Monday, 30 January 2023

AZ-Utrecht, anatomia di un 5-5

 


Cosa raccontare di una partita che è terminata 5-5? Superficialmente si può parlare di una sfida degna più del calcetto infrasettimanale tra amici anziché di una partita di Eredivisie, ossia il principale campionato olandese. Ed invece, come per ogni cosa della vita, non ci si deve mai fidare delle apparenze; la match analysis serve a guardare le partite aldilà del risultato e cercare di dare una spiegazione a qualcosa che in apparenza non ne ha.

Per cui scopo di questo articolo è quello di razionalizzare quanto avvenuto nella serata di sabato all'AFAS Stadion di Alkmaar, dove l'AZ padrone di casa e l'Utrecht hanno dato vita ad una partita memorabile e che ci consegna delle riflessioni su cosa vorremmo da una partita di calcio.

CHI HA INIZIATO TUTTO?

Per cercare di dare un senso a quanto accaduto in questa folle partita, bisogna partire dall'inizio: l'Utrecht è al settimo posto in classifica ed aveva bisogno di un risultato e di una prestazione che riavvicinasse la squadra a quelle che erano le prospettive di inizio stagione, ossia quelle di una squadra che si giocasse un posto per le prossime competizioni europee. Anche l'ultima campagna acquisti ha mostrato ambizione con gli arrivi a parametro zero dell'ex Ajax Klaiber, dell'ex Feyenoord Toornstra e dell'americano Booth fuoriuscito dal settore giovanile del Bayern Monaco.

Questa voglia di risalire la china ha portato la squadra allenata dal danese Silberbauer ad avere un approccio subito molto aggressivo e desideroso di prendere il centro della scena contro una squadra che fa del dominio del possesso palla e del territorio come elemento basilare del proprio gioco. Per cui è stato l'Utrecht a determinare il contesto della partita e l'AZ, specie nei primi 20 minuti di partita, ha dovuto subirlo.

Questo atteggiamento è stato mantenuto per tutta la partita da parte della squadra ospite, che con i tre giocatori più avanzati andava a pareggiare numericamente i tentativi di prima costruzione dell'AZ. In questo esempio ci troviamo con l'Utrecht in vantaggio per 2-1 che però non si ritrae sul terreno di gioco ma cerca continuamente di dare pressione all'avversario. Si può anche notare che, senza la possibilità di venirne fuori agevolmente palla a terra, Clasie (indicato con la freccia) invita i portatori di palla a scavalcare lo schieramento dell'Utrecht, una soluzione cercata spesso tramite cambi di gioco sugli esterni o cercando di servire la punta Pavlidis che veniva incontro (una costante di cui parleremo diffusamente più avanti).

Questo pressing aveva come scopo principale quello di costringere l'AZ a giocare lungo o forzare la giocata, e quando quest'ultima veniva eseguita in maniera non ottimale dalla squadra di Pascal Jansen, questo era il momento per attivare il trigger per alzare ulteriormente la pressione e andare a recuperare alto il pallone. In questo esempio il trigger è un passaggio all'indietro verso il portiere Ryan eseguito in maniera molto lenta, questo attiva la corsa verso l'estremo difensore dell'AZ che si deve rifugiare in un lancio esterno.

Per questo motivo la partita a livello tattico si è giocata prevalentemente su questo tipo di situazione: l'AZ dopo aver subito inizialmente il pressing della formazione ospite, ha giocato per manipolare questa pressione migliorando le connessioni tra i propri uomini ed anche la comunicazione tra compagni per trovare la giocata giusta da effettuare. In questo esempio è il terzino Sugawara che attira la pressione conducendo la palla in zona centrale portandosi dietro il proprio uomo in pressione ed attirando la pressione dell'Utrecht in quella zona. Clasie è molto vicino a lui come soluzione per uno scambio corto, ma soprattutto il centrale difensivo Dekker indica che è libero l'altro terzino a sinistra Mees de Wit, entrato poco prima al posto di Milos Kerkez. Da sinistra poi l'AZ attiverà le triangolazioni con Karlsson da cui ha creato tantissimo nel corso della partita.

Per questo è opportuno affermare che l'atteggiamento iniziale dell'Utrecht è ciò che ha provocato l'escalation di spettacolo di cui abbiamo potuto godere.


Come ben emerge dal match report elaborato da Soccerment si può notare come prima cosa il baricentro alto di entrambe le squadre. Con un atteggiamento di questo tipo le situazioni che si possono creare sono due: o attenzione da ambo le parti nel non concedere spazi in profondità, negando le situazioni di superiorità numerica e bloccando la partita, o giocarsi tutte le proprie chances puntando su una difesa perennemente in avanti con giocatori che cercano di uscire dalla pressione avversaria con triangolazioni e giocate personali di altissimo livello. E' successa la seconda cosa, ed oggi stiamo raccontando una partita clamorosa.


LA CATENA DI SINISTRA DELL'AZ


L'atteggiamento aggressivo e propositivo delle due squadre è stato accompagnato da tante giocate corali ed individuali che hanno impreziosito tecnicamente la partita e giustificano l'esaltazione per quanto si è visto in questa partita ed i tanti goal realizzati.

