martedì 8 novembre 2022

Chiacchere da Bar(i) #10 - Benevento-Bari

 

Foto: Pagina Facebook SSC Bari.


Per il decimo episodio di Chiacchere da Bar(i) io e Giovanni Fasano proviamo a raccontare una partita molto difficile da raccontare, ossia quella disputata sabato al Vigorito tra Benevento e Bari, un match in cui si è giocato poco e male, con tanta tensione da ambo le parti e altrettanto poca lucidità tecnica. 

Ne è venuto fuori un pareggio poco utile alla squadra di casa e che, invece, sembra caduto dal cielo per la formazione biancorossa che mai ha mostrato - nel corso della partita - un piano organico per ribaltare l'inclinazione del match dalla propria parte. 

Infine ci proiettiamo alla sfida di sabato contro il Sudtirol, una partita ricca di significati dal punto di vista tecnico più un secondo significato determinato dalla presenza nella squadra altoatesina di un giocatore "vecchia conoscenza" della squadra biancorossa.

Settimana scorsa parlavamo di Bari-Ternana come della miglior prestazione stagionale dei biancorossi, quella di Benevento può esser definita la peggiore?


Nicola L. - Non ci sono dubbi, anche nella partita contro l’Ascoli, seppur con delle difficoltà evidenti, avevamo visto una squadra che nel primo tempo era stata in grado di creare qualcosa. Nella partita di Benevento abbiamo visto una squadra piatta e stranamente impaurita da un avversario che ha cercato di mettere la partita su un piano che - senza giri di parole - può essere definito come “rissa”. Il calcio a gioco fermo di Pastina su Cheddira dopo pochi minuti è stato il manifesto di intenti della formazione di Cannavaro e tanto è bastato per cancellare dalla partita il numero 11 biancorosso che, forse, ha pensato di più a quel punto, di sottrarsi dalla lotta visto che per lui c’è un Mondiale in arrivo.

La povertà della proposta di gioco del Bari in un'istantanea numerica (Fonte: Wyscout).


Il Bari deve migliorare molto sotto questo aspetto: non deve lasciare agli avversari la possibilità di dettare il contesto tecnico e tattico della partita. L’aggressività della squadra sannita ha portato anche la squadra biancorossa ad abbassare il proprio baricentro in maniera alquanto eccessiva isolando nuovamente le punte, un problema che sta iniziando a riproporsi molto di frequente, ed in questa partita molte delle responsabilità sono state proprio delle due punte, poco mobili e molto piatti come posizionamento e come postura.

Tutto questo si è poi riverberato in un possesso palla molto sterile e con un giro palla particolarmente lento, acuito dall’atteggiamento passivo dei giocatori in campo. Non è un caso che alla prima giocata fatta con un minimo di velocità di esecuzione, la squadra di Mignani abbia trovato il rigore che ha salvato quanto meno il risultato.

Anche difensivamente, la squadra ha mostrato di essere anche meno compatta, spesso lo spazio tra difesa e centrocampo veniva agevolmente dilatato dal Benevento sfruttando le corse senza palla di Improta che costringevano Maiello a dar manforte a Dorval oltre a dover proteggere la linea difensiva. Per fortuna della formazione biancorossa, la squadra di Cannavaro non ha mai realmente sfruttato a fondo la situazione anche a causa di errori tecnici molto elementari.

Giovanni F. - Si, la trasferta di Benevento ha rappresentato il punto più basso in termini di qualità della prestazione nella stagione del Bari. Contro l’Ascoli, in un’altra gara in cui i biancorossi non hanno ben figurato, l’impeccabile prova difensiva dell’11 di Bucchi ha parzialmente scagionato un Bari chiamato ad una gara non nelle sue corde, mentre nella partita di sabato il Benevento si è limitato a disputare una prova appena sufficiente per andare ad un passo dalla vittoria.

Sin dalle prime battute il Bari ha palesato grosse difficoltà nel muovere il blocco basso del Benevento, a causa della lentezza e della mancanza di precisione nella circolazione del pallone. Il rombo di centrocampo non si è mosso con la consueta fluidità, anzi, la staticità dei vari Folorunsho, Botta e Maita ha facilitato il lavoro di copertura dei sanniti. Nonostante nessuno ne abbia parlato, ho avuto l’impressione che il campo reso pesante dalla pioggia abbia ulteriormente complicato i piani del Bari, rendendo ancor più farraginoso lo sviluppo della manovra.

Rispetto alla brillante prova contro la Ternana quella di Benevento è una controprestazione che deve far riflettere e che conferma la flessione della squadra, apparsa scarica e poco incisiva in tutti gli uomini scelti da Mignani. L’unico aspetto positivo riguarda il punteggio finale: un pareggio che muove la classifica e salvaguarda l’equilibrio mentale del gruppo.


Cosa non ha funzionato nella squadra di Mignani? Chi vi ha deluso di più?


