Lo scontro tra Barcellona e Napoli rappresentava senza dubbio un accoppiamento decisamente di rango per essere un primo turno ad eliminazione diretta dell'Europa League, con due squadre che appena due anni fa si affrontavano nello stesso periodo per gli ottavi di Champions League con Setien e Gattuso alla guida delle due squadre.
E come due anni fa la partita d'andata, seppur disputata a campi invertiti rispetto a quell'occasione, termina con un pareggio per 1-1 con vantaggio del Napoli nel primo tempo pareggiato nella ripresa dalla squadra blaugrana.
Il risultato finale rispecchia la capacità delle due squadre di avere il controllo della partita nelle prime due frazioni, con la formazione partenopea in grado di fare la propria partita nel primo tempo limitando i meccanismi della squadra di Xavi, mentre nella seconda frazione sono stati i padroni di casa a dominare il contesto e avrebbero potuto anche chiudere la partita con l'intera posta in palio, come testimoniato dalle statistiche della partita.
LE FORMAZIONI INIZIALI
Xavi dopo aver alternato 4-3-3 e 3-4-3 nelle sue prime partite sulla panchina del Barça, sembra aver virato definitivamente sulla prima soluzione scegliendo, però, di rinunciare a Busquets dal primo minuti mettendo De Jong a in quella posizione; Pedri e Nico Gonzalez agiscono da mezzali mentre Ferran Torres gioca da esterno di sinistra con Adama Traore sul lato opposto da utlizzare come arma con le sue corse ed i dribbling palla al piede.
Spalletti aveva meno scelta a propria disposizione, controintuitiva la scelta di schierare Juan Jesus come terzino sinistro per prendersi cura di Traore, Ruiz-Anguissa fanno da schermo e da costruttori davanti alla difesa, mentre Elmas agisce da esterno offensivo di destra del 4-2-3-1.
LE STRATEGIE IN COSTRUZIONE
Soprattutto nel primo tempo la lotta tra prima costruzione e prima pressione avversaria è stata oggetto della strategia dei due allenatori, dando vita a fasi di gioco appassionanti sin dal momento in cui una delle due squadre iniziava l'azione.
Come già mostrato in
uno dei miei precedenti post, il principio di base della costruzione da dietro del gioco di Xavi è quello di avere sempre superiorità numerica rispetto alla prima pressione avversaria ed utilizzarla per creare superiorità posizionale nelle zone più alte di campo. Questo avviene mediante una serie di movimenti con e senza palla atti a muovere lo schieramento difensivo avversario e trovare spazi per far risalire il pallone. In questo esempio vediamo una tipica routine del Barça di Xavi, ossia l'interno di centrocampo (in questa occasione Pedri) che si abbassa per creare un 3+2 in costruzione permettendo a Jordi Alba di risalire e Ferran Torres di accentrarsi.
A differenza di quanto visto
in altre occasioni, in questa fase Jordi Alba verrebbe chiamato a scollegarsi da questa fase di gioco per poter occupare l'ampiezza in avanti, tuttavia poche volte l'ex valenciano si è sganciato in avanti a causa della presenza di Ferran Torres in quella posizione, per cui il compito del numero 18 del Barcellona era quella di restare largo cercando di aprire le linee del Napoli attirando Elmas dal suo lato. In questo esempio si nota come il posizionamento del terzino sinistro e quello di De Jong porti Anguissa ed Elmas ad aprirsi rispetto a Ruiz che deve controllare l'abbassamento di Nico Gonzalez, questo crea una linea di passaggio diretta da Eric Garcia a Pedri permettendo al Barça di raggiungere la zona rifinitura (ossia la zona centrale tra centrocampo e difesa avversaria). Ad ogni modo anche da questo esempio si può notare come Rrahmani sia già pronto a rompere la linea difensiva per andare ad aggredire la ricezione di Pedri e rallentare il proseguimento dell'azione avversaria.
Come si evince dalle posizioni medie alla fine del primo tempo, è ben visibile la posizione più bassa del solito del terzino del Barcellona, addirittura più bassa di Mingueza, giocatore che avrebbe teoricamente il compito di restare bloccato in costruzione. Tuttavia, essendo le posizioni medie date dai tocchi di palla, la motivazione sta nel fatto che Jordi Alba veniva usato più spesso in costruzione mentre Mingueza toccava maggiormente il pallone quando saliva a sostegno degli isolamenti esterni di Adama Traore sulla destra.
