muoversi in zona rifinitura allo scopo di muovere lo schieramento difensivo avversario è un elemento indispensabile, e mentre abbiamo visto come altre squadre utilizzano la punta centrale a tale scopo, la Svezia utilizza l'ormai ex giocatrice del Real Madrid (nominalmente una trequartista) per eseguire questo compito.


LO STRAPOTERE DELLA FRANCIA


Francia-Olanda era sulla carta un quarto di finale molto atteso e si presumeva molto equilibrato, soprattutto grazie al rientro di Miedema per le olandesi dopo il COVID. Ma, invece, le francesi hanno dato una grande dimostrazione di forza che non si è riflessa nel risultato finale, visto che le transalpine hanno portato a casa il successo solo nei tempi supplementari grazie ad un calcio di rigore.

Fonte. The Athletic
Se le francesi non hanno portato il successo a casa dopo i tempi regolamentari è stato grazie alle parate di van Domselaar e la clamorosa prestazione difensiva della centrale van der Gragt nonché di Sherida Spitse davanti alla difesa. Anche qui i dati numerici sono abbastanza esplicativi del dominio esercitato dalle francesi sulla partita.







Per rendere possibile questo dominio, la Francia ha sfruttato al meglio la propria forza fisica per accorciare il campo e restringerlo. Questo ha tolto spazio a Van de Donk, ossia la giocatrice in grado di generare e sfruttare gli spazi tra le linee in collaborazione con Viviane Miedema. Isolando la numero 10 olandese, l'intero apparato offensivo dell'Olanda è stato reso inoffensivo da Renard e compagne. Questo è ciò che ha permesso alle francesi di prendere il centro del ring e dettare il contesto tattico della partita e prendersi il predominio territoriale.

La Francia è riconoscibile in fase offensiva per il suo schieramento che diventa un 4-2-4 con Diani e Cascarino ai lati e Geyoro (la giocatrice con il maggior numero di expected goal dell'Europeo) che attacca lo spazio creato dal movimento a venire incontro della punta Malard. Quest'ultima ha eseguito il compito a suo modo, ma obiettivamente non ha la stessa velocità d'esecuzione di Katoto, la titolare della maglia numero 9 che si è rotta il crociato dopo aver distrutto l'Italia nella gara inaugurale della competizione delle due squadre. Questa serie di movimenti delle quattro davanti servono a muovere la linea difensiva avversaria creando spazi da sfruttare con movimenti senza palla. Qui le olandesi hanno concesso spazio tra la centrale di sinistra Janssen e Casparij che Diani ha provato ad attaccare sfruttando la sponda di Malard. Questo sistema funziona anche grazie alla capacità delle francesi di muovere rapidamente il pallone anche grazie all'accuratezza dei lanci lunghi e dei cambi di gioco delle coppie centrali di difesa e centrocampo. 

Con questi ingredienti le francesi hanno definitivamente posto la propria candidatura alla vittoria finale del torneo, mostrando la bontà della loro proposta di gioco in entrambe le fasi.


ADESSO LE SEMIFINALI


Tra martedì e mercoledì, dunque, sapremo il nome delle due finaliste che si sfideranno a Wembley domenica prossima: Inghilterra-Svezia e Germania-Francia rappresentano decisamente il meglio del calcio femminile a livello europeo. Abbiamo avuto modo di mostrare le qualità a livello tattico e tecnico delle quattro contendenti, per cui le due sfide saranno decisamente molto interessanti da seguire a livello tattico. La chiave sarà chi meglio saprà creare spazio nella trequarti avversaria ed attaccarlo nel miglioro modo. Per cui non vi sono dubbi che vincerà la migliore.

Thursday, 14 October 2021

Come è andata Juventus-Chelsea femminile?


A due settimane di distanza dalla sfida disputata tra le due compagini maschili, Juventus e Chelsea si sono incrociate per la versione femminile della Champions League, che da quest'anno segue un formato più simile a quello più ricco degli uomini, con una fase a gironi al posto di doppie sfide ad eliminazione diretta che, invece, inizierà a partire dai quarti di finale.

Il Chelsea femminile ha rischiato lo scorso anno di copiare il cammino europeo degli omologhi maschili, raggiungendo la finale poi persa contro il Barcellona: quest'anno le ragazze allenate da Emma Hayes partono con la ferma volontà di prendersi il titolo perso lo scorso anno; dall'altra parte la Juventus si affaccia per il prima volta ad una fase così avanzata della competizione (non era mai entrata tra le prime 16 in precedenza) e sta provando a colmare un forte gap nei confronti dei club top in Europa, per questo motivo si è affidata in questa stagione alle cure di Joe Montemurro, allenatore dal curriculum internazionale importante e con una visione di gioco molto interessante.

La partita è terminata 2-1 per la formazione inglese, alle bianconere non è riuscita l'impresa degli omologhi uomini per quanto la prestazione abbia denotato una serie di aspetti che lasciano pensare che il famoso gap di cui sopra non è certamente colmato ma comunque sembra essersi abbastanza ridotto.


LE FORMAZIONI

La Juventus viene schierata da Montemurro con un 4-3-3 in cui Rosucci e Cernoia affiancano Pedersen nel trio di centrocampo, in attacco viene rispolverato il tridente delle grandi occasioni con Bonansea e Hurtig al fianco di Girelli, mentre in difesa ritorna a comandare Sara Gama, ai box nelle partite precedenti causa infortunio, al suo fianco Cecilia Salvai.


