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Monday, 23 October 2023

Is PSG moving to a positional 4-2-4?

 

Photo Credit: PSG website

The appointment of Luis Enrique at PSG was one of the most interesting move of last summer: Parisian club lost two of the most important star of the team such as Messi and Neymar and the new coach also asked the club to lay-off Marco Verratti, the hearth of PSG midfield during the Qatar ownership reign.

By appointing Luis Enrique, Paris Saint-Germain is trying to change the model of football, no longer focused on star player but finding a solution to create an organic environment in order to transform this collection of great player into a football team.

For this purpose, it seems that the Spanish coach is looking to put apart his preferred 4-3-3 in order to move towards a 4-2-4 where the positional play principles are still implemented.

Monday, 20 February 2023

Il Lille di Fonseca è un bel progetto

 


Dopo l'esperienza di Roma e dopo le difficili settimane trascorse all'inizio dello scorso anno in concomitanza con l'inizio della guerra iniziata dalla Russia in Ucraina, Paulo Fonseca ha scelto di ripartire da Lille, una piazza che due stagioni fa fu in grado di festeggiare un clamoroso titolo in Ligue 1 ma che, a causa di problemi societari, ha dovuto ricostruirsi e, dopo una stagione interlocutoria (eufemismo), si è affidata al tecnico portoghese per dare il via ad un nuovo progetto tecnico.

Fonseca ha scelto questo progetto per poter tornare a proporre il calcio che preferisce, basato sul possesso palla e riempire la squadra di giocatori tecnici per moltiplicare le soluzioni offensive. Il biennio romano lo ha costretto a venire a patti con necessità tecniche diverse che lo hanno messo molto a disagio, un disagio che non è mai stato nascosto.

Per spiegare il percorso che Fonseca sta cercando di seguire nel nord della Francia, lo facciamo analizzando una sconfitta, quella subita ieri nel lunch match contro il PSG, in cui solo un goal di Messi su punizione a tempo scaduto ha regalato ai parigini tre punti che, in realtà, avrebbero meritato gli uomini di Fonseca. 

Il commento più immediato lo ha fornito proprio il tecnico portoghese al termine della partita.



Friday, 22 April 2022

Monaco-Nizza: dalla costa Azzurra i futuri gioielli del calcio europeo


Per chi segue con una certa passione il gioco del calcio senza limitarsi alla sola squadra del cuore o al solo campionato italiano, saprà bene che la Ligue 1, ossia il massimo campionato francese, è famoso per la capacità di produrre giovani talenti in serie da esibire come in una grande vetrina per poi venderli a prezzi importanti permettendo loro di sostenersi e, soprattutto, di reinvestire quei soldi nel miglioramento dei propri settori giovanili, in un lungo circolo virtuoso. Non è una sorpresa, quindi, se il claim promozionale della lega sia "La Ligue des Talents".

Monaco e Nizza non possiedono, a differenza di altri club, un settore giovanile particolarmente florido, ma essendo due piazze parecchio ricche, stanno diventando il primo step di crescita per una serie di giovani interessanti del calcio europeo. 

Nel Principato questa metodologia ha avuto inizio circa sette anni fa quando la proprietà russa parecchio munifica ha dovuto ridimensionare le proprie capacità di spesa a causa di una pesante causa di divorzio che ha coinvolto Dmitrij Rybolovlev, portandolo a rivedere la strategia puntando sull'investimento in giovani promettenti da rivendere e finanziare ulteriori acquisti dello stesso genere. E così abbiamo avuto modo di veder crescere in questo contesto gente come Mbappè, Bernardo Silva, Martial, Fabinho e tanti altri. 

A pochi chilometri dal regno di Alberto Ranieri, Nizza è pronta a seguire una strada simile con l'arrivo al vertice della società di Jim Ratcliffe, il proprietario del gruppo INEOS che ha deciso di investire sul calcio dopo averlo fatto nel ciclismo con la fortissima squadra dominatrice dei grandi giri, e nella Formula 1, con una quota di proprietà del team Mercedes. Il cambio al vertice è avvenuto due stagioni fa ed è iniziato con investimenti massicci su giocatori di prospettiva su cui costruire una squadra in grado di inserirsi nel corso degli anni per un posto al vertice del calcio francese, a questo si è aggiunta, in questa stagione, la scelta di mettere in panchina l'allenatore campione in carica con il Lille: Christophe Galtier.

LE FORMAZIONI INIZIALI

Sia Monaco che Nizza hanno assunto un atteggiamento molto simile tra loro con qualche piccola variante soprattutto nel come le due squadre cercano di arrivare in porta. Così lo schieramento in campo vede entrambe le formazioni affidarsi ad un 4-4-2 di base in cui soprattutto i due esterni offensivi e le due punte hanno caratteristiche diverse.

Il Monaco si presenta con la coppia Tchouameni-Fofana in mezzo al campo che fornisce la massima protezione alla coppia di centrali Disasi-Badiashile, i due esterni di centrocampo sono il brasiliano Vanderson ed il redivivo Golovin mentre la coppia d'attacco è tanto affiatata quanto particolare ed è composta da Volland e Ben Yedder.


Dall'altra parte il Nizza ha uno scheletro centrale meno fisico a centrocampo con la coppia Lemina-Thuram che fa della capacità di conduzione della palla il proprio punto di forza, mentre la coppia d'attacco formata da Laborde e Dolberg ama muoversi su tutto il fronte d'attacco per aprire le difese avversarie mentre i due esterni offensivi Boudaoui e Brahimi hanno il compito di accentrarsi.


CHI HA GIOCATO MEGLIO TRA MONACO E NIZZA?

Spesso il concetto di giocare meglio o il giocare bene risulta parecchio insidioso, visto che non esiste una reale definizione di queste affermazioni, per cui come possiamo rispondere a questa domanda?

Molti direbbero che chi vince ha sempre ragione e questo ci farebbe risparmiare tempo nel trovare una risposta alla domanda di cui sopra, ed è quello che molti preferiscono fare, soprattutto nelle discussioni calcistiche che ci tocca affrontare nel corso della settimana con amici, parenti o anche degli sconosciuti sui social.

Ma non stiamo certo analizzando Monaco-Nizza per dire che i monegaschi hanno giocato meglio perché hanno vinto, ma possiamo dire che il Monaco ha costruito la propria vittoria giocando bene. E adesso provo a spiegare perché.

Nonostante le due squadre partissero con lo stesso schieramento, il modo in cui poi si sistemavano in campo era molto diverso una volta entrati in possesso palla.

Da una parte vediamo lo schieramento del Nizza, con i due terzini che si staccano dalla fase di costruzione e cercano di prendere l'ampiezza mentre le due ali si accentrano per cercare di favorire una progressione centrale dell'azione. Per avere superiorità nella prima linea di costruzione contro i due attaccanti del Monaco, uno dei due centrocampisti si abbassa a fianco o in mezzo ai centrali per fare partire l'azione. In questo esempio è Lemina ad aprirsi fuori linea rispetto ai centrali difensivi.

Il Monaco da parte sua ha giocato molto sul neutralizzare i tentativi di progressione centrale della squadra di Galtier sfruttando a proprio vantaggio la grande forza fisica delle proprie coppie centrali di difesa e di centrocampo. Qui vediamo come le due linee sono molto compatte ed allo stesso tempo si orientino su palla e uomo senza avere problemi nel rompere le linee ma mantenendo le distanze sempre corte grazie al comportamento della linea difensiva molto alta che non ha problemi a lasciare l'opzione dello spazio in profondità alle proprie spalle potendo contare sulla grande capacità di Disasi e Badiashile nel difendere sul lungo. Da questo esempio si può anche notare il lavoro delle due punte nell'orientare il possesso del Nizza in zone esterne.

La strategia del Monaco per avanzare in campo, invece, era molto più orientata sul muovere il pallone in zone esterne, questo perché Clement ha implementato una strategia in cui i due terzini restano più vicini alla fase di costruzione in modo da aggirare la prima pressione avversaria, poi sfruttando le conduzioni e le tracce verticali arrivare rapidamente ad affrontare la difesa con i quattro giocatori offensivi: qui vediamo quali sono le soluzioni a favore di Caio Enrique che può appoggiarsi su Golovin che poi può accentrarsi, oppure sulle due punte che si associano quasi ad occhi chiusi per chiudere con la soluzione Vanderson sul lato debole.

