Monday, 18 July 2022

Come il Napoli dovrebbe rimpiazzare Koulibaly?


Dopo otto stagioni corredate da 317 partite ufficiali, il ciclo di Kalidou Koulibaly a Napoli è volto al termine: giocatore e società hanno considerato l'offerta del Chelsea la migliore per tutte le parti in causa considerati i 31 anni del calciatore senegalese e la scadenza di contratto al termine della prossima stagione.

Di certo il Napoli doveva già mettere in conto, almeno per ragioni anagrafiche, la fine della storia con Koulibaly e ritengo che alla fine lo abbia fatto. Ora si tratta di capire come la società partenopea cercherà di sostituirlo, un compito molto complicato, soprattutto considerando che, sostanzialmente, il difensore ex Genk è un profilo del tutto insostituibile.

E qui entra in campo un discorso di tipo strategico: il Napoli cercherà di investire su un giocatore immediatamente in grado di prendersi la leadership difensiva oppure si deve puntare su un difensore di prospettiva demandando al lavoro di Spalletti nell'educare la linea difensiva.


IL PROFILO NECESSARIO

Trovare un giocatore che possa sostituire Koulibaly significa cercare un giocatore che possa essere in grado di garantire un'uscita del pallone pulita ed anche in grado di superare brillantemente la prima pressione ed allo stesso tempo essere in grado di garantire le giuste coperture in difesa, che sia mediante copertura della profondità o mediante la capacità di affrontare l'avversario diretto in uno contro uno.

Per questo motivo ho cercato, mediante l'uso delle statistiche, quale giocatore può essere in grado di svolgere i compiti finora svolti dal centrale senegalese, basandomi proprio su quegli aspetti. Da questa shortlist sono stati già esclusi giocatori che non possono essere accostati al Napoli o perché il prezzo del cartellino è fuori portata o perché sono stati già oggetto di operazioni di mercato in questa sessione (in principale mi riferisco a Nico Schlotterbeck, profilo ideale ma già acquistato dal Borussia Dortmund).

Gli elementi principali da seguire a livello statistico sono sicuramente la capacità di vincere i duelli inclusi quelli aerei, mentre con riguardo alla fase di possesso, un elemento molto importante da verificare è la frequenza e l'accuratezza dei passaggi nella trequarti avversaria, un fondamentale in cui negli anni Koulibaly si è rivelato particolarmente abile.

Chi ha già indicato una strada da seguire in tal senso è Soccerment, sito altamente specializzato in questo tipo di analisi nonché creatore, assieme all'ex match-analyst dell'Italia Antonio Gagliardi di un progetto di clusterizzazione dei calciatori definito, appunto The Clustering Project, oggetto di una recente interessantissima pubblicazione.

Usando, per l'appunto, questo tipo di analisi, abbiamo già un'idea di base sui profili ai quali il Napoli deve rivolgersi per trovare un sostituto all'altezza.



UN ESPERIMENTO PER LA RICERCA DI UN PROFILO ADATTO

Ho preso in considerazione i difensori centrali in base a questi aspetti:

  • Età tra i 20 ed i 26 anni
  • Altezza non inferiore a 185 cm.
  • Numero Presenze, almeno 10 da titolare nell'ultimo anno con almeno 1500 minuti in campo
  • Almeno il 10% dei passaggi rispetto al totale dei passaggi dovevano essere destinati nella trequarti avversaria
  • Almeno il 14% dei passaggi effettuati rispetto al totale dei passaggi effettuati dovevano essere passaggi progressivi

Ne è emerso il grafico che segue:


Il grafico prova a mettere insieme una serie di dati indispensabili ad ottenere un profilo in grado di svolgere le stesse funzioni di Koulibaly nell'economia del gioco del Napoli. Per questo motivo una prima scelta poteva essere fatta prendendo esclusivamente i giocatori situati nel quadrante più alto a destra del grafico, tuttavia va considerata sia la tendenza che la capacità nel far avanzare il gioco in fase di possesso.

Per questo motivo all'interno del grafico ho selezionato i giocatori appartenenti al lato destro del grafico (quindi i migliori per percentuale di duelli vinti) ma con valori migliori sia in termini di esecuzione dei passaggi progressivi (ossia i passaggi che fanno avanzare sensibilmente il gioco della squadra) che in termini di passaggi verso la trequarti. 