Il Chelsea viene schierato da Hayes, invece, con un 3-4-3 che sotto alcuni aspetti somiglia a quello presentato da Tuchel nella selezione maschile. La vera differenza sta nelle tre attaccanti, con l'australiana Kerr riferimento per la profondità supportata da altre due campionesse come Pernille Harder e Francesca Kirby; le due centrocampiste centrali sono la coreana Ji So-Yeon e la tedesca Leupolz, le esterne sono la norvegese Reiten a sinistra e la scozzese Cuthbert a destra; il trio difensivo è invece composto da Bright-Carter-Eriksson.


IL CHELSEA "HA FATTO" LA PARTITA

Avendo il ruolo di favorita e dovendo anche vincere per non complicarsi il cammino nel girone, il Chelsea è stata la squadra ad avere il pallino del gioco nel corso della partita (62% di possesso palla alla fine della partita, 66% al termine del primo tempo) mentre la Juventus ha cercato di attendere compatta proteggendo il centro del campo dalle incursioni avversarie.

In questo esempio si nota chiaramente dove si è giocata il più delle volte la partita: le tre centrali del Chelsea e le due centrocampiste centrali avevano il compito di iniziare la costruzione dell'azione, mentre le due esterne e le tre attaccanti si occupavano di fungere da "invasori" nella metà campo bianconera; da canto suo la Juventus ha dato priorità a chiudere il centro del campo con Bonansea e Girelli che si occupano principalmente di disturbare la ricezione del pallone per Ji e Leupolz.

Per ovviare a questo tipo di resistenza da parte della Juventus la formazione londinese aveva essenzialmente due soluzioni per guadagnare campo e rendersi pericolosa: una era quella di chiedere ai due "braccetti" Bright ed Eriksson di condurre il pallone per guadagnare metri da una parte ed attrarre una maggior pressione della Juve dall'altra; la seconda era quella di servire le due esterne Cuthbert e Reiten in modo da sfilacciare in ampiezza lo schieramento difensivo della Juventus.

Tramite la circolazione insistita tra le tre difendenti delle Blues vi è un avanzamento della squadra sul terreno di gioco che schiaccia la Juventus fin sul limite della propria area di rigore: questo atteggiamento ha reso sì difficile al Chelsea la possibilità di rendersi pericoloso ma allo stesso tempo ha invitato giocatrici di grande livello tecnico a potersi muovere in zone molto pericolose di campo, una strategia che alla fine dei conti non ha pagato. Nell'esempio si vede come questa volta sia Hurtig a prendere Ji con Girelli su Leupolz mentre il resto della squadra si tiene compatta e si muove in direzione palla.

La seconda soluzione era quella di sfruttare l'ampiezza del campo per cercare spazi: l'idea era quella di manipolare lo schieramento compatto della Juventus in zona palla sovraccaricando un lato per poi muovere il pallone dall'altro. In questa occasione si vede come le bianconere vadano a chiudere quel lato di campo, il Chelsea mediante la propria circolazione faceva arrivare il pallone alla centrale Jess Carter che con un piede educatissimo era in grado di trovare l'esterna sul lato opposto; una soluzione, questa utilizzata anche in fase di costruzione centrale dove il piede della giocatrice con la maglia numero 7 è stato spesso utilizzato per cercare questo tipo di soluzione allo scopo di aprire lo schieramento difensivo avversario.

LISA BOATTIN ARMA TATTICA DI MONTEMURRO

La Juventus, però, non ha certo fatto una partita di sola difesa e contropiede, di certo ha concesso molto possesso all'avversario cercando di sfruttare qualche errore di impostazione ma ha comunque sempre cercato un modo, ogni volta che entrava in possesso del pallone, di non sprecarlo, cercando di giocarlo in modo tale da scoprire lo schieramento della squadra di Emma Hayes. Sotto questo aspetto molto importante è stato il ruolo avuto nel corso del match da Lisa Boattin, schierata da terzino sinistro in fase di non possesso ma con compiti molto più vari in fase di possesso.

In fase di costruzione la laterale sinistra della Juventus si accentrava allo scopo di permettere alle compagne di superare la prima pressione delle avversarie generando una linea di passaggio non coperta dalle giocatrici del Chelsea ed allo stesso tempo creando una situazione in cui è in grado di poter risalire in campo in libertà oppure utilizzare il suo educatissimo piede sinistro per esplorare zone più avanzate del campo soprattutto alle spalle della linea difensiva delle ragazze di Hayes.

Il vantaggio di questo movimento di Boattin è quello di creare superiorità numerica in differenti zone di campo anche grazie al movimento delle tre giocatrici più offensive: in questo esempio Girelli costringe la linea difensiva ad abbassarsi mentre Leupolz deve lasciare la propria casella in mezzo al campo per ostacolare Boattin consentendo un inserimento alle spalle di Rosucci o Cernoia. Con una sola mossa Montemurro riusciva a generare spazio in zona rifinitura nonché la possibilità di attaccare la profondità ed esporre la linea difensiva del Chelsea andata spesso in difficoltà sui tagli ai lati delle tre centrali difensive. Questo ha permesso alla squadra bianconera di pareggiare il numero di conclusioni delle avversarie nel corso del primo tempo (4 tiri per parte) nonostante un possesso palla notevolmente inferiore.

