venerdì 25 febbraio 2022

Lazio-Porto, la sintesi del lavoro di Sarri


Il pareggio per 2-2 tra Lazio e Porto ha posto fine alla campagna europea della formazione di Maurizio Sarri. In termini giornalistici questa viene definita un'uscita a testa alta, tuttavia il doppio confronto ha mostrato le difficoltà ed i limiti di questa squadra.

In particolare questa partita è stata un'esemplificazione di come la rosa a disposizione abbia costretto l'ex allenatore di Napoli e Juventus a dover venire a patti con il proprio modo di giocare a pallone. 

La statistica finale sul possesso palla mostra chiaramente quanto detto sopra, la Lazio ha chiuso la partita con un possesso palla del 46%, un dato non propriamente da calcio sarriano, abituati come siamo a squadre del tecnico toscano capaci di gestire lunghe fasi di possesso nel corso delle partite.



LE FORMAZIONI INIZIALI

Sarri, rispetto alla gara d'andata in Portogallo, recupera Immobile ma perde Zaccagni squalificato, per cui l'attacco è obbligato con Pedro e Felipe Anderson al fianco di Immobile; davanti alla difesa Lucas Leiva è ripassato davanti alle gerarchie di Sarri rispetto a Cataldi.


Nel Porto Conceiçao si schiera con il suo classico 4-4-2 di base ma con diverse variazioni sul tema in fase di possesso che andremo a vedere. Rispetto all'andata Taremi viene schierato al fianco di Toni Martinez e Vitinha in luogo di Grujic; novità anche a destra in difesa con Bruno Costa al posto di Joao Mario.


LA DIVERSITA' DELLA LAZIO RISPETTO AL SARRISMO

Vedendo la Lazio giocare con la palla non ci sembra una squadra allenata da Sarri, i fraseggi e le triangolazioni tipiche del gioco del tecnico toscano faticano ad essere messi in opera. Tutto parte dalle difficoltà dei centrali difensivi nel portare la palla e tentare il dialogo con i centrocampisti, inoltre i movimenti senza palla sono molto limitati.

Questo è lo schieramento della squadra biancazzurra in fase di costruzione, con i 4 difensori più Lucas Leiva che fanno partire l'azione mentre i 5 invasori attendono alle spalle delle linee di pressione avversarie. Tuttavia come si evince dall'esempio il Porto chiude a chiave la fascia centrale del campo e toglie soluzioni ai centrali difensivi ed a Lucas, così le uniche opzioni arrivano dalle zone esterne dove spetta alle giocate individuali di Felipe Anderson e Pedro cercare di creare qualcosa.
 
Per questo motivo era necessario che fosse una delle due mezzali a venire a prendersi la palla in zona costruzione per cercare una soluzione per far risalire l'azione: in questo esempio vediamo Luis Alberto che si abbassa per ricevere il pallone da Patric, tuttavia anche con questo movimento dello spagnolo si evita la perdita del possesso palla ma lo schieramento della squadra resta piatto (mancano i triangoli per muovere la palla usando il terzo uomo. marchio di fabbrica del gioco di Sarri), il che rende difficile una circolazione palla fluida. Non riuscendo, quindi, a costruire nulla mediante azione manovrata propria, i pericoli la Lazio di Sarri li crea spostando il gioco nella metà campo avversaria per poi trovare un modo per servire Immobile in profondità o cercando la testa di Milinkovic-Savic. 

Anche la fase di non possesso è decisamente meno aggressiva del solito, le caratteristiche dei giocatori e della squadra, proveniente da un sistema tattico più attendista come quello di Simone Inzaghi, non permettono a Sarri di creare un pressing alto organizzato in maniera aggressiva. Più volte in campionato (vedi la partita di Napoli) la squadra biancazzurra ha mostrato di aprirsi paurosamente ogniqualvolta tentasse di alzare il proprio pressing.

