mercoledì 30 novembre 2022

Chiacchere da Bar(i) #12 - Como-Bari

 


Dopo la pausa di una settimana la serie B è tornata in campo senza fermarsi per il Mondiale: è rimasto fermo, invece, il Bari, che continua la striscia di partite senza vittoria (siamo a sei partite di fila in campionato dopo la vittoria di Venezia ad ottobre) ma esce da Como con un punto raccolto praticamente allo scadere. 

Come d'abitudine di questa rubrica io e Giovanni Fasano proviamo a chiederci cosa è successo nella partita del Sinigaglia e cosa aspettarsi dalla partita di domenica prossima al San Nicola contro il Pisa.

La partita di Como ha mostrato ancora i limiti del Bari, è forse il momento di cominciare a riporre i sogni di gloria?

Nicola L. - Alla fine il gol su rigore praticamente allo scadere regala al Bari un punto che lo tiene in zona playoff e magari, guardando la classifica ed il rendimento delle altre squadre, non è proprio tutto da buttare. Ma le prestazioni del Bari, specie nelle ultime trasferte, stanno mostrando diversi limiti di questa squadra, che sta regredendo su quei valori che ci immaginavamo ad inizio campionato. 

Personalmente non posso pensare che Mignani sia matto nel lasciare in panchina Ruben Botta che, indubbiamente, è il giocatore che, ancora una volta, ha dettato il cambio di passo della formazione biancorossa con il suo ingresso. L’allenatore del Bari è chiaramente preoccupato di perdere l’equilibrio della squadra in campo, ma certe scelte nell’undici titolare mi hanno lasciato molto perplesso, tra cui la scelta di tenere Salcedo in una posizione centrale tra le linee in cui più volte ha mostrato di non essere a proprio agio. 

Il Bari ha fatto una grande fatica a far progredire il pallone nei primi 45’ e di certo lo schieramento della squadra in campo ne è una causa, oltre all’atteggiamento in campo del Como in grado di accorciare molto rapidamente sui giocatori biancorossi dando un maggiore senso di lentezza e scarsa pericolosità al possesso biancorosso. Questo schieramento con Pucino bloccato in costruzione e Dorval a dare ampiezza a sinistra chiedendo a Folorunsho di fornire la stessa ampiezza sul lato opposto non ha funzionato, tanto da costringere Mignani nei minuti finali del primo tempo di ripiegare su un 4-4-2 che comunque non ha prodotto dividendi.

Nel secondo tempo con l’ingresso di Botta e Galano si è vista una maggiore qualità nel muovere il pallone in avanti e le combinazioni tra l’argentino ed il foggiano, pur non creando alla fine pericoli importanti, hanno disinnescato l’atteggiamento del Como che si è progressivamente abbassato, complice anche l’ingresso di Binks al posto di Blanco (che a sua volta era subentrato al posto di Parigini nel primo tempo) fino ad invitare il Bari al limite dell’area creando quel contesto episodico da cui è arrivato il fallo di mano di Arrigoni che ha portato al calcio di rigore che ha fissato il risultato sul pareggio finale.

Giovanni F. - Contro il Como il Bari ha fornito l’ennesima prestazione opaca, confermandosi deficitario nell’approccio alla gara e poco brillante nell’interpretazione di situazioni di gioco non congeniali.

Al momento la classifica non preclude alcun obiettivo, ma ragionando unicamente sulle prestazioni e non sui punti guadagnati è indubbio che l’entusiasmo del folgorante avvio di stagione stia iniziando a scemare. Questo Bari non è stato costruito per fare un campionato di vertice, lo sapevamo, ma un calo così repentino nella qualità delle prestazioni era sicuramente inatteso. Venuto meno l’entusiasmo trainante dei primi mesi la squadra si è scontrata con dei limiti strutturali già palesati nel corso della passata stagione. La difficoltà nello scardinare difese chiuse resta un problema su cui interrogarsi, anche se non centrale nell’analisi della gara di Como, e l’incapacità di sopperire a determinate assenza una novità che deve far riflettere sul reale valore della rosa.

Mignani, a mio modo di vedere, sta ulteriormente complicando il compito della squadra con scelte di formazione cervellotiche che stanno compromettendo quella fluidità posizionale tanto apprezzata nelle prime uscite stagionali. Penso in primis all’impiego di Salcedo sul centrodestra, dove, esclusa la perla contro il Sudtirol, il ragazzo di proprietà dell’Inter non è mai sembrato a proprio agio. Per poi arrivare alle mosse operate per la trasferta di Como che andremo ad analizzare successivamente.

L’idea da qualche partita a questa parte è quella che gli avversari sembrano preparare meglio la partita rispetto al Bari. Cosa ne pensate?

