Tuesday, 24 August 2021

Come sta andando il Barcellona senza Messi?


Il 5 agosto è ancora fresco nella mente dei tifosi del Barcellona e dei tanti seguaci della squadra blaugrana in giro per il mondo, tuttavia per lo stesso motivo per il quale Messi ha lasciato il Barça accasandosi al PSG, Ronald Koeman sta continuando nel suo processo di reset tecnico della squadra iniziato nella seconda parte della seconda stagione: the show must go on. Sotto le direttive della presidenza Laporte la squadra catalana prova a rimettere la Masia al centro del villaggio e ricostruire un'identità di gioco.

Per questa ragione la partita di sabato sera a Bilbao era un test utile per capire che cosa aspettarci da questa squadra e come sta proseguendo il lavoro del tecnico olandese su una della panchine oggettivamente più scomode d'Europa in questo momento. Con un pizzico di sorpresa dal mio personale punto di vista, Koeman ha messo in soffitta il 3-4-3 che tanto bene aveva impressionato nella seconda parte della scorsa stagione per riproporre il 4-3-3 a cui sono tanto affezionati dalle parti del Camp Nou. Escluso ovviamente Messi, invece, gli interpreti sono rimasti praticamente gli stessi con un'unica eccezione: Memphis Depay.


LE FORMAZIONI DI ATHLETIC-BARCELLONA


Il 4-3-3 di Koeman dunque prevede una linea difensiva composta da Dest-Garcia-Pique-Jordi Alba, Busquets a fare da pivote affiancato da De Jong e Pedri ed il tridente offensivo formato da Griezmann-Braithwaite e Griezmann.

Il 4-4-2 è il cavallo di battaglia storico dell'Athletic Bilbao e del proprio allenatore Marcelino: la linea difensiva è composta da Leque a destra, Balenziaga a sinistra (in attesa del ritorno di Yuri Berchiche) e la coppia centrale formata da Vivian e Inigo Martinez; la linea di centrocampo è composta da Berenguer e Muniain sugli esterni e Dani Garcia e Vencedor al centro mentre la coppia d'attacco è Inaki Williams-Sancet.


COSTRUZIONE VS PRIMA PRESSIONE

Uno degli elementi di sfida a livello tattico tra le due compagini è stato, come ampiamente previsto, tra la costruzione del Barcellona e la prima pressione aggressiva della squadra di Marcelino, una pressione alta e mista uomo-zona che non ha permesso alla squadra di Koeman di risalire il campo nonostante il tecnico olandese tenesse i due terzini legati in fase di costruzione proprio per avere una sfogo laterale alla manovra su cui però la squadra basca aveva buon gioco a far indirizzare la manovra. 

Le uscite anche sull'esterno da parte del Bilbao erano molto rapide ed aggressive portando i giocatori blaugrana a commettere diversi errori tecnici, complice anche la serata non proprio ottimale sotto diversi aspetti del portiere Neto, poco sicuro con i piedi e, detto per inciso, poco d'aiuto fuori dai pali. Per uscire da questa situazione molto importante è stato il compito svolto da Pedri o da Braitwaite a fornire man forte al terzino sinistro del Barça, oppure le stesse abilità tecniche dell'ex valenciano nell'aggirare la pressione di Berenguer e far tornare il pallone sui piedi sapienti di Busquets.

Se invece l'aggressione immediata non portava al recupero del pallone l'Athletic si risposizionava con il suo 4-4-2 compatto a cui il Barcellona cercava di rispondere in fase di sviluppo alzando i terzini per avere ampiezza, De Jong in zona di sviluppo veniva affiancato da Pedri o da uno dei tre attaccanti all'interno delle rotazioni che interessavano anche e soprattutto la zona di rifinitura.



DEPAY LEADER TECNICO?

L'ex giocatore del Lione sembra aver preso sul serio la propria avventura con la maglia del Barça: la precedente avventura in un top club come il Manchester United non era stato proprio da ricordare, per questo motivo le perplessità sulle capacità dell'olandese di imporsi in un contesto così importante come quello catalano erano da prendere sul serio. Ed invece queste prime apparizioni mostrano che lo scetticismo sembra essere mal riposto e che il numero 9 di Koeman (uno che gli ha dato responsabilità anche con la maglia degli Oranje).

