martedì 5 ottobre 2021

Alla fine ha vinto chi ha Osimhen


Fiorentina-Napoli era senza ombra di dubbio una delle partite più attese della settima giornata di serie A, il turno che ha chiuso questa primo gruppo di impegni stagionali scaglionato tra le pause per le nazionali. Le due squadre che si sono affrontate al Franchi domenica sera sono quelle che in questa fase di stagione hanno mostrato rispettivamente una forte identità di gioco ed una grande capacità di manipolare l'andamento della partita.

La partita ha mostrato come nessuna delle due squadre si sia snaturata in occasione di questa sfida, cercando entrambe di piegare il contesto tattico dalla propria parte ed entrambe riuscendo nel proprio intento in maniera alterna, rendendo la partita un lungo rimpallarsi di capovolgimenti di fronte da un lato all'altro del campo che ha reso la partita molto bella e giocata a ritmi importanti, un buon segno per il nostro campionato, poco propenso ad alzare i ritmi a vantaggio di una maggiore accortezza tattica.

Ad uscirne vincitore è il Napoli di Spalletti, alla settima vittoria su sette partite di campionato, capace di portare a casa la partita grazie alla migliore capacità di sfruttare i punti di debolezza difensivi dell'avversario, dilatati fino ad essere visibili ad occhio nudo grazie alle qualità uniche di Victor Osimhen, un vero nueve in un'epoca di falsi nueve


LE FORMAZIONI INIZIALI

Italiano e Spalletti hanno confermato i loro 4-3-3 di base che però si sviluppano in maniera molto diversa sul campo tanto da essere indicati nei report come rispettivamente un 4-4-2 ed un 4-2-3-1. A livello di uomini la Fiorentina ha schierato Pulgar davanti alla difesa in luogo di Torreira, mentre le altre scelte non destano sorpresa e restano allineate agli undici di partenza scelti nelle ultime settimane da Italiano; dall'altra parte Spalletti schiera Lozano come esterno offensivo a destra, mentre Zielinski accompagna Anguissa e Ruiz a centrocampo, intatta, invece, la linea difensiva con Rrahmani ormai titolare inamovibile al fianco di Koulibaly.



LE CATENE LATERALI DELLA FIORENTINA

Vincenzo Italiano in pochi mesi ha rivoltato la mentalità della squadra viola: da squadra attendista e con poche idee di gioco come nella scorsa stagione. ad una squadra che cerca di avere il controllo del pallone e cerca sempre di recuperarlo quanto prima possibile. Questa strategia, ovviamente, ha anche degli elementi di criticità e di rischio su cui il Napoli ha giocato la propria partita portando a casa il successo, più o meno come accaduto nella settimana precedente contro l'Inter nel turno infrasettimanale e nella sconfitta alla prima giornata sul campo della Roma.

Lo schieramento della squadra viola è molto riconoscibile soprattutto nella fase di sviluppo dell'azione, ossia quella fase successiva alla costruzione della stessa. Mentre nella prima fase il vertice basso del centrocampo (in questo caso Pulgar) si abbassa tra i centrali difensivi, il movimento a venire incontro di una delle mezzali (in questo caso Bonaventura che si affianca a Pulgar) attiva la catena laterale composta dal terzino di parte e dall'esterno offensivo; sull'altro lato la mezzala opposta si avvicina o si allinea a Vlahovic, su cui la squadra si appoggia per attirare la difesa avversaria e cercare di utilizzare il lato debole mediante un cambio di gioco,

Possiamo vedere lo stesso meccanismo a lati invertiti, con Duncan che si associa a sinistra con Biraghi e Nico Gonzalez mentre sul lato opposto Bonaventura si muove in verticale per accompagnare Vlahovic. In questo esempio le posizioni dei tre elementi della catena di sinistra sono "rigide", tuttavia il più delle volte gli uomini parte di queste catene tendono a ruotare le posizioni, per cui possiamo trovare Duncan largo ed avanzato tanto quanto Nico Gonzalez più basso e Biraghi più alto o quest'ultimo che si sovrappone internamente. Possiamo inoltre notare come sul lato opposto, invece, spesso e volentieri Odriozola tenda a tagliare nel mezzo spazio per lasciare Callejon libero di attaccare lo spazio alle spalle di Mario Rui.

