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Wednesday, 14 April 2021

Il calcio di Paris Saint-Germain e Bayern Monaco

Immagine Twitter Champions League

Dopo la finale dello scorso anno PSG e Bayern Monaco si ritrovano in Champions League per l'accesso alla semifinale: con la partita di stasera si è chiuso un doppio confronto ricco di goal, emozioni e tante bellissime giocate che hanno esaltato alcune caratteristiche delle due squadre, hanno mascherato alcuni difetti ma soprattutto hanno messo a nudo i difetti dell'avversario.

Il calcio degli anni '20 è comandato dalle squadre che passano da una fase all'altra del gioco in maniera rapida fino al punto da non accorgersi di una fase di costruzione che già ci troviamo a mettere a referto un tiro, una parata o un goal: chi cerca di giocare un calcio in cui le singole fasi sono stagne ed analizzate quasi separatamente si trova e si troverà molto indietro nelle gerarchie del calcio europeo.

Nel corso degli anni il calcio si è evoluto tanto quanto si è evoluto, quanto meno fisicamente, l'essere umano: fino a 30 anni fa un campo da calcio di 105 metri X 68 metri era riempito da 20 giocatori di movimento la cui altezza media era intorno ai 170 cm, oggi un campo da calcio è riempito da calciatori la cui altezza media eccede i 180 cm. Questo porta come conseguenza che il campo da calcio, che nel frattempo non ha modificato le proprie misure, diventa più facile da coprire per una squadra, per questo la giusta occupazione e comprensione degli spazi diventa basilare nella costruzione di una strategia.


COME COMPRIMERE ED ATTACCARE GRANDI SPAZI


Photo Credit Eric Laurie
Il calcio del Bayern Monaco è archetipico del modo di giocare a calcio in Germania nell'ultimo decennio: lo spazio per l'avversario in possesso del pallone deve essere il minore possibile, e avvalendosi della regola del fuorigioco, utilizza lo strapotere fisico dei propri difensori per chiudere l'avversario nella propria metà campo come un pugile mette alle corde il proprio avversario a cui non resta che alzare la guardia e incassare al meglio i propri colpi. Come si evince dall'esempio nel fermo immagine a lato, la strategia difensiva del Bayern rappresenta una rivisitazione dei concetti che abbiamo conosciuto con Arrigo Sacchi a cavallo tra gli anni '80 e gli anni '90: il focus è sulla compressione degli spazi per l'avversario, la linea difensiva si muove esattamente sulla linea di centrocampo mangiando 60 metri di campo. Il Milan di Sacchi sfruttava a proprio vantaggio la regola del fuorigioco molto più estensiva rispetto a quella di oggi, per cui il Bayern ovvia le ridotte possibilità di usare il fuorigioco puntando sulla fisicità e sulla velocità di recupero in progressione dei propri difensori.

Il calcio del PSG, invece, ha bisogno di spazio da attaccare: come in un concetto darwiniano, l'attaccante per sopravvivere alle difese alte e fisicamente dirompenti deve saper coprire lo spazio che li divide dalla porta avversaria quanto più rapidamente possibile. 
L'attaccante degli anni '20 del XXI Secolo non è più quello che si vede poco e che fornisce il proprio contributo solo nel momento in cui un pallone vaga all'interno dell'area di rigore, ma è quello che con tre falcate è in grado di lanciarsi verso la porta con il pallone seminando il difensore avversario che lo insegue: Questo è ciò che definisce lo strapotere in questi contesti di Neymar e Mbappè, più lontani possono partire dall'area di rigore tanto più possono diventare letali, mentre soffrono tanto avversari che di spazio tra sé e la porta ne lasciano poco. In un contesto come quello del calcio attuale in cui gli spazi si comprimono i due elementi più rappresentativi di questo PSG riassumono ciò di cui è necessario per dilatare nuovamente quei spazi: la tecnica individuale che si riassume nel gesto tecnico che, a mio parere, resta basilare per distinguere un buon giocatore da un giocatore con un qualcosa in più, ossia il dribbling. La mappa dei dribbling di Paris Saint Germain-Bayern Monaco ci mostra il motivo per il quale abbiamo visto tanto spettacolo in questi 180 minuti: i 13 dribbling tentanti dal numero 10 brasiliano hanno generato la gran parte dei pericoli costruiti dalla squadra francese tra le due partite, poi il fato ha voluto che all'andata dove i parigini hanno creato di meno sono andati a segno 3 volte su 4 conclusioni, mentre al Parco dei Principi non è bastato creare una decina di occasioni da rete per violare la porta di Neuer.


DUE MODI DIVERSI DI FINALIZZARE DALL'ESTERNO




 

Come si evince dalla grafica relativa agli xG del doppio confronto, entrambe le squadre hanno prodotto tantissimo e i risultati delle due partite sono stati inversamente proporzionali alla qualità di quanto prodotto nelle rispettive partite. Indipendentemente da come le due squadre siano state in grado di concretizzare quanto prodotto, è stato molto chiaro vedere come le due squadre creavano le conclusioni a rete.

La strategia del PSG è stata sempre abbastanza chiara in questo doppio confronto: con una squadra come il Bayern che inonda di uomini la trequarti avversaria, non è possibile pensare di invadere a propria volta la trequarti con tanti uomini come, invece, è costretto a fare il più delle volte in Ligue 1. Per questo motivo gli attacchi sono sempre stati orchestrati dai soliti tre li davanti: Angel Di Maria, Neymar e Mbappè: la tecnica sullo stretto dei due sudamericani, unita alla rapidità del francese portano i parigini a strutturare la fase offensiva su rapide verticalizzazioni.

Fonte passmap Calcio Datato
Nei dati elaborati qui a fianco è molto importante notare non tanto le posizioni medie dei calciatori (era abbastanza comprensibile anche ad occhio nudo che la supremazia territoriale e del possesso era appannaggio dei bavaresi) quanto il dato sulla combinazione dei passaggi: il Bayern ha palleggiato molto da dietro e non è un caso che i due difensori centrali siano quelli che hanno toccato il maggior numero di palloni, il PSG invece ha immediatamente lasciato che a giocare la palla fossero i suoi tre elementi offensivi. Di rado capita vedere in una statistica di questo tipo che le maggiori combinazioni di passaggi arrivino dai tre uomini più avanzati anziché quelli arretrati.

Le differenze di approccio del PSG tra Champions e Ligue 1 sono ben identificabili da questi esempi: un tipico attacco del PSG della partita di ieri sera vede l'area di rigore occupata dal tre giocatori (Mbappè, Neymar, Di Maria) con un quarto giocatore a supporto (Draxler), per cui utilizzando un linguaggio molto tecnico si può affermare che il PSG avesse 4 invasori a cui delegare la fase di rifinitura e finalizzazione. Questa strategia in Champions del PSG è un retaggio della gestione Tuchel che, in questa fase ad eliminazione diretta. anche Pochettino ha fatto propria. E' opportuno, dunque, affermare che molto merito di ciò che abbiamo visto in questo doppio confronto è farina del sacco dell'attuale allenatore del Chelsea, il quale con questa strategia ha permesso al PSG di superare quella che sembrava una sindrome europea di una squadra ricca di soldi e talento ma incapace di confrontarsi con le grandi d'Europa. 

A dimostrazione di quanto sopra arriviamo al modo in cui il PSG arrivi alla finalizzazione ed alla rifinitura in Ligue 1: nel campionato francese il contesto tattico che la squadra parigina si trova ad affrontare è completamente diverso, con squadra che mantengono un baricentro decisamente basso e che, di conseguenza, lasciano pochi uomini in zone avanzate del campo. Lo scenario dunque è completamente ribaltato e per Mbappé e, soprattutto, Neymar gli spazi per muoversi sono molto ristretti, una situazione che spesso e volentieri mostra i limiti del brasiliano, poco incline ad accettare duelli "sporchi" con l'avversario di turno (non è causale che termini anzitempo la partita causa cartellino rosso come accaduto contro il Lione). Per questo motivo il PSG in Ligue 1 è chiamato ad attaccare con più uomini, tuttavia si può notare anche come l'accesso all'area di rigore avvenga quasi sempre per vie laterali, dove i vari Mbappé e Di Maria cercano di defilarsi per poter ricevere palla e mettersi in moto con una giocata individuale che resta, dunque, il punto di forza principale della squadra quando deve attaccare una linea difensiva, che sia essa alta o bassa.

