giovedì 3 settembre 2020

Cosa abbiamo visto nella finale di Champions femminile?

Il calcio femminile sembra finalmente una disciplina in ascesa negli ultimi anni grazie alle federazioni nazionali e internazionali che hanno deciso di iniziare ad investire; culmine di questa crescita è stato il mondiale francese dello scorso anno, dove, anche in Italia, le donne hanno avuto un forte seguito da parte degli appassionati di calcio e scoprire che, non ancora a tutti i livelli, la crescita tecnica e tattica è particolarmente visibile.

Per questa ragione ho deciso di analizzare con particolare interesse la finale della Champions League, anch'essa disputatasi a seguito di una final eight disputata tra Bilbao e San Sebastian; non ostante il cambio forzato di format, a giocarsi la vittoria finale sono state le "solite" grandi protagoniste a livello europeo, ossia il Lione ed il Wolfsburg.


Ad alzare la coppa alla fine è stato ancora una volta il Lione, alla sua quinta vittoria consecutiva nella competizione, a dimostrazione di come la compagine francese sia la grande corazzata del calcio femminile a livello europeo, ma anche a dimostrazione che una crescita completa del calcio femminile sarà completata quando vedremo un maggior ricambio al vertice, sotto questo aspetto gli investimenti dei club inglesi e spagnoli sono incoraggianti in tal senso, mentre l'Italia ha ancora molto da fare, visto che Juventus e Fiorentina, le squadre principali a livello nazionale non possono essere considerate al livello delle omologhe francesi, inglesi e spagnole.

L'ANALISI DELLA FINALE

Come indicato in premessa, Lione e Wolfsburg rappresentano il meglio a livello tecnico nel calcio europeo a livello femminile, e la finale lo ha dimostrato, anche a livello tattico le due squadre hanno mostrato trame e strategie molto ben elaborate e ben riconoscibili; ad essere decisivo è stato l'atteggiamento molto aggressivo e votato al dominio del gioco da parte delle francesi nel primo tempo, una supremazia che si è concretizzata con il doppio vantaggio al termine del primo tempo che poi è stato mantenuto nella ripresa non ostante gli aggiustamenti della squadra tedesca nel secondo tempo che hanno avuto, però, il merito di tenere la partita aperta e godibile fino a pochi minuti dalla fine, quando il goal del 3-1 realizzato da una delle migliori in campo, ossia l'islandese Gunnarsdottir, ha sostanzialmente chiuso le ostilità.


LE FORMAZIONI INIZIALI



Il Lione si schiera, quanto meno in linea teorica, con un 4-2-3-1 in cui la giapponese Kumagai agisce davanti alla linea difensiva mentre al suo fianco Gunnarsdottir agisce come centrocampista box-to-box, come vedremo bene più avanti nell'analisi; in attacco Le Sommer funge da riferimento offensivo alternandosi a Marozsan, mentre Cascarino sulla destra tende a giocare più larga rispetto a Majri che ha compiti di raccordo tra centrocampo ed attacco.

Il Wolfsburg si schiera con un 4-4-2 di partenza che in fase di possesso, come vedremo, si trasforma in qualcosa di diverso, difatti Blasse e Doorsun (poi Janssen) sono indicati come terzini nello schieramento iniziale ma avranno compiti ben diversi, a centrocampo Engen agisce prevalentemente davanti alla difesa mentre Popp ha il compito di inserirsi negli spazi generati dai movimenti di Harder schierata solo nominalmente come punta.

LIONE - LA FASE DI NON POSSESSO

Il Lione ha costruito gran parte della sua vittoria in questa finale grazie al proprio atteggiamento nel primo tempo in fase di non possesso, con la squadra che si schiera con un 4-3-3 dove Marozsan affianca Le Sommer e Cascarino nella prima linea di pressione, mentre Majri arretra in linea con Kumagai e Gunnarsdottir. Andremo ad analizzare i meccanismi in fase di prima pressione e quelli in fase di transizione difensiva, ossia quei meccanismi che nel primo tempo hanno permesso alla formazione francese di tenere alto il baricentro e schiacciare il Wolfsburg nella propria metà campo nonché avere il controllo sulla partita e sul possesso palla (55% alla fine del primo tempo con lunghi tratti al 60%).

LA PRIMA PRESSIONE


Lo scopo della prima pressione sulla costruzione del Wolfsburg è sostanzialmente quello di chiudere la zona centrale del campo indirizzando le tedesche sul lato sinistro dove scatta la pressione su Doorsun che non viene presa da Cascarino che resta, invece, a copertura della zona centrale, bensì da Gunnarsdottir che si stacca dalla linea di centrocampo e costringere, dunque, il Wolfsburg a lanciare il pallone se non proprio a perderlo.





