venerdì 15 aprile 2022

Roma ci ha svelato un Mourinho stratega tattico


Jose Mourinho è riuscito a portare la Roma in semifinale di Conference League battendo il Bodo/Glimt, magnifica realtà nordica del calcio che aveva assunto le sembianze di mostro dell'ultimo livello dopo i tre precedenti stagionali. 

Il modo in cui ha raggiunto questa semifinale è coronamento di un percorso tattico che il tecnico portoghese ha portato avanti da inizio stagione fino a trovare la soluzione apparentemente ideale proprio nel momento in cui le partite hanno iniziato a pesare. 

In questo percorso ha pesato particolarmente il lavoro svolto da Mourinho nel capire come impiegare al meglio gli elementi della propria rosa, un lavoro che è stato faticosissimo nei due anni precedenti per Fonseca (fino allo sbriciolamento mentale e fisico della parte finale della scorsa stagione) e che per lunghi tratti di questa stagione è stato particolarmente complesso anche per il tecnico di Setubal, il cui punto più basso è stato probabilmente il primo tempo della partita poi pareggiata con il Verona.

Ma proprio la reazione della squadra e la scossa data dagli ingressi di Zalewski, Bove e Volpato hanno probabilmente acceso la lampadina sia nell'allenatore che nella squadra, che nel 3-4-2-1 proposto da quel momento ad ora, sembra aver trovato il miglior compromesso in termini di equilibrio e di copertura del campo.


QUESTIONE DI MODULO?

Sulle pagine di questo blog ho sempre portato avanti il fatto che i moduli nel calcio di oggi contano molto poco, mentre devono contare i princìpi di gioco ed i compiti e le funzioni dei giocatori inseriti in un determinato sistema. Per cui parlare semplicemente di una svolta con il passaggio al 3-4-2-1 resta un discorso molto riduttivo, tuttavia è giusto anche, a volte, semplificare i discorsi e distinguere i comportamenti della Roma in base ai moduli con cui è stata schierata in campo nel corso dell'anno.

La scelta di partenza in questa stagione è stata il 4-2-3-1, stesso modulo che due stagioni prima Fonseca aveva provato ad implementare, seppur disponendo di un materiale tecnico molto diverso in rosa e con intenzioni altrettanto diverse in termini di tipologia di calcio da proporre. Lo schieramento di Mourinho prova ad avvalersi delle volate di Karsdorp e Vina sugli esterni, gli accentramenti di Zaniolo e Mkhitaryan e la ricerca della profondità per Abraham. Questo sistema ha funzionato nell'immediato fino ad arrivare a scontrarsi con la realtà quando c'era da affrontare blocchi bassi (vedi partita con la Juventus) o quando Mourinho voleva usare questa formazione per giocare partite prettamente difensive (vedi la sfida interna contro il Milan). Per cui come si evince dal dato abbastanza grezzo di WhoScored, la Roma con questo schieramento ha vinto 7 partite, perse 5, e realizzato 23 goal a fronte di 16 concessi. Se questo schieramento meritasse o meno continuità fino alla fine della stagione, questo non lo sapremo mai, visto che l'inizio di una catena di infortuni costringerà Mourinho a rivedere l'assetto tattico della squadra molte volte.

La seconda fase inizia con gli infortuni di Vina e Cristante che costringono Mourinho ad inventare soluzioni come quella di El Shaarawy a tutta fascia a sinistra e Veretout davanti alla difesa dopo il fallimento del tentato recupero di Diawara. A questo si aggiunge il ritorno di Smalling dagli infortuni, per cui con gli uomini contati, come accaduto sotto la gestione Fonseca, si deve tornare alla difesa a tre per sopperire alle difficoltà nel coprire gli spazi quando attaccati, specie in transizione. Questa è sicuramente la fase più difficile della stagione giallorossa e coincide con sconfitte pesanti come quelle di Venezia e Bologna oltre al 3-0 subito in casa dall'Inter in un vero no contest. I 5 goal segnati a fronte di 8 subiti, ma soprattutto le tre sconfitte subite su 6 partite mostrano quanto fosse complicato gestire questa situazione.

