mercoledì 16 novembre 2022

Chiacchere da Bar(i) #11

Foto: Pagina Facebook SSC Bari

In questo episodio di Chiacchere da Bar(i) io e Giovanni Fasano ci raccontiamo le nostre opinioni in merito alla partita di sabato tra Bari e Sudtirol, una partita, come molte del Bari in questa stagione, molto difficile da decifrare. Un primo tempo in cui la squadra biancorossa ha commesso tanti errori, complice un atteggiamento impaurito dal risultato e dalla facilità con cui la squadra di Bisoli riusciva a tenere il Bari lontano dall'area di rigore, un secondo tempo con una squadra che si è lasciata dietro preoccupazioni e paure ed ha iniziato a giocare a calci. E' finita 2-2 Bari-Sudtirol, ma nessuna delle due squadre esce dal campo contenta per il punto, sapendo entrambe di aver avuto più volte l'occasione per vincerla.

Contro il Sudtirol il Bari ottiene il terzo pareggio consecutivo e prolunga l’astinenza dalla vittoria a più di un mese. La gara ha dato segnali contrastanti sullo stato di forma della squadra, qual è il vostro giudizio sulla performance dei biancorossi?

Giovanni F. - La partita contro il Sudtirol ci ha fornito un buon riassunto della prima parte di stagione del Bari. Il deludente primo tempo e l’ottima seconda frazione sono due facce della stessa medaglia con cui i biancorossi convivono sin dalla prima giornata.

Nella prima frazione l’undici di Mignani ha faticato a trovare continuità nello sviluppo della manovra, gestendo il possesso a ritmi troppo bassi per impensierire un Sudtirol stretto e compatto sotto la linea della palla. I tanti palloni persi sulla trequarti avversaria, uniti ad un insolito disordine in fase di transizione negativa, hanno permesso al Sudtirol di costruire e finalizzare diverse ripartenze, due delle quali risultate letali. 

La maggior parte dei pericoli sono arrivati dalla fascia sinistra, dove la mezzala Belardinelli allargandosi e sfuggendo alla marcatura di Mallamo e Pucino aveva tempo e spazio per condurre e cercare il dialogo con gli attaccanti. In avanti la posizione di Rover, molto intelligente nel muoversi in quel fazzoletto di campo tra difesa e centrocampo avversario, non è mai stata letta da Maita e dalle mezzeali; mentre Mazzocchi, svariando su tutto il fronte offensivo, e l’imponente Odogwu, vincendo quasi tutti i duelli ingaggiati, hanno tenuto sotto scacco Di Cesare e Zuzek.

Nella ripresa, rinvigorito dal gol realizzato a fine primo tempo da capitan Di Cesare, il Bari ha accorciato le distanze tra i reparti, ha aumentato l’intensità in fase di riaggressione e ha giovato dell’evidente calo fisico degli ospiti per mettere le tende nella metà campo avversaria. Maita ha macinato chilometri e catturato una miriade di seconde palle alimentando l’assedio biancorosso, l’ingresso di Botta nell’insolito ruolo di mezzala ha sensibilmente aumentato la qualità sulla trequarti, mentre un maggiore apporto alla manovra dei due terzini (Ricci a sinistra e il subentrante Dorval a destra) hanno ulteriormente fiaccato la resistenza del Sudtirol che nel finale di gara sembrava sul punto di capitolare. 

Le triangolazioni centrali innescate da Botta e le sgasate di Ricci sulla sinistra con un po’ più di precisione e cattiveria in area di rigore avrebbero potuto portare anche ad una insperata vittoria, ma per come si era messa la gara e per le occasioni avute da Rover e Carretta nella ripresa, il Bari può dirsi soddisfatto della parziale rimonta.

Nicola L. - La partita contro il Sudtirol è stata davvero ricca di spunti perché abbiamo visto più partite e più contesti nel corso dei 90 minuti di gara. Nell’immaginario di tutti il primo tempo del Bari viene visto come estremamente negativo, ma in realtà questa è l’immagine che ci siamo creati a seguito del blackout iniziato con il gol di Tait e terminato con il gol di Di Cesare. 

Nei primi 20 minuti di partita il Bari non aveva certo brillato ma aveva mostrato una discreta qualità della trasmissione del pallone, seppure, come da aspettative della vigilia, la squadra di Bisoli ha ben chiuso gli spazi centrali, ma i movimenti senza palla di Salcedo creavano linee di passaggio interessanti quando il gioco si spostava a destra. 