Si parte da come era organizzato lo sviluppo del gioco dell'AZ Alkmaar, che cercava di sfruttare al meglio la propria catena di sinistra, in particolare con le rapide combinazioni tra Jesper Karlsson e Milos Kerkez. L'organizzazione della formazione di Jansen aveva come scopo quello di attirare lo schieramento difensivo avversario usando il lavoro di sponda di Pavlidis e poi usare il meccanismo del terzo uomo per mandare il terzino in corsa alle spalle della linea difensiva. Nell'esempio si vede il movimento di Kerkez che, dopo aver ricevuto palla da Pavlidis si propone con la sua corsa in avanti premiata dal movimento di Karlsson che accentrandosi libera lo spazio, riceve la palla e chiude il triangolo con il terzino. 

E' su queste combinazioni sul lato sinistro che l'AZ ha costruito buona parte della sua prestazione offensiva. Infatti secondo l'elaborazione statistica di Wyscout, 18 dei 31 attacchi posizionali della formazione di Alkmaar sono arrivati dal lato sinistro di campo. L'utilizzo delle triangolazioni per creare pericoli partendo da zone laterali di campo rappresentano la base del gioco delle squadra che giocano con un 4-2-3-1 molto rigido come quello dell'AZ, e vedere la capacità con cui i giocatori allenati da Jansen creavano gli spazi per giocare queste combinazioni mostrano una presenza non solo di grande qualità ma anche di un attitudine a cercare una giocata mai conservativa ma sempre rivolta ad andare verso la porta avversaria. Il contesto della partita, con un avversario che, a sua volta, cercava di difendere portandosi in avanti, rendeva il senso di queste triangolazioni ancora più efficace.

Proprio questo senso della giocata decisiva e verticale è ben rappresentato dal goal del momentaneo 4-4 realizzato da Mees de Wit, terzino sinistro entrato nel secondo tempo al posto di Kerkez; il goal di de Wit è stato di pregevole fattura ma credo che vada sottolineato il passaggio filtrante di Reijnders che potremmo definire visionario. Nella stessa idea di cercare quel passaggio che va - tra l'altro -  a chiudere una triangolazione con lo stesso de Wit, credo ci sia il senso dietro il modo di giocare di questa squadra e che ha reso possibile una partita giocata in questa maniera. Sbagliato quel passaggio, Reijnders avrebbe esposto molto pericolosamente la sua squadra ad un contropiede, ma lui ha tentato comunque la giocata, fidandosi delle sue capacità tecniche e di lettura degli spazi.

E per chiudere in bellezza vi lascio il goal con cui Pavlidis, su assist di de Wit, aveva portato l'AZ sul 5-4. Tutto ciò che è spiegato qui sopra lo si può vedere in questo goal.




L'ASSE DOUVIKAS-VAN DE STREEK E LA PRESENZA DI PIU' SOLUZIONI OFFENSIVE


Così come le combinazioni a sinistra hanno permesso all'AZ di creare la maggior parte del proprio gioco, allo stesso tempo anche l'Utrecht ha mostrato di avere le idee chiare su come creare pericolo (oltre, ovviamente al pressing alto di cui sopra). Questa idea si basava su un diverso modo di manipolare la difesa avversaria, ossia sfruttare il lavoro della punta Douvikas e del trequartista van de Streek. 

In questa situazione, ossia quella che ha generato il goal del momentaneo 4-3 a favore dell'Utrecht, vediamo come le due punte con il loro movimento in profondità abbiano bloccato la linea difensiva. A questo si aggiunge il movimento dei due esterni d'attacco che interpretano in maniera meno convenzionale il 4-2-3-1 occupando in fase di sviluppo dell'azione i mezzi spazi per poter impegnare a loro volta i due mediani dell'AZ e lasciare campo all'impostazione di Toornstra e Bozdogan; è quest'ultimo che raccoglie il pallone scaricato dal terzino Klaiber che si era accentrato per raccogliere il passaggio liberando spazio per Booth (l'esterno offensivo destro) per muoversi lateralmente e poter giocare il pallone in libertà che poi andrà a crossare al centro dell'area per il goal della tripletta dell'attaccante greco. 

La capacità dei due esterni offensivi di venire incontro ed accentrarsi per ricevere il pallone è stata una chiave, specie nel secondo tempo della partita: con i 4 attaccanti dell'AZ che cercavano di mantenere alta la pressione sulla costruzione dell'Utrecht, il contraltare sta nello spazio lasciato alle spalle che deve essere coperto dalla linea difensiva e dai mediani; con il movimento di Booth a destra e - come in questo esempio - di Boussaid a sinistra, per l'AZ era complicato stabilire come andare a chiudere sulla loro ricezione, per cui era il terzino di parte a rompere la linea e cercare di chiudere l'esterno offensivo dell'Utrecht, ma questo genera spazio alle spalle che viene letto ed occupato da van de Streek. Questi rappresenta fedelmente il prototipo di numero 10 olandese, ossia un giocatore in grado di muoversi negli spazi attaccandoli.

