Continua la tradizione che vede la Supercoppa Italiana assegnata in Arabia Saudita nel mese di gennaio; proprio un anno fa eravamo qui a raccontare la vittoria dell'Inter sulla Juventus, ed ancora una volta raccontiamo un successo della formazione nerazzurra, questa volta ai danni del Milan, in una partita che certifica il momento più difficile della gestione Pioli post-pandemia.
Il 3-0 finale rappresenta un giusto risultato per il divario visto sul terreno di gioco in termini di interpretazione e preparazione della partita tra le due squadre, con l'Inter in grado di trovare le giuste chiavi per sfruttare le debolezze del Milan, mentre, al contrario i rossoneri non sono riusciti ad attivare con costrutto i loro punti di forza, complice una condizione fisica e mentale lontana da quella che nella scorsa stagione portò il diciannovesimo scudetto a Milanello.
Fatta questa premessa andiamo a vedere quali spunti tecnici e tattici ha offerto la partita di Riyad.
LE FORMAZIONI INIZIALI
Le due squadre sono entrate in campo con gli schieramenti tipici dei loro allenatori, da una parte il 3-5-2 dell'Inter, dall'altra il 4-2-3-1 del Milan. Mentre, in genere, il modulo indicato nelle formazioni iniziali è sempre relativo e non dice quale sia il reale schieramento della squadra, in questo caso, invece, le due squadre hanno mostrato poche variazioni sul tema, mantenendo dei posizionamenti molto rigidi che giustificano la definizione di uno schieramento di base.
A livello di scelte di uomini, Pioli mostra che qualche problema nel reparto difensivo c'è e lascia in panchina Kalulu rimettendo in campo Kjaer dal primo minuto mentre a centrocampo non può prescindere dalla coppia Tonali-Bennacer. Davanti è confermato il quartetto formato da Messias, Brahim Diaz, Leao e Giroud.
Dall'altra parte Inzaghi gioca con quella che, al momento, il suo undici migliore, con Acerbi al centro della difesa che ha preso il posto a De Vrij, Darmian a destra che sostituisce Dumfries ed Edin Dzeko al posto di un Lukaku ancora ai box.
LA STRATEGIA SENZA PALLA DELLE DUE SQUADRE
In queste tre stagioni le partite tra Inter e Milan si somigliano quasi tutte tra di loro in termini di temi tattici, questo grazie alla continuità dello schieramento delle due squadre, con il 3-5-2 dell'Inter da una parte ed il 4-2-3-1 del Milan dall'altra.
Il confronto numerico tra questi due schieramenti crea delle condizioni di superiorità numerica a livello teorico con il 4-2-3-1 che può godere di una superiorità sugli esterni mentre il 3-5-2 può puntare su una sempre teorica superiorità numerica in mezzo al campo contro i due mediani avversari.
Scopo delle due squadre, quindi, in non possesso è quello di non permettere l'accesso alle zone di campo dove poter creare superiorità numerica, per cui andiamo a vedere come Milan ed Inter abbiano provato a raggiungere questo scopo e come l'efficacia dei rispettivi approcci abbia influenzato l'andamento della partita.
La strategia difensiva del Milan, come quella di gran parte delle squadre che cerca di mantenere il 4-2-3-1 anche in fase di non possesso, si basa sulla ricerca di chiudere l'accesso alla zona centrale del campo, dove si troverebbe in inferiorità numerica, per cui l'idea della formazione rossonera era indirizzare la costruzione dell'Inter sull'esterno per poi collassare sul lato del pallone. In questo esempio vediamo come Bennacer e Tonali vanno a cercare di creare una trappola laterale per non fare uscire l'Inter da quella zona di campo, qui ulteriormente esasperata dalla scelta dell'Inter di mandare anche le due punte sul lato palla a sostegno dell'azione nerazzurra.
Ma l'Inter aveva già capito le intenzioni degli uomini di Pioli, così non ha fatto altro che accettare di condensare uomini in zona palla per poi andare a cercare il lato debole che, inevitabilmente, si creava sul lato opposto del campo. L'Inter ha più volte cercato e trovato questa soluzione per superare questo schieramento difensivo della squadra rossonera, anche e soprattutto nelle situazioni di fallo laterale; un pattern spesso cercato dai nerazzurri e da cui è scaturito il primo goal della squadra di Inzaghi, stesso pattern, tra l'altro, utilizzato per mandare in goal
Dzeko nella partita contro il Napoli.
