Thursday, 28 April 2022

Come il Lecce ha ipotecato la serie A


Quella di lunedì scorso è stata una giornata di campionato davvero particolare per la serie B, con tutte le contendenti per la promozione diretta che hanno perso o, al meglio, pareggiato. Unica eccezione è stato il Lecce di Marco Baroni che ha battuto nello scontro diretto un'altra contendente come il Pisa e mettendosi in una condizione di gran vantaggio in classifica in cui le basterà vincere una delle due partite contro Vicenza e Pordeonone (quest'ultimo già retrocesso) per festeggiare il ritorno in serie A.

La vittoria contro il Pisa è stata frutto di una prestazione a dir poco convincente in entrambe le fasi in cui la formazione salentina ha espresso al meglio tutto il proprio repertorio tecnico assemblato al meglio nel 4-3-3 di Baroni ma costruito dalla mente sempre sapiente di Pantaleo Corvino, un direttore sportivo il cui valore non può mai essere sottovalutato, ed il fatto che non sia mai stato preso in considerazione da grandi club mostra abbastanza bene come alle competenze in Italia si tenda a preferire percorsi alternativi.


COME FUNZIONA IL 4-3-3 DEL LECCE


La partita contro il Pisa ha particolarmente esaltato il 4-3-3 con cui Marco Baroni ha costruito questo Lecce scegliendolo come abito tattico ideale per i giocatori a disposizione in rosa. Difatti osservano la partita contro la squadra di D'Angelo sono emerse chiaramente alcune specificità nel sistema di gioco che servono proprio ad esaltare alcuni interpreti.


Dall'analisi delle posizioni medie si può ben vedere il posizionamento della squadra di Baroni in fase di costruzione con i due terzini collegati ai centrali difensivi ed al vertice basso di centrocampo: il danese Hjulmand. In questo modo sia Gendrey che Gallo possono partecipare alla fase di impostazione usando tutta l'ampiezza del campo (come confermato dal dato sulla larghezza della squadra, 53 metri) e costringendo l'avversario a scegliere come orientare la pressione, ossia se coprire le avanzate centrali oppure aprirsi per limitare lo sviluppo laterale dell'azione che è diventato il marchio di fabbrica della squadra di Baroni grazie alla creazione dei triangoli tipici del 4-3-3 e visibili graficamente.

Questo è l'esempio della principale connessione che il Lecce ha creato per sviluppare la propria azione: il terzino destro Gendrey riceve palla e sposta il gioco nella zona laterale destra del campo dove si crea il triangolo con la mezzala Blin e l'esterno Strefezza. L'ex giocatore della Spal con le sue capacità di muoversi anche in spazi brevi riuscirà a saltare Beruatto e a far partire un'azione che il Lecce tenterà di chiudere sul lato opposto dove Di Mariano tiene l'ampiezza e la mezzala Gargiulo si buttava in area di rigore per creare il pericolo. Questa è stata la chiave vincente della partita in quanto il centrocampo a rombo del Pisa per definizione faceva fatica a coprire l'ampiezza, questo ha reso possibile per la squadra di Baroni di utilizzare al meglio le zone esterne del campo e poi sfruttare il consolidamento del possesso per andare dall'altra parte del campo.

Anche la grafica relativa alla distribuzione dei passaggi da parte di Gabriel mostra chiaramente come la manovra leccese iniziava utilizzando i terzini per far partire l'azione ed attivare le catene esterne. Ed è soprattutto il lato destro quello principalmente utilizzato per far partire l'azione, una scelta evidentemente dettata dalla volontà di utilizzare al meglio il terzino francese in impostazione, ma soprattutto coinvolgere quanto più possibile Strefezza, i cui 13 goal e 6 assist uniti alle 20 reti finora realizzate da Coda, rappresentano il centro di gravità dell'attacco del Lecce. Lo spostamento dell'ex giocatore di Cremonese e Spal come esterno destro del tridente d'attacco è stata la grande intuizione di Baroni in questa stagione (a Ferrara era utilizzato come quinto di destra nel 3-5-2 depotenziandolo) permettendo al venticinquenne brasiliano di mostrare tutto il suo valore tecnico.



I MIGLIORAMENTI DIFENSIVI


Il Lecce due stagioni fa ha dovuto salutare la serie A a causa di un rendimento difensivo a dir poco rivedibile (85 reti subite ed un valore di expected goals subiti ancora superiore) che non è stato sufficientemente compensato dalla qualità degli attacchi. Anche lo scorso anno al ritorno in B Eugenio Corini non è riuscito a risolvere il problema, con una squadra che ha subito una media di 1,27 goal a partita; quest'anno la media è scesa a 0,85 goal subiti a partita pur mantenendo sostanzialmente gli stessi interpreti (Gendrey l'unica novità in luogo di Maggio, un notevole salto di età e, quindi, di freschezza) ed il motivo lo abbiamo visto anch'esso nella sfida contro il Pisa.

