Thursday, 14 October 2021

Come è andata Juventus-Chelsea femminile?


A due settimane di distanza dalla sfida disputata tra le due compagini maschili, Juventus e Chelsea si sono incrociate per la versione femminile della Champions League, che da quest'anno segue un formato più simile a quello più ricco degli uomini, con una fase a gironi al posto di doppie sfide ad eliminazione diretta che, invece, inizierà a partire dai quarti di finale.

Il Chelsea femminile ha rischiato lo scorso anno di copiare il cammino europeo degli omologhi maschili, raggiungendo la finale poi persa contro il Barcellona: quest'anno le ragazze allenate da Emma Hayes partono con la ferma volontà di prendersi il titolo perso lo scorso anno; dall'altra parte la Juventus si affaccia per il prima volta ad una fase così avanzata della competizione (non era mai entrata tra le prime 16 in precedenza) e sta provando a colmare un forte gap nei confronti dei club top in Europa, per questo motivo si è affidata in questa stagione alle cure di Joe Montemurro, allenatore dal curriculum internazionale importante e con una visione di gioco molto interessante.

La partita è terminata 2-1 per la formazione inglese, alle bianconere non è riuscita l'impresa degli omologhi uomini per quanto la prestazione abbia denotato una serie di aspetti che lasciano pensare che il famoso gap di cui sopra non è certamente colmato ma comunque sembra essersi abbastanza ridotto.


LE FORMAZIONI

La Juventus viene schierata da Montemurro con un 4-3-3 in cui Rosucci e Cernoia affiancano Pedersen nel trio di centrocampo, in attacco viene rispolverato il tridente delle grandi occasioni con Bonansea e Hurtig al fianco di Girelli, mentre in difesa ritorna a comandare Sara Gama, ai box nelle partite precedenti causa infortunio, al suo fianco Cecilia Salvai.


Il Chelsea viene schierato da Hayes, invece, con un 3-4-3 che sotto alcuni aspetti somiglia a quello presentato da Tuchel nella selezione maschile. La vera differenza sta nelle tre attaccanti, con l'australiana Kerr riferimento per la profondità supportata da altre due campionesse come Pernille Harder e Francesca Kirby; le due centrocampiste centrali sono la coreana Ji So-Yeon e la tedesca Leupolz, le esterne sono la norvegese Reiten a sinistra e la scozzese Cuthbert a destra; il trio difensivo è invece composto da Bright-Carter-Eriksson.


IL CHELSEA "HA FATTO" LA PARTITA

Avendo il ruolo di favorita e dovendo anche vincere per non complicarsi il cammino nel girone, il Chelsea è stata la squadra ad avere il pallino del gioco nel corso della partita (62% di possesso palla alla fine della partita, 66% al termine del primo tempo) mentre la Juventus ha cercato di attendere compatta proteggendo il centro del campo dalle incursioni avversarie.

In questo esempio si nota chiaramente dove si è giocata il più delle volte la partita: le tre centrali del Chelsea e le due centrocampiste centrali avevano il compito di iniziare la costruzione dell'azione, mentre le due esterne e le tre attaccanti si occupavano di fungere da "invasori" nella metà campo bianconera; da canto suo la Juventus ha dato priorità a chiudere il centro del campo con Bonansea e Girelli che si occupano principalmente di disturbare la ricezione del pallone per Ji e Leupolz.

Per ovviare a questo tipo di resistenza da parte della Juventus la formazione londinese aveva essenzialmente due soluzioni per guadagnare campo e rendersi pericolosa: una era quella di chiedere ai due "braccetti" Bright ed Eriksson di condurre il pallone per guadagnare metri da una parte ed attrarre una maggior pressione della Juve dall'altra; la seconda era quella di servire le due esterne Cuthbert e Reiten in modo da sfilacciare in ampiezza lo schieramento difensivo della Juventus.

Tramite la circolazione insistita tra le tre difendenti delle Blues vi è un avanzamento della squadra sul terreno di gioco che schiaccia la Juventus fin sul limite della propria area di rigore: questo atteggiamento ha reso sì difficile al Chelsea la possibilità di rendersi pericoloso ma allo stesso tempo ha invitato giocatrici di grande livello tecnico a potersi muovere in zone molto pericolose di campo, una strategia che alla fine dei conti non ha pagato. Nell'esempio si vede come questa volta sia Hurtig a prendere Ji con Girelli su Leupolz mentre il resto della squadra si tiene compatta e si muove in direzione palla.