Dall'altra parte, invece, il Milan ha tentato di sfruttare l'ampiezza sia in fase di costruzione che di sviluppo del gioco, proprio per cercare di sfruttare al meglio la teorica superiorità numerica sulle fasce. Ma l'Inter è stata molto brava e coraggiosa con il suo sistema di scalate a togliere al Milan la possibilità di risalire il campo. La strategia prevedeva in prima pressione che i due attaccanti si occupassero dei centrali difensivi del Milan mentre Calhanoglu saliva in pressione su Bennacer, pareggiando dunque il numero di costruttori al centro.
A quel punto il Milan teneva i due terzini larghi per cercare di risalire il campo in ampiezza, ma l'Inter è stata pronta a scalare su Theo e Leao su un lato e Calabria e Messias sull'altro con Barella e Skriniar da una parte e Di Marco e Bastoni dall'altra. Il tutto con interventi molto aggressivi ed in zone molto alte del campo. In questo esempio è Barella ad uscire su Theo, mentre è Skriniar ad uscire aggressivo su Tonali alle spalle della pressione dell'ex Cagliari, il tutto mentre i due attaccanti continuano a restare sui centrali difensivi e Calhanoglu su Bennacer.
Per questo motivo l'atteggiamento della formazione nerazzurra si è rivelato molto produttivo ed anche ben organizzato quando la squadra di Pioli riusciva ad uscire dalla pressione, questo grazie alle scalate all'indietro dei centrocampisti e dei terzini sul lato debole che permettevano alla linea difensiva nerazzurra di godere di superiorità numerica nei confronti dei giocatori rossoneri. L'unico movimento che permetteva al Milan di creare qualcosa era quello con cui Giroud veniva incontro e giocava da terzo uomo per facilitare l'uscita del pallone da dietro.
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La mappa dei duelli difensivi dell'Inter spiegano ancora più nel dettaglio dove e come si è giocata buona parte della partita (Fonte: Wyscout). |
LE TRANSIZIONI COME TERMOMETRO DELLA CONDIZIONE DI MILAN ED INTER
Un altro elemento in cui si sono viste delle grosse differenze in termini di presenza sul terreno di gioco delle due squadre era dato dalle situazioni di transizione. Soprattutto a cavallo tra il primo ed il secondo goal dell'Inter abbiamo visto diversi ribaltamenti di fronte che hanno portato le due squadre ad allungarsi molto sul terreno di gioco alimentando ulteriormente questo senso di transizioni continue.
In queste condizioni è stato possibile notare non tanto il modo con cui le due squadre gestivano le marcature preventive, quanto la velocità delle due squadre nel ricompattarsi dopo che la fase di transizione difensiva riusciva a ritardare il contropiede avversario.
Da una parte vediamo il Milan spaccato in due con i quattro difensori e la coppia di centrocampo che torna indietro ma non seguita dai quattro elementi offensivi: da questa immagine intravediamo il solo Messias che cerca di tornare indietro mentre vediamo Darmian arrivare a supporto senza che altri giocatori rossoneri corrano verso la propria metà campo. Da questo esempio si può evincere in maniera netta come la squadra rossonera si spaccasse in situazioni di gioco generate da una transizione, non è un caso che
Wyscout abbia contato 5 azioni di contropiede della formazione di Inzaghi (il Milan ne subisce 1,43 a partita circa) che però non hanno portato al tiro, ma rappresentano un elemento di grosso allarme per Pioli che ha fatto della gestione delle transizioni avversarie un marchio di fabbrica del
Milan Campione d'Italia.
Dall'altra parte, invece, vediamo la formazione di Inzaghi che riesce a ripiegare rapidamente ed a compattarsi centralmente con le sole due punte che restano esclusi da questa azione di ripiegamento. La grande capacità di Darmian, Di Marco e dello stesso Calhanoglu nel correre avanti e indietro accompagnando sia la fase di possesso che di non possesso della squadra nerazzurra è stata elemento decisivo in questa partita e spia di come la condizione fisica e mentale dell'Inter sia su un livello decisamente superiore rispetto ai loro rivali.
Da queste due situazioni si può evincere in maniera chiara che in campo c'era una squadra in grado di coprire il campo in lunghezza ed in ampiezza meglio dell'altra. E questa particolare situazione di gioco ha fornito la prova più evidente dello stato di forma delle due compagini.
LO SCHIERAMENTO PIATTO DEL MILAN
Inter e Milan si sono giocati lo scudetto nello scorso campionato con stili di gioco diversi in fase di non possesso (e sostanzialmente mantenuti in questa stagione) ed anche in fase di possesso dove facevano un grande utilizzo delle rotazioni posizionali per riempire al meglio le varie zone di campo.
Quest'anno entrambe le squadre hanno cambiato queste loro caratteristiche, mostrando maggiore rigidità in campo, ma mentre nell'Inter questo cambiamento era funzionale al ritorno in squadra di Romelu Lukaku, nel Milan la rigidità che stiamo vedendo in queste settimane sembra frutto di un'involuzione della squadra forse figlia di una condizione fisica e mentale non ottimale o, worst case scenario, Pioli potrebbe aver terminato le soluzioni a propria disposizione per dare fluidità al possesso rossonero.
