mercoledì 1 aprile 2020

L' Arsenal degli Invincibili




In questo periodo di astinenza totale da eventi calcistici e sportivi in generale ognuno di noi sta cercando di compensare questa mancanza a modo proprio, così, come il palinsesto delle reti sportive cerca di trasmettere partite disputate negli scorsi anni allo scopo di esorcizzare la nostra dipendenza, lo stesso esercizio ho deciso di farlo analizzando una delle squadre più iconiche della prima parte del XXI secolo, nonché una delle squadre che ho più seguito ed apprezzato da ragazzino, ossia l'Arsenal  degli Invincibles allenati da Arsene Wenger, capaci di vincere la Premier League 2003-2004 e di farlo, prima ed unica squadra, finora, nella storia della Premier League senza perdere neanche una partita.

Rivedere quelle partite mi ha permesso di rivedere l'atmosfera particolare che aveva Highbury (che sarà pensionato due stagioni più tardi), di vedere gli ultimi scampoli di carriera di un giocatore unico come Dennis Bergkamp e soprattutto di vedere al loro prime gente del calibro di Patrick Vieira (quello che oggi definiremmo un centrocampista box-to-box), Thierry Henry, le cui accelerazioni mettevano nel panico le difese avversarie, e Robert Pires, le cui verticalizzazioni e/o inserimenti alle spalle della difesa dimostravano una capacità tecnica ed un'intelligenza calcistica di gran lunga superiore alla media. A questo aggiungerei lo strapotere fisico di Sol Campbell e Kolo Tourè: oggi siamo abituati a vedere giocatori alti e forti fisicamente e contestualmente dotati di una grande velocità, a quell'epoca due giocatori con quelle caratteristiche erano una rarità assoluta.

LO SCHIERAMENTO BASE DELL'ARSENAL

L'Arsenal di Wenger ha portato una ventata di novità principalmente grazie all'approccio tecnico e tattico della squadra. Il paradigma del calcio inglese è stato sempre prevalentemente orientato ad un calcio diretto fatto di palle lunghe e tanti contrasti e tante botte a centrocampo con poco spazio, dunque, al gioco palla a terra ed ai centrocampisti tecnici, Wenger è riuscito a portare in Inghilterra concetti come iniziare l'azione dai difensori, rotazioni a centrocampo ed occupazione in larghezza del campo.

Di quel Arsenal, a giusta ragione, si menzionano principalmente Thierry Henry e Robert Pires, i due elementi di maggior livello sicuramente e principali marcatori di quella stagione (rispettivamente 30 goal e 9 assist, 14 goal e 10 assist) ma non si è mai fatta troppa attenzione al lavoro dei difensori dei Gunners.

Il cambio del quartetto difensivo posto in essere da Wenger è stato il primo grande cambiamento portato dal tecnico alsaziano nel momento in cui ha preso possesso della panchina; gli anni '90 dei Gunners furono scanditi dalla filastrocca Dixon-Adams-Keown-Winterburn; Wenger li ha progressivamente accompagnati alla pensione mantenendo in squadra il solo Keown che aveva il ruolo di sostituto o backup dei due centrali difensivi, ossia Sol Campbell e Kolo Toure che, affiancati, da Lauren a destra ed un allora giovanissimo Ashley Cole a sinistra hanno concesso in quella stagione appena 26 reti a fronte di 114 tiri in porta subiti (esattamente 3 tiri in porta subiti a partita).

Il centrocampo garantiva solidità in fase di non possesso grazie al lavoro di sostegno alla linea difensiva della coppia Gilberto Silva-Vieira (con quest'ultimo che non di rado utilizzava senza troppe difficoltà le maniere forti, 98 falli e 10 cartellini gialli per lui), ma, mentre il brasiliano, si limitava ai compiti di filtro davanti alla difesa ed agevolare di tanto in tanto il lavoro dei centrali difensivi in fase di disimpegno (lo definirei senza neanche esagerare nel paragone, un Casemiro ante-litteram), il francese in fase di possesso si staccava e fungeva a volte da trequartista alle spalle del centrocampo avversario.