Il Napoli, come da sua consuetudine in questa stagione, costruisce con i due centrali di centrocampo che si abbassano a giocare il pallone così come i due terzini che forniscono ampiezza. Questo serve sostanzialmente ad attirare la pressione avversaria, allungando la squadra e, quindi, cercare di trovare scoperto l'avversario per attivare Zielinski tra le linee o Osimhen in profondità (cercato anche come soluzione per i lanci lunghi quando la pressione del Barcellona lo rendeva necessario). Da questo esempio, tuttavia, si può evincere sia l'attenzione della squadra di Xavi al non rendere possibile la progressione centrale alla formazione partenopea, ma anche come la squadra di Spalletti cercasse di creare i presupposti per sviluppare l'azione a destra, con l'accentramento di Elmas che crea spazio per l'avanzamento di Di Lorenzo, una soluzione che il Napoli cercherà spesso per risalire il campo.
Difatti, una soluzione alternativa che Spalletti cercava per far avanzare il pallone era quella di far salire Di Lorenzo a coprire l'ampiezza in avanti aprendo Anguissa e tenendo Ruiz collegato al camerunese per muovere il pallone alle spalle della pressione del Barcellona con Elmas e Zielinki che occupavano lo spazio tra le linee. La connessione tra il macedone ed il polacco è quella che poi ha portato al goal con cui i partenopei hanno sbloccato la partita. Anche Spalletti al termine della partita ha ribadito che la strategia del Napoli in questa partita era quella di risalire in campo mediante queste connessioni e le triangolazioni in zone esterne del campo.
In teoria l'altra finalità di questo schieramento in costruzione era quello di sorprendere la linea difensiva del Barça alle spalle sfruttando le qualità di Osimhen, ma il centravanti nigeriano ieri, complice una condizione ancora precaria, è apparso spesso avulso dal gioco e poco lucido, tanto da finire in fuorigioco molto spesso in situazioni facilmente leggibili per uno come lui. La mappa dei passaggi ricevuti è abbastanza esemplificativa di quanto appena detto.
Anche qui la mappa delle posizioni media al termine del primo tempo conferma l'approccio di cui sopra, con la posizione media di Di Lorenzo sulla stessa altezza di Anguissa e Ruiz, chiamati a giocare diversi palloni sulla propria trequarti contro la pressione feroce organizzata da Xavi. La posizione media di Elmas mostra come sia leggermente più accentrata di Insigne che, invece, raramente è riuscito ad entrare nel vivo dell'azione, probabilmente a causa del tanto lavoro difensivo che gli è stato richiesto da Spalletti che andremo a vedere successivamente.
LE STRATEGIE DIFENSIVE
Barcellona e Napoli hanno interpretato la partita in maniera molto differente in fase di non possesso, con la squadra di casa decisamente più aggressiva e la squadra di Spalletti che aveva come obiettivo quello di negare le ricezioni nei mezzi spazi e limitare il gioco sugli esterni.
Spesso, per capire quali sono le intenzioni in pressing di una squadra una spia è il comportamento della squadra quando la palla torna al portiere, c'è chi preferisce togliere le soluzioni di passaggio più comode all'estremo difensore, c'è chi, come il Barcellona, usa il passaggio indietro a Meret come momento ideale per alzare il pressing (tecnicamente definito
pressing trigger), per cui qui vediamo Aubameyang che sale in pressione sul portiere del Napoli mentre Pedri e Nico Gonzalez scalano in maniera iper-aggressiva su Ruiz. Da questa specifica situazione, che Meret riuscirà a risolvere con tanti brividi, era ben visibile quale sia l'idea di fase di non possesso di Xavi, ossia la conquista del pallone quanto più in alto possibile sul terreno di gioco.
Altro aspetto tipico e distintivo del modello di gioco del tecnico catalano è l'immediata riconquista del pallone appena viene perso: in questo esempio vediamo una situazione in cui il Napoli aveva recuperato palla al limite della propria area e troviamo ben sei giocatori della squadra blaugrana pronti ad andare a chiudere in una gabbia i giocatori del Napoli, impedendo loro di uscire con il pallone. Da questa circostanza nascerà la prima occasione del Barça che capiterà sui piedi di Pedri che tirerà alto da favorevole posizione.
Non poteva esserci statistica migliore per confermare l'approccio del Barça in fase di non possesso che quello del PPDA, un livello che è cresciuto costantemente nel corso della partita e che spiega abbastanza chiaramente, oltre che l'approccio della squadra catalana, anche lo sviluppo della partita nel secondo tempo, con l'aumento dell'intensità di gioco che ha messo all'angolo la squadra di Spalletti.
