Questa coda di stagione che ha visto protagoniste le nazionali tramite la fase a gironi della Nations League ha rappresentato il momento migliore per i commissari tecnici per testare al meglio le rispettive squadre in vista dell'anomalo mondiale del prossimo novembre.
Anomalo perché oltre a giocarsi a ridosso di Natale, le nazionali si raduneranno praticamente una settimana prima dell'inizio delle ostilità, il che spiega in maniera ancora più chiara quanto questo slot fosse fondamentale per gli allenatori per creare qualcosa da portare poi in Qatar a novembre.
Chi, a mio parere, ha potuto trarre le migliori indicazioni per la competizione qatariota è Luis Enrique che, rispetto a molti suoi colleghi, sta riuscendo a dare continuità al progetto che ha iniziato tre anni fa e che lo ha visto ad un passo dalla finale di Euro 2020 (sconfitto ai rigori dall'Italia in semifinale) e sconfitto nella finale dell'ultima Nations League ad ottobre dello scorso anno a San Siro.
Qui non si parla solo di continuità ma anche di progressivi miglioramenti rispetto a quanto visto nell'Europeo itinerante della scorsa estate. Come vedremo nell'analisi ci sono diverse aree di miglioramento da esplorare, ma sono decisamente maggiori gli aspetti positivi in questa squadra, per questo motivo ritengo che sussistano le condizioni ideali affinché la Spagna arrivi in fondo alla competizione.
CENNI STORICI
In Spagna la nazionale è ormai da decenni costruita sui princìpi del gioco di posizione, ma soprattutto sin da bambini si lavora tanto sulla tecnica individuale dei calciatori, indipendentemente da quale posizione occupino in campo.
Non è sempre stato così, anzi: il termine Furie Rosse nasce dal fatto che nella Spagna franchista il gioco di matrice inglese esportato dai britannici in quel di Bilbao fosse basato sulla ricerca della lotta, del contrasto, della ricerca costante del duello con l'avversario, un retaggio che tuttora resta nell'identità di gioco dell'Athletic e che non viene disdegnato da molti allenatori nella Liga (un nome su tutti, Jose Bordalas).
E' stato con il ciclo Aragones che la nazionale iberica ha iniziato a trasformarsi in una squadra più catalana come stile di gioco, il lavoro è stato portato avanti da Del Bosque usando come riferimento il blocco del Barça per portare a casa il Mondiale del 2010 e l'Europeo 2012 (la cui finale con l'Italia rappresentò il picco di quel ciclo).
Dopo l'addio di Del Bosque, Lopetegui aveva dato inizio ad un graduale ricambio generazionale sfruttando il lavoro svolto negli anni precedenti alla guida dell'Under 21, il tutto sulla base degli stessi princìpi di gioco; quel lavoro si interruppe bruscamente alla vigilia del Mondiale di Russia con l'annuncio del Real di metterlo sotto contratto per il post-Zidane (e tutti sappiamo com'è andata).
E arriviamo ad oggi con l'estremizzazione del calcio posizionale con il lavoro di Luis Enrique, iniziato dopo il mondiale del 2018, interrottosi per alcuni mesi a causa delle dolorose faccende personali dell'ex tecnico della Roma, ma senza che ciò avesse tolto continuità al progetto proseguito in quel periodo dal suo allora vice Roberto Moreno, che portò la squadra a qualificarsi agevolmente per l'Europeo del 2020.
SI PARTE CON LA COSTRUZIONE DAL BASSO
Sappiamo bene quanto sia polarizzante la questione relativa alla costruzione dal basso, soprattutto in un ottica di confronto tra critica calcistica progressista (nel senso letterale del termine, ossia il progresso del gioco) e conservatrice (il ridurre il rischio cercando di mandare il pallone più lontano possibile dalla propria trequarti).
Come abbiamo visto sopra, la nazionale iberica non si pone questo problema da alcuni anni, per cui Luis Enrique sta portando avanti il suo lavoro prevedendo l'inizio azione palla a terra dai difensori e dal portiere in maniera insistita.
La costruzione del gioco della Spagna è generalmente composta da 5 giocatori, la cui composizione può cambiare in base agli interpreti scelti da Luis Enrique. Il sistema di costruzione più utilizzato dal tecnico asturiano è quello composto dal 4+1 formato da i quattro difensori ed il vertice basso del centrocampo. Gli altri cinque giocatori (quelli che in Italia definiamo invasori) sono perfettamente disposti nei cinque corridoi verticali del campo.