I due esterni (Pires e Ljungberg) avevano questa posizione solo sulla carta; il loro compito era quello di accentrarsi (specie il francese) e liberare spazio per le incursioni degli esterni difensivi (in particolare Cole a sinistra); questa continua rotazione dei giocatori, unita alla duttilità degli stessi nel coprire zone di campo diverse era il marchio di fabbrica del lavoro di Wenger sia in termini di scouting dei giocatori della sua rosa, sia in termini di concezione di gioco.

L'attacco, invece, era la grande particolarità dell'Arsenal di Wenger all'epoca, ossia la rinuncia ad un attaccante di peso (quasi un must per la Premier) per inserire due attaccanti dalle grandi doti tecniche e/o di velocità; quanto detto si traduce nei nomi di Thierry Henry, Sylvain Wiltord e Dennis Bergkamp: il primo era al prime della propria carriera (quarto nella classifica del Pallone d'Oro quell'anno alle spalle di Schevchenko, Deco e Ronaldinho) ed univa la tecnica alla velocità, le sue discese palla al piede raramente trovavano difensori abili a fermarlo.

Non ultimo il ruolo avuto dai sostituti: nello schieramento base raffigurato sopra ho indicato i giocatori a cui Wenger si affidava in corso d'opera per far rifiatare i titolari o per modificare il contesto tattico a seconda dello scenario che la partita delineava; così Keown diventava il backup dei due centrali difensivi in caso di loro assenza, oppure entrava al posto di Lauren spostando Toure sulla destra, Parlour poteva sostituire per caratteristiche chiunque dei 4 di centrocampo, stesso discorso per Edu, mentre in attacco Dennis Bergkamp si alternava con Wiltord al fianco di Henry.


LE PARTITE CHIAVE DELLA STAGIONE

Dopo aver analizzato come Wenger mandava in campo la sua squadra, ora entriamo più nel dettaglio andando ad analizzare una serie di partite che hanno permesso all'Arsenal di prendere consapevolezza della propria forza e di indirizzare la stagione dalla propria parte, superando le difficoltà man mano trovate per strada ma che sono state sempre superate con grande consapevolezza dei propri mezzi dalla squadra di Wenger, una forza mentale e voglia di lottare che, negli anni successivi, si è andata progressivamente diradando.

LA GARA D'ESORDIO: ARSENAL-EVERTON

Il 16 agosto 2003 ha inizio la Premier League, il detentore del titolo è il Manchester United di Sir Alex Ferguson, l'Arsenal ha conteso fino in fondo il titolo ai Red Devils, ma senza successo, tuttavia Wenger aveva chiaramente già iniziato quel processo di trasformazione della squadra poi sublimato dalla stagione in arrivo. A dare il battesimo alla stagione dei Gunners c'è l'Everton di David Moyes, alla guida dei Toffees da tre anni e che stava iniziando a costruire la squadra che l'anno dopo avrebbe raggiunto l'accesso alla fase preliminare della Champions League e che l'anno precedente, proprio contro l'Arsenal, aveva messo in vetrina un gioiello che di li a poco avrebbe iniziato a fare le fortune del Manchester United, ossia un certo Wayne Rooney.

Come si evince da questa grafica entrambe le squadre si schierano in campo con un 4-4-2; rispetto alla grafica i 4 di difesa dell'Everton sono da destra a sinistra Pistone-Yobo-Stubbs-Unsworth, mentre come abbiamo visto sopra, il 4-4-2 di Wenger era solo nominale visti i movimenti e le rotazioni dei centrocampisti, il 4-4-2 dell'Everton era, invece, molto più rigido, con il solo Radzinski ad avere libertà di movimento su tutto il fronte d'attacco.