Anche in transizione questo posizionamento veniva utilizzato per mettere a nudo il lato debole della formazione vice-campione in carica su quel lato di campo: ancora una volta le due mezzali si muovono verso lo spazio tra le linee, Girelli al solito si muove senza palla per provocare una scelta alla linea difensiva ed all'esterna Reiten; Bonansea e Hurtig cercano di attaccare la profondità, in questa maniera Boattin ha campo libero e può scegliere se premiare l'inserimento di Rosucci o se sfruttare le capacità di Hurtig di muoversi alle spalle della linea difensiva mettendo a disagio Bright e Carter che se la sono dovuta cavare più volte con molto mestiere.

Analizzando la passmap delle ragazze juventine emerge chiaramente la centralità della giocatrice con la maglia numero 13, utilizzata come riferimento sia dalla centrale difensiva di parte Cecilia Salvai che dal play Pedersen (che, per inciso, è una giocatrice che per qualità e caratteristiche servirebbe come il pane anche alla formazione maschile) per poi connettersi con Rosucci e/o Hartig.


Sarà proprio Boattin, infatti, con un suo cross da trequarti completamente indisturbata, a trovare l'assist per la rete del momentaneo pareggio di Barbara Bonansea.


LE ROTAZIONI DEL CHELSEA IN SVILUPPO E RIFINITURA


Come anticipato precedentemente, la chiave della squadra ospite per avanzare e sviluppare il gioco stava nell'ampiezza data dalle due laterali Cuthbert e Reiten che la Juve sceglieva di lasciare libere sperando poi di poter imprigionare l'avversario con l'ausilio della linea laterale, una scelta a cui la squadra di Emma Hayes ha saputo porre rimedio mediante l'utilizzo di rotazioni posizionali anche grazie alla grande mobilità di Pernille Harder e Francesca Kirby, le due giocatrici chiamate a supporto di Samantha Kerr.

Sul lato sinistro è la svedese ad aprirsi a sinistra per ricevere il pallone, la Kirby si inserisce nello spazio tra le linee e la Reiten funge da vertice avanzato di questo triangolo inserendosi tra terzino e centrale della Juventus, il tutto mentre sul lato opposto Kerr costringe Salvai ad aprire la linea difensiva. Dalle combinazioni su questa fascia arriveranno diverse situazioni di pericolo salvate da estenuanti corse all'indietro di Pedersen o della mezzala di parte in chiusura sui passaggi a rimorchio dal lato corto dell'area di rigore.

Sul lato destro, invece, la situazione era ancora più visibile con ancora la Harder che raccoglie il passaggio sull'esterno lasciando alla Cuthbert il compito di buttarsi nello spazio tra Salvai e Boattin, costringendo Rosucci ad una faticosissima corsa all'indietro per coprire il corridoio anche perché una scalata di Salvai avrebbe permesso a Kirby di inserirsi tra le centrali visto che Sara Gama era presa, a sua volta, dalla marcatura di Sam Kerr.

La creazione di questi triangoli e di queste rotazioni posizionali hanno progressivamente permesso alla squadra londinese di trovare soluzioni per superare lo schieramento difensivo della Juventus, il resto ce lo ha messo la qualità individuale di Pernilla Harder che, ricevendo un passaggio progressivo di Carter ha inventato un cambio di gioco che ha liberato Cuthbert sulla destra, da questa giocata scaturirà l'azione che terminerà con il goal della stessa giocatrice scozzese sfruttando un grande movimento senza palla di Kirby che ha aperto come il Mar Rosso la linea difensiva bianconera lasciando la numero 22 del Chelsea libera di andare al tiro indisturbata al centro dell'area di rigore.


ALLORA DOVE E' STATA DECISA LA PARTITA?


Spesso sentiamo dire che i risultati sono frutto degli episodi, però poi ci si dimentica di chiedersi perché e come si è arrivati a quell'episodio: è vero che il goal della vittoria del Chelsea è arrivato su una serie di rimpalli tra le difendenti juventine e Sam Kerr prima di finire misteriosamente sui piedi di Pernilla Harder che non si è fatta dire due volte di depositare il pallone in rete, ma è anche vero che la strategia passiva della Juventus non stava più raccogliendo dividendi.

Come indicato precedentemente, la formazione di Montemurro ha deciso di avere un atteggiamento molto prudente in fase di non possesso che, con il senno di poi, potrebbe aver generato qualche rimorso nel tecnico ex Arsenal.

Difatti il momento migliore della partita per la Juventus è stato quello dopo il goal del Chelsea, dove la squadra ha reagito cambiando immediatamente il proprio atteggiamento in campo alzando il baricentro e contestando il possesso in maniera più aggressiva alle avversarie. Esempio è dato da questa strategia in prima pressione con le giocatrici bianconere che seguivano individualmente le avversarie con le tre attaccanti che seguivano le tre centrali difensive e Rosucci su Ji.

