In queste Olimpiadi il torneo di calcio femminile sta mostrando molti più contenuti interessanti rispetto a quello maschile: sicuramente influisce il fatto che le selezioni nazionali nel torneo riservato alle donne siano quelle ufficiali, al contrario di quello maschile dove sono schierate le Under 24 con fuoriquota. Per questo motivo quanto stiamo vedendo a Tokyo è su un livello simile a quello di un Mondiale: e Stati Uniti ed Olanda, le finaliste del mondiale di Francia, si sono trovate nuovamente una di fronte all'altra nei quarti di finale della kermesse olimpica.
E' stata senza ombra di dubbio una partita di alto livello tecnico ed agonistico, con diversi spunti tecnici e tattici, e come in una riedizione in salsa femminile del brocardo di Lineker, si sono affrontate due squadre con 11 giocatrici in cui alla fine vincono gli Stati Uniti. Ma quella delle americane non è stata una vittoria meritatissima, anzi ai punti le olandesi avrebbero meritato qualcosa in più, ma alla fine i calci di rigore e la capacità delle statunitensi di tenere duro nei momenti più difficili ha fatto nuovamente la differenza.
Nella mia analisi mi focalizzerò su quanto accaduto nei tempi regolamentari dove sono emersi i punti di forza e debolezza delle due squadre.
LE FORMAZIONI INIZIALI
Usa e Olanda si sono affrontate schierandosi con due schieramenti simili che basculavano tra il 4-3-3 ed il 4-2-3-1: nell'Olanda Roord tendeva a staccarsi dalla Groenen in fase di possesso per poi affiancarla in fase di non possesso, negli Stati Uniti Lindsey Horan era quella deputata nel trio di centrocampo ad affiancare Ertz in costruzione per poi staccarsi una volta superata la prima fase dell'azione, altra particolarità stava nelle diverse funzioni delle due laterali basse O'Hara e Dunn, con quest'ultima che aveva facoltà di spinta mentre la prima restava bloccata in costruzione.
LA SUPREMAZIA INIZIALE DEGLI USA
La squadra che ha iniziato la partita cercando di prendere in mano le redini delle operazioni è stata quella allenata da Vlatko Andonovski: il dato del possesso palla mostra chiaramente come le americane abbiano cercate di prendere il controllo delle operazioni nei primi 15 minuti di partita. A questo scenario, come vedremo, ha anche contribuito la formazione olandese che ha scelto di non togliere l'iniziativa alle avversarie, evidentemente il piano di Sarina Wiegman era quello di colpire le avversarie in contropiede, cercando di sfruttare alcune debolezze in fase di transizione delle campionesse del mondo evidenziate nelle gare della fase a gironi.
Nel corso della fase di costruzione delle statunitensi possiamo apprezzare lo schieramento della squadra: possiamo notare come le due laterali O'Hara e Dunn si muovano ad altezze diverse generando uno scaglionamento asimmetrico compensato dall'arretramento di Horan al fianco di Ertz, l'ampiezza a destra veniva garantita, invece, dall'esterno offensivo Williams, con Mewis che andava ad invadere il mezzo spazio di destra. L'Olanda dal canto suo si preoccupava semplicemente di togliere l'accesso centrale alle avversarie senza andare a contestare il possesso palla alle avversarie e, soprattutto concedendo spazi sugli esterni: in particolare la libertà concessa a sinistra a Crystal Dunn permetteva agli USA di sviluppare l'azione da quel lato con relativa facilità.
In fase di sviluppo dell'azione, grazie alla libertà concessa a Dunn, Tobin Heath andava a dialogare con la laterale occupando la zona di rifinitura e costringendo il terzino destro Wilms ad uscire su di lei ma liberando, come si vede dal fermo immagine, spazio alle spalle che viene attaccato con un taglio esterno da Carli Lloyd portando la Dunn ad arrivare rapidamente al cross. Dalla passmap della formazione statunitense si nota chiaramente come il lato sinistro fosse il lato più utilizzato per sviluppare la manovra e muovere il pallone nella metà campo avversaria.
LA VERTICALITA' DELL'OLANDA
Il gioco dell'Olanda si è basato nella risalita rapida e diretta del campo: sostanzialmente le oranjes non hanno cercato di risalire con la costruzione di dietro ma cercando la giocata diretta in avanti sfruttando le ampiezze per disordinare la pressione avversaria. Dei 19 avvii di azione dell'estremo difensore Van Veenendaal, 15 sono stati lanci lunghi: prevalentemente giocati sul lato sinistro del campo alla ricerca di Janssen e di Lieke Martens per poi cercare di sfruttare le seconde palle o consolidare il possesso.