Questo tipo di associazione è molto utilizzata dal Monaco sotto la gestione Clement, un esempio è giunto proprio dalla partita precedente del Monaco, quella vinta venerdì scorso sul campo del Rennes e che ha definitivamente riportato i monegaschi in zona Champions.


Dall'analisi di come le due squadre siano riuscite a far progredire il pallone si nota chiaramente quanto la strategia dei monegaschi abbia loro permesso di giocare meglio in verticale, cosa che non è riuscita al Nizza se non mediante le conduzioni palla al piede di Todibo e Thuram.




QUANTO TALENTO PRONTO A GRANDI PALCOSCENICI

Come afferma il titolo e la premessa di questo post, Monaco e Nizza è stata una grande vetrina di talenti che infatti sono già sui taccuini dei club e dei giornalisti esperti di calcio mercato. E quindi a Clement e Galtier viene dato il compito di aumentare il valore di questi giocatori creando un contesto tattico che esalti le rispettive caratteristiche.

Sono tanti i nomi che hanno influito o cercato di influire sull'andamento di questa partita e che a breve potremo vedere vestire la maglia di club che puntano alle semifinali della Champions League come obiettivo minimo. Ne ho scelto uno per squadra per l'apporto dato.

Su Aurelien Tchouameni mi sono già espresso un anno fa quando non era ancora sulla bocca di tutti, ora si tratta di un profilo più conosciuto nel momento in cui quest'estate è stato cercato dalla Juventus e adesso è accostato al Real Madrid. La sua prestazione a centrocampo nella partita contro il Nizza è quella che he permesso alla sua squadra di far saltare i tentativi della squadra nizzarda di avanzare centralmente. Il dato sui duelli difensivi nella zona di campo dove la squadra di Galtier provava ad innescare i due esterni mostra chiaramente il grande lavoro svolto dal centrocampista francese nel disinnescare le ricezioni ed i tentativi di giocate individuali di Brahimi e Boudaoui.

Khepren Thuram, fratello di Marcus e figlio di Lilian Thuram, sotto la gestione Galtier è diventato il centro di gravità del Nizza: abbiamo avuto modo di vedere nell'analisi tattica come cercasse di muoversi per dare inizio all'azione e per questo è stato il giocatore più cercato dai suoi compagni e, come abbiamo visto precedentemente, è stato il giocatore che ha cercato con le sue conduzioni palla al piede di far guadagnare campo alla squadra, un'impresa difficilissima per la squadra nizzarda contro quella diga formata da Fofana e Tchouameni. 

Altri due giocatori che stanno avendo una stagione importante all'interno di questi contesti sono Golovin da una parte e Dolberg dall'altra: in due squadre piene di giocatori nati dopo il 2000, il russo (classe 1996) ed il danese (classe 1997) potrebbero sembrare dei giocatori che hanno superato la fase di picco della carriera, ed invece sono ancora nel mezzo della propria maturazione che, tra l'altro, dopo le premesse degli inizi di carriera, si è abbastanza rallentata, tuttavia entrambi sono adesso centrali nell'economia di gioco di Monaco e Nizza e chissà che non sia iniziata anche per loro la scalata verso quei livelli predetti all'inizio delle rispettive carriere.

LA CORSA CHAMPIONS IN FRANCIA

Una menzione finale la merita la lotta per la Champions League nella Ligue 1, a cui sia Monaco e Nizza sono pienamente iscritte: come previsto ad inizio stagione, il PSG ha fatto il vuoto, mentre alle proprie spalle tante realtà si stanno giocando i posti restanti in Europa in una lotta molto ma molto interessante.



Il secondo posto sembra appannaggio del Marsiglia di Sampaoli, che dovrebbe essersi messa al sicuro dopo il successo nell'ultimo turno di campionato contro il Nantes. La squadra del tecnico argentino è stata una delle squadre dall'identità di gioco più forte del campionato, regalando sprazzi di grande calcio oltre ad essere ancora in corsa per la vittoria della Conference League dove affronterà in semifinale il Feyenoord.

Alle spalle dei marsigliesi, con 540 minuti da giocare e 6 squadre in 6 punti (teniamo dentro anche il Lione) la lotta è apertissima e coinvolge anche squadre come Lens e Strasburgo che stanno accarezzando un sogno ma ben calato in una realtà costruita con una strategia di gioco riconoscibile.

Insomma non solo la lega dei talenti, ma tante emozioni fino alla fine. 

Thursday, 9 September 2021

Il Clermont è allenato davvero molto bene



In un campionato come quello della Ligue 1 fagocitato dal mercato super-espansivo della proprietà qatariota del PSG, esistono tante storie di squadre che con meno mezzi ma con tanta competenza riescono a costruire dei percorsi (termine tanto utilizzato dai dileggiatori di una certa idea di calcio, specie sui social) in grado di mettere piccole realtà al centro del villaggio calcistico e, nella fattispecie, al vertice della classifica.

Dopo la vittoria del campionato da parte del Lille nella scorsa stagione al termine di un importante lavoro triennale di Galtier, in queste prime giornate di campionato gli onori della cronaca vanno al Clermont, squadra di una città sportivamente votata al rugby e che ha ottenuto la promozione nella massima serie nella scorsa stagione e che adesso si trova ad essere una delle inseguitrici della squadra allenata da Pochettino.


LA ROSA E LO SCHIERAMENTO DEL CLERMONT

In Francia generalmente siamo abituati a vedere compagini dall'età media molto bassa il cui scopo è far crescere dei ragazzi per poi rivenderli sul mercato internazionale generando plusvalenze e tenere, quindi, in piedi i conti della società. Nel caso della formazione della regione del Rodano questo discorso non vale: l'età media della squadra nelle partite finora disputate in campionato è la più alta della competizione. Dei giocatori titolari, l'attaccante Bayo ed il mediano Samed sono gli unici under 23 della squadra, mentre il regista Gastien ed il centrale difensivo e capitano Ogier hanno rispettivamente 33 e 32 anni e rappresentano, dunque, la leadership dello spogliatoio della squadra. 


Lo schieramento della formazione allenata da Gastien è un 4-2-3-1 e nella formazione base la coppia di difesa ha finora giocato tutte le partite di campionato, stesso discorso da centrocampo in su ma solo per le prime tre partite; nell'ultima apparizione prima della pausa ci sono stati alcuni rimescolamenti, con Iglesias al posto di Samed nella coppia di centrocampo e l'esterno Rashani al posto di Allevinah. 

Il giocatore più prezioso della squadra è Mohamed Bayo, nonché principale finalizzatore della squadra: l'attaccante guineano è il capocannoniere della squadra con 3 reti realizzate (più l'autogoal procurato contro il Metz nell'ultima partita) a cui aggiungere 2 assist, tutto ciò in continuità con i 22 goal ed i 7 assist con cui nella scorsa stagione ha trascinato i rossoblù alla storica promozione in Ligue 1


LA FASE DI COSTRUZIONE

Il meccanismo della squadra di Pascal Gastien ad inizio possesso è abbastanza riconoscibile: il regista della squadra è Johan Gastien, figlio di Pascal ed emissione in campo delle richieste di suo padre. Il trentatreenne regista si abbassa tra i due centrali difensivi e cerca di distribuire il pallone: lo scopo della costruzione bassa del Clermont è quello di cercare un rapido avanzamento in campo senza tenere troppo la palla. Questo è possibile mediante due soluzioni: coinvolgere i centrali che cercano di servire in verticale nei mezzi spazi dove si posizionano a turno gli esterni d'attacco o il trequartista Berthomier, oppure sfruttando le sue capacità di calcio serve i due esterni che si slegano dalla fase di costruzione per raccogliere la palla ed avanzare palla al piede.