Quanto accaduto nella ripresa, però, è conseguenza di come si è sviluppata la partita nel primo tempo: le due mezzali della Juve e le tre attaccanti si sono spese tantissimo per mantenere compatta la squadra in fase di non possesso, ed il sistema di triangolazioni, rotazioni e sovrapposizione delle inglesi aveva messo alla frusta atleticamente al squadra di Montemurro.

Il dato sulla progressione del PPDA mostra chiaramente quanto il fattore atletico abbia inciso sulle ragazze bianconere. Seppur all'interno di una partita in cui il dato generale del PPDA è stato strategicamente basso, si notano chiaramente dei crolli nella fase finale del primo tempo e dal 60' fino al goal del 2-1 del Chelsea. Col senno di poi è facile dire che tenere la squadra con un baricentro troppo basso ha fatto faticare molto la squadra sia per risalire sia per coprire il campo in ampiezza nel momento in cui la squadra avversaria ha iniziato a capire che sfruttare tutta la larghezza del campo poteva essere l'arma per portare a casa la partita. 


La questione della tenuta atletica della squadra apre forse il vero punto interrogativo nelle scelte di Montemurro: mentre non possiamo contestare a priori la strategia di gara, ritengo invece opportuno chiedere conto all'allenatore se forse qualche cambio non potesse essere anticipato, soprattutto nel momento in cui diverse giocatrici, poi sostituite poco dopo il goal decisivo di Harder, non sembravano più in grado di tenere il pallone acciecate dalla stanchezza.

CONCLUSIONI


Analizzata la partita è emerso quanto sia importante e meritorio il lavoro che sta facendo il nuovo allenatore della Juventus per alzare il livello della squadra sullo scenario continentale; la forza del Chelsea si è mostrata in maniera meno appariscente di quanto si immaginava alla vigilia, e questo è un merito delle bianconere. Tuttavia la forza si è manifestata in maniera più sostanziale: la grande qualità della squadra di Emma Hayes ha distrutto fisicamente la formazione bianconera fino ad indurla ad una serie di errori che poi hanno portato a quegli episodi che hanno deciso la partita. Per cui anche le vittorie per episodi hanno un senso logico.

Sunday, 1 August 2021

USA e Olanda sono la pubblicità del calcio femminile


In queste Olimpiadi il torneo di calcio femminile sta mostrando molti più contenuti interessanti rispetto a quello maschile: sicuramente influisce il fatto che le selezioni nazionali nel torneo riservato alle donne siano quelle ufficiali, al contrario di quello maschile dove sono schierate le Under 24 con fuoriquota. Per questo motivo quanto stiamo vedendo a Tokyo è su un livello simile a quello di un Mondiale: e Stati Uniti ed Olanda, le finaliste del mondiale di Francia, si sono trovate nuovamente una di fronte all'altra nei quarti di finale della kermesse olimpica.

E' stata senza ombra di dubbio una partita di alto livello tecnico ed agonistico, con diversi spunti tecnici e tattici, e come in una riedizione in salsa femminile del brocardo di Lineker, si sono affrontate due squadre con 11 giocatrici in cui alla fine vincono gli Stati Uniti. Ma quella delle americane non è stata una vittoria meritatissima, anzi ai punti le olandesi avrebbero meritato qualcosa in più, ma alla fine i calci di rigore e la capacità delle statunitensi di tenere duro nei momenti più difficili ha fatto nuovamente la differenza.

Nella mia analisi mi focalizzerò su quanto accaduto nei tempi regolamentari dove sono emersi i punti di forza e debolezza delle due squadre.


LE FORMAZIONI INIZIALI



Usa e Olanda si sono affrontate schierandosi con due schieramenti simili che basculavano tra il 4-3-3 ed il 4-2-3-1: nell'Olanda Roord tendeva a staccarsi dalla Groenen in fase di possesso per poi affiancarla in fase di non possesso, negli Stati Uniti Lindsey Horan era quella deputata nel trio di centrocampo ad affiancare Ertz in costruzione per poi staccarsi una volta superata la prima fase dell'azione, altra particolarità stava nelle diverse funzioni delle due laterali basse O'Hara e Dunn, con quest'ultima che aveva facoltà di spinta mentre la prima restava bloccata in costruzione.


LA SUPREMAZIA INIZIALE DEGLI USA 

La squadra che ha iniziato la partita cercando di prendere in mano le redini delle operazioni è stata quella allenata da Vlatko Andonovski: il dato del possesso palla mostra chiaramente come le americane abbiano cercate di prendere il controllo delle operazioni nei primi 15 minuti di partita. A questo scenario, come vedremo, ha anche contribuito la formazione olandese che ha scelto di non togliere l'iniziativa alle avversarie, evidentemente il piano di Sarina Wiegman era quello di colpire le avversarie in contropiede, cercando di sfruttare alcune debolezze in fase di transizione delle campionesse del mondo evidenziate nelle gare della fase a gironi.

Nel corso della fase di costruzione delle statunitensi possiamo apprezzare lo schieramento della squadra: possiamo notare come le due laterali O'Hara e Dunn si muovano ad altezze diverse generando uno scaglionamento asimmetrico compensato dall'arretramento di Horan al fianco di Ertz, l'ampiezza a destra veniva garantita, invece, dall'esterno offensivo Williams, con Mewis che andava ad invadere il mezzo spazio di destra. L'Olanda dal canto suo si preoccupava semplicemente di togliere l'accesso centrale alle avversarie senza andare a contestare il possesso palla alle avversarie e, soprattutto concedendo spazi sugli esterni: in particolare la libertà concessa a sinistra a Crystal Dunn permetteva agli USA di sviluppare l'azione da quel lato con relativa facilità.