Poi arriva il mercato di gennaio e dalla società arrivano due rinforzi atti a colmare due buchi a centrocampo e sulle fasce con gli arrivi di Sergio Oliveira e Maitland-Niles, indubbiamente l'arrivo del portoghese arriva a tracciare la strada da seguire nel proseguimento della stagione, con un centrocampista in grado di giocare il pallone dividendosi i compiti in costruzione con Cristante. All'inizio l'arrivo dei due giocatori dal Porto e dall'Arsenal convince Mou a riproporre il 4-2-3-1 che però non convince in termini di equilibrio sui 90 minuti (anche mentale, vista la rimonta subita dalla Juventus in quei 7 minuti di follia); soprattutto l'inglese non riesce a garantire sulla fascia quella copertura a tutto campo che ci si aspettava, sia come backup di Vina che di Karsdorp, per questo motivo arrivano tre pareggi pieni di goal e, soprattutto, il primo tempo in balia del Verona che ci fa arrivare a dove siamo adesso.


Il problema della Roma che accomunava tutti gli schieramenti sopra era quello di non avere la giusta copertura del campo, e questo andava a creare problemi sia nella fluidità della circolazione della palla che nell'equilibrio generale del gioco della squadra. Anche vedendo solo sulla carta questa formazione si evince dove si trova la svolta: quel quadrato centrale formato dai due centrocampisti centrali e dai due trequartisti. Da questo schieramento la Roma ha forse trovato la migliore versione di se stessa (4 vittorie consecutive in campionato con 7 goal fatti ed 1 subito) ed è questa che andrò ad analizzare unitamente alle variazioni imposte dagli uomini presenti sul terreno di gioco.

IL VALORE DEL QUADRATO MAGICO 

Uno degli elementi che hanno permesso alla Roma di fare un passo in avanti importante a livello tattico alimentando i risultati positivi delle ultime settimane è senza dubbio quello di aver creato un sistema che permette alla squadra di scaglionarsi molto bene in campo creando le condizioni per porre i propri avversari di fronte ad una scelta su come bloccare la circolazione del pallone.

Un esempio che tutti ricordano molto bene è senza dubbio quello relativo al derby contro la Lazio, con Cristante e Sergio Oliveira su una linea e Pellegrini e Mkhitaryan sull'altra a giocare contro le linee di pressione della Lazio. In particolare si può notare come il loro posizionamento oltre a disordinare le linee avversarie costringe a tenerle molto strette lasciando grande spazio alle discese dei due esterni Karsdorp e Zalewski. Proprio uno scarico sull'olandese in questa situazione porterà la squadra giallorossa a realizzare la rete del momentaneo 2-0 con Tammy Abraham che raccoglierà il cross dell'ex Feyenoord.

Con interpreti diversi lo stesso meccanismo lo abbiamo visto ieri contro il Bodo, in particolare lo sviluppo del goal del 2-0 segue la stessa falsariga: Cristante è supportato da Mkhitaryan in prima linea questa volta, mentre la seconda è composta da Pellegrini ed il movimento a venire incontro di Abraham. Assente nel derby Zaniolo, invece, diventa l'uomo che va alla ricerca della profondità con i suoi tagli alle spalle del terzino sinistro ed andrà a trovare il goal dopo una rapidissima combinazione centrale tra i quattro giocatori del quadrato. Anche in questa situazione si può notare di quanta libertà godano sugli esterni ancora una volta Karsdorp e Zalewski. 

Interpreti diversi ma lo scaglionamento richiesto è lo stesso, in questo modo la Roma si è assicurata la possibilità di creare gioco e manipolare gli spazi: un procedimento, questo, che senza esagerazione sembra preso da Mourinho studiando il playbook di Tuchel, maestro nel creare sovraccarico centralmente per poi usare gli esterni come soluzione per aprire la scatola difensiva avversaria. 


