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Tuesday, 24 January 2023

Chiacchere da Bar(i) #18 - Palermo-Bari

 

Foto pagina Facebook SSC Bari

Palermo-Bari è stata una partita molto strana e che, in maniera altrettanto difficile da spiegare, è terminata con una sconfitta della formazione biancorossa, penalizzata da un episodio mal gestito nella propria area di rigore che ha permesso al centrale difensivo del Palermo Marconi di trafiggere Caprile.

Per commentare questa partita, oltre al sottoscritto e a Giovanni Fasano, come la scorsa settimana Benny Giardina ci racconterà le sue impressioni avendo seguito la partita più da vicino.

Monday, 22 August 2022

Le prospettive di Bari e Palermo


La seconda giornata di serie B ha visto come anticipo del venerdì sera uno scontro tutto meridionale tra le due formazioni promosse dal girone C della scorsa serie C: da una parte il Bari dominatore del campionato e dall'altra il Palermo, che ha ottenuto la promozione dopo una magnifica quanto inaspettata cavalcata nei playoff.

Diverse, invece, le storie che hanno accompagnato le due società dopo aver ottenuto la promozione: la squadra biancorossa ha mantenuto inalterata la guida tecnica ed i quadri societari - a cui si aggiunge la proroga al 2028 per De Laurentiis dell'obbligo di vendere una tra Bari e Napoli - mentre i siciliani sono stati oggetto di un importante cambio societario, con il City group che ha acquisito il club. Questo cambiamento societario ha portato il tecnico della promozione, Silvio Baldini, e il direttore sportivo Renzo Castagnini, a rassegnare le dimissioni, portando, quindi, sulla panchina del Palermo Eugenio Corini che, dopo Chievo e Brescia, siede su un'altra panchina di una squadra che ha reso grande da calciatore.

LO SCHIERAMENTO DELLE DUE SQUADRE

Sin dal suo approdo a Bari nella scorsa stagione, Michele Mignani ha disegnato la squadra con il 4-3-1-2 con cui si è fatto conoscere a Modena nelle stagioni precedenti, attorno a questo disegno Ciro Polito ha costruito una squadra capace di dominare lo scorso campionato e di essere zoccolo duro della squadra che si andrà a giocare questa stagione in serie cadetta. La formazione schierata in campo è la stessa vista a Parma nella partita d'esordio in campionato, con la coppia Di Cesare-Terranova al centro della difesa e Pucino e Giacomo Ricci sugli esterni, il rombo di centrocampo formato da Maiello vertice basso, Maita e Folorunsho ai lati con Botta a supporto della coppia Antenucci-Cheddira.


Dall'altra parte il Palermo, nonostante il cambio in panchina, conferma il 4-2-3-1 disegnato da Baldini nella scorsa stagione. Corini nelle ultime stagioni ha sempre schierato le sue squadre con il rombo a centrocampo, ma evidentemente il lascito di Baldini al gruppo di giocatori in organico non meritava di essere depauperato così in fretta; una scelta che si è rivelata vincente nella prima partita di campionato contro il Perugia, vinta brillantemente per 2-0. Così anche i rosanero confermano in blocco l'undici della gara d'esordio: Nedelcearu e Marconi formano la coppia centrale, Damiani e Broh il duo di centrocampo a protezione della difesa, Buttaro e Crivello terzini, davanti a loro sulle fasce operano Elia e Valente, mentre Floriano viene schierato da trequartista alle spalle di Brunori.

LA SUPERIORITA' DEL PALERMO SUL LATO DESTRO

La sfida tattica tra Mignani e Corini nasceva come interessante e tale e rimasta fino al fischio finale: la contrapposizione tra i due schieramenti creava in maniera naturale delle superiorità in alcune zone del campo. Lo schieramento del Palermo cercava la superiorità sugli esterni, il Bari la cercava in mezzo, per cui scopo delle due squadre era ottimizzare le relative superiorità numeriche e limitare le situazioni di inferiorità. Sotto questo aspetto il Palermo è stato decisamente migliore del Bari, soprattutto nel primo tempo.

