Sunday, 19 April 2020

Guida all'hockey su ghiaccio per calciofili




Non poco di rado ci capita di osservare o ascoltare allenatori e giornalisti utilizzare nel linguaggio calcistico elementi presi da altri sport, basti pensare al termine "lato debole" per indicare il lato di campo meno presidiato dai difensori, il quale è stato mutuato dal basket, oppure l'utilizzo del termine "touche" in luogo di rimessa laterale utilizzando il termine rugbystico. Partendo da questo spunto ho cercato di mettere insieme dei punti di contatto di alcuni concetti della tattica e dei ruoli nel calcio con quelli dell'hockey su ghiaccio, sport al quale sono personalmente molto affezionato in cui è possibile riconoscere alcuni movimenti tipici anche del gioco del calcio, per cui le contaminazioni tra le due discipline non possono essere ignorate e magari possono essere utili a chi vuole, come me, appassionarsi a questo sport, e capirne, dunque, qualcosa in più.

Per questo motivo questo post proverà a spiegare l'hockey su ghiaccio utilizzando come riferimento elementi e situazioni del gioco del calcio, partendo dagli elementi basilari del gioco, come il goal, il ruolo del portiere e la regola del fuorigioco, fino a mostrare gli elementi in comune nell'elaborazione delle tattiche e delle strategie di gara.

GLI ELEMENTI IN COMUNE NEL GIOCO

IL GOAL E GLI EXPECTED GOALS


Partendo proprio dagli elementi più basilari del gioco, partiamo con un elemento comune intuibile anche a chi è digiuno di concetti sia calcistici che hockeystici, ossia lo scopo del gioco: di fatti in entrambe le discipline lo scopo è quello di realizzare più goal dell'avversario (o prenderne uno in meno, anche nell'hockey, vedremo, ci sono approcci offensivisti e difensivisti), per cui il goal è l'elemento centrale di entrambi gli sport. Ed essendo, dunque, centrale il ruolo del goal in entrambe le discipline la statistica ha elaborato gli expected goals: la ratio è esattamente la stessa, a seconda della posizione da cui un tiro viene effettuato, sulla base di dati storici, si calcola la probabilità che quel tiro possa portare ad un goal; l'utilità di questa statistica è da diversi anni dibattuta, tuttavia l'analisi nel lungo periodo sembra muoversi a favore di questa metrica.

La mappa è presa dal sito http://moneypuck.com/
Come si evince dalla mappa dei tiri a lato di una delle ultime gare di regular season della NHL, si evince come i tiri maggiormente pericolosi ai fini degl xG siano quelli effettuati nella cosiddetta zona dello slot che ho racchiuso in un rettangolo; è questa l'area in cui le squadre cercano maggiormente di andare al tiro ed è lo spazio che le difese cercano maggiormente di chiudere; più ci si allontana dallo slot meno alta è la probabilità di andare in goal, ovviamente così come nel calcio altre variabili contribuiscono a valorizzare gli xG, tra cui, ad esempio, la velocità con cui il giocatore ha tirato (meno tempo passa dalla ricezione dal puck al tiro più alta è la pericolosità del tiro) ed anche la visuale del portiere (ossia quanti giocatori ostruiscono la visuale, il cosiddetto screening che spesso è un compito specifico delegato ad uno degli attaccanti in determinate situazioni).

xG map elaborata da Between the Posts
Anche nel calcio la logica sottesa agli expected goals è la stessa, conta la posizione e l'angolazione di tiro, nonché anche la zona da cui il passaggio è stato ricevuto (se da un passaggio filtrante o da un cross per esempio) ed anche quanti giocatori sono pronti ad ostacolare il tiro e/o la traiettoria di esso. Come si evince dalla mappa degli xG di Lazio-Bologna dell'ultima giornata di campionato giocata prima dello stop, si nota come i puntini più grandi coincidano con tiri presi da posizione più o meno favorevole che generano un determinato valore di xG.









