Questo weekend chiuderà il mese di gennaio, un mese che, come spesso accade ad ogni stagione, ci fornisce indicazioni molto forti su come sarà il proseguimento della stagione. Difatti, non è un caso che in Bundesliga il Bayern Monaco abbia iniziato l'allungo che potrebbe rivelarsi decisivo per il successo finale, mentre in Spagna la classifica comincia progressivamente a sgranarsi. E' stato, inoltre, un mese in cui le coppe nazionali hanno regalato molte emozioni, con Real ed Atletico eliminate in Copa del Rey, il Bayern Monaco eliminato dal Kiel in Coppa di Germania, la FA Cup che ha visto Arsenal e Liverpool uscire negli scontri contro Southampton e Manchester United. In Italia, invece, la nostra Coppa Italia paga una formula che non permette questo tipo di situazioni ma, quanto meno, ci ha regalato spettacolo nella sfida degli ottavi tra Roma e Spezia e nei due quarti di finale tra Inter e Milan ed Atalanta e Lazio.
Fatta questa premessa sul mese di gennaio che fa a chiudersi, come da mia abitudine vi fornisco i miei consigli sulle partite del weekend che meritano, a mio parere, la vostra attenzione.
ARSENAL - MANCHESTER UNITED (SABATO ORE 18,30)
La sfida tra Arsenal e Manchester United fa venire in mente molto di più le liti nei sottopassi tra Roy Keane e Vieira, oppure "The Battle of Old Trafford" della stagione in cui i Gunners portarono a casa l'ultima Premier della sua storia nella stagione degli Invicibles. Oggi siamo lontani da quegli standard, le due squadre di maggior tradizione in Premier vengono da stagioni interlocutorie e stanno cercando, con percorsi diversi, di tornare grandi.
Il percorso che Arteta ha iniziato all'Arsenal ha avuto delle premesse che sembravano alquanto promettenti: la vittoria della FA Cup e la seguente vittoria nel Charity Shield parevano rilanciare le quotazioni dei Gunners che, invece, si sono nuovamente involuti in corso d'opera come accaduto nella prima parte della scorsa stagione fino ad arrivare all'esonero di Emery.
Arteta sta avendo grosse difficoltà a mettere in piedi una squadra in grado di avanzare rapidamente in campo, chi si aspettava di vedere riproposti i princìpi di gioco di Guardiola nell'Arsenal si è dovuto ricredere. Non ostante vari tentativi di riproporre un tipo di calcio più complesso, con rotazioni posizionali e schieramento fluido tra le due fasi, il tecnico spagnolo è dovuto tornare sui propri passi e mettere via determinati esperimenti (vedi la difesa a 3) a causa delle difficoltà di molti interpreti ad eseguire determinati movimenti.
Come si evince dalle statistiche, l'Arsenal fa una grande fatica a sviluppare il gioco per vie centrali, solo tre squadre in Premier hanno un rapporto percentuale peggiore dei Gunners, a dimostrazione di come il gioco passi prevalentemente mediante conduzioni esterne (addirittura il 41% del gioco transita dal lato sinistro del campo) e triangolazioni laterali rapide supportate dalla corsa di Tierney e gli spunti di Bukayo Saka, la vera nota lieta di questa stagione della squadra di Arteta.
Segnali di miglioramento sono arrivati dall'innesto tra i titolari di Emile Smith-Rowe, giocatore che schierato sulla trequarti sta permettendo ai Gunners di trovare quella fluidità nel possesso palla che mancava anche a causa della scelta del club di tenere fuori dai giochi Mesut Ozil, da pochi giorni trasferitosi al Fenerbache. Alle ottime prestazioni del classe 2000 inglese si aggiungerà a breve l'innesto di Odegaard (magari lo vedremo esordire proprio in questa occasione?) che potrebbe davvero aiutare Arteta in quel processo di crescita della squadra che sembra davvero molto complesso.
Il Manchester United, invece, si presenta a questa sfida da momentanea capolista della Premier nonché reduce dalla qualificazione al quinto turno di FA Cup grazie alla vittoria contro il Liverpool. Per buona parte della stagione la squadra di Solskjaer sembrava ancora vittima dei suoi limiti: le sconfitte pesanti nella prime giornate di campionato (vedi il 6-1 subito dal Tottenham), l'inopinata eliminazione dalla Champions League (con la sconfitta contro il Basaksehir che brucia ancora per gli errori commessi dalla squadra) sembravano cancellare quanto di buono la squadra aveva prodotto nella fase finale della scorsa stagione.