Da questo fermo immagine si nota chiaramente lo schieramento in costruzione, con Gastien che si abbassa tra i due centrali difensivi mentre il trequartista Berthomier si abbassa in zona sviluppo al fianco del secondo centrale di centrocampo (nella fattispecie il capitano Iglesias). Quello che si crea, dunque è un 3+2 in costruzione che permette ai terzini di avanzare e fornire l'ampiezza mentre gli esterni offensivi vanno ad occupare i mezzi spazi al fianco della punta Mohammed Bayo. Come si evince dall'esempio, questo schieramento costringe l'avversario a fare una scelta su quale lato coprire, e spesso il compito di Gastien è quello di usare il suo piede per pescare il giocatore sul lato lasciato libero dalla pressione avversaria, in questo caso il lato sinistro. In questo modo il Clermont crea i presupposti per passare rapidamente alla fase di sviluppo dell'azione evitando possessi prolungati.

Anche i numeri confermano l'importanza del centrocampista del Clermont nel fare avanzare il gioco della propria squadra grazie al suo ruolo di regista che imposta in mezzo ai due centrali difensivi: secondo le statistiche il figlio dell'allenatore del Clermont è il giocatore ad aver operato il maggior numero di passaggi progressivi nel campionato francese in queste prime quattro giornate di campionato, sicuramente un importante riconoscimento numerico per le capacità individuali del centrocampista rossoblù ma anche dell'ottima organizzazione della squadra in fase di costruzione.


LA FASE DI SVILUPPO

Una volta uscita dalla fase di costruzione in maniera molto rapida, il Clermont cerca diverse soluzioni per far avanzare il pallone: come già anticipato in relazione alla fase di costruzione, la squadra rossoblù tende a cercare diverse soluzioni puntando su una serie di rotazioni che coinvolgono il trequartista centrale Barthomier, i due esterni offensivi ed i due terzini. Quest'ultimi salgono in avanti a fornire l'opzione in ampiezza, gli esterni occupano i mezzi spazi in zona rifinitura, Barthomier si abbassa accanto all'altro centrale di centrocampo: in questa maniera per i costruttori c'è a disposizione sia la soluzione verticale immediata tra le linee, sia l'uso del lancio per attivare le corse dei terzini.


Come mostrano le statistiche, delle due la soluzione più efficace è quella che attiva le conduzioni sugli esterni: la squadra di Gastien è tra quelle che avanzano meno in campo tramite passaggi (nonostante le meravigliose statistiche individuali in tal senso di Johan Gastien), mentre è tra le squadre che meglio lo sanno fare mediante corse palla al piede. Questo è reso possibile grazie al meccanismo di cui sopra in cui si cerca di favorire le progressioni degli esterni offensivi e dei terzini. Non è un caso che Dossou, Zedadka ed Allevinah siano tra i migliori statisticamente nel condurre i palloni nell'intera Ligue 1 (quanto meno stando a questo ristretto campione di prime partite del campionato francese). 

Come si evince dall'esempio, muovendo il pallone in fase di costruzione da una parte all'altra del campo, il terzino Zedadka può essere servito da un passaggio in verticale del centrale difensivo Hountondjii che fa immediatamente progredire l'azione: la spinta del terzino che si associa con l'esterno offensivo di parte Dossou, rende possibile una rapida triangolazione oppure permette l'accesso dall'esterno alla zona di rifinitura che nel proseguimento dell'azione viene occupata dal centravanti Bayo e dall'altro esterno offensivo Allevinah. In ogni caso lo scopo di manipolare lo schieramento avversario riesce sempre ad andare a buon fine per la squadra neopromossa in Ligue 1 e le permette di essere sempre potenzialmente molto pericolosa in fase di possesso. 

AGGRESSIVITA' IN FASE DI NON POSSESSO

La fase difensiva del Clermont è molto aggressiva e non esente da rischi: la squadra di Gastien non ha paura di andare a cercare di disturbare la costruzione avversaria spendendo diversi uomini nella fase di prima pressione per evitare che il pallone avanzi per vie centrali. Per questo motivo gli avversari sono spesso e volentieri indirizzati sull'esterno o costretti a lanciare lungo, ma allo stesso tempo questo atteggiamento espone la linea difensiva a duelli contro avversari spesso meglio dotati tecnicamente e fisicamente, determinando situazioni di grosso pericolo.

Scopo principale della fase di prima pressione del Clermont è quello di negare le ricezioni centrali all'avversario, questo avviene stringendo i due esterni offensivi nei mezzi spazi: l'approccio è quello di una zona dove però l'uomo viene seguito, in questo caso con il Bordeaux che si schiera con il doppio mediano i due centrali di centrocampo stanno addosso ad essi nel momento in cui sono disposti in maniera piatta nella zona di sviluppo, qualora uno dei due cerchi di defilarsi allora viene preso in consegna dall'esterno offensivo di parte, mostrando come lo scopo principale di questa fase di gioco sia quello di tagliarli fuori dalla manovra.

Da questo esempio si evince ancora più chiaramente come i 4 elementi offensivi più i due centrali di centrocampo costringono l'avversario a svuotare la zona centrale del campo: qui i due mediani del Bordeaux si aprono ma sono presi in consegna dai due esterni offensivi mentre i due terzini vengono lasciati volutamente liberi per essere poi ripresi mediante scivolamento della linea nel momento in cui il pallone viaggia verso di loro. Questa ottima organizzazione della pressione permette alla squadra di Gastien di essere aggressiva ma senza dover fare affidamento sui contrasti o su un gioco duro, ma soprattutto le permette di tenere l'avversario quanto più possibile lontano dalla propria metà campo.

A testimonianza della bontà di questa strategia abbiamo la statistica relativa all'occupazione dei terzi di campo elaborata da WhoScored: il Clermont è la quarta squadra della Ligue 1 per presenza nel terzo offensivo alle spalle dei soli PSG, Monaco e Strasburgo. L'altra neopromossa nella massima divisione francese, ossia il Troyes, è la squadra che, invece, spende meno tempo nel terzo di campo avversario, avvalorando la tesi che la squadra di Gastien ha raccolto la sfida della prima apparizione tra i grandi di Francia con uno spirito molto coraggioso che è ben visibile dall'atteggiamento della squadra sul campo di gioco.





Ovviamente ogni approccio ha i suoi pro ed i suoi contro, per cui dove il Clermont deve migliorare, oppure, vedendola dal lato avversario, il punto debole della squadra, sta negli spazi che si vengono a creare tra la linea difensiva e le linee di pressione: molto spesso i 4 difensori tendono a non compattare le linee della squadra probabilmente temendo di concedere troppa profondità ai propri avversari. Come si evince dall'esempio, molto spesso l'avversario trova il modo di posizionarsi nello spazio alle spalle di Gastien che, in fase di pressione tende a scalare in avanti: in quello spazio il Lione nella fattispecie ha posizionato un uomo che, se servito, costringe il terzino a dover scegliere se andare a prenderlo o restare in copertura, in questo modo lascerebbe un altro uomo libero alle proprie spalle esponendo la propria difesa.


ORGANIZZAZIONE IN TRANSIZIONE


Altro elemento strategico della formazione di Gastien che le permette di ottenere abbastanza facilmente la supremazia territoriale è dato dalle transizioni: lo scaglionamento della squadra in campo è sempre funzionale a garantire una corretta gestione delle fasi di cambio del possesso.

In fase di transizione difensiva, il rombo che vediamo in fase di costruzione è quello su cui poi si basano le coperture preventive: è ancora centrale il ruolo svolto dai due centrali di centrocampo, con Gastien che resta in copertura dei due centrali difensivi e l'altro centrale (in questo caso Iglesias) che si alza per andare sul portatore di palla, questo forma una prima linea di copertura che protegge i due centrali difensivi che mantengono la superiorità numerica sulla punta avversaria ritardando l'avanzamento dell'azione avversaria consentendo anche il rientro dei terzini ed il ripiegamento della squadra.

In fase di transizione offensiva, invece, i protagonisti sono la punta centrale Bayo ed i due esterni d'attacco: il centravanti si stacca dai centrali avversari per fornire immediato appoggio alla risalita del campo raccogliendo il pallone spalle alla porta allo scopo di consolidare il possesso oppure favorire lo scatto alle due spalle delle due frecce disposte ai suoi fianchi. Questo rappresenta un pattern frequente nella squadra rossoblù per risalire il campo e portarsi pericolosamente verso la porta avversaria. Questa situazione, inoltre, dimostra che attaccante completo sia Mohamed Bayo, un giocatore che non possiamo considerare solo un finalizzatore o, come si definisce in Inghilterra, un poacher. 