In fase di sviluppo dell'azione, grazie alla libertà concessa a Dunn, Tobin Heath andava a dialogare con la laterale occupando la zona di rifinitura e costringendo il terzino destro Wilms ad uscire su di lei ma liberando, come si vede dal fermo immagine, spazio alle spalle che viene attaccato con un taglio esterno da Carli Lloyd portando la Dunn ad arrivare rapidamente al cross. Dalla passmap della formazione statunitense si nota chiaramente come il lato sinistro fosse il lato più utilizzato per sviluppare la manovra e muovere il pallone nella metà campo avversaria.


 

LA VERTICALITA' DELL'OLANDA

Il gioco dell'Olanda si è basato nella risalita rapida e diretta del campo: sostanzialmente le oranjes non hanno cercato di risalire con la costruzione di dietro ma cercando la giocata diretta in avanti sfruttando le ampiezze per disordinare la pressione avversaria. Dei 19 avvii di azione dell'estremo difensore Van Veenendaal, 15 sono stati lanci lunghi: prevalentemente giocati sul lato sinistro del campo alla ricerca di Janssen e di Lieke Martens per poi cercare di sfruttare le seconde palle o consolidare il possesso.

In queste situazioni si è rivelato spesso decisivo l'apporto di Vivianne Miedema, il centravanti della formazione olandese, stella della squadra e, probabilmente, il più grande talento del calcio femminile a livello mondiale. La sua capacità di gestire la palla in tante situazioni spalle alla porta la rende estremamente pericolosa in qualsiasi situazione: questo portava la linea difensiva statunitense a seguirne tutti i movimenti disordinandone la linea; in questa situazione susseguente ad una seconda palla da lancio lungo si fionda sulla palla, la gioca a muro sulla compagna a rimorchio permettendo di lanciare Van de Sanded che nel frattempo si è smarcata alle spalle di Dunne. Il posizionamento dell'attaccante dell'Arsenal ha messo sempre in difficoltà la difesa statunitense e le compagne sono sempre state in grado di sfruttare gli spazi che creava con il suo movimento.

L'altra soluzione cercata dalle olandesi per rendersi pericolose era quello di usare le esterne d'attacco del 4-3-3 per allargare le maglie della difesa per poi sfruttare gli inserimenti nello spazio tra centrale difensiva e terzino mediante una immediata verticalizzazione: con una combinazione di questo genere è stato possibile generare la situazione che poi ha portato al goal con cui Miedema ha sbloccato la partita dopo 18 minuti in cui le statunitensi avevano cercato di esercitare supremazia territoriale.

Questo atteggiamento era figlio di una tendenza speculativa della formazione olandese che si manifestava nella passività in fase di non possesso in cui è stato permesso alle campionesse del mondo di occupare nel modo migliore la zona di rifinitura e scaglionarsi nei canonici corridoi verticali tipici del calcio di posizione che, come possiamo vedere da questo fermo immagine, sono utilizzati con ottimo costrutto dalla squadra statunitense, tanto da rendere possibile l'azione con cui è arrivato il goal del momentaneo 1-1, a cui è seguito due minuti più tardi il goal del 2-1 con cui la partita viene ribaltata.


COME L'OLANDA HA RIBALTATO L'INERZIA


Dopo aver ceduto l'iniziativa e la supremazia territoriale agli avversari, il piano per la squadra olandese è cambiato quando nel giro di 2 minuti gli USA hanno ribaltato la partita con le reti di Mewis e Williams. Per questo motivo abbiamo iniziato a vedere le trame di gioco che hanno reso l'Olanda una delle squadre femminili più interessanti da seguire negli ultimi anni.

Oltre alle qualità di Miedema come riferimento offensivo in avanti, un altro punto di forza della formazione vice-campionessa del mondo sta nella capacità delle tre centrocampiste di muoversi in modo tale da generare molteplici linee di passaggio e disordinare le linee avversarie: qui si può notare come il vertice basso del centrocampo Groenen (autrice di una prestazione sontuosa davanti alla difesa) abbia diverse opzioni per fare progredire l'azione, ma soprattutto come i movimenti delle sue compagne di reparto Roord e Van De Donk riescano a dilatare la zona di rifinitura.

Nel secondo tempo le olandesi hanno iniziato a rischiare la giocata ed a sfruttare il pressing alto della formazione statunitense per verticalizzare il gioco: una delle combinazioni più interessanti tentate dalle oranjes è stata senza dubbio quella tra la centrale difensiva di sinistra Nouwen e Lieke Martens. Grazie a questo movimento dell'esterno offensivo e le linee di passaggio precise della centrale per l'Olanda è stato più semplice prendere campo e mandare a vuoto il pressing avversario costringendo le statunitensi prima a rinunciare al pressing e poi il loro commissario tecnico a sostituire in blocco il trio d'attacco.