Per quel che riguarda il Bayern Monaco, invece, la fase offensiva è legata alle caratteristiche dei propri elementi offensivi principali, ossia Thomas Muller e Robert Lewandovski: la loro capacità di muoversi in area di rigore è l'architrave dell'attacco alle difese da parte del Bayern. Non è un caso che, in contemporanea all'assenza del centravanti polacco nel doppio confronto la squadra bavarese non sia stata in grado di finalizzare nella stessa maniera in cui è in grado di fare abitudinariamente.

Fonte grafiche WhoScored
Tra andata e ritorno della doppia sfida il Bayern è andato al cross quasi 70 volte: una statistica che, letta superficialmente, potrebbe far pensare ad una squadra che fa fatica a sfondare centralmente e che, quindi, si affida ai cross per creare pericoli. In realtà il Bayern Monaco è una della squadra che arriva maggiormente al cross in Europa (25 a partita in Bundesliga, 23 in Champions, sempre fonte WhoScored) e riesce a fare la differenza con la scelta del tipo di cross da effettuare, ma soprattutto con la capacità e l'intelligenza dei suoi elementi offensivi sul come coprire l'area di rigore e rendersi indifendibili anche in situazioni in cui generalmente la gran parte delle squadre non sono in grado di creare una situazione di pericolo. Se andiamo a vedere i 3 goal realizzati dal Bayern tra andata e ritorno possiamo notare quasi sempre le stesse dinamiche.



Come si nota negli esempi delle due reti realizzate da Choupo-Mouting tra andata e ritorno, si può notare come in entrambi i casi l'area di rigore sia riempita in modo tale da avere diverse soluzioni per rendere incisivo il cross. Nei due casi abbiamo due tipologie di cross diverso: nel caso della partita di ieri abbiamo un cross di Coman dall'altezza del lato corto dell'area di rigore in cui Thomas Muller si stacca dalla marcatura per giocare di sponda sull'inserimento di Alaba (che ha sostituito i compiti di Goretzka in questo tipo di situazione) il cui tiro genererà il tip-in vincente del centravanti nato in Germania ma di passaporto camerunense.
Nel goal realizzato all'andata, invece, il cross arriva dal mezzo spazio destro della trequarti, una situazione spesso e volentieri sconsigliata contro difese schierate: ma anche in questo caso il riempimento dell'area di rigore segue le stesse dinamiche dell'azione vista ieri sera mandando in confusione i 4 della linea difensiva del PSG con Danilo Pereira che si perde Choupo-Mouting, tuttavia, come si vede. anche l'inserimento di Coman da sinistra avrebbe potuto generare una situazione di grave pericolo per la difesa della squadra di Pochettino.

La citazione dell'inserimento di Coman alle spalle del terzino non è casuale, perché il Bayern di Flick ha costruito molte fortune offensive grazie a questo tipo di routine: negli esempi qui di fianco si può notare in maniera nitida come la modalità di riempimento dell'area con 4 uomini e del cross dalla trequarti non sia una casualità bensì una tipologia di giocata presente in maniera continua nel playbook della squadra di Flick. Il primo esempio arriva dalla finale con il PSG dello scorso anno, dove il goal di Coman arriva proprio da un cross di Kimmich alle spalle della linea difensiva con Muller e Lewandovski a fornire al numero 6 tedesco due diverse opzioni di rifinitura e Goretzka una terza inserendosi da dietro proprio come Alaba nell'azione di ieri sera. Identica dinamica l'abbiamo ammirata in occasione del goal contro il Werder Brema dello scorso novembre con Goretzka questa volta in veste di rifinitore.




CONCLUSIONI


In questo doppio confronto Bayern Monaco e Paris Saint Germain ci hanno regalato tanto spettacolo e tante emozioni, ma oltre a questo ci hanno fornito tante utili informazioni su quanto il valore dei calciatori e della strategia di squadra si equivalgano come rapporti di forza.

In Bayern Monaco e PSG notiamo la presenza di tanti giocatori esaltati dalla strategia di gara dei loro allenatori, ma anche il contrario, ossia giocatori il cui valore tecnico esaltano la strategia stessa mediante la loro capacità di esecuzione.

In queste ore sui vari social ho notato diversi punti di vista su cosa questa partita ha significato, in particolare ho visto tanta gente che ha sfruttato il match per perorare una specifica causa: la verità è che queste due partite ci hanno permesso di vedere un compendio di tanti stili di gioco e tanta capacità dei singoli interpreti di rispondere rapidamente agli stimoli ed alle problematiche che la partita richiedeva in ogni specifico momento.

Per questo motivo abbiamo visto i momenti di difesa bassa e posizionale del PSG, il crossing game del Bayern, le transizioni ed il gioco verticale dei francesi alternato a fasi di costruzione dal basso (a proposito, che partita di spessore quella di Paredes in costruzione davanti alla difesa) per chiudere con la pressione ed il baricentro alto del Bayern Monaco: ogni fase della partita richiedeva un certo comportamento ed i giocatori in campo lo hanno eseguito mostrando non solo le loro capacità tecniche, ma soprattutto la loro capacità di sapere in pochi secondi quale era la scelta giusta da fare, che fosse un colpo di tacco o un lancio di 50 metri.

Per ottenere tutto questo è necessaria capacità individuale dei giocatori e strategia degli allenatori, una non può fare a meno dell'altra.

Friday, 9 April 2021

Consigli per il weekend calcistico, stagione 20/21, Ep. 24




Ogni weekend inizia ad essere sempre più decisivo per le sorti dei vari campionati, così ogni match diventa importante per consolidare determinate situazioni di classifica o per cercare di inseguire sogni di gloria inattesi all'inizio di questa strana stagione. 

Per esempio in Premier la lotta per la Champions è sempre più intrigante e si incrocerà con una nuova sfida per Mourinho contro il suo passato più recente in Tottenham-Manchester United, con la Liga che potrebbe vivere un turno di campionato che può diventare un instant classic con il Clasico a Madrid e l'Atletico chiamato a mantenere la vetta contro un Betis le quotazioni sono in piena ascesa e la Bundesliga che mette di fronte Wolfsburg ed Eintracht che, oltre a promettere spettacolo, potrebbe dirci se potrà esistere una lotta per accedere ai primi 4 posti oppure no.

Diversi sono i temi emersi nelle ultime settimane, per questo la scelta delle partite da seguire in questo weekend segue questa doppia falsariga: da una parte i motivi di classifica, dall'altra la verifica di spunti tecnici emersi negli ultimi giorni.

LIGUE 1, METZ - LILLE (VENERDI' ORE 21)

Il campionato francese è senza dubbio uno dei più avvincenti d'Europa vista la grandissima lotta al vertice che, a 7 giornate dalla fine, vede ancora 4 squadre in lotta per il titolo divise tra di loro da appena 5 punti: in questa situazione chi ha dato una grande frustata è stato il Lille che, nello scorso weekend, ha espugnato il Parco dei Principi mettendo 3 punti tra se ed il Paris-Saint Germain. 

Questa sera la formazione di Galtier sarà chiamata a confermare la vetta della classifica in un impegno tutt'altro che comodo sul campo di una delle squadre più interessanti del campionato, ossia il Metz di Antonetti. 