Come si può evincere dal suo profilo su Wyscout il centravanti del Clermont, oltre ad essere il capocannoniere uscente della Ligue 2 nonché quello provvisorio della corrente Ligue 1 ha numeri importanti anche come rifinitore, visto che con il suo gioco spalle alla porta ed alla sua capacità di allungare le difese avversarie con i suoi movimenti senza palla, crea anche spazi per i suoi compagni di reparto. A 23 anni per lui è arrivato il momento di mostrare di essere meritevole di un posto in un contesto di primo livello, e queste prime giornate del campionato francese sembrano essere decisamente un buon viatico.


CONCLUSIONI


Abbiamo avuto modo di vedere come le strategie messe in piedi dal Clermont hanno permesso ad una squadra neopromossa di raccogliere 8 punti nelle prime 4 partite di campionato e soprattutto mostrare un livello di produzione offensiva molto promettente per quel che riguarda il proseguimento della stagione.

Al ritorno delle squadre in campionato la squadra di Gastien si troverà di fronte quel grande colosso che è il PSG: una sfida senza dubbio stimolante ma che allo stesso tempo deve essere ben gestita durante e soprattutto dopo, specie nel caso in cui i difetti mostrati nell'analisi sopra siano sfruttati al meglio dalla batteria di attaccanti a disposizione della formazione parigina che, però, a sua volta, dovrà stare attenta a non concedere spazio alla fase offensiva di grandissima qualità degli uomini in rossoblù. 

PSG-Clermont sarà sicuramente una sfida piena di goal, ma superato questo scoglio sarà davvero molto interessante scoprire dove questa squadra possa arrivare da qui al termine della stagione ed infine cosa ne sarà del proprio gioiello che veste la maglia numero 27.

Tuesday, 10 August 2021

Il Marsiglia è già una creatura di Sampaoli

 



Dopo la prima giornata di Ligue 1 di certo è complicato giungere a conclusioni o avere delle idee precise su quale sarà l'andamento del campionato, le squadre sono al lavoro da poche settimane e non tutte le idee degli allenatori possono essere implementate al meglio in così poco tempo, eppure dopo Montpellier-Marsiglia l'idea che la squadra provenzale abbia già assorbito le idee del tecnico argentino è molto solida.


LA FLESSIBILITA' DELLO SCHIERAMENTO


La prima particolarità del sistema di gioco di Sampaoli è lo schieramento in campo della squadra nelle due fasi: sulla carta la formazione viene indicata come un 3-2-4-1 ma che invece è, in fase di possesso molto simile al 3-2-5 tipico di un sistema di gioco posizionale, mentre si trasforma in un 4-1-4-1 in fase di non possesso.

Da questo fermo immagine si nota il 3+2 in fase di costruzione con Saliba, Balerdi e Luan a formare la prima linea e Kamara e Gueye a formare la seconda linea, mentre Under, Guendouzi, Payet, Gerson e De La Fuente si dispongono sui corridoi in zona di rifinitura per fornire la miglior copertura in ampiezza del campo nel tentativo di aprire la linea difensiva avversaria: il Montpellier si limita a non concedere soluzioni centrali alla squadra marsigliese.

Molto particolare il sistema delle scalata in fase di non possesso, dove Kamara scala da centrale di centrocampo a terzino destro, formando una linea difensiva a 4 con Gueye che resta a dare protezione alla linea, Gerson e Guendouzi che si occupano dei centrocampisti avversari e i due esterni offensivi che coprono l'ampiezza, trasformando lo schieramento in un 4-1-4-1 che effettivamente ha concesso poco agli avversari, specie nel primo tempo, quando però sono arrivate le due reti del Montpellier, il primo su un cross da sinistra deviato nella propria porta da Balerdi, il secondo su una conclusione di bellissima fattura di Laborde.

L'UTILIZZO DELL'AMPIEZZA PER VERTICALIZZARE


Con il Montpellier che chiudeva le zone centrali, il Marsiglia si è appoggiato sugli esterni per produrre gioco: diverse volte Under e De La Fuente sono stati serviti allo scopo di affrontare gli avversari in uno contro uno e portare il pallone in area di rigore. Non a caso le statistiche ci dicono che Cengiz Under da quella posizione ha generato 7 passaggi-chiave, così come il turco e l'americano sono i giocatori con il maggior numero di tocchi in area di rigore.

L'utilizzo di Under è stato necessario per evitare di mantenere un possesso palla sterile: il dettato di Sampaoli non prevede un ristagnamento del possesso o circolazione di palla ad U, per cui si deve sempre cercare l'avanzamento del campo, così mantenendo l'ex romanista a contatto con la linea laterale poteva essere imbeccato anche da un cambio di gioco quando le soluzioni di penetramento centrale non erano disponibili. In questo caso è Gueye con un lancio a trovare Under allo scopo di imbastire un'azione pericolosa.

I dati statistici mostrano come il lato preferito per attaccare fosse quello del giocatore prestato al Leicester nella scorsa stagione, questa strategia è quella che ha permesso al Marsiglia di mantenere il controllo territoriale della partita, costringendo il Montpellier a restare chiuso nella propria metà campo per gran parte dell'incontro.

Fonte grafico WhoScored.


LA POSIZIONE DI PAYET


Una soluzione che possiamo definire a sorpresa è stata quella di vedere Dimitri Payet da falso nove a livello nominale: il fantasista francese aveva il compito di muovere la difesa avversaria con il suo movimento senza palla, con un set di movimenti molto simile a quello che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi mesi con giocatori come Morata e Kane negli ultimi Europei.

In questo esempio Payet si muove tra le linee per generare spazio per gli inserimenti: in questo caso è Gerson a cercare l'inserimento. Questa soluzione ha garantito molta libertà di movimento al giocatore con la maglia numero 10 del Marsiglia ma non sempre la profondità a livello centrale è stata trovata, creando diverse difficoltà alla fase di finalizzazione della squadra che riusciva a superare la linea difensiva avversaria solo grazie alle giocate sugli esterni sopra menzionate. Con l'ingresso di Benedetto al posto del brasiliano nel corso del secondo tempo, Payet ha trovato anche un partner migliore con cui dialogare permettendo all'Olympique di trovare delle soluzioni centrali che sono state utili per portare a termine la rimonta.

GUENDOUZI INVASORE

Un giocatore che abbiamo visto trasformato dalla gestione Sampaoli è Matteo Guendouzi: l'ex centrocampista di Arsenal ed Hertha Berlino è sempre stato utilizzato dai precedenti allenatori come costruttore e cucitore di gioco, sostanzialmente facendogli giocare tanti palloni a partita. Nella partita di Montpellier, invece, abbiamo visto un giocatore con funzioni diverse, e chissà che non possa essere la svolta per il ventunenne centrocampista francese.

Una volta che l'azione del Marsiglia veniva sviluppata sull'esterno, il numero 8 andava ad attaccare l'area di rigore avversaria fornendo una prima opzione ad Under in area di rigore; in questa azione si inseriranno in area anche Payet e Gerson che, a differenza di quanto avrebbero potuto fare, non hanno coperto bene l'area di rigore, a dimostrazione di non essere giocatori ideali per questo tipo di compiti. Nell'azione si nota anche come Konrad De La Fuente fosse un ulteriore opzione disponibile sul lato debole, soluzione diverse volte cercata dal turco nelle innumerevoli volte in cui ha sfondato sulla destra.

Fonte grafica SofaScore
I due passaggi-chiave e le due conclusioni a rete rappresentano un unicum comparato con i numeri della carriera del giocatore francese. Con le difficoltà del primo tempo del Marsiglia a trovare lo spazio alle spalle della linea difensiva avversaria, si è infatti mostrato in grado anche di procurarsi lo spazio per andare al tiro da fuori area, conclusioni che sono terminate lontano dalla porta ma che hanno mostrato un cambio di attitudine del giocatore su richiesta del proprio allenatore. Per cui chissà che con Sampaoli la carriera di Guendouzi non esploda e poter, quindi, iniziare a raccontare, a 22 anni di un nuovo inizio per il giocatore frutto del settore giovanile del PSG.