Invece, con il ritorno ai suoi livelli di Paul Pogba, proporzionalmente è salito il livello della squadra che ha iniziato ad inanellare una lunga serie positiva (durata 13 partite) interrotta clamorosamente nel turno infrasettimanale contro lo Sheffield United. Una struttura di squadra basata su aggiustamenti fatti alla squadra di partita in partita giustifica il continuo cambio di disposizione della squadra a seconda della partita da affrontare.
Ma sono soprattutto le individualità a fare la differenza, in particolare Bruno Fernandes, il grimaldello che permette al sistema di Solskjaer di funzionare: nelle formazioni pre-partita lo trovate generalmente indicato come trequartista del 4-2-3-1 o vertice avanzato di un rombo di centrocampo, tuttavia la trequarti in tutta l'ampiezza è la sua zona, mostrando una grande capacità di riconoscere ed utilizzare gli spazi creati dai movimenti dei suoi compagni di squadra che gli permette di associarsi con essi e creare, quindi i maggiori pericoli per la porta avversaria. La heatmap riprodotta qui a fianco mostra anche visivamente quanto indicato sopra, a questo si aggiunge un piede educatissimo sui calci da fermo (decisiva la sua punizione in FA Cup contro il Liverpool) tanto da essere il tiratore prescelto dalla squadra per le situazioni di palla inattiva (basta vedere il colore all'altezza della bandierina del calcio d'angolo e sul dischetto dell'area di rigore.
La sfida dell'Emirates, dunque, si prevede molto bloccata tatticamente, con pochi spazi al centro e con le due squadre che dovranno cercare di creare catene laterali per poter risalire il campo e generare pericoli: la partita dell'andata fu molto bloccata e fu l'Arsenal in grado di portarsela a casa, ma, seppur parlando di una partita di poco meno di 3 mesi fa, le due squadre sono oggi molto diverse ma, allo stesso tempo, i due allenatori sembrano conoscerne meglio vizi e virtù, per cui mi aspetto tecnicamente di vedere qualcosa in più.
PALMEIRAS - SANTOS (SABATO ORE 21)
La settimana scorsa ho presentato la finale di Coppa Sudamericana che ha visto vincente il Defensa y Justicia allenato da Hernan Crespo. In questo weekend, invece. tocca alla Coppa Libertadores prendersi il centro della scena calcistica e, come da nuova tradizione (iniziata nello scorso anno) la finale si gioca in gara secca. Lo scenario è uno dei più iconici, se non il più iconico, del calcio sudamericano, ossia il Maracanà di Rio de Janeiro, il tempio del calcio carioca che, suo malgrado, ospiterà una finale di Coppa Libertadores tutta paulista.
Ad affrontarsi in questa finale, infatti, saranno il Palmeiras di Abel Ferreira ed il Santos di Cuca, che hanno ottenuto l'accesso a questa finale facendo fuori in semifinale niente meno che le finaliste dell'edizione 2018, ossia le due big d'Argentina River Plate e Boca Juniors.
Il Palmeiras arriva a questa finale al culmine di una stagione alquanto travagliata che ha trovato, però, la svolta a fine ottobre con l'esonero di Vanderlei Luxemburgo al termine di un periodo pessimo per i Verdao. Per la sua successione erano emersi nomi di un certo livello come Quique Setien, Matias Almeyda e Juan Antonio Pizzi. Alla fine la scelta è ricaduta su Abel Ferreira, giovane allenatore portoghese che negli ultimi mesi si era messo in evidenza in Grecia sulla panchina del Paok Salonicco con cui ha sfiorato la vittoria del campionato nella scorsa stagione e l'accesso alla fase a gironi della Champions all'inizio della stagione attuale, questo prima di accettare la chiamata del Palmeiras.