Dopo un inizio complicato di stagione la squadra lorena ha iniziato a risalire la classifica con una serie di prestazioni solide e convincenti che l'hanno portata, ad un certo punto, ad essere in piena corsa per un posto in Europa nella prossima stagione: dopo la serie negativa di 1 punto nelle ultime 4 partite, tuttavia, gli uomini di Antonetti hanno perso terreno in questa lotta a vantaggio di Lens, Marsiglia e Rennes e facendosi superare anche dal Montpellier, squadre che sembrano, al momento, meglio attrezzate per il raggiungimento di questo obiettivo.

Del Metz avevo anche scritto in precedenza mettendo in risalto la grande capacità del club di costruire talenti in casa da cedere poi a squadre con maggiore forza economica: questo non ha mai consentito alla squadra granata di ambire a posizioni di classifica particolarmente nobili, anzi per molto tempo la squadra ha dovuto vivacchiare nella Ligue 2. Da quel momento le prestazioni di alcuni suoi elementi si sono ulteriormente innalzate: su tutti si stanno distinguendo, oltre al terzino destro Centonze, di cui avevo parlato precedentemente, il centrocampista centrale Pape Sarr, classe 2002, giocatore dalla grande facilità di calcio e che può sfruttare il suo fisico al meglio in fase di interdizione, ed il trequartista algerino Farid Boulaya, dalle cui giocate dipendono le fortune offensive della squadra.

Il trequartista algerino è l'elemento che rifinisce il gioco della squadra: se andiamo a vedere le statistiche del Metz in questa stagione, Boulaya è per distacco il giocatore che genera il maggior numero di expected assist ed è anche il secondo per xG prodotti dalla squadra. In alcune partite la forza di Boulaya è stata forse anche il limite in fase offensiva della formazione granata: qualora l'avversario si mostra in grado di limitare il giocatore algerino, la squadra fatica a rendersi pericolosa. Una dimostrazione è arrivata proprio dall'ultima partita di campionato persa a Montecarlo, dove il Metz non è mai stato in grado di rendersi pericolosa a causa del fatto che il movimento senza palla delle punte svuotava del tutto l'area di rigore avversaria; quando invece Boulaya riesce a pulire i possessi ed a coinvolgere gli esterni, allora il Metz riesce a portare un numero sufficiente di giocatori in avanti per creare pericoli. 

Di Pape Sarr, invece, impressionano le sue qualità balistiche: è già andato a segno per 3 volte in questa stagione (due volte in campionato, una volta in Coppa di Francia, dove ha realizzato questo bellissimo goal), mostrando tutta la sua qualità nel tiro da fuori area, tutte situazioni generate, come detto precedentemente, dalla capacità del Metz di riuscire a creare pericoli quando riesce ad attaccare l'area con diversi uomini abbassano così le linee avversarie: questo crea spazio per le conclusioni da fuori del centrocampista senegalese che, grazie alle sue prestazioni, ha anche esordito nella nazionale maggiore nelle qualificazioni per la Coppa d'Africa disputate due settimane fa. 

Il Lille, invece, arriva a questa gara reduce dalla pesantissima vittoria ottenuta a Parigi sabato scorso in una partita in cui la squadra di Galtier ha mostrato tutte le proprie capacità di generare le proprie migliori prestazioni quando può giocare in transizione. Per buonissima parte della partita, le volate di David, di Bamba e di Ikone hanno fatto saltare i meccanismi difensivi del PSG. 

La squadra di Galtier è stata più volte oggetto di mie analisi in questi mesi proprio per la sua specificità di squadra che pur cercando di evolversi all'interno di contesti in cui è chiamata a fare la partita è molto a proprio agio quando può agire in transizione o quando ha spazio per innescare la velocità dei suoi attaccanti.

Nell'esempio qui proposto vediamo come la squadra di Galtier sappia compattarsi nel suo 4-4-2 in fase di non possesso chiudendo ogni via d'accesso centrale per poi aggredire non appena l'avversario accetta di utilizzare le vie esterne; in transizione fa il resto la capacità di smarcamento alle spalle del terzino da parte di David e la velocità di Bamba ed Ikone. La partita con il PSG di sabato scorso si è giocata tutta su questa falsariga. Come si evince il Lille quando è senza palla ha un piano molto preciso e difficile da aggirare, al contrario quando è costretta a fare la partita le cose cambiano, specie quando non sono disponibili Yazici e Luiz Arajo, giocatori la cui tecnica e la capacità di gestire il pallone anche in spazi stretti ha permesso di portare a casa partite in cui la squadra di Galtier ha dovuto affrontare a sua volta squadre dal baricentro basso.

Dopo la vittoria di Parigi, dunque, per il Lille è il momento di giocarsi in queste giornate finali le proprie chance di portare a casa un titolo che avrebbe del clamoroso: il Metz ha bisogno, dal canto suo, di tornare a fare punti e per i suoi elementi più giovani è la partita ideale per mettersi in vetrina e mostrare il proprio valore. Non si prospetta una partita ricca di goal e di emozioni, ma sarà interessante vedere come le due squadre saranno in grado di affrontare un piano partita scomodo per entrambe.


BUNDESLIGA, BAYERN MONACO - UNION BERLINO (SABATO ORE 15,30)

Con la vittoria ottenuta a Lipsia nello scorso weekend il Bayern Monaco ha sostanzialmente ipotecato il nono titolo consecutivo andando a +7 sulla squadra di Nagelsmann. Fuori dalla Coppa di Germania, la squadra di Flick potrà adesso focalizzarsi sulla Champions League e cercando di gestire le forze in campionato potendo, appunto, sfruttare un vantaggio in classifica facilmente gestibile. In questo weekend, tuttavia, arriva un test molto serio per i bavaresi che dovranno affrontare l'Union Berlino, grande rivelazione di questa stagione che spera di poter chiudere la stagione addirittura sperando in un clamoroso piazzamento in zona Europa.

La formazione di Flick deve affrontare questa fase della stagione senza il suo centravanti Robert Lewandovski, un'assenza che ha un impatto non di poco conto per la squadra bavarese e che ben è stata riassunta dalla partita di Champions contro il PSG. Mentre nella partita contro il Lipsia dello scorso weekend il Bayern era riuscito a limitare l'assenza del centravanti polacco con una prestazione difensiva molto attenta sia a livello di reparto che a livello individuale che le ha permesso di capitalizzare al meglio la rete di Thomas Muller, la grande forza offensiva della formazione parigina ha messo, invece, a serio repentaglio la difesa della Champions vinta nella scorsa stagione.

Fonte dati FbRef StatsBomb
Le problematiche difensive dell'approccio voluto da Flick dal primo giorno in cui si è insediato all'Allianz Arena sono ben conosciute, tanto da rendere il Bayern una delle squadre maggiormente perforabili a livello europeo anche in confronto con squadre aventi lo stesso stile di gioco. Come si evince dal grafico elaborato qui di fianco, tra le squadre presenti nel quadrante in alto a destra, ossia quelle che esercitano maggiore pressione nella parte più alta del campo, la squadra bavarese è quella che concede più tiri ed occasioni più nitide ai propri avversari proprio in virtù di una difesa alta che, se presa alle spalle, diventa molto perforabile.

Questo è ciò che è successo contro il PSG in settimana, dove una squadra con giocatori come Neymar e Mbappè hanno trovato terreno fertile contro la linea difensiva della squadra di Flick, tuttavia mentre questo difetto viene accettato nel momento in cui la produzione offensiva permette alla squadra di chiudere sempre con almeno un goal in più dell'avversario, l'assenza di Lewandovski ha inciso profondamente nella capacità di concretizzare l'enorme mole di gioco prodotta contro la squadra di Pochettino.

