martedì 25 luglio 2023

Come è stato l'esordio mondiale della Nazionale femminile?

 

Foto: Account Twitter Fifa Women's World Cup

Dopo la delusione dell'Europeo dell'anno scorso che aveva sopito l'entusiasmo generato dal Mondiale del 2019, la Nazionale femminile azzurra ha esordito al Mondiale di Australia e Nuova Zelanda partendo con un livello di aspettative non particolarmente elevato e decisamente con meno hype rispetto a quello che precedeva la competizione in Francia di quattro anni fa. 

A tenere a battesimo le azzurre nel Mondiale è stata l'Argentina, in una partita che si preventivava come parecchio complessa e spigolosa, una previsione che è stata confermata dalla partita dell'Eden Park ma che ha visto la formazione di Milena Bertolini uscire vincitrice con un goal a pochi minuti dalla fine di Cristiana Girelli, riserva di lusso di questa squadra.

Ma com'è stata questa partita di esordio e quali indicazioni abbiamo potuto raccogliere? Proviamo a farlo con questa analisi del match.

MEGLIO LE DIFESE DEGLI ATTACCHI

Italia-Argentina è stata la partita con meno tiri effettuati finora nella competizione, seconda solo ad Olanda-Portogallo, ma è stata per distacco la partita con il minor quantitativo di expected goals, a dimostrazione di come ad ambo le parti è mancata qualità negli ultimi 20 metri ma che allo stesso mostra una fase difensiva ben organizzata.




 

L'Argentina ha messo subito in chiaro il proprio approccio in fase di non possesso con un 4-4-2 sempre molto stretto con il pallone come riferimento per indirizzare il movimento delle linee. L'obiettivo era quello di chiudere l'accesso centrale alla costruzione dell'Italia per poi muoversi in blocco quando le azzurre giocavano la palla sull'esterno chiudendo le ragazze di Bertolini usando la linea laterale come blocco aggiuntivo. In questo esempio si vede chiaramente come con Salvai in possesso palla, sia Caruso davanti a lei che Di Guglielmo in basso invocavano di muovere il pallone lateralmente o cercare un cambio di gioco per muovere in orizzontale il blocco della argentine.

Qui si può apprezzare meglio lo schieramento difensivo della squadra allenata da German Portanova, con la linea delle quattro centrocampiste orientate sul lato palla pronte a chiudere sulla ricezione di Boattin sull'esterno. Cosa è mancato all'Italia in queste situazioni è stato il coraggio: per poter rompere le linee argentine, la nostra prima linea di costruzione avrebbe dovuto approfittare della doppia superiorità numerica visto che la trequartista centrale Banini si occupava principalmente di Giugliano. Per cui nella fattispecie Salvai avrebbe dovuto condurre un po' di più la palla in modo da costringere una delle centrocampiste ad uscire creando spazio alle spalle, invece scaricando il pallone su Boattin la centrale della Juventus fa un favore alle argentine che possono quindi chiudere ogni possibilità di progressione della palla.

L'Italia da canto suo ha provato a prendere le redini della situazione con un atteggiamento molto aggressivo in fase di riconquista del pallone: ciò che sicuramente ha funzionato della squadra di Milena Bertolini è stata la capacità di mantenere pressione sulle giocatrici argentine mantenendo anche un baricentro alto in diverse situazioni. In questo esempio, dopo una palla recuperata dalle argentine sulla trequarti, si vedono le azzurre che corrono tutte in direzione della zona palla, mostrando in questo frangente quel coraggio che non si è visto nell'esempio precedente.

L'atteggiamento difensivo delle azzurre, invece, seguiva le stesse linee-guida che abbiamo visto per le loro avversarie. La prima pressione indirizza il gioco avversario verso l'esterno per poi andare a chiudere sul lato. Diversamente rispetto alla fase di sviluppo delle azzurre, l'Argentina cercava di sovraccaricare il lato aggiungendo Banini sul lato sinistro; par mantenere intatto l'atteggiamento le azzurre portavano Giugliano su quel lato per avere sempre un raddoppio a disposizione e togliere ogni tipo di accesso centrale alla squadra di Portanova. Con questa scelta di Bertolini, Caruso restava a protezione della linea difensiva, un aspetto importante visto che spesso Banini riusciva a venire fuori sullo stretto da quella parte (6 dribbling riusciti per lei) ma la difesa aveva comunque tempo di organizzarsi forte di una superiorità numerica contro la punta centrale Larroquette.