In queste situazioni si è rivelato spesso decisivo l'apporto di Vivianne Miedema, il centravanti della formazione olandese, stella della squadra e, probabilmente, il più grande talento del calcio femminile a livello mondiale. La sua capacità di gestire la palla in tante situazioni spalle alla porta la rende estremamente pericolosa in qualsiasi situazione: questo portava la linea difensiva statunitense a seguirne tutti i movimenti disordinandone la linea; in questa situazione susseguente ad una seconda palla da lancio lungo si fionda sulla palla, la gioca a muro sulla compagna a rimorchio permettendo di lanciare Van de Sanded che nel frattempo si è smarcata alle spalle di Dunne. Il posizionamento dell'attaccante dell'Arsenal ha messo sempre in difficoltà la difesa statunitense e le compagne sono sempre state in grado di sfruttare gli spazi che creava con il suo movimento.
L'altra soluzione cercata dalle olandesi per rendersi pericolose era quello di usare le esterne d'attacco del 4-3-3 per allargare le maglie della difesa per poi sfruttare gli inserimenti nello spazio tra centrale difensiva e terzino mediante una immediata verticalizzazione: con una combinazione di questo genere è stato possibile generare la situazione che poi ha portato al goal con cui Miedema ha sbloccato la partita dopo 18 minuti in cui le statunitensi avevano cercato di esercitare supremazia territoriale.
Questo atteggiamento era figlio di una tendenza speculativa della formazione olandese che si manifestava nella passività in fase di non possesso in cui è stato permesso alle campionesse del mondo di occupare nel modo migliore la zona di rifinitura e scaglionarsi nei canonici corridoi verticali tipici del calcio di posizione che, come possiamo vedere da questo fermo immagine, sono utilizzati con ottimo costrutto dalla squadra statunitense, tanto da rendere possibile l'azione con cui è arrivato il goal del momentaneo 1-1, a cui è seguito due minuti più tardi il goal del 2-1 con cui la partita viene ribaltata.
COME L'OLANDA HA RIBALTATO L'INERZIA
Dopo aver ceduto l'iniziativa e la supremazia territoriale agli avversari, il piano per la squadra olandese è cambiato quando nel giro di 2 minuti gli USA hanno ribaltato la partita con le reti di Mewis e Williams. Per questo motivo abbiamo iniziato a vedere le trame di gioco che hanno reso l'Olanda una delle squadre femminili più interessanti da seguire negli ultimi anni.
Oltre alle qualità di Miedema come riferimento offensivo in avanti, un altro punto di forza della formazione vice-campionessa del mondo sta nella capacità delle tre centrocampiste di muoversi in modo tale da generare molteplici linee di passaggio e disordinare le linee avversarie: qui si può notare come il vertice basso del centrocampo
Groenen (autrice di una prestazione sontuosa davanti alla difesa) abbia diverse opzioni per fare progredire l'azione, ma soprattutto come i movimenti delle sue compagne di reparto Roord e Van De Donk riescano a dilatare la zona di rifinitura.
Nel secondo tempo le olandesi hanno iniziato a rischiare la giocata ed a sfruttare il pressing alto della formazione statunitense per verticalizzare il gioco: una delle combinazioni più interessanti tentate dalle
oranjes è stata senza dubbio quella tra la centrale difensiva di sinistra Nouwen e Lieke Martens. Grazie a questo movimento dell'esterno offensivo e le linee di passaggio precise della centrale per l'Olanda è stato più semplice prendere campo e mandare a vuoto il pressing avversario costringendo le statunitensi prima a rinunciare al pressing e poi il loro commissario tecnico a sostituire in blocco il trio d'attacco.
Grazie alla capacità di superare il pressing statunitense si è generata la situazione che ha poi portato al secondo goal di Miedema, con la centravanti ancora una volta in grado di aprire la linea difensiva delle americane e creare spazi per gli inserimenti. L'azione culminerà casualmente con la rete dell'attaccante in quanto il triangolo creato in zona rifinitura non si concretizza ma il pallone le resta tra i piedi e con il destro riuscirà a sorprendere l'estremo difensore avversario Naeher.
La stessa Naeher sarà poi protagonista delle fasi successive della partita parando alla Martens il rigore che avrebbe potuto portare le olandesi in semifinale, negando alla Miedema altri due goal che sarebbero stati di pregevole fattura ed infine ergendosi a protagonista nell'epilogo del match dagli undici metri.
CONCLUSIONI
Stati Uniti ed Olanda ci hanno regalato una partita piena di emozioni e con tanto spettacolo, a dimostrazione che il calcio femminile è in grado di progredire verso un livello sempre più alto, quanto meno a livello di élite mondiale ed europea. Queste due squadre hanno mostrato di proporre un calcio di alto livello al contrario di ciò che si pensa sul calcio giocato dalle donne: ora si spera di vedere alzare questo livello a quante più latitudini possibili sia grazie al traino della qualità di questa competizione olimpica ma anche grazie alla visibilità che il calcio femminile avrà grazie alla trasmissione integrale su Youtube della prossima Champions League ed all'Europeo britannico della prossima estate.
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