La squadra allenata da Fischer rappresenta un'eccellenza dell'organizzazione in campo: sono diverse le trasformazione che l'allenatore svizzero ha dato a questa squadra con lo scopo di farla evolvere e di esaltare le caratteristiche dei propri giocatori. Indipendentemente dallo schieramento in campo la squadra di Fischer cerca di alternare attacchi diretti ad una impostazione maggiormente ordinata con uno sviluppo delegato agli esterni Trimmel e Lenz (o Ryerson) e con la coppia di centrocampisti formata da Andrich e Promel che giocano scaglionati uno davanti all'altro, con il primo che supporta la fase di costruzione ed il secondo che avanza alle spalle della seconda linea di pressione avversaria. Il passaggio alla difesa a 3 nasce dall'opportunità di usufruire in fase di impostazione di un piede educato come quello di Nico Sclotterbeck, centrale difensivo che può anche disimpegnarsi da terzino sinistro che abbiamo anche visto con la maglia della Germania nel recente europeo Under 21, e che ha saltato buona parte della stagione a causa di un grave infortunio muscolare. 








Fonte dati FbRef / StatsBomb
Questa organizzazione ha permesso di creare una squadra in grado di coprire sempre il campo nel modo migliore ed allo stesso tempo continuare a perseguire la strategia di lasciare l'onere del possesso palla all'avversario. A dimostrazione della specificità e dell'efficacia di questa squadra, i numeri mostrano come a livello dei principali campionati europei, l'Union Berlino sia l'unica squadra con un dato di possesso palla medio sotto al 50% a concedere meno di 10 tiri a partita, ma soprattutto con un pericolosità molto bassa (sulla base degli xG subiti per tiro) e con un saldo di xG a proprio favore, dato non riscontrabile in nessuna delle squadre presenti nella parte sinistra di questo grafico.

Per un Bayern che, quindi, si trova in mezzo a due sfide delicate di Champions, la partita contro una squadra ben organizzata come l'Union potrebbe essere un ostacolo molto più complicato del solito, per cui si prospetta una partita molto aperta e che potrebbe regalarci anche una sorpresa viste le difficoltà dovute alle assenze per la formazione di Flick.

SUPER LIG, GALATASARAY - FATIH KARAGUMRUK (SABATO ORE 18)

Il campionato turco è un campionato che sta vivendo quello che possiamo definire un vuoto di potere: non c'è una squadra che domini il campionato (seppur il Besiktas ha preso la testa della classifica con un certo margine) in questa stagione, una situazione opposta a quella politica, dove il potere è nelle mani di una sola persona la cui squadra, però, dopo aver vinto il campionato nella scorsa stagione, si trova addirittura invischiata nella lotta per non retrocedere.

Per questa ragione le tre grandi tradizionali di Turchia si stanno giocando il titolo ma senza, tuttavia, esaltare gli osservatori. Alle spalle di questo terzetto, ricolmo di giocatori in grado di fare la differenza sul suolo turco, si stanno affacciando diverse realtà interessanti che intendono modernizzare il tipo di calcio espresso in campionato, e tra queste esiste una squadra presa in consegna da un allenatore italiano, Francesco Farioli, ossia il Fatih Karagumruk, che l'ex assistente di De Zerbi al Sassuolo ha preso in consegna da un paio di settimane e che si prepara ad affrontare il Galatasaray all' Ali Sami Yen.

La squadra di Fatih Terim è reduce da due pesanti sconfitte consecutive ed una serie negativa con una sola vittoria nelle ultime 5 partite che ha fermato la corsa dei giallorossi che vincendo a febbraio il derby contro il Fenerbache (allora capolista) e vincendo sul campo dell'Alanyaspor, ex squadra di Farioli, aveva chiuso il mese di febbraio in testa alla classifica. 

Fonte passmap 11Tegen11
I movimenti sul mercato di gennaio hanno completato la squadra rendendola ancora più vicina ai princìpi di gioco di Terim basati sul possesso palla e sulla ricerca del gioco tra le linee per poi colpire in profondità, così a gennaio è stato ceduto Diagne al WBA in Premier League (dove non si sta comportando affatto male) sostituendolo con l'egiziano Mohammed, attaccante molto più mobile e molto più propenso ad attaccare la profondità al pari del nigeriano Onyekuru. Non è un caso che i guai siano iniziati nel momento in cui Feghouli, l'uomo deputato al gioco tra le linee e rifinitore principale nelle idee di Terim, è stato licenziato dal club per le critiche espresse al club in relazione alla tenuta del terreno di gioco dell' Ali Sami Yen. La vicenda non può non aver influito sulla squadra che ha perso un riferimento importante nello sviluppo del gioco, tanto da far perdere anche equilibrio tattico alla squadra che da allora fatica a risalire il campo con la stessa facilità che il trequartista algerino garantiva.

Dall'altra parte Farioli ha preso in consegna il Karagumruk da due settimane dopo aver iniziato la stagione da assistente presso l'Alanyaspor, squadra che per buona parte della stagione è stata anche in vetta alla classifica. Farioli ha un percorso professionale molto diverso rispetto ad altri allenatori italiani, visto che si è formato all'accademia del Barcellona per poi iniziare la propria carriera da assistente di Roberto de Zerbi, contribuendo, da allenatore dei portieri, alla crescita di Andrea Consigli nel gioco con i piedi. Nel suo periodo in Anatolia da vice-allenatore la scuola barcellonista assieme a quella di De Zerbi è stata ben visibile nello stile di gioco dell'Alanyaspor che, infatti, ha il dato di possesso palla più alto del campionato (58,9%) ed anche il dato più alto nei tiri effettuati (15,9 a partita). 

Ora Farioli è chiamato a portare le proprie idee di gioco dall'Anatolia alla periferia di Istanbul, dove ha trovato una squadra che, da neopromossa dopo 36 anni nelle leghe inferiori, ha deciso di puntare su una strategia di mercato molto singolare basata sull'acquisizione di diversi giocatori a parametro zero, di cui gran parte con un passato recente o meno nel campionato italiano: per citarne alcuni abbiamo Lucas Biglia, Fabio Borini, Andrea Bertolacci, Emiliano Viviano e Edin Zukanovic. 

Nelle due partite sin qui disputate si è già vista la mano del tecnico italiano che, con Viviano e Biglia ha i giocatori ideali per perseguire la ricerca del controllo del gioco tramite la costruzione dal basso ed il mantenimento del possesso palla (già oltre al 60% in entrambi i match fin qui disputati). Nei fermo immagine che ho selezionato, presi dalla partita vinta martedì contro l'Hatayspor, si nota subito uno schieramento in costruzione 2+3 molto simile a quello che De Zerbi propone a Sassuolo, così come vediamo le linee che si alzano in assenza di pressione avversaria con Viviano che gestisce il pallone anche diversi metri fuori dall'area di rigore. Ovviamente questi sono solo piccoli accorgimenti e certamente ci sarà da aspettarsi ulteriori evoluzioni, per questo sarà molto interessante capire il percorso di Farioli e di questa squadra che, a sorpresa, è in corsa per un posto in Europa nella prossima stagione.


SERIE A, SAMPDORIA - NAPOLI (DOMENICA ORE 15)

I due recuperi infrasettimanali della serie A hanno finalmente chiarito il quadro della situazione per le prime posizioni: l'Inter è partita in fuga ed ha messo tra se e le proprie avversarie un margine oltre i 10 punti che le dovrebbe permettere di festeggiare il diciannovesimo scudetto anche con un discreto anticipo rispetto alla fine del campionato; per la zona Champions, invece, si è creato un gruppo molto compatto che parte dal Milan secondo in classifica e raggiunge le due romane al sesto e settimo posto più staccate. In questo momento la squadra che ha le uniche reali chance di cambiare l'ordine delle prime quattro posizioni è il Napoli di Gennaro Gattuso, reduce dalla sconfitta contro la Juventus di mercoledì che ha nuovamente ridimensionato le possibilità della formazione partenopea fermando un periodo di forma molto positivo: per questo motivo la trasferta a Marassi contro la Sampdoria rappresenta una sfida quasi decisiva per le ambizioni Champions.