In un contesto in cui le due fasi difensive si somigliavano e con uno schieramento in campo in cui era difficile creare delle superiorità numeriche, la conseguenza naturale è stata di una partita molto bloccata e con molti contrasti, soprattutto a ridosso delle zone esterne del campo. Il sito TheAnalyst propone diverse statistiche interessanti sulla partita e soprattutto ci mostra le zone di campo e la quantità di contrasti effettuati: prendendo in considerazione il solo dato del primo tempo, si può notare abbastanza chiaramente notare in quali zone del campo si è giocata la partita che ad un certo punto si è decisamente "sporcata" con diversi duelli che non vedevano ne vincitori ne vinti.


LA STRUTTURA POSIZIONALE DELLE AZZURRE

Da un punto di vista di struttura di gioco Milena Bartolini ha mostrato di voler seguire i dettami posizionali della Federazione ed il principio dei cinque costruttori e cinque invasori che occupano i cinque canali verticali del campo. Tuttavia il sistema posizionale per essere efficace necessita di una trasmissione di palla molto rapida allo scopo di trovare il compagno di squadra libero alle spalle delle linee avversarie.


La passmap delle azzurre elaborata da Between the Posts mostra chiaramente questa struttura, con i due terzini Di Guglielmo e Boattin che mantengono posizioni asimmetriche, con la prima che resta collegata alle centrali difensive mentre la juventina che fornisce l'ampiezza a sinistra mentre Bonansea fornisce l'ampiezza sul lato opposto.

Questo schieramento era ben visibile in fase di costruzione con l'obiettivo di usare tutta l'ampiezza del campo per cercare di perforare le linee compatte dell'Argentina. Possiamo notare in maniera più chiara in questo esempio il 3+2 in costruzione, mentre Bonansea e Boattin cercano di usare l'ampiezza per aprire le maglie dello schieramento difensivo delle argentine. I mezzi spazi in zona rifinitura sono occupati, invece, dalle due giovanissime messe in campo da Bertolini, ossia Dragoni e Beccari, 34 anni in due che avevano il compito di porre alla linea difensiva argentina il dubbio se uscire su di loro o coprire la profondità attaccata da Giacinti.

Dragoni, nonostante i suoi 16 anni (si, avete letto bene), è stata l'elemento che aveva lo scopo di sparigliare le carte e creare quelle superiorità numeriche necessarie a creare spazi in altre zone di campo. In questo esempio si abbassa in zona sviluppo creando un triangolo con Caruso e Giugliano creando una superiorità numerica con le due centrocampiste centrali argentine costringendo le due ali a stringere lasciando libera di ricevere Boattin dopo che Salvai riceve la palla in seguito ad una finta di Caruso che aveva attirato al centro Nunez, l'esterno destro dell'Argentina. Il proseguimento dell'azione creava una situazione di attacco in parità numerica sciupato da un cross affrettato di Boattin.

Sotto il punto di vista del posizionamento in campo le azzurre hanno mostrato di saper stare bene in campo, ma cosa è mancato alla squadra per creare situazioni pericolose? Questo discorso ha a che fare con la scelta del numero 9.


IL DISCORSO DEL NUMERO 9

L'Italia ha chiuso la partita con 12 conclusioni effettuate, di cui nessuna superiore ai 0,07 xG (Dati FbRef), un valore davvero povero a livello qualitativo: questo è dovuto al fatto che raramente le ragazze azzurre sono riuscite ad andare al tiro in area di rigore e le due volte in cui è avvenuto ci racconta molto sulle caratteristiche delle due numero 9 utilizzate nel corso della partita.

Iniziamo con Valentina Giacinti, ossia l'attaccante scelta dal primo minuto: la calciatrice della Roma evidentemente non è a suo agio a fare da riferimento offensivo bensì preferisce attaccare la profondità muovendosi alle spalle della linea avversaria, per cui il gioco della squadra deve essere adeguato a queste caratteristiche. In questo esempio vediamo evidenziato il suo movimento ad attaccare la linea difensiva avversaria alle spalle, d'altro canto le sua compagne, forzate ad andare sull'esterno dallo schieramento difensivo argentino, cercano di creare un sovraccarico su quella fascia per attirare la difesa avversaria e giocare un pallone alle spalle. Purtroppo per l'attaccante della Roma, queste giocate sono arrivate con una scarsa sincronia tra momento del passaggio e movimento senza palla, già in questo esempio si nota come Boattin tenendo palla più tempo del necessario porti a rendere vano il movimento di Giacinti che termina, così, in fuorigioco, lasciando come unica opzione disponibile in area quella di Barbara Bonansea sul secondo palo (finirà con un cross lungo).

