venerdì 2 dicembre 2022

Belgio, la fine di un ciclo già finito


Sin dalla vigilia dei Mondiali la sfida tra Belgio e Croazia era la partita più attesa della fase a gironi solamente dopo Germania-Spagna. A rendere ancora più accattivante la sfida tra le due nazionali è il fatto che la partita, a causa degli sviluppi del girone, è diventata sostanzialmente uno spareggio per l'accesso alla fase ad eliminazione diretta.

E' finita con uno 0-0 in una partita che poteva portare qualsiasi altro risultato ma tanti sono stati gli errori in fase conclusiva da ambo le parti (in particolare Lukaku, come vedremo) ed anche le parate dei portieri (solita prestazione clamorosa di Courtois).

La progressione degli xG (Fonte. The Analyst)

Con questo risultato il Belgio è clamorosamente fuori dal Mondiale ponendo, con ogni probabilità, la fine di un ciclo tecnico (quello di Roberto Martinez) e quello di una generazione di calciatori su cui la nazione belga aveva posto grandissime aspettative.

Per cui in questo post proverò ad analizzare la prestazione dei Red Devils nella partita contro la Croazia ma anche investigare i problemi di questa squadra e come potrebbe ripartire dopo questa debacle.

LE FORMAZIONI INIZIALI

Le difficoltà delle due partite precedenti hanno portato Roberto Martinez a fare delle scelte diverse, ma non dove ce le aspettavamo maggiormente; infatti il tecnico spagnolo ha scelto di togliere Batshuayi dall'undici di partenza così come Eden Hazard, rimpiazzandoli con Dries Mertens e e Leandro Trossard. Fuori anche l'altro fratello Hazard, Thorgan, con Ferreira Carrasco al suo posto.


Nella Croazia, confermato il blocco l'undici che ha messo al tappeto il Canada con Livaja affiancato da Perisic e Kramaric; il trio delle meraviglie in mezzo al campo, confermato anche il blocco difensivo formato da Juranovic-Lovren-Gvardiol-Sosa.

LO SCHIERAMENTO FLUIDO DEL BELGIO

Dalla lettura della formazione non era chiaro stabilire come il Belgio si sarebbe schierato in campo, ma sono bastati pochi minuti per capire come Roberto Martinez abbia provato a portare maggiore fluidità nello schieramento per rispondere ai quesiti tattici della partita.

In fase di possesso lo schieramento si modificava in un 3-2-5 con Ferreira Carrasco e Meunier a dare ampiezza, Castagne a fungere da braccetto al fianco dei centrali difensivi e la coppia Witsel-Dendoncker in mezzo al campo. A livello tattico è stata molto importante la posizione del centrocampista dell'Aston Villa, il cui movimento si alternava a quello di Meunier e De Bruyne per creare un lato forte per sviluppare il gioco, questo perché il posizionamento dei 5 davanti richiedeva una certa attenzione da parte delle linee di difesa e centrocampo della Croazia che portavano Dendoncker a poter andare in superiorità numerica rispetto ai giocatori avversari in quella zona di campo.

In fase di non possesso invece, lo schieramento cambiava, con Ferreira Carrasco che stringeva la propria posizione a supporto dei due di centrocampo, ma soprattutto l'obiettivo era sempre di avere qualcuno pronto a tenere sotto controllo il trio di centrocampo croato; tuttavia questa ricerca di copertura centrale andava a sguarnire le zone laterali del campo, con la Croazia che aveva gioco facile a creare superiorità numerica sovraccaricando un lato per poi sfruttare il lato opposto.



LA COMPATTEZZA DELLA CROAZIA

La formazione croata ha impostato una gara cercando di usare il possesso come arma per controllare il ritmo della partita ed il contesto tattico, una strategia che nel primo tempo ha dato i suoi frutti grazie alla scelta esposta precedentemente di sfruttare gli spazi lasciati esternamente dal Belgio.

L'approccio iniziale della squadra di Dalic era quello di tentare di aggredire con scelte coraggiose la costruzione del Belgio allo scopo di crearsi situazioni di transizione da sfruttare con Perisic, per questo motivo vediamo un baricentro medio atto a far salire la costruzione della squadra di Martinez con Kovacic che spezza la linea di centrocampo per aggredire Dendoncker portando Gvardiol a dover spezzare a sua volta la linea difensiva qualora il pallone fosse giunto a De Bruyne alle spalle del centrocampista del Chelsea.