In base a ciò che la partita richiede ed in base alle caratteristiche dei giocatori, questo schieramento può subire delle modifiche mediante delle rotazioni posizionali. In questo caso la rotazione prevede che Gavi si abbassi in costruzione, Sarabia si accentri nel mezzo spazio di sinistra e Jordi Alba si alzi a fornire l'ampiezza. Scopo della costruzione della squadra iberica è sempre quella di raggiungere la zona rifinitura, ossia quell'area evidenziata in rosso e delineata dalle linee di centrocampo e di difesa avversarie. La ricerca è molto insistita e porta la Spagna a lunghissime fasi di possesso. La media di possesso palla della squadra spagnola è pari al 70% con una media passaggi di 7,59 per possesso. Insomma l'obiettivo è quello di stanare l'avversario e se la cosa non riesce la Spagna sequestra il pallone e lo tiene fino a quando non trova una falla nello schieramento avversario.
Un'altra soluzione, vista nell'ultima partita contro la Repubblica Ceca, è stata quella di scollegare i terzini dalla fase di costruzione in modo da lasciare a loro l'occupazione dell'ampiezza in avanti, con i due esterni d'attacco che si spostano nei mezzi spazi e le due mezzali che invece arretrano in zona di sviluppo dell'azione a fianco del vertice basso Rodri. Tutto questo allo scopo di mischiare le carte ed attrarre la pressione dell'avversario per poi cercare di colpirlo alle spalle delle linee di pressione.
Da questo video si possono notare meglio i movimenti e la struttura della squadra di Luis Enrique e quanto sia lunga e paziente (e per alcuni seccante) la fase di costruzione del gioco da dietro.
LE OPZIONI DI SVILUPPO DEL GIOCO
Come indicato in precedenza, l'obiettivo del possesso prolungato della Spagna è quello di raggiungere la zona di rifinitura avversaria dove poter poi costringere l'avversario a fare delle scelte complicate se accorciare con la difesa in quella zona lasciando spazio in profondità o proteggere lo spazio alle proprie spalle esponendosi alle giocate individuale dei centrocampisti ed attaccanti iberici.
L'opzione preferita e preferibile è quella di accedere centralmente alla zona rifinitura, e sotto questo aspetto è molto importante il movimento svolto dai centrocampisti nel creare spazio per permettere alle linee di pressione avversarie di aprirsi e trovare un passaggio in quella zona tra le linee. In questo esempio il movimento verso l'esterno di Soler libera la linea di passaggio verso Morata che può giocare di sponda verso lo stesso giocatore del Valencia oppure aprire per Ferran Torres largo a destra. In teoria avrebbe la possibilità di aprire il gioco anche sull'altro fronte grazie all'ottima occupazione dei corridoi verticali visti precedentemente, ma la postura del corpo del giocatore della Juventus limita le opzioni.
Stessa situazione è visibile da questo esempio, cambiano solo gli attori: qui la punta centrale è Raul de Tomas, che riceve in una situazione resa complicata dalla capacità della Repubblica Ceca di restringere tantissimo la zona di rifinitura scegliendo di non contestare la costruzione della Spagna e compattandosi per comprimere le ricezioni nei mezzi spazi e facendo uscire uno dei tre difensori centrali sull'attaccante dell'Espanyol che, infatti, faticherà a trovare lo spazio della giocata. Questo esempio è anche utile per mostrare l'importanza nel sistema di Luis Enrique di Gavi che all'occorrenza può essere costruttore quanto invasore all'interno delle rotazioni posizionali previste dal 4-3-3, lo abbiamo visto prima abbassarsi in costruzione mentre qui si propone in zona di rifinitura per raccogliere il pallone da De Tomas.
Per il compito richiesto alla punta centrale dal sistema di Luis Enrique, Morata sembra essere il profilo perfetto, visto che non viene propriamente richiesto un
falso nueve quanto un giocatore in grado di muoversi e muovere la difesa avversaria e facilitare l'avanzamento del pallone. Nel progetto di
clustering creato da
Soccerment recentemente, il centravanti della Juventus viene considerato un "
All-Round Finisher", ossia quel tipo di punta che non solo finalizza le occasioni create dai compagni, come evidenziato dal loro maggior numero di passaggi filtranti ricevuti, tocchi in area avversaria e tiri da dentro l’area, ma partecipano anche in modo significativo alla fase di rifinitura, con un volume non trascurabile di passaggi, dribbling e palle a rimorchio. Anche Raul de Tomas appartiene allo stesso cluster di Morata, tuttavia i suoi numeri sono maggiormente orientati alla finalizzazione che alla rifinitura, per questo le sue prestazioni al momento non sono sembrate all'altezza del contesto creato dall'ex allenatore del Barcellona.