IL PORTIERE E LE STATISTICHE SULLE PARATE


Come nel calcio la porta viene difesa da un portiere, in inglese il portiere di calcio e quello di hockey hanno una nomenclatura diversa, da una parte abbiamo il goalkeeper, dall'altra abbiamo il goalie. Il dizionario della lingua inglese non da definizioni diverse tra i due termini che sono, dunque, interscambiabili, mentre se si vuole usare un termine comune alla due discipline si usa il termine goaltender, alla fine ciò che conta è il compito principale che hanno in entrambe le discipline, ossia quello di evitare il goal avversario; il portiere di calcio, tuttavia, si sta evolvendo in un ruolo che non si limita più al difendere la porta (il goalkeeper si sta trasformando in sweeper-keeper), un'evoluzione che i portieri di hockey non hanno potuto seguire e non potranno farlo, questo perché l'equipaggiamento di cui dispongono non permette loro di maneggiare il bastone nel modo più consono per poterlo condurre pattinando; essendo, invece, la porta molto più piccola, la loro capacità di coprirla al meglio è ancora più importante rispetto a quanto non lo sia nel calcio, ragion per la quale le statistiche sulle prestazioni dei portieri nella difesa della porta, dato anche il quantitativo maggiore di tiri subiti rispetto ad un portiere da calcio, è fondamentale ed è spesso lo spartiacque tra il successo e l'insuccesso di una squadra.




Nel grafico sopra esposto ho preso come campione di riferimento i portieri NHL che hanno disputato un minimo di 50 partite nei playoff e ho provato a classificarli sulla base della percentuale di partite terminate con il 90% di tiri parati e la quantità di vittorie in percentuale rispetto alle partite disputate nei playoff, ne emerge una tendenza in base alla quale per avere una percentuale di vittorie ai playoff superiore al 50% necessita una percentuale di partite superiore al 60% terminate con almeno il 90% di tiri parati. Numeri a parte la storia dei playoff NHL ci ha spesso raccontato storie di portieri che hanno trovato in quelle settimane il loro periodo di grazia ed hanno trascinato la loro squadra al successo nella Stanley Cup, l'esempio più vicino a noi è Jordan Binnington, che da quasi sconosciuto all'inizio della stagione scorsa ha messo il mantello del super eroe nei playoff fino a conquistare la Stanley Cup con i suoi St.Louis Blues, chiudendo la saracinesca nella ormai già iconica vittoria in gara 7 a Boston. 

Nel calcio, invece, il metro di giudizio sulle prestazioni di un portiere non può essere limitato ad un dato parate/tiri, questo perché oggettivamente la grandezza della porta rende spesso impossibile l'intervento del portiere, per questa ragione la statistica sugli expected goals vista sopra ha un ruolo di un certo tipo anche per i portieri, tuttavia non coprirebbe del tutto la questione della direzione del tiro, per questo gli statistici hanno ulteriormente vivisezionato i tiri subiti elaborando i post-shots expected goals, ossia un indice numerico simile a quello degli expected goals ma misurato non sulla posizione da cui è partito il tiro ma sulla base della direzione dello stesso nello specchio della porta (per intenderci, un tiro sotto l'incrocio avrà un valore superiore rispetto ad un tiro basso e centrale).

Fonte tabella fbref.com
Usando come riferimento i dati sui post-shots expected goals disponibili sul sito fbref si nota come i portieri delle prime due squadre del campionato sono davanti a tutti in questa statistica, questo vuoldire che l'impatto delle parate di un portiere se valutato sulla base della qualità e non sulla quantità delle parate resta un elemento di un certo impatto per le fortune di una squadra, anche se non comparabili con quelle di un portiere di hockey, questo spiega perché un portiere come Sirigu si trovi al terzo posto ma che difenda i pali di una delle squadre dal rendimento peggiore in campionato; anche per questo motivo molti allenatori di calcio oggi preferiscono anche rinunciare a dei portieri tecnicamente eccelsi nella difesa della porta ma che siano in grado di assistere la difesa nel far partire l'azione in maniera pulita dalla propria trequarti.

IL FUORIGIOCO

Il fuorigioco è nel calcio la croce e la delizia dei tifosi, dei non tifosi che rifiutano di capirne la regola, degli allenatori che spendono ore ed ore di lavoro a coordinare il lavoro delle proprie linee difensive ad utilizzare il fuorigioco come tattica difensiva in cui non è più l'uomo al centro dell'attenzione del difensore, ma lo spazio alle sue spalle: il fuorigioco nel calcio serve alla squadra difendente a restringere i 110 metri di lunghezza del campo da gioco. 