Tuttavia, un difetto che si è visto anche in occasione del goal preso dai croati contro il Canada è quello di non sincronizzare i movimenti delle linee quando decidono di alzare la pressione, così in questa situazione di pressione alta la squadra di Dalic crea un cratere tra difesa e centrocampo dove è libero di ricevere palla Kevin De Bruyne; da qui nascerà l'occasione per Carrasco all'11' ed in una situazione simile due minuti più tardi quella per Dries Mertens, probabilmente la situazione offensiva più pericolosa creata dai belgi nel primo tempo.

Per questo motivo, superata la prima parte del primo tempo con una serie di transizioni da una parte e dall'altra, la Croazia ha deciso di togliere accesso centrale alla formazione belga schierandosi con un classico 4-4-2 in fase di difesa posizionale, rinunciando ad una pressione più aggressiva, ma lasciando spazio solo sugli esterni dove poter poi bloccare l'avversario usando la regola spesso citata da molti allenatori, ossia quella che la linea laterale diventa un difensore aggiuntivo.

Questo cambio di atteggiamento è anche desumibile dal crollo del PPDA (fonte: Wyscout) della formazione croata nella seconda parte del primo tempo, in cui sostanzialmente gli uomini di Dalic consegnano la palla agli avversari invitandoli a costruire qualcosa di pericoloso, ed infatti non ci sarà nulla da segnalare fino al duplice fischio dell'arbitro. Sostanzialmente con questo cambio di atteggiamento la Croazia ha risolto il problema degli spazi in zona rifinitura, una debolezza che combaciava con il maggior punto di forza tecnico della squadra di Martinez, ossia le ricezioni tra le linee di De Bruyne, per cui è stato necessario questo cambio di rotta in fase di non possesso per anestetizzare il possesso belga fino alla fine del primo tempo.






FUORI MERTENS, DENTRO LUKAKU

Per ovviare al piattume attorno al quale stava ancora una volta girando attorno il Belgio, era necessario per Martinez trovare soluzioni per creare spazi e situazioni atte a generare pericoli; i dati relativi al primo tempo mostrano chiaramente come il Belgio non sia stato in grado di trovare soluzioni alternative rispetto a dare la palla a De Bruyne per costruire azioni pericolose. Una volta che la Croazia ha trovato il modo di schermare il giocatore del City il contesto tattico si era girato totalmente dalla parte della formazione vice-campione del Mondo.

Con l'ingresso dell'attaccante dell'Inter si sono improvvisamente moltiplicate le situazioni in cui il Belgio ha potuto creare pericoli. Il motivo lo si può vedere da questo esempio, che è la situazione di partenza dell'azione che ha poi portato al clamoroso palo del centravanti belga: la posizione di Lukaku serve a fissare la linea difensiva della Croazia, per cui lo spazio in zona rifinitura (ossia lo spazio tra le linee) deve essere coperto dai centrocampisti (Modric infatti ha appena fatto cenno a Brozovic di schermare De Bruyne) che, tuttavia, sono stati attratti dal passaggio all'indietro di Meunier da destra per far ricominciare l'azione, dilatando quello spazio e rendendo possibile il passaggio progressivo di Dendoncker.

Oltre a questo il numero 9 del Belgio ha portato anche soluzioni come il gioco di sponda per raggiungere la zona rifinitura o diventare un target più pericoloso per i cross dei suoi compagni di squadra. A questo si è aggiunto un cambio di atteggiamento della squadra che, non avendo più nulla da perdere, ha cominciato a giocare senza più la necessità di mantenere un controllo sulla partita, mandando più giocatori in avanti e tentando qualche giocata più rischiosa pur di arrivare rapidamente in area di rigore. Gli errori sottoporta di Lukaku rappresentano da un lato la condanna dei Red Devils in questo Mondiale ma anche la consapevolezza che non poteva essere che lui l'uomo che poteva dare alla squadra di Martinez quella soluzione per poter creare qualcosa di pericoloso in partita. Basti considerare che solo lui ha avuto più expected goals del resto della squadra nella somma delle due partite precedenti: discutete di Lukaku quanto volete ma è un giocatore che da una forma diversa a questa squadra (e migliore).