Nell'insieme delle rotazioni che il Barcellona ha proposto per scardinare il blocco posizionale del Bilbao, l'olandese ha cercato sempre di sfruttare al meglio lo spazio tra terzino e centrale difensivo avversario, magari sfruttando il momento in cui la manovra veniva spostata sugli esterni occupati dai terzini alzati da Koeman in fase di sviluppo dell'azione: questi suoi movimenti hanno costretto i centrali di Marcelino ad uscire su di lui affrontandolo in duelli individuali da cui è difficile uscire vincitori contro il prodotto del settore giovanile del PSV. Da questo tipo di movimento e successiva giocata il numero 9 del Barça ha generato un assist clamorosamente sciupato da Braithwaite nel primo tempo e poi realizzato il goal che ha permesso alla sua squadra di pareggiare la partita. 

Con la fuoriuscita di Messi, personalmente mi aspettavo una maggiore centralità da parte di Antoine Griezmann, ma al momento il francese non mostra la stessa attitudine del proprio compagno di squadra, mostrando di volere il pallone tra i piedi e sempre girato con le spalle dietro alla porta. Al n.7 blaugrana serve un miglioramento nei movimenti senza palla ed è un punto su cui Koeman dovrà molto lavorare, perché partendo dal mezzo spazio di destra ed accentrandosi potrebbe creare molti spazi per gli inserimenti di De Jong e magari ritagliarsi uno spazio da falso nove nello schieramento con libertà di movimento in zona rifinitura pronto a scambiarsi di posizione con lo stesso Depay e con Braithwaite che, sotto questo aspetto, sembra essere meglio inserito nei meccanismi.


IL 4-4-2 DEL BILBAO

Precedentemente ho mostrato come lo schieramento dell'Athletic si compattasse in un 4-4-2 in fase di difesa posizionale, ma di fatto è l'unica situazione di gioco in cui abbiamo visto la squadra di Marcelino schierarsi in campo in questo modo. Leggendo la storia del club e dell'allenatore negli ultimi anni si può essere facilmente indotti a pensare ad uno schieramento particolarmente rigido, invece non è affatto così, anzi, già dalla fase di prima pressione abbiamo visto come la squadra si scaglioni sul campo. 


Stesso discorso vale per la fase di possesso, dove il 4-4-2 si trasforma, soprattutto in mezzo al campo, dove Dani Garcia e Vencedor hanno compiti diversi: il numero 16 dell'Athletic, a differenza di Dani Garcia, è sostanzialmente un invasore, anche perché la fase di costruzione dei baschi non è particolarmente elaborata visto che la costante degli uomini di Marcelino è la ricerca immediata della giocata in verticale. 

Su questo aspetto è molto importante il lavoro svolto dai due esterni offensivi ed i movimenti delle due punte: con i due mediani che impegnano le due mezzali del Barça, l'Athletic cerca di sfruttare al meglio la presenza del solo Busquets a guardia della zona tra le linee, per questo Munain spesso cerca di accentrarsi occupando quella zona assieme a Sancet: per ovviare a questa situazione spesso toccava a Dest seguire il numero 10 basco il cui spazio veniva occupato dai tagli esterni di Inaki Williams che poteva involarsi in uno contro uno contro Eric Garcia (poi Araujo) per creare pericoli da quella zona di campo sfruttando lo schiacciamento della linea difensiva del Barça.

Questi movimenti uniti alla capacità di smistare il gioco di Inigo Martinez col suo educatissimo sinistro hanno spesso messo in difficoltà la squadra di Koeman, che ha sofferto tantissimo il gioco diretto della squadra di Marcelino, soprattutto nella parte iniziale del secondo tempo quando è sembrata in balia della squadra basca, complice la stanchezza di Pedri e la fuoriuscita dal match di Braithwaite.


CONCLUSIONI

Il percorso per la ricostruzione di un Barcellona competitivo fuori dal campo è estremamente lungo e tortuoso, quello in campo è iniziato dalla scorsa stagione e potrebbe dare delle soddisfazioni in prospettiva. Allo stato dell'arte Koeman sta cercando di fare del proprio meglio per tenere al vertice la squadra blaugrana, il test del San Mames è sempre uno dei più difficili da affrontare e forse per Pedri e compagni è stato quasi un bene affrontarlo subito per capire dove questa squadra deve migliorare e dove, invece, è già ad un buon punto.