LA TRANSIZIONE DIFENSIVA


Un altro elemento decisivo del dominio delle francesi nel primo tempo è stata la fase di transizione difensiva, dove il Lione andava subito alla caccia del pallone aggredendo immediatamente l'avversario; a sostegno di questo atteggiamento vi era la linea difensiva, sempre capace di stare all'altezza della linea di metà campo ed attenta anche alle marcature preventive isolando dal gioco gli elementi più avanzati del Wolfsburg.

Come indicato sopra vediamo l'atteggiamento della linea difensiva del Lione in fase di transizione difensiva, quindi linea molto alta, gli elementi più avanzati del Wolfsburg sono presi in consegna dalle due centrali difensive con il terzino sinistro Karchaoui pronta anche ad una diagonale in copertura; ho, inoltre, evidenziato il posizionamento della giapponese Kumagai, pronta al raddoppio di marcatura.




LIONE - LA FASE DI POSSESSO

In fase di possesso il Lione aveva la necessità di disordinare le linee del Wolfsburg e generare spazi tra le linee di difesa e centrocampo o dietro la linea difensiva; per raggiungere questo obiettivo la squadra francese ha puntato sul generare superiorità numerica sul lato destro del campo, questo è stato possibile mediante il posizionamento di Gunnarsdottir in fase di impostazione e grazie al sovraccarico della catena laterale di destra, quella da cui sono stati generati i due goal con cui il Lione ha chiuso il primo tempo con il doppio vantaggio.

A dimostrazione dell'importanza del lato destro dell'attacco nella progressione dell'azione del Lione, abbiamo i numeri relativi alla prestazione di Delphine Cascarino che ha messo a ferro e fuoco la difesa del Wolfsburg chiudendo la partita con 8 dribbling riusciti su 11 e 3 passaggi-chiave (intesi come passaggi che portano al tiro).


LA PRIMA COSTRUZIONE


Come si evince dall'immagine qui a fianco, il piano primario del Lione è quello di affidare la prima impostazione a Kumagai, tuttavia il Wolfsburg ha sempre agito in modo tale da isolare la giapponese tenendola avulsa per quanto più possibile dalla manovra; la contromossa del Lione è stata quella di abbassare Gunnarsdottir al fianco delle due centrali permettendo il mantenimento della superiorità numerica nonché permettere al terzino destro, l'inglese Lucy Bronze, di alzarsi oltre la metà campo; l'abbassamento dell'islandese disordina, inoltre, la linea di centrocampo del Wolfsburg creando il dilemma se far uscire una centrocampista in pressione creando spazio alle spalle, oppure lasciare libertà d'azione ad una delle due centrocampiste. 
Questa situazione sarà la base per generare le catene esterne sul lato destro.

LO SVILUPPO SULLA CATENA DI DESTRA


Come anticipato sopra, il Wolfsburg, con le sue centrocampiste in particolare, doveva fare delle scelte su come contrastare l'uscita palla del Lione; sulla base della strategia adottata dalle tedesche Bronze e Gunnarsdottir ruotavano le proprie posizioni e le proprie altezze al fine di lasciare le centrocampiste del Wolfsburg a metà strada (come ben si evince dall'immagine) disordinando, quindi, le linee della squadra tedesca generando spazio per le combinazioni con Cascarino: da situazioni di questo genere la squadra francese ha costruito le due reti e la maggior parte delle occasioni create nel primo tempo.


WOLFSBURG - LA FASE DI NON POSSESSO

La partita del Wolfsburg è riassumibile con l'atteggiamento della squadra in fase di non possesso nel primo e nel secondo tempo, con un primo tempo particolarmente conservativo con la ricerca dell'attenzione alla copertura degli spazi alle spalle delle linee di difesa e centrocampo (sistema ben aggirato dal Lione come abbiamo visto sopra), ed un secondo tempo in cui le tedesche dovevano cercare una complicata rimonta in cui l'atteggiamento è stato senza dubbio più aggressivo con la volontà di prendersi il centro della scena grazie ad un sistema di aggressione basato sostanzialmente su duelli individuali in zone alte del campo, un atteggiamento che ha permesso di rimettere la squadra in corsa e tenere l'esito della partita in bilico fino ai minuti finali.


LA PRIMA PRESSIONE NEL PRIMO TEMPO


La strategia del Wolfsburg in fase di prima pressione nel primo tempo era abbastanza riconoscibile, la squadra era sostanzialmente schierata con un 4-4-2 in cui i due elementi più avanzati si alternavano chiudendo rispettivamente il centrale difensivo in possesso palla e l'altra andava in chiusura su Kumagai; alle loro spalle la linea di centrocampo restava a protezione delle linee di passaggio alle loro spalle, un atteggiamento che, come abbiamo visto sopra, non ha pagato nel momento in cui il Lione è stato in grado di trovare la contromossa con l'abbassamento di Gunnarsdottir che generava spazio nella zona alle spalle di Popp e Rolfo, spesso disorientate dai movimenti e dalle rotazioni di Bronze e della stessa Gunnarsdottir.