CONCLUSIONI


Come indicato in premessa, siamo solo alla prima giornata e non è certo possibile trarre delle conclusioni dopo 90 minuti di campionato, tuttavia è stata una piacevole sorpresa vedere l'Olympique al 7 di agosto imporsi su un campo complicato come quello di Montpellier mostrando subito un gioco molto veloce e verticale e con anche sprazzi di intensità in fase di contro-pressing. Restano dei margini di miglioramento per questa squadra, con qualche errore individuale a livello difensivo che va ancora registrato, così come la questione relativa a chi deve fornire la profondità centrale, elemento di non poco conto per una squadra costruita con una tensione così verticale dal proprio allenatore.

Tuesday, 4 May 2021

Monaco - Lione, racconto di una delle partite più belle dell'anno

Foto - Twitter Olympique Lyon

L'epilogo di questa edizione della Ligue 1 è davvero un racconto ricco di effetti speciali e di colpi di scena: da ieri sera, con ogni probabilità la lotta a 4 per il titolo si è suddivisa in una lotta a due tra Lille e PSG, mentre Monaco e Lione si giocheranno il posto sul gradino più basso del podio che varrà, però, l'accesso alla prossima Champions League.

La sfida del Louis II non poteva terminare con un pareggio che sarebbe stato inutile per entrambe le contendenti, per questo motivo le due squadre hanno giocato sempre a viso aperto senza mai cercare giocate conservative: l'approccio delle due squadre è stato sempre quello di cercare la porta utilizzando al meglio i propri punti di forza, rendendo la sfida un appassionante duello tecnico-tattico.

Dopo una lunga battaglia riesce ad avere la meglio il Lione che vince 3-2 grazie ad una rete a pochi minuti dalla fine del classe 2003 Rayan Cherki, una rete ed una prestazione in inferiorità numerica della squadra di Rudi Garcia che vendica la squadra lyonnaise della rimonta subita sette giorni prima dal Lille nel match che li ha buttati fuori dalla lotta per il titolo, da cui, dopo questa sconfitta, sono fuori anche i monegaschi.


LE FORMAZIONI

Le due squadre entrano in campo senza particolari novità: il Monaco, con qualche assenza di troppo nel reparto avanzato, conferma Aguilar esterno alto a destra, la coppia Fofana-Tchouameni è confermatissima a centrocampo, mentre in attacco ritrova la titolarità Ben Yedder che affianca Volland: la novità è la presenza di Cesc Fabregas dal primo minuto alle spalle delle punte in un 4-2-3-1 asimmetrico.


Dall'altra parte il Lione conferma la difesa a 3 con De Sciglio braccetto, rispetto alla gara con il Lille torna Denayer nel trio difensivo e Cornet riprende la titolarità a sinistra; in attacco, invece, confermata la coppia Depay-Toko Ekambi.


IL LIONE PARTE MEGLIO

La prima parte di partita vede sicuramente il Lione approcciare meglio all'incontro, inoltre le scelte strategiche di Rudi Garcia sembrano funzionare bene meglio rispetto a quelle previste da Kovac. Due sono state le scelte che hanno garantito all'ex tecnico della Roma di prendere il centro del ring in questa fase del match: la prima pressione e, soprattutto, l'utilizzo della larghezza in fase di possesso.

In fase di prima pressione Paqueta veniva alzato al fianco delle due punte allo scopo di andare a prendere individualmente i tre difensori del Monaco chiamati a far partire l'azione: la costruzione della squadra monegasca si basa su un 3+2 che Kovac ha implementato ormai da diversi mesi. Sostanzialmente Garcia si è giocato la carta di andare a seguire a uomo i costruttori avversari, una mossa molto aggressiva e rischiosa ma ben supportata dall'atteggiamento della linea difensiva a 3.

In fase di possesso, invece, era molto chiaro quanto efficace il sistema di uscita dalla propria metà campo: la prima pressione del Monaco veniva manipolata allargando il centrale di destra Denayer che giocando il pallone lungo-linea verso l'esterno di parte Dubois, costringeva il terzino del Monaco Caio Enrique ad uscire su di lui generando spazio alle sue spalle che veniva attaccato da un taglio esterno di Toko-Ekambi, il cui movimento allargava le maglie della difesa monegasca: in queste maglie si inserivano Paqueta e Caqueret, una mossa abbastanza costante nel playbook di Rudi Garcia in questa stagione. In questo esempio ci troviamo già a difesa schierata, ma il concetto non cambia, con Caio Henrique che esce su Dubois e Paqueta che taglia nello spazio tra terzino e centrale del Monaco.

GLI AGGIUSTAMENTI DEL MONACO

Kovac riesce a capire dopo alcuni minuti che era necessario trovare degli aggiustamenti per riuscire a risalire il campo dalla pressione del Lione e per chiudere gli spazi che l'avversario era in grado di crearsi sulla trequarti.

Per risalire il campo era necessario chiedere maggiore movimento ai 5 invasori designati dalla strategia di Kovac: è bastato chiedere a Fabregas e Volland di muoversi venendo incontro per avere uno schieramento meno piatto che ha, conseguentemente, permesso di aprire le maglie della difesa del Lione e, soprattutto di creare rapide combinazioni tramite triangolazioni. Da una situazione costruita in questa maniera è arrivato il goal con cui i monegaschi hanno trovato il goal del vantaggio nel primo tempo: costruzione con i tre centrali che sfruttano lo spazio creato dai movimenti di Fofana e Tchouameni che portano via le due mezzali avversarie, Volland viene incontro inseguito da Denayer, scarico su Caio Enrique che serve Ben Yedder che, con un passaggio di prima chiude la triangolazione e manda in porta l'attaccante tedesco.

Anche in fase di non possesso, il gioco laterale del Lione viene disinnescato dalla maggiore proattività dei due mediani: in particolare Fofana segue gli inserimenti delle mezzali, come in questo caso, la solita combinazione esterna del Lione aveva nuovamente liberato Caqueret che però viene inseguito dall'ex mediano dello Strasburgo che lo rimonta e gli sradica il pallone con due falcate. Anche Kovac, dunque, accetta i rischi ma sa di poter contare sullo strapotere fisico dei suoi mediani e dei suoi centrali difensivi. Questo lavoro rende inoffensiva la strategia dei Les Gones mostrando ancora una volta la bontà della tenuta difensiva della squadra di Kovac, testimoniata dal fatto che dopo il difficile inizio i monegaschi non hanno concesso praticamente più nulla da li alla fine del primo tempo.

Fonte grafico Understat
La progressione degli xG nel primo tempo conferma l'andamento del primo tempo, con il Lione abile a fare la prima mossa e mettere in difficoltà il Monaco, poi gli aggiustamenti portati dalla squadra di casa hanno portato ad un cambio di inerzia che sembrava portare Ben Yedder e compagni dritti ad un'altra vittoria ed un altro clean sheet.









I CAMBI CAMBIANO LA PARTITA

La bellezza della partita e la forza delle squadre è stata data soprattutto dalla grande quantità di soluzioni e talento a disposizione dei due allenatori in panchina: ogni cambio effettuato a partire dall'intervallo ha sortito delle modifiche nel corso della partita.

Il primo cambio arriva, appunto, durante l'intervallo e lo fa Rudi Garcia che fa entrare Kadewere al posto di Dubois, ma senza cambiare il modulo di gioco, tocca a Toko Ekambi a spostarsi a destra dove dovrà coprire tutta la fascia, seppur protetto alle sue spalle da Diomandé, altro giovane prospetto made in Lione, entrato nel primo tempo al posto di un Denayer ancora non al meglio della condizione fisica.

Ma oltre al cambio di interpreti cambia anche la strategia di Garcia nel cercare di risalire il campo: bloccata la mossa delle combinazioni esterne, si torna a tentare l'assalto per vie centrali, questo avviene abbassando Caqueret in costruzione al fianco di Thiago Mendes e Paqueta che avanza in zona rifinitura dove si associa con Kadewere e Depay. Con questa soluzione il Lione sembra maggiormente in grado di risalire il campo e di coprire al meglio i corridoi in ampiezza, anche perché Fabregas non ha sufficiente autonomia per restare in campo 90 minuti e per questo il centrocampo del Monaco fa fatica a tenere a bada il dinamismo del Lione.