Le posizioni medie della squadra fiorentina mostrano chiaramente questa costante tattica con le catene ben visibili tanto quanto le posizioni di Pulgar e Vlahovic come riferimenti centrali. In poco tempo Italiano, dunque, ha implementato quello che è il suo modo di giocare e che gli ha permesso in questi anni di raccogliere diverse soddisfazioni tra cui la promozione in serie A e successiva salvezza dello Spezia, in un contesto tecnico, tra l'altro, meno competitivo rispetto a quanto possa disporre a Firenze, una differenza che ha influito non poco sulla sua scelta di forzare la mano quest'estate per lasciare la Liguria.


IL SISTEMA DI PRESSIONE DELLA FIORENTINA


Altro elemento distintivo della formazione di Italiano è l'atteggiamento della squadra in fase di prima pressione e/o di riconquista del pallone: la scelta dell'ex allenatore dello Spezia è quella di comprimere quanto più possibile il campo all'avversario in possesso del pallone. Questo è reso possibile mantenendo un atteggiamento sempre molto aggressivo e compatto.

In questa situazione il Napoli ha mosso il pallone verso le zone esterne del campo: come si può facilmente notare la squadra va subito ad esercitare pressione in zona palla e, grazie alla compattezza dello schieramento, riesce anche ad avere superiorità numerica in quella zona. Inoltre è importante notare la posizione di Milenkovic, che spesso e volentieri spezza la linea difensiva per andare a togliere appoggi alle spalle delle linee di pressione. Un atteggiamento decisamente aggressivo che permette alla squadra di non avere il problema di scegliere se marcare o coprire i giocatori tra le linee: il mantra di Italiano è quello di marcare, ossia negare o limitare o ritardare la ricezione del giocatore in una posizione potenzialmente pericolosa. 

Lo stesso atteggiamento è riconoscibile nelle situazioni di transizione, con la squadra che mantiene il baricentro alto, va in sovrannumero nella zona palla e ancora una volta vediamo Milenkovic che mantiene compatto lo schieramento andando a prendere Zielinski, la cui potenziale ricezione in quella zona avrebbe potuto creare problemi in transizione alla squadra viola. Come vedremo si tratta di uno strumento non esente da rischi e punti di debolezza, ma permette alla squadra di mantenere il predominio territoriale e portare l'avversario ad affannarsi per difendere la propria area di rigore. Nel caso di specie errori del Napoli non ce ne sono stati, ma i partenopei hanno dovuto concedere, per esempio, molti calci piazzati alla squadra avversaria, da cui sono scaturiti il goal del momentaneo 1-0 di Martinez Quarta ed una serie di altri pericoli che, invece, non sono arrivati su azione manovrata.

Giusto per farsi un'idea di quanto sia parte del playbook della Fiorentina questa pressione molto alta ed aggressiva, è opportuno notare quanti palloni Milenkovic abbia recuperato in zone del campo dislocate nell'area intorno al cerchio di centrocampo, a dimostrazione che la squadra di Italiano non ha mai ceduto un millimetro di campo agli avversari, soprattutto nel corso del primo tempo. Nel corso della partita, invece, la stanchezza ha chiaramente avuto un impatto sulla formazione viola che nonostante gli sforzi si è trovata sotto di un goal dopo pochi minuti dall'inizio della ripresa, un elemento che ha probabilmente tolto anche fiducia alla squadra, svuotandola quindi mentalmente ancora prima che fisicamente.

