Nel tour de force in cui è impegnata la Serie B in questo mese di febbraio, Benevento-Cremonese ha dato il via al marzo calcistico con un match terminato in parità ma che rinforza le convinzioni di entrambe le compagini nella corsa per la serie A (che sia diretta o tramite play-off) e soprattutto conferma la bontà del lavoro di Fabio Caserta e Fabio Pecchia, con il primo che si sta rivelando sempre più un allenatore emergente pronto a mettersi in gioco al piano superiore, mentre il secondo, dopo la cattiva esperienza di Verona, sta mostrando di saper mettere a proprio agio un gruppo di giovani talentuoso e dalla cifra tecnica difficile da vedere per il campionato cadetto.
L'1-1 finale è frutto di un equilibrio tra il gioco della Cremonese basato sul palleggio e quello del Benevento basato sulla ricerca della profondità; ai punti si potrebbe affermare che la formazione grigio-rossa avrebbe meritato qualcosa in più per occasioni da goal prodotte, ma va detto che entrambe le formazioni hanno sempre cercato di imporre il proprio gioco dando vita a sprazzi di partita anche molto intensi e piacevoli,
LE FORMAZIONI INIZIALI
Il Benevento di Caserta si schiera con un 4-3-3 in cui la coppia centrale di difesa è composta da Glik e Vogliacco (due muri nella sofferta vittoria di sabato pomeriggio a Perugia), Letizia e Barba sono i due terzini (quest'ultimo rimpiazzato dopo poco da Foulon causa infortunio); a centrocampo Calò è il vertice basso supportato da Ionita per fornire supporto fisico e da Acampora per pulire il possesso. Il tridente d'attacco è composto da Forte come riferimento centrale, con Insigne ed Improta ai suoi lati aventi compiti diversi: il fratello del capitano del Napoli è chiamato ad accentrarsi, mentre l'ex Bari e Salernitana deve svolgere più funzioni di mantenimento dell'ampiezza.
La Cremonese viene schierata da Pecchia con il 4-2-3-1 molto offensivo a cui ci ha abiutato in stagione, con la coppia Bianchetti-Okoli a fornire sicurezza alla linea difensiva con la loro forza sui duelli, i terzini Sernicola e Valeri sono chiamati a spingere; a centrocampo la coppia Castagnetti-Fagioli è tra le meglio assortite della categoria, con il primo abile a muovere rapidamente il pallone grazie al suo mancino educatissimo anche nelle giocate a lunga gittata, mentre Fagioli al suo fianco sta esplodendo come centrocampista di lotta e di governo, con la sua grande capacità di gestire il pallone anche in situazioni di forte pressione e con la capacità di cercare la giocata mai banale. In attacco il punto di riferimento è Samuel Di Carmine, alle cui spalle agisce Rafia mentre ai lati operano la fantasia di Luca Zanimacchia a destra e la corsa di Baez sul lato opposto.
LA BATTAGLIA TATTICA PARTE DAI TERZINI
Le ambizioni dei due allenatori e la volontà di proporre un calcio offensivo è visibile dal modo in cui vengono utilizzati i terzini: soprattutto nel primo tempo Letizia e Foulon (quando è subentrato a Barba) da una parte e Sernicola e Valeri dall'altra sono stati utilizzati come arma dai due allenatori per aprire lo schieramento difensivo avversario e muoverlo al fine di trovare spazi in verticale su cui far proseguire l'azione. Questo posizionamento dei terzini era ben visibile sin dalla fase di costruzione delle due squadre.
Il Benevento costruisce con i due centrali che si aprono e Calò che si abbassa in mezzo ai due cercare di far partire l'azione in maniera pulita; proprio per mantenere alti e protetti i terzini, i giocatori più vicini nello schieramento erano le due mezzali Acampora e Ionita, chiamati a loro volta ad attrarre la linea di centrocampo della Cremonese e creare spazio nella zona tra le linee. In questo esempio si vede la posizione di Letizia più alta rispetto a Ionita ed Acampora che invece cercano di fornire una linea di passaggio frontale e fare anche da terzo uomo per permettere la ricezione a Calò, schermato sempre da uno tra Di Carmine e Rafia.
Dall'altra parte la Cremonese aveva il problema di dover affrontare le due linee da 3 uomini proposte da Caserta per fermare la progressione centrale del gioco da parte della squadra grigiorossa: per questo motivo la soluzione adottata era quella di aprire uno tra Fagioli e Castagnetti al lato dei due centrali di difesa in modo da essere raggiunti dalla linea di passaggio lasciata aperta dall'avanzamento dei terzini e permettere loro di dialogare con lo stesso terzino di parte e con l'esterno offensivo con l'obiettivo di sovraccaricare la zona per poi far arrivare il pallone in zona rifinitura o cercare di avanzare mediante triangolazioni.