Con l'uscita di scena di Messi alcuni meccanismi si sono inceppati, per esempio i famosi (o famigerati, per gli avversari) Pase de la Muerte di Jordi Alba non sono ancora recepiti dagli elementi avanzati della squadra, le rotazioni in zona rifinitura ci sono ma faticano a far progredire l'azione, così come quando la attaccata questa squadra fatica a trovare le giuste coperture; dal punto di vista degli aspetti positivi c'è la capacità di Depay di dare alla squadra quella profondità che spesso le è mancata nelle ultime stagioni. 

Insomma, il cartello lavori in corso è ben evidente ma Koeman sta inserendo nei meccanismi progressivamente i nuovi elementi e l'idea è quella di un gruppo di lavoro che si è rafforzato di fronte alle disgrazie societarie (i giocatori subentrati, per esempio, sono entrati molto bene in partita, vedi Sergi Roberto ricollocato nella sua posizione naturale a centrocampo) per questo ritengo che seguire l'evoluzione di questo Barcellona nel corso della stagione potrà essere un esercizio molto interessante.

Tuesday, 10 August 2021

Il Marsiglia è già una creatura di Sampaoli

 



Dopo la prima giornata di Ligue 1 di certo è complicato giungere a conclusioni o avere delle idee precise su quale sarà l'andamento del campionato, le squadre sono al lavoro da poche settimane e non tutte le idee degli allenatori possono essere implementate al meglio in così poco tempo, eppure dopo Montpellier-Marsiglia l'idea che la squadra provenzale abbia già assorbito le idee del tecnico argentino è molto solida.


LA FLESSIBILITA' DELLO SCHIERAMENTO


La prima particolarità del sistema di gioco di Sampaoli è lo schieramento in campo della squadra nelle due fasi: sulla carta la formazione viene indicata come un 3-2-4-1 ma che invece è, in fase di possesso molto simile al 3-2-5 tipico di un sistema di gioco posizionale, mentre si trasforma in un 4-1-4-1 in fase di non possesso.

Da questo fermo immagine si nota il 3+2 in fase di costruzione con Saliba, Balerdi e Luan a formare la prima linea e Kamara e Gueye a formare la seconda linea, mentre Under, Guendouzi, Payet, Gerson e De La Fuente si dispongono sui corridoi in zona di rifinitura per fornire la miglior copertura in ampiezza del campo nel tentativo di aprire la linea difensiva avversaria: il Montpellier si limita a non concedere soluzioni centrali alla squadra marsigliese.

Molto particolare il sistema delle scalata in fase di non possesso, dove Kamara scala da centrale di centrocampo a terzino destro, formando una linea difensiva a 4 con Gueye che resta a dare protezione alla linea, Gerson e Guendouzi che si occupano dei centrocampisti avversari e i due esterni offensivi che coprono l'ampiezza, trasformando lo schieramento in un 4-1-4-1 che effettivamente ha concesso poco agli avversari, specie nel primo tempo, quando però sono arrivate le due reti del Montpellier, il primo su un cross da sinistra deviato nella propria porta da Balerdi, il secondo su una conclusione di bellissima fattura di Laborde.

L'UTILIZZO DELL'AMPIEZZA PER VERTICALIZZARE


Con il Montpellier che chiudeva le zone centrali, il Marsiglia si è appoggiato sugli esterni per produrre gioco: diverse volte Under e De La Fuente sono stati serviti allo scopo di affrontare gli avversari in uno contro uno e portare il pallone in area di rigore. Non a caso le statistiche ci dicono che Cengiz Under da quella posizione ha generato 7 passaggi-chiave, così come il turco e l'americano sono i giocatori con il maggior numero di tocchi in area di rigore.

L'utilizzo di Under è stato necessario per evitare di mantenere un possesso palla sterile: il dettato di Sampaoli non prevede un ristagnamento del possesso o circolazione di palla ad U, per cui si deve sempre cercare l'avanzamento del campo, così mantenendo l'ex romanista a contatto con la linea laterale poteva essere imbeccato anche da un cambio di gioco quando le soluzioni di penetramento centrale non erano disponibili. In questo caso è Gueye con un lancio a trovare Under allo scopo di imbastire un'azione pericolosa.

I dati statistici mostrano come il lato preferito per attaccare fosse quello del giocatore prestato al Leicester nella scorsa stagione, questa strategia è quella che ha permesso al Marsiglia di mantenere il controllo territoriale della partita, costringendo il Montpellier a restare chiuso nella propria metà campo per gran parte dell'incontro.

Fonte grafico WhoScored.