A conferma di quanto sopra vi è anche il dato del PPDA nel corso della partita, con l'indice che praticamente crolla dopo il goal del 2-1 del Napoli, a dimostrazione di due mie personalissime teorie: questa squadra fatica a reggere gli sforzi richiesti da Vincenzo Italiano nell'arco dei 90 minuti (lo dimostra anche la serie di reti subite nelle prime giornate nei minuti finali di partita) e soprattutto sembra una squadra che si perde per strada quando va sotto nel punteggio, non è un caso che, infatti, la Fiorentina non sia mai stata in grado di ribaltare una partita una volta andata in svantaggio (al netto degli eventi sfavorevoli della partita di Roma alla prima giornata).

I MERITI DEL NAPOLI


Luciano Spalletti si è presentato a questa partita consapevole di avere di fronte una squadra che fa della ricerca del predominio territoriale un manifesto d'intenti, ed in linea con quanto accaduto dall'inizio di questo campionato ha impostato la partita in modo da non contestare questo desiderio di predominio dell'avversario ma cercare di manipolarlo a proprio vantaggio con piccoli aggiustamenti che hanno permesso alla squadra di sfruttare al meglio il materiale umano a propria disposizione.

Contro il proposito della Fiorentina di invadere la trequarti avversaria, il Napoli ha risposto accettando di lasciare campo ai toscani ma allo stesso tempo negando ogni tipo di accesso alle zone centrali del campo mantenendo la linea difensiva molto attenta a non concedere spazi in profondità. Ne è venuta fuori una prestazione difensivamente quasi perfetta, sublimata da una serie di interventi difensivi individuali di Koulibaly da far entrare in una specifica categoria di highlights che includano anche alcune stoppate dal mondo cestistico. Tornando invece, allo schieramento difensivo della squadra di Spalletti, dall'esempio si può notare come questo 4-5-1 sia stato costruito con lo scopo di chiudere ogni ricezione tra le linee senza disordinare la linea difensiva: qui abbiamo Bonaventura pronto a ricevere un passaggio progressivo da Pulgar, ma Insigne stringendo la propria posizione nega questa linea di passaggio potenzialmente importante.

Il dato sugli xG mostra chiaramente la bontà della prestazione difensiva del Napoli che ha tolto ogni possibilità di conclusione pericolosa alla formazione di Italiano. Molto particolare il dato relativo ai tiri subiti: delle 10 conclusioni a rete tentate dalla Fiorentina, solo 4 sono attribuibili ad azione manovrata, un numero irrisorio considerata la mole di gioco esercitata dai padroni di casa nel corso della partita. Ma questo dato non deve sorprendere: il Napoli è la miglior difesa del campionato, tuttavia questo è stato reso possibile finora grazie ad un dominio totale sulle partite, con un controllo esercitato grazie al possesso palla (60% circa a partita), mentre domenica scorsa la capolista del campionato ha accettato la sfida di Italiano concedendo il possesso palla e difendendo più bassa, uscendo dal campo, quindi, con ulteriori convinzioni. 

Il grafico relativo ai tiri subiti in questa prima parte di stagione dalle 20 squadre di serie A mostrano la bontà dei dati difensivi del Napoli che è la squadra con meno tiri subiti in campionato (meglio solo il Torino), ma soprattutto è la squadra che subisce i tiri meno pericolosi di tutto il campionato, così come calcolato dal dato relativo agli expected goal subiti per tiro, un dato in cui i partenopei sono superiori al resto della concorrenza anche con un certo distacco. Dato opposto, quest'ultimo, per la Fiorentina, squadra che subisce mediamente tiri ad alto livello di pericolosità a pari merito con l'Atalanta, ed è su questo aspetto che il Napoli ha lavorato ai fianchi la formazione gigliata.