Nicola L. - Indubbiamente con il passare delle giornate diverse squadre del campionato cadetto si stanno aggiustando a livello tattico e stanno trovando una certa continuità dopo inizi difficili. Il Como è sicuramente una di queste e con Moreno Longo ha trovato una certa capacità di trovare una compattezza in campo che le è mancata nelle prime giornate.

Il modo di giocare del Como è molto cambiato tra quello di Gattuso a quello di Longo; con l’ex allenatore del Torino la squadra lariana si presenta con un atteggiamento in grado di disturbare il gioco avversario in maniera molto efficace. 

La mappa dei duelli ci dice molto su come ha orientato l'aggressione la squadra di Longo (Fonte: Wyscout).

Questo è un aspetto molto comune alla gran parte delle squadre di B che si adoperano principalmente a studiare contromosse sul gioco degli avversari anziché cercare di proporre qualcosa di nuovo, e questo rappresenta un passo indietro per un campionato che negli ultimi anni aveva espresso idee nuove di gioco e lanciato nuovi allenatori che oggi siedono in serie A come Italiano, Dionisi, Sottil e Paolo Zanetti.

Questo aspetto ha influenzato anche l’atteggiamento delle avversarie che affrontano il Bari, gli allenatori hanno ormai riconosciuto pregi e difetti della formazione biancorossa e cercano di forzare situazioni in cui la squadra di Mignani si trova a disagio.

Giovanni F. - Le contromisure sempre più efficaci degli avversari e l’assenza di Cheddira, il giocatore che faceva saltare il banco a prescindere dal contesto, hanno sicuramente mitigato il travolgente inizio di stagione del Bari. 

Come ha detto Nicola, è un campionato in cui stanno emergendo squadre e allenatori molto bravi nell’interpretare le singole partite e modellare le proprie idee in base ai limiti dell’avversario di turno. Il Bari ha sfruttato la continuità del proprio progetto tecnico per mettere in cascina punti contro squadre ancora in costruzione, mentre adesso, venuto meno questo fattore, i valori tendono a stabilizzarsi e serve qualcosa in più nella preparazione delle partite.

Nel secondo tempo ancora una volta abbiamo visto una squadra più offensiva che, seppur in maniera arraffona, ha creato qualcosa. C’è qualcosa da rivedere in questo piano gara da parte di Mignani?

Nicola L. - La prima cosa che viene da dire è la più scontata: perché non Ruben Botta dal primo minuto? Sicuramente Mignani aveva una certa idea di come voleva impostare la partita di Como, e parte di questo piano prevedeva l’utilizzo dell’ex interista come carta per far saltare il banco in corso d’opera, ma purtroppo per 45’ questo piano non l’abbiamo compreso.


Determinate scelte effettuate nelle ultime partite hanno portato il Bari spesso e volentieri a dividersi in due tronconi non collegati tra essi, questo divario sul terreno di gioco è stato utilizzato dagli avversari per sviluppare il loro specifico piano-partita; nel caso del Como è stato sufficiente giocare dei palloni lunghi su Cerri per poi sfruttare un dominio sulle seconde palle. Questa situazione è quella che ha mostrato le difficoltà del Bari nella partita giocata in riva al Lago (e non in senso metaforico) e su cui il tecnico biancorosso ha dovuto mettere mano. 

Per cui, in definitiva, ciò che serve al Bari adesso è una struttura che le permetta di essere più compatta tra i reparti e di avere più connessioni tra i giocatori, aspetto totalmente mancato nelle ultime partite prima che entrasse in campo Botta. Per cui le soluzioni sono due: o Botta dal primo minuto o una squadra meno lunga sul terreno di gioco.

Giovanni F. - Mignani ha tentato di cambiare le carte in tavola, proponendo un assetto diverso in fase di costruzione con Pucino bloccato sulla linea dei due centrali, Dorval più alto a sinistra e Folorunsho largo a destra. Al centro agivano Maiello e Mallamo ad altezze diverse, mentre alle spalle di Scheidler gravitavano Antenucci e Salcedo. L’idea di consolidare il possesso nella fascia centrale per poi attivare le combinazioni laterali tra Dorval e Antenucci e Folorunsho e Salcedo sulla carta era interessante, ma il piano gara non ha funzionato perché sia Dorval che soprattutto Folorunsho hanno faticato nella gestione del pallone. L’ex centrocampista della Reggina, destro di piede e abituato ad agire sul centro- sinistra, non avendo confidenza e fluidità con il piede debole aveva sempre poche linee di passaggio a disposizione, tanto che dopo mezz’ora Mignani lo ha spostato nella sua zona di comfort passando ad un pragmatico 4-4-2.