Fonte statistiche WhoScored
La Sampdoria grazie alla vittoria contro il Torino prima della pausa ha messo in ghiaccio l'obiettivo minimo della salvezza, una condizione che ha permesso, finalmente, alla squadra di Ranieri di giocare una partita molto più spigliata in casa del Milan dove abbiamo potuto nuovamente ammirare le giocate di Manolo Gabbiadini, che sembra recuperato dai tanti infortuni di quest'anno, ma soprattutto quelle di Mikkel Damsgaard, il talento danese classe 2000 che, dopo essere stato messo inspiegabilmente ai margini nelle ultime settimane, si è imposto con forza con la maglia della Danimarca nell'ultima pausa per le nazionali, costringendo Ranieri a ridargli una maglia da titolare. Come si evince dalle statistiche, il giocatore danese rientra tra quella categoria di giocatori che in serie A sembrano essere in via di estinzione, ossia quelli che cercano di risolvere una situazione di duello con l'avversario mediante il dribbling: la statistica che ho riportato riguarda gli under 23 del nostro campionato in cui il danese si inserisce al terzo posto come dribbling tentati a partita. Spesso Ranieri ha scelto di relegarlo in panchina per poter avere in campo un 4-4-2 più ortodosso ed equilibrato, ma adesso che la classifica da meno pressioni potrebbe essere l'occasione per vedere una squadra più propositiva, sulla falsariga di quella vista a Milano, pronta ad esaltare le doti del danese.

Per il Napoli, invece, la trasferta di Torino nell'infrasettimanale ha mostrato nuovamente alcune lacune della squadra sia in termine di copertura dei ruoli che in termini di alcune scelte a livello individuale da parte dei calciatori. 

Fonte PlayerankBot
Come si evince dalle elaborazioni relative a come il Napoli ha coperto il campo e come ha gestito il pallone, si nota come praticamente la squadra azzurra non è stata in grado di utilizzare la fascia sinistra in fase offensiva, con Insigne chiamato a giocare la palla anche in zone molto basse del campo per far tentare di far progredire l'azione mentre, al contrario, la fascia destra grazie a Di Lorenzo e Lozano prima e Politano poi ha sviluppato meglio l'azione. Tuttavia, come si evince dal grafico relativo allo stile di gioco, il Napoli ha fatto fatica ad avanzare il campo: chi ha visto la partita ha potuto osservare come i centrocampisti raramente si sono assunti il rischio di tentare la giocata in profondità per il giocatore messicano, il cui mismatch in termini di velocità con Alex Sandro avrebbe potuto generare maggiori pericoli per la porta di Buffon ma così non è stato.

Per vincere a Genova contro la Samp il Napoli dovrà ritrovare una maggiore cattiveria intesa nel senso di maggiore propensione al rischio da parte dei propri centrocampisti nel muovere con maggiore rapidità il pallone: Ranieri è un allenatore molto abile nel costringere gli avversari a giocare male e sotto ritmo, una condizione in cui il Napoli ha mostrato di essere a forte disagio e contro la Juventus e nel resto della stagione, per cui sarà uno scontro molto interessante a livello tattico ed anche tecnico.

Thursday, 21 January 2021

Consigli per il weekend calcistico, stagione 20/21, ep. 14



Inizia questa sera un altro weekend ricco di sfide molto interessante che potranno dare un indirizzo importante alla stagione di molte squadre (non dimenticate che ciò che accadrà a fine stagione sarà figlio di ciò che state vedendo in questo mese), per questo un incrocio come Milan-Atalanta può avere importanti conseguenze nella lotta per lo scudetto e la Champions in serie A, il duello tra le due Borussia e la sfida tra Leverkusen e Wolfsburg in Bundesliga ci dirà molto su cosa può succedere alle spalle del Bayern Monaco, così come in Francia il Monaco ha la possibilità di affossare i sogni di gloria mal riposti del Marsiglia e rilanciarsi in chiave Champions League dove è previsto un delicatissimo scontro diretto tra Rennes e Lille.

Come se non bastassero questi importantissimi quanto interessanti scontri, ho voluto inserire nei miei consigli per il weekend quattro sfide che rappresentano eventi altrettanto importanti in cui gli spunti di interesse sono molteplici.

Per cui eccovi qui i miei consigli per il weekend.


FINALE COPA SUDAMERICANA, LANUS - DEFENSA Y JUSTICIA (SABATO ORE 21)

E' una finale tutta argentina quella che sabato sera, nello scenario dello stadio dedicato a Mario Kempes in quel di Cordoba, aggiudicherà la Copa Sudamericana, la seconda competizione per club più importante del Sud America dopo la Copa Libertadores.

Si affrontano due formazioni che esprimono un tipo di calcio molto diverso tra loro: da una parte abbiamo il Lanus che ha costruito il suo cammino su un calcio basato sull'utilizzo della fisicità dei suoi attaccanti per poi andare a lottare sulle seconde palle, dall'altra abbiamo il Defensa y Justicia di Hernan Crespo che cerca, invece, di esprimere un calcio maggiormente tecnico e corale.

Il Lanus allenato da Luis Zubeldìa, proverà a riportare la coppa nella bacheca dei Granate dopo quella vinta da Barros Schelotto nel 2013, lo farà utilizzando un sistema di gioco basato su un 4-4-2 con le due punte, ossia l'eterno Jorge Sand e "El Puma" Orsini, chiamati a lottare a mani nude su ogni pallone rilanciato dalle loro parti. A completare il quadro c'è la coppia di centrocampo formata da Belmonte (classe 1998, giocatore con un ottimo senso della posizione) e Facundo Quignon chiamati a chiudere ogni via d'accesso davanti alla difesa ed a riciclare i palloni in fase di possesso; tuttavia, il fiore all'occhiello della squadra resta l'esterno offensivo Pedro de la Vega, classe 2001, giocatore dallo spunto in velocità e dalla corsa davvero impressionante, il puntello ideale per andare a lottare sulle seconde palle successive ai duelli delle due punte.

Nelle due semifinali disputate contro il Velez la formazione di Zubeldìa è riuscita a trovare il passaggio del turno non ostante sia stata messa sotto in lungo ed il largo dagli avversari, tra le grandi parate di Lautaro Morales e gli errori in fase di conclusione della squadra di Mauricio Pellegrino, i Granate sono riusciti a rendere produttiva la propria strategia di gioco iper-speculativa, funzionerà anche in finale?

Le statistiche relative alla partita di ritorno lasciano pochi dubbi su chi abbia fatto la partita, ma mai come in questo caso si può affermare che queste cose appartengono alla particolarità del gioco del calcio.






Di tutt'altro tenore, invece, il cammino del Defensa y Justicia: la squadra oggi allenata da Hernan Crespo ha costruito un percorso negli anni basato su un calcio di qualità e di possesso, non è un caso che l'ex attaccante del Parma, della Lazio e delle due milanesi sia succeduto ad un allenatore molto in vista in Sud America, ossia Sebastiàn Beccacece, rosarino e, manco a dirlo visto il suo luogo di nascita, discepolo del bielsismo.

Il gioco del Defensa y Justicia si basa su uno schieramento molto fluido (un 3-1-4-2 sulla carta che si trasforma in un 4-1-3-2) dove una continua serie di rotazioni permette alla squadra di occupare in maniera sempre efficiente i corridoi in larghezza ed in profondità.

Una situazioni tipica che la squadra di Crespo riesce a creare è quella di riuscire con continui movimenti incontro e conseguente attacco dello spazio lasciato dal movimento generato; in questo caso l'azione era partita sovraccaricando il lato sinistro di attacco (continua è la ricerca di triangoli in fase di sviluppo laterale del gioco) fino a creare un lato debole nella zona opposta che viene attaccata da una mezzala (la maggior parte delle volte Valentìn Irralde) che dialoga con una delle due punte per attaccare la linea difensiva con una triangolazione, nel frattempo due giocatori mantengono l'ampiezza per creare maggiori spazi tra centrali e terzini avversari. Tutti i 4 goal della semifinale di ritorno contro il Coquimbo Unido che hanno portato l' El Halcon all'ottenere il meritatissimo pass per questa finale.