Sicuramente non si può dire lo stesso del lato opposto, dove Bellomo è sostanzialmente stato il freno della manovra offensiva del Bari, bloccando il ritmo del possesso toccando troppe volte il pallone prima di muoverlo. 



L’esempio perfetto di quanto sto affermando e perfetta esemplificazione di cosa è stato il primo tempo del Bari è il contesto da cui nasce il goal del 2-0 del Sudtirol, con il numero 63 biancorosso che tiene troppo la palla, la perde ed innesca la transizione della squadra atesina che, in questa fase di gioco si è mostrata molto ben organizzata.

La squadra di Bisoli, oltre a mostrare, nel primo tempo, una grande organizzazione in fase di non possesso (troppo riduttivo definirla fase difensiva) ha mostrato di sapere come pungere quando in possesso, e sotto questo aspetto, è stata molto importante tatticamente la posizione di Rover che si apriva tra Di Cesare e Ricci creando situazioni di grossa indecisione per la linea difensiva biancorossa che permettevano a sua volta a Tait di imbucarsi negli spazi che si venivano a creare. 


Il Sudtirol ha trovato molto terreno fertile per i suoi attacchi sul lato destro (Fonte. Wyscout)

Alla fine credo che nel primo tempo il Bari abbia pagato la brutta prestazione di alcuni singoli, Bellomo su tutti, così come Antenucci è stato poco lucido nelle sue giocate. Per il resto la struttura della squadra non mi è dispiaciuta neanche nel primo tempo, purtroppo credo che il goal subito abbia alzato il livello di ansia e di tensione nella squadra ed ha portato a tanti errori individuali. 

Nel secondo tempo il baricentro più alto della squadra ed una migliore gestione delle coperture preventive ha permesso alla squadra di Mignani di schiacciare il Sudtirol nella propria trequarti generando diverse opportunità da rete tra cui il gran goal di Salcedo e la traversa di Scheidler. 

La differenza tra quanto visto nel primo e nel secondo tempo in termini di atteggiamento mostra ancora il problema principale della coperta troppo corta di questa squadra che ha bisogno di un baricentro alto per attaccare bene ma un baricentro più basso per difendere bene.


A cosa è dovuto il cambio di passo della squadra nella seconda frazione? Hanno determinato maggiormente le scelte di Mignani o un approccio mentale diverso da quello avuto nella prima frazione?

Giovanni F. - Penso che entrambi i fattori abbiano contribuito alla crescita del Bari nella seconda frazione. Mignani con la scelta coraggiosa di inserire Botta a centrocampo mantenendo le schieramento con tre punte ha mandato un messaggio chiaro alla squadra; mentre la squadra stessa, presentandosi in campo con uno spirito radicalmente opposto a quello avuto nel primo tempo, ha privato di certezze un Sudtirol che per 40 minuti era sembrato in totale controllo della gara.

Per la quarta volta in campionato, la seconda consecutiva, il Bari ottiene punti recuperando da una situazione di svantaggio. Questo dato certifica la solidità mentale di un gruppo ormai maturo, ma deve far riflettere sull’approccio - in alcuni casi troppo molle - alle partite.

Nicola L. - Io credo che Mignani abbia letto bene le difficoltà tattiche che la squadra ha avuto nel primo tempo ed ha apportato dei cambiamenti che hanno tolto ai suoi uomini quei timori visti nel primo tempo. Credo che nell’intervallo Mignani abbia posto l’accento sulla necessità di recuperare alto il pallone in modo da avere il comando delle operazioni e togliere certezze agli avversari: quando i giocatori biancorossi si sono resi conto di essere riusciti a portare il contesto tattico e tecnico dalla loro parte hanno ritrovato entusiasmo e lucidità. 

L’ingresso di Botta ha poi totalmente squarciato la partita: le sue linee di passaggio e la velocità con cui ha mosso la palla hanno aperto quella scatola così ben sigillata dalla squadra di Bisoli; il giocatore argentino quando ha in mano le chiavi della squadra fa girare tutti i meccanismi al meglio creando un circolo virtuoso che ha trascinato il Bari nel secondo tempo.