Non è un caso che l'unica conclusione a rete della giocatrice della Roma sia arrivata con un'azione che ha portato la palla ad arrivare alle spalle delle difesa argentina seppur in maniera abbastanza casuale, visto l'errore della centrale argentina Cometti (errore indotto comunque dal movimento senza palla di Dragoni, vedi sopra).





Ulteriore testimonianza delle caratteristiche dell'attaccante azzurra arriva dal report della partita prodotto dalla Fifa, in cui si contano ben 18 corse senza palla di Valentina Giacinti alle spalle della linea difensiva dell'Argentina. Allo stesso tempo i dati di FbRef contano ben 7 controlli sbagliati, tutti avvenuti nel tentativo di controllare palloni spalle alla porta, evidentemente non proprio il pane della giocatrice bergamasca, il che ci pone di fronte al quesito: è stata una scelta sbagliata quella di far giocare Giacinti punta centrale o forse il sostegno avuto dalla squadra in termini di palloni giocati verso di lei è stato sbagliato? Le due cose sono fortemente intrecciate e spetta al commissario tecnico delle azzurre trovare una risposta al quesito.

Di altro tenore, invece, sono le caratteristiche di Cristiana Girelli, una centravanti che ama maggiormente il dialogo con le compagne (ha una media di passaggi e di tocchi effettuati a partita che doppia quelli di Giacinti, secondo i dati FbRef) e che sa farsi valere anche nel gioco aereo (anche qui la percentuale dei duelli aerei vinti è il doppio rispetto a quella di Giacinti, 60% contro poco più di 30%). Per cui nel momento in cui il gioco dell'Italia si trova ad essere incanalato sulle corsie laterali, l'opzione del cross non può essere scartata e diventa soprattutto efficace. Come si evince da questo fermo immagine tratto dall'azione del goal decisivo, l'ingresso di Girelli ha portato, assieme agli altri cambi, un cambiamento di strategia in fase di attacco alla difesa avversaria, con più giocatrici che si buttano in area forzando l'errore in marcatura delle argentine che consente alla stessa Girelli di trovare lo stacco vincente sul cross di Boattin.

Questo dimostra che le centravanti a disposizione di Milena Bertolini dettano il contesto di gioco della nazionale, per cui la bontà della scelta di Giacinti piuttosto che Girelli è determinata dal tipo di sostegno che come squadra viene dato a queste centravanti. 


CONCLUSIONI

Alla fine cosa resta di questa prestazione? Resta anzitutto una vittoria fondamentale per portare a casa la qualificazione agli ottavi, dall'altra restano delle perplessità sulla fase offensiva della formazione di Bertolini per i motivi sopra citati relativi alle caratteristiche delle centravanti.

Della prestazione comunque va segnalata la crescente capacità delle ragazze di tenere i pericoli lontani dalla propria area di rigore, una linea difensiva ben organizzata e sempre in grado di fare le scelte giuste tra il marcare ed il coprire la profondità. 

Infine, l'idea di base è che non si è prodotto a sufficienza per affermare che la vittoria sia meritata, ma allo stesso tempo alla distanza si è visto che la formazione azzurra era superiore a quella argentina in termini di tenuta fisica e, soprattutto, in termini di ricambi dalla panchina: Bertolini ha avuto la possibilità con gli ingressi di Greggi e Cantore di cambiare la fisionomia della squadra (sull'ingresso di Girelli non c'è molto altro da aggiungere), mentre non si può dire lo stesso per l'allenatore argentino, causando una diminuzione della qualità della pressione esercitata dalle sue calciatrici causa stanchezza.

Come leggere questa partita in proiezione dei prossimi due impegni? Molto complicato dirlo, ma Svezia e Sudafrica nello scontro diretto hanno dato dimostrazione di poter concedere qualcosa di più dietro e, specie contro le svedesi, se le azzurre trovano i giusti tempi di giocata per imbeccare in profondità Giacinti potremo vederne nelle belle, a patto di mantenere la stessa compattezza vista in fase di non possesso.

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