LA POSIZIONE DI PAYET


Una soluzione che possiamo definire a sorpresa è stata quella di vedere Dimitri Payet da falso nove a livello nominale: il fantasista francese aveva il compito di muovere la difesa avversaria con il suo movimento senza palla, con un set di movimenti molto simile a quello che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi mesi con giocatori come Morata e Kane negli ultimi Europei.

In questo esempio Payet si muove tra le linee per generare spazio per gli inserimenti: in questo caso è Gerson a cercare l'inserimento. Questa soluzione ha garantito molta libertà di movimento al giocatore con la maglia numero 10 del Marsiglia ma non sempre la profondità a livello centrale è stata trovata, creando diverse difficoltà alla fase di finalizzazione della squadra che riusciva a superare la linea difensiva avversaria solo grazie alle giocate sugli esterni sopra menzionate. Con l'ingresso di Benedetto al posto del brasiliano nel corso del secondo tempo, Payet ha trovato anche un partner migliore con cui dialogare permettendo all'Olympique di trovare delle soluzioni centrali che sono state utili per portare a termine la rimonta.

GUENDOUZI INVASORE

Un giocatore che abbiamo visto trasformato dalla gestione Sampaoli è Matteo Guendouzi: l'ex centrocampista di Arsenal ed Hertha Berlino è sempre stato utilizzato dai precedenti allenatori come costruttore e cucitore di gioco, sostanzialmente facendogli giocare tanti palloni a partita. Nella partita di Montpellier, invece, abbiamo visto un giocatore con funzioni diverse, e chissà che non possa essere la svolta per il ventunenne centrocampista francese.

Una volta che l'azione del Marsiglia veniva sviluppata sull'esterno, il numero 8 andava ad attaccare l'area di rigore avversaria fornendo una prima opzione ad Under in area di rigore; in questa azione si inseriranno in area anche Payet e Gerson che, a differenza di quanto avrebbero potuto fare, non hanno coperto bene l'area di rigore, a dimostrazione di non essere giocatori ideali per questo tipo di compiti. Nell'azione si nota anche come Konrad De La Fuente fosse un ulteriore opzione disponibile sul lato debole, soluzione diverse volte cercata dal turco nelle innumerevoli volte in cui ha sfondato sulla destra.

Fonte grafica SofaScore
I due passaggi-chiave e le due conclusioni a rete rappresentano un unicum comparato con i numeri della carriera del giocatore francese. Con le difficoltà del primo tempo del Marsiglia a trovare lo spazio alle spalle della linea difensiva avversaria, si è infatti mostrato in grado anche di procurarsi lo spazio per andare al tiro da fuori area, conclusioni che sono terminate lontano dalla porta ma che hanno mostrato un cambio di attitudine del giocatore su richiesta del proprio allenatore. Per cui chissà che con Sampaoli la carriera di Guendouzi non esploda e poter, quindi, iniziare a raccontare, a 22 anni di un nuovo inizio per il giocatore frutto del settore giovanile del PSG.










CONCLUSIONI


Come indicato in premessa, siamo solo alla prima giornata e non è certo possibile trarre delle conclusioni dopo 90 minuti di campionato, tuttavia è stata una piacevole sorpresa vedere l'Olympique al 7 di agosto imporsi su un campo complicato come quello di Montpellier mostrando subito un gioco molto veloce e verticale e con anche sprazzi di intensità in fase di contro-pressing. Restano dei margini di miglioramento per questa squadra, con qualche errore individuale a livello difensivo che va ancora registrato, così come la questione relativa a chi deve fornire la profondità centrale, elemento di non poco conto per una squadra costruita con una tensione così verticale dal proprio allenatore.

Sunday, 1 August 2021

USA e Olanda sono la pubblicità del calcio femminile


In queste Olimpiadi il torneo di calcio femminile sta mostrando molti più contenuti interessanti rispetto a quello maschile: sicuramente influisce il fatto che le selezioni nazionali nel torneo riservato alle donne siano quelle ufficiali, al contrario di quello maschile dove sono schierate le Under 24 con fuoriquota. Per questo motivo quanto stiamo vedendo a Tokyo è su un livello simile a quello di un Mondiale: e Stati Uniti ed Olanda, le finaliste del mondiale di Francia, si sono trovate nuovamente una di fronte all'altra nei quarti di finale della kermesse olimpica.