Anche in questo esempio lo vediamo associarsi con Douvikas ponendosi su una situazione di attacco diretto sulla stessa linea del suo attaccante andando a raccogliere la sponda di petto. Se questa partita è terminata per 5-5 lo si deve anche alle capacità della fase di possesso di entrambe le squadre di adattarsi alle situazioni di gioco: il pressing delle due squadre è stato continuo per tutti i 90 minuti e non sempre l'uscita da dietro poteva avvenire palla a terra, per cui il fatto che entrambe le squadre avessero una soluzione diretta verso i rispettivi numeri 9 per poi essere pronti sulle seconde palle è un ulteriore merito da assegnare ai due allenatori ed alle due squadre.

In questo contesto, quindi, anche l'AZ, ha usato Pavlidis per risalire il campo con lanci lunghi tanto quanto ha fatto l'Utrecht con il suo connazionale Douvikas. Per questo qui ho collezionato tutte le situazioni in cui il centravanti della squadra di Jansen è stato chiamato al duello aereo. E nonostante il grande lavoro che le punte si sono dovute sobbarcare in questa partita, sono riusciti a portarsi a casa entrambi il pallone della partita grazie alle rispettive triplette. Insomma, anche questo è un aspetto che ha reso straordinaria questa partita.




E' GIUSTO PARLARE ANCHE DI ERRORI


Per quanto il 5-5 finale vada visto, come indicato in premessa, con poca superficialità, in quanto frutto di un atteggiamento molto propositivo, per non dire sfrontato, delle due squadre, di certo non si possono far passare in cavalleria gli errori commessi da entrambe le squadre e che hanno reso possibile parte dei goal realizzati.

Mi riferisco chiaramente ai goal nati da palla riconquistata alta dalle due squadre sulla costruzione avversaria. La pressione dell'Utrecht nei primi 20 minuti di partita ha messo in seria difficoltà l'AZ (non è un caso che dopo 16 minuti il computo dei tiri fosse 9-1 a favore della squadra ospite). Infatti il goal del 2-0 della squadra allenata da Silberbauer arriva su una palla recuperata a centrocampo. Anche qui i due attori principali sono Douvikas e van de Streek che sfruttano l'errore nel gestire la palla da parte dei due centrocampisti centrali dell'AZ per avviare l'azione che porterà al goal; oltre all'errore tecnico nel palleggio, vi è anche la scelta che si è rivelata suicida nella fattispecie di non gestire la transizione difensiva scappando indietro ma cercando di andare in avanti per contestare la ricezione di Booth (il numero 10) generando una situazione di rimpalli e contrasti che vedrà la squadra di Jensen soccombere. Per cui è evidente come l'atteggiamento in campo abbia influenzato anche negativamente nella lettura di certe situazioni.

Non è andata meglio all'Utrecht sotto questo aspetto, e qui l'errore è evidentemente tecnico, ma soprattutto di scelta su come impostare l'azione: qui il centrale difensivo van der Hoorn serve a Toornstra un pallone spalle alla porta e con Pavlidis posizionato nel cono di campo in cui l'ex giocatore del Feyenoord poteva gestire il pallone. Finisce con l'attaccante greco che ruba palla e arriva in porta. A differenza dell'esempio sopra in cui il pallone viene recuperato a metà campo, qui il pallone viene perso al limite della propria area, per cui non si può neanche parlare di transizione negativa sbagliata, ma di mancata lettura della situazione da parte del centrale difensivo dell'Utrecht.

Questo esempio, invece, mostra chiaramente come anche la squadra di Silberbauer non abbia mai tolto il piede dall'acceleratore nel corso della partita: in questa situazione di transizione, con la squadra in vantaggio 4-3, la scelta del centrocampista centrale Bozdogan (autore di una partita totale, va detto) di andare alla ricerca della riconquista in avanti libera una voragine alle sue spalle che può essere sfruttata dal neo-entrato Barasi. L'azione terminerà con un nulla di fatto ma rende l'idea dei rischi che la squadra si è presa anche in una fase di partita dove si poteva provare a calmare le acque.


CONCLUSIONI


AZ ed Utrecht ci hanno regalato, quindi, una gara ricca di goal ed emozioni, i motivi che hanno reso questa partita così eccitante sono stati davvero tanti e spero siano stati spiegati in maniera sufficientemente esauriente. 

Il messaggio che arriva da questa partita è che ci sono latitudini calcistiche dove il pubblico preferisce vedere un certo tipo di spettacolo ed un certo modo di approcciarsi al calcio: in Olanda si guarda comunque ai risultati per giudicare l'operato di un allenatore (proprio in questi giorni Schreuder è stato esonerato dall'Ajax) e di una squadra, ma allo stesso tempo si cerca uno stile di gioco che possa intrattenere il pubblico.

Forse le squadre di Jansen e Silberbauer hanno preso troppo alla lettera il comandamento di giocare sempre in avanti, ma se andiamo a vedere la classifica entrambe sono in corsa per i rispettivi obiettivi ed entrambi, grazie a questo modo di giocare, possono mettere in vetrina giovani talenti da esportare in giro per l'Europa.

Insomma, evviva i 5-5.

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