Nell'hockey su ghiaccio il campo da gioco ha dimensioni decisamente ridotte (60 X 30 sarebbero le misure standard) rispetto a quello da calcio, per cui il fuorigioco ha regole e finalità diverse: il punto di riferimento del fuorigioco dell'hockey non è dato dal posizionamento dei giocatori della squadra difendente, bensì da una linea fissa di colore blu posizionata a circa 20 metri dalla porta; chi attacca non può superare quella linea se prima non lo ha fatto il puck (o il disco se preferite), la parte del corpo utilizzata come riferimento è, invece, il piede del giocatore, più specificatamente il pattino (per intenderci, l'attaccante può "invadere" la linea blu con il bastone qualora il pattino sia dietro la linea, un po' come il braccio del calciatore nel fuorigioco calcistico).

Poiché le linee del fuorigioco dividono il campo in tre parti, le strategie e le tattiche dell'hockey sono incentrate sull'accesso nel terzo d'attacco da una parte e sull'uscita dal terzo difensivo dall'altra, così come nel calcio le strategie sono incentrate sull'accesso e alla trequarti e/o all'area avversaria e l'uscita dalla propria trequarti difensiva; la regola del fuorigioco, inoltre, rende possibile nel calcio elaborare strategie di pressing molto aggressive considerando il fatto che una linea difensiva posta all'altezza della linea di metà campo può permettere di ridurne la lunghezza di oltre 50 metri.



LE STRATEGIE TATTICHE

Le conclusioni emerse sopra aprono il discorso sui punti di contatto a livello tattico tra il calcio e l'hockey su ghiaccio, le somiglianze tra le due discipline sotto questo aspetto sono parecchio interessanti e si incentrano principalmente sulla gestione di due fasi di gioco centrali nell'elaborazione strategica di una partita, ossia l'uscita dal terzo difensivo/uscita dalla trequarti difensiva ed il forechecking/pressing.

L'USCITA DAL TERZO DIFENSIVO


Buona parte della lotta strategica tra due squadre in una partita di hockey sul ghiaccio è la capacità di portare e tenere il gioco nel terzo difensivo avversario, ma soprattutto è compito primario di una squadra quello di saper uscire nel modo migliore possibile dal terzo difensivo, un principio molto comune a quello del calcio, dove le tattiche degli allenatori sono basate sulle strategia di uscita palla dalla propria trequarti, un concetto che molto sta facendo discutere in questi mesi vista la continua presenza di istruzioni da parte degli allenatori di calcio di cercare di attrarre il pressing avversario in zone molto avanzate di campo per poi muovere il pallone verso zone di campo più pericolose, una strategia con i suoi pro ed i suoi contro di cui non starò adesso a disquisire.

Questo tipo di discussione nata nel calcio negli ultimi anni prende spunto senz'altro dalle domande che da sempre si pongono gli allenatori di hockey visto che in questa fase di gioco le squadre di hockey non possono utilizzare il lancio lungo come opzione per liberare il proprio terzo difensivo, questo perché il regolamento prevede una penalità per liberazione vietata (meglio conosciuto come "icing") in caso il disco venga mandato direttamente dal proprio terzo difensivo verso l'area dietro la linea di porta avversaria; l'icing comporta la ripresa del gioco con un ingaggio nel proprio terzo difensivo, una situazione che genera non pochi pericoli qualora l'ingaggio sia vinto dalla squadra avversaria, dunque mentre nel calcio la tattica del "palla lunga e pedalare" ha una sua logica nei termini di allontanare l'avversario dalla propria trequarti, nell'hockey lanciare via il disco riporta l'azione esattamente nel punto da cui si voleva uscire con una possibilità di perdere il possesso in una situazione anche più sfavorevole rispetto ad un puck perso in una situazione di disimpegno (le possibilità poi, ovviamente, variano in base all'abilità del singolo giocatore in fase di ingaggio, nell'esempio sotto addirittura Ovechkin realizza un goal direttamente dall'uscita dell'ingaggio).