Per cui il tecnico toscano ha cambiato approccio, ora vediamo una squadra che attende l'avversario ma senza abbassare il baricentro e mantenendo le linee compatte e strette. In questo esempio vediamo come è organizzata la prima pressione, con Immobile e Milinkovic-Savic (in altre occasioni Felipe Anderson) pronti a far scattare il pressing sul passaggio in orizzontale tra i due centrali ma preoccupandosi inizialmente solo di coprire le linee di passaggio verso i centrocampisti del Porto lasciando aperte solo le soluzioni laterali su cui scalare in blocco durante il viaggio della palla dal centrale difensivo al terzino.

Questo atteggiamento è quello che ha portato Pepe a commettere l'errore in impostazione che ha permesso alla Lazio di recuperare il pallone e lanciare Immobile in profondità per andare a concludere in rete e portare in vantaggio la Lazio. Insomma per essere pericolosa non c'è altro modo per la Lazio di giocare in maniera più diretta ed in profondità, soprattutto quando in campo c'è Ciro Immobile.




LE SOLUZIONI E LA SICUREZZA DEL PORTO


La scelta della Lazio di lasciare il pallone alla squadra portoghese per fare in modo da costringere la squadra di Conceiçao a concedere la profondità e disordinarsi, ha necessitato delle contromosse da parte del tecnico portoghese, contromosse che non si sono fatte attendere.

Il sistema naturale di costruzione del Porto vede sostanzialmente i 4 difensori ed i 2 centrocampisti centrali che operano in modo da scaglionarsi sul terreno di gioco a diverse altezze. Per questo in premessa è stato opportuno indicare che il 4-4-2 o 4-2-3-1 di partenza prevedeva delle variabili in fase di possesso. In questo esempio vediamo il posizionamento dei due centrali di centrocampo Vitinha ed Uribe uno davanti all'altro. Da questo esempio si può anche notare la posizione non simmetrica tra i due terzini, con Costa a destra che resta più basso, Zaidu a sinistra che invece tende a muoversi alle spalle delle linee di pressione della Lazio. La posizione di Vitinha è stata una mossa molto interessante da parte di Conceiçao che ha decisamente abbassato il raggio d'azione dell'ex giocatore del Wolverhampton, che in questa maniera ha potuto usare al meglio la propria tecnica per gestire il pallone resistendo anche alla pressione dei giocatori laziali. 

Tuttavia la pulizia del possesso non sembrava coincidere con la progressione del gioco: il goal subito ha mostrato le difficoltà della squadra portoghese nell'avanzare in campo ed anche l'uso del gioco diretto (altra costante del gioco del Porto) per Taremi non sembrava portare pericoli. L'attaccante iraniano ha vinto solamente 2 dei 7 duelli aerei in cui è stato coinvolto.



Per questo motivo è stato molto importante per il Porto riuscire a trovare soluzioni alternative per far avanzare il pallone, e sotto questo aspetto è stata molto importante la capacità dello stesso Taremi e di Otavio di muoversi e di ruotare per rendersi disponibili a ricevere i passaggio tra le linee.  In questo esempio vediamo come Pepè, accentrandosi, tiene impegnata la linea difensiva della Lazio assieme a Toni Martinez; anche Taremi ed Otavio (fuori inquadratura) occupano la zona centrale del campo sovraccaricandola e creando spazio per le avanzate di Zaidu a sinistra. Questo sistema ha permesso al Porto in corso d'opera di prendere campo ed iniziare a rendersi pericolosa sfruttando l'ampiezza del campo.

Perché l'ampiezza del campo? La specificità del sistema difensivo di Sarri (questo sì implementato interamente in questi mesi a Formello) sta nel totale orientamento della linea difensiva sul lato palla. Questo schieramento permette di restringere il campo all'avversario ma ha come punto debole quello di concedere spazio sul lato di gioco opposto rispetto alla palla; il Porto ha giocato sull'idea di sovraccaricare un lato per esperire la soluzione sul lato debole. In questo esempio vediamo ancora le rotazioni in avanti con Pepé più basso e Otavio più alto; Vitinha ed Uribe sono molto vicini proprio per riempire la zona palla permettendo al portoghese di ribaltare il gioco per Bruno Costa sul lato opposto. Da questa situazione nasce l'azione che porterà al discusso rigore del pareggio del Porto.


