mercoledì 21 dicembre 2022

Chiacchere da Bar(i) #15 - Reggina-Bari

 


Tanto tuonò che non piovve ci verrebbe da dire vedendo l'andamento di Reggina-Bari: la sfida tra i due attacchi più prolifici del campionato è finita a reti inviolate e con anche poche emozioni, soprattutto se andiamo a valutare la bellezza di una partita in base alle conclusioni a rete viste sul campo che, oggettivamente, sono state molto poche.

Lontano dalla porta, invece, si è vista una partita molto combattuta ed anche interessante per una mezzora, per poi lasciare campo al senso di appagamento delle due squadre che hanno preferito non farsi male consegnandoci un secondo tempo tutt'altro che esaltante. 

Ma quali spunti emergono da questo Reggina-Bari? Come da abitudine ce lo siamo chiesti io e Giovanni Fasano in questo nuovo episodio di Chiacchere da Bar(i).

Alla fine, è arrivato un altro 0-0. Chi ne esce meglio tra Reggina e Bari considerando risultato e prestazione?

Giovanni F. - Il Bari va via da Reggio con un punto importante e la conferma di aver raggiunto una maturità tale da poter interpretare con efficacia vari tipi di partite. Complessivamente non si può dire che i biancorossi abbiano disputato un match brillante, ma l’organizzazione in fase di non possesso ha fatto da contraltare ad una proposta offensiva sterile. 

La Reggina si conferma una squadra di valore, propositiva e ben allenata. Nei momenti di maggiore pressione ha attaccato in modo convinto e anche armonioso, sfruttando la spinta dei terzini sulle fasce e portando molti uomini nella trequarti avversaria. Questo atteggiamento, specialmente nei primi 45 minuti, ha costretto il Bari ad una partita unicamente di rimessa.

La pressione della Reggina ha prodotto queste conclusioni a rete per un totale di 1,12 xG (Fonte: Wyscout).

I biancorossi hanno fatto pochissimo per vincere la gara. mentre la Reggina avrebbe potuto capitalizzare le occasioni, potenziali ed effettive, costruite nella prima frazione, ma considerando l’approccio più conservativo avuto nei secondi 45 minuti il pareggio a reti bianche è il risultato più giusto.

Nicola L. – Credo che per il Bari il punto con cui è uscito dalla trasferta di Reggio Calabria sia la cosa migliore della partita: per carità, la prestazione difensiva è stata ancora una volta di altissimo livello sia come reparto che come prestazioni individuali. Se - dopo una partita in cui la formazione biancorossa è rimasta chiusa nella propria metà campo per gran parte del tempo - alla fine possiamo contare solo una parata importante di Caprile (quella sul tiro di Menez da fuori area nel primo tempo) se ne possono trarre conclusioni positive su come il Bari abbia difeso.

Tuttavia, con un atteggiamento di questo tipo, la squadra di Mignani ha dato l’impressione di essere una squadra inferiore rispetto alla Reggina e questo credo possa aver deluso le aspettative di quei tifosi che credono alla promozione diretta della formazione biancorossa. Questo atteggiamento in campo ha portato come massimo risultato conseguibile uno 0-0, a mio parere poco per una squadra che vuole puntare in alto; per mia personale opinione, invece, pur amando molto poco un atteggiamento di questo tipo non sono sorpreso dal fatto che il livello di questa squadra non può essere da promozione diretta. Insomma, è una questione di aspettative.

Per cui, tornando alla domanda, chi ne è uscito meglio come prestazione è stata la Reggina, che con Inzaghi ha trovato un assetto in grado di poter anche dominare il territorio come fatto contro il Bari e di avere diverse soluzioni offensive da poter utilizzare. Come risultato, invece, è ovviamente la formazione biancorossa a poter essere contenta.

I primi 45’ della partita di Reggio forse sono stati quelli in cui abbiamo visto il Bari veramente messo sotto da un avversario. Concordate con questa affermazione?