Con Luxemburgo il Palmeiras era abituato a giocare un 4-2-3-1 che Ferreira ha mantenuto fino alle due semifinali disputate contro il River quando si è schierato con un 3-4-3/3-4-2-1 molto simile a quello che ha utilizzato nella sua esperienza in Grecia. Il passaggio è stato reso possibile dall'arrivo all' Allianz Parque dell'ex difensore di Verona, Bari e Salernitana Alan Empereur, difensore centrale che offre a Ferreira l'opportunità di avere un giocatore mancino da inserire nella linea difensiva. Tuttavia, quello che sembra essere il vero punto di forza dei Verdao è l'avere a disposizione una rosa composta da elementi molto duttili che possono permettere all'allenatore portoghese di preparare diversi tipi di piano-partita, soprattutto perché l'idea di fondo sembra essere quella che questa squadra sembra molto più a suo agio quando può agire in contropiede anziché quando è in possesso palla.
A rappresentare al meglio la bontà della rosa a disposizione di Ferreira c'è senza dubbio Patrick De Paula, centrocampista centrale che può fungere sia da vertice basso davanti alla difesa o centrale in uno schieramento con doble pivote, ossia quando si sceglie di avere due giocatori centrali davanti alla difesa. Dunque De Paula rappresenta al meglio il profilo ideale per un 4-2-3-1 o per un 3-4-2-1/3-4-3, ossia gli schieramenti prescelti dai suoi allenatori in questa stagione.
Come si evince dalle statistiche relative alla sua stagione, il centrocampista classe 1999 risulta molto prezioso in fase di non possesso, soprattutto in fase di recupero palla, gli 11 palloni recuperati nella gara d'andata contro il River hanno mostrato le grandi qualità di questo giocatore in fase di pressione. Si tratta di un elemento poco appariscente, ma la sua assenza nella semifinale di ritorno contro la squadra di Gallardo si è fatta sentire e non poco.
Oltre a lui, i Verdao possono completare una linea di centrocampo molto interessante con l'altro mediano Danilo, classe 2001, del quale Ferreira sembra fidarsi molto al punto di togliere la titolarità ad un Ramires in fase calante; ai loro fianchi è molto importante il lavoro svolto dai due esterni Gabriel Menino (classe 2000, può anche giocare da mezzala) e Matias Vina (classe 1997); infine menzione particolare merita Gabriel Veron, esterno offensivo classe 2002 messosi in luce nell'ultimo mondiale U17 che, però, al momento, Ferreira utilizza con parsimonia, principalmente come sostituto nel terzo finale di partita.
Anche il Santos, come il Palmeiras, è una squadra che non si fa molti problemi a cedere il pallone all'avversario se necessario (nel Brasilerao il dato del possesso palla si attiene sul 50%) e che Cuca ha costruito sulle ceneri del lavoro di Sampaoli che, in parte, è stato smantellato a causa di alcune difficoltà finanziarie del club che ha anche dovuto subire un blocco dei trasferimenti a causa di alcune situazioni di insolvenza.
In questo contesto, disponendo di un settore giovanile che di talento storicamente ne ha prodotto in maniera esondante, i Peixe hanno deciso di fondare la squadra lanciando alcuni giovani elementi, in particolare il centrocampista Sandry Roberto, classe 2002, che al momento viene utilizzato come alternativa alla coppia di centrocampo Pituca-Alison. Anche la squadra di Cuca ha mostrato una certa flessibilità a livello tattico, tuttavia la linea a 4 di difesa formata da Parà a destra, Felipe a sinistra e i due centrali Verissimo e Luan Peres rappresenta, assieme alla coppia di centrocampisti, l'architrave su cui si poggia questa squadra. In fase offensiva, invece, sono le giocate di Lucas Braga, del colombiano Soteldo e di Marinho a creare i maggiori pericoli con i loro movimenti a collegare fase di sviluppo e fase di finalizzazione con quest'ultimo che fa la voce del padrone in termini di goal e assist, visto che nel Brasilerao ne ha collezionati 22 (16 goal e 6 assist).
Ma in Libertadores il protagonista assoluto diventa Kaio Jorge, che da pochi giorni ha compiuto 19 anni e vorrà farsi un regalo con il suo primo trofeo internazionale. Come il suo avversario Gabriel Veron, l'attaccante è esploso nel corso dell'ultimo mondiale Under 17 e, complice la necessità del Santos di dover ripartire sugli elementi del proprio vivaio, ha preso la piena titolarità in attacco. Vedendo i suoi movimenti e la sua struttura fisica è impossibile non notare le somiglianze con Roberto Firmino, un attaccante che non può certo competere a livello fisico (tanto che il dato dei duelli aerei lo vede vincente solo nel 30% dei casi) ma che fa tanto movimento sulla trequarti avversaria generando quel tipo di situazione in cui la linea difensiva deve scegliere se alzarsi per andare a contrastarlo o coprire gli inserimenti degli elementi offensivi. La sua heatmap stagionale mostra chiaramente questo tipo di movimenti e le zone di campo in cui ama ricevere il pallone.