In questo esempio viene incontro per attirare la pressione avversaria creando una linea di passaggio per il portiere Unai Simon che può appoggiarsi a lui non potendo servire i tre centrocampisti, in questo modo Morata fa da terzo uomo per far arrivare la palla a Koke ed allo stesso tempo dilata la zona rifinitura alle spalle del centrocampo delle Repubblica Ceca, ossia lo spazio vitale della fase offensiva della Spagna.
Inoltre l'attaccante della Juventus non limita il proprio lavoro a quello di supporto alla manovra, ma non appena scarica il pallone sfrutta lui stesso lo spazio che ha creato con il suo movimento. Qui si possono notare anche i movimenti ad aprirsi di Soler e Asensio, rispettivamente mezzala ed attaccante esterno di destra nel 4-3-3 schierato contro i cechi, che aprono la linea di passaggio da Carvajal all'attaccante con la maglia numero 7 delle Furie Rosse. Queste rotazioni posizionali a cui deve partecipare anche la punta centrale rappresentano il marchio di fabbrica di questa squadra e giustificano il ruolo pivotale dell'attaccante ventinovenne nello spartito di Luis Enrique.
Se invece l'avversario è abile a chiudere ogni tipo di opzione di progressione centrale, la Spagna cerca di muovere il gioco per vie esterne creando dei triangoli di sviluppo tipici delle squadre che giocano con il 4-3-3. Ma mentre per altre squadre questa rappresenta l'opzione principale per sviluppare il gioco, per la Spagna questa è una soluzione alternativa alla progressione centrale.
In questo esempio si nota chiaramente il triangolo che si forma sul lato destro del campo, formato dal terzino destro, la mezzala di parte e l'esterno d'attacco del tridente. In questa partita contro la Svizzera Luis Enrique aveva proposto anche una soluzione interessante con i due esterni offensivi Ferran Torres e Sarabia chiamati a dare l'ampiezza ma giocando non a piede invertito, permettendo quindi una resa più rapida di queste combinazioni laterali utilizzando le grandi qualità di inserimento di Marco Llorente nel mezzo spazio.
In questo esempio, invece, la combinazione laterale veniva forzata dallo schieramento compatto della Repubblica Ceca visto precedentemente, per cui la soluzione di Luis Enrique qui è stata di usare il triangolo di sviluppo per allargare le maglie della linea difensiva avversaria. Come si evince dall'immagine la scelta si rivela corretta, in quanto si crea uno spazio tra il centrale di sinistra della linea a cinque ceca ed il centrale, uno spazio che può essere sfruttato da un movimento in profondità della punta.
In questo video si possono trovare i riferimenti in azione di gioco agli strumenti utilizzati dalla Spagna per cercare di risalire il campo.
PRESSING E CONTROPRESSING ARMA DIFENSIVA ED OFFENSIVA
Uno degli aspetti su cui si fonda il calcio posizionale è quello di avere il dominio del gioco e la supremazia territoriale oltre a quella del possesso palla. Per rendere possibile questo. è necessario ridurre al minimo le fasi di possesso palla dell'avversario in modo da mantenere una costante pressione, per cui uno degli aspetti più riconoscibili della Spagna di Luis Enrique è la fase di riconquista della palla, un'arma utilizzata per non esporre i limiti della linea difensiva (che vedremo) e per creare pericoli alla difesa avversaria in contesti in cui si fatica a sfondarne gli schieramenti.
Sulla costruzione avversaria la Spagna cerca di togliere immediatamente la possibilità di una risalita comoda del campo. Il pressing viene attivato nel momento in cui la squadra avversaria decide di giocare il pallone all'indietro verso il portiere, sul quale si fionda la punta centrale (ed anche qui Morata svolge un gran lavoro in tal senso). Assieme al movimento ad attaccare il portiere il resto della squadra scala in avanti togliendo tutti gli appoggi all'avversario.
Ancora più accentuato è l'atteggiamento nel momento in cui la squadra perde il pallone: in questa situazione la Spagna perde palla nel tentativo di combinare il gioco mediante un triangolo di sviluppo esterno. Il triangolo stesso rende possibile la creazione di una trappola per l'avversario che ha appena riconquistato la palla. Questo permetterà alla Spagna di riprendere immediatamente il pallone togliendo all'avversario la possibilità di prendere fiato.