Come spesso capita all'Arsenal di quella stagione, l'approccio alla partita non è propriamente dei migliori, tant'è che la prima occasione ce l'ha sui piedi l'Everton dopo 7' con Chadwick che raccoglie un cross di Radzinski dalla destra ma trova un ottimo Lehmann a respingere con il piede in contro-tempo la conclusione del centravanti. Le difficoltà contro lo schieramento compatto proposto da Moyes non permette all'Arsenal di trovare la giocata giusta, inoltre la posizione defilata di Radzinski e le incursioni di Gravesen preoccupano parecchio Ashley Cole e Vieira che, quindi hanno paura a scoprirsi; al 25' arriva l'evento che sembrava poter decidere il match negativamente per la formazione di Wenger: proprio un'incursione di Gravesen buca la zona centrale difensiva dell'Arsenal e Campbell per fermarlo deve commettere fallo da ultimo uomo e lasciare i suoi compagni in 10 per più di un'ora di gioco.

Quando tutto sembra andare verso il peggio ecco che invece l'Arsenal alza improvvisamente il livello del proprio gioco e chiude l'Everton nella propria metà campo: Wenger prima riallinea lo schieramento della squadra con l'uomo in meno togliendo Wiltord ed inserendo Keown che va a coprire la casella lasciata incustodita dall'espulsione di Campbell, allo stesso tempo chiede alla squadra di salire e, soprattutto, a Vieira e Gilberto di stare più alti ed aggredire l'Everton; le indicazioni del tecnico accendono l'Arsenal che, non ostante l'inferiorità numerica, prende il centro del ring e al 35' si porta anche in vantaggio con un rigore di Henry fischiato per un fallo di mano in area di rigore di Stubbs.

Il goal non ferma i Gunners che continuano a muovere palla e cercare di recuperarla in maniera molto aggressiva, così, come vedete dalla grafica a lato, nei 5 minuti successivi al goal l'Everton non vede quasi mai la palla. Insomma l'Arsenal nella fase finale di quel primo tempo mette subito in chiaro quali saranno le proprie intenzioni da li fino alla fine della stagione, in quei minuti si vede un bigino degli strumenti utilizzati dalla squadra per dominare quella Premier League, inclusa l'eccessiva irruenza di Patrick Vieira nei contrasti, irruenza che al 41' gli costa l'ammonizione per un'entrata a forbice su Gravesen.

Nel secondo tempo l'Arsenal continua a tenere il controllo della partita ed il possesso palla (57% alla fine il dato a favore della squadra di Wenger) nei primi 15 minuti, il tempo per trovare il goal del raddoppio con Pires in un'azione che vede Henry raccogliere il pallone al limite dell'area, il suo tiro respinto da Wright, finisce sui piedi di Vieira che, assieme a Ljungberg, aveva attaccato l'area sul movimento di Henry, il tiro del francese è respinto ancora da Wright ma sulla ribattuta si inserisce da dietro Pires che realizza a porta vuota. Mentre l'Arsenal domina, Moyes cerca con i cambi di cambiare il corso della partita inserendo Rooney al posto di Linderoth spostando Pembridge al centro, poi è quest'ultimo ad uscire per lasciare spazio al cinese Li Tie (che si fa espellere per doppia ammonizione in 20'), mentre Naysmith entra al posto di Unsworth per dare spinta sulla fascia sinistra e permettere a Rooney di raccordarsi con Radzinski e Chadwick; alle mosse di Moyes Wenger risponde con  l'ingresso di Parlour al posto di Pires, permettendo alla squadra di avere maggiore copertura. L'Everton ha un buon ritorno nel finale di partita dove trova il goal con Radzinski all'84' sugli sviluppi di un calcio d'angolo e, sempre da corner, rischia di trovare il goal del pareggio, ma finisce con la vittoria di misura dei Gunners che superano lo scoglio di una gara d'esordio giocata in 10 uomini per più di un'ora con grandissima brillantezza.