I profili migliori in tal senso sono tanti, tuttavia ho deciso di sceglierne quattro che hanno i numeri migliori in termini di avanzamento del gioco; ora l'analisi passa all'osservazione delle caratteristiche di questi giocatori e, soprattutto, sul contesto tattico determinato dalle squadre in cui giocano.


MARCOS SENESI

Il centrale argentino del Feyenoord è reduce da due stagioni importanti in Eredivisie, dove ha mostrato di essere un difensore centrale in grado di svolgere diverse funzioni. Le statistiche ci dicono che siamo di fronte ad un giocatore in grado di vincere oltre il 70% dei duelli ed il 59% di quelli aerei, la sua percentuale di precisione dei passaggi progressivi supera abbondantemente l'80%, mentre la percentuale di accuratezza dei passaggi verso la trequarti avversaria è di poco inferiore al 74%.

Il modo di giocare del Feyenoord sollecita molto sia le sue qualità in possesso che quelle in non possesso.

Con riguardo alla prima, Slot ha implementato un calcio basato sul possesso palla in cui i centrali difensivi hanno grandi responsabilità in fase di costruzione, in più la sua zona di campo verticale è quella sinistra, ossia quella occupata più in avanti dal principale creatore di gioco della squadra di Rotterdam, ossia il neo-acquisto del Leeds Luis Sinisterra. Per questo motivo toccava al centrale argentino dover cercare con un passaggio progressivo o con un lancio accurato sulla trequarti l'attaccante colombiano.

In fase di non possesso, invece, il Feyenoord di Slot è una squadra molto aggressiva e che cerca di riconquistare alto il pallone, per questo motivo deve giocare molto alta anche la linea difensiva che deve sempre difendere in avanti ed essere molto aggressiva. Senesi mostra di saper essere molto utile sia quando è chiamato ad aggredire in prima persona (dominante soprattutto nei duelli aerei) sia quando deve coprire lo spazio lasciato da un suo compagno che ha spezzato la linea recuperando sull'avversario grazie alla sua velocità in progressione e lo strapotere fisico. In questo esempio vediamo come copre la zona di campo lasciata aperta dall'uscita laterale di Malacia.


Se l'assenza di Koulibaly toglierà molto al Napoli in fase di impostazione, Senesi potrebbe essere molto utile a colmare quell'assenza, a livello difensivo mostra ottima competenza sia nella letture che nelle uscite dalla linea difensiva. Al Feyenoord tendeva a difendere molti metri fuori dall'area di rigore, con Spalletti non sempre sarà così, per cui dovrà anche mostrare un livello di attenzione in cui Koulibaly ha raggiunto livelli di eccellenza, ma solo dopo una stagione e mezzo di apprendistato (ricordate le difficoltà del senegalese nell'anno di Benitez e nelle prime settimane della gestione Sarri?).


PERR SCHUURS

Il difensore dell'Ajax rappresenta un altro elemento che è cresciuto nelle giovanili del club di Amsterdam con un forte imprinting verso la difesa in spazi larghi e per una forte responsabilità in fase di impostazione dell'azione. 

Anche i numeri di Schuurs lo rendono adatto ad essere un profilo in grado di ricoprire i compiti che Koulibaly era in grado di svolgere. Ha una percentuale di duelli vinti di poco inferiore al 74%, mentre è sotto al 50% quando parliamo di duelli aerei (sicuramente il punto meno forte nel perorare la sua causa), mentre dove sicuramente eccelle è la sua qualità in fase di impostazione con l'85% di accuratezza dei passaggi progressivi e quasi l'81% dei passaggi verso la trequarti avversaria.

Fonte heatmap: Sofascore.
Sicuramente i valori relativi ai passaggi progressivi e quelli verso la trequarti avversaria sono molto dilatati dal modo di giocare dell'Ajax ma soprattutto da come in Eredivisie vengono affrontati i lancieri, con diverse squadre che rinunciano preventivamente a mettere sotto pressione la prima costruzione della squadra allenata da Ten Hag nelle ultime stagioni. La heatmap mostra chiaramente quanto spesso il centrale classe 1999 si trovi ad operare palla al piede anche diversi metri oltre alla metà campo avversaria. La stessa mappa, inoltre, ci mostra come Ten Hag abbia utilizzato Schuurs non solo come centrale di destra nella linea a 4 dell'Ajax, ma anche come centrale di sinistra e, a tratti, anche come terzino destro all'occorrenza. Ma sulla posizione in campo di Schuurs ci sarà spazio nelle considerazioni finali su come possa inserirsi nel contesto Napoli.