Fatta questa opportuna premessa, è evidente come una volta che la squadra deve gestire il puck nel proprio terzo difensivo deve escogitare degli schemi e delle strategie per poterne uscire il più in fretta possibile ed allo stesso tempo cercare di ribaltare il campo. I meccanismi principali che vediamo più spesso in tv sono i seguenti che andrò a raccontare, ognuno di questi è basato sulla tipologia di pressione avversaria ed anche sulla cultura tattica degli allenatori che la applicano, ma soprattutto necessitano un grande lavoro di comunicazione tra i compagni di squadra.

USCITA DAL LATO FORTE


La prima opzione è quella di creare un lato forte per avere superiorità numerica e far uscire il disco da quel lato, questa è l'opzione più utilizzata, ossia il difensore in possesso messo sotto pressione trova l'appoggio dell'ala operante su quel lato servendolo con l'ausilio della sponda, l'ala a sua volta deve difendere il puck dalla pressione avversaria o utilizzando anch'egli la sponda e portare il disco più avanti o appoggiando sul centro che è venuto incontro a fornirgli una linea di passaggio, in sistemi più "spregiudicati" anziché il centro a fornire questa linea di passaggio è il secondo difensore che, in genere, nei sistemi più classici, resta a protezione dell'area davanti alla propria gabbia (o slot). Questa strategia è assimilabile alle catene laterali che vediamo in diverse squadre tra cui l'Atalanta di Gasperini.

Come si evince dall'immagine, il difensore cerchiato in rosso ha il tempo di osservare il forechecker e la sua posizione, l'unica soluzione di passaggio a sua disposizione è l'ala che si trova esattamente sulle sua spalle, in questi casi è sufficiente al difensore utilizzare la sponda per recapitare il puck al suo compagno, in questa maniera rende vana la pressione avversaria, una volta giunto il puck all'ala, quest'ultimo deciderà se ripartire portando il puck (possibile in quanto non ha pressione, ma poco efficiente in quanto la sua postura è totalmente di spalle alla metà campo avversaria, qualora avesse avuto pressione il suo ruolo sarebbe stato di tenere coperto il puck dalla pressione avversaria e con l'aiuto della sponda farlo uscire dal terzo difensivo) oppure se scambiarlo con il centro o con il secondo difensore a seconda dei loro movimenti e della reazione del secondo forechecker (cerchiato in bianco). Nella situazione specifica dell'immagine sotto la pressione del primo forecheker data la situazione di punteggio è piuttosto blanda, per cui il difensore decide di portare il puck nello spazio in cui si era creata la linea del passaggio per l'ala.


Ora guardate l'immagine sopra e confrontatela con l'iconico rombo dell'Atalanta di Gasperini in fase di sviluppo dell'azione. Nel calcio giocare in una zona laterale di campo è meno redditizio che nell'hockey su ghiaccio, questo perché, come ama spesso affermare Guardiola, la linea laterale rappresenta un difensore aggiuntivo per la squadra avversaria, nell'hockey, invece, la sponda è spesso utilizzata come alleato per un'uscita sicura del puck dal terzo difensivo ma anche per far progredire il gioco in altre zone di campo. L'Atalanta di Gasperini per ovviare a questo limite crea questi rombi in modo da avere una forte superiorità numerica sul lato e poter facilitare la progressione della palla.

IL CAMBIO DI LATO


Se il forechecking avversario (l'equivalente hockeystico del pressing alto calcistico) non permette la creazione del lato forte si procede ad un cambio di lato (più o meno equivalente di un cambio di gioco nel calcio) con il secondo difensore che crea una linea di passaggio abbassandosi dietro la porta; come si vede dall'immagine sotto, il difensore è pressato, il centro funge da terzo uomo ed attira la pressione del secondo forechecker avversario, a questo punto il secondo difensore è libero e chiama la giocata al compagno e si muove per andarsi a prendere il puck da dietro la porta creando la linea di passaggio. 
















Questa opzione è forse quella più assimilabile alla salida lavolpiana calcistica, in cui un terzo giocatore si associa ai due difensori per creare una superiorità numerica (3 vs.2) rispetto alla pressione avversaria, permettendo ai terzini (nel caso hockeystico alle ali) di alzarsi in una posizione più avanzata e togliere, dunque, uomini alla pressione avversaria che, altrimenti rischierebbero di allungare la squadra.