Quando si parla di difesa, ovviamente, si deve parlare sempre e solo di un discorso di squadra e mai di sola linea difensiva che, certo, la cui organizzazione è importante per disinnescare gli attacchi avversari, ma tutto deve partire dal togliere all'avversario la possibilità di avanzare in campo come preferisce. Il gioco del Pisa è basato, a causa del suo schieramento a rombo, sul tentativo di far filtrare il pallone per zone centrali e sovraccaricare la fascia centrale del terreno di gioco per poter recuperare rapidamente il pallone.

Da questo esempio si intendono quali fossero le intenzioni dei toscani ad inizio partita, con le due punte, Benali e le due mezzali che cercano di occupare la zona tra le linee per scambiare, per cercare un tiro da fuori area o anche per scaricare sui terzini che accompagnano l'azione. Il tutto gestito dalla regia davanti alla difesa di Nagy. Tuttavia sin da questa azione si può vedere l'ottimo comportamento della linea difensiva molto stretta e con i terzini pronti ad uscire esternamente qualora il pallone fosse stato mosso in quella zona, ma soprattutto si può notare la proattività nell'andare a disturbare il portatore di palla anche a costo di spezzare la linea di pressione. Questo togliere continuamente la giocata facile all'avversario è stata la chiave difensiva della partita del Lecce.

Una buona difesa nasce dal comportamento della squadra in prima pressione: il Lecce non ha mai permesso al Pisa di uscire comodamente dalla propria metà campo. In questo esempio si nota come le mezzali Gargiulo e Blin prendano in consegna Nagy e Marin togliendo l'opzione pulita di costruzione per Leverbe che, pressato da Coda, è costretto a lanciare la palla in avanti verso le punte. Questo ha permesso ai centrali difensivi Lucioni e Dermaku di giocarsi le proprie chances a duello contro Torregrossa e Puscas, uscendone decisamente vincitori.

I dati relativi ai duelli mostrano chiaramente la bontà della prestazione difensiva e del piano predisposto per renderla possibile. Il dato più eclatante è senza dubbio il duello tra Dermaku e Torregrossa, stravinto dal centrale difensivo del Lecce, un dato che è sicuramente da considerare una chiave di lettura della prestazione della squadra giallorossa soprattutto perché costringendo gli avversari con la prima pressione a tentare l'attacco diretto, la vittoria di questi duelli ha reso di fatto poco produttivi i possessi della squadra di D'Angelo. E' anche opportuno notare la prestazione di grande sostanza di Morten Hjulmand davanti alla difesa: il classe 1999 danese aveva mostrato difficoltà nelle coperture difensive nella scorsa stagione, mentre quest'anno si è rivelato un perfetto complemento alla linea difensiva sia come letture nel colmare le uscite dalla linea difensiva dei suoi compagni, sia nell'andare a sporcarsi le mani nei duelli con i giocatori avversari orbitanti nella sua zona di competenza.

AD UN PASSO DALLA PROMOZIONE


Con alcuni accorgimenti tattici Baroni è riuscito a mettere il Lecce in una situazione tale da permettergli di essere ad un passo dall'ottenimento della seconda promozione in serie A nella sua carriera da allenatore dopo quella di Benevento nel 2017. 

Da un lato abbiamo visto una fase offensiva basata sulle catene laterali tipiche del 4-3-3 in cui sono state esaltate le qualità di Strefezza da una parte e Di Mariano dall'altra, oltre alle grandi qualità in inserimento senza palla di Mario Gargiulo, che nella partita contro il Pisa è stato il giocatore del Lecce con più tocchi in area (8), frutto del lavoro svolto negli anni precedenti sotto Venturato in quel di Cittadella.

Nella fase di non possesso il tecnico ex Novara è stato bravo a creare un piano per togliere opzioni di sviluppo centrale agli avversari e mettere la linea difensiva in una condizione di protezione sufficiente a permettere la vittoria dei duelli contro gli attaccanti avversari, una strategia che più in generale ha permesso ai salentini di migliorare notevolmente i numeri difensivi emersi nelle ultime due stagioni con Liverani e Corini alla guida.

Con il Lecce pronto a prenotare il primo posto per l'accesso alla serie A, le prossime due giornate ci diranno chi si prenderà il secondo spot a disposizione: al momento la classifica recita che la Cremonese ha un vantaggio quanto meno in termini di punti, mentre dopo l'avvio fiammante di stagione, il Pisa di D'Angelo ha mostrato dei limiti nella gestione delle grandi partite che, oltre a far sfumare le chances di promozione diretta, rende difficile pensare di poterla spuntare nei playoff a meno di improvvisi cambi di passo della squadra ed anche una ricerca di soluzioni alternative da parte dell'allenatore ai meccanismi del rombo a centrocampo.

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