Giovanni F. - Si, nei primi 45 minuti il Bari ha faticato ad uscire dalla propria metà campo e quando ha potuto gestire il pallone non ha mai impensierito la difesa della Reggina. 

In fase di possesso la squadra è parsa troppo statica e conseguentemente lenta nel giro palla, con Benedetti e Bellomo fermi nei rispettivi mezzi spazi e Botta e Folorunsho meno dinamici del solito, mentre Antenucci ha confermato di non essere a proprio agio nel giocare senza un riferimento fisso al suo fianco. Senza palla, soprattutto nei primi 20 minuti, l’intensità della Reggina ha costretto le due mezzali ad una partita di grande sacrificio con continui raddoppi sulle ali della Reggina. Bellomo ha affiancato Dorval nel tentativo di arginare un Rivas elettrico in apertura di gara, mentre Benedetti e Mazzotta si sono occupati dei continui tagli senza palla di Canotto. 

Quando la pressione della Reggina si è affievolita il Bari non ha mai trovato il ritmo giusto nel palleggio per disordinare le linee avversarie, finendo il più delle volte per rintanarsi nei lanci lunghi di Caprile o nelle verticalizzazioni velleitarie dei difensori. 

Nicola L. – Soprattutto il primo tempo della Reggina è stata una chiara dichiarazione d’intenti della squadra di Inzaghi che ha provato in tutti i modi a mettere in difficoltà la formazione di Mignani. Abbiamo parlato sopra dell’atteggiamento passivo della formazione biancorossa e gran parte del merito di questo va dato alla formazione amaranto, in grado di trovare diverse soluzioni di gioco per poter avanzare rapidamente sul terreno di gioco e chiudere il Bari nella propria trequarti.

La passmap della Reggina con le linee ed i cerchi più marcati sul lato sinistro (Fonte: Wyscout).

La chiave è stata nell’interpretazione del 4-3-3 data da Inzaghi con gli invasori aventi ognuno compiti differenti in base alle caratteristiche di ciascuno di loro, così con un Menez libero di svariare da falso centravanti, il suo spazio veniva occupato a turno da Fabbian da una parte e da Rivas dall’altra, con quest’ultimo libero anche di restare largo per puntare Dorval in uno contro uno, Hernani a ricucire il gioco associandosi con Di Chiara e Rivas a sinistra, mentre sul lato opposto Canotto cercava di tagliare alle spalle della difesa.

Dalla passmap della formazione reggina si nota chiaramente come l’epicentro del gioco fosse il lato sinistro, quello dove appunto agivano più frequentemente Hernani e Menez e dove si sono sviluppati gran parte degli attacchi della squadra di casa (quasi il 60% secondo Wyscout). Nel secondo tempo Inzaghi ha provato anche a rovesciare il gioco con l’ingresso di Ricci a destra con Cicerelli a sinistra, oltre ad avere un riferimento diverso con l’ingresso di Gori al posto di Menez. 

Perché mi sono dilungato in questa spiegazione? Il motivo sta nel fatto che la struttura di gioco della Reggina ha creato diverse situazioni di superiorità numerica in zona palla a causa delle difficoltà del Bari nel coprire bene le varie zone di campo, così la scelta è virata nell’abbassamento totale del baricentro della squadra per negare l’ingresso in area alla formazione di casa, ovviamente questa scelta ha totalmente reso inoffensiva la formazione biancorossa e questo ci porta al prossimo quesito relativo alle scelte di Mignani.

Cosa ne pensate della scelta iniziale di Mignani di schierare Bellomo nei tre di centrocampo? 

Giovanni F. - Bellomo offensivamente non ha dato alcun contributo, ma la sua prestazione non può essere valutata come totalmente insufficiente in quanto è stato sempre puntuale nell’affiancare Dorval in fase difensiva. Rivas si è confermato un cliente ostico, e i suoi raddoppi sono stati più volte determinati per sventare azioni pericolose.

Il dettaglio sui passaggi effettuati da Bellomo nella partita di Reggio Calabria (Fonte: Wyscout).