Una situazione costante creata dal Palermo nella prima parte di gara aveva come uomo-chiave Jeremie Broh che, partendo dalla posizione di mediano della linea a due si apriva in fase di possesso per permettere a Buttaro di avanzare sulla destra. Come si evince facilmente da questo esempio, il movimento di Broh crea immediatamente una superiorità numerica su quel lato (Buttaro, Broh, Elia contro Folorunsho e Giacomo Ricci). La superiorità numerica in questione genera, a sua volta, superiorità posizionale, ossia costringe l'avversario a fare delle scelte che portano a scoprire un'altra zona di campo. Qui la situazione è ben riconoscibile in quanto Folorunsho resta a metà strada non sapendo se fronteggiare Broh o scalare su Buttaro; il giocatore più vicino all'ex Reggina è Maiello che, però, scalando, lascerebbe libero spazio alle sue spalle per le ricezioni di Floriano tra le linee, a questo si aggiunge la linea difensiva bloccata da Brunori e dalla posizione larghissima di Valente. Questa situazione è quella che ha permesso al Palermo di creare diversi pericoli verso la porta di Caprile, tra cui l'importante occasione sprecata da Floriano nei primi minuti di partita.

Fonte: Sofascore.

A dimostrazione che questa era la strada preferita da percorrere per la squadra siciliana ci sono le posizioni medie alla fine del primo tempo, dove si vede chiaramente la ricerca continua del sovraccarico su quel lato di campo. Si può notare chiaramente il differente scaglionamento della coppia di centrocampo, con Damiani (numero 21) più bloccato davanti alla difesa, e Broh (numero 14) aperto a destra. Anche il posizionamento di Nedelcearu (numero 18) mostra chiaramente come il centrale rumeno portasse palla allo scopo di supportare la costruzione e lo sviluppo dell'azione su quel lato di campo.


In questo esempio si possono ben notare i meccanismi sulla catena di destra del Palermo e le combinazioni che hanno permesso più volte di sfondare la linea difensiva del Bari.

LA STRATEGIA DEL BARI

Il sistema di gioco del Bari di Mignani è atto a cercare uomini nelle zone centrali del campo per attivare combinazioni di gioco rapide tra le linee e superare la linea difensiva avversaria oppure scaricare l'uomo libero sull'esterno dopo aver attirato l'avversario centralmente.

Da questo esempio si può notare come il rombo di centrocampo del Bari si muova con i propri uomini al fine di coprire il campo a diverse altezze: qui vediamo Maiello in zona di costruzione, Maita in zona sviluppo (ossia lo spazio tra prima e seconda linea avversaria), Folorunsho a metà strada tra zona sviluppo e zona rifinitura che si allarga per cercare di aprire la linea del Palermo e permettere la ricezione tra le linee ad uno tra Antenucci e Botta. Se l'avversario decide di dare priorità alla chiusura della zona centrale, allora il 90 biancorosso può farsi vedere per ricevere palla per poi puntare lo schieramento avversario palla al piede; le due punte, invece, si posizionano tra centrale difensivo e terzino avversario per cercare di muoversi in quello spazio o, come ha spesso fatto Cheddira, cercare di sfruttare la profondità alle spalle della linea stessa.

A dare poca incisività alla strategia dei biancorossi nel primo tempo è stato il poco sostegno all'azione offensiva: dopo la grande prestazione di Parma, Folorunsho è stato oggetto di particolari attenzioni da parte di Corini, per cui non appena l'ex reggino entrava in possesso di palla il raddoppio tra Buttaro ed Elia era automatico, non sempre Ricci ha fornito la sovrapposizione lasciando quindi isolato il centrocampista di origini nigeriane. Inoltre l'ottima copertura di Damiani e Broh (partita totale la sua) ha isolato anche i tre d'attacco, costringendo il Bari a ricominciare l'azione da dietro con un possesso palla sterile. Il motivo principale di questa scelta stava nel timore della squadra di Mignani di concedere spazi al contropiede del Palermo in caso di palla persa, un punto debole del Bari che andremo ad analizzare.

In questo video, invece, possiamo notare, la costruzione del Bari con Maiello che si abbassa tra i centrali, i movimenti e le rotazioni del rombo di centrocampo con Maita a destra che si apre per creare spazio e poi lo spostamento del gioco a sinistra come soluzione offerta dal Palermo per poi poter applicare la propria pressione laterale che il Bari non riesce a superare nonostante il tentativo di sovrapposizione di Ricci.