I DIVERSI UTILIZZI DEGLI ESTERNI

E' sufficiente guardare la passmap di Roma-Bodo di ieri per notare come siano stati sfruttati in modo diverso gli esterni: parlando di come la Roma era solita giocare con il 4-2-3-1 avevo accennato a come il pallone venisse giocato spesso su Karsdorp per poi tentare con un passaggio in avanti di raggiungere la profondità sfruttando le doti atletiche di Abraham e Zaniolo.


Questa ricerca non è stata certo soppiantata dal passaggio al quadrato centrale, anzi la centralità degli esterni (simpatico ossimoro) è ancora evidente nell'economia del gioco giallorosso. Per cui dalla passmap possiamo vedere molto bene quanto spesso l'olandese fosse coinvolto in fase di costruzione, mentre Zalewski sul lato opposto veniva servito quando era necessario rifinire l'azione.

La posizione di Karsdorp, quindi, aveva una valenza duplice, sia quella di cercare la giocata in verticale per Zaniolo, oppure consolidare il possesso con Cristante sul lato destro per arrivare al cambio di gioco verso il polacco. Da questo esempio si nota chiaramente come la squadra norvegese cercasse di chiudere la prima soluzione (ossia quella verticale) stringendosi tantissimo in zona palla, rendendo quindi possibile il cambio di gioco di Cristante.

Quello del cambio di gioco di Cristante è un pattern abbastanza studiato da parte della Roma e che rappresenta una conseguenza dello scaglionamento centrale dei centrocampisti e dei trequartisti tra le linee avversarie. Anche la Sampdoria in questo esempio deve compattarsi centralmente per evitare le combinazioni centrali concedendo spazio per la discesa di Zalewski da cui poi scaturirà l'azione che porterà al goal decisivo di Mkhitaryan.

Anche l'analisi dei passaggi effettuati dall'ex giocatore di Milan, Benfica ed Atalanta mostrano chiaramente le linee cercate dalla Roma per muovere lo schieramento avversario. Dei 44 passaggi tentati ieri sera pochissimi sono quelli da considerare banali, quasi tutti invece andavano alla ricerca di superare una linea avversaria con un passaggio progressivo, oppure la ricerca in verticale degli scatti di Zaniolo o i cambi di gioco sopra menzionati. Bryan Cristante è un giocatore molto sottovalutato ed era un elemento centrale sia nella Roma di Fonseca che in questa Roma; lo scorso anno, complici le tante assenze in difesa, l'ex allenatore dello Shakhtar si affidava a lui al centro della difesa proprio per sfruttare al meglio il suo piede accettando di pagare le difficoltà a coprire lo spazio alle sue spalle.

QUALI SCENARI PER LA ROMA DI MOURINHO

Questa serie positiva della Roma apre interrogativi su quali possano essere le ambizioni della squadra giallorossa da qui al termine della stagione: l'attuale quinto posto in campionato e la semifinale di Conference League rendono appetitoso questo ultimo scorcio di annata, con la possibilità di portare a casa un trofeo continentale e magari cercare di tenere sotto pressione la Juventus per la lotta al quarto posto.

Per capire realmente quanto possano essere concrete le ambizioni della Roma il trittico di partite in arrivo contro Napoli, Inter e Leicester in trasferta ci dirà tutta la verità sulla bontà di questa evoluzione tattica del tecnico di Setubal. 

A differenza delle sue esperienze passate, a Mourinho si sta chiedendo di creare valore nella rosa della Roma e questo primo anno è importante per capire quale strada seguire per migliorare gli uomini a disposizione. A questo va aggiunta la valorizzazione del talento di Zalewski (ed in parte quello di Afena), primo elemento della forte primavera giallorossa ad entrare in pianta stabile in questa squadra, vedremo se ci saranno chances anche per altri elementi come Darboe, Volpato e Bove.

E allora tornano in mente le parole della sua prima conferenza stampa di arrivo a Roma, quando predicò la necessità di portare avanti un lavoro su più anni, i fatti gli stanno dando ragione, ma forse il difficile inizia adesso.

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