MANCHESTER CITY - ARSENAL,  LA VITTORIA DI RIMONTA

La quarta giornata di campionato è quella che vede la prima sconfitta del Manchester United, l'Arsenal è impegnato nel posticipo della domenica pomeriggio contro l'altra metà della città già conoscendo della sconfitta subita dalla squadra di Ferguson poche ore prima a Southampton. L'avversario di turno, tuttavia, non è affatto dei più comodi, i Gunners devono affrontare la trasferta di Manchester contro il City che, da quella stagione aveva lasciato il vecchio Main Road per trasferirsi al City of Manchester Stadium, oggi conosciuto come Etihad Stadium. I Citizens in quella stagione erano allenati da Kevin Keegan ed avevano riempito la rosa di giocatori di grande nome ma già in parabola discendente come il terzino sinistro ex Bayern Tarnat, il centrocampista olandese Bosvelt e soprattutto Nicolas Anelka in attacco. A rendere ancora più interessante il confronto è che le due squadre sono divise da 2 punti dopo 3 giornate (punteggio pieno per l'Arsenal, 7 punti per il City), per cui la vincente del match di troverebbe da sola in vetta alla classifica.

Come si evince dalla grafica, le due formazioni tendono ad essere abbastanza speculari, in realtà lo schieramento del City è più assimilabile ad un 4-2-3-1 asimmetrico, con Sibierski che gioca alle spalle di Anelka e Sinclair che gioca più vicino al centravanti francese con Barton che gli copre le spalle proteggendo anche Tarnat, sul lato destro Wright-Phillips agisce come una tipica ala, il suo duello con Ashley Cole sarà la chiave della sfida.

Il pressing del City isola la difesa dell'Arsenal,
il lancio diventa l'unica soluzione
Come contro l'Everton la parte iniziale di partita vede l'Arsenal giocare con il freno a mano tirato e con molti giocatori che faticano a trovare la posizione giusta in campo, per questo motivo il possesso palla dei Gunners tende ad essere molto piatto, questo anche grazie allo schieramento aggressivo del City che chiude tutti i rifornimenti verso Pires e Ljungberg escludendoli, di fatto, dal gioco e costringendo i centrali difensivi a lanciare lungo dove Henry e Wiltord soffrono il mismatch sulle palle alte contro Distin e Sommeil; in fase offensiva, invece, la squadra di Keegan cerca di sfruttare al meglio le difficoltà difensive dell'Arsenal sulla propria fascia sinistra, con Wright-Phillips che fa letteralmente a pezzi Ashley Cole, così dalle sue iniziative partono diverse opportunità sventate con affanno dalla difesa dei Gunners. Questo atteggiamento è quello che permette al City di trovare il goal del vantaggio dopo appena 10 minuti grazie ad un autogoal di Lauren che viene mandato in confusione dalla pressione di Sinclair alle sue spalle e, nel tentativo di rinviare, manda il pallone alle spalle di Lehmann.
La strategia del City rende la partita molto godibile e si gioca in un grande battere e levare, insomma una vera partita di Premier, tuttavia le battaglie di transizioni non sono proprio il pane della formazione di Wenger, soprattutto in fase di non possesso e, di fatto, nel primo tempo, l'unico tiro in porta dei Gunners arriva tramite un tiro da fuori area di Pires facilmente bloccato da David Seaman (ripudiato pochi mesi prima da Wenger per lasciar spazio a Lehmann).

Nel secondo tempo le cose cambiano subito, in quanto i movimenti della squadra di Wenger cominciano a mandare a vuoto i meccanismi di pressione del City, così dallo sviluppo di una rimessa laterale dopo pochi secondi dal fischio d'inizio del secondo tempo, una discesa di Ashley Cole innescata da un filtrante di Pires non viene intercettata dalla difesa del City e permette al terzino inglese di servire Wiltord a centro area lasciato solo dalla mancata reattività dei centrali difensivi.