Riguardo le sue capacità nei duelli individuali, ne ho già avuto modo di scrivere lo scorso anno a latere dell'analisi di Liverpool-Ajax di Champions League, partita in cui il numero 2 olandese fu in grado di neutralizzare in situazioni di campo aperto un fenomeno di quel contesto come Sadio Mané. Grazie alla sua velocità in progressione permette alle propria squadra di mantenere una linea difensiva alta senza preoccuparsi oltremodo di lasciare incustodita la profondità, un aspetto in cui Schuurs eccelle, riconoscendo molto rapidamente la situazione di palla scoperta e di possibile esposizione della linea difensiva.

Come può Schuurs inserirsi nel contesto del Napoli di Spalletti e come può non far rimpiangere Koulibaly? Abbiamo avuto modo di vedere le ottime capacità e la predisposizione a prendersi responsabilità in fase di impostazione così come la sua capacità sui duelli individuali e nella copertura della profondità. Rispetto a Senesi, oltre alle difficoltà che possono emergere nella difesa delle palle alte, dove mostra qualche difetto da limare, preferisce indubbiamente occupare il centro-destra nella difesa a quattro, ragion per la quale non potrebbe essere almeno come posizione il perfetto sostituto del senegalese. 

Ma, dato che si parla anche di un possibile arrivo di Acerbi al San Paolo, l'olandese potrebbe essere una ottima soluzione per mantenere il livello di aggressività e fisicità di Koulibaly ma sul centro-destra, con Acerbi lasciato a svolgere compiti di copertura più nelle sue corde. Non sarebbe, inoltre, una soluzione peregrina quella di spostare Rrahmani sul centro-sinistra per far posto a Schuurs.


OUMAR SOLET

Il difensore centrale del Salisburgo è stata una delle maggiori sorprese di questa stagione assieme alla propria squadra, capace di raggiungere gli ottavi di finale di Champions League con la squadra austriaca mettendo in mostra tutte le proprie qualità, esaltate a sua volta dal calcio aggressivo ed iper-verticale di Jaissle.

I numeri parlano di poco meno dell'80% dei passaggi progressivi riusciti e poco meno del 75% di passaggi riusciti verso la trequarti avversaria, numeri davvero importanti considerando lo stile di gioco del Salisburgo dove il ritmo con cui la palla si muove deve essere sempre molto rapido e propeso in avanti, come si evince, a titolo esemplificativo, dalla mappa dei suoi passaggi effettuati nella recente amichevole pre-stagionale contro il Feyenoord. Decisamente soddisfacenti, inoltre, sono le statistiche nei duelli individuali e nei duelli aerei, dove mostra un grandissimo strapotere atletico, esaltato ulteriormente dallo stile di gioco del Salisburgo estremamente aggressivo in fase di non possesso.

Lo stile di gioco voluto da Jaissle a Salisburgo, in continuità con quanto richiesto in passato da Jessie Marsch e Marco Rose, si basa sulla velocità di ribaltamento del fronte di gioco, e Solet è particolarmente adatto a questo tipo di strategia, infatti non ha alcuna paura a spezzare la linea difensiva ed aggredire in avanti e, una volta conquistata palla, innescare immediatamente la transizione. Qui si vede come esegue quanto appena spiegato: recupero della palla in avanti con un anticipo ed immediata ricerca della giocata alle spalle delle linee avversarie.


Solet ha mostrato di saper giocare sia sul centro-destra che nel centro-sinistra difensivo, per cui da questo punto di vista non ci dovrebbero essere problematiche sulla sua posizione nella linea a 4 ne tantomeno sulla compatibilità con qualsiasi altro centrale sarà a disposizione di Spalletti nella prossima stagione. 

L'incognita resta sullo stile di gioco che il tecnico di Certaldo vorrà applicare alla squadra nella prossima stagione: potendo contare di un attacco con giocatori molto veloci e con il ringiovanimento in atto della rosa, sarebbe affascinante vedere un Napoli cercare un gioco più verticale e meno basato sui fraseggi, in questo contesto Solet sarebbe perfetto, in un contesto più "ragionato" potrebbe trovarsi un po' più a disagio, ma sarebbe in ogni caso una sfida stimolante sia per la squadra che per il giocatore.


JHON LUCUMI'

L'ultimo nome che ho deciso di presentare ha valori leggermente inferiori rispetto ai tre profili finora proposti, ma potrebbe rappresentare una scelta "di continuità" rispetto alle caratteristiche di Kalidou Koulibaly. John Lucumì, infatti, è stato il giocatore che il Genk ha scelto per sostituire Omar Colley, il quale a sua volta aveva sostituito lo stesso centrale senegalese quando il Napoli lo ha prelevato dalla squadra belga.