Lo stesso esempio è visibile quando il pallone va sul lato opposto, dove è Fagioli ad aprirsi per sfuggire alla morsa centrale dello schieramento difensivo del Benevento. In questo fermo immagine è meglio visibile lo schieramento del Benevento atto a chiudere il centro del campo e la volontà della Cremonese di aprirlo puntando sul sovraccarico laterale al fine di aprire una linea di passaggio per Rafia (che però viene sempre seguito quasi a uomo da Calò) o per progredire utilizzando lo stesso Sernicola e l'esterno offensivo di parte.
LA RICERCA DELLA PROFONDITA' DEL BENEVENTO
Il diverso stile di gioco delle due squadre si è visto anche nel modo in cui hanno cercato di arrivare in porta ma anche di come hanno cercato di aggredire l'avversario, una differenza di stile che ha reso estremamente divertente la partita per lunghi tratti, con anche diverse fasi ricche di transizioni, duelli e contrasti che hanno alzato il livello agonistico della partita dandole anche un bel ritmo.
La strategia del Benevento era quella di disordinare il 4-4-2 con baricentro medio-alto della Cremonese, e Caserta ha mostrato di avere due importanti armi a propria disposizione per riuscire nel proposito, una si chiama Giacomo Calò, l'altra Roberto Insigne. Il regista delle streghe ha mostrato le sue grandissime qualità nel gioco lungo e nella ricerca di palloni filtranti tra le linee: in questo esempio si vede una giocata tipica del Benevento di Caserta (chiedo scusa per il gioco di parole geografico) con Ionita che fa da terzo uomo per servire il numero 5 che cerca la giocata di prima intenzione in verticale alle spalle della linea difensiva alta della squadra di Pecchia.
L'ex centrocampista della Juve Stabia è stato una precisa richiesta di Fabio Caserta appena giunto a Benevento ad inizio stagione, visto che lo ha avuto a propria disposizione proprio negli anni di Castellammare di Stabia e senza dubbio rappresenta l'emanazione del suo allenatore in campo. Le statistiche mostrano come questo tipo di giocata sia il marchio di fabbrica del centrocampista del Benevento, tanto da essere il migliore in campionato nella specifica statistica dei passaggi filtranti predisposta da Wyscout, intendendosi come filtranti quei passaggi diretti ad un compagno di squadra alle spalle della linea difensiva avversaria.
L'altra soluzione della squadra sannita era quella di Roberto Insigne tra le linee: grazie al posizionamento delle mezzali in fase di costruzione e grazie al movimento di Forte ed Improta a fissare la linea difensiva della Cremonese, non di rado si creavano spazi tra le linee in cui si muoveva il fantasista della formazione beneventana. Tramite queste ricezioni il fratello di Lorenzo poteva muovere il pallone in zone di campo molto pericolose, la scelta pià gettonata è stata quella di sfruttare gli spazi che si creavano sugli esterni per lanciare i terzini (già alti a causa della loro posizione in fase di costruzione) ed arrivare al cross cercando di sfruttare i centimetri di Forte e Ionita in area.
La mappa dei passaggi ricevuti dal numero 19 del Benevento mostra chiaramente quanto questa soluzione sia stata cercata dalla formazione di Caserta per creare pericoli dalle parti di Carnesecchi.
IL GIOCO TECNICO ED IN VELOCITA' DELLA CREMONESE
Dall'altra parte la soluzione era quella di avanzare mediante le giocate in zone esterne con Baez da un lato e Zanimacchia dall'altro lato. Anche in questo caso il posizionamento in zona avanzata dei terzini era funzionale a cercare tramite triangolazioni, con l'aiuto del centrocampista o del trequartista, l'avanzamento oppure sovraccaricare quella zona di campo in modo da poter ribaltare il gioco o riaggredire immediatamente non appena il pallone veniva perso.
In questo esempio possiamo vedere come sia Di Carmine, servito in verticale, ad associarsi con Valeri e Rafia per creare un triangolo esterno mentre Baez cerca di sfruttare lo spazio creato alle spalle di Letizia e lasciato incustodito da Ionita e Calò, chiamati a chiudere il triangolo della Cremonese. Questo tipo di soluzione con taglio di Baez alle spalle di Letizia sarà la giocata che permetterà alla Cremonese di trovare il goal dell'1-1 per opera del proprio numero 7, seppur con la complicità di Paleari. Infine il posizionamento di Sernicola e Fagioli ci mostra anche la preparazione della squadra ad usare il contro-pressing per tenere il gioco sulla trequarti avversaria anche in caso di palla persa e sostenere, quindi, una strategia d'attacco con tanti giocatori in avanti.
Sul proseguimento dell'azione di cui sopra, possiamo vedere come la squadra, appena perso il pallone, cerca immediatamente di fiondarsi su di esso con un gegenpressing promosso da Fagioli e da Baez, mentre vediamo Sernicola che si abbassa a fornire una prima copertura ed Okoli già pronto a contrastare Forte qualora il Benevento avesse deciso di usarlo come appoggio per far partire la transizione offensiva. Nella fattispecie questa transizione verrà bloccata da un fallo dello stesso Fagioli, una situazione che non genera, quindi, un recupero palla ma allo stesso tempo non genera un pericolo immediato in contropiede.