Un esempio delle variazioni tattiche dell'Arsenal lo vediamo in questa immagine: sia Ljungberg che Pires si accentrano e sono orientati per ricevere il pallone da Lauren, i quattro centrocampisti del City accorciano, alle loro spalle Wiltord si apre per creare un'ulteriore linea di passaggio e far aprire la linea difensiva del City, dall'altro lato l'ampiezza la da Ashley Cole che parte alle spalle di Wright-Phillips, mentre Vieira ed Henry (fuori dall'inquadratura) sono pronti a sfruttare lo spazio tra le linee che si è creato e generare un attacco pericolose fronte alla porta, da una situazione di questo tipo nasceranno le principali azione dell'Arsenal del secondo tempo e soprattutto permetterà all'Arsenal di recuperare più in alto la palla e a costringere il City ad isolare Anelka li davanti tra Keown e Traorè.
Il posizionamento alto di Vieira e largo di Wiltord è quello che porterà all'azione del goal che ribalta la partita, con Wiltord che intercetta un disimpegno di Tarnat con Vieira che lancia in verticale lo stesso francese che viene anticipato da un'uscita incerta di Seaman che fa carambolare il pallone sui piedi di Ljungberg che deposita il pallone in rete. Trovato il vantaggio l'Arsenal controlla il match complice la fatica che non permette al City di mantenere la stessa intensità del primo tempo, i cambi a disposizione di Keegan non sono sufficienti a cambiare il corso della partita, non ostante l'ovazione del pubblico per l'ingresso in campo di Robbie Fowler al posto di un esausto Wright-Phillips, l'ingresso di Tiatto e Berkovic aumenta solamente il tasso di fumosità dei Citizens mentre Wenger consolida risultato e schieramento sostituendo Wiltord con Bergkamp, Ljungberg con Parlour e Pires con Edu.

Con questa vittoria l'Arsenal mostra di saper uscire con scioltezza da situazioni di partita difficili  come dopo il primo tempo di questa sfida ed il premio è il primo posto solitario in classifica a +3 dallo United.

MANCHESTER UNITED - ARSENAL, LA PARTITA SPORCA

La trasferta della sesta giornata ad Old Trafford arriva dopo un momento difficile per l'Arsenal dopo la pausa per le nazionali, infatti arriva il pareggio interno contro il Portsmouth che, però, non pregiudica il primo posto in classifica (potenzialmente solo il Chelsea, che aveva una partita in meno, poteva raggiungerli in vetta), e soprattutto arriva la sconfitta pesante contro l'Inter in Champions (sconfitta che poi verrà vendicata con gli interessi al ritorno a San Siro), per cui la sfida alla squadra di Ferguson è un test di tenuta mentale per la squadra di Wenger in quella che verrà ricordata come "The Battle of Old Trafford".

Dalle scelte effettuate in formazione i timori di Wenger sono sintetizzati dalla rinuncia a Pires (gioca Parlour dal primo minuto), l'altra novità è lo schieramento dal primo minuto di Bergkamp al posto di Wiltord. Rispetto alla grafica, il Manchester United si schiera con un 4-1-4-1 dove Giggs agisce sì prevalentemente sul lato sinistro ma ha il compito di stare il più vicino possibile e Van Nistelrooy, dall'altro lato Cristiano Ronaldo fa l'ala destra classica ereditando la posizione da Beckham, ceduto nel corso dell'estate al Real Madrid. Non mi dilungherò oltre su questa partita per evitare di sovrappormi ad analisi su questo match già fatte in passato con la giusta dovizia di particolari, in particolare segnalo l'articolo a riguardo di Daniele V. Morrone su l'Ultimo Uomo.

Ciò che vorrei far notare relativamente a questo match è che questo Arsenal di Wenger, rispetto alle sue versioni successive, belle ma non vincenti, aveva la capacità di reggere il confronto con gli avversari anche dal punto di vista fisico ed agonistico, sotto questo aspetto la presenza di gente come Tourè, Gilberto e soprattutto Vieira con la sua forza fisica ed i suoi interventi al limite dell'intimidatorio (verrà espulso in questa partita per un fallo di reazione su Van Nistelrooy) hanno permesso ai Gunners di uscire indenni da sfide come quella dell'Old Trafford dove, invece, negli anni successivi, usciranno con sonore sconfitte; quella partita fu uno spartiacque della stagione perché, di fatto, tolse allo United la convinzione di essere superiore all'Arsenal non ostante l'addio di Beckham, ci vorranno un paio d'anni, con l'arrivo di Rooney ed il ricambio generazionale della squadra del Treble a riportare lo United in vetta alla Premier.