Insomma, la tradizione ci dice che la squadra fiamminga ha una vasta conoscenza di profili in grado di ricoprire quei compiti, per cui in ultima istanza il Napoli potrebbe tornare nelle Fiandre e bussare alla porta per avere un giocatore in grado di fornire parte di quell'apporto che Koulibaly ha dato in questi anni. Tra l'altro il nome di Lucumì non dovrebbe tornare come nuovo per i tifosi del Napoli che lo hanno visto all'opera nella sfida di Champions pareggiata in casa del Genk ad ottobre del 2019.

Osservando i numeri del centrale colombiano, emerge un interessante 71% di duelli vinti (meglio di Senesi) ed un meno rassicurante 48% di duelli aerei vinti. Molto particolare, invece, è il rapporto con la fase di possesso: il 75% dei suoi passaggi progressivi sono accurati (inferiore solo a Senesi), mentre è addirittura migliore il dato relativo ai passaggi verso la trequarti, pari al 76%, unico dei giocatori analizzare ad avere questo valore in misura superiore rispetto a quello dei passaggi progressivi.

Ad influire molto, a mio parere, sulla particolarità di questo dato, sta nel fatto che spesso Lucumì ama avanzare palla al piede e di avventurarsi di volta in volta in qualche progressione personale, proprio come Koulibaly di tanto in tanto ha abituato i tifosi napoletani in questi anni. Il contesto di alcune partite del campionato belga, assieme alle caratteristiche del Genk, ossia una squadra che ama tenere il possesso del pallone, porta il colombiano ad avere molte responsabilità in fase di impostazione, specie, come nel caso visto in precedenza con Schuurs, quando l'avversario si ritrae immediatamente nella propria metà campo serrando le linee, per cui le sue progressioni palle al piede servono anche come coltellino per aprire le scatole difensive avversarie. 


La vera perplessità su Lucumì sta nell'andamento dell'ultima stagione, dove ha mostrato di essere meno brillante rispetto alla stagione precedente. Ma determinate movenze e l'irruenza con cui tenta la giocata difensiva e si lancia in avanti con la palla tra i piedi ricordano veramente tanto Koulibaly, anche e soprattutto per la posizione in campo: il centrale colombiano occupa la posizione sul centro-sinistra della linea difensiva e, per di più, è anche di piede mancino, il che lo rende ancora più adatto non solo a coprire i compiti del senegalese ma anche di coprirne al meglio la posizione.


ALTRI POSSIBILI PROFILI?

La ricerca sopra esposta ha prodotto una lunga serie di profili, personalmente ne ho scelti quattro ognuna per delle ragioni specifiche e. soprattutto, perché ci sono delle situazioni di mercato che possono rendere possibili queste prese.

Leggendo il grafico all'inizio di questo articolo si possono trovare altri elementi degnissimi di menzione, uno su tutti è il camerunense Onguené, compagno di squadra di Solet al Salisburgo che, però, ha avuto diversi problemi fisici nella scorsa stagione che ne rendono poco consigliabile l'acquisto, oltre al fatto che il club proprietario del cartellino, ossia l'Eintracht Francoforte, deciderà di tenerlo nelle rotazioni visti gli impegni tra Bundesliga e Champions League.

L'altro elemento molto interessante è sicuramente il centrale del Braga Vitor Tormena, centrale di sinistra nella difesa a tre della formazione lusitana, fisicamente della struttura ideale per colmare il vuoto lasciato da Koulibaly. Tuttavia, il Braga gioca con una difesa a tre e con meccanismi diversi rispetto a quelli del Napoli, per cui non è garantito il fit a livello tattico. Oltre a questo, il Braga ha anche ceduto il suo compagno di reparto David Carmo al Porto, rendendo molto complicato uno scenario in cui possa cedere anche il brasiliano.

Chiosa finale la meriterebbero due giovani italiani in rampa di lancio come Caleb Okoli o Lorenzo Pirola, ma qui servirebbe un investimento non solo monetario ma anche di tempo per permettere a questi giocatori di crescere in un contesto più competitivo rispetto a quello in cui si sono misurati ad ora.

Tuesday, 21 June 2022

Luis Enrique sta migliorando la Spagna


Questa coda di stagione che ha visto protagoniste le nazionali tramite la fase a gironi della Nations League ha rappresentato il momento migliore per i commissari tecnici per testare al meglio le rispettive squadre in vista dell'anomalo mondiale del prossimo novembre.