E' stata senza ombra di dubbio una partita di alto livello tecnico ed agonistico, con diversi spunti tecnici e tattici, e come in una riedizione in salsa femminile del brocardo di Lineker, si sono affrontate due squadre con 11 giocatrici in cui alla fine vincono gli Stati Uniti. Ma quella delle americane non è stata una vittoria meritatissima, anzi ai punti le olandesi avrebbero meritato qualcosa in più, ma alla fine i calci di rigore e la capacità delle statunitensi di tenere duro nei momenti più difficili ha fatto nuovamente la differenza.

Nella mia analisi mi focalizzerò su quanto accaduto nei tempi regolamentari dove sono emersi i punti di forza e debolezza delle due squadre.


LE FORMAZIONI INIZIALI



Usa e Olanda si sono affrontate schierandosi con due schieramenti simili che basculavano tra il 4-3-3 ed il 4-2-3-1: nell'Olanda Roord tendeva a staccarsi dalla Groenen in fase di possesso per poi affiancarla in fase di non possesso, negli Stati Uniti Lindsey Horan era quella deputata nel trio di centrocampo ad affiancare Ertz in costruzione per poi staccarsi una volta superata la prima fase dell'azione, altra particolarità stava nelle diverse funzioni delle due laterali basse O'Hara e Dunn, con quest'ultima che aveva facoltà di spinta mentre la prima restava bloccata in costruzione.


LA SUPREMAZIA INIZIALE DEGLI USA 

La squadra che ha iniziato la partita cercando di prendere in mano le redini delle operazioni è stata quella allenata da Vlatko Andonovski: il dato del possesso palla mostra chiaramente come le americane abbiano cercate di prendere il controllo delle operazioni nei primi 15 minuti di partita. A questo scenario, come vedremo, ha anche contribuito la formazione olandese che ha scelto di non togliere l'iniziativa alle avversarie, evidentemente il piano di Sarina Wiegman era quello di colpire le avversarie in contropiede, cercando di sfruttare alcune debolezze in fase di transizione delle campionesse del mondo evidenziate nelle gare della fase a gironi.

Nel corso della fase di costruzione delle statunitensi possiamo apprezzare lo schieramento della squadra: possiamo notare come le due laterali O'Hara e Dunn si muovano ad altezze diverse generando uno scaglionamento asimmetrico compensato dall'arretramento di Horan al fianco di Ertz, l'ampiezza a destra veniva garantita, invece, dall'esterno offensivo Williams, con Mewis che andava ad invadere il mezzo spazio di destra. L'Olanda dal canto suo si preoccupava semplicemente di togliere l'accesso centrale alle avversarie senza andare a contestare il possesso palla alle avversarie e, soprattutto concedendo spazi sugli esterni: in particolare la libertà concessa a sinistra a Crystal Dunn permetteva agli USA di sviluppare l'azione da quel lato con relativa facilità.

In fase di sviluppo dell'azione, grazie alla libertà concessa a Dunn, Tobin Heath andava a dialogare con la laterale occupando la zona di rifinitura e costringendo il terzino destro Wilms ad uscire su di lei ma liberando, come si vede dal fermo immagine, spazio alle spalle che viene attaccato con un taglio esterno da Carli Lloyd portando la Dunn ad arrivare rapidamente al cross. Dalla passmap della formazione statunitense si nota chiaramente come il lato sinistro fosse il lato più utilizzato per sviluppare la manovra e muovere il pallone nella metà campo avversaria.


 

LA VERTICALITA' DELL'OLANDA

Il gioco dell'Olanda si è basato nella risalita rapida e diretta del campo: sostanzialmente le oranjes non hanno cercato di risalire con la costruzione di dietro ma cercando la giocata diretta in avanti sfruttando le ampiezze per disordinare la pressione avversaria. Dei 19 avvii di azione dell'estremo difensore Van Veenendaal, 15 sono stati lanci lunghi: prevalentemente giocati sul lato sinistro del campo alla ricerca di Janssen e di Lieke Martens per poi cercare di sfruttare le seconde palle o consolidare il possesso.

In queste situazioni si è rivelato spesso decisivo l'apporto di Vivianne Miedema, il centravanti della formazione olandese, stella della squadra e, probabilmente, il più grande talento del calcio femminile a livello mondiale. La sua capacità di gestire la palla in tante situazioni spalle alla porta la rende estremamente pericolosa in qualsiasi situazione: questo portava la linea difensiva statunitense a seguirne tutti i movimenti disordinandone la linea; in questa situazione susseguente ad una seconda palla da lancio lungo si fionda sulla palla, la gioca a muro sulla compagna a rimorchio permettendo di lanciare Van de Sanded che nel frattempo si è smarcata alle spalle di Dunne. Il posizionamento dell'attaccante dell'Arsenal ha messo sempre in difficoltà la difesa statunitense e le compagne sono sempre state in grado di sfruttare gli spazi che creava con il suo movimento.