LA QUESTIONE DEL PRESSING


Per il Bari si è rivelato un grosso arcano nel primo tempo adottare la giusta strategia di pressione sul Palermo: come accennato precedentemente la coperta sembra molto corta, per cui Mignani ha dovuto aggiustare l'atteggiamento della squadra in fase di non possesso nel corso della partita.

In questo esempio si vede bene la difficoltà del Bari nel gestire un pressing molto aggressivo, con Cheddira che cerca di salire in pressione fin sul portiere ed Antenucci che copre su Damiani ma orienta anche la propria corsa sull'altro centrale difensivo, un sistema che ha funzionato in alcune circostanze costringendo Pigliacelli a lanciare lungo, ma che quando eseguito con i tempi sbagliati permetteva al Palermo di risalire facilmente il campo sfruttando il solito equivoco creato dalla posizione di Broh. In particolare possiamo notare che per seguire le scalate verso l'esterno è Floriano il giocatore che si trova libero di ricevere palla tra le linee in posizione molto favorevole.

Diversa era la situazione con le linee più corte ma senza abbassare il baricentro, qui il Bari rinuncia al pressing e lascia il Palermo impostare con addirittura Pigliacelli che si posiziona tra i centrali difensivi proprio per attirare la pressione. In queste situazioni il Bari ha mostrato di essere più a suo agio difensivamente, anche perché con le linee più compatte era più facile recuperare posizione in caso il Palermo muoveva il gioco esternamente. Ovviamente l'altro lato della medaglia stava nel fatto che con uno schieramento così diventava difficile orchestrare le ripartenze in caso di palla recuperata.

Il problema di mandare pochi uomini in attacco per mantenere un certo equilibrio in campo alla fine si è riverberato nell'assenza di soluzioni per muovere rapidamente il pallone in avanti, fino a costringere i centrocampisti a cercare di forzare i passaggi per dare velocità al possesso, una situazione che ha portato a diversi errori a centrocampo con sanguinose palle perse da cui sono nate tante situazioni di pericolo tra cui il goal con cui il Palermo ha sbloccato la partita.

COME HA RISOLTO I PROBLEMI MIGNANI


Il secondo tempo, invece, è stato praticamente un monologo del Bari: sotto di un goal l'ex allenatore del Modena ha dato istruzione alla squadra di prendersi più rischi e mandare più giocatori ad invadere la metà campo del Palermo, una mossa che alla fine ha sortito i propri effetti in quanto ha permesso al Bari di prendersi la supremazia territoriale in campo.

Sin dal fischio d'inizio della seconda frazione si è visto il cambio di approccio della formazione biancorossa, ben visibile in occasione dell'opportunità che ha portato al tiro di Maita respinto da Pigliacelli con un intervento prodigioso. In questa occasione vediamo che entrambi i terzini sono saliti e sono pronti ad accompagnare l'azione (Ricci è fuori dall'inquadratura ma sta fornendo ampiezza a sinistra), mentre Botta e Maita si muovono e ruotano le proprie posizioni in modo da scambiare "a muro" con Antenucci spalle alla porta e sfondare mediante rapide triangolazioni.

La chiave è stata sostanzialmente quella di alzare i terzini costringendo il Palermo ad aprire le linee difensive creando spazi per far accedere il pallone in zona rifinitura e/o permettere a Maita e Floronusho di buttarsi dentro palla al piede sfruttando al meglio la loro straripante forza fisica. Una volta raggiunta la zona rifinitura con maggiore facilità il Bari ha potuto mostrare al meglio la qualità del proprio calcio e costringere il Palermo a chiudersi dietro senza possibilità di ripartire.

Fonte: SofaScore

Le statistiche del secondo tempo testimoniano in maniera abbastanza netta la superiorità del Bari, con il Palermo che non è mai riuscito ad arrivare al tiro nei secondi 45 minuti. Al Bari è forse mancata la giusta qualità per trovare il colpo vincente dopo il goal del pareggio e dopo l'espulsione di Marconi che ha lasciato il Palermo in dieci nelle fasi finali della partita.

CONCLUSIONI


Bari e Palermo hanno dato vita ad uno bello spettacolo reso ancora più attraente dalle luci e dai 36000 spettatori dello stadio San Nicola. Il risultato di parità rispecchia una certa superiorità delle due squadre nei due tempi, con la squadra di Corini decisamente meglio nel primo tempo dove ha dettato il contesto tattico della partita, dominante il Bari nella ripresa con Mignani che ha meglio coperto l'ampiezza del campo prima alzando i terzini e poi usando i cambi rinunciando al rombo a centrocampo per cercare maggiore ampiezza con Cangiano e Galano schierati ali in un 4-2-4, un modulo che a Bari rievoca dolci ricordi.