Anomalo perché oltre a giocarsi a ridosso di Natale, le nazionali si raduneranno praticamente una settimana prima dell'inizio delle ostilità, il che spiega in maniera ancora più chiara quanto questo slot fosse fondamentale per gli allenatori per creare qualcosa da portare poi in Qatar a novembre.

Chi, a mio parere, ha potuto trarre le migliori indicazioni per la competizione qatariota è Luis Enrique che, rispetto a molti suoi colleghi, sta riuscendo a dare continuità al progetto che ha iniziato tre anni fa e che lo ha visto ad un passo dalla finale di Euro 2020 (sconfitto ai rigori dall'Italia in semifinale) e sconfitto nella finale dell'ultima Nations League ad ottobre dello scorso anno a San Siro. 

Qui non si parla solo di continuità ma anche di progressivi miglioramenti rispetto a quanto visto nell'Europeo itinerante della scorsa estate. Come vedremo nell'analisi ci sono diverse aree di miglioramento da esplorare, ma sono decisamente maggiori gli aspetti positivi in questa squadra, per questo motivo ritengo che sussistano le condizioni ideali affinché la Spagna arrivi in fondo alla competizione.

CENNI STORICI

In Spagna la nazionale è ormai da decenni costruita sui princìpi del gioco di posizione, ma soprattutto sin da bambini si lavora tanto sulla tecnica individuale dei calciatori, indipendentemente da quale posizione occupino in campo. 

Non è sempre stato così, anzi: il termine Furie Rosse nasce dal fatto che nella Spagna franchista il gioco di matrice inglese esportato dai britannici in quel di Bilbao fosse basato sulla ricerca della lotta, del contrasto, della ricerca costante del duello con l'avversario, un retaggio che tuttora resta nell'identità di gioco dell'Athletic e che non viene disdegnato da molti allenatori nella Liga (un nome su tutti, Jose Bordalas). 

E' stato con il ciclo Aragones che la nazionale iberica ha iniziato a trasformarsi in una squadra più catalana come stile di gioco, il lavoro è stato portato avanti da Del Bosque usando come riferimento il blocco del Barça per portare a casa il Mondiale del 2010 e l'Europeo 2012 (la cui finale con l'Italia rappresentò il picco di quel ciclo). 

Dopo l'addio di Del Bosque, Lopetegui aveva dato inizio ad un graduale ricambio generazionale sfruttando il lavoro svolto negli anni precedenti alla guida dell'Under 21, il tutto sulla base degli stessi princìpi di gioco; quel lavoro si interruppe bruscamente alla vigilia del Mondiale di Russia con l'annuncio del Real di metterlo sotto contratto per il post-Zidane (e tutti sappiamo com'è andata).

E arriviamo ad oggi con l'estremizzazione del calcio posizionale con il lavoro di Luis Enrique, iniziato dopo il mondiale del 2018, interrottosi per alcuni mesi a causa delle dolorose faccende personali dell'ex tecnico della Roma, ma senza che ciò avesse tolto continuità al progetto proseguito in quel periodo dal suo allora vice Roberto Moreno, che portò la squadra a qualificarsi agevolmente per l'Europeo del 2020. 

SI PARTE CON LA COSTRUZIONE DAL BASSO

Sappiamo bene quanto sia polarizzante la questione relativa alla costruzione dal basso, soprattutto in un ottica di confronto tra critica calcistica progressista (nel senso letterale del termine, ossia il progresso del gioco) e conservatrice (il ridurre il rischio cercando di mandare il pallone più lontano possibile dalla propria trequarti).

Come abbiamo visto sopra, la nazionale iberica non si pone questo problema da alcuni anni, per cui Luis Enrique sta portando avanti il suo lavoro prevedendo l'inizio azione palla a terra dai difensori e dal portiere in maniera insistita.

La costruzione del gioco della Spagna è generalmente composta da 5 giocatori, la cui composizione può cambiare in base agli interpreti scelti da Luis Enrique. Il sistema di costruzione più utilizzato dal tecnico asturiano è quello composto dal 4+1 formato da i quattro difensori ed il vertice basso del centrocampo. Gli altri cinque giocatori (quelli che in Italia definiamo invasori) sono perfettamente disposti nei cinque corridoi verticali del campo.