ED ORA CHE SUCCEDE AL BELGIO?

Dopo aver analizzato le chiavi tattiche della partita contro la Croazia, possiamo affermare tranquillamente che non è stata certo questa la partita che ha segnato la fine del ciclo di questa squadra ne tantomeno la fine dell'esperienza di Roberto Martinez, bensì è stato l'ultimo biennio a portare il Belgio verso questo fallimento.

Sempre TheAnalyst ci ha fatto notare come la squadra schierata in campo da Martinez contro la Croazia avesse un'età media molto alta - quasi 32 anni - a dimostrazione che l'ex tecnico dell'Everton abbia lavorato in questo biennio quasi ignorando una nuova generazione di profili pronti a raccogliere il testimone dei giocatori che hanno fatto parte della tanto pubblicizzata "golden generation" che tanto ha brillato dal 2014 in poi ma che al contempo non è stata in grado di portare a casa un trofeo. Non era certo questo Mondiale quello che avrebbe potuto inaugurare l'ipotetica sala dei trofei della federazione belga, visto che questo gruppo di giocatori è per gran parte in fase discendente da più anni e, soprattutto, molti di essi, non hanno raggiunto il picco che molti si aspettavano all'inizio della carriera: uno su tutti Eden Hazard, la cui carriera si è anestetizzata dopo l'approdo al Real. Ma ci sono tanti altri esempi di giocatori che non hanno mantenuto le aspettative di inizio carriera: ci sono Defour e Fellaini che sono spariti dai radar troppo presto, Witsel che nel prime della sua carriera ha scelto la Russia prima e la Cina dopo come contesti dove misurarsi e dove, quindi, non ha mai potuto fare quel passo in avanti per diventare il calciatore che prometteva di essere ai tempi del Benfica, lo stesso Praet non è diventato quel calciatore che tutti ci aspettavamo ed anche Tielemans non è riuscito a diventare un top mondiale pur essendosi avvicinato molto negli anni precedenti alla pandemia.

Questo ciclo ha sempre avuto qualcosa di incompleto ed irrealizzato; a mio parere le due grandi occasioni sono state le due edizioni del campionato europeo del 2016 e del 2021, dove c'erano le condizioni per fare meglio rispetto ai due quarti di finale raccolti. Le due eliminazioni sono state dovute da una difficoltà nel dare equilibrio ad una squadra senza terzini (Francia 2016) e dalla grande paura di non avere equilibrio a causa di una linea difensiva non in grado di difendere in campo aperto (Euro2020) dopo che negli anni precedenti Martinez aveva risolto il problema dell'assenza di terzini virando verso un 3-4-2-1 che è diventato la stella polare della squadra giunta terza nel Mondiale di Russia.

Ora che Martinez ha rassegnato le proprie dimissioni dall'incarico, al nuovo allenatore spetta il compito urgente di rimodernare questa squadra applicando un gioco più aggressivo e più propenso al rischio;  ovviamente ciò è possibile solo se si ringiovanisce l'organico. Parte degli elementi che sono pronti a scalpitare per prendersi la nazionale belga erano già presenti in questa spedizione e sono stati poco utilizzati da Martinez.


LA DIFESA


In Qatar si sono uniti alla rosa l'ex centrale del Bologna Arthur Theate e quello del Leicester Wout Faes, due giocatori sui quali sarebbe il caso di ripartire per la formazione belga, oltre a Zeno Debast, diciannovenne già titolare dell'Anderlecht molto abile in impostazione. Con l'innesto del giocatore dell'Anderlecht il nuovo allenatore potrebbe anche puntare ad una difesa molto fluida che può passare a tre o a quattro a seconda delle circostanze.

Per completare la linea difensiva serve un terzino sinistro, profilo totalmente assente in questi anni; la crescita di Pascal Struijk con la maglia del Leeds sotto la gestione di Bielsa prima e Jessie Marsch poi sarebbe stata un ottimo pezzo per completare il puzzle difensivo, ma la scelta del ragazzo sembra orientata ad accettare di far parte della nazionale del paese in cui è cresciuto, ossia l'Olanda. Per questo motivo le scelte possono ricadere su un terzino di spinta come Maxim De Cuyper, attualmente in prestito al Westerlo dal Bruges, perfettamente asimmetrico come caratteristiche rispetto a Debast. 