Di tutt'altro genere, invece, è stata la strategia difensiva del Napoli, basata su un'attenta chiusura degli spazi ed un gran lavoro di tutta la squadra in fase di non possesso che poi si è riverberato nel calo fisico del secondo tempo coinciso con il sopra menzionato aumento di intensità della squadra di casa, tuttavia la strategia difensiva nel primo tempo della squadra di Spalletti ha decisamente funzionato togliendo molte certezze offensive all'avversario.
La strategia difensiva dei partenopei era quella di schierarsi con un 4-4-2 compatto e stretto, con Ruiz e Anguissa che avevano come compito principale quello di togliere la possibilità a Nico Gonzalez e Pedri la possibilità di ricevere il pallone in maniera comoda, il tutto in un baricentro medio che non permettesse a Pique e compagni di mettere le tende al limite dell'area di rigore. A cambiare tra primo e secondo tempo è stata proprio l'altezza del baricentro della squadra di Spalletti, un comportamento che si è visto, seppur in toni minori, anche nella sfida di campionato contro l'Inter e che denota una difficoltà atletica della squadra nel corso dei 90 minuti.
Anche la difesa laterale è stata ben studiata da parte di Spalletti: le ultime partite del Barça avevano mostrato quanto l'arrivo di Adama Traore abbia portato una fonte di pericolo sul lato destro del campo grazie alla sua velocità ed ai suoi dribbling, tuttavia il Napoli è stato molto bravo a limitarlo grazie al gran lavoro di raddoppi per evitare di lasciare solo l'ex giocatore del Wolverhampton contro Juan Jesus. Da questo esempio è ben visibile come il 4-4-2 in non possesso del Napoli porti sul cambio di gioco di Pedri sia Juan Jesus che Insigne ad aprirsi per andare a chiudere Traore che non appena riceverà palla si troverà con due avversari addosso e sarà costretto a scaricare indietro su Mingueza. Dall'inquadratura si può notare come anche Di Lorenzo ed Elmas sul lato opposto fossero già pronti ad eseguire lo stesso lavoro su Jordi Alba.
La bontà del lavoro svolto in fase difensiva dal Napoli contro Adama Traore è ben riconoscibile dall'analisi dei suoi passaggi: lo spagnolo ha praticamente giocato palla solo all'indietro e tutti i suoi tentativi di cross non sono mai andati a buon fine. Inoltre, pur avendo completato 6 dei 10 dribbling tentati, la percentuale di riuscita (60%) è tra le più basse rispetto a quelle misurate in questa stagione (parliamo di un giocatore la cui media stagionale è del 70% dei dribbling riusciti).
CONCLUSIONI
Barcellona-Napoli è stata una sfida in cui abbiamo visto due squadre sfidarsi utilizzando ognuna il proprio piano gara standard. Da una parte l'approccio dominante ed aggressivo del Barcellona di Xavi, dall'altra la ricerca di superare la pressione avversaria mediante la qualità dei centrocampisti e le triangolazioni ed uno schieramento compatto con baricentro medio.
Non si può stabilire a priori quale sia la migliore strategia di gara, tuttavia il sistema del Barça alla distanza si è lasciato preferire, pur mostrando le sue difficoltà nel momento in cui l'avversario con la propria capacità tecnica riesce ad arrivare sulla sua trequarti.
L'occasione del goal di Zielinski ha mostrato chiaramente come il Barcellona abbia serie difficoltà a tracciare i movimenti degli attaccanti avversari quando attaccato. Ma la bravura di un allenatore sta anche nel mascherare i difetti della propria squadra, ed il fatto che il Napoli abbia toccato palla nell'area del Barcellona per appena 7 volte dimostra che il gioco vale la candela.
Dalla sua parte il Napoli ha mostrato che il suo piano gara ha funzionato sostanzialmente per 45 minuti limitando fortemente il Barcellona e creando le condizioni per andare all'intervallo con una sensazione di poter reggere il confronto contro una squadra dai valori tecnici così importanti e che, per questa ragione, ti costringe a difenderti maggiormente senza palla, cosa a cui il Napoli è poco abituato.
Ma i nodi vengono al pettine quando si parla di tenuta fisica della squadra: i tanti infortuni subiti nel corso della stagione non si riverberano solo nel periodo dell'assenza fisica, ma ha anche strascichi nel momento in cui i giocatori tornano a giocare non al 100%: il Napoli ieri ha dovuto tardare i cambi perché gli uomini a disposizione di Spalletti in panchina non avevano una grande autonomia a livello fisico, questo unito al grande sforzo di rincorrere gli avversari per gran parte della partita ha portato il Napoli ad abbassarsi a dismisura fino a farsi chiudere nella propria area di rigore, non subendo una sconfitta solo per l'imprecisione in fase conclusiva di Ferran Torres.