Lo stesso dinamismo è quello che porterà al goal del pareggio di Depay, il quale nasce da una transizione della squadra ospite, generata da una grande occasione sprecata a sua volta in contropiede: il pallone arriva al centravanti olandese in tre passaggi, complice l'assenza dei due terzini che si erano lanciati entrambi in avanti, poi è lui stesso a trovare il goal con un'azione personale che perfettamente riassume ciò che è Monaco-Lione nel secondo tempo.

Le dinamiche da cui nasce il goal dell'olandese rappresentano un aperitivo di ciò che le due squadre regaleranno nella parte finale di partita.


RIEQUILIBRARE IL CENTROCAMPO

Preso il goal del momentaneo pareggio, Kovac si rende conto che serve nuova linfa per il centrocampo: così Fabregas lascia il posto a Matazo, altro interessante prospetto messo in vetrina ieri sera. Con il suo ingresso in campo la squadra monegasca ritrova la parità numerica a centrocampo necessaria per riprendere in mano il controllo delle operazioni, a cui si aggiunge l'ingresso di Badiashile al posto di Disasi, un cambio tra difensori che toglie al Lione il vantaggio di un uomo fresco come Kadewere contro la linea difensiva. 

Questa situazione mette, invece, in difficoltà dal punto di vista atletico il centrocampo del Lione, con Caqueret e Paqueta non più in grado di tenere testa al trio di centrocampisti della squadra di casa che, infatti, resta in controllo della partita ma senza riuscire ad affondare, questo grazie a delle letture individuali da parte dei difensori, abili a chiudere la linea di passaggio finale agli attaccanti avversari; questa situazione di sofferenza a centrocampo porta all'evento che sembrava poter cambiare il match, ossia l'espulsione di Caqueret, punito con un secondo giallo per l'intervento in ritardo su Tchouameni a centrocampo. Come si evince dall'immagine, l'ingresso del 2002 belga, fornisce nuove soluzioni in fase di rifinitura alla formazione di Kovac, difatti questa azione terminerà con un suo inserimento dopo una sponda di Ben Yedder, neutralizzato da un'uscita bassa di Lopes.

IL GRAN FINALE

Tuttavia, non ostante l'inferiorità numerica, il goal di Marcelo sugli sviluppi di un calcio di punizione apre le danze per il finale con i botti mostrando come non ostante l'inferiorità numerica il Lione sia ancora in grado di giocarsi le sue carte, anche sfruttando il fatto di non avere, a questo punto della stagione ed a quel punto della partita, più nulla da perdere. La mossa di Garcia per ovviare all'inferiorità numerica è stata quella di schierare la squadra con un 4-4-1 in possesso ed un 4-1-4 in non possesso.

Con l'ingresso di Guebbels e Pellegri, Kovac decide di passare a quello che sostanzialmente un 4-2-4 con i due mediani disposti non più in linea allo scopo di creare un rombo di costruzione: il Lione ha risposto abbassandosi creando i presupposti per un lancio in area di Maripan che porterà al fallo da rigore di Lopes su Pellegri trasformato con un cucchiaio da Ben Yedder.


Il pareggio non va bene a nessuno, così le tattiche saltano e Garcia si gioca la carta di Bruno Guimaraes e Cherki che trasforma nuovamente la squadra che passa ad un 4-2-3, una mossa che porterà al goal del 3-2 dello stesso centrocampista classe 2003, innescato da una verticalizzazione del brasiliano: ancora una volta i cambi di Garcia vanno a segno ed il Lione porta a casa la partita. Come si nota dal fermo immagine, Guimaraes attira due giocatori del Monaco su di se liberando Cherki che verrà servito da De Sciglio, imbeccato a sua volta dalla gran giocata in verticale dell'ex Athletic Paranaense.

CONCLUSIONI

La partita è stata una continua montagna russa di emozioni, con due allenatori che hanno dato fondo a tutto ciò che avevano a disposizione per portare a casa la partita: dopo un primo tempo in cui erano chiari e definiti i piani partita delle due squadre e come preferivano attaccare e difendere, nel secondo tempo i cambi e l'alternanza del risultato ha portato a vedere in campo diverse strategie e diverse soluzioni fino ad arrivare al tutti contro tutti finale, frutto di una partita in cui ad una mossa è sempre stata corrisposta una contromossa e per questo le squadre alla fine si sono allungate ed hanno cercato il tutto per tutto, visto che il pareggio non andava bene a nessuno.

In un periodo storico in cui si è parlato tanto di Superlega e di un calcio attraente solo se giocano le solite squadre ed i soliti campioni, Monaco e Lione hanno dimostrato che si può dare spettacolo anche se non si hanno fatturati importanti ma semplicemente puntando su giocatori con fame di successo e grandi mezzi tecnici pronti a giocarsi le loro chances in progetti meno ricchi ma più stimolanti.

Thursday, 29 April 2021

Consigli per il weekend calcistico, stagione 20/21, ep. 27

Foto account Twitter Perugia Calcio

Inizia il mese di maggio, fino a questo punto abbiamo messo in risalto i percorsi tecnici delle varie squadre in giro per l'Europa, abbiamo provato a scoprire qualche talento nascosto in campionati più remoti ed abbiamo approfondito tattiche e numeri per capire chi stava lavorando meglio e chi meno bene. Adesso tutti questi discorsi hanno una validità limitata: in questo mese si entra in campo per portare a casa un obiettivo, che sia la vittoria di un campionato, un piazzamento in una coppa europea o evitare una retrocessione. Il percorso tecnico e tattico di una squadra serve ad arrivare a questo punto della stagione in corsa per un obiettivo, ora si tratta di raccogliere quanto seminato e non sempre il percorso fin qui portato avanti può essere utile in questa fase della stagione.

Per questo motivo ho scelto dal calendario di questo fine settimana tre partite che saranno o potranno essere decisive per la storia di un campionato e per stabilire in novanta minuti se lo sforzo degli ultimi 9 mesi giocati tutti d'un fiato avrà avuto un senso oppure no.


FERALPISALO' - PERUGIA (DOMENICA ORE 15)

Dopo che il girone A ed il girone C della terza serie italiana hanno già decretato il vincitore che disputerà il prossimo campionato di serie B (il Como nel girone A, la Ternana nel girone C), il girone B ha previsto per il suo copione 90 minuti thrilling in cui Perugia e Padova si giocheranno la promozione diretta al termine di un campionato che ha vissuto una serie di colpi di scena che rendono imprevedibile anche l'esito di questi ultimi 90 minuti.

L'imprevedibilità di questo girone è data dalla presenza di diverse squadre molto competitive o per valori intrinseci alla squadra o per la bontà del progetto tecnico alle spalle: per questo motivo abbiamo visto alternarsi in vetta Padova, SudTirol ed infine il Perugia, tutte squadre che nel corso della stagione hanno dovuto lasciare diversi punti per strada contro squadre altrettanto attrezzate (vedi Modena) o con squadre mento attrezzate ma ben organizzate (come la Feralpisalò o la Sambenedettese che, invece, è messa molto male a livello societario).

La squadra umbra parte in questa giornata con il coltello dalla parte del manico, forte della possibilità di festeggiare il ritorno in B dopo la clamorosa retrocessione della scorsa stagione. La squadra oggi allenata da Fabio Caserta è retrocessa dalla serie cadetta non ostante una rosa per la quale si pensava addirittura ad un ruolo da protagonista nella lotta promozione, per cui non ostante qualche elemento che è fuoriuscito causa retrocessione (vedi per esempio il centrale difensivo Gyomber, ceduto alla Salernitana , o il terzino destro Mazzocchi ora al Venezia), la rosa ai nastri di partenza in questa stagione presentava tanti elementi fuori categoria come i centrocampisti Kouan e Falzerano o l'ex romanista Aleandro Rosi ed i difensori centrali Sgarbi ed il capitano Angella. A questi elementi Caserta ha chiesto è ottenuto il suo pupillo Salvatore Elia che ha lavorato con l'allenatore nelle ultime due stagioni alla Juve Stabia, mentre a centrocampo sono arrivati elementi di ordine come l'ex Pordenone Burrai, il greco Sounas e la sorpresa del francese Vanbaeleghem.