CHELSEA-ARSENAL, L'ALLUNGO DECISIVO

Dopo la fine del periodo festivo, l'Arsenal inizia tra gennaio e marzo la cavalcata verso il titolo, una serie di vittorie permettono ai Gunners di allungare in testa, fino a presentarsi a fine febbraio a Stamford Bridge con 6 punti di vantaggio sulla squadra di Ranieri e 7 sul Manchester United, per questo motivo la partita del 21 febbraio diventa l'ultima chance per i Blues di rimettersi in corsa per contendere il titolo.

In questa occasione sono due le pedine mancanti per Wenger, la prima è Ljungberg che viene sostituito da Edu, la seconda è Ashley Cole che viene sostituito da Clichy; mentre quest'ultimo cambio non muta le funzioni, con l'ingresso di Edu si scombinano un po' le posizioni a metà campo, con Gilberto che tende ad agire largo a destra, mentre Edu gioca accanto a Vieira in mezzo; dall'altra parte Ranieri schiera il Chelsea con un attacco formato da Gudjhonsen ed Adrian Mutu ed un centrocampo con Geremi defilato a sinistra e Parker defilato a destra come lati di un rombo il cui vertice basso era Makelele e quello più avanzato Lampard.

Le fasi iniziali della partita sono giocate ad un ritmo vertiginoso, il Chelsea ci mette 30 secondi a sbloccare la partita, tutto parte da una palla rubata da Geremi a centrocampo, il suo cross sul secondo palo trova libero Gudjhionsen che batte Lehmann; le fasi successive si giocano ancora con capovolgimenti di fronte dettati dalla volontà dell'Arsenal di rimettere subito la partita in parità ed il Chelsea che non perde tempo a cercare di verticalizzare utilizzando i movimenti laterali delle due punte che la linea difensiva fatica a leggere.

Non è quindi un caso che, come si evince dalla grafica a lato, dopo 12 minuti di gara si contano 6 tiri in totale, ossia un tiro in media ogni 2 minuti, di questi 1 per parte ha centrato lo specchio della porta: il goal di Gudjhonsen ed un tiro da fuori area di Campbell sugli sviluppi di un calcio d'angolo facilmente bloccato da Sullivan.
Superata questa fase di battere e levare sale in cattedra Dennis Bergkamp: i suoi movimenti a venire incontro e la sua qualità nel gestire e muovere la palla diventano il faro dell'Arsenal e mettono a nudo le distanze tra la difesa ed il centrocampo del Chelsea.

Il goal del pareggio nasce da una palla recuperata a centrocampo ed immediatamente scaricata sull'olandese che ci mette due secondi a capire che Terry lo ha seguito lasciando sguarnito lo spazio alle sue spalle che viene attaccato dal taglio di Pires che si porta via Gallas, sullo spazio lasciato dal difensore francese si butta dentro Vieira che l'olandese serve con una verticalizzazione eseguita nei tempi perfetti lasciando il capitano dell'Arsenal solo davanti a Sullivan trafiggendolo.

Il goal del 2-1 arriva invece da un calcio d'angolo in cui Sullivan esce a vuoto e sul secondo palo dopo una serie di rimpalli il pallone finisce sui piedi di Edu che la deposita in rete, tutto questo nel giro di 6 minuti, tanti sono bastati ai Gunners per ribaltare totalmente l'inerzia della partita.

Il resto della partita va avanti con il Chelsea che cerca con il movimento delle sue punte di mettere in difficoltà la difesa dell'Arsenal ma manca spesso e volentieri il sostegno centrale, così le combinazioni tra Mutu e Gudjhonsen finiscono per essere fagocitate da Tourè e Cambell. La svolta decisiva della partita arriva al 60' con Gudjhonsen che lascia il Chelsea in 10 per un doppio giallo (il primo lo aveva preso per una ridicola simulazione nel primo tempo), da quel momento l'Arsenal sfrutta la superiorità numerica per tenere palla e tenere il gioco lontano dalla propria metà campo; Ranieri tenta di cambiare le sorti della partita rimescolando l'attacco inserendo Hasselbaink al posto di Mutu a fare da riferimento centrale e Joe Cole e Gronkjaer, subentrati a Cole e Parker, ad assisterlo partendo dall'esterno, ma l'avvicendamento non cambia la storia della partita anche perché il Chelsea sembra essere esausto e così getta la spugna.