In base a ciò che la partita richiede ed in base alle caratteristiche dei giocatori, questo schieramento può subire delle modifiche mediante delle rotazioni posizionali. In questo caso la rotazione prevede che Gavi si abbassi in costruzione, Sarabia si accentri nel mezzo spazio di sinistra e Jordi Alba si alzi a fornire l'ampiezza. Scopo della costruzione della squadra iberica è sempre quella di raggiungere la zona rifinitura, ossia quell'area evidenziata in rosso e delineata dalle linee di centrocampo e di difesa avversarie. La ricerca è molto insistita e porta la Spagna a lunghissime fasi di possesso. La media di possesso palla della squadra spagnola è pari al 70% con una media passaggi di 7,59 per possesso. Insomma l'obiettivo è quello di stanare l'avversario e se la cosa non riesce la Spagna sequestra il pallone e lo tiene fino a quando non trova una falla nello schieramento avversario.

Un'altra soluzione, vista nell'ultima partita contro la Repubblica Ceca, è stata quella di scollegare i terzini dalla fase di costruzione in modo da lasciare a loro l'occupazione dell'ampiezza in avanti, con i due esterni d'attacco che si spostano nei mezzi spazi e le due mezzali che invece arretrano in zona di sviluppo dell'azione a fianco del vertice basso Rodri. Tutto questo allo scopo di mischiare le carte ed attrarre la pressione dell'avversario per poi cercare di colpirlo alle spalle delle linee di pressione.

Da questo video si possono notare meglio i movimenti e la struttura della squadra di Luis Enrique e quanto sia lunga e paziente (e per alcuni seccante) la fase di costruzione del gioco da dietro.


LE OPZIONI DI SVILUPPO DEL GIOCO


Come indicato in precedenza, l'obiettivo del possesso prolungato della Spagna è quello di raggiungere la zona di rifinitura avversaria dove poter poi costringere l'avversario a fare delle scelte complicate se accorciare con la difesa in quella zona lasciando spazio in profondità o proteggere lo spazio alle proprie spalle esponendosi alle giocate individuale dei centrocampisti ed attaccanti iberici.

L'opzione preferita e preferibile è quella di accedere centralmente alla zona rifinitura, e sotto questo aspetto è molto importante il movimento svolto dai centrocampisti nel creare spazio per permettere alle linee di pressione avversarie di aprirsi e trovare un passaggio in quella zona tra le linee. In questo esempio il movimento verso l'esterno di Soler libera la linea di passaggio verso Morata che può giocare di sponda verso lo stesso giocatore del Valencia oppure aprire per Ferran Torres largo a destra. In teoria avrebbe la possibilità di aprire il gioco anche sull'altro fronte grazie all'ottima occupazione dei corridoi verticali visti precedentemente, ma la postura del corpo del giocatore della Juventus limita le opzioni. 

Stessa situazione è visibile da questo esempio, cambiano solo gli attori: qui la punta centrale è Raul de Tomas, che riceve in una situazione resa complicata dalla capacità della Repubblica Ceca di restringere tantissimo la zona di rifinitura scegliendo di non contestare la costruzione della Spagna e compattandosi per comprimere le ricezioni nei mezzi spazi e facendo uscire uno dei tre difensori centrali sull'attaccante dell'Espanyol che, infatti, faticherà a trovare lo spazio della giocata. Questo esempio è anche utile per mostrare l'importanza nel sistema di Luis Enrique di Gavi che all'occorrenza può essere costruttore quanto invasore all'interno delle rotazioni posizionali previste dal 4-3-3, lo abbiamo visto prima abbassarsi in costruzione mentre qui si propone in zona di rifinitura per raccogliere il pallone da De Tomas.

Per il compito richiesto alla punta centrale dal sistema di Luis Enrique, Morata sembra essere il profilo perfetto, visto che non viene propriamente richiesto un falso nueve quanto un giocatore in grado di muoversi e muovere la difesa avversaria e facilitare l'avanzamento del pallone. Nel progetto di clustering creato da Soccerment recentemente, il centravanti della Juventus viene considerato un "All-Round Finisher", ossia quel tipo di punta che non solo finalizza le occasioni create dai compagni, come evidenziato dal loro maggior numero di passaggi filtranti ricevuti, tocchi in area avversaria e tiri da dentro l’area, ma partecipano anche in modo significativo alla fase di rifinitura, con un volume non trascurabile di passaggi, dribbling e palle a rimorchio. Anche Raul de Tomas appartiene allo stesso cluster di Morata, tuttavia i suoi numeri sono maggiormente orientati alla finalizzazione che alla rifinitura, per questo le sue prestazioni al momento non sono sembrate all'altezza del contesto creato dall'ex allenatore del Barcellona.