Per cui io provo a mettermi nei panni di Mignani che ha bisogno di capire in ogni partita quale sia il giusto equilibrio con cui schierare la squadra in campo. Non ci facciamo illusioni, lo schieramento con Botta, Antenucci, Scheidler e Salcedo contemporaneamente in campo è solo stato frutto dell’emergenza di recuperare il risultato, non mi aspetto di rivederlo dal primo minuto nelle prossime partite, anche perché non va dimenticato che questa propulsione offensiva della squadra ha comunque permesso al Sudtirol di crearsi due chances molto nitide di fare il terzo goal nella ripresa, a dimostrazione che i rischi con questo tipo di schieramento sono molto alti.


Guardando entrambe le squadre, chi sono i singoli che hanno catturato la vostra attenzione in positivo e in negativo?

Giovanni F. - Mi hanno impressionato in positivo le prestazioni dei due centravanti: Scheidler da una parte, Odogwu dall’altra. Quest’ultimo, dopo aver peregrinato a lungo nelle serie minori del calcio italiano, ha raggiunto la Serie B a 31 anni, dimostrando di avere doti importanti che si sposano alla perfezione con le idee di Bisoli. Oltre ad aver realizzato il suo quinto gol in campionato con una frustata di testa che ha colto in controtempo Caprile, l’attaccante nigeriano ha sfruttato chili e centimetri per fornire un appoggio sicuro ai compagni. Nel primo tempo ha giganteggiato contro Zuzek e Di Cesare, nel secondo è calato come tutta la squadra, ma è riuscito comunque a mandare in porta Rover dopo aver aggirato elegantemente Di Cesare. Nel complesso, anche al San Nicola ha dimostrato di essere un attaccante duro, spigoloso, quasi ingiocabile nei duelli aerei e molto intelligente.

Anche Scheidler, in modo diverso, ha disputato un’ottima gara. L’attaccante francese, che ormai abbiamo imparato a conoscere, ama dialogare con i compagni anche fuori dall’area di rigore, e lo fa con una sensibilità tecnica sorprendente data la stazza. La presenza di un giocatore calcisticamente più evoluto di Cheddira come Antenucci lo ha aiutato nel comprendere quali spazi attaccare e come farlo, difatti Mignani lo ha tenuto in campo per 90 minuti sottolineando la sua crescita anche in conferenza stampa. Ciò in cui deve migliorare sono i movimenti in area di rigore: sono state diverse le occasioni in cui non ha attaccato con convinzione la porta su suggerimenti interessanti dei compagni. Aggiungendo questo tassello fondamentale al suo bagaglio può diventare un calciatore molto importante per la categoria.

Sono invece rimasto molto deluso dalla prestazione di Nicola Bellomo. Il centrocampista originario di Bari Vecchia, impiegato come mezzala sinistra al posto dello squalificato Folorunsho, era chiamato ad una prova importante, ma pur non lesinando l’impegno ha fornito una prestazione tecnicamente mediocre. Nel momento di massima sofferenza della squadra, in cui era necessario fare cose semplici per ritrovare fiducia e compattezza, si è intestardito in tentativi solitari troppo ambiziosi per i suoi mezzi, spezzando il ritmo alla squadra e facilitando il lavoro al Sudtirol. Bellomo resta un’ottima pedina nella rosa del Bari, per qualità indiscutibili (vedi la capacità di battere i piazzati) e duttilità, ma, considerando anche la sua esperienza, la prestazione di ieri non è stata sufficiente.

Nicola L. - Io sono rimasto favorevolmente impressionato dalla prestazione di Mattia Maita, che, a differenza delle altre partite disputate in sostituzione di Maiello, ha interpretato a suo modo il ruolo di vertice basso del centrocampo: l’ex giocatore del Catanzaro anziché fornire quei compiti di copertura spesso delegati a Maiello si è speso nell’andare ad aggredire sulla metà campo avversaria per velocizzare la riconquista del possesso. Certo, la sua mancata presenza in copertura alle spalle di Ricci ha creato problemi nel primo tempo, ma con gli aggiustamenti di Mignani all’intervallo, si è potuto permettere delle sortite avendo sempre qualcuno che andasse in copertura alle sue spalle.

La mappa dei palloni recuperati da Mattia Maita (Fonte: Wyscout)

Nella squadra atesina sapevamo che c’erano dei giocatori molto interessanti; tra tutti questi, oltre alle conferme sulle qualità di Nicolussi Caviglia già esposte la scorsa settimana, sono rimasto favorevolmente impressionato dalla partita di Luca Belardinelli, un giocatore le cui qualità sono note per chi segue le gesta dei giocatori provenienti dal fulgido settore giovanile dell’Empoli. 