Cosa resta alle due squadre è l'idea di due squadre che possono proseguire in continuità con quanto iniziato nella scorsa stagione: il Bari sicuramente continuerà con la strada tracciata finora cercando di sistemare qualcosa nella rosa per avere maggiori alternative in tutte e tre le zone di campo per potersi alzare di livello, per il Palermo la situazione è ancora bene da definire visto che quanto visto a Bari venerdì sera sembra più frutto del lavoro eccellente di Silvio Baldini dello scorso anno mentre la società sembra orientata a costruire nelle prossime settimane di mercato una squadra più in linea con le richieste di Corini, per cui resta il dubbio su come sarà questa squadra al termine del mercato. lasciando a chi vi scrive l'impressione che ci possa essere il rischio di rovinare un giocattolo che funziona molto bene così com'è.

Monday, 13 June 2022

La promozione del Palermo è un capolavoro di Silvio Baldini

 


L'ultimo atto ufficiale del calcio professionistico italiano si è concretizzato ieri sera alla stadio "Renzo Barbera" di Palermo, dove la squadra della città siciliana ha festeggiato il ritorno in serie B a soli tre anni dal fallimento dell'estate 2019. A fare le spese dell'impresa della squadra rosanero è stato il Padova di Massimo Oddo, subentrato in corso di stagione a Massimo Pavanel ma senza riuscire, per il secondo anno di fila, ad evitare una delusione per il club patavino dopo la finale persa ai rigori lo scorso anno contro l'Alessandria.

Rispetto allo scorso anno la finale ha avuto un vincitore netto, ed il merito è tutto del divario tra i due allenatori in panchina che si è rivelato superiore al divario tecnico che sulla carta era presente tra le due squadre alla vigilia di questo doppio confronto. 

Silvio Baldini ha compiuto un capolavoro ed in questa analisi vedremo alcuni princìpi del suo 4-2-3-1 che hanno permesso al Palermo di dominare la partita del "Barbera" ma soprattutto di mettere a proprio agio i tanti talenti a disposizione in attacco.


LA MIGLIORE STRATEGIA DI PRESSING DEL PALERMO

L'idea che in campo ci fosse una squadra meglio organizzata dell'altra lo si è notato dal modo in cui le squadre pressavano l'avversario sulle relative costruzioni. Il Palermo mostrava decisamente una prima pressione aggressiva e ben supportata dall'intera squadra che le ha permesso di recuperare spesso il pallone o costringere il Padova a liberarsene rapidamente; dall'altra parte, invece, la squadra di Oddo ha mostrato di avere seri problemi nel creare pressione alla squadra rosanero, concedendo tanti spazi quando cercava di portare avanti il proprio baricentro.

Il dato relativo ai palloni recuperati mostra chiaramente la differenza non solo di strategia, ma soprattutto di esecuzione della stessa: la squadra di Oddo non ha praticamente mai recuperato palloni nel terzo di campo avversario (da questa grafica appena due) a riprova delle serie difficoltà nell'organizzare un pressing degno di questo nome al proprio avversario. Una mancanza, a mio parere, dovuta alla disabitudine della squadra a giocare in pressing e, soprattutto, con questo schieramento inedito, visto che Oddo ha sempre schierato il suo Padova con un 3-4-3 dal baricentro molto basso e poco propenso al rischio; dovendo giocare una partita partendo da un goal di svantaggio, l'ex tecnico del Pescara ha cercato di rimescolare le carte creando però solo confusione nei meccanismi.

Osservando, invece, il numero e le zone di campo relative ai palloni recuperati della squadra siciliana, emerge chiaramente la bontà della strategia di pressione e della maggiore capacità della squadra a giocare con un baricentro più alto. Anche nelle sue conferenze stampa di questi playoff Baldini ha più volte posto l'accento sulla necessità di muovere la squadra sul focus della prestazione anziché della ricerca speculativa del risultato, ed indubbiamente oltre alla vittoria e la promozione, ciò che renderà particolarmente felice il tecnico toscano. è proprio questo dato sui palloni recuperati, espressione della voglia dei suoi giocatori di giocare come squadra e muoversi da squadra, nonostante il risultato dell'andata avrebbe lasciato presupporre ad una gara giocata sul contenimento dell'avversario.