Ecco un caso di scuola della salida lavolpiana calcistica proposta da Guardiola ai tempi del Barcellona, con 1 e 2 sono indicati i due difensori centrali, con il 3 Busquets che fa da terzo uomo che attira ulteriore pressione, a differenza del cambio di lato hockeystico, è il portiere ad essere utilizzato per il cambio di lato, mentre nell'hockey si utilizza la sponda vista la poca propensione a coinvolgere il portiere a causa delle difficoltà in termini di mobilità date dal suo equipaggiamento; questo esempio si può applicare anche alla strategia successiva, ossia quella delle rotazioni posizionali.


ROTAZIONI POSIZIONALI E TERZO UOMO


Con questa opzione il difensore porta il disco da un lato all'altro utilizzando lo spazio dietro la porta attivando rotazioni nelle posizioni dei compagni, questo costringe il forechecking avversario a fare delle scelte e permette a chi porta il disco di scegliere l'opzione più favorevole per far progredire l'azione, questo è l'approccio più simile a quello che vediamo nelle squadre di calcio che applicano i principi del gioco di posizione. In particolare se il forechecker segue il difensore sin dietro la porta il secondo difensore ed uno degli attaccanti devono dare sostegno al compagno, se vogliamo questo approccio è una trasposizione hockeystica del concetto di terzo uomo calcistico, ossia un giocatore che si aggiunge per garantire la superiorità numerica rispetto al pressing avversario.

Nell'immagine sotto i due difensori sono affrontati dagli attaccanti, a questo punto viene chiamata l'uscita wheel, ossia non è il disco a doversi muovere ma è il difensore in possesso che dovrà portare il disco nell'area dietro la porta per capire la strategia del forechecker, ossia se lo segue oppure se rinuncia: come vedremo nel video successivo la scelta del forechecker è quella di seguire il difensore fin dietro l'area di porta, a questo punto il secondo difensore dovrà spostarsi sull'altro lato per portarsi via il secondo forechecker e permettere l'ingresso dell'ala o del centro su quel lato (il corrispondente del terzo uomo nel calcio).



Una volta che il difensore che porta il puck raggiunge l'altro lato può scrollarsi delle pressione del forechecker o giocando il puck sull'ala che accorre da quel lato di campo oppure tagliarlo fuori con una finta e tornare indietro ed essere libero di impostare l'azione senza pressione.


USCITA DIRETTA DAL TERZO DIFENSIVO


Questo è il cambio di gioco diretto (rim play), ossia il difensore cambia lato di campo ma non lo fa con l'aiuto del secondo difensore bensì usando le sponde alle spalle della porta per far recapitare il disco sull'ala che lo raccoglie dal lato opposto. Questa è la giocata hockeystica più simile al lancio lungo, come detto in premessa il puck non può essere buttato via, tuttavia sfruttare al massimo il gioco delle sponde permette un'uscita molto rapida del puck e, se ben eseguita, può permettere anche l'immediata trasformazione dell'azione da difensiva in offensiva.




Oltre al calcio lungo questo tipo di giocata si può anche assimilare al cambio di gioco da un terzino all'esterno che si trova più alto dal lato opposto (opzione che il Bayern utilizzava spesso sull'asse Alaba-Robben).


IL PRESSING


Dopo aver visto come l'uscita dal terzo difensivo preveda diverse strategie che possiamo assimilare al calcio, le somiglianze sono ulteriormente visibili in relazione ad un altro fondamentale tattico di entrambi gli sport, ossia il pressing che, nell'hockey è meglio conosciuto come forechecking
Non è un mistero che il gegenpressing, la strategia di ri-aggressione che ha reso Jurgen Klopp l'allenatore che è adesso, abbia come riferimento la strategia di forechecking dell'hockey su ghiaccio, visto che diverse squadre lo utilizzano come strategia offensiva ancora prima di una strategia di mero recupero del puck, specie nel momento in cui la squadra fa fatica ad entrare nel terzo offensivo avversario. 