Così abbiamo visto spesso e volentieri una costruzione composta dai quattro difensori più Bennacer a sostegno, con quest'ultimo che non si abbassava tra i centrali me che restava davanti alla difesa; evidentemente l'idea era, appunto, quella di allargare il gioco per cercare in maniera diretta le combinazioni tra Leao e Theo o quelle di Calabria e Messias dall'altra parte, ma il sistema di scalate dell'Inter ha reso poco produttiva questa strada tanto da costringere diverse volte la squadra di Pioli a tornare da Tatarusanu per poi lanciare la palla in avanti sperando che Giroud riuscisse a vincere i duelli aerei con i centrali dell'Inter. Poche volte abbiamo visto il Milan creare catene esterne magari allargando Tonali in fase di sviluppo dell'azione per creare rotazioni con Theo e Leao per sfruttare la superiorità numerica sulle zone esterne del campo che, come più volte detto, è rimasta solo sulla carta delle formazioni iniziali.
Gli unici momenti in cui la squadra rossonera ha messo in difficoltà l'Inter sono avvenuti proprio nei momenti in cui Theo e Leao hanno deciso di entrare in campo per creare situazioni in cui la formazione nerazzurra doveva scegliere come coprire gli spazi. In questa situazione i tre centrocampisti dell'Inter erano chiamati a contenere Bennacer, Tonali e l'inserimento centrale di Theo Hernandez per proteggere il centro, questo permetteva però di avere ai lati una situazione di due contro uno con Calabria e Messias a destra contro Di Marco e un uno contro uno di Leao sul lato opposto con Darmian.
In questa situazione, invece, è Leao a tagliare dentro al campo mentre è il terzino francese a tenere l'ampiezza, in questo momento l'Inter risponde comprimendo la zona di rifinitura e la zona di sviluppo centrale riempita da giocatori del Milan generando una nuova situazione di superiorità numerica a destra; da qui nascerà l'azione forse più convincente dell'intera partita del Milan terminata però con un tiro da fuori area di Tomori che non ha impensierito Onana.
Tuttavia queste situazioni sono state delle eccezioni ed hanno portato ad un predominio territoriale durato una ventina di minuti circa a cavallo tra i due tempi, troppo poco per mettere in difficoltà la formazione nerazzurra. Un dato interessante per capire la pochezza offensiva del Milan di Supercoppa sta nel dato relativo alla distanza media delle conclusioni effettuate, ossia 27,44 metri secondo i dati Wyscout.
CONCLUSIONI
In questa analisi ho provato a trovare delle chiavi di lettura del successo dell'Inter sul Milan in questa finale di Supercoppa Italiana, un successo che ha suggellato il miglior momento di forma della squadra di Inzaghi e la conferma di una preoccupante flessione da parte del Milan.
All'interno dell'analisi mi sono soffermato quali situazioni abbiano dato prova di un approccio migliore alla partita della formazione nerazzurra sia in termini di lucidità mentale che di condizione fisica. Anche il secondo ed il terzo goal dell'Inter sono stati una chiara dimostrazione dello stato delle due squadre, con due dormite individuali di Kjaer e Tomori ma allo stesso tempo due grandi giocate finali di Dzeko e di Lautaro Martinez.
Difficile capire cosa le due squadre milanesi debbano portarsi a casa al termine di questa partita (trofeo a parte per l'Inter): da una parte la squadra di Inzaghi deve chiedersi se riuscirà a dare continuità a questo tipo di prestazioni, visto che nella partita di Riyad sono stati in grado di non commettere un errore molto frequente, ossia quello di abbassarsi dopo aver trovato il vantaggio; dall'altra parte abbiamo visto un Milan decisamente troppo appannato, certo anche lo scorso anno nello stesso periodo la squadra di Pioli era vittima di una flessione in termini di prestazioni, tuttavia raramente abbiamo visto in questa stagione quell'intensità marchio distintivo del Milan post-pandemico.
Se, come leggo da alcune parti, il gruppo si sente arrivato dopo aver vinto lo Scudetto, allora siamo di fronte ad una squadra poco ambiziosa, ma non credo che sia la vera causa delle difficoltà che sta vivendo la squadra rossonera; sicuramente questa sconfitta molto pesante sarà molto utile a questo gruppo per capire che tutto quanto fatto in questi tre anni ci vuole poco per depauperarlo malamente, per cui sono certo che presto rivedremo, almeno sotto l'aspetto delle prestazioni, la stessa squadra dello scorso anno.
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