Con questa vittoria i Gunners trovano l'allungo decisivo in classifica, il distacco sullo United secondo è pari a 7 punti, mentre il Chelsea scende a -9, insomma l'Arsenal esce da Stamford Bridge con il titolo quasi in tasca, per il Chelsea la vendetta arriverà poco più di un mese dopo quando eliminerà la squadra di Wenger dai quarti di finale di Champions.

ARSENAL-LIVERPOOL, LA VITTORIA DELLA SICUREZZA

Siamo giunti al secondo periodo trafficato di partite nella stagione inglese, ossia il periodo di Pasqua dove generalmente le squadre affrontano un turno di campionato tra venerdì e sabato ed un altro il giorno di Pasquetta, a questo periodo (che coincide con la fase decisiva della stagione) l'Arsenal si presenta con un vantaggio rassicurante su Chelsea e Manchester United ma reduce da due sconfitte contro le sue due inseguitrici in classifica che l'hanno eliminato sia dalla Fa Cup che dalla Champions League, alzando, dunque, la pressione sulla squadra di Wenger in campionato al fine di non vedersi sfuggire, a seguito di una spirale negativa, anche una Premier che sembra in pugno; per questo motivo la sfida del venerdì di Pasqua alla 31° giornata contro il Liverpool di Houllier (in lotta con Newscaste, Aston Villa ed il sorprendente Charlton per il quarto posto disponibile in Champions League) diventa il crocevia definitivo per i Gunners per mettere le mani sul campionato o per andare incontro ai fantasmi del fallimento.

Le due squadre si schierano sul terreno di gioco in maniera speculare con un 4-4-2 molto flessibile nei ruoli da ambo le parti: l'Arsenal è nel suo assetto base con Bergkamp a supporto di Henry, dall'altra parte il Liverpool risponde con la compresenza di Diouf, Kewell e la coppia d'attacco Heskey-Owen, l'australiano è un esterno sinistro solo nominale, il suo compito è quello di accentrarsi per lasciare spazio alle incursioni di Riise a sinistra, dall'altra parte Carragher protegge Diouf dalle discese di Cole.

Come ci è capitato spesso di vedere in queste partite analizzate, l'Arsenal inizia ancora in maniera contratta, Vieira nel giro di 5 minuti perde 2 palloni banali a centrocampo ed innesca l'attacco del Liverpool, così sugli sviluppi del terzo calcio d'angolo a favore nel giro di 5 minuti, Gerrard lasciato libero sul secondo palo (andava ancora di moda per le difese tenere due uomini sui pali) gioca di sponda per Hyppia che deposita in rete praticamente a porta vuota.
La pressione immediata su Hamann da parte di Gilberto e Pires
 da cui scaturisce il goal dell' 1-1
Il goal subito suona da sveglia per gli uomini di Wenger che iniziano ad alzare il ritmo e ad aggredire con un grande ritmo sia in fase di possesso, dove le continue rotazioni dei centrocampisti e dei due attaccanti tolgono ogni punto di riferimento alla difesa del Liverpool, sia in fase di non possesso, dove ad ogni palla persa seguiva immediatamente un tentativo aggressivo di riconquista del pallone; in entrambe le fasi il grande protagonista era Patrick Vieira, letteralmente onnipresente sul terreno di  gioco; come si evince dall'immagine, la strategia di grande pressione porta al pareggio al 31' con Gilberto Silva che strappa il pallone a metà campo ad Hamann in uscita del pallone, che viene raccolto da Pires il quale vede la difesa dei Reds fuori posizione a causa della palla persa e lancia Henry alle spalle dei difensori e trafigge Dudek anticipandone l'uscita. Il goal del pareggio allenta la pressione dell'Arsenal, evidentemente ancora non avevano chiaro il valore di Steven Gerrard che, senza pressione a metà campo, inventa una verticalizzazione visionaria dal nulla per Owen che sbuca tra Campbell e Lehmann e riporta il Liverpool avanti a 3' dall'intervallo.