Grazie alla capacità di superare il pressing statunitense si è generata la situazione che ha poi portato al secondo goal di Miedema, con la centravanti ancora una volta in grado di aprire la linea difensiva delle americane e creare spazi per gli inserimenti. L'azione culminerà casualmente con la rete dell'attaccante in quanto il triangolo creato in zona rifinitura non si concretizza ma il pallone le resta tra i piedi e con il destro riuscirà a sorprendere l'estremo difensore avversario Naeher.

La stessa Naeher sarà poi protagonista delle fasi successive della partita parando alla Martens il rigore che avrebbe potuto portare le olandesi in semifinale, negando alla Miedema altri due goal che sarebbero stati di pregevole fattura ed infine ergendosi a protagonista nell'epilogo del match dagli undici metri.

CONCLUSIONI


Stati Uniti ed Olanda ci hanno regalato una partita piena di emozioni e con tanto spettacolo, a dimostrazione che il calcio femminile è in grado di progredire verso un livello sempre più alto, quanto meno a livello di élite mondiale ed europea. Queste due squadre hanno mostrato di proporre un calcio di alto livello al contrario di ciò che si pensa sul calcio giocato dalle donne: ora si spera di vedere alzare questo livello a quante più latitudini possibili sia grazie al traino della qualità di questa competizione olimpica ma anche grazie alla visibilità che il calcio femminile avrà grazie alla trasmissione integrale su Youtube della prossima Champions League ed all'Europeo britannico della prossima estate.

Thursday, 3 September 2020

Cosa abbiamo visto nella finale di Champions femminile?

Il calcio femminile sembra finalmente una disciplina in ascesa negli ultimi anni grazie alle federazioni nazionali e internazionali che hanno deciso di iniziare ad investire; culmine di questa crescita è stato il mondiale francese dello scorso anno, dove, anche in Italia, le donne hanno avuto un forte seguito da parte degli appassionati di calcio e scoprire che, non ancora a tutti i livelli, la crescita tecnica e tattica è particolarmente visibile.

Per questa ragione ho deciso di analizzare con particolare interesse la finale della Champions League, anch'essa disputatasi a seguito di una final eight disputata tra Bilbao e San Sebastian; non ostante il cambio forzato di format, a giocarsi la vittoria finale sono state le "solite" grandi protagoniste a livello europeo, ossia il Lione ed il Wolfsburg.


Ad alzare la coppa alla fine è stato ancora una volta il Lione, alla sua quinta vittoria consecutiva nella competizione, a dimostrazione di come la compagine francese sia la grande corazzata del calcio femminile a livello europeo, ma anche a dimostrazione che una crescita completa del calcio femminile sarà completata quando vedremo un maggior ricambio al vertice, sotto questo aspetto gli investimenti dei club inglesi e spagnoli sono incoraggianti in tal senso, mentre l'Italia ha ancora molto da fare, visto che Juventus e Fiorentina, le squadre principali a livello nazionale non possono essere considerate al livello delle omologhe francesi, inglesi e spagnole.

L'ANALISI DELLA FINALE

Come indicato in premessa, Lione e Wolfsburg rappresentano il meglio a livello tecnico nel calcio europeo a livello femminile, e la finale lo ha dimostrato, anche a livello tattico le due squadre hanno mostrato trame e strategie molto ben elaborate e ben riconoscibili; ad essere decisivo è stato l'atteggiamento molto aggressivo e votato al dominio del gioco da parte delle francesi nel primo tempo, una supremazia che si è concretizzata con il doppio vantaggio al termine del primo tempo che poi è stato mantenuto nella ripresa non ostante gli aggiustamenti della squadra tedesca nel secondo tempo che hanno avuto, però, il merito di tenere la partita aperta e godibile fino a pochi minuti dalla fine, quando il goal del 3-1 realizzato da una delle migliori in campo, ossia l'islandese Gunnarsdottir, ha sostanzialmente chiuso le ostilità.


LE FORMAZIONI INIZIALI



Il Lione si schiera, quanto meno in linea teorica, con un 4-2-3-1 in cui la giapponese Kumagai agisce davanti alla linea difensiva mentre al suo fianco Gunnarsdottir agisce come centrocampista box-to-box, come vedremo bene più avanti nell'analisi; in attacco Le Sommer funge da riferimento offensivo alternandosi a Marozsan, mentre Cascarino sulla destra tende a giocare più larga rispetto a Majri che ha compiti di raccordo tra centrocampo ed attacco.

Il Wolfsburg si schiera con un 4-4-2 di partenza che in fase di possesso, come vedremo, si trasforma in qualcosa di diverso, difatti Blasse e Doorsun (poi Janssen) sono indicati come terzini nello schieramento iniziale ma avranno compiti ben diversi, a centrocampo Engen agisce prevalentemente davanti alla difesa mentre Popp ha il compito di inserirsi negli spazi generati dai movimenti di Harder schierata solo nominalmente come punta.

LIONE - LA FASE DI NON POSSESSO

Il Lione ha costruito gran parte della sua vittoria in questa finale grazie al proprio atteggiamento nel primo tempo in fase di non possesso, con la squadra che si schiera con un 4-3-3 dove Marozsan affianca Le Sommer e Cascarino nella prima linea di pressione, mentre Majri arretra in linea con Kumagai e Gunnarsdottir. Andremo ad analizzare i meccanismi in fase di prima pressione e quelli in fase di transizione difensiva, ossia quei meccanismi che nel primo tempo hanno permesso alla formazione francese di tenere alto il baricentro e schiacciare il Wolfsburg nella propria metà campo nonché avere il controllo sulla partita e sul possesso palla (55% alla fine del primo tempo con lunghi tratti al 60%).