Quella che si prospetta, dunque, è una finale decisamente aperta a qualsiasi epilogo il cui contesto tattico vedrà sicuramente il Defensa y Justicia cercare di fare la partita e sfruttare le proprie catene e rotazioni al fine di superare il blocco centrale del Lanus che, dalla sua parte, cercherà di far fruttare al meglio le capacità fisiche delle sue due punte e la velocità di De La Vega, dunque una contrapposizione di stili che rende questa finale a mio parere più interessante di quella che si disputerà a distanza di una settimana per l'assegnazione della Copa Libertadores.


SERIE A, JUVENTUS-BOLOGNA (DOMENICA ORE 12,30)

La sconfitta di San Siro contro l'Inter ha aperto enormi interrogativi sullo status dei lavori di ammodernamento della Juve affidati ad Andrea Pirlo: il cambio di mentalità richiesto alla formazione bianconera per diventare una squadra di valore europeo fatica ad insinuarsi in maniera continua, per questa ragione la partita contro una squadra aggressiva contro il Bologna rappresenta una sfida che improvvisamente assume un ruolo decisivo per il proseguimento della stagione della Juventus.

Il principale problema della squadra bianconera al momento sta nella gestione degli spazi tra centrocampo e difesa, situazione di difficoltà che si acuisce nel momento in cui si generano situazioni di transizione difensiva, dove la richiesta di Pirlo di recuperare immediatamente il pallone non collima con le letture delle linee alle spalle degli uomini in pressione.

E' stata già ampiamente discussa in rete la modalità con cui la Juventus ha preso il goal del 2-0 contro l'Inter, una situazione determinata sì da due grandi giocate individuali di Bastoni e Barella, ma in cui si nota chiaramente che la disposizione della squadra mostra delle inefficienze che hanno portato il centrocampista sardo ad inserirsi in uno spazio a metà strada tra Bentancur e Frabotta (ad una settimana di distanza non vi è ancora una risposta univoca su chi dovesse seguirlo). Questo tipo di difficoltà della Juventus nel gestire situazioni di difesa più aggressiva è emerso anche in altre partite: molto facile ricordare l'esempio del goal di Vlahovic nella partita contro la Fiorentina, in quel caso Bentancur non aveva seguito lo smarcamento preventivo di Ribery, una situazione che si è intuito Prandelli aveva già preparato alla lavagna prima della partita, a dimostrazione che queste difficoltà della formazione bianconera rappresentano un punto debole su cui gli avversari impostano la loro partita.

Ed è proprio l'occupazione dello spazio tra le linee il punto di forza del Bologna di Mihajlovic, una squadra che il tecnico serbo ha costruito per aggredire l'avversario e cercare di avere la supremazia territoriale.

Come si evince dal fermo immagine qui a lato, la squadra felsinea occupa con diversi uomini la zona tra le linee tramite rotazioni posizionali tra i vari giocatori, lo scopo è riuscire a trovare una rapida triangolazione, magari passando tramite la zona 14 (ossia quella zona che vedete delimitata dalle due strisce tratteggiate gialle) dove innescare rapide triangolazioni per superare la linea o trovare i tagli dei giocatori che partono dall'esterno. Qualora l'avversario non conceda la linea di passaggio centrale, il Bologna accetta di portare il pallone sull'esterno, in quanto la densità di uomini negli ultimi 20 metri permette di invadere l'area di rigore con più uomini e rendere, quindi, molto pericolose anche le soluzioni tramite cross o traversoni.

I 13 tiri prodotti a partita rappresentano un ottimo indice della qualità del gioco offensivo dalla squadra di Mihajlovic, tuttavia come nella scorsa stagione l'eccessivo sforzo chiesto alla squadra in termini di movimento senza palla viene pagato in fase conclusiva, visto che il saldo tra xG prodotti e goal realizzati è negativo (-1,7 secondo FbRef).
Anche in fase difensiva, il sistema voluto dal tecnico serbo genera diversi rischi che, alla fine dei conti, non stanno pagando: il dato del PPDA (8,93 secondo Understat) denota un approccio molto aggressivo della squadra in fase di non possesso, tuttavia il rovescio della medaglia sta nelle occasioni concesse agli avversari che sono tra le più pericolose dell'intero campionato in media (0,12 xG subiti per tiro).

Analizzando le due squadre, dunque, emergono molti punti in comune che lasciano intuire la possibilità di vedere una partita con molte occasioni da una parte e dall'altra: ciò che può cambiare è lo stato mentale con cui le due squadre affronteranno la partita, di certo il Bologna avrà meno pressione nel fare risultato rispetto alla Juventus e cercherà di togliere ulteriori certezze alla squadra di Pirlo che, invece, dovrà mostrare di essere pronta a tenere in mano partite contro avversarie in grado di saper sfruttato lo spazio tra le linee.


SCHALKE 04 - BAYERN MONACO (DOMENICA ORE 15,30)

Quello in programma alla Gazprom Arena di Gelsenkirchen domenica pomeriggio è il più classico testa-coda che il calendario potesse creare. Da una parte abbiamo la squadra più in crisi d'Europa, ultima in classifica ed alle prese con una grave crisi societaria, dall'altra parte, invece, abbiamo la squadra che molti definiscono la più forte d'Europa, definizione confermata dall'albo d'oro della Champions League.

Lo Schalke 04 è stata la principale vittima della pandemia che ha acuito le problematiche finanziarie del club della Ruhr, costretto a dover seguire una strada di forte ridimensionamento a causa del forte indebitamento della società generato da una gestione negli anni passati decisamente poco oculata. La principale colpa del club è stata quella di non aver saputo monetizzare dalla cessione di giocatori plasmati dal proprio settore giovanile e che hanno lasciato lo Schalke a parametro zero o per cifre davvero irrisorie. Tutta questa situazione ha generato lo status attuale, ossia un club che, non potendo neanche contare sugli incassi derivanti dagli spalti sempre pieni e traboccanti di passione della Gazprom Arena si è trovata a mettere in piedi una squadra che non sembra in grado di reggere il confronto con la categoria, soprattutto a livello mentale.

Se andiamo a vedere la rosa dello Schalke, infatti, alcuni dei giocatori a disposizione dell'allenatore Christian Gross, ritornato ad allenare in Europa per assistere al capezzale della squadra di Gelsenkirchen, troviamo diversi giocatori il cui livello tecnico è decisamente alto ma, finora, non in grado di trovare il modo di risolvere le complessità di base del calcio: difendere contro le squadre più forti, attaccare contro le squadre che non concedono spazi.

Con l'arrivo del tecnico svizzero al termine del turno di campionato post-natalizio le cose sembravano aver trovato la svolta con la vittoria sull'Hoffenheim che aveva dato diverse indicazioni positive: il ritorno di Kolasinac, di ritorno a Gelsenkirchen in prestito dall'Arsenal, sembrava aver risolto il problema della leadership difensiva, Harit sembrava essere tornato su dei livelli importanti, ma soprattutto la squadra sembrava poter prendere vantaggio dallo shock generato dall'impatto sulla squadra e sulla Bundesliga da Matthew Hoppe, centravanti statunitense classe 2001 buttato nella mischia da Gross e che all'esordio da titolare mette a segno una tripletta che lo lancia agli onori delle cronache.

Il centravanti ha continuato a segnare anche nelle due partite successive che, però, lo Schalke ha perso contro l'Eintracht ed il Colonia (quest'ultima all'ultimo minuto dopo aver dominato la partita), di certo i suoi smarcamenti e la sua velocità sono la principale arma che la squadra di Gross cercherà di sfruttare contro la difesa del Bayern Monaco.