In questo esempio si nota da una parte l'aggressività del pressing della squadra di Baldini, dall'altra la capacità dell'intera struttura della squadra di muoversi in appoggio a quella pressione. In questa fase si vede lo schieramento del 4-2-3-1 con i tre trequartisti che stringono il campo nel momento in cui il gioco viene portato dal Padova sul terzino destro Germano, così come si vede uno dei due centrocampisti centrali (in questo caso De Rose, giocatore che meriterà un capitolo a parte) che si alza in avanti per togliere o disturbare le ricezione a Dezi permettendo, inoltre, al resto della squadra, di mantenere uno scaglionamento adatto ad evitarne l'allungamento sul terreno di gioco, un elemento che si è rivelato decisivo nell'economia della partita.

Anche in questo esempio si può notare l'aggressività della prima pressione palermitana: qui il Padova fa abbassare uno solo dei suoi due centrocampisti di costruzione (Dezi) tenendo bassi i due terzini, la risposta del Palermo sta nell'alzare Luperini sulla stessa linea di Brunori per andare in parità numerica con i due centrali difensivi biancoscudati. Anche in questo caso la squadra di Oddo verrà intrappolata sull'esterno e costretta a lanciare lungo il pallone, perdendolo. 

Anche il dato del PPDA mostra non solo la bontà delle scelte di Baldini, ma anche la grande capacità della squadra di mantenere lo stesso atteggiamento per tutto il corso della partita (con eccezione della parte iniziale del secondo tempo), mostrando oltre che coraggio una importante condizione fisica, a maggior ragione considerando che si trattava di una partita giocata il 12 giugno a Palermo, non proprio la città più fresca d'Italia. Molto probabilmente anche l'espulsione di Ronaldo nella parte centrale della ripresa ha facilitato il mantenimento della supremazia territoriale della squadra siciliana. 


Per tutto il corso dei playoff il Palermo ha generato tante occasioni e tanti goal mediante recupero del pallone nella trequarti avversaria, lo stesso goal di Floriano all'andata nasce da una palla rubata nell'area patavina, così come le reti all'andata ed al ritorno di Brunori contro la Feralpisalò.

La pressione del Padova, invece, era organizzata decisamente meno bene, con le linee di pressione decisamente poco sincronizzate e che concedevano spazi importanti al Palermo. Qui vediamo un esempio in cui il trequartista Luperini approfitta del movimento dei due centrocampisti centrali De Rose e Dall'Oglio che attirano la linea di centrocampo avversaria lasciando spazio alla sua ricezione. Evidenziata si può notare la distanza tra la linea difensiva, preoccupata dai movimenti in profondità di Brunori e degli esterni offensivi, e la linea di centrocampo. Questo ha permesso al Palermo di avere una perenne superiorità posizionale nei confronti del Padova, mettendo a nudo i limiti del 4-3-3 improvvisato di Massimo Oddo. 

FRANCESCO DE ROSE L'EQUILIBRATORE


Nel 4-2-3-1 di Baldini, i due centrocampisti centrali sono chiamati a svolgere dei compiti che richiedono una gran comprensione del gioco ed un altrettanto importante senso della posizione. Francesco De Rose è un classe 1987 con tante stagioni di serie C alle spalle: ieri sera ha raggiunto con il Palermo la seconda promozione in B della carriera dopo quella ottenuta con la Reggina nel 2020, un'esperienza che gli ha permesso di vestire la fascia da capitano di questa squadra ed il ruolo di equilibratore del sistema di gioco di Silvio Baldini.

A livello statistico, i suoi 12 palloni recuperati perfettamente suddivisi tra le due metà campo restituiscono abbastanza fedelmente il livello della sua prestazione, non solo in questa partita ma nell'intero arco della stagione. Ma non è quella numerica l'analisi che deve essere centrale per misurare l'importanza del centrocampista classe 1987 nell'economia del gioco del Palermo, quanto il suo apporto nelle fasi di non possesso della squadra, in particolare nel suo compito di proteggere la linea difensiva rosanero.