In fase di possesso non ha mai trovato la posizione giusta per ricevere palla e dialogare con i compagni, oscurato dal lavoro difensivo di Rivas e soprattutto di Hernani. Al 60esimo ha lasciato il campo con 23 tocchi effettuati e solo 9 passaggi riusciti, troppo poco per un calciatore con le sue caratteristiche.

La valutazione sulla stagione di Bellomo non cambia rispetto alle partite precedenti: si conferma disciplinato e volitivo senza palla, ma evanescente e a tratti anonimo in fase offensiva.

Nicola L. – La scelta di Mignani di inserire Bellomo come mezzala di destra col senno di poi si è rivelata una mossa poco abile da parte del tecnico biancorosso. Sicuramente, come detto da Giovanni, la sua prestazione difensiva è stata piuttosto generosa ma ne ha risentito parecchio la sua prestazione offensiva. 

La scelta di Inzaghi di sviluppare il gioco della Reggina sul lato sinistro ha ulteriormente sovraccaricato di compiti difensivi il numero 63 biancorosso che è anche andato in difficoltà dovendo raddoppiare su Rivas ed allo stesso tempo occuparsi di Hernani nella sua zona, un doppio compito che ha sfiancato il giocatore barese il cui apporto offensivo è stato dunque nullo, come dimostrato dal dettaglio statistico e geografico dei suoi passaggi.

Per cui è opportuno porsi la domanda se questa fosse la scelta giusta per questa partita, soprattutto mi lascia perplesso il fatto che Mignani non abbia apportato cambiamenti per cambiare l’inerzia della partita. Per esempio avrei optato sull’arretramento di Folorunsho spostando Benedetti su quel lato e liberando Bellomo da compiti difensivi per avere un uomo in più per imbastire le transizioni (Folorunsho sarebbe stato più performante sotto questo aspetto in mezzo al campo rispetto a Bellomo), ma il tecnico del Bari ha cambiato le cose solo con i cambi nel corso del secondo tempo inserendo Mallamo al suo posto ma senza cambiare l’inerzia tattica della squadra, rimasta bassa e poco pericolosa una volta riconquistato il pallone.

Solito gioco: individuate il vostro migliore del Bari ed il vostro peggiore.

Giovanni F. - Difficile fare un nome diverso da quello di Valerio Di Cesare nella scelta del migliore in campo. Il capitano del Bari, oltre ad aver governato l’area di rigore ben coadiuvato da Vicari, ha effettuato un paio di salvataggi acrobatici ai limiti del prodigioso, confermando di essere in condizioni atletiche e fisiche smaglianti. 

Tra i peggiori, ennesima prestazione opaca dell’altro ‘vecchietto’, Mirko Antenucci. L’ex Spal, ancora una volta impiegato come unico (o quasi) riferimento offensivo, ha faticato. Il baricentro basso della squadra non ha aiutato, e l’assenza di un partner offensivo lo costringe a battagliare con tutta la difesa avversaria, finendo per peccare di lucidità nelle poche occasioni in cui ha tempo e spazio per costruire qualcosa. Il ritorno di Cheddira farà bene a tutta la squadra, ma soprattutto a lui.

Nicola L. – Essendosi già giocato Giovanni il nome del capitano biancorosso, allora decido di virare nuovamente su Benedetti: certamente il contesto della partita non gli ha consentito di essere visibile come lo è stato nelle partite vinte contro Cittadella e Modena, ma ancora una volta abbiamo avuto modo di vedere la sua capacità di disimpegnarsi al meglio in entrambe le fasi. Inoltre, ci sta abituando ad ogni partita ad una serie di conduzioni palla al piede che ci mostrano come il ragazzo stia mammano trovando maggiore confidenza con le sue capacità e, soprattutto, il giusto grado di fiducia per non limitarsi a svolgere il compitino. 

La mappa dei tocchi in area di rigore avversaria di Mirko Antenucci, self-explanatory (Fonte: Wyscout).