L'Under 21, inoltre, ci ha mostrato come il terzino ex Bruges Ignace Van der Brempt, oggi al Salisburgo, sia in grado di coprire praticamente tutti i ruoli della linea difensiva, ma si tratta di un elemento ancora da testare. Infine, le prestazioni con la maglia dell'Empoli di Koni De Winter non stanno passando inosservate e, oltre ad essere prese in considerazione dall'attuale guida tecnica della nazionale Under 21, non ci sarebbe da stupirsi se in ragione del cambiamento richiesto nel reparto arretrato ce lo ritroveremo con la maglia della nazionale maggiore nel giro di pochi mesi.

IL CENTROCAMPO


Con una difesa in grado di costruire ed allo stesso tempo di saper difendere sia in avanti che in difesa posizionale, è possibile per la nuova guida poter costruire un centrocampo più dinamico di quello attuale, magari con Tielemans con le redini del comando affiancato da Amadou Onana, giocatore che abbiamo visto anch'egli all'opera in qualche frangente del Mondiale qatariota, ma che soprattutto si sta mettendo in luce anche in un deserto tecnico quale è l'Everton di Frank Lampard.

Per l'altro slot in mezzo al campo c'è l'imbarazzo della scelta: rimanendo in Premier ci sarebbe il centrocampista del Southampton Romeo Lavia, con alle spalle la scuola Anderlecht e City e che, nonostante si tratti di un classe 2004, è stato perno centrale dei Saints in questa prima fase di stagione, tuttavia è molto probabile che transiti prima dall'Under 21 onde evitare accavallamenti di funzioni con Tielemans. 

Le altre scelte possono ricadere su giocatori di doppia fase come Eliot Matazo del Monaco o il milanista Aster Vranckx, oppure su un profilo più tecnico come Yari Verschaeren dell'Anderlecht che potrebbe trasformare lo schieramento in un 4-2-3-1: il ventunenne dei bianco malva ama agire in tutte le zone della trequarti ed ama creare pericoli in conduzione per poi cercare il passaggio vincente, gli allenatori sfruttano al meglio la sua capacità di eseguire al meglio i suoi compiti primari partendo da ogni posizione, per cui potremmo benissimo vederlo come mezzala offensiva, un trequartista centrale o un esterno destro d'attacco, quanto meno sulla carta, poi lo vedrete muoversi su tutto il fronte dell'attacco per giocare palloni. 

ATTACCO


Martinez ha portato in Qatar tre giocatori che insieme potrebbero diventare un discreto tridente offensivo da covare per il prossimo ciclo, e mi riferisco a Charles De Ketelaere (il cui approccio con il Milan non è stato dei migliori ma siamo certi che porterà grandi contenuti nei prossimi anni), Jérémy Doku (esterno offensivo del Rennes che fece dannare Di Lorenzo nel quarto di finale dei Euro 2020 e che anche nella partita contro la Croazia ha mostrato la sua capacità di spaccare le partite con i suoi allunghi palla al piede) e Loïs Openda, un attaccante che al primo impatto in un campionato importante come la Ligue 1 ha saputo subito lasciare il segno.

Dando un'occhiata alle indicazioni che giungono dall'Under 21, invece, vanno tenute d'occhio le prestazioni dell'esterno offensivo Largie Ramazani in forza all'Almeria ed anche lui molto valido negli uno contro uno; è un giocatore scuola Manchester United, un motivo in più per valutarne l'evoluzione.

Sempre dalla formazione allenata da Jacky Mathijssen arriva come indicazione quella di Yorbe Vertessen, attaccante che si sta formando sotto la gestione Van Nistelrooy ad Eindhoven, un contesto da dove stanno venendo fuori tanti elementi pronti a dominare il calcio dei prossimi anni e che non può che aiutare la crescita di questo attaccante moderno, una crescita quest'anno ostacolata da qualche infortunio di troppo.

Rispetto agli altri reparti della squadra, il reparto offensivo non urge cambiamenti della stessa entità richiesta per gli altri reparti, tuttavia è necessario che gli elementi in rampa di lancio trovino modo di convivere per un certo periodo con i De Bruyne, i Carrasco ed i Lukaku della situazione per raccoglierne l'eredità in maniera graduale.

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