Cerchiamo di andare a vedere le somiglianze tra le strategie di pressing hockeystiche mettendole a confronto con quelle calcistiche, mentre facevo le mie ricerche sono rimasto sorpreso da quanti siano i punti di contatto tra le due discipline.

FORECHECKING 1-2-2

E' il sistema di pressione più "conservativo" che conosciamo, sostanzialmente la pressione su chi ha il possesso del puck è esercitata da un solo giocatore, mentre gli altri compagni si mettono in posizione tale da ostacolare la ricezione del passaggio ad ogni potenziale ricevente (sostanzialmente si cerca di coprire ciascuna delle opzioni di uscita dal terzo difensivo) mediante un'opportuno posizionamento sul ghiaccio in una posizione tale da coprire sia il centro del campo che la relativa sponda.

Un esempio di 1-2-2 è indicato nell'immagine accanto: con il numero 1 abbiamo indicato il forechecker, ossia colui che va a dare pressione a chi porta il disco, gli altri due attaccanti (2 e 3) coprono le soluzioni possibili di uscita, in particolare il 3 è posizionato in modo da raccogliere un uscita diretta tramite la sponda (il rim play) il 2 è in una posizione intermedia tra l'aggredire il secondo difensore o chiudere la sponda; questo fotogramma è già in una fase più avanzata dell'azione, il portatore del disco ha già deciso di uscire dall'altro lato portando il disco (il cosiddetto reverse), per cui il 2 sta già orientando la corsa per andare a pressarlo da quella parte, per cui l'1 si sposterà davanti allo slot, il 3 scalerà dall'altra parte, i 2 difensori (4 e 5, non inquadrati) restano in copertura nel caso in cui la prima pressione non vada a segno.

Nel calcio questo tipo di pressing coincide con una versione più attendista, ossia quando si sceglie di utilizzare un solo giocatore in pressione sui due difensori centrali in fase di uscita della palla, mentre la linea alle spalle dell'attaccante si dispone in modo tale da rendere incerta la ricezione della palla da parte dei centrocampisti.

Uno dei principi su cui Nagelsmann sta lavorando a Lipsia è proprio quello di un pressing il cui obbiettivo è di togliere linee di passaggio agli avversari, l'unico uomo ad essere aggredito (1) è il portatore di palla, i due giocatori più prossimi (2-3) si mettono in una posizione tale da poter intercettare qualsiasi linea di passaggio in zona centrale, in più due uomini (4-5) sono pronti a dare supporto qualora la prima linea di pressione venga superata; Nagelsmann con il suo sistema rimpicciolisce il campo da gioco per l'avversario proprio come in un ovale hockeystico.

FORECHECKING 2-1-2

Questa tipologia di pressione necessita di giocatori con caratteristiche molto particolari ed è utilizzata per dare maggiore pressione all'avversario rispetto al 1-2-2 e per avere una riconquista del disco ancora più immediata, si tratta di un'evoluzione delle strategie di pressione classiche ed è stata portata avanti, come nel calcio, conseguentemente alla crescita della struttura fisica dei giocatori.

Con questo sistema i due attaccanti (generalmente le due ali) vanno in pressione individuale sui due difensori avversari, il centro (n. 3) resta nella zona centrale; qualora i difensori riescano ad uscire dalla pressione utilizzando una delle due sponde, tocca ad uno dei due difensori ad andare a chiudere (n. 4 e n.5, non visibili nell'immagine), qualora il difensore sia chiamato a fare questo movimento tocca al centro scalare indietro e fornire copertura alle sue spalle. Per eseguire questo tipo di pressione è necessario avere delle ali dal forte impatto fisico (altrimenti sarebbero in svantaggio in caso di scontro alla balaustra con il difensore) ed un centro in grado di pattinare velocemente verso il proprio terzo difensivo per non lasciare scoperto lo spazio dietro al proprio difensore, un movimento che possiamo assimilare a quello delle marcature preventive nel calcio, un compito talmente importante che in NHL esiste un premio individuale specifico per il  giocatore che si contraddistingue per questo fondamentale.