La forza della squadra di Caserta sta nella duttilità di molti dei propri elementi, con Rosi che può essere schierato indifferentemente da terzo in una difesa a tre a da quarto di destra in una difesa a quattro, stesso discorso per Elia che può giocare da quinto di centrocampo così come da ala destra o esterno offensivo di un tridente, così come Vanbaeleghem può giocare sia da centrale di una difesa a tre che vertice basso del centrocampo.

Nell'ultima partita di campionato contro il Matelica abbiamo visto questo cambio di modulo in corso d'opera da parte di Caserta, pur restando inalterati i compiti richiesti da chi occupava la specifica zona di campo: con il 4-3-1-2 di partenza, i due terzini erano chiamati a dare ampiezza, mentre Vanbaeleghem da vertice basso di centrocampo si abbassava vicino ai centrali difensivi con Sounas a Kouan che agivano su una linea più avanzata. In fase di non possesso, poi, il francese si abbassava ulteriormente per creare una linea difensiva a 5.

Dopo aver trovato la rete del vantaggio, invece, la squadra di Caserta si dispone con uno schieramento che prevede la scalata di Rosi affianco ai due centrali difensivi, Sounas che affianca Vanbaeleghem in mezzo al campo, con Kouan spostato assieme a Minesso in zona rifinitura mentre ad Elia è richiesta l'ampiezza a destra, così come all'esterno opposto Crialese viene chiesta la stessa ampiezza a sinistra, tuttavia questo è un compito che non è variato tra uno schieramento e l'altro. Grazie a questa duttilità tattica dei suoi elementi e del suo allenatore, la squadra umbra ha sfruttato al meglio il materiale importante a propria disposizione non ostante nel corso di stagione abbia dovuto fronteggiare diverse emergenze per gli infortuni, specie nel reparto difensivo.

L'ultimo ostacolo per ottenere la promozione per la formazione perugina è dato dalla Feralpisalò, squadra di proprietà dell'omonima azienda avente sede proprio in prossimità del Lago di Garda con idee ambiziose ma senza fare follie dal punto di vista economico. Nel corso della stagione, la squadra allenata da Pavanel è stata anche in corsa per giocarsi la promozione diretta fino a poco prima della fine del girone d'andata, salvo poi avere un calo a cavallo tra il vecchio ed il nuovo anno, fino a ritrovarsi fisicamente e mentalmente nelle ultime settimane: nella partita di domenica pomeriggio la squadra gardenese avrà un obiettivo comunque importante da ottenere, ossia mantenere il quinto posto dagli assalti della Triestina, una posizione che garantirebbe un piazzamento più comodo in vista dell'inizio dei playoff.

Fonte grafico Wyscout
Nel 4-3-3 con cui in genere la Feralpisalò si schiera in campo, l'uomo attorno al quale gira tutta la squadra è Federico Carraro: il regista classe 1992 è uno di quei talenti del nostro calcio che promettevano grandi cose quando faceva parte della primavera della Fiorentina ma che una volta entrato nel calcio professionistico non è riuscito a rispettare le aspettative che in tanti riponevano su di lui. Dopo aver girato diverse piazze della serie C, lo scorso anno la Feralpisalò ha deciso di affidargli le chiavi del centrocampo dopo che nella stagione precedente all'Imolese Alessio Dionisi lo ha definitivamente spostato nella posizione di vertice basso davanti alla difesa, ruolo e posizione in cui, a 28 anni, sembra in grado di poter ricostruire la propria carriera da calciatore. L'ex Fiorentina è il giocatore da cui passano tutti i palloni in fase di costruzione e si sta mostrando un giocatore molto valido anche in fase di protezione della linea difensiva, specie da quanto il tecnico Pavanel ha deciso di predisporre una fase di non possesso più attendista rispetto alla prima parte di stagione.

Gli ultimi 90 minuti della stagione regolare del girone B della serie C saranno sicuramente ricchi di patos, il Perugia deve vincere per essere certo di festeggiare la promozione, e l'avversario non sarà certo dei più comodi: insomma la domenica pomeriggio è pronta a regalarci tante emozioni. tra festeggiamenti o psicodrammi.


ZENIT SAN PIETROBURGO - LOKOMOTIV MOSCA (DOMENICA ORE 18)

Anche in Russia la stagione è in dirittura d'arrivo e proprio domenica sera potremmo avere la matematica certezza del vincitore del campionato: a differenza di quanto accaduto in altre parti in giro per l'Europa, qui non vi sono novità, lo Zenit è saldamente al comando ed è pronto a festeggiare il terzo titolo consecutivo davanti al proprio pubblico. Tuttavia l'ostacolo che divide la squadra di Semak dalla matematica certezza del titolo è proprio l'immediata inseguitrice, ossia la Lokomotiv Mosca di Marko Nikolic, lontana 6 punti in classifica e che andrà a San Pietroburgo non solo a rovinare la possibile festa allo Zenit,  ma cercherà anche di portarsi a -3 in classifica e dare tanto pepe alle ultime due giornate di campionato.

Della forza dello Zenit ne avevo scritto anche nei mesi precedenti, mostrando come la grande quantità di talento individuale a disposizione della squadra di San Pietroburgo sopperisse all'assenza di una strategia di gioco particolarmente brillante: in particolare l'utilizzo dello strapotere aereo di Dzyuba è stata una carta molto utilizzata da Semak nel corso della stagione; tuttavia, la povertà di soluzione tattiche si è poi vista in Champions dove lo Zenit è uscito nel girone in cui era testa di serie senza mai mostrare di essere competitivo.

Dopo la pausa invernale, invece, abbiamo visto una squadra che cercava di sfruttare in modo diverso il proprio dominio tecnico, questo grazie ad un 4-4-2 che in fase di possesso si trasforma in un qualcosa di molto simile ad un 4-2-2-2 e con anche delle rotazioni in zona rifinitura molto interessanti: come si vede dall'esempio tratto dall'ultimo match di campionato vinto agevolmente contro il Rotor, si vede come la seconda punta Driussi e l'esterno destro Malcom vadano ad occupare la zona rifinitura mentre l'esterno sinistro Mostovoj alterna movimenti in cui resta largo oppure taglia alle spalle della difesa. L'ampiezza viene, invece, garantita dai due terzini che salgono contemporaneamente protetti dalla coppia di centrocampisti centrali che si dividono i compiti. Grazie a questa migliore occupazione degli spazi e portando un maggior numero di uomini in fase offensiva, lo Zenit ha potuto portare avanti il proprio dominio, riscontrabile non solo nel primo posto in classifica ma anche nel dato delle reti realizzate e delle conclusioni effettuati, tutti dati in cui è ampiamente in vantaggio sulla concorrenza: stesso discorso vale per l'occupazione del terzo avversario, con il 34% la squadra di Semak ha un dato di gran lunga migliore della concorrenza (lo Spartak Mosca, con il 32%, è l'unica ad avvicinarsi).

La Lokomotiv arriva a questa partita reduce da una serie di 8 vittorie consecutive che l'hanno portata a risalire fino al secondo posto dopo che fino alla pausa invernale la squadra veleggiava a metà classifica, forse influenzata dal doppio impegno in campionato ed in Champions, dove, non ostante l'eliminazione, ha mostrato di saper reggere il confronto contro corazzate come Bayern Monaco e Real Madrid.

La squadra allenata da Nikolic è abbastanza riconoscibile nel suo 4-3-1-2 con alcune costanti, sia in fase di possesso e non possesso, che non cambiano anche se modificano gli interpreti in campo: il lavoro svolto nel memorizzare questi concetti di gioco hanno portato la squadra ad essere sempre in grado di sapere cosa fare anche in contesti di gara differenti tra loro.

In fase di costruzione la Lokomotiv chiede ai terzini di tenersi quanto più larghi possibili, mentre l'altezza è basata su quanto sia forte il pressing avversario, nel frattempo il vertice basso di centrocampo ed una delle mezzali restano in zona di sviluppo a supporto dei centrali difensivi: Se l'azione non può progredire centralmente, il pallone viene allargato su uno dei terzini: la mezzala presente su quel lato si muove alle spalle della seconda linea di pressione avversaria e si aggiunge agli "invasori", ossia il trequartista e le due punte. In questo caso il terzino destro ha la possibilità di ritornare al centro dal vertice basso oppure verticalizzare immediatamente sulla mezzala che si inserisce: la Lokomotiv appena può cerca di sfruttare la seconda opzione.