L'ATTEGGIAMENTO NEL SECONDO TEMPO


Con due reti da recuperare e dopo un primo tempo in cui le tedesche sono state in balia dell'avversario, degli aggiustamenti alla fase di non possesso andavano fatti, così, come testimoniato dall'immagine a fianco, si è passati dalla copertura delle linee di passaggio a marcature individuali permettendo alle centrocampiste di avere un compito preciso da svolgere togliendo al Lione la possibilità di risalire agevolmente il campo se non con complessi lanci o cambi di gioco, non è un caso che nel secondo tempo il dato del possesso palla sia stato favorevole al Wolfsburg (54%) e che il dato della precisione dei passaggi del Lione sia passato da 85% a 78% così come è raddoppiato il numero di conclusioni a rete delle tedesche e si sia al contempo dimezzato quello delle francesi.


WOLFSBURG - LA FASE DI POSSESSO

Anche la fase di possesso del Wolfsburg ha subito delle modifiche nel corso della partita, questo per ovviare alle difficoltà del primo tempo nel far progredire l'azione vista l'impossibilità di trovare spazio in zona di rifinitura, dove il 4-3-3 del Lione in fase di non possesso chiudeva l'accesso ai mezzi spazi; nella mia analisi andrò a mostrare le principali costanti tattiche della squadra tedesca in fase di costruzione e come, invece, si è evoluta la fase di sviluppo tra primo e secondo tempo dove, in entrambe le soluzioni, il perno centrale per la risalita del campo restava la danese Pernille Harder.


LA PRIMA COSTRUZIONE


In fase di costruzione il Wolfsburg fa ruotare le posizione delle quattro di difesa, il terzino destro Blasse si alza e non partecipa alla fase di impostazione mentre a sinistra Doorsoun (poi Janssen) si allinea alle centrali difensive formando una linea a 3 in impostazione; l'ampiezza a sinistra veniva data da Rolfo; lo scopo era quello di avere una superiorità numerica in impostazione da dietro per innescare i movimenti nella zona di rifinitura ed allargare le maglie delle linee del Lione grazie all'ampiezza data dalle posizioni di Blasse e Rolfo (che spesso scambiava la posizione con Huth, come vedremo bene nel secondo tempo).


LO SVILUPPO DELLA MANOVRA (PRIMO TEMPO)


La strategia del Wolfsburg per avanzare il campo era quello di sfruttare tutta l'ampiezza del campo per aprire spazi per la ricezione in zona rifinitura, tuttavia l'ottima strategia di prima pressione del Lione non ha mai permesso alla squadra tedesca di trovare linee di passaggio nei mezzi spazi, per questa ragione Pernille Harder si abbassava fin dentro la propria metà campo per giocare il pallone e cercare la giocata che potesse disordinare lo schieramento delle francesi; nell'esempio qui a fianco Harder (evidenziata dal cono di luce) viene seguita da Kumagai, questo non permette alla danese di girarsi, per questo gli unici modi per lei per creare pericoli erano quelli di cambiare il fronte del gioco oppure cercare la giocata personale (5 dribbling su 7 riusciti, la migliore dei suoi).


LO SVILUPPO DELLA MANOVRA (SECONDO TEMPO)

Nel secondo tempo la strategia è ovviamente cambiata, era necessario a tutti i costi prendere campo e così la squadra tedesca ha rinunciato all'idea di destinare il pallone nella congestionata zona di rifinitura cercando, invece, di creare connessioni nelle zone esterne del campo al fine di trovare, finalmente, degli spazi disponibili per accedere all'area di rigore avversaria; come al solito la chiave è stata il movimento di Pernille Harder che decideva di defilarsi al fine, appunto di creare situazioni di superiorità numerica sul lato sinistro e sollecitare, quindi, le uscite in copertura di Lucy Bronze ed affrontarla in uno contro uno, scopo di queste combinazioni e movimenti era quello di arrivare al cross (da sinistra o, in caso di cambio di gioco, da destra) invadendo l'area di rigore con più elementi tra cui anche l'esterno sul lato opposto: con questa strategia il Wolsfburg ha trovato il goal di Alexandra Popp.


CONCLUSIONI

Anche nella Champions femminile abbiamo potuto constatare che gli atteggiamenti più aggressivi in fase di possesso e non possesso si mostrano vincenti rispetto a quelli più speculativi; sicuramente il livello tecnico a disposizione del Lione è decisamente superiore alla concorrenza (non è un caso che abbiano festeggiato la quinta Champions di fila) ma lo sviluppo della partita ci ha mostrato che un atteggiamento meno conservativo da parte del Wolfsburg nella prima frazione di gara avrebbe permesso alle tedesche di mettere maggiormente in difficoltà le francesi.

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