In questo esempio viene incontro per attirare la pressione avversaria creando una linea di passaggio per il portiere Unai Simon che può appoggiarsi a lui non potendo servire i tre centrocampisti, in questo modo Morata fa da terzo uomo per far arrivare la palla a Koke ed allo stesso tempo dilata la zona rifinitura alle spalle del centrocampo delle Repubblica Ceca, ossia lo spazio vitale della fase offensiva della Spagna.


Inoltre l'attaccante della Juventus non limita il proprio lavoro a quello di supporto alla manovra, ma non appena scarica il pallone sfrutta lui stesso lo spazio che ha creato con il suo movimento. Qui si possono notare anche i movimenti ad aprirsi di Soler e Asensio, rispettivamente mezzala ed attaccante esterno di destra nel 4-3-3 schierato contro i cechi, che aprono la linea di passaggio da Carvajal all'attaccante con la maglia numero 7 delle Furie Rosse. Queste rotazioni posizionali a cui deve partecipare anche la punta centrale rappresentano il marchio di fabbrica di questa squadra e giustificano il ruolo pivotale dell'attaccante ventinovenne nello spartito di Luis Enrique.

Se invece l'avversario è abile a chiudere ogni tipo di opzione di progressione centrale, la Spagna cerca di muovere il gioco per vie esterne creando dei triangoli di sviluppo tipici delle squadre che giocano con il 4-3-3. Ma mentre per altre squadre questa rappresenta l'opzione principale per sviluppare il gioco, per la Spagna questa è una soluzione alternativa alla progressione centrale.

In questo esempio si nota chiaramente il triangolo che si forma sul lato destro del campo, formato dal terzino destro, la mezzala di parte e l'esterno d'attacco del tridente. In questa partita contro la Svizzera Luis Enrique aveva proposto anche una soluzione interessante con i due esterni offensivi Ferran Torres e Sarabia chiamati a dare l'ampiezza ma giocando non a piede invertito, permettendo quindi una resa più rapida di queste combinazioni laterali utilizzando le grandi qualità di inserimento di Marco Llorente nel mezzo spazio.

In questo esempio, invece, la combinazione laterale veniva forzata dallo schieramento compatto della Repubblica Ceca visto precedentemente, per cui la soluzione di Luis Enrique qui è stata di usare il triangolo di sviluppo per allargare le maglie della linea difensiva avversaria. Come si evince dall'immagine la scelta si rivela corretta, in quanto si crea uno spazio tra il centrale di sinistra della linea a cinque ceca ed il centrale, uno spazio che può essere sfruttato da un movimento in profondità della punta.

In questo video si possono trovare i riferimenti in azione di gioco agli strumenti utilizzati dalla Spagna per cercare di risalire il campo.

PRESSING E CONTROPRESSING ARMA DIFENSIVA ED OFFENSIVA


Uno degli aspetti su cui si fonda il calcio posizionale è quello di avere il dominio del gioco e la supremazia territoriale oltre a quella del possesso palla. Per rendere possibile questo. è necessario ridurre al minimo le fasi di possesso palla dell'avversario in modo da mantenere una costante pressione, per cui uno degli aspetti più riconoscibili della Spagna di Luis Enrique è la fase di riconquista della palla, un'arma utilizzata per non esporre i limiti della linea difensiva (che vedremo) e per creare pericoli alla difesa avversaria in contesti in cui si fatica a sfondarne gli schieramenti.

Sulla costruzione avversaria la Spagna cerca di togliere immediatamente la possibilità di una risalita comoda del campo. Il pressing viene attivato nel momento in cui la squadra avversaria decide di giocare il pallone all'indietro verso il portiere, sul quale si fionda la punta centrale (ed anche qui Morata svolge un gran lavoro in tal senso). Assieme al movimento ad attaccare il portiere il resto della squadra scala in avanti togliendo tutti gli appoggi all'avversario. 

Ancora più accentuato è l'atteggiamento nel momento in cui la squadra perde il pallone: in questa situazione la Spagna perde palla nel tentativo di combinare il gioco mediante un triangolo di sviluppo esterno. Il triangolo stesso rende possibile la creazione di una trappola per l'avversario che ha appena riconquistato la palla. Questo permetterà alla Spagna di riprendere immediatamente il pallone togliendo all'avversario la possibilità di prendere fiato. 