Un approccio simile nel calcio lo vediamo nei tentativi di pressing uomo contro uomo, il difensore in possesso di palla e l'altro centrale difensivo sono presi individualmente (1 e 2 vs. 1 e 2), le opzioni di passaggio corto sono chiuse a causa della pressione individuale su ciascuno dei potenziali riceventi (3, 4, 5 vs. 3, 4, 5); questa tipologia di pressing, così come nell'hockey, è molto dispendiosa e se non ben eseguita può facilmente scoprire la squadra; nel caso preso come riferimento nell'immagine, la Real Sociedad è una della squadre in Europa in questa stagione che meglio esegue questa tipologia di pressing ed il quarto posto in classifica nella Liga ne è una chiara dimostrazione.

IL SISTEMA TORPEDO ED IL GEGENPRESSING

Ultimo elemento che andiamo ad analizzare e che ci porta ancora di più all'interno delle somiglianze tra le tattiche calcistiche e quelle dell'hockey su ghiaccio è quello relativo al gegenpressing reso famoso da Jurgen Klopp ai termini del Borussia Dortmund e traslato nei primi anni della sua avventura in panchina a Liverpool; il riferimento preso dal tecnico tedesco è ripreso proprio dall'hockey su ghiaccio, dove il forechecking è spesso utilizzato nelle strategie offensive come parte dell'azione offensiva stessa. 

Questo sistema nell'hockey è stato implementato dalla scuola svedese, sicuramente una delle più importanti a livello mondiale (2 Olimpiadi ed 11 Mondiali vinti) tramite il cosiddetto sistema torpedo, dove con questo termine si utilizzano i due giocatori (appunto, i torpedo) che, in fase di forechecking hanno il compito di andare ad attaccare i difensori e contendere il puck in maniera insistita finché non viene riconquistato; gli altri tre elementi della squadra agiscono in copertura sul lato dove si sta giocando il disco.

Come si evince dalla sequenza qui a lato, i due attaccanti svedesi (già in posizione avanzata) entrano nel terzo offensivo e giocano il puck alle spalle del difensore per poi attaccarlo immediatamente, i due attaccanti continuano a dare pressione sui difensori russi finché il puck non è riconquistato e reso giocabile verso il compagno (in questo caso il difensore che era rimasto sulla stessa linea del forechecking del compagno) che trova addirittura il goal. In questo esempio la partita non metteva in palio una posta particolarmente importante (si trattava di una partita del girone dei Mondiali in cui entrambe le squadre erano qualificate alla fase successiva) per cui la pressione non viene esercitata con uno scontro alla balaustra che, invece, è alla base della riconquista del puck in questo sistema di pressione, tuttavia il concetto resta inalterato; il sistema torpedo ha poi delle peculiarità anche in altre fasi di gioco ma non starò ad approfondirle in questa sede.

Dato il ruolo che giocano i torpedo nell'esecuzione di questa strategia l'accostamento con il gegenpressing è presto fatto: il tridente d'attacco di Klopp a Liverpool sono i torpedo del sistema del tecnico tedesco: in fase di uscita dalla propria metà campo sono sempre posizionati in modo tale da essere sul filo della linea difensiva avversaria e farsi innescare dai lanci alle loro spalle; se il difensore recupera, l'attaccante resta in pressione avendo come riferimento il pallone: continua ad aggredirlo finché non lo riconquista o l'avversario deve liberarsene. 

Questa tipologia di pressione sia nell'hockey che nel calcio ha subito diverse varianti e diversi adepti che ne hanno smussato o ulteriormente radicato la sua teoria, per esempio oggi nell'hockey abbiamo la "trappola" messa in piedi tramite l'1-3-1 in zona neutra che possiamo ammirare nei Tampa Bay Lightnings in NHL che è un'evoluzione del sistema Torpedo, nel calcio abbiamo il sistema di contro-pressing marchio di fabbrica del progetto tecnico Red Bull e che sta creando una fucina di allenatori austriaci come Hutter (oggi a Francoforte) e Marco Rose (oggi a Moenchengladbach) che di questo sistema sono proseliti, per ulteriori approfondimenti sul gegenpressing calcistico vi consiglio la lettura dell'articolo a riguardo di Flavio Fusi su Ultimo Uomo dove potrete anche ammirare ulteriori declinazioni di questo sistema come quello di Roger Schmidt ai tempi del Leverkusen.


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