L'altra soluzione cercata dalle olandesi per rendersi pericolose era quello di usare le esterne d'attacco del 4-3-3 per allargare le maglie della difesa per poi sfruttare gli inserimenti nello spazio tra centrale difensiva e terzino mediante una immediata verticalizzazione: con una combinazione di questo genere è stato possibile generare la situazione che poi ha portato al goal con cui Miedema ha sbloccato la partita dopo 18 minuti in cui le statunitensi avevano cercato di esercitare supremazia territoriale.

Questo atteggiamento era figlio di una tendenza speculativa della formazione olandese che si manifestava nella passività in fase di non possesso in cui è stato permesso alle campionesse del mondo di occupare nel modo migliore la zona di rifinitura e scaglionarsi nei canonici corridoi verticali tipici del calcio di posizione che, come possiamo vedere da questo fermo immagine, sono utilizzati con ottimo costrutto dalla squadra statunitense, tanto da rendere possibile l'azione con cui è arrivato il goal del momentaneo 1-1, a cui è seguito due minuti più tardi il goal del 2-1 con cui la partita viene ribaltata.


COME L'OLANDA HA RIBALTATO L'INERZIA


Dopo aver ceduto l'iniziativa e la supremazia territoriale agli avversari, il piano per la squadra olandese è cambiato quando nel giro di 2 minuti gli USA hanno ribaltato la partita con le reti di Mewis e Williams. Per questo motivo abbiamo iniziato a vedere le trame di gioco che hanno reso l'Olanda una delle squadre femminili più interessanti da seguire negli ultimi anni.

Oltre alle qualità di Miedema come riferimento offensivo in avanti, un altro punto di forza della formazione vice-campionessa del mondo sta nella capacità delle tre centrocampiste di muoversi in modo tale da generare molteplici linee di passaggio e disordinare le linee avversarie: qui si può notare come il vertice basso del centrocampo Groenen (autrice di una prestazione sontuosa davanti alla difesa) abbia diverse opzioni per fare progredire l'azione, ma soprattutto come i movimenti delle sue compagne di reparto Roord e Van De Donk riescano a dilatare la zona di rifinitura.

Nel secondo tempo le olandesi hanno iniziato a rischiare la giocata ed a sfruttare il pressing alto della formazione statunitense per verticalizzare il gioco: una delle combinazioni più interessanti tentate dalle oranjes è stata senza dubbio quella tra la centrale difensiva di sinistra Nouwen e Lieke Martens. Grazie a questo movimento dell'esterno offensivo e le linee di passaggio precise della centrale per l'Olanda è stato più semplice prendere campo e mandare a vuoto il pressing avversario costringendo le statunitensi prima a rinunciare al pressing e poi il loro commissario tecnico a sostituire in blocco il trio d'attacco.

Grazie alla capacità di superare il pressing statunitense si è generata la situazione che ha poi portato al secondo goal di Miedema, con la centravanti ancora una volta in grado di aprire la linea difensiva delle americane e creare spazi per gli inserimenti. L'azione culminerà casualmente con la rete dell'attaccante in quanto il triangolo creato in zona rifinitura non si concretizza ma il pallone le resta tra i piedi e con il destro riuscirà a sorprendere l'estremo difensore avversario Naeher.

La stessa Naeher sarà poi protagonista delle fasi successive della partita parando alla Martens il rigore che avrebbe potuto portare le olandesi in semifinale, negando alla Miedema altri due goal che sarebbero stati di pregevole fattura ed infine ergendosi a protagonista nell'epilogo del match dagli undici metri.

CONCLUSIONI


Stati Uniti ed Olanda ci hanno regalato una partita piena di emozioni e con tanto spettacolo, a dimostrazione che il calcio femminile è in grado di progredire verso un livello sempre più alto, quanto meno a livello di élite mondiale ed europea. Queste due squadre hanno mostrato di proporre un calcio di alto livello al contrario di ciò che si pensa sul calcio giocato dalle donne: ora si spera di vedere alzare questo livello a quante più latitudini possibili sia grazie al traino della qualità di questa competizione olimpica ma anche grazie alla visibilità che il calcio femminile avrà grazie alla trasmissione integrale su Youtube della prossima Champions League ed all'Europeo britannico della prossima estate.

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