giovedì 17 marzo 2022

All'Arsenal manca ancora qualcosa per tornare grande


In una serata che sarebbe dovuta essere dedicata esclusivamente alla Champions, la necessità di recuperare tante partite ha costretto la Premier League a giocare anche nelle notti europee, e così in questo mercoledì sera l'Emirates Stadium di Londra ha ospitato un gustosissimo Arsenal-Liverpool, partita avente lo scopo di misurare la concretezza delle ambizioni di Champions da una parte e quelle di titolo dall'altra. 

Infatti, una vittoria avrebbe permesso alla squadra di Arteta di allungare al quarto posto in classifica, mentre per la squadra di Klopp il successo l'avrebbe portata ad un solo punto dal City di Guardiola.

Alla fine a portare a casa i 3 punti è il Liverpool, che dopo aver sofferto per 50 minuti abbondanti il piano-gara dell'Arsenal, un po' come accaduto nella trasferta di Champions contro l'Inter, riesce a trovare il modo di inclinare la partita dalla propria parte sfruttando al meglio gli errori tecnici dei Gunners, che hanno mostrato di essere acerbi nella parte decisiva della partita.



LE FORMAZIONI INIZIALI

Nessuna particolare novità nello schieramento iniziale delle due squadre, con i due allenatori che schierano quello che oggi possiamo definire il loro undici tipo, schierati rispettivamente con un 4-2-3-1 ed un 4-3-3 di base che, ovviamente, si modifica sul campo a seconda delle fasi di gioco.



Nell'Arsenal viene confermato, quindi, lo schieramento che si è rivelato vincente nella sfida di domenica contro il Leicester con Cedric a destra in luogo dell'indisponibile Tomiyasu e Xhaka accanto a Thomas Partey a centrocampo: nel Liverpool, invece, l'ottimo impatto avuto da Luis Diaz ha convinto Klopp a dargli un'altra chance da titolare dopo quella di Brighton dello scorso sabato; questa volta è niente meno che Mohammed Salah a lasciargli il posto.



L'IMPIANTO DI GIOCO DELL'ARSENAL


Arteta nel corso della stagione ha modificato spesso lo schieramento della squadra aggiustandola progressivamente in modo da poter assecondare al meglio i punti di forza dei propri giocatori inserendo in corso d'opera i vari elementi presenti in rosa.

L'ultimo in ordine di tempo ad essersi inserito nei meccanismi di Arteta è stato Gabriel Martinelli, il brasiliano (eleggibile anche per giocare con l'Italia) classe 2001, dopo aver saltato la prima fase di stagione a causa di una serie di infortuni, ha dato una nuova dimensione al gioco dell'Arsenal, cambiando il piano di sviluppo di gioco. Nella partita di ieri sera è stato senza dubbio il più pericoloso dei suoi con i 3 dribbling su 3 andati a buon fine ed il tanto lavoro svolto in entrambe le fasi come si può evincere dalla sua heatmap. Avesse trovato il goal con quella conclusione a due minuti dalla fine che ha lambito il palo alla sinistra di Alisson, sarebbe stata la ciliegina sulla torta ad una grande prestazione.

L'aggiustamento dell'allenatore spagnolo è stato quello di richiedere a Lacazette un importante lavoro di raccordo per attirare la linea difensiva avversaria per creare spazio in profondità che viene attaccato da Saka da una parte e da Martinelli dall'altra. Ma mentre Robertson (grazie alla protezione di Van Dijk) riusciva a contenere il numero 7 inglese, dall'altra parte Alexander-Arnold ha fatto una gran fatica a tenere a bada il brasiliano che ha creato tantissimo da quella parte. Nell'esempio si può notare come la profondità a disposizione fosse molta, ma l'innesco dalla zona rifinitura (dove sono posizionati Lacazette e Odegaard) arrivava in ritardo in quanto la connessione tra il francese ed il norvegese non ha funzionato a dovere, ed in questa specifica circostanza vediamo come l'ex Real Madrid sulla ricezione del numero 9 dell'Arsenal sia rimasto piatto sulla linea difensiva del Liverpool anziché proporsi per un passaggio; questi sono i piccoli particolari che non hanno permesso all'Arsenal di convertire in azioni da rete l'ottima strategia di gara.

Altra costante generata dalla posizione di Lacazette è stata quella di creare un "box" di sviluppo centrale del gioco, spesso utilizzato per creare delle combinazioni pericolose, soprattutto utili a disinnescare il contropressing del Liverpool sulle palle contese. Questo sistema ha portata ad una serie di belle giocate ma che hanno generato pochi eventi pericolosi anche perché una volta giunti al limite dell'area i giocatori dell'Arsenal venivano o fagocitati dai centrali del Liverpool o non riuscivano ad avere la freddezza per trovare la giocata giusta come mostrato nell'esempio precedente. (come per esempio ritardare conclusioni a rete potenzialmente pericolose o sbagliare l'ultimo passaggio sugli smarcamenti tra centrale difensivo e terzino del Liverpool).



LE SCELTE DI KLOPP IN FASE DI POSSESSO


Il senso del sistema di gioco del Liverpool di Klopp è quello di avanzare in campo il più rapidamente possibile, per cui la struttura creata dal tecnico tedesco aveva lo scopo di cercare la profondità utilizzando come grimaldello i due terzini. 

Nella fase di costruzione si può notare come Robertson resti più basso rispetto ad Alexander-Arnold, questo per cercare di aprire il sistema di prima pressione dell'Arsenal con Saka che accompagna Odegaard e Lacazette per creare una prima linea che blocchi le ricezioni di Fabinho e Thiago Alcantara. Non a caso il terzino prelevato dall'Hull City è stato il giocatore dei Reds con il maggior numero di palloni toccati alla fine della partita.