In questa maniera la squadra di Nikolic accede alla trequarti avversaria dove la mezzala dialoga in zona rifinitura con le due punte ed il trequartista che si muovono per occupare al meglio quella zona di campo e, allo stesso tempo attaccare la linea difensiva con un inserimento. In questa occasione vediamo che una delle punte (Smolov) viene incontro mentre l'altra (Kamano) attacca la linea difensiva; in altre occasioni il loro movimento è quello di allargarsi ai lati della linea difensiva in modo da aprirne le maglie.

Sul proseguimento dell'azione Smolov controlla il pallone spalle alla porta mentre il trequartista Zhemaletdinov cerca l'inserimento alle spalle della linea difensiva: questo movimento genera ulteriore spazio in zona rifinitura che viene preso dall'altra mezzala Krychowiak che serve l'inserimento di Barinov, la mezzala che con il suo inserimento aveva dato il via all'azione. In questo caso il centrocampista polacco è l'uomo che genera l'ultimo passaggio, ma molto più spesso è lui a finalizzare questo tipo di azioni, tanto da essere il giocatore con più conclusioni e più realizzazioni della squadra anche su azione. 

A completare il quadro sul 4-3-2-1 della Lokomotiv vi è la fase difensiva che, come tutte le squadre che si dispongono con il rombo a centrocampo, cerca di orientarsi prevalentemente sul pallone allo scopo di comprimere gli spazi all'avversario. Da questo fermo immagine si nota abbastanza chiaramente quanto sia stretta la linea difensiva e totalmente orientata sul pallone: allo stesso tempo si vede chiaramente quanta densità faccia la formazione di Nikolic in zona palla per ridurre le opzioni al giocatore avversario in possesso palla. Tuttavia questo sistema ha anche dei punti di debolezza che sono facilmente desumibili: qualora l'avversario sia in grado di cambiare fronte di gioco diventa estremamente complicato andare a riaccorciare anche sul lato opposto, esponendo dunque la difesa a situazioni di grande pericolo, soprattutto nel momento in cui il grande sforzo fisico richiesto per coprire il campo in questa maniera non viene a chiedere il conto, cosa che è avvenuta soprattutto nella prima parte di stagione quando la squadra dei ferrovieri era alle prese con la doppia competizione in Russia ed in Europa.

Sarà quindi una sfida molto aperta e spettacolare a mio parere: la Lokomotiv ha sempre vinto in campionato nel 2021 e non ha alcuna intenzione di vedere festeggiare i propri rivali, la capacità di muovere rapidamente il pallone può mettere indubbiamente in difficoltà la squadra di San Pietroburgo. I vari Driussi, Azmoun e Malcom dovranno alzare il livello del proprio rendimento per far male alla Lokomotiv, questo potrebbe essere un'ulteriore garanzia di spettacolo.


MONACO - LIONE (DOMENICA ORE 21)


Credo che ormai si siano spese davvero tante parole per raccontare quanto sia avvincente la lotta che si sta delineando nel campionato francese per tutti gli obiettivi: la vittoria del Lille domenica scorsa a Lione ha aumentato la convinzione della squadra di Galtier di poter davvero fare il colpo grosso in questa stagione, ma alle sue spalle PSG e Monaco sono li pronte ad aspettare un passo falso della capolista per poter operare il sorpasso.

Per i monegaschi le possibilità di restare in corsa per la vittoria finale passano per la sfida di domenica sera proprio contro il Lione di Rudy Garcia, uscito sicuramente distrutto nel morale per la rimonta subita dal Lille domenica scorsa ma allo stesso tempo vuole mantenere vive le speranze di restare in corsa per le prime tre posizioni che varrebbero l'accesso alla Champions League, un traguardo che sarebbe un giusto riconoscimento per l'ottima stagione disputata ma che rischia di essere vanificato dalla presenza di una concorrenza ancora più forte che però l'ex tecnico della Roma crede di poter battere.

La squadra di Kovac si presenta a questa sfida dall'altro di un girone di ritorno letteralmente dominato con 12 vittorie in 15 partite e con una crescita sia individuale di alcuni elementi (straripante lo strapotere a centrocampo della coppia Fofana-Tchouameni) che tattico di squadra. In queste settimane i meccanismi messi in piedi dall'ex allenatore del Bayern Monaco hanno permesso alla squadra di esprimersi a proprio agio anche in assenza del suo giocatore più rappresentativo, ossia Wissem Ben-Yedder: il capocannoniere e capitano della squadra monegasca è stato utilizzato part-time per alcuni problemi fisici ma la squadra non ne ha risentito anche grazie alle ottime prestazioni di un Stefan Jovetic restituito ad alti livelli.

Fonte dati FbRef / StatsBomb
La crescita delle prestazioni del Monaco ha seguito pari-passo il miglioramento delle prestazioni difensive: il talento a disposizione della squadra di Kovac nella metà campo avversario era già conosciuto, tuttavia restava da registrare la fase difensiva. E' qui che l'allenatore croato ha eseguito un lavoro estremamente importante: ha sfruttato la forza fisica dei suoi centrocampisti e dei suoi centrali difensivi per tenere sempre alto il baricentro anche in fase di non possesso e rendere a tratti impossibile all'avversario raggiungere l'area di rigore. Come si evince dal grafico qui esposto, la squadra monegasca è tra quelle che subiscono meno tiri a partita, inoltre solo tre squadre nei principali campionati europei concedono tiri dal livello di pericolosità inferiore; squadre che, allo stesso tempo, subiscono un maggior numero di tiri dagli avversari.

Il Lione indubbiamente sta disputando una bellissima stagione e sarebbe davvero un gran peccato vederli fuori dalla Champions: la squadra di Garcia ha mostrato di essere una contendente valida per il titolo e lo ha anche dimostrato nella partita persa contro il Lille, quanto meno per come la squadra ha interpretato la partita nel corso del primo tempo. Ciò che sta mancando in questo momento alla squadra lyonnaise è una condizione fisica in grado di sostenere l'ambizioso piano partita dell'ex allenatore della Roma: l'assenza di diversi elementi, soprattutto nel reparto difensivo, ed il recupero lento da precedenti infortuni di gente come Aouar, Cherki e Kadewere, si sta rivelando un problema nel momento in cui la squadra necessita di avere forze fresche nella fase finale della partita.

Il principale punto di forza della squadra allenata dall'ex tecnico della Roma sta proprio nella strategia di pressing molto simile a quella che il tecnico francese esercitava quando era allenatore della squadra giallorossa: in fase di non possesso, infatti, il 4-3-3 si trasforma in un qualcosa a metà tra un 4-3-3 ed un 4-1-4-1. Gli esterni offensivi, infatti, si abbassano sulla seconda linea di pressione, mentre le due mezzali si alzano quasi in linea con il centravanti a formare la prima linea di pressione. Lo scopo di questa scelta sta nella maggiore capacità degli interni di andare a prendere i centrali di centrocampo avversari, mentre gli esterni si occupano, appunto, delle zone laterali chiudendo la linea di passaggio verso l'esterno offensivo avversario togliendo l'opzione di passaggio più semplice al terzino avversario. Lo studio della strategia di pressing da parte di Garcia ha consentito al Lione di raccogliere molti dividendi nel primo tempo, tuttavia il gran lavoro richiesto ai due interni Paqueta e Caqueret si è visto nel secondo tempo quando i due hanno perso forza e lucidità, situazione che ha portato al grave errore del brasiliano in occasione del momentaneo pareggio del Lille.

Lo schieramento in fase di costruzione da parte del Monaco rischia di essere meno produttivo il pressing del Lione, vista la capacità del duo di centrocampo di resistere al pressing avversario ed anche considerato il diverso scaglionamento in campo della squadra di Kovac. Nel precedente di Coppa di Francia disputato un paio di settimane fa il Monaco ha vinto per 2-0 soprattutto grazie alla capacità di mandare più volte a vuoto i tentativi di pressing della squadra di Garcia. Sarà sicuramente una grande sfida in cui il Lione si gioca tutto, ma anche il Monaco non può certo guardarsi indietro, speriamo di vedere un bis della bella sfida tra Lione e Lille di domenica scorsa.

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