Nicola L. - Come già accennato precedentemente, l’atteggiamento molto timoroso della squadra è stato senza dubbio l’elemento più preoccupante della partita di Benevento. Il modo in cui la squadra di casa è arrivata al goal è una perfetta esemplificazione di questo concetto.

Come si evince da questa immagine, il Bari aveva tranquillamente la possibilità di superare il pressing del Benevento: Maita è perfettamente posizionato in diagonale rispetto a Pucino, tuttavia DI Cesare sbaglia il passaggio (sceglie la traiettoria in rosso anziché quella in nero) costringendo Pucino ad arretrare per controllare il pallone e, quindi, chiudersi con la posizione del proprio corpo, questa situazione permette ai sanniti di andare a premere sul terzino del Bari ed anche su Maita che, quando riceve il pallone, è in condizione svantaggiosa rispetto al proprio avversario che gli ruberà la sfera per poi consegnarla ad Improta che batterà Caprile con un tiro preciso da fuori area.

Per questo motivo è difficile trovare un giocatore più deludente degli altri, ma sicuramente ho visto molto poco da Scheidler e nel secondo tempo anche da Salcedo che, infatti si è preso un rimbrotto pubblico in sala stampa da Mignani per il suo atteggiamento, forse quei compiti di raccordo con le punte lo mette troppo a disagio, ed il ragazzo fa fatica a nasconderlo questo disagio.

Giovanni F. - Sarebbe molto più semplice e immediato rispondere alla domanda opposta, e la risposta sarebbe quasi nulla. 

A mio parere l’aspetto più negativo della gara riguarda, come detto, la circolazione del pallone e, conseguentemente,  la disposizione degli uomini in fase offensiva. Sin dai primi minuti abbiamo visto un Folorunsho abbassarsi sulla stessa linea di Maiello per ricevere il pallone, mentre Botta era costretto a migrare sulla fascia per svincolarsi dalla pressione avversaria. L’incapacità di attivare i propri giocatori migliori nelle zone nevralgiche del campo ha appiattito la manovra biancorossa, permettendo al Benevento di acquisire fiducia e, da metà primo tempo in poi, di effettuare sporadiche azioni di pressing alto. Da una di queste, come ben spiegato da Nicola, è nato il bel gol dell’ex di turno Improta.


La mappa dei tocchi palla di Folorunsho nella partita di Benevento (Fonte: Wyscout)


Il Bari, come si è visto bene nella gara casalinga contro la Ternana, è una squadra che necessita di ritmo per entrare in partita. Le prestazioni migliori della squadra di Mignani sono sempre figlie di un approccio alla gara feroce e intenso. Il primo tempo con la Spal, la trasferta di Venezia, il match con il Brescia, poi quello con la Ternana: tutte partite in cui dal primo minuto la squadra ha determinato il contesto alternando vari registri di gioco. Fare questo su ogni campo e contro qualsiasi avversario non è possibile, ma se vuoi davvero far partita pari con tutte l’obbiettivo deve essere quello di replicare questo atteggiamento.


Il Bari conferma grandi difficoltà nell’attaccare squadre che si difendono con un blocco basso: cosa si potrebbe fare per migliorare questa specifica situazione di gioco?


Nicola L. -  Questa è una bella domanda, la risposta è insita nella tecnica dei giocatori a disposizione di Mignani, una tecnica che indubbiamente non manca alla formazione biancorossa, tuttavia serve una maggiore compattezza tra i reparti per rendere questi valori tecnici un mezzo per arrivare a produrre occasioni di gioco.

Maggiore compattezza vuol dire avere giocatori vicini tra di essi in modo da poter scambiare il pallone più rapidamente e superare il blocco avversario con triangolazioni e combinazioni rapide, ma per fare questo serve portare più giocatori in avanti e più movimento senza palla. A Benevento sono mancati entrambi questi ingredienti, con solamente i tre d’attacco più Folorunsho che toccavano la palla oltre la metà campo, troppo poco per creare qualcosa contro una squadra che si difendeva con tanti giocatori.

Giovanni F. - La risposta più scontata sarebbe elevare il tasso tecnico in campo, ma dato che il Bari più di così (che non è poco) non può fare è meglio cercare risposte altrove.

Io penso che il Bari abbia il potenziale per mettere in difficoltà difese chiuse ed ermetiche, ma per farlo è necessario che tutto il reparto offensivo sia perfettamente centrato tecnicamente ed atleticamente. Non posso che ripetere ciò che ha detto Nicola: attaccare con più uomini e dialogare ad alta velocità. Per dilatare gli spazi tra le maglie avversarie è necessario prendere l’ampiezza con entrambi i terzini, per sfiancare la difesa serve un movimento continuo, orizzontale e verticale, dei tre attaccanti per liberare spazi da attaccare con le mezzali: tutto ciò il Bari ha già mostrato di saperlo fare, ma il margine d’errore per far sì che ciò accada con continuità è vicino allo zero.