Anche dalla passmap del Liverpool emerge chiaramente come questo sia stato l'elemento su cui ha poggiato la partita della squadra di Klopp, con il possesso che pende sul lato sinistro del campo e le posizioni asimmetriche dei due terzini ben riconoscibili dalle relative posizioni medie.
















Tenendo basso il terzino scozzese, la soluzione per risalire il campo diventa l'asse con Diogo Jota che, come da compito richiesto alla punta centrale del 4-3-3 di Klopp viene incontro a cucire la fase di sviluppo con quella di rifinitura. Infatti grazie al suo movimento a venire incontro può ricevere il pallone nello spazio tra le linee che è sufficiente ampio visto il movimento di Luis Diaz e Mané a bloccare la linea difensiva. Una situazione favorevole che può portare il portoghese a girarsi ed attaccare lo spazio tra i centrali difensivi che si allarga a causa del movimento di Diaz, oppure ribaltare il gioco sul lato debole lasciato incustodito dall'orientamento sulla palla dell'Arsenal. Quest'ultima soluzione, tuttavia, è stata poco battuta a causa della prestazione molto solida di Martinelli anche in fase di non possesso che ha sempre inseguito Alexander-Arnold nelle sue discese.

A conferma di ciò vi è il dato relativo ai passaggi progressivi, in cui la soluzione Robertson-Jota è stata la più utilizzata per risalire il campo. La seconda invece è stata quella formata dallo stesso attaccante portoghese con Alexander-Arnold. Il tutto a dimostrazione di quale fosse il piano per risalire il campo da parte dei Reds. Ed alla fine se vogliamo ha funzionato, visto che il goal che ha sbloccato la partita arriva da un passaggio progressivo di Van Dijk per l'ex attaccante del Wolverhamption che poi trova la rete con la complicità del posizionamento rivedibile di Ramsdale.



LA STRATEGIA DIFENSIVA DELL'ARSENAL


La squadra di Arteta aveva messo in piedi un ottimo piano gara, con uno schieramento molto equilibrato che le ha permesso nel primo tempo di prendere il centro del ring a lunghi tratti e scegliendo i momenti quando aggredire e quando abbassarsi.

Analizzando il baricentro della squadra di Arteta (in verde) si evince come la squadra abbia alternato fasi di baricentro basso a fasi in cui ha cercato di alzarsi in pressione, e soprattutto nel primo tempo si è visto come per lunghe fasi abbia cercato di prendere al collo la squadra di Klopp per poi abbassarsi ad assecondare le fasi di possesso degli avversari. Questa è una peculiarità del sistema difensivo implementato da Arteta decisamente basato sul controllo degli spazi anziché cercare di contendere il pallone all'avversario, dimostrazione di ciò sta nel fatto che il PPDA dell'Arsenal è tra i più alti dell'intera Premier League.

Lo schieramento in prima pressione era finalizzato a togliere ricezioni a Thiago e Fabinho ed invitare il Liverpool a muoversi esternamente per creare la trappola con l'aiuto della linea laterale. Per cui vediamo come l'Arsenal risponde allo schieramento asimmetrico del Liverpool con Martinelli chiamato ad inseguire Alexander-Arnold che si portava in avanti, mentre Saka, come accennato precedentemente, si sdoppiava tra la copertura del mezzo spazio di destra e la scalata su Robertson.

In situazioni in cui la squadra londinese voleva essere più aggressiva, la mossa era quella di far scalare Cedric su Robertson in modo da applicare ancora meglio la trappola di chiusura del lato palla: in questo esempio vediamo come il terzino scozzese non abbia alcuna soluzione comoda con Thiago preso da Odegaard e Van Dijk preso da Saka. 



A Robertson non resta come soluzione quella di appoggiarsi a Luis Diaz, ma la pressione dell'Arsenal è decisamente organica, per cui a scalare sul colombiano c'è Ben White con Thomas pronto a raddoppiare qualora l'ex Porto avesse provato a divincolarsi per vie interne.





Quando invece terminava la fase di costruzione del Liverpool, o in fase di costruzione alta dei Reds lo schieramento dell'Arsenal si compattava togliendo profondità alla squadra di Klopp e rimanendo attenta a non concedere facili ricezioni ai tre davanti per poi recuperare la palla e tentare di attivare le transizioni. In questo esempio si può ben notare le due linee compatte ed orientate sulla palla a non concedere spazi al Liverpool. Questo piano ha funzionato fino alla disattenzione da cui è nato il goal di Jota.


COSA E' MANCATO ALL'ARSENAL


Come indicato in sede di spiegazione del sistema dell'Arsenal in fase di possesso, i Gunners sono mancati nell'esecuzione di alcune giocate che, se eseguite con maggiore rapidità, avrebbero potuto permettere di inclinare il piano della partita dalla loro parte. 

Alla fine a decidere il risultato finale sono state due circostanze accadute nei primi minuti del secondo tempo, con il goal divorato da Odegaard su un clamoroso retropassaggio sbagliato da Thiago (frutto della difficoltà del Liverpool nel trovare spazi) ed il goal subito da Jota praticamente sull'azione successiva.

Poi il resto lo ha fatto la bassa età media della squadra londinese, che non è stata mentalmente in grado di reagire all'episodio avverso e faticando a mantenere compatte le distanze, una situazione in cui il Liverpool ha poi banchettato fino a trovare il goal del 2-0 generato da una fase di gegenpressing dei Reds, utilizzata con il contagocce ma nei momenti giusti della partita.

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