L'atteggiamento dell'Arsenal dopo l'intervallo è quello di una squadra che vuole prendersi i 3 punti ed il titolo, la squadra lascia negli spogliatoi le paure e le incertezze derivanti dalla rete di Owen subita poco prima dell'intervallo e, con qualche aggiustamento nei movimenti offensivi, ribalta la partita in 5 minuti ed il centro della scena se lo prende Thierry Henry: Wenger durante l'intervallo gli chiede di partire più defilato per permettere a Ljungberg e Pires di prendersi gli spazi centrali, lui prima raccoglie da quella posizione un passaggio di Gilberto Silva, accelera e disordina la linea difensiva del Liverpool che non sa se uscire su di lui o chiudere sugli inserimenti di Ljungberg e Pires, restano a metà strada, allora Henry scarica su Ljungberg che, a sua volta, di prima, scarica alle spalle della difesa dove si inserisce Pires che batte Dudek: passa appena un minuto ed ancora Henry raccoglie palla dalla stessa posizione di prima, accelera nuovamente, questa volta la linea difensiva del Liverpool sceglie di arretrare e lo aspetta, lui non se lo fa dire due volte, accelera e salta prima Hamann e poi Carragher con irrisoria facilità per poi piazzarla sul palo lungo bruciando l'uscita bassa di Dudek: al 51' l'Arsenal ha ribaltato la partita e la relativa inerzia.



Trovato il goal del vantaggio per l'Arsenal arriva il momento di mettere in controllo la partita e ci riesce rendendo assolutamente inoffensivo il Liverpool, a nulla serve la scelta di Houllier di invertire Diouf e Kewell ed alzare Gerrard in posizione più avanzata rispetto ad Hamann, il futuro capitano dei Reds viene seguito quasi a uomo da Vieira, mentre il tedesco risulta troppo compassato e perde diversi palloni che vengono sfruttati dall'Arsenal per lanciarsi a rete sfruttando l'allungamento delle distanze tra i reparti del Liverpool che espongono i centrali difensivi ai loro limiti in termini di passo rispetto ad Henry e Ljungberg; in questo modo arriva al 78' il goal della tripletta di Henry che chiude la partita.

Finisce dunque 4-2, l'Arsenal supera l'ultimo test ed i fantasmi che aleggiavano sulla squadra dopo lo svantaggio all'intervallo e, complice, il pareggio del Chelsea contro il Middlesbrough, di fatto questo venerdì di Pasqua fa iniziare il conto alla rovescia per il titolo che arriva a 3 giornate dalla fine grazie al pareggio a White Hart Lane a casa dei nemici storici del Tottenham. All'ultima giornata, un'altra vittoria di rimonta, questa volta sul Leicester, permette alla squadra di Wenger di chiudere il campionato da imbattuta, impresa mai riuscita in Premier League, e prima che si chiamasse così, l'impresa riuscì solamente al Preston nella stagione 1888-1889, ossia due secoli prima.

CONCLUSIONE DEL CICLO


L'imbattibilità si estenderà fino alla decima giornata del campionato successivo, quando in un'altra battaglia ad Old Trafford (questa volta ribattezzata la battaglia delle pizze, o Pizzagate per via di una rissa post-partita negli spogliatoi che culminò con un pezzo di pizza lanciato verso Sir Alex Ferguson) lo United si impose per 2-0 sui Gunners con le reti di Van Nistelrooy e Rooney e fermò a 49 la striscia di imbattibilità della squadra di Wenger; quella partita orientò la stagione dalla parte del Chelsea di Mourinho e decretò l'inizio della fine del ciclo di quella squadra che, comunque, culminerà con una finale di Champions persa contro il Barcellona nel 2006. 

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