Riguardo il peggiore, qui non posso trovare alternative a quanto già indicato da Giovanni: Mirko Antenucci sembra essere tremendamente penalizzato da uno schieramento in campo così basso della squadra. Attaccare partendo da 50 metri dalla porta avversaria per forza di cose non può essere nelle corde del centravanti del Bari, la cui mobilità è ormai un elemento assente nel suo stile di gioco. Per questo motivo con lui in campo il Bari deve giocare diversi metri più avanti altrimenti la sensazione di giocare in dieci con lui in campo diventa molto forte. Ma il Bari può giocare 20 metri più avanti per sostenere Antenucci? Sembra di no, per cui che fare?

La notte di Santo Stefano arriva il Genoa al San Nicola. Cosa dobbiamo aspettarci?

Nicola L. – A Bari arriva un Genoa che dopo la separazione da Blessin ha raccolto 7 punti in 3 partite, ma di certo tutto ha fatto questa squadra tranne che convincere. Nelle ultime due partite contro Ascoli e Frosinone tanti sono stati gli episodi favorevoli alla squadra oggi allenata da Alberto Gilardino, spesso infilata difensivamente dalle squadre avversarie.

Con l’arrivo dell’ex giocatore di Parma e Milan alla guida del Grifone alcuni princìpi del calcio di Blessin sono rimasti come la ricerca immediata in verticale delle punte e poi alzare lo schieramento per arrivare sulla seconda palla così come la ricerca di una fase di non possesso molto aggressiva.

A variare è lo sviluppo del gioco che, adesso si avvale maggiormente dell’ampiezza, data non solo dalla spinta dei terzini ma anche dalla maggiore libertà data ad Aramu e Jagiello di allargarsi per ricevere e giocare palla; tuttavia, siamo di fronte ad una squadra costruita per dominare il campionato ma che non lo sta facendo, ed il modo in cui Blessin è stato esonerato non ha mostrato una società in grado di avere una certa coerenza in merito alla scelta del progetto tecnico da portare avanti.

Spiegate le difficoltà stagionali del Genoa, la partita di Bari può essere aperta a mille soluzioni: l’aggressività della squadra ligure può mettere in grossa difficoltà la squadra biancorossa (la Reggina ci ha dato un assaggio di questo) ma allo stesso tempo una maggior cura su come impostare le transizioni e su come far uscire rapidamente il pallone dalla propria metà campo potrebbe essere una chiave per mettere a nudo i limiti difensivi del Genoa. Se arruolabile, questa potrebbe essere una partita ideale per sfruttare la capacità di attaccare la profondità di Walid Cheddira, un suo ritorno in campo con goal annesso potrebbe essere il regalo migliore per congedare i tifosi del Bari in questo 2022 che ha riavvicinato la formazione biancorossa ai livelli a cui siamo abituati.

Giovanni F. - Il Genoa si presentava a questo campionato come principale favorita per la promozione, ma le cose buone fatte intravedere dalla squadra di Blessin nel finale della passata stagione non sono state confermate quest’anno. Le difficoltà nell’ andare a segno e, più in generale, nel trovare una conformazione efficiente per il reparto offensivo sono costate il posto al tecnico tedesco, sostituito da Alberto Gilardino.

In queste prime settimane di lavoro Gilardino ha orientato la squadra verso un 4-3-3 equilibrato le cui ali sono Mattia Aramu e Albert Gudmundsson. Con pragmatismo e senza proporre un calcio particolarmente effervescente, il Genoa ha inanellato tre risultati utili consecutivi e si è preso lo scalpo del Frosinone capolista.

Quella di lunedì sera sarà una partita in cui la componente fisica sarà determinante, in quanto entrambe le formazioni schierano reparti di centrocampo che fanno dell’esuberanza fisica e atletica la propria cifra. Oltre a dover prevalere nei duelli contro i pari ruolo avversari, i centrocampisti biancorossi dovranno essere bravi ad assorbire i movimenti di Aramu e Gudmundsson, che per caratteristiche tendono a gravitare nei mezzi spazi.

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