In questo caso la Spagna ha perso un pallone in zona rifinitura; quando la squadra iberica cerca di sfondare centralmente, il sovraccarico numerico in quella zona di campo è ancora più accentuato e qui è possibile notare con quanti giocatori e quanta ferocia la squadra di Luis Enrique vada a caccia del pallone. Infine sia in questo esempio che in quello precedente si può notare il posizionamento in marcatura preventiva del vertice basso di centrocampo (nel primo esempio Busquets, in questo esempio Rodri).

Tutti i dati difensivi, ossia tiri subiti, xG subiti, PPDA ed intensità duello vedono la Spagna in cima alla lista tra le squadre che hanno affrontato questa prima fase di Nations League, e migliorati ulteriormente rispetto a quanto mostrato nelle kermesse itinerante della scorsa estate. A dimostrazione che l'identità di gioco proposta da Luis Enrique continua a migliorare questa squadra e darle sempre maggiori sicurezze.

Già nelle clip precedenti c'è stata la possibilità di vedere come la Spagna riconquisti facilmente il pallone una volta perso, in questa clip è possibile notare la capacità della squadra iberica di attaccare la costruzione avversaria e di usare il contro pressing come arma offensiva, tanto da diventare arma per il goal che le ha consentito di andare a vincere in Svizzera.

LINEA DIFENSIVA PUNTO DEBOLE?


Per quanto gli indicatori difensivi a livello statistico siano ottimali, la fase di non possesso ultra-aggressiva della Spagna serve a coprire alcuni difetti insiti nella linea difensiva: i problemi sono da una parte un effetto collaterale di questo baricentro altissimo della squadra che può esporre la linea difensiva, dall'altra i difensori centrali faticano a volte a leggere le situazioni di palla scoperta.

In questo esempio tratto dalla partita con il Portogallo si nota come la linea difensiva (rimpolpata nell'occasione dall'abbassamento di Busquets) legga in ritardo la situazione di palla scoperta e si lasci scavalcare dal lancio di Pepe vista la postura di tutta la linea che è ancora a metà strada tra il salire per mettere in fuorigioco i giocatori avversari o scappare all'indietro. Inoltre un movimento sbagliato della linea diventa un grosso problema nel momento in cui la squadra spagnola non ha a disposizione un giocatore in grado di correre all'indietro in maniera tale da coprire quel gap.

Ancora peggio in questo esempio, tratto dal goal subito dalla Repubblica Ceca, qui c'è anche una scusante derivante dal fatto che la linea difensiva composta da Carvajal, Eric Garcia, Inigo Martinez e Marcos Alonso non è abituata a giocare insieme soprattutto con la coppia centrale. In questa situazione la linea non si muove in maniera uniforme con la palla scoperta: Carvajal scappa indietro mentre il resto della linea vuole mettere in fuorigioco l'attaccante ceco Kuchta.
In questa clip si può vedere in movimento le difficoltà della linea difensiva a muoversi in maniera organica in situazione di palla scoperta, per cui questa è un'arma che gli avversari cercheranno di usare a proprio vantaggio se Luis Enrique non troverà un equilibrio in tal senso.

QUALI PROSPETTIVE PER LA SPAGNA?


Il lavoro di Luis Enrique sulla panchina della Spagna sta producendo, quindi, buoni frutti; con le poche settimane di lavoro di cui dispone ad ogni slot, l'ex tecnico della Roma sta continuando a smussare gli angoli per rendere questa squadra in grado di essere competitiva per la vittoria del prossimo Mondiale.

Il girone con Germania, Giappone e Costa Rica non è certo dei più agevoli, ma sicuramente il lavoro del tecnico asturiano è in uno stato più avanzato, per esempio, rispetto a quello di Hans Flick con la nazionale tedesca, per cui con una vittoria del girone davanti alla Germania la squadra potrebbe continuare quel processo di innalzamento dell'autostima e nella fiducia nel proprio sistema di gioco.

Questa Spagna ha mostrato di saper trovare diverse soluzioni per aggirare gli schieramenti avversari chiusi e possiede una rosa in grado di trovare il goal in diversi modi: gli inserimenti di Llorente, il tiro da fuori di Dani Olmo, i pase de la muerte di Jordi Alba ed anche, come abbiamo potuto vedere nell'analisi, mediante il recupero alto del pallone.

La formazione iberica non è certamente la favorita per la vittoria del Mondiale, ma chi vorrà vincerlo dovrà fare i conti con la squadra di Luis Enrique.





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