Sicuramente la fase difensiva è il punto debole della squadra campione d'Europa che inizia il girone di ritorno di questa Bundesliga con 4 punti di vantaggio sul Lipsia e 7 punti sul Leverkusen, per cui tutto lascia intravedere che anche questa stagione sembra destinata al trionfo in campionato della squadra di Flick.

Il sistema messo in piedi dal tecnico tedesco è ormai chiaramente riconoscibile, così come erano intuibili i "bug" di questo sistema basato su una pressione altissima sostenuta da una linea difensiva che difende sempre in avanti e mantiene il proprio posizionamento al limite della linea di centrocampo: in questo modo l'avversario una volta in possesso del pallone viene compresso in spazi ridottissimi quasi mostrando l'idea di volerlo soffocare. La presenza di attaccanti veloci o giocatori abili in dribbling, tuttavia, permette all'avversario di poter superare questa pressione e generare situazioni ad altissimo coefficiente di pericolosità, questo spiega, quindi, i dati difensivi del Bayern che, ad oggi, è la settima difesa della Bundesliga.


La partita, dunque, si presenta come un probabile monologo del Bayern Monaco, a rafforzare la tesi ci sono le 8 reti realizzate all'andata dalla squadra di Flick, a dimostrazione di un divario non solo tecnico ma anche a livello mentale e psicologico. Il percorso delle due squadre nelle ultime settimane mostra che la confidenza del Bayern nel suo approccio è al momento inattaccabile, mentre le difficoltà dello Schalke sono ancora lì, mostrate da una classifica che adesso è davvero allarmante, tuttavia gli stimoli derivanti dalle prestazioni di Hoppe e l'arrivo di giocatori come Kolasinac e lo stesso Huntelaar possono permettere alla squadra di Gross di trovare quello scatto per rialzare la testa  e tentare di sfidare il Bayern con meno arrendevolezza rispetto alla gara d'andata.


FEYENOORD - AZ ALKMAAR (DOMENICA ORE 16,45)


Il campionato olandese continua a proporre nel calendario match di grandissimo interesse, questo è dovuto anche all'aumento di qualità delle contendenti con almeno 6 squadre in grado di potersi giocare i piazzamenti più importanti in classifica, ognuna mostrando un tipo di gioco diverso e soprattutto mostrando tanti giocatori di grandissima prospettiva da osservare.

La sfida tra Feyenoord ed Az Alkmaar rispetta decisamente i prerequisiti di cui sopra a cui si aggiunge una posizione di classifica che vede le due squadre divise da un solo punto, rispettivamente al quarto e quinto posto in classifica a 6 e 7 punti di distacco dall'Ajax capolista. E giusto per non far mancare ulteriori spunti di interesse, è anche la sfida di Arne Slot, ormai ex allenatore dell'AZ, licenziato dal club alla fine di dicembre proprio perché aveva trovato un accordo per allenare il Feyenoord a partire dalla prossima stagione.

Al momento, invece, la squadra di Rotterdam è allenata da un monumento del calcio olandese, ossia Dick Advocaat, allievo di Rinus Michels ed esportatore del 4-3-3 di matrice olandese anche al di fuori dei confini (in particolare come prosecutore del lavoro di Hiddink prima in Corea del Sud e poi in Russia). Pur aderendo alla scuola olandese e pur utilizzando il 4-3-3 Advocaat usa per le sue squadre un atteggiamento meno aggressivo, e questo è visibile nel modo di giocare del suo Feyenoord, con il 4-3-3 che in fase di non possesso di trasforma in un 4-4-2 con Toornstra (una delle mezzali) che si alza a supporto della punta Jorgensen in pressing, mentre gli esterni offensivi compattano la linea di centrocampo.

Fonte Stats WhoScored
L'uomo-chiave del Feyenoord è senza ombra di dubbio il suo capitano: Steven Berghuis, decisamente il dominatore delle statistiche offensive della squadra di Rotterdam con le sue 10 reti, i 6 assist, i 3,9 tiri a partita, i 2,9 passaggi-chiave (ossia i passaggi che portano un compagno al tiro) ed 1,8 dribbling (unica statistica offensiva in cui è battuto da un suo compagno di squadra, ossia Jens Toornstra)

Come si può evincere guardando le statistiche qui a fianco, il Feyenoord, differentemente da molto squadre della Eredivisie ha una età media molto avanzata; sono pochi i giocatori sotto i 23 anni ma tutti sono di buona prospettiva.

Su tutti probabilmente c'è il centrale difensivo argentino Marcos Senesi, migliore in campo nella sfida persa lo scorso weekend contro l'Ajax, dove ha mostrato la capacità di saper gestire bene i duelli con un attaccante di spessore come Haller, ha un ottimo sinistro in fase di impostazione (difatti è il giocatore con il maggior numero di passaggi effettuati a partita, 62,5), una qualità che in un centrale difensivo nel calcio moderno può fare la differenza ad alti livelli; nei duelli in uno contro uno deve ancora migliorare (la finta subita da Gravenberch domenica scorsa ha causato il goal valso la sconfitta finale), tuttavia resta un giocatore da guardare con occhio molto attento.

L'AZ, invece, si presenta al De Kuip reduce da una serie di risultati che le ha permesso di superare un inizio di stagione complesso (causa il COVID che ha complito diversi elementi della rosa) complicato dalla vicenda dell'esonero di Arne Slot, l'uomo che ha plasmato questa squadra fino a renderla un punto di riferimento di costruzione di una squadra utilizzando i giocatori forgiati dal proprio settore giovanile. La panchina è stata affidata a Pascal Jansen, vice dello stesso Slot e rimasto a dare continuità al progetto della squadra che, infatti, dopo un periodo difficile culminato con l'eliminazione dall'Europa League nella nefasta serata di Rijeka, adesso ha ripreso vigore con una serie di 5 vittorie nelle ultime 7 partite che hanno fatto risalire la squadra in classifica, per questo la partita di Rotterdam potrebbe essere la grande chance per l'AZ per portarsi ai confini della zona Champions.

Come Berghuis per il Feyenoord, l'AZ ha un leader tecnico talmente debordante che questa potrebbe essere la sua ultima stagione in Olanda: Teun Koopmeiners sta vivendo la stagione della sua totale e definitiva esplosione: giocatore in grado di garantire qualità della manovra e copertura in fase difensiva in eguale misura, tanto che viene schierato indifferentemente da centrale difensivo o da vertice basso davanti alla difesa, e grazie al piede sinistro che si ritrova ha già messo a segno 11 goal e 4 assist in questa stagione a cui si aggiungono le qualità in impostazione (71 passaggi completati a partita), tutte qualità che le grandi squadre stanno appuntando perché personalmente non vedo squadra in Europa a cui il capitano dell'AZ non possa fare comodo.

 



Nei miei precedenti post avevo segnalato gli altri grandi elementi di prospettiva a disposizione dell'AZ come Stengs e Boadu, a cui quest'anno si sono aggiunti Jesper Karlsson (5 goal, 6 assist, 1,7 passaggi-chiave a partita) e Zakaria Abouklal, giocatore dalla grande tecnica e che esteticamente ruba l'occhio per la capacità di andar via in dribbling nello stretto, forse esagerando a volte nella ricerca della giocata individuale.

Insomma, anche questa sfida mette di fronte due squadre in grado di esprimere un calcio di ottimo livello e, ancora una volta avremo una partita di Eredivisie con talento traboccante da entrambe le parti: la sfida è tra la maggiore esperienza della squadra di Advocaat e la gioventù pronta a salire al potere.

Wednesday, 4 November 2020

Salisburgo-Bayern Monaco, benvenuti negli anni '20

Photo Credit - Uefa.com


Salisburgo e Bayern si presentavano a questa sfida come capolista dei rispettivi campionati di Bundesliga e con 4,5 goal di media a partita in Champions per le due squadre a partire dalla scorsa stagione, una media che le due squadre hanno rispettato in maniera più che coerente, con una partita spettacolare terminata con 8 reti, 39 tiri effettuati e tanto spettacolo, il risultato dice 6-2 per il Bayern, ma la partita è stata molto più interessante ed equilibrata di quanto dica il risultato.