Spero che quanto sopra vi abbia portato interesse per seguire la sfida di sabato sera, di certo rispetto al derby argentino visto la settimana scorsa per la finale di Copa Sudamericana manca l'ingrediente del contrasto di stili, il vantaggio, tuttavia, sta nel fatto che sarà molto interessante capire chi detterà il contesto tecnico e tattico della partita: Palmeiras e Santos hanno mostrato di essere due squadre molto solide e, sotto un certo punto di vista, ormai distanti dal tipo di calcio a cui il Brasile ci aveva abituato storicamente. Questa maggiore attenzione all'equilibrio ed alla costruzioni di giocatori abili in fase difensiva è anche ben rappresentata dalla nazionale maggiore, tuttavia proprio in un contesto dei questo tipo toccherà al talento individuale a disposizione delle due squadre il compito di far saltare l'equilibrio.
LORIENT - PARIS SAINT GERMAIN (DOMENICA ORE 15)
Uno degli elementi di maggior interesse di questa prima parte del 2021 è senza dubbio dato dall'approdo di Pochettino sulla panchina del PSG al posto di Tuchel. Il tecnico argentino ha ereditato dal tecnico tedesco una squadra reduce da una finale di Champions League e da un mercato estivo che non aveva accontentato il suo predecessore, adesso a lui spetta il compito di mantenere alti gli standard di rendimento della squadra e trasmetterle quelle idee di gioco che gli hanno permesso di costruire un ciclo esaltante al Tottenham.
In queste prime partite sotto la sua gestione, Poch ha cercato di portare alcuni elementi che hanno contraddistinto la sua avventura al Tottenham, in particolare lo schieramento di gioco flessibile basato su un 4-2-3-1 di base che si trasforma in 4-4-2 in fase di non possesso e 3-1-4-2 in fase di possesso che permette alla squadra di essere ben scaglionata sul terreno di gioco.
Una particolarità che si evince osservando le ultime partite del PSG, è la posizione di Neymar che, soprattutto in situazione di blocco basso dell'avversario, entra in zona di sviluppo per venire a giocare il pallone a supporto di Verratti e Paredes. Questa soluzione, cercata, seppur meno frequentemente, anche da Di Maria nell'altro mezzo spazio, somiglia ai movimenti a venire incontro di Eriksen ai tempi del Tottenham, a dimostrazione che questo può essere già considerato come un primo accorgimento voluto dal tecnico che, allo stesso tempo, mette maggiormente a proprio agio il brasiliano che, così può muoversi per il campo molto liberamente. Ovviamente resta da vedere se questa soluzione verrà ricercata anche in contesti diversi, in particolare nel doppio confronto con il Barcellona che è ormai alle porte e che, molto probabilmente rappresenterà il primo vero test per capire a che punto è il lavoro del nuovo allenatore in quel di Parigi.
Dall'altra parte ci sarà il Lorient, formazione neopromossa in Ligue 1 e che, suo malgrado, occupa l'ultimo posto in classifica. A dispetto della classifica, però, la squadra allenata da Christophe Pelissier, mostra un'ottima qualità di gioco ed alcune individualità interessanti come i centravanti Terem Moffi e Yoane Wissa.
Il punto debole, al momento, sembra essere la fase difensiva, non tanto in merito a come la squadra difende, ma in termini puramente numerici subisce più goal rispetto a quanto la squadra effettivamente concede ai propri avversari. I numeri suggeriscono che sono le prestazioni dell'estremo difensore Paul Nardi ad essere il punto debole della squadra, con quasi 10 reti subite finora in eccesso rispetto all'aspettativa dei tiri subiti (i cosiddetti post-shots xG). Ad ogni modo nel recupero disputato mercoledì sera nello scontro diretto contro il Dijon, è arrivata una vittoria importantissima che permette alla squadra bretone di tenersi agganciata al treno delle squadre che vogliono evitare la retrocessione e che, soprattutto, permetterà agli uomini di Pelissier di affrontare questa sfida con uno stato d'animo privo di pressioni.