LA PRIMA PRESSIONE


Lo scopo della prima pressione sulla costruzione del Wolfsburg è sostanzialmente quello di chiudere la zona centrale del campo indirizzando le tedesche sul lato sinistro dove scatta la pressione su Doorsun che non viene presa da Cascarino che resta, invece, a copertura della zona centrale, bensì da Gunnarsdottir che si stacca dalla linea di centrocampo e costringere, dunque, il Wolfsburg a lanciare il pallone se non proprio a perderlo.





LA TRANSIZIONE DIFENSIVA


Un altro elemento decisivo del dominio delle francesi nel primo tempo è stata la fase di transizione difensiva, dove il Lione andava subito alla caccia del pallone aggredendo immediatamente l'avversario; a sostegno di questo atteggiamento vi era la linea difensiva, sempre capace di stare all'altezza della linea di metà campo ed attenta anche alle marcature preventive isolando dal gioco gli elementi più avanzati del Wolfsburg.

Come indicato sopra vediamo l'atteggiamento della linea difensiva del Lione in fase di transizione difensiva, quindi linea molto alta, gli elementi più avanzati del Wolfsburg sono presi in consegna dalle due centrali difensive con il terzino sinistro Karchaoui pronta anche ad una diagonale in copertura; ho, inoltre, evidenziato il posizionamento della giapponese Kumagai, pronta al raddoppio di marcatura.




LIONE - LA FASE DI POSSESSO

In fase di possesso il Lione aveva la necessità di disordinare le linee del Wolfsburg e generare spazi tra le linee di difesa e centrocampo o dietro la linea difensiva; per raggiungere questo obiettivo la squadra francese ha puntato sul generare superiorità numerica sul lato destro del campo, questo è stato possibile mediante il posizionamento di Gunnarsdottir in fase di impostazione e grazie al sovraccarico della catena laterale di destra, quella da cui sono stati generati i due goal con cui il Lione ha chiuso il primo tempo con il doppio vantaggio.

A dimostrazione dell'importanza del lato destro dell'attacco nella progressione dell'azione del Lione, abbiamo i numeri relativi alla prestazione di Delphine Cascarino che ha messo a ferro e fuoco la difesa del Wolfsburg chiudendo la partita con 8 dribbling riusciti su 11 e 3 passaggi-chiave (intesi come passaggi che portano al tiro).


LA PRIMA COSTRUZIONE


Come si evince dall'immagine qui a fianco, il piano primario del Lione è quello di affidare la prima impostazione a Kumagai, tuttavia il Wolfsburg ha sempre agito in modo tale da isolare la giapponese tenendola avulsa per quanto più possibile dalla manovra; la contromossa del Lione è stata quella di abbassare Gunnarsdottir al fianco delle due centrali permettendo il mantenimento della superiorità numerica nonché permettere al terzino destro, l'inglese Lucy Bronze, di alzarsi oltre la metà campo; l'abbassamento dell'islandese disordina, inoltre, la linea di centrocampo del Wolfsburg creando il dilemma se far uscire una centrocampista in pressione creando spazio alle spalle, oppure lasciare libertà d'azione ad una delle due centrocampiste. 
Questa situazione sarà la base per generare le catene esterne sul lato destro.

LO SVILUPPO SULLA CATENA DI DESTRA


Come anticipato sopra, il Wolfsburg, con le sue centrocampiste in particolare, doveva fare delle scelte su come contrastare l'uscita palla del Lione; sulla base della strategia adottata dalle tedesche Bronze e Gunnarsdottir ruotavano le proprie posizioni e le proprie altezze al fine di lasciare le centrocampiste del Wolfsburg a metà strada (come ben si evince dall'immagine) disordinando, quindi, le linee della squadra tedesca generando spazio per le combinazioni con Cascarino: da situazioni di questo genere la squadra francese ha costruito le due reti e la maggior parte delle occasioni create nel primo tempo.


WOLFSBURG - LA FASE DI NON POSSESSO

La partita del Wolfsburg è riassumibile con l'atteggiamento della squadra in fase di non possesso nel primo e nel secondo tempo, con un primo tempo particolarmente conservativo con la ricerca dell'attenzione alla copertura degli spazi alle spalle delle linee di difesa e centrocampo (sistema ben aggirato dal Lione come abbiamo visto sopra), ed un secondo tempo in cui le tedesche dovevano cercare una complicata rimonta in cui l'atteggiamento è stato senza dubbio più aggressivo con la volontà di prendersi il centro della scena grazie ad un sistema di aggressione basato sostanzialmente su duelli individuali in zone alte del campo, un atteggiamento che ha permesso di rimettere la squadra in corsa e tenere l'esito della partita in bilico fino ai minuti finali.