Nel ruolo di mezzala ha mostrato una capacità di coprire grandi porzioni di campo mantenendo una forte lucidità nelle giocate sia difensive che offensive; dato che si tratta di un ragazzo del 2001, personalmente mi auguro che questa sia la sua ultima stagione in serie cadetta e che lo possiamo rivedere direttamente in serie A nella prossima stagione.

Come delusione della partita, mi sento di condividere con Giovanni la delusione per la prestazione di Nicola Bellomo, le motivazioni le ho già esposte precedentemente. A questo aggiungo che non mi è piaciuta neanche la prestazione di Mirko Antenucci, poco lucido e molto arruffone e, per questo, ha commesso davvero tanti errori. Se proprio devo fare un appunto a Mignani è quello di aver lasciato lui in campo togliendo Salcedo che mi sembrava, invece, in una giornata molto ispirata.


Dopo la sosta il Bari farà visita al Como privo di Cheddira e dello squalificato Maita, che gara vi aspettate?

Giovanni F. - Il 27 novembre il Bari affronterà un Como ancora invischiato nella lotta per non retrocedere ma imbattuto in casa da 4 giornate e con alle spalle un’ottima prestazione a Marassi contro il Genoa. La squadra di Moreno Longo, subentrato a Gattuso dopo il breve interregno di Guidetti, ha ritrovato solidità (3 gol subiti nelle ultime 4) e brillantezza in fase offensiva, dove può giovare di un parco attaccanti importantissimo per la categoria. 

Dopo aver affrontato Odogwu e Mazzocchi, la retroguardia barese dovrà nuovamente vedersela con un attacco a due composto da un centravanti fisicamente imponente e da un altro abile nel correre negli spazi e sfiancare le difese. Cerri e Cutrone, pur non avendo numeri realizzativi importanti, lavorano bene in coppia e stanno affinando l’intesa: limitarli sarà fondamentale per non correre rischi. Alle loro spalle potrebbe agire il trequartista spagnolo Alex Blanco, un giocatore interessante, brevilineo, pericoloso nell’uno contro uno e che dovrà essere preso in consegna da Raffaele Maiello.

Non mi aspetto una partita chiusa, sporca e spezzettata come quella di Benevento, perché il Como viene da un periodo positivo e vorrà imporre il proprio contesto alla gara. Se così dovesse essere, pur senza Cheddira, ma con un ritrovato Salcedo e uno Scheidler in crescita innescati dai vari Botta e Antenucci, il Bari potrebbe trovare pane per i suoi denti.

Nicola L. - Il Como era partito in questa stagione con ambizioni più elevate rispetto alla sua attuale classifica: l’arrivo sulle sponde del lago di Patrick Cutrone, Cesc Fabregas e Luis Binks avevano lasciato intendere ambizioni importanti per una squadra che, invece, dopo poche giornate, ha perso il proprio allenatore Giacomo Gattuso costringendo Moreno Longo a dover ricostruire uno spogliatoio giù di morale per la mancanza di risultati e per l’improvvisa perdita di un riferimento come l’allenatore delle ultime due stagioni.

La strategia dell’ex tecnico del Torino è stata quella di rendere il Como una squadra più solida e meno sbarazzina rispetto a quella vista con Gattuso nella scorsa stagione ma non passiva: il Como è una squadra che cerca di non abbassarsi troppo ma allo stesso tempo sa compattarsi quando necessario.

Per il Bari potrebbe prospettarsi una partita simile a quella contro il Sudtirol, con una squadra che gioca con lo stesso modulo e che cercherà di sfruttare i movimenti dei tre davanti per disordinare la difesa biancorossa; come giustamente segnala Giovanni Alex Blanco potrebbe creare diversi fastidi in quanto elemento più tecnico della squadra. Nell’ultima partita a Genova quel ruolo è stato preso da Vittorio Parigini, un ex che non ha lasciato ricordi indelebili a Bari (ha disputato metà stagione a Bari nel 2017) ma che in terra lariana si sta ritagliando discreto spazio.

Più che l'assenza di Cheddira è quella di Maita a preoccupare, il centrocampista con la maglia numero 4 sta disputando una stagione clamorosa e senza di lui il rischio di vedere una squadra poco equilibrata in campo diventa molto forte, speriamo che per non sopperire a questa difficoltà Mignani non si lasci tentare dall'idea di tenere la squadra troppo bassa in campo.

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