GRANADA-CELTA VIGO (DOMENICA ORE 18,30)
In una Liga in cui i valori in campo stanno iniziando nuovamente a consolidarsi dopo una fase iniziale ricca di colpi di scena, l'assalto ai posti che possono garantire l'accesso all'Europa League o alla Conference League della prossima stagione è, invece, molto aperta, e domenica pomeriggio prevede uno scontro che potrebbe dare un importante indirizzo anche a questa zona di classifica.
Stiamo parlando della sfida per il settimo posto tra Granada e Celta Vigo, ovviamente è una posizione di classifica che non garantisce l'accesso alle coppe europee (dipende dall'andamento della Copa del Rey che sembra aperta a mille scenari), tuttavia con un consolidamento di valori dato dal quartetto Atletico-Real-Barça-Siviglia per la Champions e Villareal-Real Sociedad in controllo delle posizioni per l'accesso diretto all'Europa, il settimo posto rappresenta un risultato ambito da molte squadre che vogliono proporsi in prospettiva come una forza che vuole lottare in maniera continua per un posto in Europa.
A rendere ulteriormente interessante la sfida tra le due squadre è la diversa strategia di gioco portata avanti dai due allenatori decisamente molto differente, soprattutto in fase di possesso.
Andando a leggere le statistiche relative alla frequenza dei passaggi lunghi, si evince chiaramente la differenza delle due formazioni nel modo di approcciare alla fase di possesso palla. Il Granada preferisce di gran lunga cercare il lancio lungo per poi andare a cercare l'assalto alle seconde palle oppure cerca di innescare gli esterni offensivi (in particolare Darwin Machis) con palloni lunghi alle spalle della difesa avversaria; a livello statistico i dati Wyscout mostrano come mediamente i possessi della squadra allenata da Diego Martinez si attestano attorno ai 3 passaggi per possesso, una situazione che banalizzando può essere riassunta in due pattern ricercati. Il primo è centralmente un lancio per la punta centrale che fa da sponda per l'inserimento di uno dei centrocampisti (Yangel Herrera è letale in questo tipo di inserimenti), magari anche dopo che un altro centrocampista ha ripulito un'eventuale seconda palla rimettendola in area; la seconda opzione è appunto un pallone che il terzino lancia in direzione dell'attaccante esterno di parte che scatta alle spalle della difesa e crossa in mezzo all'area dove una punta, un centrocampista a rimorchio o l'altro esterno sul secondo palo possono concludere in rete.
Sempre leggendo lo stesso grafico visto sopra, il Celta ha chiaramente uno stile di gioco molto diverso, il centrocampo della squadra allenata da Coudet è composto da tanti giocatori di qualità, per questo motivo non passare dal centro del campo per sviluppare la manovra sarebbe delittuoso. Su questo punto di forza ha lavorato Eduardo Coudet che, dopo l'ottimo lavoro in SudAmerica, si sta confermando un ottimo allenatore anche in Europa.
Come si evince dal grafico elaborato qui a fianco, il lavoro del tecnico argentino è ben visibile anche a livello statistico: dal momento del suo arrivo sulla panchina la squadra ha diminuito la distanza media dalla porta delle sue conclusioni e proporzionalmente si è innalzata la pericolosità media delle conclusioni stesse. Come si nota ci sono due partite in cui la tendenza non è stata rispettata e sono le due partite contro Getafe e Villarreal in cui la squadra di Coudet non è riuscita ad esprimersi al meglio, nel primo caso soffrendo oltremodo la grande aggressività della squadra avversaria, nel secondo caso nel secondo caso, invece, la sconfitta è arrivata al culmine di un periodo molto negativo che è coinciso con l'assenza del leader tecnico ed emotivo della squadra, ossia Iago Aspas.
Date le premesse di cui sopra, la sfida tra Granada e Celta Vigo presenta molti spunti di interesse, non ultimo sarà un match che guarderanno con moltissima attenzione i tifosi del Napoli, visto che mancano pochi giorni alla doppia sfida di Europa League che metterà di fronte la formazione di Martinez a quella di Gattuso.