Il Padova ha cercato con i suoi esterni Bifulco (nell'esempio) e Chiricò di allargare le maglie della linea a 4 del Palermo, per poi cercare di attaccare gli spazi che si creavano tra terzino e difensore centrale; in questo contesto, quindi, la capacità di De Rose di andare a coprire quello spazio aperto nella linea difensiva ha sostanzialmente permesso alla sua squadra di essere sempre coperta e di togliere, probabilmente, l'arma principale in fase di finalizzazione alla squadra di Oddo che ha anche pagato la prestazione inconcludente del centravanti Ceravolo, non adatto a giocare in profondità per via delle sue caratteristiche fisiche e poco incisivo nei duelli e nella difesa del pallone spalle alla porta, ben controllato dalla coppia dei centrali difensivi formata da Lancini e Marconi. In questo esempio Bifulco viene cercato da un cambio di gioco di Ronaldo (soluzione spesso cercata dall'ex Salernitana), il terzino Bottaro deve uscire dalla linea, anche Marconi (il centrale difensivo di sinistra) spezza la linea per andare a togliere ricezione in zona rifinitura a Jelenic, l'altro centrale Lancini deve controllare Ceravolo, per cui è De Rose a riconoscere sia lo spazio da coprire che l'uomo da tenere d'occhio per l'inserimento.

In questo esempio si può notare in maniera ancora più chiara sia i movimenti della linea difensiva con Marconi che spezza nuovamente la linea per andare a prendere Jelenic con De Rose ancora una volta attento a chiudere quello spazio aperto dall'uscita dalla linea del suo compagno. Nello specifico questa azione metterà comunque in difficoltà la difesa rosanero in quanto l'arrivo del terzino Curcio da sinistra genera una superiorità numerica contro Bottaro, questi viene servito dal sinistro educato dell'ex Foggia ma sbaglia il controllo che lo avrebbe portato solo davanti a Massolo, permettendo al portiere del Palermo di raccogliere comodamente il pallone. Ma questa è stata l'unica situazione di reale pericolo subita dalla squadra di Baldini in tutto il corso della partita, ed il lavoro di De Rose è stato decisivo nell'aiutare la linea difensiva a disinnescare le giocate degli esterni d'attacco del Padova.

Dall'analisi dei passaggi effettuati da Ronaldo, il metronomo del Padova, si nota in maniera chiara quale fosse la strategia offensiva pensata da Oddo con il suo 4-3-3, ossia cercare con i cambi di gioco del suo numero dieci, di isolare gli esterni offensivi in uno contro uno contro i terzini del Palermo e puntare sugli inserimenti delle mezzali. Una mescolanza tra uscite aggressive dei difensori e coperture dei centrali di centrocampo è stata la risposta di Baldini in fase di difesa posizionale, ed avere un giocatore in grado di comprendere il gioco come De Rose è stato quell'elemento che ha trasposto nella pratica il pensiero difensivo del tecnico toscano.

COME VENGONO ATTIVATI I GIOCATORI TECNICI


Il 4-2-3-1 di Baldini in fase offensiva nasce con lo scopo di far arrivare nel modo migliore possibile il pallone ai propri giocatori offensivi: l'attaccante centrale ed i tre trequartisti sono tutti elementi molto tecnici che mediante combinazioni e giocate individuale cercano di far arrivare rapidamente la palla nell'area di rigore avversaria.

La mappa dei passaggi effettuati dalla squadra rosanero nella partita di ieri mostrano chiaramente i princìpi di gioco di Baldini, basati su un possesso palla rapido con connessioni verticali. Un dato visibile da questa mappa sta nella percentuale di distribuzione delle zone dove avvengono i passaggi: appena il 13% del possesso viene svolto nel primo terzo di campo, a dimostrazione di quanto poco elaborata sia la fase di costruzione da dietro, mentre il 34% di possesso nel terzo di campo avversario mostra la centralità del coinvolgimento dei quattro d'attacco nella rete costruita dal tecnico toscano. Una rete che non si è mai modificata nel corso della partita in base al risultato ed anche le sostituzioni non hanno cambiato mai la faccia della squadra, con i sostituti (freccia azzurra) situati nelle stesse posizioni medie dei sostituiti (freccia rossa).