La seconda soluzione era quella di sfruttare l'ampiezza del campo per cercare spazi: l'idea era quella di manipolare lo schieramento compatto della Juventus in zona palla sovraccaricando un lato per poi muovere il pallone dall'altro. In questa occasione si vede come le bianconere vadano a chiudere quel lato di campo, il Chelsea mediante la propria circolazione faceva arrivare il pallone alla centrale Jess Carter che con un piede educatissimo era in grado di trovare l'esterna sul lato opposto; una soluzione, questa utilizzata anche in fase di costruzione centrale dove il piede della giocatrice con la maglia numero 7 è stato spesso utilizzato per cercare questo tipo di soluzione allo scopo di aprire lo schieramento difensivo avversario.

LISA BOATTIN ARMA TATTICA DI MONTEMURRO

La Juventus, però, non ha certo fatto una partita di sola difesa e contropiede, di certo ha concesso molto possesso all'avversario cercando di sfruttare qualche errore di impostazione ma ha comunque sempre cercato un modo, ogni volta che entrava in possesso del pallone, di non sprecarlo, cercando di giocarlo in modo tale da scoprire lo schieramento della squadra di Emma Hayes. Sotto questo aspetto molto importante è stato il ruolo avuto nel corso del match da Lisa Boattin, schierata da terzino sinistro in fase di non possesso ma con compiti molto più vari in fase di possesso.

In fase di costruzione la laterale sinistra della Juventus si accentrava allo scopo di permettere alle compagne di superare la prima pressione delle avversarie generando una linea di passaggio non coperta dalle giocatrici del Chelsea ed allo stesso tempo creando una situazione in cui è in grado di poter risalire in campo in libertà oppure utilizzare il suo educatissimo piede sinistro per esplorare zone più avanzate del campo soprattutto alle spalle della linea difensiva delle ragazze di Hayes.

Il vantaggio di questo movimento di Boattin è quello di creare superiorità numerica in differenti zone di campo anche grazie al movimento delle tre giocatrici più offensive: in questo esempio Girelli costringe la linea difensiva ad abbassarsi mentre Leupolz deve lasciare la propria casella in mezzo al campo per ostacolare Boattin consentendo un inserimento alle spalle di Rosucci o Cernoia. Con una sola mossa Montemurro riusciva a generare spazio in zona rifinitura nonché la possibilità di attaccare la profondità ed esporre la linea difensiva del Chelsea andata spesso in difficoltà sui tagli ai lati delle tre centrali difensive. Questo ha permesso alla squadra bianconera di pareggiare il numero di conclusioni delle avversarie nel corso del primo tempo (4 tiri per parte) nonostante un possesso palla notevolmente inferiore.

Anche in transizione questo posizionamento veniva utilizzato per mettere a nudo il lato debole della formazione vice-campione in carica su quel lato di campo: ancora una volta le due mezzali si muovono verso lo spazio tra le linee, Girelli al solito si muove senza palla per provocare una scelta alla linea difensiva ed all'esterna Reiten; Bonansea e Hurtig cercano di attaccare la profondità, in questa maniera Boattin ha campo libero e può scegliere se premiare l'inserimento di Rosucci o se sfruttare le capacità di Hurtig di muoversi alle spalle della linea difensiva mettendo a disagio Bright e Carter che se la sono dovuta cavare più volte con molto mestiere.

Analizzando la passmap delle ragazze juventine emerge chiaramente la centralità della giocatrice con la maglia numero 13, utilizzata come riferimento sia dalla centrale difensiva di parte Cecilia Salvai che dal play Pedersen (che, per inciso, è una giocatrice che per qualità e caratteristiche servirebbe come il pane anche alla formazione maschile) per poi connettersi con Rosucci e/o Hartig.


Sarà proprio Boattin, infatti, con un suo cross da trequarti completamente indisturbata, a trovare l'assist per la rete del momentaneo pareggio di Barbara Bonansea.


LE ROTAZIONI DEL CHELSEA IN SVILUPPO E RIFINITURA


Come anticipato precedentemente, la chiave della squadra ospite per avanzare e sviluppare il gioco stava nell'ampiezza data dalle due laterali Cuthbert e Reiten che la Juve sceglieva di lasciare libere sperando poi di poter imprigionare l'avversario con l'ausilio della linea laterale, una scelta a cui la squadra di Emma Hayes ha saputo porre rimedio mediante l'utilizzo di rotazioni posizionali anche grazie alla grande mobilità di Pernille Harder e Francesca Kirby, le due giocatrici chiamate a supporto di Samantha Kerr.

Sul lato sinistro è la svedese ad aprirsi a sinistra per ricevere il pallone, la Kirby si inserisce nello spazio tra le linee e la Reiten funge da vertice avanzato di questo triangolo inserendosi tra terzino e centrale della Juventus, il tutto mentre sul lato opposto Kerr costringe Salvai ad aprire la linea difensiva. Dalle combinazioni su questa fascia arriveranno diverse situazioni di pericolo salvate da estenuanti corse all'indietro di Pedersen o della mezzala di parte in chiusura sui passaggi a rimorchio dal lato corto dell'area di rigore.