Per cui mentre da una parte abbiamo visto una squadra che ha cercato di manipolare lo schieramento avversario per generare spazi da attaccare, dall'altra parte abbiamo visto una squadra cercare di muovere il pallone velocemente in spazi stretti.
LA SUPERIORITA' DELLA CREMONESE NEL SECONDO TEMPO
Nel calcio dei cinque cambi a partita e degli impegni ravvicinati (con il prossimo turno di campionato nel weekend le squadre di serie B avranno disputato 8 giornate nel lasso di tempo di un mese esatto) sapere utilizzare le soluzioni dalla panchina ha un ruolo decisivo nella gestione del match. Così, mentre nel primo tempo abbiamo visto due squadre sfidarsi al meglio con le rispettive armi, nel secondo tempo i cambi hanno orientato il piano inclinato della partita dalla parte della Cremonese che però non è riuscita a concretizzare questa superiorità con il goal della vittoria.
A cambiare la partita è stata la scelta strategica dei due allenatori sui cambi offensivi: da una parte Caserta inserendo Lapadula al posto di Acampora ha sostanzialmente deciso di affidarsi interamente ad un 4-4-2 con lanci sulle punte e poi lavorare sulle seconde palle, dall'altra parte Pecchia ha fatto esattamente l'opposto, togliendo la punta centrale Di Carmine e Rafia per inserire Gondo e Gaetano, i cui movimenti a venire incontro hanno creato situazioni tali da allungare lo schieramento in campo della squadra sannita.
Il passaggio alle due punte voluto da Caserta ha portato alla ricerca di combinazioni rapide e dirette tra le due punte, una soluzione che ha quindi reso ancora più verticale l'atteggiamento della squadra di casa, il cui schieramento, come si vede nell'esempio è apparso più simile ad un 4-2-3-1. Come si vede la Cremonese non ha avuto paura a sfidare questo schieramento quasi in maniera pura, ossia andando alla ricerca del duello uomo su uomo e tenendo la linea alta. Alla fine la scelta si è rivelata vincente in quanto nella ripresa la squadra di Pecchia ha vinto quasi il 70% dei duelli difensivi, rendendo di fatto inoffensiva la mossa di Caserta. Ovviamente per puntare a questa idea difensiva Pecchia si fida molto soprattutto dei suoi centrali difensivi e sul posizionamento dei due centrocampisti centrali, in particolare la forza fisica nei duelli del centrale difensivo dell'Under 21 Okoli è decisamente fuori categoria, ed indipendentemente dall'andamento finale della stagione della Cremonese, sarà molto probabile vederlo in serie A nella prossima stagione, ricordando che il ragazzo è di proprietà dell'Atalanta.
La scelta di togliere un centrocampista per un attaccante ha scoperto lo schieramento difensivo del Benevento che, trasformandosi in un 4-4-2 ha avuto maggiori difficoltà a coprire le ricezioni tra le linee degli attaccanti avversari, situazione acuita dalle difficoltà di Improta ed Insigne a rientrare in copertura. Merito della Cremonese è stato anche quello di riciclare immediatamente i possessi ogniqualvolta riuscivano a disinnescare le combinazioni tra le due punte grazie alle qualità in distribuzione del pallone sia di Castagnetti che di Fagioli, due giocatori che si integrano perfettamente come caratteristiche in mezzo al campo. In questo esempio si vede chiaramente come la Cremonese possa banchettare negli spazi tra le linee di difesa e centrocampo del Benevento.
Come si evince dalla statistica relativa agli expected goals, nel secondo tempo la squadra di Pecchia ha avuto diverse occasioni da rete sfruttando questo vantaggio tattico e tecnico che si era creato, ma nonostante le 5 palle goal superiori a 0,10 xG create, le parate di Paleari e l'imprecisione in fase conclusiva hanno tolto alal Cremonese la possibilità di portare a casa i 3 punti e mantenere, quindi, la testa della classifica.
CONCLUSIONI
Benevento e Cremonese hanno messo in mostra una partita che nobilita il palcoscenico della serie cadetta: nonostante siamo in una fase della stagione parecchio densa di eventi e dove i punti in palio iniziano a farsi pesanti, le due squadre non si sono fatte problemi a cercare di imporre il proprio stile di gioco sull'avversario e giocare a carte scoperte nella ripresa nel tentativo di portare a casa i 3 punti.
Il calcio italiano ha sempre vissuto in una bolla di calcio speculare, dove l'equilibrio e la scarsa propensione al rischio fanno da padrone; vediamo questo retaggio ancora presente nel linguaggio giornalistico ed anche di alcuni addetti ai lavori, per cui vedere due squadre di B che provano a giocarsi la serie A con idee di calcio propositive e non avverse al rischio rappresentano un segnale tecnico che, arrivando dal basso, possa permettere finalmente al calcio italiano di evolversi in maniera definitiva promuovendone l'innalzamento qualitativo.
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