COME E' MATURATO IL RISULTATO FINALE


L'analisi fin qui ha mostrato quale è stato il contesto tattico della partita nel primo tempo, con la Lazio che, lasciando il pallone al Porto, lo ha messo in grossa difficoltà nella fase iniziale costringendo Conceiçao a cercare soluzioni alternative per creare gioco, riuscendoci. Nel secondo tempo il contesto tattico è stato ribaltato nel momento in cui doveva essere la squadra di Sarri a dover trovare il modo per togliere il controllo della partita e del pallone agli avversari.   

L'andamento del match, come si desume dalle statistiche, ha visto le due squadre alternarsi nel prendere il controllo della partita. Nel primo tempo l'andamento segue il contesto tattico sopra descritto, con la Lazio più pericolosa nella fase iniziale ed il Porto che poi alza il proprio livello di pericolo. Nel secondo tempo la fase iniziale ha seguito a livello tattico lo stesso canovaccio del primo tempo, il punto di svolta sono stati gli ingressi di Cataldi ed Hysaj al posto di Lucas Leiva e Radu, con i due nuovi ingressi che non hanno avuto un impatto molto lucido sulla partita. 

Il momento peggiore per la Lazio, che è quello che alla fine ha deciso partita e qualificazione, è coinciso nel momento in cui il contropressing del Porto ha mostrato le difficoltà del terzino albanese a gestire queste situazioni di pressione in cui si è trovato, ed il dato relativo ai duelli mostra chiaramente come abbia perso tutti quelli avvenuti in area di rigore fino ad arrivare allo schieramento disordinato della linea difensiva in occasione del goal del 2-1 della squadra ospite. Ovviamente non è che la Lazio abbia perso per colpa di Hysaj, ma nel calcio attuale, tanto più in questo periodo post-pandemico con i calendari particolarmente compressi, il poter gestire l'andamento delle partite con i cambi è essenziale, e questa possibilità la Lazio ha mostrato di non averla, tanto quanto accaduto alle altre squadre italiane impegnate in Europa in queste settimane.

L'azione del goal del 2-1 del Porto mostra sia la difficoltà di Hysaj ad allinearsi alla linea difensiva che quello di Cataldi nel seguire l'inserimento di Uribe. Insomma, l'impatto sulla gara dei due nuovi ingressi non ha fornito certo il supporto voluto da Sarri alla partita della Lazio.



Con un risultato completamente da ribaltare, alla Lazio non è rimasto altro che tentare di acuire ulteriormente la propria verticalità, affidandosi ad un gioco diretto fatto di duelli offensivi e di seconde palle con 12 dei 27 tocchi in area di rigore della formazione biancoceleste avvenuti nei 15 minuti di serrate finale che ha portato al goal di Cataldi e ad almeno altre due gigantesche opportunità da rete sprecate quasi a porta spalancata.


CONCLUSIONI

L'eliminazione dall'Europa League ha lasciato indubbiamente l'amaro in bocca a Maurizio Sarri che ha cercato di giocarsi al meglio le sue carte in questo doppio confronto contro una squadra che si è rivelata più completa della sua. A fine partita ha dichiarato che questa eliminazione servirà a lui per poter continuare il proprio lavoro al meglio sul campo d'allenamento in settimana senza ulteriori impegni ufficiali infrasettimanali.

Il lavoro del tecnico toscano si sta vedendo in alcuni aspetti (vedi gestione della linea difensiva) e meno in altri, con una fase di possesso meno ricercata e più diretta ed un atteggiamento più attendista (seppur mai passivo) in fase di non possesso. 

Nelle prossime settimane vedremo come si evolverà il lavoro, ossia se vedremo una Lazio che cercherà di raggiungere obiettivi ambiziosi in campionato giocando sui compromessi tattici di cui sopra oppure se si insisterà nel cercare di avvicinare il gioco della squadra ai desiderata del tecnico toscano, un'impresa che però ritengo molto complicata viste le caratteristiche dei giocatori in rosa, tanto più che si tratta di un gruppo di giocatori dall'età media molto alta e quindi più difficile da trasformare. 



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