L'azione che ha portato al rigore da cui è scaturito il goal del pareggio realizzato da Lozano è stato frutto di una tipologia di giocata molto usata da Spalletti e che è stata resa possibile dalla complicità della linea difensiva alta della squadra viola e le grandi doti di Victor Osimhen quando ci sono da attaccare spazi giganteschi come quelli mostrati nell'esempio del fermo immagine. La giocata prevedeva in costruzione l'appoggio su Mario Rui sull'esterno che, chiamando la pressione di Callejon cede il pallone a Ruiz che sfrutta il suo mancino educato per lanciare il pallone immediatamente in verticale sul centravanti nigeriano che vince il duello con Martinez Quarta fino a procurarsi il rigore. Ovviamente va anche notata la disorganizzazione della squadra viola nel coprire la profondità: qui addirittura Milenkovic si era staccato per andare a contrastare Ruiz lasciando il suo compagno di reparto a dover affrontare Osimhen in progressione: nonostante spesso il difensore argentino se la sia cavata, l'azzardo alla fine non ha pagato.

La soluzione della palla lunga su Osimhen è stata una giocata più volte ricercata dal Napoli, forzata dalla pressione della Fiorentina: il centravanti ex Lille è stata la chiave di volta della strategia offensiva del Napoli, con il 60% di duelli vinti in attacco (per un totale di 10 secondo Wyscout) ha permesso sul lungo periodo di fiaccare l'aggressività della Fiorentina fino ad ammorbidirla definitivamente grazie anche all'ingresso di Politano ed Elmas nel secondo tempo.

Sotto questo aspetto non è da sottovalutare l'importanza nel gioco con i piedi di Ospina: il portiere colombiano è stato chiamato spesso ad avere il ruolo di distributore di gioco mediante i lanci lunghi. Come si evince dal grafico, Osimhen è stato il target principale dei suoi lanci, il secondo, invece, è stato Politano, servito in maniera diretta per poter affrontare Biraghi in uno contro uno sfruttando al meglio sia il mismatch tecnico che la maggior freschezza atletica derivante dall'essere subentrato a Lozano, spesso ignorato, invece, dai compagni nel corso del primo tempo, cosa di cui Spalletti si è lamentato spesso nel corso della partita stando ai racconti da bordocampo raccontati durante la diretta.


CONCLUSIONI


Alla fine Spalletti sfruttando al meglio le qualità del proprio centravanti è riuscito a sbrogliare una matassa complicatissima come la Fiorentina di Italiano: l'attaccante nigeriano ha saputo esporre le debolezze del sistema difensivo della squadra gigliata cercando costantemente la profondità alle spalle della linea, una mossa sicuramente studiata a tavolino dal tecnico toscano che si sta mostrando un abile stratega nel preparare le partite.

La Fiorentina, dal canto suo, ha provato a prendere il Napoli per il collo, ma è andata a sbattere contro un muro che a lungo andare ha fiaccato la formazione viola che, comunque, va alla pausa con un quinto posto in classifica di certo non da buttare e con l'idea che il lavoro di Italiano sta producendo i suoi frutti e che i margini di miglioramento sono ancora molto grandi, come abbiamo ben potuto constatare.

Il lavoro di Spalletti a Napoli sembra essersi, al momento, basato non tanto su una particolare visione tattica: difatti abbiamo visto la squadra partenopea schierarsi in campo finora in diversi modi; abbiamo visto una linea di costruzione a tre contro avversari chiusi, così come abbiamo visto entrambi i terzini bloccati in questa partita di Firenze per attirare la pressione avversaria e colpirla alle spalle sfruttando i movimenti di Osimhen. 
Quello che è certo è che il tecnico di Certaldo sia cercando di far acquisire sicurezze ad un gruppo di giocatori che nelle ultime due stagioni si è mostrato molto labile psicologicamente, e sicuramente la vittoria e la prestazione solida di Firenze contribuiranno non poco al raggiungimento di questo obiettivo che è basilare se si vuole costruire un ciclo vincente.

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