Oltre alle situazioni viste in precedenza in cui Luperini veniva cercato dai passaggi progressivi dei difensori centrali, o la ricerca di Brunori in profondità, come vedremo dopo, anche le combinazioni esterne sono state un'arma per il Palermo nella partita di ieri ma soprattutto nella stagione in generale. In questo esempio si può notare come vengano generate questo tipo di situazioni, con Luperini che si allarga in zona palla e si propone per scambiare con Floriano; questa situazione porta il terzino del Padova di parte (Germano) ed uno dei centrocampisti a chiudere, ma questo crea spazio per la sovrapposizione interna del terzino Giron che ha tanto spazio davanti per mettere un pallone in area con il suo sinistro molto educato (in verità ieri sera non lo ha molto dimostrato) con Brunori pronto ad attaccare il primo palo e Valente pronto a tagliare in area dal lato opposto. Diversi goal del Palermo in questi playoff sono nati da questo tipo di combinazione (vedi goal di Floriano nella gara d'andata a Salò in semifinale). Dall' immagine, inoltre, si può ben vedere anche la perfetta disposizione della squadra in campo, con i due centrocampisti uno davanti all'altro pronti uno ad attaccare e l'altro a coprire in caso di palla persa e permettere al centrale di difesa di coprire l'avanzata di Giron.

LA PROFONDITA' DI BRUNORI


Oltre al lavoro di Baldini la promozione del Palermo è anche figlia dell'importante quantità di talento in fase offensiva: in questo contesto si sono esaltate parecchio le qualità realizzative di Matteo Brunori, giocatore classe 1994 improvvisamente esploso nel contesto palermitano. 

I suoi 29 goal stagionali hanno trascinato la fase realizzativa della sua squadra, per cui il degno coronamento di questa stagione non poteva essere che la realizzazione del rigore che ha fatto partire la festa del Barbera.

La grande capacità del giocatore di proprietà della Juventus, emersa da questa stagione e ancora di più quando le partite dei playoff sono diventate sempre più calde, è quella di avere sempre la profondità come stella polare del suo gioco, un senso ben alimentato dalla sua grande velocità in progressione, spesso utilizzata dalla sua squadra per sfruttare i limiti della difesa del Padova in fase di transizione.

Questo esempio è relativo al contropiede terminato con la sua conclusione respinta da un grande intervento di Antonio Donnarumma. Come mostrato precedentemente, lo schieramento in campo del Padova quando si riversava nella metà campo palermitana era tutt'altro che equilibrato e, così come prima abbiamo visto, in fase di costruzione, lo spazio disponibile per Luperini, qui vediamo riproposto, in una situazione di transizione, il posizionamento piatto della coppia Ronaldo-Dezi.

Questa situazione, oltre a lasciare spazio al trequartista rosanero permette al numero 9 del Palermo di lanciarsi in profondità e bullizzare in velocità Valentini che, nel tentativo di rincorrerlo si farà anche male e dovrà terminare anzitempo la partita. L'azione terminerà con lo stesso Brunori che andrà al tiro dopo essersi sistemato con destrezza il pallone in area ed calciando sul primo palo in controtempo esaltando il riflesso di Donnarumma in quella che è stata tecnicamente l'azione più interessante della partita.

QUANDO LE IDEE DI GIOCO ESALTANO LA SQUADRA


Silvio Baldini al termine della partita, così come in altre conferenze stampa. ha voluto subito rimarcare che la principale soddisfazione per lui non è stata quella di vincere un play-off ma quella di creare un sogno in cui credere alla sua squadra e, per proprietà transitiva, alla città ed ai tifosi.

Il 4-2-3-1 che lo ha reso famoso ad Empoli ad inizio anni 2000 e che ha sorpreso tutti a Carrara nelle ultime stagioni sono il mezzo con cui il tecnico toscano decide di stimolare un gruppo di giocatori desiderosi di alzare il livello della propria carriera ed a Palermo questo suo modo di fare calcio ha trovato sponda in un gruppo di giocatori che ha riconosciuto nel calcio proposto da Baldini il modo per togliersi una soddisfazione importante.

Dopo il fallimento di tre stagioni fa, il Palermo ritrova la serie B, ora bisognerà capire con quale squadra, quali ambizioni e quale allenatore, la risposta arriverà solo nelle prossime settimane dopo che la proprietà avrà stabilito se accettare la proposta del City Football Group per l'acquisizione della società rosanero, da quel momento capiremo quale sarà il destino di questa piazza importante per il calcio italiano.

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