LA PRIMA PRESSIONE NEL PRIMO TEMPO


La strategia del Wolfsburg in fase di prima pressione nel primo tempo era abbastanza riconoscibile, la squadra era sostanzialmente schierata con un 4-4-2 in cui i due elementi più avanzati si alternavano chiudendo rispettivamente il centrale difensivo in possesso palla e l'altra andava in chiusura su Kumagai; alle loro spalle la linea di centrocampo restava a protezione delle linee di passaggio alle loro spalle, un atteggiamento che, come abbiamo visto sopra, non ha pagato nel momento in cui il Lione è stato in grado di trovare la contromossa con l'abbassamento di Gunnarsdottir che generava spazio nella zona alle spalle di Popp e Rolfo, spesso disorientate dai movimenti e dalle rotazioni di Bronze e della stessa Gunnarsdottir.


L'ATTEGGIAMENTO NEL SECONDO TEMPO


Con due reti da recuperare e dopo un primo tempo in cui le tedesche sono state in balia dell'avversario, degli aggiustamenti alla fase di non possesso andavano fatti, così, come testimoniato dall'immagine a fianco, si è passati dalla copertura delle linee di passaggio a marcature individuali permettendo alle centrocampiste di avere un compito preciso da svolgere togliendo al Lione la possibilità di risalire agevolmente il campo se non con complessi lanci o cambi di gioco, non è un caso che nel secondo tempo il dato del possesso palla sia stato favorevole al Wolfsburg (54%) e che il dato della precisione dei passaggi del Lione sia passato da 85% a 78% così come è raddoppiato il numero di conclusioni a rete delle tedesche e si sia al contempo dimezzato quello delle francesi.


WOLFSBURG - LA FASE DI POSSESSO

Anche la fase di possesso del Wolfsburg ha subito delle modifiche nel corso della partita, questo per ovviare alle difficoltà del primo tempo nel far progredire l'azione vista l'impossibilità di trovare spazio in zona di rifinitura, dove il 4-3-3 del Lione in fase di non possesso chiudeva l'accesso ai mezzi spazi; nella mia analisi andrò a mostrare le principali costanti tattiche della squadra tedesca in fase di costruzione e come, invece, si è evoluta la fase di sviluppo tra primo e secondo tempo dove, in entrambe le soluzioni, il perno centrale per la risalita del campo restava la danese Pernille Harder.


LA PRIMA COSTRUZIONE


In fase di costruzione il Wolfsburg fa ruotare le posizione delle quattro di difesa, il terzino destro Blasse si alza e non partecipa alla fase di impostazione mentre a sinistra Doorsoun (poi Janssen) si allinea alle centrali difensive formando una linea a 3 in impostazione; l'ampiezza a sinistra veniva data da Rolfo; lo scopo era quello di avere una superiorità numerica in impostazione da dietro per innescare i movimenti nella zona di rifinitura ed allargare le maglie delle linee del Lione grazie all'ampiezza data dalle posizioni di Blasse e Rolfo (che spesso scambiava la posizione con Huth, come vedremo bene nel secondo tempo).


LO SVILUPPO DELLA MANOVRA (PRIMO TEMPO)


La strategia del Wolfsburg per avanzare il campo era quello di sfruttare tutta l'ampiezza del campo per aprire spazi per la ricezione in zona rifinitura, tuttavia l'ottima strategia di prima pressione del Lione non ha mai permesso alla squadra tedesca di trovare linee di passaggio nei mezzi spazi, per questa ragione Pernille Harder si abbassava fin dentro la propria metà campo per giocare il pallone e cercare la giocata che potesse disordinare lo schieramento delle francesi; nell'esempio qui a fianco Harder (evidenziata dal cono di luce) viene seguita da Kumagai, questo non permette alla danese di girarsi, per questo gli unici modi per lei per creare pericoli erano quelli di cambiare il fronte del gioco oppure cercare la giocata personale (5 dribbling su 7 riusciti, la migliore dei suoi).


LO SVILUPPO DELLA MANOVRA (SECONDO TEMPO)

Nel secondo tempo la strategia è ovviamente cambiata, era necessario a tutti i costi prendere campo e così la squadra tedesca ha rinunciato all'idea di destinare il pallone nella congestionata zona di rifinitura cercando, invece, di creare connessioni nelle zone esterne del campo al fine di trovare, finalmente, degli spazi disponibili per accedere all'area di rigore avversaria; come al solito la chiave è stata il movimento di Pernille Harder che decideva di defilarsi al fine, appunto di creare situazioni di superiorità numerica sul lato sinistro e sollecitare, quindi, le uscite in copertura di Lucy Bronze ed affrontarla in uno contro uno, scopo di queste combinazioni e movimenti era quello di arrivare al cross (da sinistra o, in caso di cambio di gioco, da destra) invadendo l'area di rigore con più elementi tra cui anche l'esterno sul lato opposto: con questa strategia il Wolsfburg ha trovato il goal di Alexandra Popp.


CONCLUSIONI

Anche nella Champions femminile abbiamo potuto constatare che gli atteggiamenti più aggressivi in fase di possesso e non possesso si mostrano vincenti rispetto a quelli più speculativi; sicuramente il livello tecnico a disposizione del Lione è decisamente superiore alla concorrenza (non è un caso che abbiano festeggiato la quinta Champions di fila) ma lo sviluppo della partita ci ha mostrato che un atteggiamento meno conservativo da parte del Wolfsburg nella prima frazione di gara avrebbe permesso alle tedesche di mettere maggiormente in difficoltà le francesi.

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