La partita di Folorunsho si è poi conclusa nell’intervallo quando Mignani ha deciso di sostituirlo con Botta. L’argentino, com’era ampiamente prevedibile, pur senza strafare ha cambiato le sorti della gara, agendo in quella zona di campo tra centrocampo e difesa avversaria in cui il Bari era sprovvisto di uomini nella prima frazione. La capacità di Botta di legare i reparti e creare apprensione tra le linee avversarie è di vitale importanza per i biancorossi, soprattutto in gare in cui due ‘ball carrier’ come Maita e Folorunsho sono assenti. Pur essendo sempre attento all’equilibrio delle formazioni che sceglie, Mignani nelle ultime settimane ha sempre preferito un giocatore più offensivo e meno volitivo in fase di ripiegamento come Salcedo, ma è facile immaginare che dopo l’ennesimo ingresso in campo risolutivo di Botta le gerarchie subiranno uno scossone.

Domenica prossima a Bari arriva il Pisa di D’Angelo, una squadra in ascesa. Come si colloca questa partita nel momento della squadra biancorossa?

Nicola L. - Ho avuto modo di seguire Pisa-Ternana di sabato ed anche le ultime 4-5 partite della formazione toscana: mi sento di affermare senza problemi che la squadra di D’Angelo è la squadra che esprime il calcio migliore del campionato dopo il Frosinone capolista.

Dopo un inizio difficile culminato con l’esonero di Maran, il Pisa, ritrovato l’allenatore delle ultime stagioni, non solo ha ritrovato un ritmo tale da riproporsi come candidata alla promozione ma lo sta facendo con una proposta di gioco decisamente più propositiva ed accattivante rispetto alla scorsa stagione.

Questo aspetto si vede maggiormente nelle gare interne, mentre in trasferta Beruatto e compagni non hanno ancora raccolto quanto desiderato. E’ una squadra che si schiera anch’essa prevalentemente con le due punte supportate da un trequartista che fa da vertice alto del rombo di centrocampo, ma per esempio contro la Ternana abbiamo visto D’Angelo tenere in campo contemporaneamente Tramoni, Morutan e Mastinu a supporto di una punta centrale (nella fattispecie Torregrossa).

In fase di non possesso non amano pressare alto sulla costruzione ma sono molto aggressivi non appena il pallone si muove nella zona di sviluppo andando ad aggredire i centrocampisti costringendoli o al gioco laterale o a ricominciare l’azione o, peggio, a forzare la giocata. Un atteggiamento molto simile a quello con cui il Como ha affrontato il Bari nella partita di domenica, ma con tanta tantissima qualità a disposizione una volta entrati in possesso del pallone. 

Per questo credo che sarà una partita difficilissima per il Bari ma anche l’occasione giusta per vedere delle risposte non solo dalla squadra ma anche nelle scelte del suo allenatore.

Giovanni F. - Non poteva esserci momento peggiore in cui incontrare il Pisa per il Bari. La squadra di D’Angelo, da quando quest’ultimo ha ripreso il timone sostituendo Maran, ha un ruolino di marcia immacolato: 4 vittorie e 4 pareggi. Nell’ultima uscita ha regolato in meno di 40 minuti la Ternana, realizzando 3 gol e mettendo a ferro e fuoco la difesa dell'ormai ex squadra di Lucarelli. 

Il Pisa ha una rosa di alto livello, completa in tutti i reparti e addirittura rinforzata rispetto a quella che nella passata stagione è andata a 90 minuti dalla promozione in Serie A. Con D’Angelo il valore di questa squadra inizia a tradursi in risultati e, soprattutto, in un gioco offensivo e spregiudicato diverso rispetto a quello più conservativo e meno sbottonato proposto l’anno scorso.

I motivi sono facilmente intuibili: il Pisa ha perso il suo leader difensivo Leverbe e deve fare a meno da diversi mesi del suo compagno di reparto Caracciolo. Al loro posto è arrivato l’ottimo Federico Barba, coadiuvato da Canestrelli o Hermansson, ma nessuno dei tre raggiunge il livello dei predecessori. 

Contrariamente in attacco la squadra ha un reparto più ricco e variegato rispetto a quello della scorsa stagione. L’arrivo di due mezze punte brevilinee e frizzanti come Morutan e Tramoni, le conferme di Torregrossa e Sibilli e l’innesto, per rimpolpare il reparto, di un attaccante dall’usato sicuro come Gliozzi offrono a D’Angelo un campionario di scelte raro per la categoria.

Per il Bari sarà fondamentale recuperare qualche assente (Maita in primis) e ritrovare quell’intensità in entrambe le fasi che manca dalla gara interna contro la Ternana. Il Pisa attacca in modo simile alla Ternana e in quell’incrocio il lavoro sfiancante delle mezzali limitò i trequarti avversari, costringendo Favilli ad una gara da predicatore nel deserto. L’obbiettivo per Mignani e i suoi ragazzi deve essere quello di riproporre una gara sulla falsariga di quella, sia per atteggiamento che per idee.

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