LE FORMAZIONI INIZIALI



Il Salisburgo viene schierato da Marsch con un 4-3-1-2 (almeno a livello nominale) in cui il riferimento offensivo è il maliano Koita supportato da Berisha e dalla stella ungherese Szoboszlai, a centrocampo un altro maliano, Mohamed Camara, si posizione a protezione dei quattro difensori con ai fianchi Mwepu e Junuzovic, chiamati ad un grande lavoro per coprire il campo anche in ampiezza, come spesso accade con chi gioca con un rombo a centrocampo; in difesa la linea dei 4 è composta da Kristensen, Ramalho, Wober ed il capitano Ulmer.

Il Bayern risponde con il suo ormai collaudatissimo 4-2-3-1 in cui Tolisso si affianca a Kimmich in mezzo al campo, Lucas Hernandez schierato a sinistra nella linea a 4 in difesa in sostituzione di Davies, per il resto nessuna novità con Gnabry e Coman ad affiancare Lewandovski e Muller in attacco.


COME IL SALISBURGO HA MESSO ALLE CORDE IL BAYERN


Come già accennato nel mio post in occasione dell'analisi della finale di Champions League, la difesa alta del Bayern concede molto spazio alle proprie spalle che, se bypassato, genera situazioni di gigantesco pericolo per la porta difesa da Neuer. La partita di Salisburgo non ha fatto eccezione, la squadra di Marsch aveva le idee molto chiare su come attaccare la linea del Bayern.




Come ben si desume dall'azione del goal del vantaggio, gli austriaci applicano, come da tradizione conclamata del sistema Red Bull, un gioco verticale e diretto in cui viene attirata la pressione in avanti dell'avversario (ed il Bayern non si fa certo pregare se c'è da aggredire in avanti) per poi cercare un attacco diretto oltre la linea difensiva avversaria o appoggiandosi sul centravanti per poi andare a prendere la seconda palla; in questa occasione il Salisburgo sfrutta lo spazio lasciato tra linea di difesa e di centrocampo da parte del Bayern per innescare un rapido attacco diretto che porterà al goal di Berisha.

Le difficoltà del Bayern sono andate avanti per lungo tempo nel corso del primo tempo: la verticalizzazione poteva avvenire anche allargando il gioco sui terzini, che con passaggi in diagonale alle spalle della linea difensiva la costringeva a scappare all'indietro attaccata da Koita, Berisha e Szoboszlai con i centrocampisti che facevano fatica ad accorciare le distanze con la linea difensiva, in questa maniera la squadra di Marsch si ritrovava dopo 20 minuti con uno score di 7 tiri ad 1, seppur quell'unico tiro in porta dei bavaresi è stato il tiro di Gnabry salvato a porta vuota da un gran recupero di Ramalho.

Dopo l'intervallo la squadra di Marsch, ha avuto un atteggiamento ancora più aggressivo ed ha portato al Bayern a diversi errori di esecuzione ed a soluzioni di passaggio forzate.

Un esempio perfettamente calzante dell'atteggiamento del Salisburgo è dato da questa azione poco dopo il fischio d'inizio del secondo tempo, dove vediamo 7 giocatori in proiezione offensiva, di cui almeno 4 pronti ad attaccare la linea difensiva del Bayern; l'azione terminerà con il pallone che arriva sui piedi di Mwepu che non troverà però il goal solo grazie ad un grande intervento di Neuer; a questo si aggiunge la miglior propensione della squadra austriaca a giocare a ritmi più elevati mostrandosi molto meglio preparata del Bayern nella gestione delle transizioni, sia positive che negative, insomma il messaggio che è passato è che il Bayern se contropressato va in grossa difficoltà, tuttavia l'altro messaggio è che questo tipo di pressione fa spendere molte energie, una situazione che si paga nel momento in cui è necessaria la lucidità per l'ultimo passaggio o per la finalizzazione; non è un caso che il goal del momentaneo 2-2 sia arrivato da Okugawa, elemento entrato in campo praticamente un minuto prima al posto di Koita.


IL RIMEDIO DEL BAYERN


Il Salisburgo costringeva il Bayern e saltare il centrocampo e ad affidarsi agli attacchi diretti per superare la prima pressione del Salisburgo che si disponeva con una prima linea di pressione con almeno 3 uomini e linee alte, per cui l'unico sistema che sembrava funzionare era cercare uno tra Lewandovski e Muller per poi lanciare i due esterni offensivi (Gnabry e Coman) alle spalle della difesa che, tuttavia, si è rivelata molto coraggiosa nel non rinculare, in questo modo lo stesso Gnabry si è fatto pescare più volte in fuorigioco in situazioni potenzialmente molto favorevoli.


A questo punto andava cercato un modo diverso per aggirare la pressione del Salisburgo, e la soluzione è stata quella di muovere la palla ad un ritmo più basso e sfruttando i terzini Pavard e Lucas Hernandez per risalire il campo abbassando contestualmente Tolisso in prima costruzione per non avere inferiorità numerica contro i tre davanti del Salisburgo. Come si evince dall'esempio qui accanto, questa situazione ha permesso al Bayern quanto meno di consolidare il possesso e tagliar fuori la prima linea di pressione e lasciare spazio alla spinta dei due terzini che, una volta ricevuta la palla mettevano i centrocampisti del Salisburgo di fronte a delle scelte se continuare la pressione o se coprire il centro; questo ha portato Mwepu e Junuzovic a sobbarcarsi un gran lavoro che ha fatto perdere loro molta lucidità. di questo ne ha approfittato Thomas Muller che allargandosi a destra innescava gli uno-due con Gnabry che mettevano in seria difficoltà Ulmer, più volte sverniciato dal n.7 del Bayern; da un'azione costruita in questa maniera è nato l'autogoal di Kristensen che ha permesso al Bayern di andare all'intervallo con un vantaggio non del tutto meritato.

Nel secondo tempo l'utilizzo di questa strategia ha permesso agli uomini di Flick di avere progressivamente il pallone per maggior tempo costringendo il Salisburgo a correre a vuoto a tratti o a dover rinunciare in alcuni momenti alla pressione a tutto campo: il goal del 3-2 realizzato su corner da Boateng ha permesso ai bavaresi di far crollare mentalmente l'avversario per poi arrivare al 6-2 nei minuti finali.

CONCLUSIONI


La partita di Salisburgo ci ha messo di fronte a quello che è e sarà il calcio degli anni '20 di questo secolo, un calcio in cui si cerca di accorciare il campo all'avversario fino al punto di stritolarlo nella propria metà campo, attaccare la trequarti e l'area di rigore avversaria con il maggior numero di uomini ma allo stesso tempo sfruttare le debolezze che questi sistemi e queste strategie possono generare.

Vedere di fronte l'una contro l'altra due squadre che esprimono questa visione del calcio è stato uno spettacolo di altissimo livello che va oltre le otto reti ed i 31 tiri visti, ma che dimostra quanto il calcio necessiti in questo momento storico di menti di grande livello non solo in panchina ma anche, e soprattutto, in campo: le due squadre si sono equivalse dal punto di vista fisico, atletico e, perché no, anche tecnico, tuttavia l'esperienza e la classe di gente come Thomas Muller e Joshua Kimmich è quella che spezza gli equilibri delle partite ed è resa possibile dalla loro capacità sopra la media di capire la partita e di trovare sempre lo spazio giusto per la giocata decisiva: il calcio di oggi concede poco tempo e poco spazio ai calciatori nel corso della partita, la velocità di pensiero è quella che fa la differenza, ed il Bayern di adesso ha questo nelle proprie caratteristiche e per questo è la squadra più forte d'Europa oggi.

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