Sabato al San Nicola i biancorossi ospiteranno il rognoso Sudtirol, che partita vi aspettate?


Nicola L. - Sicuramente a Bari la partita contro il Sudtirol ha come argomento principe il ritorno al San Nicola di Andrea Masiello, una presenza che riaprirà ferite non ancora rimarginate nell’anima della tifoseria e della città intera. Ma questo deve essere uno stimolo per la squadra di Mignani a dare un messaggio alla tifoseria biancorossa con una grande prestazione che possa far capire che per Bari ed il Bari questo è un nuovo capitolo pronto a riscattare un passato recente inglorioso.

Fatta questa premessa sulla simbologia che ha questa sfida, il compito che aspetta i galletti è a dir poco arduo, visto che al San Nicola scenderà in campo una squadra che dopo le prime tre sconfitte dopo tre giornate ha inanellato una serie positiva di nove risultati utili consecutivi in cui ha raccolto 19 punti frutto di 5 vittorie e 4 pareggi.

Con l’arrivo di Pierpaolo Bisoli sulla panchina, la formazione altoatesina non ha dato priorità ad un modulo (si passa dal 4-4-2 al 3-5-2 molto spesso in corso di partita) mentre è l’atteggiamento compatto atto a negare il centro del campo il vero marchio di fabbrica di questa squadra; la squadra di Bisoli concede più di 20 cross a partita ai rispettivi avversari a dimostrazione di come riesca a forzare l’avversario a giocare nelle zone laterali del campo per sviluppare il gioco. 


Incrociando i valori del PPDA (quantità di passaggi concessi all’avversario prima di un’azione difensiva) ed il field-tilt (ossia un misuratore della supremazia territoriale) il SudTirol è una delle squadre decisamente più attendiste del campionato che non si fa problemi a restare bassa per poi organizzarsi una volta in possesso. 
Quando hanno il pallone non sono affatto una squadra priva di trame, anzi potendo contare sulla qualità di Nicolussi Caviglia e Pompetti in mezzo al campo a distribuire il gioco e di giocatori molto abili sugli esterni come Tait, Rover e Casiraghi e nei mezzi spazi come Belardinelli a fornire alternative per rifinire il gioco, il SudTirol è una squadra che sa come rifornire le proprie punte e, per questo motivo, sono in grado di venire a Bari a dare fastidio alla formazione biancorossa sfruttando i punti deboli.

Insomma, la squadra bolzanina è proprio il tipo di squadra in grado di mettere a nudo i difetti del Bari, spetterà a Maita e compagni il compito di mostrare che questa squadra può essere molto meglio di quanto visto a Benevento.

Infine chiudo con questa bella intervista di Michele Tossani proprio ad Hans Nicolussi Caviglia, decisamente illuminante per capire il livello anche umano del ragazzo scuola Juve.

Giovanni F. - Sul valore simbolico della gara non aggiungo altro perché Nicola, con un aplomb che invidio molto, è stato più che esaustivo.

Guardando a ciò che avverrà in campo temo che sarà una partita molto complessa per il Bari. Il Sudtirol da quando Bisoli ha preso il timone, oltre a macinare punti, ha avuto un rendimento difensivo straordinario (7 gol subiti in 9 partite), frutto di un lavoro certosino del mister ex, tra le tante, Cesena nel ridare solidità ad una squadra abituata a fondare le proprie fortune sulla fase difensiva. 

Nonostante un ottimo rendimento difensivo il Sudtirol non è una squadra unicamente muscolare, anzi, la presenza di Pompetti (centrocampista scuola Inter esploso a Pescara l’anno scorso) o di Nicolussi ad affiancare capitan Tait garantisce qualità e creatività nell’ultimo terzo di campo. Non hanno nomi altisonanti nel reparto offensivo, ma sia Odogwu che Mazzocchi sono attaccanti che, pur non avendo un bagaglio tecnico rilevante, fanno della mobilità e dell’intensità le loro caratteristiche principali.

Per sapere ciò che dovrà fare il Bari basta leggere le risposte alla terza domanda: velocità nella circolazione del pallone, qualità nelle esecuzioni tecniche ed  intensità in fase di non possesso. Certo, dirlo è molto semplice, ma per superare un avversario con le caratteristiche del Sudtirol serviranno tutti questi ingredienti.

Mignani dovrà fare a meno della fisicità di Folorunsho, una perdita pesante che però potrebbe rappresentare un’occasione per rilanciare D’Errico o riproporre, come nel secondo tempo di Benevento, Bellomo nel ruolo di mezzala. In difesa potrebbe tornare utile la qualità nel trovare tracce verticali di Zuzek, mentre sulle fasce la mia speranza è che venga confermato Dorval.

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