In questo caso la Spagna ha perso un pallone in zona rifinitura; quando la squadra iberica cerca di sfondare centralmente, il sovraccarico numerico in quella zona di campo è ancora più accentuato e qui è possibile notare con quanti giocatori e quanta ferocia la squadra di Luis Enrique vada a caccia del pallone. Infine sia in questo esempio che in quello precedente si può notare il posizionamento in marcatura preventiva del vertice basso di centrocampo (nel primo esempio Busquets, in questo esempio Rodri).
Tutti i dati difensivi, ossia tiri subiti, xG subiti, PPDA ed
intensità duello vedono la Spagna in cima alla lista tra le squadre che hanno affrontato questa prima fase di Nations League, e migliorati ulteriormente rispetto a quanto mostrato nelle kermesse itinerante della scorsa estate. A dimostrazione che l'identità di gioco proposta da Luis Enrique continua a migliorare questa squadra e darle sempre maggiori sicurezze.
Già nelle clip precedenti c'è stata la possibilità di vedere come la Spagna riconquisti facilmente il pallone una volta perso,
in questa clip è possibile notare la capacità della squadra iberica di attaccare la costruzione avversaria e di usare il contro pressing come arma offensiva, tanto da diventare arma per il goal che le ha consentito di andare a vincere in Svizzera.
LINEA DIFENSIVA PUNTO DEBOLE?
Per quanto gli indicatori difensivi a livello statistico siano ottimali, la fase di non possesso ultra-aggressiva della Spagna serve a coprire alcuni difetti insiti nella linea difensiva: i problemi sono da una parte un effetto collaterale di questo baricentro altissimo della squadra che può esporre la linea difensiva, dall'altra i difensori centrali faticano a volte a leggere le situazioni di palla scoperta.
In questo esempio tratto dalla partita con il Portogallo si nota come la linea difensiva (rimpolpata nell'occasione dall'abbassamento di Busquets) legga in ritardo la situazione di palla scoperta e si lasci scavalcare dal lancio di Pepe vista la postura di tutta la linea che è ancora a metà strada tra il salire per mettere in fuorigioco i giocatori avversari o scappare all'indietro. Inoltre un movimento sbagliato della linea diventa un grosso problema nel momento in cui la squadra spagnola non ha a disposizione un giocatore in grado di correre all'indietro in maniera tale da coprire quel gap.
Ancora peggio in questo esempio, tratto dal goal subito dalla Repubblica Ceca, qui c'è anche una scusante derivante dal fatto che la linea difensiva composta da Carvajal, Eric Garcia, Inigo Martinez e Marcos Alonso non è abituata a giocare insieme soprattutto con la coppia centrale. In questa situazione la linea non si muove in maniera uniforme con la palla scoperta: Carvajal scappa indietro mentre il resto della linea vuole mettere in fuorigioco l'attaccante ceco Kuchta.
In questa clip si può vedere in movimento le difficoltà della linea difensiva a muoversi in maniera organica in situazione di palla scoperta, per cui questa è un'arma che gli avversari cercheranno di usare a proprio vantaggio se Luis Enrique non troverà un equilibrio in tal senso.
QUALI PROSPETTIVE PER LA SPAGNA?
Il lavoro di Luis Enrique sulla panchina della Spagna sta producendo, quindi, buoni frutti; con le poche settimane di lavoro di cui dispone ad ogni slot, l'ex tecnico della Roma sta continuando a smussare gli angoli per rendere questa squadra in grado di essere competitiva per la vittoria del prossimo Mondiale.
Il girone con Germania, Giappone e Costa Rica non è certo dei più agevoli, ma sicuramente il lavoro del tecnico asturiano è in uno stato più avanzato, per esempio, rispetto a quello di Hans Flick con la nazionale tedesca, per cui con una vittoria del girone davanti alla Germania la squadra potrebbe continuare quel processo di innalzamento dell'autostima e nella fiducia nel proprio sistema di gioco.
Questa Spagna ha mostrato di saper trovare diverse soluzioni per aggirare gli schieramenti avversari chiusi e possiede una rosa in grado di trovare il goal in diversi modi: gli inserimenti di Llorente, il tiro da fuori di Dani Olmo, i pase de la muerte di Jordi Alba ed anche, come abbiamo potuto vedere nell'analisi, mediante il recupero alto del pallone.
La formazione iberica non è certamente la favorita per la vittoria del Mondiale, ma chi vorrà vincerlo dovrà fare i conti con la squadra di Luis Enrique.