Sul lato destro, invece, la situazione era ancora più visibile con ancora la Harder che raccoglie il passaggio sull'esterno lasciando alla Cuthbert il compito di buttarsi nello spazio tra Salvai e Boattin, costringendo Rosucci ad una faticosissima corsa all'indietro per coprire il corridoio anche perché una scalata di Salvai avrebbe permesso a Kirby di inserirsi tra le centrali visto che Sara Gama era presa, a sua volta, dalla marcatura di Sam Kerr.

La creazione di questi triangoli e di queste rotazioni posizionali hanno progressivamente permesso alla squadra londinese di trovare soluzioni per superare lo schieramento difensivo della Juventus, il resto ce lo ha messo la qualità individuale di Pernilla Harder che, ricevendo un passaggio progressivo di Carter ha inventato un cambio di gioco che ha liberato Cuthbert sulla destra, da questa giocata scaturirà l'azione che terminerà con il goal della stessa giocatrice scozzese sfruttando un grande movimento senza palla di Kirby che ha aperto come il Mar Rosso la linea difensiva bianconera lasciando la numero 22 del Chelsea libera di andare al tiro indisturbata al centro dell'area di rigore.


ALLORA DOVE E' STATA DECISA LA PARTITA?


Spesso sentiamo dire che i risultati sono frutto degli episodi, però poi ci si dimentica di chiedersi perché e come si è arrivati a quell'episodio: è vero che il goal della vittoria del Chelsea è arrivato su una serie di rimpalli tra le difendenti juventine e Sam Kerr prima di finire misteriosamente sui piedi di Pernilla Harder che non si è fatta dire due volte di depositare il pallone in rete, ma è anche vero che la strategia passiva della Juventus non stava più raccogliendo dividendi.

Come indicato precedentemente, la formazione di Montemurro ha deciso di avere un atteggiamento molto prudente in fase di non possesso che, con il senno di poi, potrebbe aver generato qualche rimorso nel tecnico ex Arsenal.

Difatti il momento migliore della partita per la Juventus è stato quello dopo il goal del Chelsea, dove la squadra ha reagito cambiando immediatamente il proprio atteggiamento in campo alzando il baricentro e contestando il possesso in maniera più aggressiva alle avversarie. Esempio è dato da questa strategia in prima pressione con le giocatrici bianconere che seguivano individualmente le avversarie con le tre attaccanti che seguivano le tre centrali difensive e Rosucci su Ji.

Quanto accaduto nella ripresa, però, è conseguenza di come si è sviluppata la partita nel primo tempo: le due mezzali della Juve e le tre attaccanti si sono spese tantissimo per mantenere compatta la squadra in fase di non possesso, ed il sistema di triangolazioni, rotazioni e sovrapposizione delle inglesi aveva messo alla frusta atleticamente al squadra di Montemurro.

Il dato sulla progressione del PPDA mostra chiaramente quanto il fattore atletico abbia inciso sulle ragazze bianconere. Seppur all'interno di una partita in cui il dato generale del PPDA è stato strategicamente basso, si notano chiaramente dei crolli nella fase finale del primo tempo e dal 60' fino al goal del 2-1 del Chelsea. Col senno di poi è facile dire che tenere la squadra con un baricentro troppo basso ha fatto faticare molto la squadra sia per risalire sia per coprire il campo in ampiezza nel momento in cui la squadra avversaria ha iniziato a capire che sfruttare tutta la larghezza del campo poteva essere l'arma per portare a casa la partita. 


La questione della tenuta atletica della squadra apre forse il vero punto interrogativo nelle scelte di Montemurro: mentre non possiamo contestare a priori la strategia di gara, ritengo invece opportuno chiedere conto all'allenatore se forse qualche cambio non potesse essere anticipato, soprattutto nel momento in cui diverse giocatrici, poi sostituite poco dopo il goal decisivo di Harder, non sembravano più in grado di tenere il pallone acciecate dalla stanchezza.

CONCLUSIONI


Analizzata la partita è emerso quanto sia importante e meritorio il lavoro che sta facendo il nuovo allenatore della Juventus per alzare il livello della squadra sullo scenario continentale; la forza del Chelsea si è mostrata in maniera meno appariscente di quanto si immaginava alla vigilia, e questo è un merito delle bianconere. Tuttavia la forza si è manifestata in maniera più sostanziale: la grande qualità della squadra di Emma Hayes ha distrutto fisicamente la formazione bianconera fino ad indurla ad una serie di errori che poi hanno portato a quegli episodi che hanno deciso la partita. Per cui anche le vittorie per episodi hanno un senso logico.

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